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QUINTA SERIE

AVVERTENZA

l. Il presente volume, secondo della quinta serie, raccoglie il materiale relativo al periodo compreso tra l'assunzione dell'inte1·im degli Esteri da parte del presidente del Consiglio Salandra (17 ottobre 1914), all'indomani della morte del ministro di San Giuliano, e il 2 marzo 1915, giorno in cui Salandra e Sonnino, dopo aver ricevuto l'assenso di Vittorio Emanuele III, presero la decisione di iniziare a Londra la trattativa con le Potenze dell'Intesa per concordare le condizioni dell'intervento dell'Italia in guerra al loro fianco. Esso si riferisce pertanto a quella fase 'cruciale della neutralità italiana durante il primo conflitto mondiale, nel corso della quale furono ulteriormente vagliate le alternative possibili, così com'era stato già fatto tra l'agosto e l'ottobre 1914, e dopo un profondo riesame della situazione condotto dal nuovo ministro degli Esteri, Sonnino, si giunse dapprima alla decisione, presa ai primi di dicembre dopo l'approvazione parlamentare delle • comunicazioni del governo • fatte da Salandra alla Camera il giorno 3, di tentare il negoziato con l'Austria-Ungheria sui compensi da attribuirsi all'Italia in base all'art. VII del trattato della Triplice Alleanza, e si arrivò rpoi, esperito inutilmente questo tentativo, alla decisione di intraprendere ~a trattativa con il .governo di Londra ch'era stata ilpotizzata in via preliminare con il sondaggio effettuato nell'agosto precedente.

La documentazione rilevante al fine di individuare, sul terreno diplomatico, il processo formativo di queste due decisioni è stata inserita nel volume con notevole larghezza, ma adeguato spazio è stato anche dedicato alle vicende albanesi, che videro in questo periodo l'occupazione di Saseno (30 ottobre) e quella di Valona (25 dicembre), di cui già il governo aveva iniziato la preparazione dopo la partenza del principe Wied da Durazzo (2 settembre) e la progressiva disgregazione dello Stato albanese nato dalle deliberazioni della Conferenza di Londra del luglio 1913; alla documentaz[one concernente le questioni balcaniche ed in particolare all'atteggiamento della Bulgaria, che veniva seguito con attenzione a Roma data la sua estrema rilevanza per la situazione in quel settore; infine al materiale sui rapporti con la Romania che approdarono all'accordo segreto di Bucarest del 6 febbraio 1915 con il quale le due parti si impegnavano per quattro mesi ad agire solidalmente per una difesa comune in caso d'un attacco austro-ungarko contro una di esse. Soltanto su quest'ultimo materiale la scelta è stata necessariamente più rigorosa perché il numero dei dispacci provenienti dalla Legazione a Bucarest, soverchiando quello in arrivo dalle sedi principali per l'inclinazione del ministro Fasciotti a scrivere molto, avrebbe creato una sproporzione non rispondente all'importanza che quella Legazione e il rapporto con la Romania avevano rispetto alle rappresentanze maggiori e al rapporto sia con Vienna e Berlino che con Londra, Parigi e Pietrogrado.

Poco spazio è stato invece riservato ai rapporti con l'Impero ottomano perché, dopo il suo ingresso nel conflitto, essi si frantumano in una serie di incidenti locali, che per essere illustrati avrebbero richiesto la pubblicazione di molte decine di documenti, mentre la loro incidenza sulle direttrici maggiori della politica estera italiana del periodo è pressochè nulla. Seguendo quindi i criteri generali che informano la raccolta (vedi prefazione al vol. I, serie prima) non si è proceduto all'inserzione nel volume di questo materiale.

Resta infine da segnalare che la corrispondenza diplomatica contenuta in questo volume, come del resto nel precedente, è quasi esclusivamente composta da dispacci telegrafici. E ciò non perché si siano privilegiati, nella scelta, i telegrammi rispetto ai rapporti ed ai telespressi, bensì perché tutte le comunicazioni importanti avvenivano esclusivamente per telegrafo nel senso che dei colloqui, anche assai importanti, che avevano con i .governanti delle sedi in cui erano accreditati, ambasciatori e ministri plenipotenziari riferivano con un unico sia pur lungo telegramma e non con un telegramma sintetico seguito .poi da un più diffuso rapporto. A determinare questo mutamento di una prassi assai consolidata, più che qualche difficoltà del servizio corrieri dovuta a cause belliche, è stata la necessità di comunicare tutto nel modo più rapido imposta dall'incalzare degli avvenimenti in tempo di guerra.

Così tutto il negoziato con gl'Imperi centrali è interamente consegnato nei telegrammi con cui Sonnino inviava le istruzioni ma anche i resoconti dei suoi colloqui con gli ambasciatori Biilow e Macchio, ed in quelli con cui Avarna e Bollati riferivano il contenuto dei colloqui da loro avuti con Berchtold, Burian e Jagow e le osservazioni ed i commenti che ritenevano di far pervenire a Roma. Data la natura strettamente segreta di questa corrispondenza fu introdotta una serie apposita di telegrammi di gabinetto, trasmessi con cifrario particolare, denominati c riservati speciali • (con abbreviazione in c T. gab. r. sp. • ). Ma naturalmente è parte integrante del materiale su questo negoziato, che costituisce la parte centrale del volume, il carteggio tra Salandra e Sonnino, di cui sono riprodotte tutte le lettere aventi un qualche riferimento alla politica estera, come lo è il carteggio, che fa quasi da contrappunto al precedente, tra Avarna e Bollati, i quali affidavano a lettere private, portate dal corriere in transito fra Vienna e Berlino, i loro sfoghi personali contro l'orientamento e la direzione politica del Ministero degli Esteri e del Governo.

2. I documenti utilizzati per la preparazione di questo volume provengono per la maggior parte dai fondi conservati nell'Archivio Storico del Ministero degli Esteri, e in misura più limitata da fondi particolari esistenti presso l'Archivio Centrale dello Stato (ACS), presso la Biblioteca Comunale c Ruggero Bonghi • di Lucera (BCL), e presso l'Archivio Sonnino di Montespertoli. In particolare, dai tre archivi esterni al Ministero provengono le lettere di Salandra e di Sonnino (sulla cui collocazione spesso in archivi diversi da quello del destinatario si trova precisa informazione nella prefazione al volume del Carteggio di Sonnino 1914-1916) e vari appunti e note del ministro degli Esteri. Infatti, alla sua morte, le carte personali che egli aveva conservato, non trovandosi tutte nella sua abitazione romana, finirono per restare divise in due tronconi: quelle ch'erano a Roma furono prelevate e versate nell'Archivio Storico del Ministero, quelle che Sonnino aveva trasferito nella villa di Montespertoli colà rimasero fino al loro rinvenimento all'inizio degli anni settanta. Se il prelevamento nell'abitazione romana fosse stato effettuato con più cura, si sarebbe scoperto, da una classificazione di tutto il suo archivio che Sonnino aveva fatto e che si trovava tra le sue carte romane, l'intera consistenza di tale archivio e, con opportune ricerche nelle altre due sue residenze, a tutti allora ben note, si sarebbe potuto recuperare subito il troncone di Montespertoli ed evitare sia la divisione sia l'oblio di questo importante fondo. Ma forse è stato un bene che ciò non si sia verificato, perché almeno le carte di Montespertoli sono rimaste escluse dal riordinamento de!lo Archivio Storico del Ministero compiuto alla fine degli anni venti, e si è potuta così conservare l'unica copia completa ora esistente delle veline originali di tutta la corrispondenza telegrafica del Ministero relativa agli anni della grande guerra.

Infatti que! riordinamento ha dato luogo a due inconvenienti per la ricerca sulla documentazione del periodo che qui interessa: il primo è la fusione delle carte dell'Archivio del Gabinetto con quelle dell'Archivio della Direzione degli Affari Politici, che, alterando l'ordinamento originario delle carte, ha generato confusione ed ha fatto perdere la nozione della gerarchia fra esse esistente; il secondo è la riproduzione a stampa delle serie telegrafiche di gabinetto e dei • riservati speciali • e la distruzione degli originali, cosa buona in sé, se fosse stata eseguita alla perfezione, ma nociva nella pratica per,ché la riproduzione contiene numerosi e gravi errori di stampa che vanno dai normali refusi, facilmente riconoscibili, a salti di righe, errori di date e di numeri di protocollo, fino alla mancanza di qualche dispaccio, saltato nella stampa, non altrettanto facilmente identificabili né correggibili, almeno fino al rinvenimento della serie originale esistente nell'Archivio Sonnino.

Pur con questi limiti, di cui era corretto rendere conto, i due fondi dell'Archivio delLa Cifra e di quello unificato del Gabinetto e della Direzione degli Affari Politici dell'Archivio Storico del Ministero hanno offerto la parte più cospicua della documentazione contenuta nel volume, mentre apporti documentari significativi sono venuti anche dalle già menzionate carte Sonnino e dai fondi speciali costituiti dalle cavte Aldrov,andi, dalle carte De Martino, dalle carte Avarna (contenenti anche l'intero carteggio con Bollati) dalle carte Imperiali e dagli archivi delle Ambasciate di Vienna e di Londra, ugualmente conservati nell'Archivio Storico. Del materiale proveniente dagli Archivi esterni al Ministero se n'è data indicazione in nota.

3. L'importanza sia in sede politica che in sede storica del periodo e delle decisioni che vi furono prese ha naturalmente portato alla conoscenza di una discreta parte del materiale qui pubblicato fin dal 1915. Il 20 maggio venne presentato alla Camera il Libro Verde n. 108 (Austria-Ungheria), seguirono le rivelazioni fatte dai sovietici nel 1917 e quelle contenute in volumi vari

al tempo della Conferenza della pace, poi quelle di alcuni protagonisti (Salandra, A:ldrovandi) e infine quelle ancor più numerose fatte dagli studiosi del secondo dopoguerra quando il tema neutralità-intervento divenne oggetto di vivo dibattito storiografico. Non potendo fare menzione di tutto il già pubblicato senza incorrere in omissioni pregiudizievoli, si è reso conto in nota, oltre che dei documenti già contenuti nel Libro Verde (con l'indicazione tra asterischi di parole o brani soppressi o modificati), delle sole pubblicazioni fatte dai protagonisti o relative ad essi. Vale a dire:

ANTONIO SALANDRA, La neutra'lità itaLiana 1914: Ricordi e pensieri, Milano, 1928;

ANTONIO SALANDRA, L'intervento 1915: Ricordi e pensieri, Milano, 1930;

IZ diario di Salandra, a cura di G.B. Gifuni, Milano, 1969;

SIDNEY SoNNINO, Diario 1914-1916, a cura di P. Pastorelli, Bari, 1972; SIDNEY SoNNINO, Carteggio 1914-1916, a cura di P. Pastorelli, Bari, 1974; FERDINANDO MARTrNr, Diario 1914-1918, a cura di G. De Rosa, Verona,

1966; LUIGI ALDROVANDI MARESCOTTI, Nuovi ricordi e frammenti di diario 1914-1919, Milano, 1938. Il carteggio Avarna-Bollati, lugLio 1914-maggio 1915, a cura di C. Avarna di Gualtieri, Napoli, 1953.

4. Le abbreviazioni usate sono quelle tradizionali della raccolta cui vanno aggiunte le poche specifiche di questo volume indicate in precedenza.

Occorre tuttavia richiamare l'attenzione del lettore su un particolare relativo all'ordinamento del materiale all'interno del volume. Secondo i criteri generali di questa raccolta i telegrammi in arrivo avrebbero dovuto essere collocati secondo l'ora di ricezione a Roma per rappresentare l'ordine nel quale al Ministero se ne prendeva visione. In effetti tale criterio, soprattutto nel caso di più telegrammi partiti contemporaneamente dalla stessa sede e giunti a brevi intervalli di tempo, dava luogo ad un ordine piuttosto casuale alterando spesso gravemente la sequenza logica in cui erano stati redatti, rispecchiata dal numero di protocollo di partenza. Si è pertanto preferito quest'ordine. Inoltre le lettere di cui era possibile stabilire l'ora, anche in modo approssimativo, sono state inserite nella sequenza cronologica di ciascuna giornata anziché concentrarle tutte in fondo a ogni giornata. E ciò per rendere più scorrevole la lettura dei documenti. Si è infine abbondato nelle note di rinvio da un documento all'altro, segnando anche il riferimento a documenti seguenti in modo da consentire, specie nel caso di istruzioni importanti impartite a più sedi, un facile reperimento delle risposte.

5. Le ricerche negli archivi esterni sono state effettuate dai curatori che ringraz1ano sentitamente i bavoni Ludovico e Ginevva de Renzis Sonnino per l'ospitalità sempre liberalmente concessa a Montespertoli e

funzionari dell'Archivio Centrale dello Stato e della Biblioteca Comunale

• Ruggero Bonghi • di Lucera per la collaborazione prestata. Le ricerche per raccogliere il materiale esistente presso l'Archivio Storico del Ministero degli Esteri sono state invece condotte dal dott. Andrea Edoardo Visone, al quale si deve anche >la preparazione dei documenti per la stampa e la redazione dell'indice-sommario e della tavola metodica. La dott. Emma Ghisalberti ha revisionato !'.intero testo, la dott. Carla Mosca1ti, la dott. Angela Polga e la signora Fiorella Giordano hanno corretto le bozze e compilato l'indice dei nomi. A tutti un sincero e vivo ringraziamento.

ETTORE ANCHIERI PIETRO PASTORELLI


DOCUMENTI
1

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA, A TUTTE LE RAPPRESENTANZE DIPLOMATICHE

T. 5896. Roma, 17 ottobre 1914, ore 14,45.

Partecipo V. E. (V. S.) che S. M. il Re mi ha incaricato di assumere l'interim del Ministero degli Affari Esteri. Confido nella sua efficace collaborazione.

Prego informare Consolati.

2

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA

T. 10177/879. Berlino, 17 ottobre 1914, ore 14,45 (per. ore 18,30).

Tutti i giornali di Berlino dedicano lunghi e particolareggiati articoli al Marchese di San Giuliano di cui concordemente deplorano vivamente la perdita. Essi tracciano le vicende della sua vita pubblica ne vantano le doti eminenti di 'ingegno e cultura ed i servizi grandi resi al suo paese. Rilevano che come Ministro degli Affari Esteri egli si era sempre mostrato convinto, e calorosamente favorevole, della Triplice Alleanza che aveva più volte in importanti discorsi indicata come base della politica estera italiana e che sotto il suo Ministero è stato due anni or sono rinnovato il trattato. Sostengono che anche nelle attuali circostanze il Marchese di San Giuliano era contrario a quelle tendenze che vorrebbero far uscire l'Italia dalla neutralità a danno [dei suoi] alleati; ed esprimono fiducia che tale politica verrà continuata dall'attuale Presidente del Consiglio che ne aveva con Lui diviso direzione e responsabilità. Alcuni giornali mettono a confronto [suo atteggiamento] con quello di Re Carlo: rilevano a questo proposito analoga situazione Italia e quella della Rumania.

3

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA

T. 10169/883. Berlino, 17 ottobre 1914, ore 15 (per. ore 21,10).

A Telegramma di V. E. 5874 (1). Ho parlato nuovamente a Zimmermann dei pericoli che può presentare anche per noi l'agitazione panislamica che si

va manifestando nell'Africa Settentrionale col concorso di agenti germanici. Egli ammise che fra i mezzi di lotta contro Francia e Inghilterra e specialmente contro quest'ultima il Governo Germanico aveva adottato anche quello di aiutare e all'occorrenza di fomentare il movimento mussulmano in quelle regioni e soprattutto nell'Egitto e nella [Libia]. Ma fin da principio il Governo Germanico aveva esplicitamente ed energicamente ordinato a tutti i suoi agenti

o emissari che tale azione non dovesse in alcun modo e sotto alcuna forma essere rivolta contro possessi ed influenze italiane in Tripolitania e Cirenaica. Non vi è uno, diceva Zimmermann, fra gli organi diretti ed indiretti della Germania che rton abbia in Questo senso categoriche istruzioni. Le quali in seguito alle cose da me dettegli saranno ora espressamente rinnovate. Un accordo con Senussi non sussiste finora: se lo si facesse non sarebbe concluso se non ahla tassativa condizione che qualsiasi azione contro Italia ne venisse esplicitamente esclusa (1).

(l) Vedi serie V, vol. I, D. 944.

4

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA

T. 10191/1358. Vienna, 17 ottobre 1914, ore 19,30 (per. ore 1,30 del 18).

Berchtold mi ha espresso suo vivo dolore per la morte del Marchese San

giuliano e mi ha detto che appena l'aveva appresa aveva incaricato Macchio di

manifestare al Governo dei Re le sue profonde condoglianze per la perdita di

uno dei più eminenti uomini di Stato italiani.

Berchtold ha poi ricordate le amichevoli relazioni personali intrattenute

col defunto Ministro e ha rievocati i colloqui avuti con lui a Pisa e l'opera

costantemente svolta da entrambi per rendere sempre migliori i rapporti fra

l'Italia e l'Austria-Ungheria. E ha infine rilevato che la stampa austro-ungarica

aveva unanimente pubblicato articoli di vivo rammarico per la perdita del

l'eminente Ministro.

5

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA

T. 10205/760. Pietrogrado, 19 ottobre 1914, ore 3,15 (per. ore 13,10).

Opinione pubblica in Russia rende omaggio alla memoria del Ministro Sangiuliano e stampa ne ritesse vita politica ponendo in evidenza eminenti qualità

e grande autorità da lui acquistata in Italia in materia di politica estera. Quanto opera diplomatica del defunto Ministro, commenti del pubblico e dei giornali sono meno oggettivi. Essi sostengono che il suo programma subordinato ad una impopolare e fittizia intimità con l'Austria era predestinato a fallire alla prima prova dei fatti. A loro dire gli stessi pm strenui propugnatori della Triplice Alleanza divennero circospetti ed incerti appena si trattò di solidalizzare le armi. Quell'incertezza era il frutto di una falsa situazione. Ora dall'incertezza all'isolamento H passo è breve. Essi ricordano l'ostilità germanica contro l'impresa tripolina, l'antagonismo austriaco nell'Adriatico, le sopraffazioni a danno dell'Italia in Austria, l'assenza di riguardo e di appoggio ad ogni interesse italiano da parte degli alleati ed insinuano che la diffidenza di quest'ultimi a nostro riguardo sarà indistruttibile e duro il contrasto fra le stipulazioni del Governo e la volontà popolare in Italia.

In generale stampa russa sembra attribuire alla preponderante azione del Marchese Sangiuliano le direttive mantenute dall'Italia alla propria politica estera ed in ciò concorda con la voce di tutte le sfere politiche di questo paese: non dissimula la speranza che la situazione europea così profondamente mutata produca presso di noi un movimento del pensiero inteso a sviluppare i nostri maggiori interessi in armonia con le nuove circostanze.

(l) Ritrasmesso a Costantinopoli, Londra e Bordeaux con t. 5917 del 19 ottobre, ore 21.

6

IL MINISTRO A NISH, SQUITTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA

T. 10234/129. Nish, 19 ottobre 1914, ore 19,30 (per, ore 12,30 del 20).

Giornale Samouprava organo del Signor Pasic riproduce con intenzione un articolo della Politica nel quale questo giornale risponde all'articolo pubblicato daU'on. Foscari sul Giornale d'Italia sotto il titolo Salviamo la Dalmazia. Il dott. Bako,tic Deputato alla Dieta dalmata, noto a Roma, è l'autore della risposta. Essa rispecchia pensiero di questo Governo. La riassumo qui avanti: la Dalmazia non è italiana ma serbo-croata geollogicamente stoDicamente ed etnologicamente. Se Italia vuole dividere fraternamente con la Serbia il Mare Adriatico la cui riva orientale è abitata da 700.000 slavi sopra 18.000 itaiiani, la Serbia sarà felice e non mancherà di coltivare anche l'antica civiltà italiana che ha lasciato in retaggio. Ma giammai consentirà che quella regione slava passi dal dominio austriaco ad un'altra dominazione quale sarebbe l'italiana. Se Serbia occuperà la Dalmazia liberandola dal giogo senza perdita avrà il coraggio colla cooperazione dei dalmati stessi di difenderla fino agli estremi contro un eventuale attentato dell'Italia di mutare la liberazione in una nuova schiavitù.

7

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI

T. GAB. RR. 1122. Roma, 19 ottobre 1914, ore 19,45.

Quest'Ambasciatore d'Inghilterra mi ha fatto sapere d'ordine del suo Governo che le condizioni dell'Epiro settentrionale minacciano divenire assai gravi; la polizia del Governo autonomo ha incendiato le abitazioni destinate ai rifugiati; che i musulmani di Argirocastro temono un massacro; Zografos che è in Tessaglia non ha modo di agire; che il Governo ellenico sarebbe pronto a mandare due reggimenti per ristabilire l'ordine ma ne è impedito dall'Italia; che il Governo greco d'altra parte non solleverà alcuna obiezione alla occupazione di Valona dall'Italia.

Con successiva comunicazione sir R. Rodd mi ha informato avergli Grey telegrafato che Venizelos ritiene di non poter fare a meno di mandare un reggimento ad Argirocastro per evitare un massacro; se necessario egli si impegnerà a ritirarlo più tardi se le potenze lo desiderano. In queste circostanze sir Ed. Grey esprime la speranza che il R. Governo entrerà in conversazioni amichevoli col Governo ellenico e che entrambi troveranno modo di accordarsi su questa pro,posta.

Ho fatto rispondere all'ambasciatore dal Segretario Generale quanto appresso: Mi rincresce di non potere accogliere l'idea di una intesa diretta e formale colla Grecia per una occupazione anche provvisoria dell'Epiro con truppe elleniche; se ciò facessimo ne resterebbe distrutta per sempre la nostra posizione e la nostra ·influenza presso i gheghi musulmani; già, sopratutto per opera dì agenti austriaci, siamo accusati di non avere difeso a sufficienza, come fece l'Austria per Scutari, i diritti dell'Albania contro i greci; inoltre metteremmo Essad nella necessità di dichiararsi contro l'Italia ciò che potrebbe avere serie conseguenze. D'altra parte le ragioni umanitarie addotte da Grey circa la condizione dei profughi sono da me apprezzate al loro giusto va,lore e per raggiungere praticamente il risultato da lui desiderato sono pronto a intendermi non con la Grecia direttamente ma col Governo inglese sulla base seguente: Non farò opposizione all'invio di un reggimento ellenico ad Argirocastro come operazione di polizia; prendo atto che il Governo ellenico s'impegna a ritirarlo se le potenze lo desiderano; prendo atto che la Grecia non solleverà obiezioni ad una nostra occupazione di Valona, ciò a cui d'altronde non avrebbe alcun titolo; mi riservo di procedere per quanto riguarda Valona ad una occupazione temporanea in quanto si dimostri necessaria od operazione di polizia e a prendervi le misure necessarie a tutela dei profughi musulmani ivi rifugiati e che si trovano già in così misere condizioni; però deve rimanere formalmente inteso tanto da parte nostra come dell'Inghilterra e della Grecia che queste operazioni italiana ed ellenica non infirmano in alcun modo la validità delle deliberazioni della conferenza di Londra circa l'Albania.

Ho aggiunto confidenzialmente a sir R. Rodd che a noi farebbe comodo se l'occupazione provvisoria ellenica di Argirocastro precedesse la nostra di Valona e ciò sempre nei riguardi dei gheghi della regione di Durazzo i quali sono ora lavorati da emissari giovani turchi, vale a dire di tendenze austrotedesche, e potrebbero crearci fastidii se non si agisse colle opportune precauzioni.

L'Ambasciatore comunicò quanto precede a sir Ed. Grey il quale gli ha risposto riconoscendo il fondamento della nostra tesi ed ha aggiunto esprimendo la speranza che il Governo ellenico sarà ora in misura di provvedere al mantenimento dell'ordine nell'Epiro settentrionale. Egli ha fatto le opportune comunicazioni al Governo di Atene al quale ha fatto sapere che esso farebbe bene di tentare, senza venire ad un qualsiasi accordo, di ag1re per quanto non formalmente, in armonia col Governo italiano.

Prego V. E. di esprimersi nel senso predetto con Grey e telegrafarmi (1).

8

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, BORSARELLI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI

T. 5915. Roma, 20 ottobre 1914, ore 0,15.

Governatore della Cirenaica telegrafa quanto segue:

• Circolano voci di aiuto che la Germania darebbe ai musulmani inviando denari ed ufficiali; dicesi anche uffic"lale al campo Uedei Gederi sia tedesco secondo informavasi con telegramma 286 del 18 settembre (2). Alltro ufficiale tedesco sarebbe partito da Alessandria per recarsi Defna. Corre voce che Sidi Ahmed Scerif sia giunto Zuaja Habbun (Marmarica) dove sarebbesi incontrato con ufficiale superiore tedesco accompagnato da due ufficiali turchi ».

Nel ringrazia.l'e Zimmermann per le assicuraz,ioni di cui .telegramma di V. E.

N. 883 (3) e nel dargli conoscenza di quanto telegrafa il generale Ameglio Ella potrà rilevare che voci da questi raccolte sono forse la conseguenza dell'azione iniziata dagli emissari tedeschi in Tripoli nonostante nostra fiduciosa lealtà nel consentire loro di passare per Tripoli. La prego profittare della occasione per richiamare alla memoria del signor Zimmermann promessa richiamo Mann e invio Tilger che fatta ai primi di settembre attende tuttora attuazione ( 4).

9

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA, AL CONSOLE A VALONA, LORI

T. GAB. 1125. Roma, 20 ottobre 1914, ore 12,20.

La R. Nave Dandolo giungerà quanto prima costì e procederà all'impianto a terra di una missione sanitaria con personale abbastanza numeroso. Prego

la S. V. adoperarsi fin d'ora per far accogliere tale missione da codesta popolazione e da codesta Autorità in modo da facilitare il compito del comandante e preparare eventualmente il terreno ad una più concreta affermazione della nostra influenza e ad una eventuale nostra ingerenza nelle amministrazioni locali. Queste notizie eventuali propositi devono però rimanere strettamente confidenziali.

(l) -Vedi D. 22. (2) -Non pubblicato. (3) -Vedi D. 3. (4) -Per la risposta vedi D. 14.
10

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, BOLLATI, A BORDEAUX, TITTONI, A COSTANTINOPOLI, GARRONI, A LONDRA, IMPERIALI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, A VIENNA, AVARNA, E AL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI

T. 5920. Roma, 20 ottobre 1914, ore 15,45.

(Per tutti) Già prima dell'insurrezione contro Governo principe Wied erano stati segnalati preparativi da parte di agitatori non albanesi per provocare in Albania movimenti con tendenza contraria all'ordinamento politico albanese sancito dalle Potenze collo statuto di Londra. Avvenuto scoppio guerra europea e partenza Wied da Durazzo questi intrighi sono stati attivamente ripresi. Sono già pervenute al R. Governo notizie di sbarchi di armi e munizioni verificatisi sulla costa albanese. Ci viene ora segnalata partenza da un porto ottomano per l'Albania di velieri con oltre mille uomini armati ed ingenti quantità di armi e munizioni. Questa spedizione sarebbe essa pure fatta come le precedenti allo scopo di creare in Albania agitazioni che ne turbino ordinamento politico sanzionato a Londra e ne compromettano neutralità.

Governo italiano ha deciso di impedire che dall'estero vengano fomentati ed aiutati moti interni in Albania che indubbiamente scuoterebbero decisioni di Londra e minaccerebbero la sicurezza esterna di quello stato di cui Europa ha proclamato neutralità. Nostre navi nelle acque albanesi hanno perciò ricevuto istruzioni d'impedire sbarco di gente armata in Albania e importazione per via di mare di armi e munizioni. Navi incontrate con carico sospetto saranno impedite di effettuare sbarchi su costa albanese.

Italia essendo sola Potenza neutrale tra le firmatarie della convenzione di Londra, si trova ad essere la sola in grado di prendere le suddette misure allo scopo di mantenere la validità delle deliberazioni stesse.

(Per Costantinopoli ooloi Quanto precede per sua conoscenza personaJle. (Per tutti meno Cospoli.) Prego V. E. di dare comunicazione di quanto precede a codesto ministro degli Esteri aggiungendo che secondo ogni probabilità le navi contrabbandiere porteranno bandiera italiana, greca o ottomana. (Per Berlino e Vienna) È praticamente escluso che possano essere di bandiera germanica o austro-ungarica a meno di uso abusivo di bandiera. Non vi è dubbio in ogni caso che nessuna obiezione possa avere codesto Governo

a quanto potremo operare nell'intento di mantenere la validità delle deliberazioni di Londra, le quali sono da tante parti insidiate.

(Per Vienna) Qualora le fossero fatte obiezioni Ella potrà citare la proposta di Berchtold dello scorso luglio (telegramma n. 4019) (l) diretta ad impedire mediante navi italiane e austro-ungariche nelle acque albanesi importazioni di armi e munizioni.

(Per Londra, Bordeaux e Pietrogrado) Voglia fare osservare a codesto Governo che questa nostra azione non può che riuscire gradita alle Potenze della Triplice Intesa in quanto gli •intrighi Giov,ani Turchi tendono a far muovere gli albanesi contro la Serbia in opposizione alle deliberazioni di Londra e d'accordo con 1e tendenze austro-ungariche.

(Per Londra e Bordeaux) Anzi per tali motivi ci attendiamo che siano dati ordini immediati alla flotta franco-inglese dell'Adriatico di esercitare la massima sorveglianza.

(Per tutti meno Cospoli e Atene) Visto che con queste nostre misure non ci proponiamo altro che tutelare mantenimento di deliberazioni approvate da tutte le Potenze confidiamo che nessuno vorrà scorgere negli atti che da noi fossero compiuti per l'esercizio di questo Ufficio una lesione di propri diritti od interessi al punto di sollevarne reclamo. L'azione delle nostre navi si svolgerà in modo di non arrecare alcun pregiudizio al legittimo interesse di terzi Stati.

In questo senso la prego esprimersi con codesto Governo, ma credo opportuno far notare a V. E. che si tratta del diritto di visita che a rigore di termini noi potremmo esercitare tutto al più nelle acque territoriali albanesi come misura di polizia. Però il R. Ministero della Marina osserva che il diritto di visita limitato alle acque territoriali risulterebbe inefficace. Sarà dunque necessario procedere alle misure del caso anche in alto mare, ma le RR. navi, nella esecuzione delle misure stesse, osserveranno la maggiore cautela (2).

11

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA, ALL'INCARICATO D'AFFARI A DURAZZO, PIACENTINI, E AL CONSOLE A VALONA, LORI

T. 5922. Roma, 20 ottobre 1914, ore 15.

Giunge notizie da fonte attendibile che quanto prima il Governo Ellenico

invierà ad Argirocastro un reparto di truppe destinato a mantenere l'ordine

e ad evitare massacri a danno dei musulmani.

Il R. Governo non crede durante l'attuale crisi europea di sollevare obie

zione a tale operazione di carattere puramente temporaneo poiché esso ha

dichiarato, come continua a dichiarare fermamente che le basi della conferenza di Londra devono rimanere inalterate e che a suo tempo il Governo ellenico dovrà sgombrare l'Albania meridionale in esecuzione agli impegni presi dal medesimo. Sarà però conveniente che la S. V. colle dovute cautele faccia sfruttare la presenza di truppe greche ad Argirocastro in modo che le varie popolazioni albanesi abbiano interesse e desiderio di invocare la presenza delle navi ed eventualmente delle truppe italiane nelle acque di Valona a tutela dell'integrità dell'Albania, tanto più che anche Valona potrebbe essere minacciata dai Greci.

(l) -Vedi serie IV, vol. XII. D. 107. (2) -Per le risposte vedi DD. 16, 17, 19, 29 e 35. De Bosdari rispose soltanto: c Ho fatto a Venizelos comunicazione di cui suo telegramma n. 5920. Egli si è astenuto da qualsiasi commento • (T. 10268/429 del 21 ottobre, ore 17,30).
12

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA, ALL'INCARICATO D'AFFARI A DURAZZO, PIACENTINI

T. RR. 5923. Roma, 20 ottobre 1914, ore 15.

Avendo preso in considerazione i motivi che consigliano assistere Governo di Essad prego la S. V. di versargli subito la somma di quindicimila lire prelevandola dai fondi esistenti codesta cassa. Allo stesso tempo la S. V. informerà confidenzialmente Essad che il R. Governo sta esaminando il modo di fissargli un assegno settimanale nella misura che sarà necessaria perché egli faccia fronte ai bisogni più urgenti. Questo provvedimento sarà preso d'accordo con Aliotti il quale si recherà costì col numerario non appena sarà possibile. La S. V. ritirerà da Essad una ricevuta firmata in doppio esemplare di cui uno redatto in lingua turca, adoperando la formula già proposta da Essad ad Aliotti verbalmente « dietro garanzia sugli immobili di proprietà di Essad • (1).

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA

T. GAB. 1464/373. Londra, 20 ottobre 1914, ore 15,14 (per. ore 20).

Riservattssimo per lei solo.

In recente colloquio famigliare Tyrrell spontaneamente accennò all'ultimo colloquio tra Rodd e compianto Marchese di San Giuliano (telegramma di Gabinetto 1119) (2).

Dal suo linguaggio capii Grey persiste come prima nel non volere riprendere conversazioni sulle condizioni nostra eventuale partecipazione guerra fino a quando noi non saremo venuti ad una decisione definitiva.

Ciò stante ho creduto preferire astenermi dall'intrattenere della questione Grey dal quale del resto da vari giorni non mi sono recato non avendo alcun affare da trattare direttamente con lui e conoscendo la sua inveterata avversione

contro accademie. V. E. giudicherà se e quando ed in quali termini converrà [incaricarmi] di qualche messaggio per lui. Sulla opportunità da me ravvisata di non riprendere conversazioni in base soltanto ad ipotetica eventualità mi riferisco precedente mia corrispondenza segreta (1).

(l) -Per la risposta vedi D. 42. (2) -Vedi serie V, vol. I, D. 937.
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L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA

T. 10251/898. Berlino, 20 ottobre 1914, ore 21,50 (per. ore 5,45 del 21).

Telegramma di V. E. n. 5915 (2). Ho parùato nuovamente a Zimmermann degli effetti dell'agitazione panislamica in Libia e gli ho lasciato un promemoria riproducente i fatti telegrafati dal Governatore Cirenaica. Mi promise che avrebbe subito fatto eseguire ricerche per costatarne esattezza. Aggiunse però che credeva .poter escludere fin d'ora presenza ufficiali germanici nei possedimenti italiani e accennò alla facilità con cui vengono messe in circolazione tali notizie nei paesi nostri. Ammise che passagg,io da Tripoli di emissari germanici abbia potuto da taluni essere sfruttato e falsamente interpretato: ma ripeté le più formali assicurazioni che la voce è stata sempre data di rispettare scrupolosamente tutto ciò che concerne l'Italia e che istruzioni categoriche sono state rinnovate ora in questo senso. Quanto a richiamo di Mann, Zimmermann spiegò che se la sua partenza da Tripoli non era finora avvenuta ciò fu perché a quanto aveva riferito ambasciata imperiale a Roma non era stato possibile trovare per quel funzionario un mezzo di trasporto che lo ponesse al sicuro da possibili catture da parte di navi francesi o inglesi. Ciò potrebbe essere fatto ottenendo per esempio in suo favore un salvacondotto come quello che fu rilasciato al console austro-ungarico in Abissinia. Tilger che aspetta soltanto ordini di partire si affretterebbe allora a raggiungere il suo posto.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA, AL MINISTRO A NISH, SQUITTI

T. GAB. 1126. Roma, 20 ottobre 1914, ore 22.

Prego V. S. telegrafarmi quanto le risulti circa le disposizioni attuali di codesto Governo per una intesa con la Bulgaria sulla base di una rettificazione di frontiera in Macedonia a favore della Bulgaria. Gradirò conoscere se e quale azione eserciti costà in tal senso la Russia, nonché Francia e Inghilterra, e quali compensi quelle Potenze offrano alla Serbia nella previsione di una loro vittoria

6 -Documenti diplomatici -Serie V -Vol. II

sull'Austria. Il compenso potrebbe essere previsto a spese dell'Austria o dell'Albania o di entrambe. Beninteso le conversazioni che ella avesse su tale argomento debbono mantenere carattere esclusivamente informativo ed a titolo personale (1).

(l) -Vedi serie V, vol. I, D. 201. Per la risposta vedi D. 32. (2) -Vedi D. 8.
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L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA

T. 10272/904. Berlino, 21 ottobre 1914, ore 20,26 (per. ore 23).

Telegramma di V. E. 5920 (2). Mi sono espresso esattamente con Z'immermann nei termini prescrittimi da V. E. Egli mi ascoltò con attenzione e mi rispose subito che si rendeva conto dei motivi che inspiravano azione del

R. Governo e che trovava perfettamente giusti i suoi propositi ed il suo modus procedendi. Governo germanico, come non aveva sollevato obiezioni alla nostra intenzione di occupare Sasseno e non ne avrebbe sollevato ad una eventuale occupazione di Valona, così non aveva nulla da obiettare al proposito del

R. Governo di opporsi a sbarco in Albania di gente armata, armi e munizioni, ed impedire così tutto ciò che potesse tendere a sovvertire decisioni conferenza di Londra state prese d'accordo fra tutte le Potenze. Oltre che appunto fra tutte Quelle Potenze sola Italia come Potenza neutrale è attualmente in grado di esercitare Quel necessario ufficio di vigilanza e repressione per mantenere validità delle decisioni europee, Governo Germanico ha sempre riconosciuto che l'Italia ha in tutto ciò che concerne le questioni albanesi un interesse precipuo e prevalente che ha facoltà di tutelare con mezzi adeguati. Avendo io accennato alla discutibilità menzionata da V. E. della tesi se a noi spetta diritto di visita anche in alto mare, Zimmermann replicò che questa sottile questione di diritto internazionale non aveva a suo avviso nessuna importanza di fronte al momento politico che giustificava nostra azione. Zimmermann concluse che non credeva che anche da altre parti sarebbero state mosse difficoltà a quanto ci proponevamo di fare né si sarebbe voluto scorgervi una lesione di diritti o interessi altrui. In ogni modo egli avrebbe senza indugio fatto conoscere a Vienna la mia comunicazione e la risposta da lui datami.

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L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA

T. 10269/1364. Vienna, 21 ottobre 1914, ore 20,40 (per. ore 22,35).

Telegramma V. E. 5920 (2). Nel dar comunicazione al conte Berchtold deJ. telegramma suddetto mi sono espresso nel senso delle istruzioni impartitemi.

lO

Berchtold mi ha detto che non aveva alcuna obiezione contro i provvedimenti presi dal R. GQverno per impedire sbarco di genti armate in Albania ed importazione per VJia di mare di armi e munizioni; tali provvedimenti non avendo altro scopo che di mantenere la validità delle deliberazioni di Londra ed essendo poi conformi ai princìpi su cui si basano gli accordi reciproci.

(l) -Per la risi>osta vedi D. 28. (2) -Vedi D. 10.
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IL MINISTRO A STOCCOLMA, TOMMASINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA

T. GAB. 1467/S.N. Stoccolma, 21 ottobre 1914, ore 21 (per. ore 17 del 22).

Riservatissimo per lei solo.

Questo Ministro degli Affari Esteri con cui ho avuto ieri il mio primo colloquio mi ha detto anzitutto che sperava che Italia avrebbe perseverato nella neutralità perché riteneva che se noi fossimo intervenuti nel conflitto la mischia sarebbe divenuta generale ed a nessuno sarebbe possibile rimaner fuori: anche la Svezia in tal caso verrebbe messa con le spalle al muro ed obbligata a decidersi. Prima deUo scoppio deUa guerra europea il Governo svedese era molto preoccupato per il contegno della Russia che faceva in Svezia spionaggi militari su vasta scala lasciando credere di avere intenzioni aggressive. L'attuale Ministro degli Affari Esteri appena salito al potere l'inverno scorso, fece passi a Parigi ed a Londra per avere spiegazioni circa il contegno della Russia facendo intendere che in caso di guerra europea Svezia non potrebbe conservare un'attitudine amichevole per la Russia se situazione non si chiariva. Francia ed Inghilterra non mancarono di intervenire a Pietroburgo. Quando poi Poincaré fu qui alla fine di luglio alla vigilia della guerra, portò al Governo svedese l'assicurazione formale dello Zar che la Russia non aveva nessuna intenzione ostile verso la Svezia. Da quel momento ogni apprensione del Governo svedese rispetto alla Russia è stata disstpata. Per quanto riguarda l'opinione pubblica che in Svezia era stata nettamente francofila durante la guerra del 1870, al principio essa è stata molto favorevole alla Germania per il timore che aveva ispirato in tutti lo spionaggio russo. Ma nel corso di quest'ultimo mese vi era stato un sensibile mutamento provocato specialmente: l o -dalla campagna di stampa fatta in Svezia con molta violenza e con pochissimo tatto da agenti tedeschi specialmente da Kuhlmann che fu Jìatto partire per richiesta di questo Governo; 2° -dal passaggio dei profughi che rimpatriavano, ispiravano pietà ed invocavano soccorso dopo le brutalità di cui erano stati vittime in Germania. Questo Ministro degli Affari Esteri prevede che la guerra attuale sarà molto lunga e che difficilmente una delle due parti otterrà un decisivo vantaggio.

La pace si farebbe allora per l'esaurimento generale e senza che la configurazione politica dell'Europa subisse sostanziali modificazioni, cdò che sarebbe la cosa più vantaggiosa per tutti gli Stati i quali hanno interesse al mantenimento dell' [assetto] che esisteva prima del>la guerra attuale. Ha so,gglunto che ove la vittoria decisiva di una delle due parti fosse inevitabile egli non saprebbe bene che cosa augurare per la Svezia. Gli ho risposto che a mio avviso una Russia vincitrice, ove non toccasse l'integrità territoriale della Svezia, non costituirebbe un pericolo per la ascensione morale della Svezia visto che questa ha nel complesso una civiltà superiore a quella della Russia, mentre una Germania trionfatrice per la sua civiltà e per la sua arroganza farebbe di tutto per tenere la Svezia in una specie di soggezione morale ed economica. Egli ha convenuto nella mia osservazione ed ha aggiunto che egli infatti personalmente non teme la Russia. Prima che lasciassi questo Ministro degli Affari Esteri, egli ha insistito nella sua idea che egli tiene molto alla nostra persistente neutralità perché crede che un cambiamento della nostra attitudine potrebbe mettere anche la Svezia nella necessità di prendere le armi.

V. E. giudichi se convenga che io ritorni su questo punto con questo Ministro degli Affari Esteri e cerchi di approfondire le ragioni che potrebbero avere determinato un tale linguaggio. Non ho bisogno di assicurare l'E. V. che io ho confermato nel modo più esplicito a questo Ministro degli Affari Esteri che il R. Governo, confortato dalla fiducia della grande maggioranza del Parlamento e del Paese, intende perseverare nella politica seguita finora, mantenendo la neutralità ·finché vitali interessi dell'Italia non siano in giuoco (1).

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA

T. 10274/683. Londra, 21 ottobre 1914, ore 22,30 (per. ore 2,25 del 22).

Il telegramma di V. E. n. 5920 (2) venne oggi da me comunicato al segretario di Stato. Egli mi ha detto che non soltanto non aveva obiezioni ma considerava provvedimento opportuno per arrestare gli intrighi dei Giovani Turchi in Albania.

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L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA

T. 102861770. Pietrogrado, 22 ottobre 1914, ore 7 (per. ore 16,35).

Telegramma di V. E. n. 5920 (2).

Ho fatto presso Ministro Affari Esteri comunicazione verbale prescrittami dall'E.V. col telegramma predetto. Sazonov al quale erano già pervenute da Parigi e da Londra notizie sui propositi del R. Governo a tale riguardo, mi ha

detto non aver alcuna obiezione a che l'Italia prenda le misure indicate per impedire lo sbarco di gente armata ed importazioni per via di mare di armi e munizioni in Albania senza recare pregiudizio ai legittimi interessi dei terzi Stati. A auesto proposito egli ha ricordato che il Montenegro ha importato ed importa armi e munizioni e che di ciò sarà bene [avvertire] i Comandanti RR. Navi affinché non abbiano a sorgere poi incidenti. Riferendosi .poi al mio accenno circa buona accoglienza che nostra azione dovrebbe incontrare presso Triplice Intesa, Sazonov si è limitato a sottolineare il fatto che quell'azione, diretta unicamente al mantenimento dei deliberati di tutte le grandi potenze, non può influire sulle relazioni dell'Italia con la Triplice Intesa. Al che risposi che non si trattava di questo, ma semplicemente di rilevare la coincidenza degli interessi della Triplice Intesa con quelli comuni legati alla tutela delle deliberazioni di Londra (1).

(l) -Salandra non fece pervenire risposta a questo telegramma. (2) -Vedi D. 10.
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L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, GARRONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA

T. 10289/581. Pera, 22 ottobre 1914, ore 13,25 (per. ore 20,45).

In questi ultimi giorni pressioni tedesche sul Governo Ottomano per persuaderlo ad uscire completamente dalla neutralità ed a romperla con la Triplice Intesa sono aumentate forse perché si teme che Turchia sfugga all'influenza dei Gabinetti blocco austro-tedesco se suoi eserciti fossero battuti in Polonia e in Galizia.

Governo Ottomano finora vi si è però sottratto abilmente ed è da supporsi che non si lascerà .trascinare ad atti irreparabili oltre a quelli già commessi prima che attuale incerta situazione militare nel predetto scacchiere non si sia chiarita.

Ambasciate Triplice Intesa nell'eventualità di una improvvisa rottura stanno da giorni prendendo misure precauzionali.

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L AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA

T. GAB. 1468/374. Londra, 22 ottobre 1914, ore 15,25 (per. ore 21 ).

Comunicai a Grey contenuto telegramma di V. E. n. 1122 (2). Segretario di Stato rilevò che la mia comunicazione era molto più particolareggiata del succinto telegramma inviatogli da Rodd. Aggiunse però che in

tutto quanto io gli comunicavo egli nulla trovava che non tosse nelle grandi linee in armonia con vedute da lui telegrafate a Rodd e con istruzioni già date ad Atene. Qualora tuttavia io desiderassi far conservare tracce della comunicazione mi doveva pregare di consegnargli un promemoria non potendo egli rlcordarla in ogni particolare. Risposi ordine di V. E. era di intrattenerlo verbalmente.

(l) -Ritrasmesso a Berlino, Bordeaux, Londra, Vienna, Cospoli e Atene con t. 5995 del 24 ottobre, ore 14. (2) -Vedi D. 7.
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L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA

T. GAB. 1469/375. Londra, 22 ottobre 1914, ore 21 (per. ore 6 del 23).

Avendo ieri incontrato Steed non gli nascosi cattiva impressione prodotta in Italia dal suo recente articolo. Egli mi volle dimostrare detto articolo inspirato da sentimenti amichevoli per Italia che deve essere illuminata in base a fatti incontestabili sulla situazione vera delle regioni adriatiche austriache. Steed insistette nuovamente sul grave errore che commetteremmo occupando regioni esenzialmente slave e sulle gravi conseguenze che tale errore avrebbe per l'avvenire del nostro Paese. Io gli dlssi che se noi per avventura le occuperemo sapremo pure bene provvedere dopo al perfetto benessere materiale e moraùe degli eventuali futuri sudditi 'italiani. Ma egli testardo e cocciuto come è non si mostrò nullamente persuaso e concluse che in qualunque modo prima di procedere ad occupazioni di sorta è precipuo dovere ed interesse nostro di venire ad una intesa completa coi capi del movimento jugoslavo. Inutile ripetere che relazioni tra Foreign Office e Times non sono cordiali e che per motivi già da me a suo tempo indicati l'importanza giornale è considerevolmente diminuita, mentre che aumenta, per moderazione serietà serenità di giudizio ed esattezza d'informazioni, l'autorità del Morning Post oggi più di altro giornale in contatto Foreign Office.

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L'INCARICATO D'AFFARI A DURAZZO, PIACENTINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA

T. 10315/997. Durazzo, 22 ottobre 1914, ore 22 (per. ore 3,30 del 23).

Seguito mio telegramma n. 996 (1). Nel dubbio mio rapporto giunga troppo tardi riassumo brevemente situazione. Glovani Turchi giunt,i stamane fanno

• Commissione Giovani Turchi arrivata. Spedisco per posta domani dettagliato rapporto su gravità situazione e resto in attesa risposta prima di eseguire istruzioni di cui telegramma di V. E. suddetto>.

parte Commissione di Ejub Sabri e saranno seguiti a breve distanza da altri provenienti, come essi, dalla via di Vienna; essi hanno senz'altro esposto ad Essad essere loro intento preparare prodamazione di Buran ed din che verrebbe al più presto ed organizzerebbe subito in Albania guerra contro Grecia e Serbia, ritenendo che nel frattempo Turchia sarà entrata nella guerra europea a fianco blocco austro-tedesco. Poiché popolazione è per quasi totalità favorevole Turchia, Essad, che confidava in qualche avvenimento che impedisse siffatta diretta azione da Costantinopoli, mi ha chiaramente fatto intendere di essere assai colpito da siffatto arrivo che produrrà rapidi avvenimenti definitivi ai quali non solo non potrà opporsi ma che egli, privo ormai di mezzi e dell'appoggio politico sperato, dovrà per la sua personale salute favorire. Tanto più che facilmente gli avvenimenti si produrranno con l'arrivo seguito Commissione che fra qualche giorno sarà Bari seppure non vi è già arrivata. In quest'ultimo caso Essad prega gli sia data completa libertà d'azione. Richiamo la sua attenzione su gravità tale situazione che certamente [pregiudica] anche eventuali disegni R. Governo su Valona, tanto più in quanto con l'arrivo emissari Giovani Turchi Essad non potrà nemmeno contrastare la parallela propaganda austriaca contro la quale aveva iniziato azione conforme nostri interessi. Domani parte rapporto dettagliato.

(l) Nel t. 10293/996 del 22 ottobre, ore 19, Piacentini comunicava, in risposta al D. 11:

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, BOLLATI, E A VIENNA, AVARNA

T. GAB. 1130. Roma, 22 ottobre 1914, ore 22,45.

(Per Berlino) Ho telegrafato quanto segue ad Avarna. (Per entrambi) Prego V. E. informare confidenzialmente codesto Ministro degli Affari Esteri che il Governo inglese per mezzo di Sir R. Rodd (l) ha attirato la mia attenzione sulle condizioni miserabili della popolazione musulmana dell'Epiro e specialmente di Argirocastro, la quale è minacciata di massacro mentre 11 Governo autonomo non è in grado di provvedere; Venizelos, in queste condizioni ritiene non poter fare a meno di mandare un reggimento ad Argirocastro per evitare un massacro; se necessario egli si impegnerà a ritirarlo più tardi qualora le Potenze lo desiderassero; da parte sua il Governo greco non solleverà obiezioni alla occupazione italiana di Valona. Sir Ed. Grey conclude coll'esprimere la speranza che i Governi italiano e greco troveranno modo di accordarsi su questa proposta Ho risposto all'Ambasciatore britannico che non posso accogliere l'idea di una intesa diretta colla Grecia per una occupazione anche provvisoria dell'Epiro con truppe elleniche; che però apprezzo le ragioni umanitarie addot

te da Grey; che per tale motivo non farò opposiziOne all'inviO di un reggimento ellenico a Argirocastro come operazione di polizia; e prendo atto dell'impegno di Venizelos di ritirarlo; che mi riservo di compiere a Valona le operazioni di polizia e le misure umanitarie necessarie a favore dei profughi; ed ho concluso che deve rimanere formalmente inteso che restano valide le deliberazioni della Conferenza di Londra circa l'Albania.

Nel comunicare quanto precede al Conte Berchtold in via strettamente confidenziale, la prego di informarlo che in presenza della situazione anormale di Valona, anche per la necessità di provvedere per ragioni umanitarie ai profughi musulmani, noi vi compiremo le operazioni strettamente necessarie senza darvi alcun carattere di spedizione militare con vera e propria occupazione territoriale della città. Ad ogni modo resta fermo che deve permanere integra la validità delle deliberazioni di Londra concernenti l'Albania.

Dalla corrispondenza telegrafica scambiata con V. E. debbo ritenere che nessuna obiezione ci verrà mossa da parte dell'Austria-Ungheria a quelle operazioni che, nella misura più ristretta possibile, le circostanze possano indurci a compiere a Valona e V. E. dovrà astenersi dal richiedere un qualsiasi benestare. Desidero tuttavia che di tutto quanto precede sia informato il Governo austro-ungarico per evitare che ne riporti sfavorevole impressione qualora, come è assai prevedibile, il segreto non sia mantenuto ad Atene. Nessuna ipotesi dovendosi ,escludere quanto all'esito finale del presente conflitto europeo, a noi conviene di potere in determinate evenienze invocare anche la permanenza degli accordi itala-austriaci per l'Albania conforme le recenti dichiarazioni passate fra il Marchese di San Giuliano ed il Conte Berchtold (1).

(l) Vedi D. 7.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA, ALL'ONOREVOLE SONNINO (2)

L. P Roma, 22 ottobre 1914.

Non ti ho scritto finoggi sebbene da parecchi giorni pensassi di farlo; perché vedevo determinarsi una situazione che in fatti si è determinata iersera; e volevo scrlverti su elementi precisi.

Abbiamo dunque:

a) la necessaria nomina del ministro degli Esteri;

b) la sostituzione di Rubini, il quale iersera mi ha mandate le dimissioni.

P. -Pastorelli, Bari, Laterza, 1974, D. 31.

Appunto perché prevedevo questo a breve scadenza pensai che non convenisse provvedere sùbito per gli Esteri per non rifare il ministero a pezzi a pezzi con una crisi ogni due settimane. Quindi presi l'interim, ma senza alcun desiderio di tenerlo a lungo, a prescindere da altre ragioni perché non è possibile nel momento presente non dare agl:i Esteri tutta la quotidiana attenzione ed opera di un titolare.

Le dimissioni di Rubini non derivano tanto da un fatto singolo quanto dalla situazione che egli vede determinarsi in un senso che egli non ammette; perché egli, pur consentendo volta per volta, con ritardo e di malavoglia, alle maggiori spese per la preparazione militare, ha sempre dichiarato che alla mobilitazione non consentirebbe, salvo il caso di un'aggressione all'Italia. Adesso si è accorto che si va preparando la mobilitazione per la primavera; e ha deciso di andarsene. Potrei, insistendo, indurlo adesso a ritirare le dimissioni (che per ora non sono trapelate av.endolo pregato dell'assoluto segreto); ma non sarebbe che un rinvio; presto si ricomincerebbe da capo. Ciò a prescindere dall'infinito fastidio che Rubini, pure essendo stimatissimo, arreca a tutti col suo modo di fare.

Meglio dunque provvedere ora a rifare il ministero o a disfarlo completamente. A tale risoluzione contribuisce:

a) il dover riunire la Camera, sia pure per breve tempo, a·1l'epoca solita; b) la situazione finanziaria che Rubini giudica (ed ha ragione) assai grave, ma alla quale egli non ha il coraggio di pensare quanto occorre per decidere su i mezzi di fronteggiarla.

Conviene dunque decidersi. Ed io, come punto di partenza delle ulteriori decisioni, prego te di aiutarmi e non soltla•nto col consiglio. Ti prego, per essere chiaro, di prendere gli Esteri e di decidere insieme cosa fare pel Tesoro e chi prendere.

Naturalmente il Re è informato e consente pienamente. Che mi sarei rivolto a te sa anche Martini e non fa obiezioni. Sùbito dopo la morte di San Giuliano egli spontaneamente venne a dichiararmi che avessi provveduto come meglio avrei potuto, sciogliendomi dalle riserve già fatte, dato il momento politico. Agli altri nulla dirò fin quando tu mi avrai risposto, salvo forse a Riccio.

Mi manca il tempo di farti lunghi ragionamenti per indurti a dirmi di sì. Comprendo tutte le ragioni che avresti di dirmi di no. Esse sono tali che non mi permetterebbero di chiederti l'affermativa in nome della nostra amicizia. Ma mi permettono di chiedertela in nome del paese e dei suoi interessi. Il momento è tale che non saranno troppe le nostre forz·e unite. Forse sarebbe stato meglio aspettare ancora qualche mese; ma gli eventi sono precipitati; e tanto si potrà fare fra qualche mese quanto si potrà seriamente preparare adesso. Il vero lavoro decisivo deve quindi cominciare immediatamente.

Avrei potuto pregarti di venir.e e dirti a voce quanto ti ho scritto. E comprendo come si debba discorrere più ampiamente prima di concludere. Ma ho voluto scriverti; affinché tu possa pensarci su qualche ora prima di vederci.

Spero bene che non risponderai senz'altro di no; anzi ne sono sicuro. A me basta che tu mi telegrafi, valendoti del solito cifrario di Bergamini, che verrai, specificandomi l'ora. Ti prego soltanto di venire quanto più presto potrai; perché il tempo stringe e ci saranno parecchie cose da risolvere. Intanto io lascerò tutto sospeso con Rubini.

Per Valona t'informerò dettagliatamente a voce.

(l) -Per le risposte vedi rispettivamente DD. 33 e 34. (2) -Da BCL, Archivio Salandra. Ed. in SoNNINo, Carteggio, 1914-1916 a cura di
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L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI (l)

L. P. Vienna, 22 ottobre 1914.

Dalla tua del 9 corrente (2), di cui ti ringrazio vivamente, vedo che tu pure riconosci quanto ci sia difficile di abbandonare il nostro posto prima della decisione fatale.

Certamente noi abbiamo il diritto ed il dovere di separare la nostra responsabilità da una politica che condanniamo e puoi essere sicuro che mi terrò in contatto con te per telegrafarti tutti quegli indizi che possono far supporre l'imminenza della decisione.

Ma, come già ti scrissi, anche di fronte a tali indizi, io non credo che noi potremo ottenere che il governo consenta alla domanda che fossimo per rivolgergli di abbandonare il nostro posto. Se però vi consentisse, ciò che secondo me è da escludere, la nostra partenza non potrebbe non riscuotere la disapprovazione generale e quella pure di coloro che la pensano come noi, perché sarebbe considerata quale una diserzione ed una mancanza al dovere che incombe ad ogni cittadino di prescindere da qualsiasi sua opinione personale per prestare l'opera sua al paese in momento così grave e difficile.

Per cui, per quanto sia doloroso di dover seguire il governo, sulla via nella quale lo si vuole spingere, io credo che a noi non rimane altro da fare che di restare al nostro posto e subire con abnegazione le tristi conseguenze della decisione che verrà presa, qualunque essa sia.

Ma ti ripeto che se tu riesci a trovare un modo da farci uscire onorevolmente dal disgraziato bivio nel quale ci troviamo, io sono pronto ad esaminarlo con te, perché è pure mia intenzione di procedere in pieno accordo con te.

Le notizie che ti furono date da persona venuta da Roma circa l'imminenza d'una nostra entrata in campo non sono conformi a quelle comunicatemi dal nuovo addetto militare giunto in questi giorni d'Italia.

Da quanto egli mi ha detto la nostra opinione pubblica non si sarebbe formato ancora un criterio completo e concreto su ciò che converrebbe di fare. La gran maggioranza però vuole la neutralità, ma mentre taluni desiderano mantenerla fino all'ultimo, per non esporci ai rischi e sacri,fici d'una guerra, altri invece hanno adottato la formula del governo. Questo sarebbe tuttora irresoluto e lo si spiega, l'esercito non essendo pel momento in stato di

intraprendere una grande e lunga guerra. Sembra che esso non sarà fornito del necessario che tra qualche mese soltanto. Le notizie relative all'esercito mi sono state pure confermate da persona mia intima in una lettera pervenutami col corriere che ti rimetterà la presente.

Se esse fossero realmente esatte il governo sarebbe costretto di temporeggiare e di ritardare l'entrata in campo. Ma se nel frattempo avvenissero delle vittorie decisive della Germania la meditata nostra azione sfumerebbe, come sfumerebbe pure l'entusiasmo di coloro che cercano di spingere il governo ad

intraprenderla.

Tutto sommato mi pare che vi sia per ora da noi una sosta. Perché questa diventi definitiva ci vogliono vittorie e vittorie degl'i imperi centrali. Questo è ormai l'unico mezzo per impedire, come tu dici, l'onta suprema dell'ItaMa. Ma siccome tali vittorie, specialmente quelle dell'Austria-Ungheria, sono considerate come • una sconfitta irreparabile dell'Italia e fatali alla sua esistenza stessa •, se essa ci eviterebbe l'onta suddetta non eliminerebbe i gravi pericoli interni, cui sarebbe esposto il paese per l'insipienza del governo, che non ha saputo o piuttosto non ha voluto, come tu ben dici, frenare quella parte della nostra opinione pubblica che lo spinge a muovere guerra all'alleata. Il governo sarebbe infatti accusato di aver reso possibili quelle vittorie col non essere intervenuto in tempo nella lotta attaccando l'Austria-Ungheria alle spalle od occupando le provincie irredente.

Per la festa dello Statuto questa colonia non organizzò il consueto banchetto. E fece bene. Si pensa però di darlo per la festa del Re e mi pare difficile di sopprimerlo.

Secondo le consuetudini in questo banchetto io bevo alla salute del Re, non che a quella dell'Imperatore Francesco Giuseppe • fedele alleato ed amico del nostro Sovrano •. Un tale brindisi nel momento attuale e col vento che spira da noi sarebbe una stonatura. Ma come non farlo? Per evitarlo non vi sarebbe altro modo che la colonia, date le presenti circostanze, decidesse di asteneri!l dal dare il banchetto. Ma ciò pare poco consigliabile.

Ti prego quindi di dirmi cosa pensate di fare a Berlino e nel caso affermativo Quale brindisi farai e se berrai pure alla salute dell'Imperatore Guglielmo accennando all'alleato ed amico.

Non so come Salandra scioglierà la questione, ma non gli sarà facile di riunire a banchetto i vari rappresentanti esteri e di bere alla salute dei rispettivi Sovrani.

P. S. -Le parole pronunziate da Salandra al ministero degli affari esteri, relative alla necessità di avere • un animo scevro da ogni preconcetto, da ogni pregiudizio, ecc. • sono per me un segno evidente della decisione che si sta da noi maturando. Esse mi hanno ricordato quanto ti disse San Giuliano a Roma e che tu gli riferisti nella tua lettera confidenziale del 31 agosto scorso (1).

(l) Ed. in l! carteggio Avarna-Bollati. Luglio 1914-maggio 1915, a cura di C. Avarna di Gualtieri, Napoli, 1953, pp. 19-21.

(2) Vedi serie V, vol. I, D. 926.

(l) Vedi serie V, vol. I, D. 526.

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IL MINISTRO A NISH, SQUITTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA

T. GAB. 1474/132. Nish, 23 ottobre 1914 ore 12 (per. ore 22).

Telegramma di V. E. gab. n. 1126 (1).

Stante contatto quasi giornaliero in cui mi tengo con questo Governo mi sono note le sue disposizioni per quanto concerne una intesa con la Bulgaria a base di compensi territoriali. La Serbia non è stata mai disposta, e meno ancora lo è oggi, a cedere al vicino Regno una parte del territorio quale fu delimitato dal trattato di Bucarest, ma credo che consentirebbe ad una rettificazione di frontiera, qualora la Russia vi insistesse, per il bene della pace fra i due Stati slavi limitrofi.

Cederebbe forse in questo caso i treritori dii Ishtip e Cociana. Builgaria invece pretenderebbe, secondo quello che si dice, tutta la regione che fa capo alle città di Uskub e Monastir. Un accordo pertanto diventa assai difficile malgrado un futuro eventuale ingrandimento della Serbia in seguito alla presente guerra.

Né Russia né Francia né Inghilterra hanno finora toccato qui quest'ultimo argomento stimandone probabilmente la trattazione prematura, mentre appaiono ancora incerti e lontani i risultati del conflitto europeo dai quali dipende anche un nuovo regolamento delle faccende balcaniche. È infine da notare che la Bulgaria continua ad irritare la Serbia con accuse di violenze e maltrattamenti sistematici contro i bulgari della Macedonia serba e persiste a mostrare simpatie tedeschi. Ciò non è certo una preparazione adatta a modificare opinione pubblica serba in favore dei bulgari e rischia di alienare da essa le benevole intenzioni del Governo russo.

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L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, GARRONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA

T. 10350/587. Pera, 23 ottobre 1914, ore 13,30 (per. ore 5,45 del 24).

Telegramma di V. E. 5920 (2). Ministro dell'Interno smentisce notizia di una spedizione di mitragliatrici, uomini diretta in Albania che giudioa come fantastica data severità delle crociere inglesi e francesi nell'Egeo e Mediterraneo. Continuo, però, ad ogni modo, dal canto mio, sorveglianza con mezzi a mia disposizione e rinnoverò istruzioni in questo senso ai Consolati in Turchia.

(l) -Vedi D. 15. (2) -Vedi D. 10.
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IL CONSOLE A DURAZZO, PIACENTINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA

T.u. 10339/[999]. Durazzo, 23 ottobre 1914, ore 7 (per. ore 20,50).

Notizie diffuse stamane da giornali e da passeggeri in arrivo dall'ItaUa circa possibile prossima nostra occupazione Valona producono vivissimo allarme. Essad mi ha molto seriamente fatto intendere, come già molte volte aveva avvertito, che siffatta occupazione senza contemporanea dimostrazione di forze a Durazzo, mette lui in gravissima situazione poiché egli per non essere accusato di tradimento dovrebbe inevitabilmente mettersi alla testa degli armati che in parecchie migliaia si muoverebbero contro nostre truppe. Mi ha a tale proposito fatto presente che già da qualche giorno Senato aveva disposto richiamare a Durazzo otto pezzi artiglieria per piazzare su alture Durazzo e che tali ordini sono stati rinnovati oggi. Secondo Essad nostra occupazione limitata Valona farebbe sorgere una guerriglia che sarebbe assai difficile soffocare anche a prezzo di sforzi militari non indifferenti, mentre se eventuale occupazione fosse estesa a Dur,azzo popolazione albanese riconoscendo a priori inanità sforzi rinunzierebbe più facilmente a una opposizione. Essad dubHa anche che in caso occupazione Valona vi potrebbe essere pericoloso movimento popolazione contro sudditi italiani e contro Legazione ed egli non avrebbe modo porre riparo. Quanto impiego di qualunque argomento come ad esempio, protezione contro minaccia Grecia, mantenimento ordine, etc., per persuadere capi albanesi e popolazione all'occupazione dell'Italia di Valona (1), esso risulta assolutamente inefficace e non gli viene prestata alcuna fede. Essad si raccomanda che R. Governo impedisca ad ogni costo venuta emissari turchi specialmente di Eyiub Sabri che pare debba trovarsi a Brindisi poiché emissari già giunti hanno già iniziato propaganda turco-austrofila e cercano di persuadere anche lui favorire intendimenti austriaci. In ogni modo egli cercherà con qualche pretesto farli allontanare. Su situazione Scutari ha riferito De Facendis (2).

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L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA

T. 10334/130 GAB. Vienna, 23 ottobre 1914, ore 17,40 (per. ore 19).

Ieri S. M. l'Imperatore ha ricevuto in separata udienza il tenente-colonnello Albricci ed il maggiore Tellini. Sua Maestà aveva ottimo aspetto, lo

V. -E. che, contemporaneamente alla spedizione Valona sarebbe necessario provvedere invio cannoniera sulla Bojana Lago di Scutari e stazionario Medua •.

spirito pronto come sempre ed era di buonissimo umore. Al Colonnello Albricci espresse la sua soddisfazione per l'opera prestata dicendo che sapeva perfettamente quanto avev,a :llatto nell'ambiente militare per mantenere buone relazioni. S'informò con premura della salute di S. M. il Re dicendo che era felice delle ottime notizie. Parlando della guerra esaltò il valore dei soldati dicendo che i sudditi italiani si erano battuti benissimo gareggi,ando colle altre nazionalità. Disse che ora le cose andavano bene ma che così non era stato sempre poiché avevano in gran parte lottato contro forze troppo superiori e contro un'artiglieria formidabile alla quale la sua era troppo inferiore come materiale. Espresse OP'lnione che molto resta ancora loro da fare, che 'la guerra sarà lunga perché non si può ottenere che difficilmente un successo generale. Ebbe parole dure riguardo all'Inghilterra dicendo che essa commise un grande errore nell'entrare in lotta ed osservando che essa, secondo lui, finora ha avuto i danni maggiori. Deplorò la morte del Ministro San Giuliano ma disse di fidare nella continuazione dell'opera sua per l'azione del Ministro Salandra e per l'influenza del Re. Si informò dei preparativi militari dell'Italia che riconobbe giustificati dalla situazione generale e urgenza assoluta si mostrò perfettamente al corrente interessandosi anche alla questione del materiale di artiglieria e del quantitativo di truppe tuttora in Libia. Ricevendo quindi il maggiore Tellini ripeté in parte conversazione precedente aggiungendo che riguardo alla decisione finale difficoltà sono ancora aumentate dalla impossibilità di operare con energia anche per mare. Aggiunse poi parole di ben venuto e di augurio per la sua missione. L'impressione riportata concorde dai due ufficiali è che il Sovrano non sia molto compreso e impressionato della gravità dell'ora presente e che viva in una atmosfera di ottimismo attendendo per una scadenza sia pure molto lontana una soluzione favorevole.

(l) -Vedi D. 11. (2) -De Facendis telegrafava da Scutari (t. 10320/459 del 23 ottobre, ore 12): «Voci insistenti assicurano prossima nostra occupazione Valona. È da supporsi qui reazione dell'elemento austriacante nazionalista albanese in genere, non escluso forse musulmano che potrebbe ascoltare agenti giovani turchi... A prevenire incidenti faccio considerare a
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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI

T. GAB. s. 1137. Roma, 23 ottobre 1914, ore 20.

Riservatissimo per lei solo. Decifri ella stessa.

Suo telegramma Gabinetto n. 373 (1).

Di fronte alle ripetute affermazioni di Gray di non voler riprendere le note conversazioni finché esse siano a titolo ipotetico, approvo che ella si sia astenuto di intrattenerlo sull'argomento.

Per notizia personale di V. E. osservo però che se Grey stesso ammette che l'Italia non possa uscire dalla neutralità fino a che non sia praticamente ed effettivamente minacciato il vitale interesse italiano dell'Adriatico, deve

O! Vedi D. 13.

pure convenire che non ci è possibile stabilire una data neanche approssimativa per la nostra decisione. Inoltre quando si ver1ficasse quel complesso di circostanze ineluttabili capaci di porre l'Italia nella necessità legittima di rompere la trentennale alleanza, a tutela imprescindibile di vitali suoi interessi che altrimenti sarebbero compromessi per sempre, potrebbe darsi che allora il periodo utile per decidersi risultasse talmente breve da non offrire campo sufficinte al ponderoso negoziato delle nostre condizioni.

Ad ogni modo quando ella avrà occasione di vedere Grey voglia esprimergli la mia ferma convinzione nel pieno successo dei nostri sforzi comuni intesi a sempre meglio consolidare i tradizionali legami di amicizia fra i nostri due Paesi.

Quando l'occasione favorevole se ne presentasse, e di ciò lascio giudice

V. E., voglia dire a Grey che io sono sempre stato a piena conoscenza delle note conversazioni e che ritengo si debbano riprendere.

Ella potrà anche fargli cenno confidenziale che mentre la nostra flotta è fin da oggi pronta ad ogni evenienza, non si può dire lo stesso dell'Esercito pel quale devono ancora essere completati l'indispensabile equipaggiamento invernale ed altri rifornimenti, ai quali si attende con la maggiore alacrità e con ingenti spese. Tuttavia si prevede che la completa preparazione dell'Esercito sarà compiuta solamente nei primi mesi dell'anno prossimo.

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L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA

T. GAB. 1473/140. Berlino, 23 ottobre 1914, ore 20,30 (per. ore 24).

Telegramma di V. E. Gabinetto n. 1130 (1).

Benché non ne avessi ricevuto istruzioni espresse, pure ho creduto opportuno nella supposizione che in ogni caso ne avrebbe avuto comunicazione da Vienna di informare stamane confidenzialmente Zimmermann della sostanza del telegramma ad Avarna. Egli mi ripeté quanto mi disse ieri l'altro (mio telegramma 904) (2): che cioè il Governo germanico trova perfettamente giustificati tutti i provvedimenti che il R. Governo stima dovere adottare per tutelare i propri interessi in Albania e mantenere validità delle decisioni di Londra. Che ciò possa ora accadere senza incontrare opposizione da parte ellenica è anche certamente visto di buon occhio a Berlino, dove malgrado tutto continua apertamente a dominare tendenza giuttosto grecofila.

Della conversazione con me avuta Zimmermann si proponeva di informare il Governo austro-ungarico.

(l) -Vedi D. 25. (2) -Vedi D. 16.
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L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA

T. GAB. S. 1472/131. Vienna, 23 ottobre 1914, ore 22,03 (per. ore 2 del 24).

Telegramma di V. E. Gabinetto n. 1130 (1).

Nel comunicare in via del tutto riservata e confidenziale al Conte Berchtold la prima parte del telegl'amma di V. E. l'ho informato che in presenza situazione anormale di Valona anche per la necessità di provvedere per ragioni umanitarie ai profughi musulmani noi vi compiremo le operazioni strettamente necessarie senza darvi alcun carattere di spedizione militare con vera e propria occupazione territoriale della città. Ho aggiunto che ad ogni modo resta fermo che doveva rimanere integra la validità delle deliberazioni di Londra concernenti l'Albania. Berchtold mi ha detto che non muoverà obiezioni alle operazioni suddette ma che era beninteso che doveva rimanere intatta la validità delle deliberazioni di Londra relative all'Albania nonché le stipulazioni degli accordi reciproci circa l'Albania stessa.

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L'AMBASCIATORE A BORDEAUX, TITTONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA,

T. 10343/689. Bordeaux. 24 ottobre 1914, ore l (per. ore 4,25).

Telegramma di V. E. 5920 (2). Margerie che misi arl corrente del telegramma di V. E. suddetto dice che il Governo francese è completamente d'accordo con quello italiano: Egli mi ha detto avere Barrère pure informato De Martino della partenza di alcuni velieri da un porto ottomano con 1.200 persone condotte da Eyoub Sabri e Bekir Aga e con cannoni fucili e munizioni.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA, ALL'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI

T.R. 5999. Roma, 24 ottobre 1914, ore 13,45.

D'ordine del suo Governo questo Ambasciatore di Russia mi ha comunicato che S. M. lo Zar, volendo dare all'Italia una testimonianza della sua alta simpatia, si è degnato ordinare di proporre liberazione di tutti i prigionieri au

(ll Vedi D. 25.

striaci di nazionalità italiana qualora governo italiano si obblighi a custodirli per tutta la durata della guerra nel Regno, acciocché non possano rientrare nelle file dell'esercito austro ungarico. L'ambasciatore imperiale è autorizzato dal suo governo a dare pubblicità a quanto precede.

Ho risposto al signor Krupensky che, pur apprezzando simpatiche intenzioni di S. M. lo Zar per nazionalità italiana, si presentavano alla mia mente dopo breve riflessione seguenti preliminari difficoltà:

l. Una di fatto: quella cioè del come quei prigionieri avrebbero potuto arrivare in Italia;

2. Una più grave di diritto: sia per i doveri della neutraUtà che siamo tenuti ad osservare, sia perché secondo il nostro diritto pubblico interno non vedo come noi potremmo prendere (naturalmente per mantenerlo) impegno di tenere quei prigionieri e impedire loro di riprendere servizio nell'esercito austro-ungarico. Chiunque italiano o straniero tocca il nostro suolo e non ha commesso reati è libero e la sua libertà non può essere in alcun modo menomata: a fortiori se si tratta d'individui 'italiani. Ho concluso che ad ogni modo la questione andava approfondita e che l'avrei sottoposta all'esame del nostro Contenzioso.

Quanto precede per conoscenza dell'E. V. e per soddisfare l'espresso desiderio del signor Krupensky, il quale ha domandato che V. E. ne fosse immediatamente edotta.

(2) Vedi D. 10.

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IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA

T. GAB. s. 1475/l80. Bucarest, 24 ottobre 1914, ore 14,40 (per. ore 20).

Sono informato che Take Ionescu avrebbe dichiarato a Re Ferdinando che è inevitabile guerra contro Austria-Ungheria e che spetta a Sua Maestà il compito formare la grande Romania come Re Costantino ha fatta grande la Grecia e Re Pietro è in procinto di fare grande la Serbia.

Re Ferdinando non avrebbe fatto alcuna obiezione sostanziale e tanto meno avrebbe parlato di abdicazione. Avrebbe solo parlato senza annettervi troppa fede di quanto gli ha fatto dire Governo germanico e cioè che la Germania conta di avere schiacciato Francia per Natale. Avrebbe pure accennato al pericolo di un attacco bUilgaro ma avrebbe ammesso che lo si può eliminare con opportune trattative e conc,essioni. Re Ferdinando avrebbe poi specialmente insistito sulla necessità della concordia fra ,tutti i partiti politici.

In conclusione si ha l'impressione che il nuovo Re si limiterà strettamente al suo compito costituzionale ed al momento opportuno non si rifiuterà di marciare.

D'altro lato mi risulta che nel seno stesso del partito conservatore sta preparandosi caduta di Marghiloman considerato come troppo ligio ai due Imperi.

7 -Documenti diplomatici -Serie V -Vol. II

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA, ALL'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI,

T. R. 6002. Roma, 24 ottobre 1914, ore 21.

Fo seguito al mio telegramma n. 5999 (1).

È opportuno Ella sappia che ieri Kroupensky dette direttamente all'Agenzia Stefani un comunica1o per annunziare la proposta relativa ai prigionieri austriaci di nazionalità italiana. Egli avrebbe invece dovuto interpellare me prima di dare pubblicità a quella proposta poiché essa contiene la condizione di un impegno che il Governo italiano doveva assumere. Non si trattava quindi di un atto unilaterale ma bensì di un accordo a prendere a due. Avendo io naturalmente ordinato la sospensione del comunicato per aver tempo di esaminare la portata della proposta, l'Ambasciata di Russia e precisamente l'addetto militare ne dette comunicazione ad alcuni giornaListi. Anzi avvenne che 'il Messaggero ha pubblicato stamane la notizia travisandola artiJìiciosamente per tentare di mettere il Governo in imbaTazzo. In segui,to a ciò ho dato alla Stefani un comunicato con testo preciso della proposta russa e colla mia risposta quale risulta dal detto mio 'telegramma N. 5999 (2).

Successivamente Kroupensky mi ha fatto esprimere il suo rincrescimento per la tendenziosa pubblicazione del Messaggero.

Tuttavia non pare del tutto corretto il contegno di questa Ambasciata di Russia. Trattandosi di una propos1a che, a quanto sembra, emana dallo stesso Imperatore di Russia, non vorrei sollevare un incidente né dare seguito sproporzionato a quanto è occorso, ma credo non sarebbe male che in via del tutto amichevole Ella ne facesse cenno a Sazonov come del resto farò io stesso parlandone con Kroupensky (3).

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA, ALL'INCARICATO D'AFFARI A DURAZZO, PIACENTINI, E AL CONSOLE A SCUTARI, DE FACENDIS

T. s. 6031. Roma, 25 ottobre 1914, ore 21.

(Per Scutari solo) Ho telegrafato alla R. legazione a Durazzo le seguenti istruzioni che La prego di considerare come direttamente date anche a V. S.

(Per entrambi) Non ostante tutta la fiducia che le assicurazioni avute e le dichiarazioni fatteci ci autorizzano ad avere nell'atteggiamento di Essad dobbiamo tener presente la circostanza che causa i maneggi de'i Giovani Turchi egli

può essere portato ad adottare una linea di condotta a noi avversa. In queste circostanze C'i conviene non favorire più oltre lo stabilimento di amichevoli e fiduciosi rapporti tra Essad e Bib Doda. Voglia quindi V. S. abilmente trovar modo di non più favorire quest'azione di Essad senza possibilmente scontentare il Pascià.

(Per Scutari solo) Pubblicista Mascioli dovrebbe trovarsi costì od in Mirdizia per indagare atteggiamento di Bib Doda verso Essad e favorirne accordo. Voglia trovar modo di invitarlo a lasciare la Mirdizia recandosi altrove (1).

(l) -Vedi D. 36. (2) -Per il testo del comunicato vedi A. SALANDRA, La neutralitd italiana, (1914).Ricordi e pensieri, Milano 1928, pp. 387-388. (3) -Per la risposta vedi D. 52.
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L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA

T. R. 10422/784. Pietrogrado, 26 ottobre 1914, ore 1,05 (per. ore 14,40).

Telegramma di V. E. 5999 (2). Ministro degli Affari Esteri mi ha oggi intrattenuto oella liberazione dei prigionieri italiani e della risposta fatta dall'E. V. a codesto Ambasciatore di Russia che la ha a.u'i comunicata ieri sera. Egli mi ha detto che l'intenzione di S. M. lo Zar di liberare i prigionieri italiani consegnandoli all'Italia risale a parecchio tempo fa. Per ordine di Sua Maestà fu chiesto allora presso vari distretti il numero degli italiani e raccomandato un trattamento speciale in loro favore. Le liste giunte recentemente hanno segnalato 200 ufficiali e circa 1.000 soldati italiani. Il Governo Imperiale, mi ha soggiunto Sazonov, ha accolto con vivissimo piacere la generosa iniziativa di Sua Maestà molto più che, mentre si diffondono voci di intiepidimenti italo-russi, esso Governo ha così occasione di fornire altra prova degli inalterati suoi sentimenti di simpatia verso l'Italia. Quanto alle difficoltà accennate dall'E. V. a Krupenskij, il Ministro ha osservato che a suo avviso esse non sono insuperabili. Impegno di non rientrare nell'esercito austro-ungarico sino alla fine della guerra potrebbe per esempio essere assunto individualmente dai prigionieri italiani ed il loro arrivo in Italia potrebbe effettuarsi probabilmente a [gruppi] dopo la riapertura dei Dardanelli. Ma tutto ciò, egli ,conclude, è questione di modalità da determinare a seconda delle circostanze. Sazonov non mi ha parlato della obiezione relativa neutralità, ma ha invece insistito nel ripetermi suo compiacimento per l'iniziativa dello Zar [ispirata] da un gentile riguardo verso i sentimenti nazionali dell'Italia e destinata a produrvi un ricambio di simpatia verso la Russia. Mi consta in via confidenziale che on. Barzilai ed altri uomini politici hanno rimesso tempo fa a Krupenskij un indirizzo di ringraziamento per il trattamento speciale fatto in Russia agli italiani sudditi austriaci, che furono equiparati ai cittadini del Regno siccome già ebbi ad informarne a suo tempo codesto R. Ministero.

(l) -Con t. 10531/449 del 28 ottobre, ore 17,30 De Facendis, comunicava • Mascioli partito ieri sera per Bari senza avere visto Bib Doda •. Le sue osservazioni su queste istruzioni sono al D. 65. La risposta da Durazzo non è stata rinvenuta. (2) -Vedi D. 36.
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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA, ALL'ONOREVOLE SONNINO (l)

L. P. Roma, 26 ottobre 1914.

Volevo venire da te iersera; ma pranzai tardissimo e dopo mi sentivo troppo stanco. Vidi Riccio, che informai dello stato delle cose: egli forse ti vedrà in giornata. Sentilo: anche/rnei rispetti della Camera, di cui è pratico.

Di Rubini nulla seppi ieri. Egli non mi ha data più la risposta definitiva. Gliela ho chiesta stamane, pregandolo di venire da me se vuole, come credo, ridiscorrere. Ma bisognerà che se ne esca dentro oggi, col sì o lol no; ed il sì non può avere carattere di promiscuità. I giornali già cominciano a parlare; ma soprattutto vi sono varie e grosse risoluzioni da prendere e non possiamo baloccarci in crisette. Meglio una definitiva, con tutti i suoi inconvenienti.

In quanto agli Estel'i ho rifatto stanotte un esame di cosciernza, cioè una rassegna delle mie forze, e ne ho concluso che un tHolare è necessario e che non è possibile aspettare a dopo la Camera, cioè a fine dicembre. La Consulta richiede in questi giorni tutta l'attenzione di un uomo che non faccia altro; e credo che sarebbe tradire il paese !asciarla per qualche tempo ancora nello stato in cui si trova, anche adesso con me. Si affollano questioni di ogni genere, molte delle q_uali hanno riflessi politici di non lieve importanza, ol•tre quelle grosse di carattere eminentemente politico, come quella di ieri l'altro dei prigionieri di Russia (2) e come un'altra, sostan7ialmente molto maggiore, che si è presentata ieri sera e di cui t'informerò a voce (3). Aspettare parecchie settimane a dare un titolare a un ministero disorganizzato e che intanto è di gran lunga il più importante di tutti assolutamente non si può. E la combinazione Fasciotti, di cui parlammo, incontra molte difficoltà: sarebbe come continuare in una crisi interna, mentre occorre sùbito dare un assetto definitivo ed agire. Ques·to io proprio non posso nel tempo che posso dedicarmi e distratto e turbato come sono da altre cure non prorogabili. Piuttosto -se non si può fare diversamente -resterei alla Consulta, lasciando palazzo Braschi col danno inevitabile di perdere il contatto con la Camera. Ma la Camera e il ministero importano in questo momento meno delle cose del paese.

Tutto questo, naturalmente, non obbliga te ad aderire al desiderio mio, condiviso dai colleghi ai quali ne ho parlato. Ma obbliga me a ripeterti che, a giudizio mio e nonostante l'innegabile valore delle tue obiezioni, tu renderesti al paese un grandissimo servizio entrando. Senza farti in rnessun modo la corte debbo ripeterti che, dato il momento, H tuo intelletto e il tuo cuore troverebbero un campo degno dell'impiego di tutte le loro forze, e che nessuno fra gli uomini politici, che sono in vista, potrebbe sostituirti.

Adesso ripensaci. Passerò da te nel pomeriggio, alle 15,30, salvo avviso in contrario. Mi dirai le tue risoluzioni definitive. Io t'informerò di quello a cui ho accennato disopra e della risposta di Rubini. Per posdomani occorre che una via sia presa; anche quella dell'uscio.

(l) Da BCL, Archivio Salandra, Ed. in SoNNINO, Carteggio, cit., D. 32.

(2) Vedi DD. 36 e 38.

(3) Vedi D. 43.

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L'INCARICATO D'AFFARI A DURAZZO, PIACENTINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA

T. 10434/1007. Durazzo, 26 ottobre 1914, ore 17 (per. ore 20,30).

Data partenza Commissione e assicurazione di appoggio finanziario da parte nostra (assicurazione che ho potuto dare ad Essad con ritardo causa lentissime comunicazioni telegrafiche) Essad riacquista libertà ed efficacia di direzione e sicurezza della continuità della sua azione. A tal fine però Essad raccomanda vivamente V. E. di impedire qualunque relazione tra Albania e Turchia avendo Italia in mano tutte le vie di comunicazione postali telegrafiche e marittime. In queste condizioni Essad spererebbe anche poter indurre senato albanese a esprimere un voto di appello all'Italia per un suo intervento diretto in difesa dell'Albania.

Su ciò riferirà più dettagliatamente a V. E. barone Aliotti.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA, AGLI AMBASCIATORI A BORDEAUX, TITTONI, A LONDRA, IMPERIALI, E A PIETROGRADO, CARLOTTI

T. GAB. s. 1141. Roma, 26 ottobre 1914, ore 21,45.

Decifri ella stessa.

Questo Ambasciatore d'Inghilterra mi ha fatto a nome di Grey la seguente comunicazione colla espressa riserva del più assoluto segreto.

• I preparativi turchi per un attacco contro l'Egitto hanno progredito con una elaborazione che ci ha fatto comprendere essere imminente un'aggressione. Se la Turchia attacca l'Egitto, come noi crediamo ora inevitabile, ci troveremo di fronte alla questione del Canale di Suez. Questa è certamente una questione d'importanza anche per l'Italia, la quale ha tanto bisogno di mantenere le sue comunicazioni con l'Eritrea a traverso il Canale. In queste circostanze è interessante di conoscere quale sarà l'attitudine dell'Italia e se essa sarebbe disposta a cooperare per mantenere aperto il Canale •.

Rodd mi ha detto che i turchi hanno radunato forze importanti verso la penisola di Sinai ed ho compreso che il Governo inglese è preoccupato per il

Canale e per l'Egitto. L'Inghilterra è sicura d'impedire ogni attacco per via di mare, ma non per via di terra. Grey desidera che noi consideriamo la questione per vedere se vi è modo di adoperarci per assicurare la neutralità e quindi il libero passaggio del Canale; e Rodd riconosceva come il problema fosse per noi difficile a risolvere. Grey non intende esercitare alcuna pressione, ma ha voluto fare all'Italia questo amichevole invito.

Ho risposto a Rodd che mi riservo di esaminare la questione e gli darò una risposta dopo aver preso gli ordini di Sua Maestà.

(Per Londra). Intanto la prego di avere in proposito con Grey un colloquio preliminare e in nessun modo impegnativo allo scopo di conoscere, meglio che non risulti dalla succinta comunicazione di Rodd, quale sia la reale portata della proposta inglese; e la prego telegrafarmi il suo parere al riguardo tenendo anche conto delle seguenti considerazioni.

(Per Bordeaux e Pietrogrado). Questa proposta britannica potendo anche avere conseguenze indirette per i nostri rapporti con codesto Stato, gradirò di conoscere telegraficamente il suo parere in proposito tenendo anche presenti le seguenti considerazioni. Inutile raccomandarle il massimo segreto anche con codesto Governo.

(Per tutti). Premetto che sarebbe opportuno di avere il maggior numero possibile di indicazioni circa la reale situazione militare turco-egiziana, circa l'efficienza del minacciato attacco turco, circa le forze disponibili dell'una e dell'altra parte. Telegraferò a Costantinopoli e al Cairo (1), in modo però da non dare alcun indizio della proposta inglese, per avere notizie, ma gradirò conoscere telegraficamente da lei ogni informazione utile che si potesse costà ottenere.

In merito alla proposta di Grey osservo anzitutto che essa non è formulata in modo rispondente alla realtà delle cose. Per l'Inghilterra si tratta di proteggere non già soltanto la neutralità e il libero passaggio del Canale, ma bensì l'Egitto. Quando l'esercito turco avesse oltrepassato il Canale, esso sarebbe padrone dell'Egitto ove probabilmente sarebbe inevitabile una insurrezione indigena. L'Inghilterra, sicura nel mare, non si sente altrettanto sicura per terra e potrebbe forse domandare una spedizione di nostre truppe, ma questo nostro concorso, per le considerazioni sopraesposte, avrebbe una portata reale ben maggiore di quanto apparisce dalla formula limitata alla neutralità e al libero passaggio del Canale. Ciò non esclude che, eventualmente, quella formula sia da adoperare per considerazioni diplomatiche.

Ciò premesso, sembra a prima vista che la proposta inglese offra pericoli

e vantaggi dal punto di vista degli interessi italiani.

Com'è noto a V. E. la considerazione dei vitali interessi italiani che possono essere irrimediabilmente compromessi in caso di vittoria della Triplice Intesa, permanendo noi nella neutralità, ci ha indotti a intraprendere con Londra le note conversazioni a necessaria preventiva tutela di quegli interessi. Tuttavia non abbiamo creduto accogliere l'invito del Governo inglese di conclu

dere sin da ora un accordo definitivo sulla base di quelle conversazioni per varie ragioni fra cui le princiJpali sono le seguenti:

l o -Le sorti della guerra sono ancora lungi dal volgere a favore della Triplice Intesa.

2° -Occorre che si verifichi di fatto la minaccia efficiente dei vitali interessi italiani nell'Adriatico la quale sola può giustificare in faccia al mondo la nostra uscita dalla più che trentenne alleanza.

3° -La preparazione del nostro esercito non è ancora completa, specie nei riguardi di una campagna invernale.

Ora una nostra spedizione contro la Turchia in Egitto produrrebbe secondo ogni probabilità lo stato di guerra fra l'Italia e la Turchia. Usciremmo quindi dalla neutralità, ma per le ragioni suddette non crediamo di potere attualmente uscire dalla neutralità nei riguardi della Germania e dell'Austria-Ungheria. Resta a vedere se e come sda possibile eventualmente venire in aiuto dell'Inghilterra in Egitto senza uscire dalla neutralità nei riguardi della Turchia, o almeno, senza uscire dalla neutralità verso la Germania e l'Austria-Ungheria quando fosse inevitabile la guerra colla Turchia.

Quest'ultima eventualità, è bene osservarlo, sarebbe per noi gravida di conseguenze pei nostri interessi economici in Turchia e per le nostre colonie.

Quindi in nessun modo vorremmo correre questo rischio nè potremmo rendere all'Inghilterra il segnalato servi2lio che ci richiede, senza un corrispondente vantaggio. Questo non potrebbe essere altro che la conclusione dell'accordo che ci assicura le complete guarentigie per tutte le future eventualità e per tutte le conseguenze di una nostra entrata nel conflitto.

Certamente se, nella ipotesi della vittoria della Triplice Intesa, noi potessimo assicurarci quei vantaggi che ad essa richiediamo in cambio della nostra entrata nel conflitto, ma solamente mediante una guerra colla Turchia, ritengo avremmo ottenuto un buon risultato.

Osservo finalmente che il nostro aiuto all'Inghilterra in Egitto potrebbe anche essere giustificato dalla opportunità di proteggere la Libia contro la invasione turca (1).

(l) Salandra telegrafò solo a Costantinopoli: vedi D. 62.

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA

T. GAB. 1477/375 (2) Londra, 26 ottobre 1914, ore 22,27 (per. ore 4 del 27).

Oggi ho nuovamente incontrato Steed. A proposito dei greci in Epiro, di Valona ecc. egli, dopo avermi detto che le cose vanno di bene in meglio, per gli alleati, ha osservato che oramai l'Italia ha perduto un'occasione che non

ritroverà mai pm, che il buon momento per intervenire è vassato, che Cavour e Garibaldi avrebbero agito diversamente ecc. ecc. Tutto questo discorso, confesso, mi ha dato ai nervi. Ho risposto quindi a Steed che una Nazione di 38 milioni di abitanti con un Esercito valoroso di quasi due milioni, ed una Marina che può dare ottimo conto di sè, si trova sempre in grado di far valere i propri diritti contro chicchessia e di tutelare in qualunque momento i propri interessi se minacciati. I1l fatto che questo Esercito e questa Marina non sono scesi dn campo contro gli alleati non dovrà essere considerato con tanta disinvoltura. Ho aggiunto che il migliore mezzo per alienarsi le simpatie italiane è appunto quello di venircì ogni momento a dare consigli in tono più o meno protettore e magari comminatorio contro il quale ci ribelliamo anche se viene da paesi che abbiamo sempre considerati e consideriamo nostri amici e con i quali desideriamo mantenere e consolidare cordialissime relazioni.

Non attribuisco soverchia importanza al linguaggio di Steed perché ritengo non rispecchi fedelmente il pensiero di questo Governo o per lo meno di Grey. Non credo però dover dissimulare a V. E. che nel grosso pubblico inglese accennano sensibilmente ad affievolirsi verso nostro paese le simpatie che al principio della guerra dopo la proclamata nostra neutralità erano sincere e caldissime. Da fonte sicura mi è stata ad esempio attirata attenzione su certe osservazioni pronunziate in alcuni autorevoli ed influenti circoli parlamentari nel senso che causa morale per la quale Inghilterra sta lottando con così terribili sacrifici riesce in realtà indifferente all'Italia la qua,le da questa guerra sia che vi partecipi sia che res,ti neutrale mira soltanto a trarre massimo profitto • per fare un buon affare •.

(l) -Per le risposte vedi, rispettivamente, DD. 57, 60 e 115. (2) -Per errore, nel protocollo in partenza, questo telegramma reca lo stesso numero di protocollo particolare di quello edito al D. 23.
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L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA (l)

L. P. Berlino, 26 ottobre 1914.

Quello che mi dici, nella tua lettera del 22 (2) -di cui molto ti ringrazio -circa la disapprovazione che riscuoterebbe in Italia una nostra ,eventuale

• ritirata •, mi ha certo molto scosso e impressionato. Non però ancora interamente convinto.

Osservo, intanto, che all'atto della dichiarazione di guerra alla Germania, tre ministri inglesi, Burns, Morley e Trevelyan, abbandonarono i loro portafogli. È vero che si trattava di ministri parlamentari, e non di semplici funzionari, come pur sono i diplomatici, anche se ambasciatori e senatori del regno; ma, in momenti eccezionali come questi, anche decisioni eccezionali possono essere giustificate. Del resto, riconosco che l'impressione sarebbe inevitabilmente sfavorevole, se le nostre dimissioni fossero date immediatamente prima del

(ll Ed. in Carteggio Avarna-Bo!lati, cit. pp. 21-24.

fatto -qualunque sia -che avrebbe come necessaria conseguenza l'entrata in azione: allora sì che si potrebbe parlare di diserzione. Ma, nel pensiero mio, le dimissioni dovrebbero seguire non appena avessimo raccolto indizi sufficienti per dedurne che la decisione, che si va meditando, fosse ormai diventata definitiva. E, fn questo caso, mi domando se non sri dovrebbe, come qui fece altre volte Marshall, • cercare un rifugio nella pubblicità • e dire apertamente le ragioni che ci avrebbero dettato il gran passo... Ma anche questo, lo ammetto, presenta serii inconvenienti: e sono più che mai perplesso... Eppure; mi I'ipugna il rendermi istrumento e complice di una politica che considero sleale e funesta per il nostro paese!

In ogni modo, non farò certo nulla, senza prima aver chiesto il tuo consiglio ed essermi concertato con te.

Frattanto, si moltiplicano gli indizi che la nostra uscita dalla neutralità è ormai risoluta, e che, se si aspetta, è soltanto a causa della preparazione ancora incompleta dell'esercito, e per timore dii una pericolosa vittoria dei nostri ex alleati. Non ti pare strano, per esempio, che i propositi d'azione, ripetutamente manifestati dal R. Governo riguardo all'Albania, non siano mai stati tradotti in atto? È già la terza volta che ciò accade: prima per l'occupazione di Sasseno annunciata, accettata, e non eseguita: poi, per il diritto di visita delle navi contrabbandiere nell'Adriatico, mantenendolo in teoria, ma del quale si lascia, in realtà, l'esercizio alla flotta francese: e ora, finalmente, per l'occupazione di Valona, alla quale qui hanno subito aderito in modo tale da farmi supporre che erano già sicuri dell'adesione di Vienna. Tutto ciò non produce anche in te l'impressione che llllesti diversi provvedimenti siano stati escogitati nella supposizione, e nella segreta speranza, che i nostri alleati vi si sarebbero opposti? vedendo che non lo facevano, vi si rinuncia; anche per evitare qualche possibile complicazione coi novissimi amici della Triplice lll!tesa e poi per contentare il Secolo e il Corriere della Sera, che non vogliono veder • disperse le nostre forze •. Del resto, il discorso pronunciato da Salandra al ministero degU esteri ha fatto a me pure lo stesso effetto -disastroso -che a te, ed ha confermato l'opinione che m'ero formata dell'uomo conoscendolo davvicino a Roma; l'uomo che ha un animo • senza pregiudizi • e si lascia ispirare soltanto dal • sacro egoismo • della patria, in realtà dall'egoismo suo personale, che gli fa balenare la prospettiva di passare alla posterità colla gloriosa aureola dii aver conquistato nuovi territori all'Italia e compiuto l'unità nazionale. Alla quale unità nazionale contribuirà possentemente, a quanto pare, la Russia, che ha già cominciato l'opera sua colla bella pensata di Anatole Kroupensky.

Senza dubbio, i nostri ardenti patrioti saranno entusiasti della magnanimità del governo dello Zar, grande protettore, come tutti sanno, delle nazionalità irredente, a cominciare dai polacchi e dai finlandesi, e senza dimenticare gli ebrei. Vi sarebbe proprio da ridere, se non vi fosse da piangere!

Mi parli del tuo nuovo addetto militare. Come forse saprai, quello di Berlino, Calderari, era stato richiama,to in seguito a penosi incidenti qui capitatigli all'inizio della guerra; e per questa stessa ragione, avevo espresso io medesimo l'avviso che il suo successore, già designato, tardasse a raggiungere la destinazione. Ora però, vedendo che la Germania ha mandato, appunto in questi giorni, un nuovo addetto militare a Roma, e che il nostro è già arrivato a Vienna, m'è sembrato non vi fosse più motivo di prorogare ulteriormente la vacanza qui. L'ho detto al ministero, che -caso raro! -ha a'Pprovato la mia idea: e credo che il successore, colonnello Bongiovanni del quale mi viene detto il più gran bene, arriverà fra poco a Berlino. Ora ti pregherei di dirmi come s'è comportato codesto addetto militare, specialmente di fronte alla questione se debba o no recarsi al quartiere generale, come tutti gli addetti militari delle Potenze, mentre ne avevamo qui ricevuto l'invito.

Il dubbio circa il festeggiamento del genetliaco di Sua Maestà era venuto anche a me. E siccome per il 20 settembre, avevo riunito la colonia all'ambasciata e avevo constatato che quella riunione era la sola di cui i giornali avessero fatto menzione, così ho pensato di sottoporre al ministero il quesito circa il da farsi per 1'11 novembre. Ora ne aspetto la risposta, che mi affretterò a farti conoscere. Se mai, mi proporrei di fare come al 20 settembre: cioè una semplice convocazione, nel pomeriggio all'ambasciata, senza banchetto e quindi senza brindisi formali, il che permetterebbe di girare • la difficoltà cui tu giusta

c

mente accennavi.

Le notizie della guerra sono sempre, anzi più che mai, incerte: si va avanti un po' da una parte, ma si indietreggia dall'altra. Certo, la partita è terribile. e non si vede come la Germania possa fronteggiare, quasi da sola, la turba stragrande dei nemici: finora, però, tutte le sue truppe, salvo un piccolo manipolo in Alsazia, combattono in territorio nemico, e, dopo circa tre mesi di guerra, il risultato può essere considerato soddisfacente. Ma lo stesso, noto, non si può dire dell'Austria: e poi, quando lo si potesse dire, e l'Austria fosse davvero vittoriosa, non sarebbe questo, appunto per le ragioni che tu dici, anche un pericolo per il nostro paese? Da qualunque parte lo si guardi, l'avvenire è spaventosamente buio. Qui, come avrai visto hanno reeisamente smentito che vi siano ufficiali germanici o preparativi per invio di truppe nel Trentino. Zimmermann me ne dava stamane la sua parola d'onore. Sarà! Io, in ogni modo, profittai dell'occasione per dirgli che questo benedetto Trentino era stato la causa di molti mali. Mi rispose: • Se volete marciare al nostro fianco, lo potrete avere! • Io gli replicai che ora era troppo tardi, e che l'offerta avrebbe dovuto esserci fatta prima della dichiarazione di guerra: allora, forse (e • in pectore • mi dicevo e forse anche, più probabilmente, no), avremmo potuto marciare. E Zimmermann aggiunse che era impossibile (. zumuten • ) all'Austria di procedere a nostro favore ad una c vivisezione • .in premio della nostra neutralità. Purtroppo è così; e del resto, oramai, anche se ci offrissero il Trentina -e Valona, ben inteso -H CQrriere della Sera non se ne ·contenterebbe: esso vuole Jca guerra; ed è esso che governa l'Italia!

È per me un gran conforto 'il potermi sfogare con te, e il riceverne, in ricambio, i tuoi saggi consigli ed •apprezzamenti. Se continuerai questa nostra corrispondenza te ne sarò estremamente grato.

P. S. Dai telegrammi di stamane parrebbe che qualcosa si stia realmente facendo a Valona!

(2) Vedi D. 27.

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IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA

T. GAB. S. 1478/183. Bucarest, 27 ottobre 1914, ore 2 (per. ore 16).

Mio telegramma gab. segreto n. 180 (1). Ho chiesto al signor Bratianu quali fossero le idee del nuovo Re circa la politica estera della Romania.

Egli mi ha risposto che non aveva ancora avuto modo di rparlarne con Sua Maestà di proposito, ma essere convinto che Sua Maestà, pur essendo alieno da una politica di avventure, non opporrebbe alcuna obiezione di massima a qualsiasi azione voluta dal Paese e reputata utile aU'avvenire nazionale. Bratianu ha aggiunto che neppure l'opposizione del Re Carlo era a suo avviso irriducibile. Il defunto Re riconoscev,a, almeno negli ultimi tempi, inevirtabile il completamento dell'unità nazionale a danno dell'Austria-Ungheria, ma solo riteneva non ancora venuto il momento dello sfacelo della duplice monarchia e temeva l'egemonia russa in Oriente. Quando i fa,tti avessero dimostrato l'imminenza dello smembramento dell'Austria-Ungheria, egli avrebbe marciato come marcerebbe Re Ferdinando. Da altra fonte mi si comunica che il Re Ferdinando si rende perfettamente conto che l'interesse e le aspirazioni nazionali sono per la guerra contro l'Austria-Ungheria e messo di fronte a questo stato di fa,tto da un lato ed ai suoi sentimenti personali dalil.'altro, lascerà la direzione della politica estera e farà quello che il Governo deciderà. La Regina Maria è in politica anti-germanica ed anti-austriaca ed è conscia della necessità di riconquistare per la Dinastia le simpatie del popolo diminuite negli ultimi tempi. A questo scopo appunto essa si manifesta in favore di un più intimo ravvicinamento tra la Romania e l'Italia e tra le due Dinastie.

Mi consta che negli ultimi giorni di vita del Re Carlo il proposito del Re di partire con tutta la Famiglia Reale diede luogo ad un violento battibecco tra il Re e l'allora Principessa ereditaria. Questa disse concitatamente al Re Carlo che egli, la Regina Elisabetta ed il Principe Ferdinando avevano una patria ove rifugiarsi dopo avere lasciato il paese, come essa stessa poteva ritirarsi in Inghilterra, ma chiese che cosa sarebbe avvenuto dei suoi sei figli che non sono né tedeschi né inglesi ma solamente romeni. Avendo Principe Ereditario preso le parti del Re, la Princ'ipessa Maria si allontanò dal palazzo e gili. Augusti coniugi non si riconciliarono che alla vigilia della morte del Re Carlo in una casa amica ove Principessa ereditaria era ospite.

Ciò dimostra Quanto siano erronee le notizie comunicate da Berlino e Vienna circa i sentimenti ed il presumibile contegno dei nuovi sovrani romeni.

Prego mantenere il !'egreto su quanto precede.

(l) Vedi D. 37.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA, ALL'ONOREVOLE SONNINO (l)

L. P. Roma, 27 ottobre 1914.

Iersera conferii per due ore con Rubini e il ministro della Guerra. Si posero le basi di un'intesa, la quale do,vrebbe essere concretata dentro oggi nei particolari. Rubini parlò come uno che dovesse rimanere. Spero che oggi non ci ripensi e si penta. Ma domani terremo un Consiglio e bisognerà che si constati se la baracca deve, o no, saltare. Nel qual caso è mPglio farla saltare presto.

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L'ONOREVOLE SONNINO AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA (2)

L. P. Roma, 27 ottobre 1914.

Dalla Tua lettera (3) rilevo con piacere che per ora Rubini si è acquetato. Sugli altri devi importi.

Stamane ho veduto Sacchi: l'ho trovato molto ragionevole. Vorrebbe che la Camera durasse pochi giorni, non più dello strettamente necessario per votare le facoltà indispensabili da concedersi al governo, ed evitando per quanto possibile le discussioni che possano nuocere all'estero o dividere all'interno. Egli dice che Fera è pure di ,questo parere, e così Pantano. Se fanno una riunione di radicali (cosa che egli non vorrebbe ma che prev,ede di non poter evitare) cercherà di impedire che si scantoni. Conviene con me che nel momento attua'le conviene che Tu vada avanti con <!'interim e col gabinetto come si trova, perché ogni cambiamento può precipitare gli avvenimenti. Egli pure deplora che a Valona non si sia fatto subito come occupazione o come affermazione tutto quello che possiamo voler fare anche in avvenire; in modo da non avere più da metterei le mani e da poter avere l'azione più libera nei negoziati coi Balcanici. Dice che siamo ancora a tempo a farlo. • Ma purché non si aspetti molto •: aggiungo io.

Siamo rimasti che al mio ritorno qui ci occuperemo di intenderei con altri parlamentari per frenare le discussioni ed evitare divisioni anche di sola apparenza. Quando verrà Alessio si può combinare lo stesso anche con lui.

Coraggio dunque ed energia! Cerca di prendere tempo così all'estero come all'interno. Se in questa settimana puoi conferire con i parrucconi parlamentari, fallo per evitare questioni di suscettibilità.

Io conto tornare definitivamente a Roma di qui a otto giorni o circa.

Il mio indirizzo normale in questi giorni è Quercianella. Probabilmente dovrò

andare giovedì sera per 24 ore a Firenze (Sul Prato 38), tornando a Quercianella venerdì sera. Se posso servire a qualcosa sono sempre a Tua disposizione. Partirei stasera alle 18.

(l) -Da BCL, Archivio Salandra. Ed. in SoNNINO, Carteggio, cit., D. 33. (2) -Da BCL, Archivio Salandra. Ed. in SONNINO, Carteggio, cit., D. 34.

(3) Vedi D. 47.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, BOLLATI, E A VIENNA, AVARNA

T. R. 6055. Roma, 27 ottobre 1914, ore 15.

Da fonte attendibile si ha che circa 10000 uomini della guarnigione di Pola sarebbero presto inviati nel Belgio e che a sostituirli sarebbero destinati 10000 uomini dell'esercito germanico.

Questa notizia si connette alla direzione ormai ovunque assunta in Austria dalle autorità militari germaniche e alle difficoltà politico-disciplinari che si dicono esistere entro Pola.

Prego V. E. assumere possihilmente notizie circa esattezza di questa informazione e telegrafarmi (1).

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA, ALL'ONOREVOLE SONNINO (2)

L. P. Roma, 27 ottobre 1914.

Con Rubini spero d'i essere a posto (3); ma non si può dire (e temo che non si potrà mai dire) che lo sono. Oggi seguitano le trattative fra lui e il ministro della Guerra. Domani avremo un Consiglio, nel quale si deve concludere con una deliberazione. Se non si concluderà, io darò le dimissioni dell'intero ministero; e poi sarà quello che sarà.

Sta bene per Sacchi e gli altri radicali. Ma la stampa del loro colore, specialmente per Valona, disturba quanto può. La verità è che non sono concordi fra loro e non hanno alcuna efficacia.

Ti ringrazio dei tuoi auguri. Coraggio e energia, secondo le mie forze, non mi mancano. Ma lo stato di promiscuità e d'incertezza fiacca l'energia, o ne rende inutile l'impiego. Di fuori ti pare facile seguitare così, perdendo parecchie ore al giorno in discussioni. Ma di dentro ti aocorgeresti meglio del danno reale, a parte il patimento, di una tale condizione di cose. E ti saresti pure accorto me,glio delle difficoltà per l'occupazione militare di Valona, che nessuno vuole, meno quelli che parlano con te, salvo a disdirsi e a dire che tu esageri un momento dopo.

Attenderò il tuo ritorno a Roma, se sarà possibile attenderlo. Ma, se risoluzioni decisive accorressero prima, ti telegraferò.

(l) La risposta di Averna non è stata rinvenuta, ma si veda il D. 150; per quella di Bollati vedi D. 81.

(2) Da BCL, Archivio Salandra. Ed. in SoNNINO, Carteggio, cit. D. 35.

(3) Vedi D. 48.

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IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA

T. RR. 10470/1014. Durazzo, 27 ottobre 1914, ore 17 (per. ore 20,45).

In un lungo colloquio con Essad ho potuto accertare fino a che punto può in Questo momento essere svolto programma di V. E. concernente Valona: l o Non vi sarebbe nessuna difficoltà a che la missione sanitaria cominci subito sua opera umanitaria. Sarebbe però opportuno che essa finga sbarcare parte personale e materiale dal postale italiano in modo che la cosa non apparisca subito Quale una diretta emanazione delle forze navali. 2° Non appena verrà pubblicata la notizia dell'entrata dell'esercito greco ad Argirocastro non vi sarebbe nessun inconveniente che i nostri marinai sbarchino a Sasseno. Per facilitare la nostra operazione e non cveare diffidenze fra i musulmani [sarebbe bene] di fare ,al momento opportuno una protesta contro l'invasione greca ed un appello alle Potenze per il rispetto ai deliberati di Londra. Allora l'Italia sbarcando a Sasseno proclama che essa intende agire a tutela dei deliberati medesimi. 3° In quanto alla organizzazione della milizia sarebbe opportuno aspettare ancora alcuni giorni, far venire Castaldi a Durazzo ove egli prenderebbe in apparenza gli opportuni accordi col Senato Albanese. Prego V. E. voler impartire istruzioni che crede opportune all'ammiraglio Patris circa la missione sanitaria e avvisare pure Castoldi. Ho telegrafato quanto precede al

R. Console in Valona pregandolo avvisare Ammiraglio Patris.

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L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA

T. R. 10505/792. Pietrogrado, 27 ottobre 1914, ore 20,30 (per. ore ... del 28).

Telegramma di V. E. n. 6002 (1). Ho interpretato presso Ministero Affari Esteri nel senso e nel modo prescrittimi l'impressione non favorevole prodotta sull'E. V. dalle comunicazioni fatte da codesto Ambasciatore di Russia, senza previo di Lei consenso, alla Stefani e ad altri gdornalisti. Sazonov dopo qualche esitazione e segni di disappunto mi ha chiesto se tali comunicazioni riferivansi alla profferta imperiale od anche alla risposta di V. E. ed apprendendo trattarsi della prima, ha cercato di sostenere in opposizione al mio argomento che dopo ,tutto dalla pubbli

cazione di essa non poteva risultare alcuna indiscrezione sul pensiero del

R. Governo, mentre dal canto suo Kroupensky, non era astretto a fare mistero della lieta notizia, nella sua buona fede ed espansività, le aveva dato corso. Sazonov ha soggiunto che profferta di consegnare all'Italia prigionieri di nazionalità italiana era stata inspirata allo Zar dagli abituali suoi sentimenti umanitari, dalla innata sua bontà e gentilez.za di animo come dalla sua simpatia per la nostra Nazione, ma che il Governo Imperiale non avrebbe esitato a sconsigliarla se avesse potuto immaginare che venisse intevpretata altrimenti e che le v·enisse riservata l'accoglienza che trovò. Ogni diverso sign,ifi.cato, affermò il Ministro, che venisse attribuito alla nobile iniziativa dello Zar e particolarmente quello di un' • avance • diretta ad accaparrarsi la riconoscenza dell'Italia sarebbe assolutamente erroneo, simile puerile tentativo essendo del tutto incompatibile in questo momento serietà del Governo Imperiale ed anche superfluo viste le disposizioni già esistenti presso di noi. Se le sorrti della guerra, egli concluse, si stanno decidendo in assenza Italia, ciò non riguarda ormai più che gli interressi di questa dei quali non spetta alLa RusSiia di preoccuparsi. Nel calore del discorso che però non recava intonazione di risentimento ma piuttosto di rincrescimento per le temute fallaci interpretazioni delle intenzioni del suo Sovrano, Sazonov ,stava per allontanarsi dal tema onde io cortesemente interrompendolo gli ho fatto presente che giusta i telegrammi da me ricevuti il R. Governo aveva apprezzato al suo vero ed alto valore la domanda dell'Imperatore e ne aveva espresso la sua sincera e viva riconoscenza ma che i problemi risultanti (caso del tutto nuovo di diritto interno e internazionale) e le responsabilità ad esso inerenti non [esentavano V. E.] dal maturo esame che si è riservato in proposito. Nel che Sazonov, pur esprimendo sua delusione, non ha indugiato a convenire.

(l) Vedi D. 38.

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IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA

T. RR. u. 10490/1015. Durazzo, 27 ottobre 1914, ore 22 (per. ore 8 del 28).

In conformità alle istruzioni (l) di V. E. mi sono assicurato dell'appoggio efficace che potremo trovare presso Essad ai fini della nostra politica, e l'ho quindi avvisato che il R. Governo '1ntende mettere a disposizione sua una prima somma di 50 mila franchi oro. Ho già emesso un primo assegno a questa Società Commerciale d'Oriente per l'ammontare di 10 mila lire italiane oro sul mio conto corrente presso la Banca d'Italia ove tengo già fondi disponibili. Prego V. E. disporre per il versamento dell'ammontare necessario in Lire italiane

carta per far fronte sino a 50 mila lire oro di assegni da me rilasciati e da rilasciare tenuto conto del cambio. Emetterò gli assegni per i 40 mila franchi rimanenti non appena avrò avuto avviso dei versamento fatto presso codesta Banca d'Italia. Cercherò di fare in modo che questa prima somma possa bastare ad Essad per 15 giorni col pretesto che la Società Commerciale d'Oriente non ha il numerario occorrente. Verso il 12 novembre occorrerà che V.E. provveda al versamento in oro di una seconda quota di 50 mila lire che procurerò far durare il più possibile vigilando i bisogni dell'Amministrazione locale.

(l) Orali ma anche trasmesse con D. 12.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA, ALL'ONOREVOLE SONNINO (l)

L. P. Roma, 28 ottobre 1914, mattina.

La pressione diplomatica incalza -per opera dell'Inghilterra da una parte della Germania dall'altra -in vista della prossima eventualità dell'entrata in guerra della Turchia. Bisognerà prendere prossimamente gran risoluzioni; e

• tirare in lungo • non è facile quando gli altri • tirano in breve • di qua e di là. Ad ogni modo anche a tirare in lungo occorre assidua cura e attenzione non interrotta e non turbata da altri pensieri. Io non mi sento, decisamente, di affrontare da solo tale responsabilità, anche perché la mancanza di preparazione tecnica mi rende più lungo e penoso un lavoro inconsueto. Mi pare di tradire gli interessi del paese, di fronte ai quali le considerazioni parlamentari debbono cedere.

Anche Martini è di opinione che occorre chiudere al più presto la crisi degli Esteri, comunque egli non sia informato di tutto quello che tu sai.

Debbo quindi, per tutte le ragioni che non starò a ripeterti, rinnovarti la vivissima preghiera di consentire senz'altro a entrare sùbito. Se mi dici di no, dovrò risolverla in altro modo, non so ancora bene quale, ma certo meno gradito a me (il che sarebbe poca cosa) ma meno giovevole al paese. E questa è la sola ragione che invoco per vincere le tue giuste riluttanze.

Nel Consiglio dei ministri di oggi dovrà constatarsi, o meno, l'accordo tra Rubini e il ministro della Guerra e prendersi una deliberazione risolutiva e concreta, la quale è pure indispensabile; perché ogni giorno che passa a esaminare tabelle è dannoso per la preparazione militare, che ne rimane sempre più ritardata. Quindi saprò stasera se Rubini rimane o se ne va. In questa seconda ipotesi mi farò autorizzare dal re a rifare, se occorra, tutto il ministero, che, naturalmente, si rifarebbe insieme, se tu vorrai darmi il consenso immediato, che ti chiedo però anche per la prima ipotesi.

Gli eventi incalzano; e non è in potere nostro l'arrestarli. Occorre invece provvedere senza indugio a fronteggiarli secondo le nostre forze.

Ti ,telegraferò stasera (l) (ma il telegramma ti arriverà domattina) l'esito del Consiglio per ciò che concerne Rubini; ma in qualunque modo ti chiederò una risposta per gli Esteri.

Non supporre che io voglia forzarti la mano, al che del resto non avrei potere. È che proprio, dopo molta meditazione, mi sono convinto che debbo fare così, per coscienza.

(l) Da BCL, Archivio Salandra. Ed. in SONNINO, Carteggio, D. 36.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA, AL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, E AL CONSOLE A VALONA, LORI

T. GAB. 1142. Roma, 28 ottobre 1914, ore 11,35.

Agenzia di Atene ha pubblicato in data 27 corrente un ,comunicato del Governo ellenico, che conchiude nei seguenti termini:

• Governo greco, inspirato a sentimenti umanitari e arrendendosi alle invocazioni degli abitanti dell'Epiro, cristiani e musulmani, i quali ripetutamente gli avevano chiesto di assumersi la responsabilità dell'ordine e della sicurezza del paese, decise di fare avanzare le proprie truppe nei distretti di Argirocastro e di Premeti, di assicurare l'ordine 1e permettere agli abitanti che avevano abbandonato le loro case di ritornarvi, di garantire la vita e i beni di tutti gli Epiroti senza distinzione di religione e assicurare ai confini del Regno, l'ordine indispensabile alla sua sicurezza.

Ciò era tanto più necessario inquantoché questa azione ebbe luogo prima che l'epoca della semina si avvicinasse e occorreva che le famiglie degli emigrati potessero tornare in tempo per la semina stessa.

La Grecia, procedendo ad una misura di carattere assolutamente provvisorio, si propone di conformarsi strettamente alle decisioni delle Potenze, alle quali aderì con la sua nota dell'8-21 febbraio e ha già proceduto, in questo senso, all'invio di una dichiarazione alle Potenze ».

(Per Durazzo) Conforme le intese verbali prego V. S. dare nei modi opportuni pubblicità a questa notizia e valersene a preparare l'ambiente per la nostra occupazione di Sasseno avvertendo che abbiamo interesse ad affrettarla più che possibile.

Attendo sue comunicazioni telegrafiche (2).

8 -Documenti diplomatici -Serie V -Vol. II

(l) -La sera Salandra telegrafò a Sonnino: • Consiglio proseguirà domani mattina. Ma crisi Rubini inevitabile dopo la quale rassegnerò dimissioni ministero>, Sonnino rispose il 29, alle 10,30: • Arriverò questa sera mezzanotte. Ci vedremo domattina e spero potremo combinare tutto •. (2) -Per la risposta vedi D. 66.
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L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA

T. GAB. 1479/l41. Berlino, 28 ottobre 1914, ore 14,52 (per. ore 21).

Mi riferisco rapporto riservatissimo n. 3204/628 18 corrente (1).

Le probabilità di un prossimo richiamo da Roma • per motivi di salute • dell'attuale ambasciatore di Germania si fanno sempre maggiori: e ormai non vi sono più da superare per rendere nota la cosa definitivamente che l'ultime resistenze di Jagow stretto da intima amicizia con Flotow. Da fonte non ufficiale ma autorevolissima e in grado di saperlo con certezza sono stato confidenzialmente informato che sarebbe in questi ultimi giorni preso proposito di inviare provvisoriamente a Roma invece del Mumm cui accennavo in quel mio rapporto l'ex cancelliere dell'Impero Biilow. Questi sarebbe destinato con credenziali di Ambasciatore in missione straordinaria presso il Re e pure risiedendo a villa Malta dirigerebbe l'ambasciata per tutta la durata della guerra. Biilow al patriottismo del quale sarebbe stato rivolto speciale caloroso appello avrebbe accettato di ritornare temporaneamente allo stesso posto cui è stato chiamato la prima volta 21 anni or sono. La destinazione di un uomo così eminente ·che ebbe per lungo tempo il primo posto in Germania ed è legato da così stretti vincoli di ogni natura col nostro paese dovre·bbe attestare nel pensiero del Governo germanico del pregio singolarissimo che esso annette al mantenimento di buone relazioni con Italia.

57

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA

T. GAB. s. 1484/376. Londra, 28 ottobre 1914, ore 15,40 (per. ore 22).

Oggi vedrò Grey e gli parlerò nel senso degli ordini di V. E. (2) cioè a titolo semplicemente interrogativo.

Ho pregato Addetto Militare e Navale raccogliere con debite cautele informazioni militari da V. E. desiderate. Intanto giusto suo ordine pe·rmettomi sottoporle mio subordinato parere in merito proposta Grey.

Nell'invito rivoltod io ravviso due vantaggi per noi precipui:

l o -per il presente esso ci fornisce plausibile motivo per insistere nella ripresa delle note conversazioni aLlo scopo di raggiungere ... (3) completa

intesa sulle condizioni cui dovremmo subordinare nostra eventuale adesione alla Triplice Intesa. Gioverebbe però, a facilitare il raggiungimento dello scopo, bene precisare quali sarebbero le complesse ·circostanze che ci imporrebbero ineluttabile necessità di uscire dalla neutralità e specificare in pari tempo condizioni stesse •tenendo presente cdò che precede circa alcune •tra quelle già in passato formulate e che furono da lui considerate più essenziali. Grey, per quanto a titolo personale e non impegnativo, si mostrò in massima consenziente. Tutto ciò per quanto concerne i nostri interessi adriatici.

2° -Eventuale azione militare italiana in aiuto diretto dell'Inghilterra contribuirebbe per il futuro a rinforzare in modo tangibile e duraturo le relazioni fra i due Paesi che sarebbero così uniti da un dopptio vincolo di interessi e di sentimenti che ci permetter,ebbe a suo tempo di meg1io e più efficacemente tutelare i nostri interessi mediterranei controbilanciando qui influenze di quella Francia invadente conservatrice e forse pure dericaleggiante che molto verosimilmente ci troveremo davanti l'indomani di una vittoria della Triplice Intesa. La comunanza di intenti italo-inglesi risulta dall'evidente interesse dei due Paesi nel mantenere equil1brio mediterraneo. Finalmente un'azione comune italo-inglese contro la Turchia darebbe a noi titolo per invocare appoggw inglese nella tutela dei nostri interessi politici ed economid nell'Impero sia che esso sopravviva sia che vada de,finitivamente a sfascio. Tutto questo cumulo di potenti interessi italiani per i quali nessun vantaggio ed ogni danno dobbiamo comunque aspettarci da un trionfo germanico-austriaco, potrebbe essere compromesso in modo irrimediabile se oggi, come nel 1882, all'invito inglese noi si rispondesse con un rifiuto aperto o larvato.

Ciò premesso il miglior m.odus procedendi per raggiungere lo scopo accennato da V. E. di concedere all'Inghilterra il chiestoci aiuto senza con ciò uscire dalla neutralità, mi parrebbe quello di fare rivivere il noto progetto di accordo per tutelare reciproci interessi nell'Africa settentrionale, accordo di cui fu a suo tempo informato Berlino. Detto accordo dovrebbe essere concluso in una forma dalla quale potesse sorgere per noi necessità di appoggiare Inghilterra contro mene panislamiche. Stipulato tale accordo una nostra eventuale azione militare, allo scopo di aiutare Inghilterra in Egitto contro aggressione turca che in pratica si risolverebbe in una grave minaccia contro la Libia, non potrebbe in alcun modo essere interpretata come una illegittima ed ingiustificata nostra mossa contro Germania ed Austria, visto che noi agiremmo unicamente in difesa dei vitali interessi nostri stati sempre considerati all'infuori dei limiti antichi della Triplice ALleanza. Evidentemente vi è sempre il rischio che qualora la Turchia ci dichiarasse guerra Germania ed Austria facciano causa comune con essa dichiarandocela a loro volta. Ma in tal caso delicata e onorevole esitazione da noi dimostrata nell'abbandonare neutralità non avrebbe più motivo e nel conflitto eventuale responsabilità ricadrebbe su Germania e AustriaUngheria e nessuno potrebbe onestamente muoverei appunto di sorta per avere agito in perfetta legalità a proteggerei da serio pericolo cagionato dagli intrighi tedeschi diretti a sollevare movimento panislamico. Al riguardo mi pare salta agli occhi che una volta rid'ivenuti padroni 9gitto, Giovani Turchi non esiterebbero un momento a voler riprendere Libia né tedeschi leverebbero un dito per impedirlo se pure a questo non l'hanno spinti segretamente. È ovvio che una eventuale rivolta degli indigeni in Egitto creerebbe [situazione] per noi oltremodo pericolosa in Libia specie in Cirenaica. Resta da vedersi pure se anche in caso di una nostra guerra con Turchia, converrebbe, a questi chiari di luna, alla Germania ed all'Austria di darci legittima causa per unirei ai loro nemici. In conclusione a me proposta inglese appare sotto ogni aspetto meritevole della massima nostra considerazione a condizione beninteso che chiaritane portata e pratica attuazione si cerchi da parte nostra trarne massimo profitto a tutela degli interessi Mediterraneo e possibilmente anche di quelli Adriatico. Dico • possibilmente • perché mi pare prudente tener presente che Inghilterra deve fare i ·conti con Francia e Russia le quali, per quanto si può giudicare potrebbero non essere disposte consentire alla realizzazione integrale di tutte le nostre legittime aspirazioni adriatiche senza una nostra partecipazione alla guerra generale.

Telegraferò in giornata dopo colloquio con Grey (1).

(l) -Non pubblicato: si riferiva all'argomento trattato in questo telegramma. (2) -Vedi D. 43. (3) -Gruppo indecifrato.
58

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI

T. GAB. s. 1143. Roma, 28 ottobre 1914, ore 19.

Flotow mi ha domandato quale sarebbe stato l'atteggiamento dell'Italia nel caso di una prossima entrata in guerra della Turchia.

Ho risposto che tale eventualità non poteva impressionarmi favorevolmente, perché desiderando noi rimanere in pace, eravamo turbati da ogni maggiore estensione della guerra nei dintorni di casa nostra e specialmente nel bacino del Mediterraneo. Richiesto di specificare quali interessi italiani avrebbero potuto essere offesi dalla prevista estensione della guerra, ho parlato dell'agitazione islamitica che già si nota in tutto l'Hinterland dell'Africa settentrionale e che, se anche suscitata a danno soltanto dell'Inghilterra e della Francia, non poteva non estendersi fatalmente, éome già avvenne in Cirenaica e in Tripolitania, ed ho ricordato a tale proposito quanto avevamo già detto a Berlino. Ho accennato pure alla eventualità di impedimenti alla libera navigazione del Canale di Suez, che avrebbero compromesso le nostre indispensabili comunicazioni con l'Eritrea e con la Somalia italiana.

Fllotow ha negato che l'agitazione panislamitica potesse prendere una grande estensione, in specie a nostro danno e ha detto che ad ogni modo a garantircene

avrebbe avuta la massima influenza la stessa Turchia. In quanto alla navigazione del Canale Flotow ha mostrato di ritenere che non sarebbe stata turbata e non ha dato importanza al mio accenno alla eventuale azione delle forze turche raccolte nella regione del Sinai.

Flotow ha concluso non nascondendo che la Germania avrebbe attribuito grande importanza a un nostro atteggiamento amichevole e ne avrebbe potuto tener conto al momento della pace, a vantaggio dei nostri interessi del Mediterraneo. Non ho creduto opportuno di chiedere una maggiore specificazione di questa allusione; ma ho riaffermato le nostre preoccupazioni per le conseguenze a noi probabilmente dannose dell'entrata in guerra della Turchia.

Quanto precede per sua esclusiva conoscenza personale.

Gradirò tuttavia che V. E. mi comunichi telegraficamente le maggiori notizie di fatto che le sia dato di raccogliere costà circa i preparativi militari della Turchia sulla frontiera turco-egiziana e circa i progetti di attacco contro il Canale di Suez e l'Egitto.

Intanto il:a informo che da fonte autorevole mi risulta che la Turchia inizierebbe le ostilità ai primi di novembre e che circa 40 mila uomini sarebbero riuniti nella regione di Akaba (1).

(l) Vedi D. 63.

59

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA, AL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI

T. GAB U. 1144/41. Roma, 28 ottobre 1914, ore 18.

Precedenza assoluta. Rise1·vatissimo per Lei solo. Suo telegramma n. 1014 (2).

Circa sbarco missione sanitaria faccio telegrafare Patris procedervi colle opportune precauzioni per non allarmare popolazione locale, ma direttamente dalla R. Nave.

Quanto allo sbarco marinai Sasseno ho già inviato a V. S. mie istruzioni con telegramma Gabinetto n. 1142 (3) al quale attendo risposta telegrafica.

Per invasione greca essendovi ufficiale dichiarazione del Governo greco alle Potenze che essa ha carattere provvisorio e che Grecia intende rispettare deliberazioni di Londra e di Firenze, noi, non faremo protesta ma prenderemo formalmente atto della dichiarazione.

Quanto organizzazione militare concordo nell'idee da V. S. espressemi. Farò avvisare Castaldi.

(l) -Per la risposta vedi DD. 67 e 80. (2) -Vedi D. 51. (3) -Vedi D. 55.
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L'AMBASCIATORE A BORDEAUX, TITTONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA

T. GAB. 1482/230. Bordeaux, 28 ottobre 1914, ore 21,35 (per. ore 2 del 29).

Riservatissimo per Lei solo -Telegramma di V. E. circa Turchia in Egitto (1).

l o -V. E. osservava giustamente che la questione vera non è quella della protezione della neutralità e libertà di navigazione nel Canale di Suez ma bensi quella della difesa dell'Egitto. Occupando il Canale di Suez la Turchia impedirebbe il passaggio delle navi della Triplice Intesa ma non delle navi delle Potenze neutrali. Noi quindi non avremmo motivo né veste legale per intervenire. Nel caso non prevedibile che la Turchia volesse impedire il passaggio delle navi degli Stati neutrali non noi ma tutti i neutri insorgerebbero. In tal caso noi avremmo interesse e veste per agire.

2° -La necessità di difendere la Libia non dovrebbe indurci a metterei contro la Turchia la quale per evitare la nostra ostilità certo ci darebbe tutte le possibili garanzie. Quanto a elemento indigeno in Libia esso certo resterebbe più calmo se noi non combattessimo i turchi e gli egiziani, mentre se noi li combattessimo avremmo in Libia una grande esplosione di fanatismo musulmano che turchi ed egiziani fomenterebbero. Tuttavia devo dire che se guardiamo l'avvenire noi abbiamo interesse ad impedire che si costituisca un Egitto turco che potrebbe diventare un vicino incomodo.

3° -Però se la neutralità del Canale di Suez e la difesa della Libia non possono essere per noi da sè sole, seri,e e sufficienti ragioni per combattere la Turchia potrebbero essere da noi abilmente trasformate in legittimo pretesto quando per altra ragione che non sia il Canale di Suez e la Libia ci convenisse prendere parte alla guerra con la Triplice Intesa. Il dichiarare guerra alla Turchia sarebbe un mezzo di farcela dichiarare dalla Germania e dall'Austria in ,guisa da parere che non si,amo stati noi a rompere l'alleanza e metterei contro di esse. Naturalmente quel giorno noi ci assicureremmo tutti i vantaggi che potremmo stipulare con la Triplice Intesa nel caso in cui questa riuscisse vincitrice ed allo stesso modo correremmo tutti i rischi che potrebbero derivare a noi dalla eventuale vittoria di Germania e Austria. A questo riguardo io non mi pronunzio, come non credo possa pronunziarsi nessuno dei miei colleghi presso le altre Potenze belligeranti, non essendo possibile a noi per la posizione in cui ci troviamo, di veder bene tutti i lati della questione. V. E. sola è in posizione da abbracciare tutto il grave e complesso problema tenendo conto degli elementi che ciascuno di noi Le fornisce.

Quanto ho detto al numero uno esclude la possibilità che noi vengasi in aiuto all'Inghilterra in Egitto senza entrare in conflitto colla Turchia. Potremmo però entrare in conflitto con Turchia e conservare la neutralità rispetto

Germania ed Austria? Non parm.i possibile conservare tale illusione. Se la Turchia interverrà nella guerra lo farà unicamente perché cederà alle pressioni della Germania e si darà in braccio ad essa, ed anzi proprio l'azione contro E.gitto sarà più specialmente dovuta all'istigazione della Germania la quale non solo vorrà infliggere all'Inghilterra un grave [colpo] con la perdita dell'E•gitto ma vorrà privarla dell'uso del Canale di Suez da cui sono passate le truppe indiane inviate in Francia sul teatro della guerra e da cui dovranno passare non solo altre truppe indiane ma altresì le australiane e perfino le giapponesi. Se nel momento in cui la Turchia fosse sul punto di realizzare il piano germanico noi intrvenissimo ad ostacolarlo si può essere certi che in Germania avrebbero una esplosione d'ira contro di noi e come probabile conseguenza la guerra. Dato l'accanimento ed il carattere di sterminio di questa immane guerra qualunque neutro fa cosa che giova ad una delle parti, incorre necessariamente l'ira delle altre. Questa è la prima parte della mia risposta.

4° -Ad ogni modo è da tener presente che una nostra gueTra contro la Turchia in Egttto sarebbe non lieve impresa. V. E. giustamente si preoccupa delle conseguenze per i nostri interessi economici in Turchia e nelle nostre Colonie e giustamente osserva che largo dovrebbe essere il compenso che l'Inghilterra dovrebbe offrirei. Ma io credo che dobbiamo anche riflettere che avremmo a combattere insieme all'esercito turco numeroso ed agguerrito le popolazioni musulmane tanto in Egitto quanto in Libia ·che si solleverebbero e coadiuverebbero l'esercito turco colla guerriglia e imboscate ed insidie che purtroppo conosciamo. Abbiamo visto che in libia durante un i+ntero anno le sole popolazioni musulmane con pochi regolari turchi hanno tenuto impegnate forze nostre rilevanti, grandi quantità di materiale e l'intera flotta. Ora ai musulmani di Libia si aggiungeranno quelli di Egitto ed invece di pochi regolari turchi ci sarà un esercito. L'Inghilterra può dar poco aiuto avendo inviato in Francia tutti gli uomini di cui può disporre. Non g:ià che io dubiti del nostro esercito. Calcolo soltanto che l'azione militare in Egitto sottrarrebbe una notevole parte di forze militari a quelle destinate al nostro confine orientale.

5° -Se l'Inghilterra e la Russia vogliono davvero fronteggiare l'eventuale azione militare della Turchia in Egitto e nel Caucaso è indispensabile che facciano quello che fino ad ora hanno trascurato e cioè si,stemino la questione della Bulgaria. Per incitare la Bulgaria a riprendere Adrianopoli se la Turchia farà la guerra, per avere da essa serie garanzie che nulla farà ·contro la Romania il giorno in cui questa attaccherà l'Austria, garanzia che avrebbe gran peso per decidere la Romania all'attacco ,stesso, è indispensabile che Inghilterra e Russia ottengano dalla Serbia e Grecia l'impegno di una soddisfacente rettificazione della frontiera macedone a favore della Bulgaria, da valere il giorno in cui la Serbia potrà avere la Bosnia e lo sbocco al mare e la Grecia l'Epiro. Quando ciò avvenisse, la situazione sarebbe molto chiarita tanto per la Romania quanto per noi e noi potremmo con maggiore tranquillità fare la guerra alla Turchia ed attendere che come conseguenza ne derivi la nostra guerra colla Germania e coll'Austria. Sarebbe quindi prudente attendere che ciò si verificasse tanto più che ancora non è avvenuta la seconda grande vittoria russa in Galizia e sulla frontiera belga le sorti pendono ancora incerte. Del resto anche qui si dà grandissima importanza alla Bulgaria e Deicassé rrui diceva che Sofia è ora il perno delle questioni balcaniche romena ,e turca. Se il mio punto di vista avrà l'approvazione di V. E. vedrà l'E. V. se non sarà il caso di esporlo chiaramente all'Inghilterra tenendo conto che su Grey il linguaggio franco è quello che fa migliore impressione.

(l) Vedi D. 43.

61

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA, AGLI AMBASCIATORI A BORDEAUX, TITTONI, A LONDRA, IMPERIALI, E A PIETROGRADO, CARLOTTI

T. GAB. s. 1145. Roma, 28 ottobre 1914, ore 21,40.

Decifri Ella stessa -Fo seguito al mio telegramma Gabinetto n. 1141 (1).

Rodd, venuto ,ieri a comunicarmi a nome di Grey la dichiarazione della Grecia circa l'Epiro, comunicazione che egli giudicava una semplice formalità, mi ha domandato se avessi pensato alla eventualità da lui prospettatami nella sua visita precedente di una nostra azione a favore dell'Inghilterra nel conflitto con la Turchia che egli prevedeva prossimo. Gli ho risposto che non avevo avuto molto tempo per rifletterei ma che non vedevo facile la cosa volendo noi per ora non uscire dalla neutralità. Tuttavia gH ho chiesto, in via affatto personale ed amichevole e non impegnativa né per lui né per me, che cosa, a suo parere, noi avremmo potuto fare. Rodd ha risposto che noi avremmo potuto, per esempio, mandare qualche corazzata all'imboccatura del Canale di Suez per difenderne la neutralità e l'integrità. Non ho espresso alcuna opinione su tale suggerimento, ma ho notato la persistente preoccupazione di Rodd circa l'azione delle importanti forze turche raccolte ad Akaba, dirette da numerosi tedeschi che potrebbero mediante pontoni o altrimenti tentare un passaggio del Canale di Suez in Q.ualche punto della sua linea assai lunga. Durante la breve conversazione ho ripetuto che a noi sarebbe stato molto difficile prendere una parte attiva nel confl,itto europeo avanti la primavera. Rodd ha risposto che egli andava modificando le sue impressioni circa la lunga durata del conflitto la cui intensità poteva non cessare durante l'inverno e forse tendeva a chiudersi per l'esaurimento economico della Germania. Ho avuto però l'impressione che l'Ambasciatore non si facesse molte illusioni sulla sua rosea previsione la quale non voleva essere se non una punta per noi.

Intanto sono informato da fonte autorevole che la Turchia aprirebbe le ostilità ai primi di novembre e ,che circa 40 mila uomini sarebbero riuniti nella regione di Akaba.

(Per Londra) Quanto precede per sua norma eventuale di linguaggio.

(Per gH aUri) Quanto precede per sua esclusiva conoscenza personale (2).

(l) -Vedi D. 43. (2) -Per le risposte vedi DD. 71, 78, 115.
62

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, GARRONI, E AI MINISTRI AD ATENE, DE BOSDARI, A BUCAREST, FASCIOTTI, A NISH, SQUITTI, E A SOFIA, CUCCHI

T. GAB U. RR. 1146. Roma, 28 ottobre 1914, ore 22,30.

Da varie e attendibili notizie risulterebbe assai prossima l'entrata in azione della Turchia. Non mi risulta quali siano i progetti militari della Turchia per quanto riguarda i Balcani e il Caucaso, ma da varii indizi risulta che considerevole numero di truppe sono riuntte sulla frontiera turco-egiziana.

(Per Costantinopoli) Senza menzionare quest'ultimo particolare prego V. E. indagare e telegrafarmi d'urgenza quanto le risulti circa i piani della Turchia.

(Per gLi aUri) Prego V. S. informarsi e telegrafarmi quanto le risulti circa probabile attitudine di codesto Stato in caso di entrata in guerra della Turchia. Gradirò anche conoscere quanto ella potesse apprendere circa intenzioni degli altri Stati Balcanici (1).

63

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA

T. GAB. 1480/377. Londra, 28 ottobre 1914, ore 23,05 (per. ore 6 del 29 ).

Mio telegramma Gabinetto n. 376 (2).

Ho detto oggi a Grey che prima di prendere in esame la nota proposta V. E. desiderava avere qualche spiegazione per meglio comprenderne la pratica portata.

Importava, ho osservato, assodare, ad esempio, se eventuale aiuto dovesse avere carattere navale ovvero piuttosto militare sic,come a me era sembrato di capire.

Premesso che capiva e trovava ben naturale mia domanda, Grey ha detto che prima di darmi una risposta più precisa doveva conoscere il pensiero e desiderio di Kitchener e del Primo Lord dell'Ammiragliato.

Egli personalmente aveva impressione che nostro eventuale aiuto dovrà essere piuttosto navale che militare trattandosi di assicurare libertà navigazione Canale ed impedire possibilmente azione di navi turche.

Grey si è riservato comunque di darmi prossimamente spiegazioni che io non mancherò di telegrafare.

Dal punto di vista militare Grey ha detto che a quanto gli risultava Inghilterra dispone in Egitto di forze sufficienti per respingere eventuale aggressione turca.

(l) -Per le risposte vedi DD. 69, 72, 73, 75 e 79. (2) -Vedi D. 57.
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IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA

T. 10527/1016. Durazzo, 28 ottobre 1914, ore 23,30 (per. ore 5 del 29).

La Commissione di Varatassi circa intenzioni Governo Ellenico di prendere misure a tutela dell'ordine nell'Albania Meridionale ha risvegliato le false accuse già mosse contro Essad di essersi messo d'accordo Stati finitimi per lo smembramento del Paese. Specialmente gli austriacanti e partigiand dei Giovani Turchi cercano sfruttare tale infondato sospetto. Essad perciò è venuto a vedermi affermandomi aver respinto sdegnosamente cospicue offerte di denaro per parte greca a patto che egli avesse pregato il Governo ellenico di intervenire a favore dei profughi ciprioti. Vi sarebbe ragione per prestargli fede sino a un certo punto. Egli quindi mi ha detto di confidare che il R. Governo farà quanto è in suo potere per impedire l'invasione del Paese e che protesterà contro l'avanzata greca almeno per salvare le apparenze e non compromettere le sorti future dell'Albania. Egli sarebbe assai grato se, una volta nota ufficialmente l'entrata dell'esercito regolare greco in territorio albanese, Governo italiano farà riserve e occuperà Sasseno accampando tale atto con una comunicazione a tale scopo nella quale l'Italia signtficherebbe: l o di agire a tutela dell'.integrità e neutralità a.lbanese, a termini della dunione di Londra, a salvaguardia popolazione musulmana tanto maltrattata Albania sud; 2° di considerare l'atto della Grecia come puramente provvisorio sino riorgandzzaZiione amministrativa dell'Albania nel tempo in cui la crisi europea [si risolverà]. Una siffatta nostra mossa collima in massima colla intenzione di V. E. Prego farmi conoscere se e in quali termini possa accondiscendere domanda rivoltami (1). Una nostra dichiarazione gioverebbe a calmare il sospetto di tutto quello che potrebbe ostacolare lo svolgimento del nostro programma non solo in Albania ma soprattutto a Valona. Essad sorretto nei limiti del possibile sarebbe nell'attuale momento impiegabile per l'attuazione pacifica dei nostri propositi nei riguardi interni ed internazionali.

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IL CONSOLE A SCUTARI, DE FACENDIS, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA

T. 10566/451. Scutari, 29 ottobre 1914, ore 13,25 (per. ore 9,55 del 30).

Ho telegrafato alla R. Lega:òione quanto segue: • Riservato. Ministero comunicatomi telegramma segreto inviato V. S. 6031 (2) circa i rapporti f,ra Essad

e Bid Doda; attendo pereiò nuove direttive (l) dopo telegramma di codesta Legazione N. 2726 (2).

Permettomi intanto esprimere avvciso a noi convenga Essad ·e Bib Doda, pur rimanendo indipendenti nei rapporti reciproci non siano due forze antagonistiche e pertanto ritengo nostro interesse cercare tenere entrambi legati a noi il più po,ssibile. Fin a quando saranno prese decisioni definitive parmi sia d'uopo rafforzare munificenza nei tre centri albanesi Valona-Durazzo-Scutari.

Per Valona sembra fatto compiuto, a Durazzo fìnoTa possiamo fidare su Essad, è da provvedere per Scutari se non la si vuole abbandonare in mani altrui. Sulla base del rispetto delle decisioni di Londra potremmo con limitate forze di poliZ'ia (carabinieri e guardie) imporre l'ordine in città, rafforzare posizione e influenza di Bib Doda ed esercitare un'azione ardita presso cattolici con opportuni mezzi, pensando che musulmani, nostri amici fino raggiungimento del loro scopo, prima o poi dovrebbero essere allontanati da noi per seguire direttive germanofìle di Cospoli propagate dagl1i agenti Giovani-Turchi in Albania. Quanto a Bid Doda lo si terrebbe legato sia con la <'Ollaborazione del mantenimento dell'ordine sia col doverlo necessariamente fornire di mezzi per governare come è stato fatto per Essad. Sebbene Bid Doda faccia ora l'italiano ad oltranza ed ogni giorno mi scriva chiedendomi struzioni comprendo benissimo che non lo si può tenere asservito che per la gola •.

(l) -Vedi D. 70. (2) -Vedi D. 39.
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IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA

T. GAB. 1483/1019. Durazzo, 29 ottobre 1914, ore 14,50 (per. ore 18).

Mi giunge oggi telegramma n. 1142 (3). Ho dato subito pubblicità al ·comunicato della Grecia consegnandone pure una copia a questo Governo.

ffissad ha preparato una protesta alle Potenze destinata a salvare soprattutto la sua situazione. Gli ho cons~gliato di usare termini relativamente moderati adatti alle circostanze. Egli ha accettato il consiglio e cercherà salvare unicamente il suo prestigio di fronte ai musulmani.

Siamo quindi 'rimasti int•esi che l'occupazione di Sasseno avrà luogo immediatamente e che io aspetterò le istruzioni di V. E. per fare in proposito una comunicazione in cui si significherebbe al Governo albanese che abbiamo preso atto dell'impegno greco circa il carattere provvisorio della occupazione e del rispetto delle deliberazioni di Londra e di Firenze, aggiungendo che lo sbarco a Sasseno è connesso colla determinazione del R. Governo di far rispettare

i deliberati di Londra e di sorvegliare la baia di Valona nell'interesse stesso dell'Albania ed anche nelle popolazioni musulmane le quali hanno tanto sofferto dai recenti avvenimenti.

Aspetto che V. E. mi dia ordini in proposito.

(l) -Le nuove direttive sono al D. 96. (2) -Non pubblicato. (3) -Vedi D. 55.
67

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA

T. GAB. 1488/142. Berlino, 29 ottobre 1914, ore 14,50 (per. ore 18).

Telegramma di V. E. Gabinetto n. 1143 (1).

Cercherò di procurarmi per quanto sia possibile i dati di fatto da V. E. richiestimi intorno ai preparativi militari della Turchia sulla frontiera turcoegiziana. Fin dal principio della guerra io aveva riferd.to (mio telegramma Gabinetto n. 91) (2) circa i negoziati avviati dalla Germania per ottenere la partecipazione della Turchia e circa l'accordo (mio telegramma Gabinetto

n. -98) (3) che sarebbe anzi già stato concluso in proposito. Si trattava allora essenzialmente di un progettato attacco turco nel Caucaso ma più tardi corsero altre voci da me pure rHerite di una marcia di truppe ottomane· •attraverso la Siria e Palestina con direttive verso l'Egitto. Questo Ambasciatore di Turchia mi disse bensì ieri l'altro (mio telegramma n. 935) (4) di non saperne nulla ed aggiunse le ragioni per· le quali a suo avviso un intervento armato turco non sarebbe nelle attuali condizioni nemmeno vantaggioso per la Germania. Non é inverosimile, date le poco buone relazioni personali di questo mio collega con Enver bey e gli altri dirigenti della politica turca, che egli sia stato tenuto all'oscuro delle vere intenzioni del suo Governo: ma è anche più probabile che abbia creduto dovermi dissimulare la verità. Z·immerman, come ho già accennato, non mi ha mai smentito la probabilità di un'azione turca; ha soltanto ripetutamente insistito sulle incertezze che si manifestavano a Costantinopoli e che impedivano di far sicuro assegnamento sulla Turchia. In questi ultimi giorni mi sembrò poi egli pure alquanto compreso delle preoccupazioni cui fece allusione l'Ambasciatore di Turchia. Il passo fatto presso V. -E. da Flotow mostrerebbe però che tali preoccupazioni sarebbero qui ora dileguate o avrebbero quanto meno ceduto di fronte alla prospettiva degli ipotetici vantaggi che l'entrata in guerra della Turchia arrecherebbe alla Germania. Vedrò domani Zimmermann e procurerò di raccogliere quanto più possibile elementi di giudizio.
(l) -Vedi D. 58. (2) -Vedi serie V, vol. l, D. 8. (3) -Vedi serie V, vol. I, D. 44. (4) -Con T. 10514/935 del 28 ottobre, ore 14,55, non pubblicato, Bollati aveva riferito le voci circolanti a Berlino di un possibile intervento dell'Impero ottomano nel conflitto.
68

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA

T. 10574/97 GAB. Pietrogrado, 29 ottobre 1914, ore 17,50 (per ore 8,25 del 30).

Sazonov mi ha testé comunicato quanto segue: l o Notte scorsa torpediniera ottomana penetrata nel porto di Odessa vi ha [colpito] cannoniera russa che colò a picco e nave mercantile francese che danneggiò non gravemente quindi si allontanò perseguitata invano da una cannoniera. 2° Incrociatore • Hamidiè • è stamane [,giunto] per tempo a Novorossisk e vi ha sbarcato un ufficiale che recatosi dal Prefetto gl'l domandò resa della città sotto la minaccia di bombardarla. Il prefetto per risposta pose u:flficiale e Console Ottomano agli arresti. Incrociatore si allontanò senza dare seguito alla minaccia. 3° Incrociatore • Breslau • bombarda da questa mattina il porto di Teodossia.

In seguito a tale inopinato atto di ostilità, Russia si trova in istato di guerra con Turchia a partire da og,gi 29 ottobre.

Prego E. V. comunicare quanto precede al Capo di Stato Maggiore.

Riferendosi alla nota intesa fra il R. Governo ed il Governo Imperiale (telegramma ministeriale del 26 agosto N. 4897) (l) Sazonov mi ha interessato a voler pregare V. E. di voler impartire di urgenza le necessarie istruzioni al

R. ambasciatore a Costantinopoli affinché assuma tosto protezione interessi russi in Turchia.

Sazonov sarebbe particolarmente grato al marchese Garroni se volesse provvedere a sorveglianza speciale perché partenza di Giers e dell'ambasciata imperiale si effettui senza inconvenienti (2).

69

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA

T. GAB. s. 1490/185. Bucarest, 29 ottobre 1914, ore 20 (per. ore 24).

Telegramma di V. E. Gabinetto n. 1146 (3).

Non credo che l'entrata in azione della Turchia possa da sola determinare Romania a partecipare alla guerra e confermo che tale partecipazione dipende in massima parte dal nostro contegno e da una eventuale vittoria rug,sa.

Questo Consigliere di Legazione di Austria-Ungheria che è stato distaccato presso Ambasciata I. e R. a Costantinopoli dice che la Turchia è nelle mani dell'Austria-Ungheria e della Germania ed entrerà in azione al primo loro

cenno non contro Serbia e Grecia, ma contro Russia nsl Caucaso e Inghilterra in Egitto.

Mi risulta però che Venizelos ha telegrafato a Pasié avvertendolo che Genadiev sta trattando a Sofia cogli emissari ottomani per un attacco turcobulgaro contro Serbia e Grecia. Si ritiene qui indubitato che nel caso della entrata in azione della Turchia, la Serbia e la Grecia sarebbero solidali. D'altro lato ho ragione di credere che se Turchia attaccasse Serbia, Triplice Intesa entrerebbe subito in azione contro essa e l'esercito russo entrerebbe in Bulgaria se esercito bulgaro entrasse in Serbia. Però Governo russo ,se·guita esercitare sempre maggiore pressione a Nish per indurre Pasié fare le note concessioni alla Bulgaria. Pasié tuttavia seguita rifiutarvisi. Cercherò assumere informazioni ulteriori e le teliegraferò a V. E. (l) ma prego tenermi più regolarmente informato di quello che avviene in Oriente se si desidera che a mia volta io possa rendere qualche utile servigio al R. Governo.

(l) -Vedi serie V, vol. I, D. 444. (2) -Salandra, ritrasmettendo a Garroni, con t. 6119 del 30 ottobre, ore 21, questo telegramma vi aggiungeva le seguenti istruzioni: « Autorizzo V.E. assumere protezione interessi russi in Turchia e pregola adoperarsi nel senso desiderato da Sazonov circa partenzada Cospoli di Giers e personale ambasciata russa ». Fu ritrasmesso anche a Londra, Bordeaux, Berlino, Vienna, Bucarest, Sofia, Atene e Nish. (3) -Vedi D. 62.
70

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA, AL MINISTRO A DURAZZO ALIOTTI, E AL CONSOLE A VALONA, LORI

T.u. 6102. Roma, 29 ottobre 1914, ore 21.

Precedenza assoluta.

(Per Durazzo) Ho telegrafato quanto segue al R. Console in Valona.

(Per entrambi) Il Ministro della Marina telegrafa all'Ammiraglio Patris confermandogli l'ordine di sbarcare senz'altro la missione sanitaria senza dissimulare in alcun modo la provenienza e lasciando al criterio dell'Ammiraglio di farla accompagnare o no da truppe da sbarco. Si dà inoltre istruzione all'amm'lraglio di occupare l'isola di Sasseno innalzandovi la bandie,ra e mettendovi qualche cannone.

(Per Valona) Prego V. S. adoperarsi attivamente affinché queste nostre operazioni siano favorevolmente accolte da codesta popolazione. La ·autorizzo alle spese necessarie. Ella vorrà spargere la voce che l'occupazione di Sasseno ha significato di tutela dell'integrità e neutralità albanese in seguito ,all'avanzata delle truppe greche in Epiro e che l'Italia ha dichiarato alla Grecia di considerare quell'avanzata come puramente provvisoria.

(Per Durazzo) Rispondo al suo telegramma N. 1016 (2) e la autorizzo a dire ad Essad Pascià che ci siamo già espressi col Governo Greco nel senso da lui indicato omettendo però il termine della • riorganizzazione amministrativa dell'Albania •.

Naturalmente V. S. può rivestire la comunicazione a Essad delle forme che crederà opportune, ma la prego di fargli chiaramente intendere che l'amicizlia e l'appoggio del Governo Italiano gli saranno continuati unicamente se egli metterà in opera tutta quanta la sua influenza per evitarci qualsiasi fastidio a VBilona. Diversamente non esiteremo ad assumere verso di lui un altro contegno (1).

(l) -Vedi D. 82. (2) -Vedi D. 64.
71

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA

T. GAB. 1487/378. Londra, 29 ottobre 1914, ore 22,40 (per. ore 4,30 del 30).

Riservatissimo per Lei sow. Telegramma di V. E. Gabinetto n. 1145 e mio telegramma Gabinetto 376 (2).

Per incarico di GI"ey impedito, Nicolson mi ha oggi messo al coNente tenore risposta inviata a Rodd a seguito conversazione di V. E. con lui e mia con Grey. Come V. E. rileverà da quanto le dirà Ambasciatore, molto desiderato aiuto nostro dovrebbe avere carattere navale più o meno nelle linee indicate a V. 9. da Rodd. Avendo chiesto impressione Nicolson su probabile contegno Turchia mi ha risposto esso rimane tuttora misterioso perché al solito turchi non arrivano a decidersi. Gran Visir continua a giurare e spergiurare che Turchia non uscirà dalla neutralità ma opinione di Sua Altezza conta pochissimo mentre rimane tuttora preponderante quella ultra bellicosa di Enver Bey assolutamente dominato dai tedeschi. Talaat Bey cambia ogni giorno di parere e su lui non si può fare alcun assegnamento. È pure da tenersi conto che se partito moderato pacifico accennasse a prevalere, Enver bey forte dell'appoggio elemento militare non esiterebbe a fare qualche colpo di testa.

72

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA

T. GAB. 1492/21. Atene, 30 ottobre 1914, ore 1,35 (per. ore 15,50).

Rispondo telegramma di V. E. Gabinetto n. 1146 (3).

Venizelos mi ha dichiarato che né notizie concentramento truppe turche alla frontiera turco-egizi,ana qui state già da tempo e da diverse fonti segnalate, né gravissime notizie giunte stamane dell'attacco flotta turca contro Odessa bastano a fare mutare Grecia dalla sua linea di condotta proclamata al principio del conflitto europeo, che Grecia avrebbe conservato propria neutralità fino a

che essa o Serbia fossero state attaccate dalla Bulgaria. Della probabilità di questa ultima eventualità Venizelos non vede nei recenti avvenimenti un aumento necessario. Ciò non toglie che continui grave il sospetto sulla attitudine della Bulgaria e Venizelos non dubita dell'esistenza già tante volte segnalata di accordo turco-bulgaro la cui precisa portata gli è peraltro ignota.

(l) -Per le risposte vedi DD. 83 e 84. (2) -Vedi DD. 57 e 61. (3) -Vedi D. 62.
73

IL MINISTRO A SOFIA, CUCCHI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA

T. GAB. s. 1493/52. Sofia, 30 ottobre 1914, ore 9,30 (per. ore 14,40).

Telegramma di V. E. Gabinetto n. 1146 (1).

Fin dal 31 agosto ho tenuto al corrente codesto Ministero di tutte le voci giunte successivamente qui di una possibile entrata in azione della Turchia, come pure ho riferito nei miei telegrammi n. 33, 34, 38, 42 (2), 199, 201, 219 (3) tutto a.uello che ho potuto raccogliere sulle notizie circolanti circa accordo turco-bulgaro per una azione comune.

Ieri stesso alla Sobranje nel messaggio reale fu nuovamente dichiarato in modo solenne il proposito del Governo bulgaro di mantenere la neutralità e questa dichiarazione deve essere stata fatta anche tenendo conto possibile en11rata in azione della Turchia. Quindi tutto induce a credere che la Bulgaria si limiterà a sorvegliare gli avvenimenti.

Non escludo tuttavia che ove per insuccessi militari turchi o moti interni della Turchia europea si presentasse occasione favorevole, opinione pubblica bulgara spingesse Governo ad intervenire tentando riconquista della linea EnosMidia.

74

L'ONOREVOLE SONNINO AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA (4)

L.P. Roma, 30 ottobre 1914.

Riccio mi ha raccontato i particolari dell'ultimo Consiglio di ministri. Data lia presente situazione credo che è meglio che Rubini lasci, perché Tu possa, dando le dimissioni generali del gabinetto, rifarlo con più libertà di movimenti. Converrebbe fare un ministero che possa non solo prendere al momento opportuno la decisione della guerra o meno, ma anche tradurla

f2l Vedi serie V. vol. I, DD. 112, 257, 310, 799.

in atto senza nuove modificazioni Perciò converrebbe allargarsi un poco verso

Sinistra. Potresti sostituire Carcano e Rubini, e proporre a Orlando la Grazia

e Giustizia, anche se non vuoi spingerti più oltre e prendeve uno o due radicali.

Anche la questione delle regioni sarebbe salva: Carcano è comasco come Rubini;

e Orlando è siciliano in luogo di San Giuliano. Io non mi rifiuto di entrare,

se la cosa può parere utile; e l'entrata contemporanea di quei due addolcirebbe

per molti l'impressione della mia entrata, la quale parlamentarmente non è

priva di inconvenienti.

Da quanto mi hai detto e scritto vedo che quanto all'estero le cose preci

pitano, e che non sarà facile rinviare ancora di molto la nostra decisione

definitiva. Ma possiamo noi entrare in guerra presto, date le nostre deficienze

militari? O queste sono ancora così gravi da sconsigliarlo in modo assoluto

pel momento, a meno di esserci forzati da un'ag,gressione esterna? Che cosa

rispondono i militari a queste domande?

Non sono venuto da Te (1), perché Ti so incomodato e non vonei stancarti

di più con discussioni; tanto più che, a quanto mi ha detto Riccio, il vostro

Consiglio definitivo avrà probabilmente luogo solo domani. Ma se mi vuoi

vedere, sono a Tua disposizione.

(l) -Vedi D. 62. (3) -T. 8434/199 del 27 agosto, ore ... ; t. 8503/201 del 29 agosto, ore 1,30; t. 9377/219del 21 settembre, ore 6,30; non pubblicati. (4) -Da BCL, Archivio Salandra. Ed. in SoNNINO, Carteggio, D. 37.
75

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, GARRONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA

T. GAB. 1500/607. Pera, 30 ottobre 1914, ore 12,40 (per. ore 14 del 31).

Telegramma di V. E. 1146 (2).

Sull'attuale momento della Turchia ho già ripetutamente telegrafato. Suoi progetti in relazione agli Stati balcanici non sono ancora ben de,finiti, dipendono dall'atteggiamento definitivo che saranno per prendere Grecia, Bulgaria e Romania. Questi tre Stati tentano di avere vantaggi senza scendere possibilmente in guerra. Romania dichiara voler mantenersi neutrale e Bulgaria pur avendo rapporti di buona amicizia con la Turchia, perché ambedue hanno conti da saldare con la Grecia, si riservano. Essa diffida, in definitiva, dei tu!'chi e solo fa ora voce grossa, prendendo a pretesto persecuzione dei bulgari in Macedonia, per vedere se può premere sulla Serbia e coll'aiuto della Russia avere immediati compensi. Romania e Bulgaria intanto dichiarano sempre volere seguire condotta dell'Italia. In conclusione Turchia desidera potere affrontare Grecia e attendere svolgimento decisioni Stati balcanici per decidersi. Fra turchi e bulgari vi è amicizia momentanea per ogni eventualità, ma diffidenza nell'intimo dell'animo loro. Per avere un'idea dell'idea turca degli Stati balcanici dirò che Talaat bey oggi parlandomi dell'occupazione nostra di Valona aggiunse:

• Noi poi occuperemo Dedeagac mentre greci avranno Epiro e bulgari Macedonia •.

9 -Documenti diplomatici -Serie V -Vol. II

(l) -Vedi D. 54, nota l, pag. 41. (2) -Vedi D. 62.
76

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA

T. 10581/438. Atene, 30 ottobre 1914, ore 13,40 (per. ore 16,10).

Recatomi stamane da Veniz·elos per oggetto telegramma mio Gabinetto

n. 21 (l) egli mi ha e~~presso sua profonda soddisfazione per attitudine Italia in questi ultimi giorni, che ha permesso Grecia compiere un passo da essa reputato necessario. Mi ha chiesto con grande curiosità se e quando avremmo occupato Valona, ripetendo ciò che tante volte mi ha detto che occupazione Valona da parte dell'Italia è il suo più vivo desiderio e che egli considera che Italia insediata nei Balcani formerebbe colla Grecia e colla Romania una garanzia di pace prosperità e progresso per questa travagliata regione.

77

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, GARRONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA

T. GAB. RR. 1498/609. Pera, 30 ottobre 1914, ore 13,40 (per. ore 4 del 31).

Ambasciatore di Germania stamane mi faceva comprendere essere sicuro che Turchia farebbe guerra· alla Russia ed Inghilterra aggiungendo che non vedeva come questa potesse avere conseguenze nocive per noi.

La sua osservazione si basava su presunte dichiarazioni del Governo italiano che intervento della Turchia avrebbe potuto avere conseguenze sull'atteggiamento dell'Italia. Avendo osservato a Wangenheim che l'intervento della Turchia nella lotta avrebbe potuto essere paralizmto da conseguenze che ne menomassero l'utilità pei rapporti della Germania, egli mi ha risposto che se ne rendeva ragione ma che ormai tutto il piano di guerra già predisposto supponeva questo intervento. Continuando il discorso confidenzialissimo Wangenheim mi accennava al massacro di uomini che è conseguenza della guerra attuale e aggiungeva che egli non pote·va e non voleva discorrerne affatto in via ufficiosa o confidenziale, ma che solo per istinto della natura umana gli pareva che se Potenze neutrali con a capo l'Itali~a ed anche Amerka si fossero fatte promotrici di un'azione pacificatrice si sarebbere rese benemerite della umanità. Entrando anche nel dettaglio di detta azione di pace mi diceva che siccome nessuna delle Potenze belligeranti avrebbero voluto figurare come aderenti ad una sospensione delle armi ed alla pace, l'unico sistema da seguire sarebbe stato di costituire il consorzio delle Potenze neutrali e che queste avessero poi invitato gli Stati belligeranti a rispondere o si o no per la riunione di una conferenza internazionale a mezzo di un cartellino identico da escludere uno speci;ale riconoscimento almeno apparente. Del resto su queste modalità avrebbe potuto deliberare hl. consorzio delle Potenze neutrali.

Wangenheim mi ripetette che intendeva, che ma'i questo ,suo discorso potesse formare oggetto di conversazione diplomatica, che solo me lo faceva per la grande stima e per la grande amicizia che a me lo legava e perché mi conosceva uomo di cuore e capace di promuovere una buona azione

Tutto l'insieme del discorso mi ha lasciato impressione che la Germania, pur ritenendosi sicura del risultato finale della guerra, abbia i suoi momenti di dubbio e che per conseguenza non vedrebbe forse malvolentieri un componimento.

D'altro lato questi Ambasciatori della Triplice Intesa sono forse nello stesso stato d'animo. Giers si dice sicuro della vittoria russa, lenta ma immancabile ed allo stesso tempo preme per l'intervento che, dice lui, abbrevierebbe la guerra. Mallet fiero sereno, prima mel senso che la paoe può ammettersi solo dopo annientamento Germania, oggi è nervoso assai; Bompard è meno esagerato.

Riassumendo si può quindi supporre che guerra ad oltranza non sia forse più il desiderata di tutti. Circostanza questa, mi permetto di aggiungere, che deve indurre noi ad essere ben guardinghi nel prendere risoluzioni per conto proprio.

Di tutto ciò credo opportuno rendere personalmente informato V. E. in via riservatissima perché rimangano assolutamente confidenziali le dichiarazioni fatte da Wangenheim.

Azione promotrice della conferenza della pace iniziata dall'Italia potrebbe foi'se avere come risultato per noi qualcuno di quei compensi che altri si ripromette dalla guerra. Converrebbe, se si entra in questo ordine di idee, non perdere tempo.

Ossequi cordiali. Credo opportuno inviare a V. E. questo telegramma anche dopo quanto è avvenuto nel Mar Nero [dai] turchi contro i russi (1).

(l) Vedi D. 72.

78

L'AMBASCIATORE A BORDEAUX, TITTONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA

T. GAB. 1496/231. Bordeaux, 30 ottobre 1914, ore 16,55 (per. ore 20,30).

Riservatissimo per lei solo. Risposta al suo telegramma di Gabinetto

n. 1145 (2).

Il discorso tenuto a V. E. da Rodd mostra che la proposta inglese non è stata ben maturata e rimane ancora imprecisata e vaga. Infatti la nostra corazzata richiesta da Rodd non porterebbe efficace aiuto all'Inghilterra che di corazzate ne ha fin troppe. Quello che ad essa gioverebbe sarebbe l'aiuto in terra del nostro esercito che finora non ci ha richiesto prevedendo forse le grandi

difficoltà che avrebbe per noi.

(l) -Su questa conversazione tra Garroni e Wangenheim vedi SALANDRA, La neutralità., cit., pp. 415-416. (2) -Vedi D. 61.
79

IL MINISTRO A NISH, SQUITTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA

T. 10614/140. Nish, 30 ottobre 1914, ore 19 (per. ore 3,15 del 31).

Telegramma di V. E. Gabinetto n. 1146 (1).

Notizia qui giunta oggi della entrata in guerra della Turchia contro la Russia col bombardamento di Teodosia ha destato grande sorpresa e preoccupazione nei circoli politici. Sostituto del Ministero degli Affari Esteri mi ha detto che la Serb'la si trova in condizione tale da non poter mutare menomamente la sua attitudine di fronte a questa od a qualunque altra complicazione possa sorgere in Oriente. Ciò che maggiormente inquieta ora Governo serbo è la possibilità che la Bulgaria prenda occasione dall'azione turca per attaccare la Serbia il cui esercito è tutto impegnato a fondo contro l'Austria-Ungheria. È poi generale opinione che con la mossa fatta la Turchia ha firmato la sua sentenza di morte non solo in Europa ma anche in Asia.

80

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA

T. GAB. 1499/143. Berlino, 30 ottobre 1914, ore 20,05 (per. ore 22,45).

Faccio seguito al mio telegramma Gabinetto n. 142 di ieri (2).

Notizia dell'entrata in azione della Turchia è stata qui annunziata questa mattina colla pubblicazione di un telegramma da Pietrogrado secondo cui due incrociatori ottomani avrebbero ieri bombardato o tentato di bombardare due porti russi del Mar Nero.

Zimmermann essendo impedito ho veduto subito il Consigliere relatore competente al Dipartimento degli Affari Esteri che mi disse di non avere alcuna conferma della notizia, che in quella forma non gli sembrava esatta. Era bensì ieri sera Qui pervenuto un telegramma dell'Ambasciatore di Germania a Costantinopoli che parlava dei continui ostacoli e difficoltà che la flotta russa incrociante nel Mar Nero opponeva alla flotta turca uscita dal Bosforo per eseguire esercitazioni e manovre e lasciava prevedere che ostilità sarebbero presto divenute inevitabili. Di più egli diceva di non sapere e che ignorava quali potessero essere le conseguenze dei fatti ora accaduti. Secondo lui non ne derivava necessariamente lo scoppio della guerra fra Turchia e Russia.

Quanto ad un'azione contro Egitto sapeva che entrava pure nei piani della Turchia ma • temeva • che non fossero esatte le notizie state pure telegrafate a qualche giornale di qua che considerevoli forze turche fossero già concentrate ad Akaba. Egli esprimeva in ogni modo convinzione che da qualsiasi azione militare che colà si svolgesse non dovesse derivare alcun impedimento alla libera

navigazione del Canale di Suez è garantito 'in modo formale in tempo di guerra come in tempo di pace da trattato del 1888 né potrebbe essere vulnerato daLle riserve espresse dall'Inghilterra che a peggio andare si riferirebbero soltanto alle navi nemiche e in nessun caso alle navi neutrali. Né, a suo parere, sarebbero più fondate le nostre preoccupazioni circa contraccolpo che l'agitazione panislamica nei possedimenti 'inglesi e francesi potrebbe avere in Tripolitania e Cirenaica. Ripetendo le dichiarazioni fattemi da Zimmermann egl'i mi ha detto che non solo Germania aveva chiesto ed ottenuto dalla Turchia assicurazione formale che possessi, sudditi ed ~interessi it~al1i,ani sarebbero altrettanto rispettati quanto i germanici, ma che Sublime Porta si e'ra impegnata a far sì che tutta quella azione di agHazione musulmana che indipendentemente dal suo volere o a sua insaputa fosse st,ata finora ese~rc'itata nelle nostre terre africane ne fosse tosto distolta per rivolgersi esclusivamente contro Egitto e Tunisia. Come io aveva solLevato forti dubbi circa questione nav,igazione del Canale di Suez, sulla quale 'il punto di vista inglese poteva essere molto diverso da quello germanico, così non ma,ncai di esprimere Ie più ampie riserve sulla questione dell'agitazione musulmana dichiarando averci l'esperienza insegnato quale scarso assegnamento si potesse fare sulle assicurazioni della Turchi'a ed aggiungendo che, dato e non concesso che fossero sincere, non sarebbe nemmeno più stato in potere suo di arrestare svolgimento e limiti di un movimento che il fanatismo religioso rendeva particolarmente pericoloso.

Ma il Consigliere replicava affermando poter garantire in modo assoluto dei propositi della Turchia e concludeva ripetendo le allusioni fatte a V. E. da FJotow che da tutto dò poteva dsu1tare non un danno ma un vantaggio positivo per l'Italia, che ne avrebbe potuto trarre modo non so,lo per consolidare i nuovi domini africani, ma anche per estendere i confini notevolmente, e a modo di esempio pronunziò la parola di Solum.

Conformandomi a quanto aveva fatto V. E. mi sono io pure astenuto dal raccogliere queste allusioni.

All'ultimo momento questa Ambasciata turca fa pubblicare il comunicato secondo il auale alcune torpediniere russe avendo tentato di impedire l'uscita dal Bosforo della flotta turca, questa avrebbe aperto il fuoco e affondato due torpediniere. L'apertura delle ostilità appare perciò indubbia.

(l) -Vedi D. 62. (2) -Vedi D. 67.
81

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA

T. 10588/940. Berlino, 30 ottobre 1914, ore 20,05 (per. ore 22,40).

Telegramma di V. E. n. 6055. Riservato (1).

Non mi è finora riuscito avere indicazioni positive circa la notizia dell'invio a Pola di diecimila uomini dell'esercito germanico. Come è noto a V. E. tutte le informazioni concernenti operazioni militari e movimenti di truppe sono qui circondate dal più geloso segreto, tanto che sovente nemmeno il Di

partimento degli Affari Esteri ne ha preventivamente alcuna contezza. Da fonte autorevole e degna di fede sono stato assicurato che nessuna spedizione dell'importanza di quella annunziata è per ora prevista verso l'Austria-Ungheria. Ma non potrei naturalmente garantire che ciò risponda alla verità, e che la direzione di tutte le operazioni militari anche in Austria-Ungheria sia stata assunta dalle autorità germaniche è cosa che qui viene da molti affermata ma che ufficialmente non viene ammessa. Sembra che la questione abbia dato luogo a non !lievi difficoltà tra i due ,alleati poiché una dichiarazione del Presidente del Consiglio ungherese pubblicata in un articolo e che smentiva quella affermazione è stata soltanto dopo parecchi giorni da lui rettificata e qualificata come inesatta. Farò possib'ilmente ulteriori indagini e riferirò (1).

(l) Vedi D, 49

82

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA

T. GAB. 1494/186. Bucarest, 30 ottobre 1914, ore 21,20 (per. ore 0,56 del 31).

Mio telegramma Gabinetto n. 185 (2).

Questo Governo ha avuto notizia dell'attacco improvviso della flotta turca contro la flotta russa nel porto di Theodosia. Ministro di Russia dice che Giers ha già 'avuto ordine lasciare Costantinopoli. Bratianu però pur non osando sperarlo osserva che potrebbe [trattarsi] di una alzata di testa degld ufficiali di marina germanici giacché ieri questo stesso Ministro di Turchia gli ha fatto delle dichiarazioni assolutamente paci,fiche analoghe a quelle fatte dal Governo ottomano al Ministro di Romania a Costantinopoli. A mia richiesta Bratianu mi ha dichiarato che la entrata in azione della Turchia non indurrà da sé sola Romania a trarre la spada, ma che una guerra generale nei Balcani potrebbe forzare anche la Roman·la ad entrare iin azione. Ha aggiunto di aveTle visto stamane stesso Ministro di Serbia il quale teme un attacco bulgaro contro il suo paese ma ciò nonostante è, come suo Governo, assolutamente contrario a qualsiasi concessione territoriale alla Bulgaria.

Così stando le cose anche Bratianu ha la stessa apprensione tanto più che Serbia è esausta e che Bulgaria e Austria-Ungheria sono in continuo contatto come risulta da q_uanto ho riferito [e da quanto ho] già telegra:fiato e che anche Bratianu mi ha confermato. Bratianu infine mi ha fatto osservare che se Russia riuscisse ad esercitare una tale pressione a Sofia da indurre Governo bulgaro a non unirsi alla Turchia, Bulgaria potrebbe trovare un compenso a danno di quest'ultima, ma ha aggiunto che ciò porrebbe in pericolo Costantinopoli e che Romania non potrebbe non vedere con preoccupazione in mano della Bulgaria, come di qualunque altra Potenza, Costantinopoli od il territorio ad essa immediatamente vicino.

(l) -Ritrasmesso a Vienna con t. 6142 del 31 ottobre, ore 21, con le seguenti istruzioni: « Quanto precede per sua conoscenza e con la preghiera riassumermi dichiarazione del conte Tisza cui allude Bollati e conseguente rettifica •. Alla richiesta Avarna rispose con il D. 100. (2) -Vedi D. 69.
83

IL CONSOLE A DURAZZO, ALIOTTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA

T. RR. 10606/1024 GAB. (1). Durazzo, 30 ottobre 1914, ore 22,30 (per. ore 2,45 del 31).

Trasmetto per posta il testo della nota rimessa ieri da Essad per protestare contro entrata truppe elleniche. Essa dietro il mio consiglio è concepita in termini non eccessivi ,e tali da salvare il prestigio del GoV'emo locale senza impegnarlo in un conflitto colla Grecia purché questa in avvenire si mostri moderata.

Nell'accusare ricevuta di tale nota ho fatto al Presidente del Governo una comunicazione concepita nei termini prescritti da V. E. col telegramma

n. 6102 (2). Trasmetto il testo per posta.

Ho consegnato la mia comunicazione personalmente ad Essad che sta facendo quanto dipende da Lui per non far nascere sospetti al nostro riguardo e per non accreditare propaganda a noi ostile. Gli ho, in ese,cuzione delle istruzioni di V. E., ripetutamente fatto intendere che l'appoggio dell'Italia gli sarà continuato finché egli continuerà a dimostrarsi amico fedele. Egli ne è persuaso e mi ha fatto capire che se mai i suoi sforzi non riuscissero egli abbandonerebbe il potere per recarsi in Europa.

Skcome però un qualsiasi suo successore, specialmente Giovane Turco, sarebbe assai pericoloso per la esecuzione pacifica dei nostri piani, è da augurarsi che non si verifichi necessità per Essad di ritirarsi. Naturalmente occorre essere pronti a tutte le eventualità.

Questo Ministro di Francia mi dice di avere consi,gliato proprio Governo di agire in senso moderatore presso la Grecia e la Serbia, per aiutare il Governo di Essad che non è tuttora ben consolidato.

84

IL CONSOLE A VALONA, LORI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA

T. 10602/1411. Valona, 30 ottobre 1914, ore 24 (per. ore 1,25 del 31).

Ho comunicato stasera ad Osman Effendi, presente anche Beget Effendi, l'avvenuta occupazione di Sasseno, avendo cura di porre in evidenza significato politico di tale nostro atto, conformemente alle istruzioni di V. E. (2). Entrambi manifestarono soddisfazione per tale annunzio, dichiararono fiducia

nell'Italia, non era mai venuta meno in essi, espressero auguri Italia continui accordare suo appoggio. Osman Effendi rilevò con compiacimento attitudine amica Italia per protezione Valona osservando che l'Austria non impedì i Serbi d'andare a Durazzo. Beget Effendi disse augurarsi di vedere bandiera italiana anche a Chimara e a Santi Quaranta. Ho te,legrafato quanto precede alla

R. Legazione.

(l) -Questo telegramma, partito come telegramma di gabinetto è stato protocollato nella serie dei telegrammi ordinari in arrivo. (2) -Vedi D. 70.
85

L'AMBASCIATORE A BORDEAUX, TITTONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA

T. GAB. 1501/232. Bordeaux, 31 ottobre 1914, ore 1,40 (per. ore 7,20).

Riservatissimo per Lei solo.

Se proprio noi siamo decisi a non occupare Valona durante la guerra attendendo che al fine di essa senza che sia da noi ancora occupata ci venga assegnata dal beneplacito delle Potenze che detteranno la pace, io non dirò nulla. Ma diversamente non vedo perché non dovremmo profittare della occupazione dell'Epiro da parte dei greci per andare a Valona, tenuto conto che la nostra occupazione essendo un fatto già scontato perché da tutti atteso ed ammesso, noi non dovremmo neppure fare queUe dichiarazioni colle quali la Grecia ha cercato di prevenire le obiezioni delle Potenze. È vero che leggo nei giornali italiani che contro l'occupazione di Valona sono insorti alcuni parlamentari i quali non vogliono che si vada a Valona perché trovano che ciò significa una rinunzia a tutto il resto e per tutto il resto essi intendono Albania, Dalmazia e chi più ne ha ne metta. Ma innanzitutto andando a Valona noi non rinunziamo a nulla, affermiamo solo in modo chiaro il nostro programma che è di tutelare i nostri interessi appena sono minacciati. Oggi è minacciata Valona e noi occupiamo Valona. Se domani sarà minacciata Trieste occuperemo Trieste. Coloro che aspirano a tutto l'Adriatico e rifiutano qualunque accordo non considerano che qualunque sarà l'e,sito della guerra noi per quanto riguarda la nostra posizione nell'Adriatico dovremo in ogni caso trattare e transigere con qualcuno: per ottenere quello che più ci interessa dovremo ceder,e quello che oi int,eressa meno. Se vincranno Germania e Austria è con questa ultima che dovremo trattare e transigere e se vincerà la Triplice Intesa noi dovremo trattare e transigere con la Serbia che nella potenza dell'Entente troverà valido appoggio. Quindi i parlamentari ed i giornali che vogliono minacciare la Serbia perché un giornale serbo ha affermato una verità di fatto e cioè che nella sua maggioranza la Dalmazia non è italiana ma slava, farebbero meglio a considerare che con la Serbia, la quale ha per l'Italia la maggiore simpatia e per i nostri interessi il maggior rispetto, a noi conviene procedere con forme amichevoli e non con minacce. In ogni caso poi non sdegnando prendere acconti. Il possesso avrà certo il suo valore nella decisione del futuro congresso della pace ed in ogni caso sarà titolo per l'ammissione al congresso stesso.

86

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, BOLLATI, A BORDEAUX, TITTONI, A COSTANTINOPOLI, GARRONI, A LONDRA, IMPERIALI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, A VIENNA, AVARNA, E AI MINISTRI .AD ATENE, DE BOSDARI, A BUCAREST, FASCIOTTI, A CETTIGNE, NEGROTTO, A NISH, SQUITTI, E A SOFIA, CUCCHI

T. 6129. Roma, 31 ottobre 1914, ore 3,30.

(Per tutti meno Cettigne, Bucarest, Nish, Sofia) Mio telegramma n. 5920 (1).

(Per tutti) A complemento delle misure già prese ed allo scopo di tutelare l'integrità e la neutralità albanese quale è stata sancita dai deliberati di Londra, il governo del Re, essendo l'Italia la sola potenza neutrale tra le firmatarie di quei deliberati, ha deciso di procedere all'occupazione provvisoria dell'Isolotto di Sasseno. Questa occupazione ha avuto luogo il 30 corrente collo sbarco dalla

R. Nave Dandolo di una compagnia di sbarco e di una batteria.

(Per le ambasciate meno Cospoli) Prego V. E. voler portare quanto precede a cognizione di codesto Governo (2).

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, BOLLATI, A BORDEAUX, TITTONI, A COSTANTINOPOLI, GARRONI, A LONDRA, IMPERIALI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, A VIENNA, AVARNA, E AI MINISTRI AD ATENE, DE BOSDARI, A BUCAREST, FASCIOTTI, A CETTIGNE, NEGROTTO, A NISH, SQUITTI, E A SOFIA, CUCCHI

T. 6130. Roma, 31 ottobre 1914, ore 3,30.

Da vario tempo Governo del Re per ragioni umanitarie e di salute pubblica si interessava sorte numerosi musulmani che dall'Albania meridionale si erano rifugiati a Valona e nelle vicinanze. Molti di essi avevano riparato nel Regno e lo scoppio di mala:ttie epidemiche fra i numeTosi profughi presso Valona costituiva un pericolo per la salute pubblica di alcune nostre città sulla costa meridionale adriatica. Non essendo stato possibile ottenere che quei profughi potessero ritornare nelle loro contrade, il Governo del Re cedendo a sentimenti di pietà e di umanità ha deciso di istituire in Valona una speciale missione sanitaria a simiglianza di quelle di Scutari e Durazzo.

Questa missione è sbarcata a Valon1a nel pomeriggio del 29 corrente. Lo sbarco è avvenuto nelle circostanze riferite nel telegramma del R. Console in Valona (l) che qui appresso trascrivo:

• La missione è sbarcata oggi nel pomeriggio e si è installata antica sede del Consolato da me sgombrata in questi giorni. Intervenne cerimonia ammiraglio Patris con vari ufficiali, Presidente, V:icepresidente e vari membri Commissione Governativa num@oroso gruppo di ·capi e sceicchi musulmani epiroti e altri rappresentanti rifugiati epiroti. Venne innalzata ila bandiera ital·iana sulla sede medesima. Osman Effendi Presidente Commissione Governativa a nome Commissione popo,lazi.one espresse profonda riconoscenza quanto Italia ha fatto finora e quanto fa per questa popolazione così duramente provata •.

(l) -Vedi D. 10. (2) -Per le risposte vedi D. 140.
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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA, ALL'ONOREVOLE SONNINO (2)

L. P. Roma, 31 ottobre 1914.

Iersera Rubini mi mandò una lunga lettera che concludeva con le dimissioni. Credo quindi che non verrà al Consiglio di stamane. Comunque, io farò deliberare le dimissioni del ministero; e, nel pomeriggio, porterò le dimissioni al re che deve arrivare stamane da Taranto.

Intanto ti accludo alcuni altri telegrammi relativi alla entrata in guerra della Turchia e a due incidenti già suscitati con noi. Si vede che i turchi sono 1mmutati e chi sa dove si andrà a parare.

All'ora di colazione manderò una persona con un mio biglietto, a cui potrai restituire in una busta chiusa tutti i telegrammi, compresi quelli di ieri. Potrebbero servirmi oggi che verranno i diplomatici.

89

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA, ALL'ONOREVOLE SONNINO (3)

L. P. Roma, 31 ottobre 1914.

Puoi consegnare al latore quei dispacci (4).

Si è stabilito stamane -dopo due ore di lunghe discussioni con Rubini intervenuto al Consiglio nonostante le dimissioni date iersera per lettera! -di dare le dimissioni del ministero. Vado fra poco dal re. Prenderò norma per agire, o no, da quello che mi dirà.

Avendone facoltà comincerò da Carcano.

(l) -T. 10541/1401, di cui sono trascritti solo alcuni brani. (2) -Da BCL, Archivio Salandra. Ed. in SoNNINO, Carteggio, cit., D. 38. (3) -Da BCL, Archivio Salandra. Ed. in SoNNINO, Carteggio, cit., D. 39. (4) -Vedi D. 88.
90

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, BOLLATI, A BORDEAUX, TITTONI, A COSTANTINOPOLI, GARRONI, A LONDRA, IMPERIALI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, A VIENNA, AVARNA, E AI MINISTRI AD ATENE, DE BOSDARI, A BUCAREST, FASCIOTTI, A CETTIGNE, NEGROTTO A NISH, SQUITTI, E A SOFIA, CUCCHI

T. 6131. Roma, 31 ottobre 1914, ore 15.

Questo ministro di Grecia mi ha diretto un promemoria per comunicarmi un dispaccio del suo governo circa l'avanzata delle truppe greche nell'Albania meridionale.

Ricordato l'impegno assunto e soddisfatto di ritirare le proprie truppe al Sud della frontiera stabilita a Firenze dalla Commissione Internazionale; esposte le vicende verificatesi nel Principato d'Albania dall'arrivo del Principe di Wied, la costituzione dell'Epiro autonomo, lo statuto di Corfù; riassunta la situazione di progressiva anarchia formatasi nell'Albania meridionale ed accennato al pericolo che le rinnovate incursioni di albanesi nell'Epiro autonomo costituiscono per la sicurezza della frontiera del Regno di Grecia il signor Venizelos dichiara quanto appresso:

• Le Gouvernement Royal prit la décision de faire avancer l'armée dans l'Epire autonome en vue d'y assurer l'ordre et de garantir la vie et les biens des populations, sans distinction de réligion, et afin de permettre aux habitants, partis et réduits à la détresse, de rentrer dans leurs foY'ers pour vaquer paisiblement à leurs occupations.

Dans ce dernier ordre d'idées le rapatriement des réfugiés presse d'autant plus que la saison des semaJlles s'approche. Différer leur Tetour ce sera.it les vouer encore pour l'année prochaine à la misère la plus cruelle.

En procédant à l'action énoncée, le Gouvernement tient donner aux Grandes Puissances l'assurance formelle que l'avance de ses troupes n'a qu'un caractère tout provisoire et que la Grèce en s'y décidant se propose de se conformer strictement aux décisions de la Conférence des Ambassadeurs aux quelles elle a adhéré par sa note en date du 8/21 février aux Grandes Puissances.

S'inspirant d'un sentiment bien compréhensible d'humanité et guidé de la nécessité d'assurer aux confins du Royaume un ordre indispensable à sa sécurité en meme temps que bienfaisant pour tous les habitants de l'Epire autonome, musulmans ou bien chrétiens, notre décision, nous en sommes convaincus, ne peut qu'etre approuvée per le Gouvernement Italien, une fois celui-ci assuré du caradère provisoire de la réoccupation décidée •.

Ho risposto a questo Ministro di Grecia prendendo formalmente atto della dichiarazione ufficiale del suo Governo che l'avanzata delle truppe greche nell'Albania meridionale ha un carattere del tutto provvisorio e che la Grecia nel decidersi a così fare si propone di conformarsi strettamente alle decisioni di Londra alle quali essa ha dato la propria adesione.

Mi sono riservato dare una risposta scritta alla comunicazione greca.

91

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA, AL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI

T. R. 6136. Roma, 31 ottobre 1914, ore 21.

Suo telegramma 1024 (1).

Approvo che Ella si sia adoperata ad evitare occasioni di conflitto fra greci e Essad. Ma voglia tener presente che tale nostra azione conciliativa sia riguardo i greci come riguardo Bib Doda è opportuna solamente a condizione che nulla abbiamo da temere noi rispetto a Valona da parte di Essad o dei gheghi. Quindi per la eventualità che tale condizione a un dato momento non abbia a verificarsi credo sia utile non accentuare troppo la nostra opera conciliativa, ma lasciar aperto l'adito a conflitti interni albanesi che potrebbero per noi costituire opportuno e forse necessario diversivo.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA, ALL'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, CARLOTTI

T. 6137. Roma, 31 ottobre 1914, ore 21.

Suo telegramma n. 792 (2).

Pregola assicurare Sazonov che non ho mai menomamente dubitato della intenzione schiettamente amichevole e generosa che ha ispirato S. M. lo Tzar nel fare la nota proposta circa i prigionieri. Come dissi a Krupensky e come telegrafai a V. E. (3) il R. Governo ha apprezzato al suo alto valore la proposta stessa. Alcuni giornali in Italia hanno tendenziosamente insinuato che il Governo russo avrebbe avuto il recondito intendimento di creare imbarazzi al Governo italiano, ma io ho fermamente smentito tale supposizione, affermando la leale intenzione amichevole della Russia. Certamente Krupensky avrebbe dovuto interpellarmi prima di pubblicare la notizia, e con ciò mi avrebbe dato agio di provvedere a concordare con lui il modo di pubblicità adatto a produrre la migliore impressione in Italia. Ma, come le telegrafai col mio

n. 6002 (4), non intendo dare alcuna importanza a questo particolare che però doveva essere portato a conoscenza di Sazonov allo scopo di dargli la spiegazione delle polemiche qui avvenute. V. E. vorrà fare in modo che qualunque inopportuna impressione che costà potesse sussistere per la forzata nostra non accettazione della proposta russa sia dissipata. Ella vorrà pure far comprendere a Sazonov che se la Russia manderà in Italia i prigionieri a piede libero non mancheremo di adempiere con ogni premura ai doveri della ospitalità (5).

(l) -Vedi D. 83. (2) -Vedi D. 52. (3) -Vedi D. 36. (4) -Vedi D. 38. (5) -Per la risposta vedi D. 143.
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IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA

T. GAB. 1502/188. Bucarest, 31 ottobre 1914, ore 21 (per. ore 7 del 10 novembre).

Mio telegramma di Gabinetto n. 186 (1). Ministro degli Esteri è venuto a leggermi tre seguenti telegrammi ricevuti dal Ministro di Romania a Costantinopoli in data 28, 29 e 30 corrente:

1° Gran Visir gli ha dichiarato che la Turchia vuole rimanere tranquilla ed ha aggiunto che il Presidente della Camera sarebbe partito sabato 31 ottobre per Bucarest, Vienna, Berlino e Roma. Mano ha replicato che queste dichiarazioni pacifiche erano in contraddizione con quelle di Wangenheim, ma Gran Visir ha risposto che Wangenheim non è il Governo ottomano.

2° Talaat bey ed Enver bey si sono lamentati con lui perché Romania proibisce transito delle mun'izioni e delle farine diTette in Turchia ed hanno detto che il Presidente della Camera è incaricato di trattare anche questo argomento col Governo romeno. Hanno aggiunto che Romania e Turchia hanno ogni intenzione a tenersi unite anche per guardarsi dalila Bulgaria. Enver bey ha poi osservato che la Romania deve evitare di impegnarsi troppo presto giacché in caso di una vittoria austro-tedesca la sua stessa indipendenza sarebbe compromessa.

3° Ambasciatore russo si prepara lasciare Costantinopoli e gli Ambasciatori inglese e francese ne seguiranno l'esempio. Gran Visir che da principio aveva presentato le sue dimissioni le ha ritirate e cerca localizzare conflitto. Enver bey ed i tedeschi hanno però preso la mano al Governo turco.

Il Ministro degli Affari Esteri mi ha detto poi che Ministro d'AustriaUngheria gli ha comunicato che il suo Governo è certo che la Bulgaria marcerà a fianco della Turchia. Gli ho domandato se Governo romeno intendesse prendere misure militari, dato che le sue forze sotto le armi sono ormai ridotte a 120.000 uomini ed egli mi ha risposto che si vuole qui evitare prendere iniziative che possano avere apparenza di una provocazione, tanto più che tutto è pronto per richiamare sotto le armi forze necessarie. Ha aggiunto che Derussi il quale travasi qui da parecchio tempo avrebbe dovuto tornare oggi a Sofia. Egli lo ha però trattenuto in attesa che torni Radeff il quale è atteso da un momento all'altro. Ministro degli Affari Esteri mi ha confermato che il contegno della Romania sarà quello indicato nei miei telegrammi 185 e 180 (2). Avverto che tanto Bratianu quanto Porumbaro insistono per essere tenuti al corrente da noi di queilo che avviene e lo fanno non solo in base al noto accordo che del resto Porumbaro non conosce esattamente, ma anche in forza dell'intesa corsa con Maioresco al tempo del compianto San Giuliano di tenere in continuo contatto i due Governi italiano e romeno.

Porumbaro mi ha detto poi, facendosi evidentemente interprete dei sentimenti di quelli tra i membri del Gabinetto e del partito liberale che trovano Bratianu troppo esitante, che sarebbe utile che al momento opportuno Romania ed Italia agissero insieme e che lo si sapesse. Ciò potrebbe essere, egli ha aggiunto, nell'interesse di tutti i belligeranti e degli stessi nostri antichi alleati, i Quali possono ad un certo punto non sapere come mettere fine alla guerra.

Ho risposto evasivamente insistendo sulla comunanza di interessi e cordialità di sentimenti tra Italia e Romania.

(l) -Vedi D. 82. (2) -Vedi DD. 69 e 37.
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L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA

T. 10647/943. Berlino, 31 ottobre 1914, ore 21,15 (per. ore l dei 1° novembre).

Telegramma di V. E. n. 6119 (1). Ho informato stamane z,immermann della comunicazione stata fatta da Sazonov al R. ambasciatore a Pietrogrado. Egli pretende che la versione russa che parla di atti di ostilità da parte della Turchia sarebbe contraddetta dalla versione turca secondo la quale è la flotta russa che avrebbe aperto le ostilità attaccando una parte della flotta turca dopo di avere ,cercato di turbare le sue esevcitazioni nel Mar Nero. Zimmermann rilevava dichiarazioni di Sazonov che la Russia si trova in stato di guerra a partire dal 29 ottobre e si compiaceva che ciò contribuisse a chiarire la situazione. Che una entrata in guerra della Turchia aggiungeva fosse nei desideri e negli scopi della Germania era inutile dissimularlo: pure egli affermava che fino all'ultimo momento si era qui ancora incerti sulle decisioni definitive della Sublime Porta e che l'attuale scoppio delle ostilità era stato realmente determinato dall'azione della flotta russa. Tuttavia ora che il concorso della Turchia è assicurato, la Germania se ne ripromette grande vantaggio non solo e non tanto per il non disprezzabile appoggio militare dell'esercito ottomano, quanto per il colpo funesto che doveva portare alla potenza britannica specialmente in Egitto e nell'India l'intensificazione dell'agitazione musulmana che sarebbe necessariamente scaturita dalla partecipazione effettiva del Califfo alla guerra. Credetti dover qui subito interrompere Zimmermann per dirgli che appunto questo aspetto della questione destava in noi le maggiori preoccupazioni: e gli ripetei con Qualche insistenza le obbiezioni che già aveva a lui e al consigliere competente precedentemente esposte. Egli mi ripeté dal canto suo le formali assicurazioni già statemi date: e soggiunse che ancora in seguito a quanto V. E. ,aveva detto a F[otow (2) ed io avevo qui confennato, era stato telegrafato a Costantinopoli per richiamare una volta di più seria attenzione del Governo ottomano sulla necessità imprescindibile nell'interesse della Turchia non meno che in quello della Germania, di mantenersi negli impegni presi e di

rispettare scrupolosamente tutto ciò che concerne l'Italia. Ed alle mie nuove osservazioni circa il pericolo che anche ordini realmente dati non fossero eseguiti da popolazioni eccitate dal fanatismo religioso, Zimmermann replicava che ai voleri chiaramente espressi dal Sultano, tutti i Musulmani fedeli s'inchinano e mi citava come esempio i fatti d'Armenia del 1895-1896. Egli diceva del resto per quanto concerne più specialmente l'azione contro l'Egitto di non avere alcuna conferma della notizia di un forte concentramento di truppe turche ad Akaba e di avere anzi motivo di credere ·che tale eventualità sia ancora abbastanza lontana. Dal suo linguaggio mi sembrò comprendere che egli non avesse una fede molto robusta nella riuscita dei piani di Enver pascià per l'invasione dell'Egitto.

Più tardi venne poi pubblicato il telegramma dell' • Agenzia Stefani • che annunzia l'ordine di partenza ricevuto dall'Ambasciatore di Russia a Costantinopoli. Tutta Questa stampa inneggia naturalmente alla Turchia che si appresta a liberarsi dal giogo dei suoi secolari oppressori la Russia e l'Inghilterra.

Una dimostrazione popolare è stata fatta all'Ambasciata turca.

(l) -Vedi D. 68, nota 2. (2) -Vedi D. 58.
95

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA

T. 10656/944. Berlino, 31 ottobre 1914, ore 21,15 (per. ore 3 del 1° novembre).

Nel corso della conversazione da me avuta oggi con Zimmermann (mio telegramma n. 943) (l) gli chiesi Quale conseguenza egli si attendeva che l'entrata in azione della Turchia potesse avere sull'atteggiamento degli altri Stati balcanici. Egli affettava di mostrarsi pienamente rassicurato. Quanto Bulgaria (della quale come è noto si disse fin da principio della guerra che avesse stretti accordi e con la Germania e con la Tur.chia) essa ha ieri ancora rinnovato sua dichiarazione di perfetta neutraLità e Zimmermam1 non dubitava che per ora l'avrebbe mantenuta ma se un giorno dovesse uscirne non sarebbe certo, contrariamente alle preoccupazioni che mi aveva recentemente manifestate questo ambasciatore di Turchia, per unirsi ai nemici della Germania ma per attaccarli: ed egli non escludeva che quest'ultima eventualità potesse in un avvenire più o meno prossimo vedficarsi. Quanto Romania pericoli che per essa già presentava una sua eventuale azione contro potenze centrali si sono senza dubbio aggravati in seguito alla unione ad esse della Turchia: e Zimmermann aveva fiducia che i più ponderati propositi che secondo le sue informazioni si facevano sempre più strada a Bucarest e cui si atteneva re Ferdinando, finirebbero col trionfare e col far persistere quel Governo nell'attuale sua politica di neutralità in nessun modo minacciata da Turchia. Quanto Grecia fi.nalmente Zimmermann pensava che non avrebbe alcun motivo di mutare atti

tudine finora tenuta: Germania avendo chiesto ed ottenuto da Turchia impegno formale di non dare alla Grecia ragione e pretesto di intervento, astenendosi dall'attaccarla tanto direttamente quanto col sollevare in qualsiasi modo questione delle isole e trattando coi maggiori riguardi le popolazioni greche dell'Impero. Non ho avuto modo finora di controllare fondamento di questo apprezzamento invero assai ottimista nè per quanto concerne Bulgaria nè per quanto concerne Romania la cui Legazione durante l'assenza del Beldiman non ancora tornato dai funerali di Re Carlo è ora qui rappresentata da un solo giovanissimo segretario. Ministro di Grecia pure dicendo di non avere ancora ricevuto istruzioni speciali del suo Governo esprimeva avviso che la Grecia manterrebbe per ora almeno il suo atteggiamento di attesa. Egli era anche propenso a credere che la Turchia avrebbe infatti cercato di evitare tutto quanto potesse come che sia indisporre Grecia. Ma le cose avrebbero indubbiamente preso tutt'altro aspetto in seguito ad un ,eventuale intervento della Bulgaria: in tal caso g1i impegni esistenti con Serb'ia e la tutela dei propri vi:tali interessi avrebbero

probabilmente obbligarto Grecia a prend€'re ben diverse risoluzioni.

(l) Vedi D. 94.

96

IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA

T. POSTA 10716/1025. Durazzo, 31 ottobre 1914 (per. il 2 novembre).

Ho telegrafato quanto sopra al R. console in Scutari:

Le istruzioni pervenute da Roma (l) che raccomandavano di sospendere opera di conciliazione tra Bib Doda ed Essad erano motivate dal dubbio nato un certo momento che Essad potesse dimenticare gli interessi italiani mettendosi d'accordo coi Giovani Turchi. Essendosi almeno per ora completamente dileguato tale dubbio conviene riprendere l'opera iniziata salvo naturalmente a regolarci secondo le circostanze future.

Mentre mi riservo di far pervenire al Senato albanese la comunicazione di Bid Doda, prego V. S. avvisare confidenzialmente Bid Doda che Essad d'accordo coi principali capi sta organizzando la spedizione per occupare Scutari. Egli mi ha informato in via riservatissima che per fare cosa grata all'Italia egli sarebbe disposto ad aiutare Bid Doda uscire da una situazione imbarazzante, ma che Bid Doda, a sua volta deve prestarsi per rendere la cosa facile di fronte ad una popolazione musulmana fanatica. Essad perciò raccomanda che Bid Doda facda dichiarazione al Senato di accettare ogni decisione circa gli affari di Scutari. Per parte sua Essad cercherà di convincere che i Mirditi non debbono essere trattati da nemici.

Informo a tal proposito V. S. che esistono a mia indiscutibile conoscenza documenti assai compromettenti per Marco Gioni che ha promesso uomini

armati destinati a servire la causa austriaca contro Essad in modo anche di compromettere la neutralità albanese di fronte alla Serbia.

Sarebbe opportuno ottenere cautamente schiarimenti da Bid Doda e provvedere a che Marco Gioni sia distolto dai suoi propositi avvertendo che in caso d'inconvenienti il R. Governo ne potrebbe forse rendere responsabile Bib Doda stesso.

(l) Vedi D. 39.

97

IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA

T. POSTA R. 10719/1028. Durazzo, 31 ottobre 1914, ore... (per. il 2 novembre).

Fregandomi di tenere la cosa segretissima Essad Pascià m'informa che questo Incaricato d'Affari di Bulgaria ha cercato di tastare il terreno cil'ca le eventuali disposizioni del Governo di Durazzo al riguardo della Grecia dopo la avanzata in Epiro. Il diplomatico bulgaro avrebbe assicurato Essad che se gli albanesi entrassero in campagna contro la Grecia, la Bulgaria entro 10 giorni velTebbe in so·ccorso all'Albania.

Essad avrebbe risposto evasivamente sia perché egli progetta una sped1.. zione verso Scutari sia perché egli si diffida delle intelligenze tuttora non chiare tra Bulgaria e Turchia. Essad si dice totalmente acquistato alla causa della Triplice Intesa contro l'Austria specialmente se ciò non contrasta cogli interessi dell'Italia.

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IL CONSOLE A VALONA, LORI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA

T. UU. RR. 10670/1421. Valona, 1° novembre 1914, ore l (per. ore 10,10).

Ieri sera ad orra tarda ebbi dietro loro richiesta un colloquio confidenziale con Osman Effendi e con Alì Bekir Vele'la, membro questo della Commissione governativa.

Essi mi comunicarono avere poco prima ricevuto notizia telefonica essersi impegnato a un'ora di qui da Vranisti a drca 10 ore da Valona, un combattimento fra albanesi e truppe greche e manifestandomi convinzione greci intendano ormai avanzare fino aLle por.te di Valona, mi fecero presente essere nell'impossibilità di opporre alcuna seria resistenza e implorano aiuto dell'Italia come unica speranza che ormai rimanga a questa popolazione. Avendoli io richiesti categoricamente di precisare i loro desideri circa la forma di questo aiuto, essi mi chiesero apertamente che l'Italia occupli Valona e il suo distretto, per salvarlo da un'occupazione greca. Se una Albania indipendente possa un

10 -Documenti diplomatici -Serie V -Vol. II

giorno esistere -aggiunsero -lo deciderà l'avvenire e volere delle Potenze: oggi si tratta di scongiurare l'estrema rovina e soltanto dall'Italia attendiamo la nostra salvezza. Interrogati se o..ueste parole rappresentassero modo di vedere loro personale o quello della Commissione governativa, risposero essere sicuri. interpreti pensiero non solo della Commissione e dei notabili ma anche popolazione tutta intera fino alle donne ed ai bambini. Conoscendo .carattere Osman Effendi, mi parrebbe per verità strano avesse fatto tale passo senza essere sicuro del consenso degli altri.

Dalle due pomeridiane di jeri del resto aveva avuto sentore di qualche cosa e mi si dice nel pomeriggio avesse luogo una riunione della Commissione. Ali Bekir Veleia concluse che se l'Italia sbarcherà i suo'i uomini, andrà

egli stesso a riceverli allo scalo per condurli a Valona.

Insistenti richieste di una risposta rassicurante risposi che l'Italia ha rinnovato sue dichiarazioni voler far rispettare protocollo di Londra e suoi atti di questi giorni ne sono la prova; che non ·ero in grado di dichiarare quali fossero eventuali ulteriori intenzioni nostro G<>verno, ma che avrei subito informato d'urgenza l'E. V. Ho comunicato quanto precede alla R. Legazione.

99

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA

T. R. 10677/808. Pietrogrado, 1° novembre 1914, ore 1,45 (per. ore 10,40).

Siccome V. E. lo avrà già rilevato dal mio telegramma n. 792 (l) ciò che maggiormente sta a cuore a Sazonov è di sottrarre profferta dello Zar a meno favorevole interpretazione e di vedere riconosciuti gli elevati sentimenti che l'hanno ispirata. Poiché siffatto riconoscimento non implica alcuna compromissione, non ho esitato nei colloqui da me avuti con personaggi uffi.ciali ad abbondare ·in q_uesto senso per poter poi insistere con pari asseveranza sugli ostacoli reali che effettuazione della proposta presenta.

Anche codesto ambasciatore di Russia, nel riferire le manifestazioni di compiacimento e di riconoscenza •CUi iniziativa Zar ha dato occasione, non ha mancato di osseTVare che parecchie sue conoscenze italiane estranee •al mondo ufficiale e del tutto oggettive gli hanno fatto presente le positive difficoltà che si frappongono all'accettazione da parte del R. Governo di quella proposta.

Mi sembra che tutto dò non sia rimasto senza effetto e che nelle sfere ufficiali stia subentrando un più giusto apprezzamento del nostro riserbo predisponendole alla prevedibile risposta declinante del R. Governo. Quest'ultima essendo qui quasi scontata, basterebbe a mio avviso il circondarla di qualche formula cortese, adatta a dissipare le surriferite preoccupazioni di Sazonov e di altri, per assicumrle una accoglienza serena.

Mi viene riferito da ottima fonte che Imperatore ha ordinato frattanto al Ministero della guerra di cercare se possibile di riunire in un solo gruppo gli italiani ed alleviare in tutti i modi loro prigionia.

In via confidenziale mi è stato detto che Garibaldi si è recato da Iswolsky e gli ha chiesto se sarebbe possibille trasferire in Francia i prigionieri italiani, incorporandoli ai volontari oppure impiegandoli in qualche operazione militare contro Austria come moltissimi di essi ne avrebbero dimostrato desiderio. Nel telegramma di Iswolsky non si accenna alla sua risposta né si fa alcun commento.

(l) Vedi D. 52.

100

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA

T. 10676/1390. Vienna, 1° novembre 1914, ore 14 (per. ore 16,25).

Telegramma di V. E. 6142 (1). Questi giornali riferiscono in data 26 ottobre circa una intervista che Tisza avrebbe avuta con un corrispondente della Vossische Zeitung e ·che era stata pubblicata in quel giornale. Secondo appare dal testo riprodotto da questa stampa Tisza avrebbe trattato nell'intervista delle relazioni dell'Austria-Ungheria cogli stati neutrali ·che egli dichiarò soddisfacenti per quanto riguarda Romania e Italia, della probabile durata della guerra, dell'alto prezzo dei grani e della sistemazione dei partiti politici. Non risulta in quanto fu qui riprodotto e che apparve senza spazio censurato alcun accenno all'oggetto menzionato dal R. Ambasciatore a Berlino circa la direzione del Comando militare in Austria-Ungheria Bosnia; non se ne fa akun accenno nella rettifica generica pubblicata il 28 ottobre scorso Correspondenz Bureau e nella quale si dichiara erronea in alcuni punti la versione data dal giornale tedesco circa una privata conversazione del Tisza non destinata alla pubblicità.

101

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA

T. GAB. RR. s. 1505/189. Bucarest, 1° novembre 1914, ore 21 (per. ore 0,50 del 2).

Ministro Affari Esteri mi ha letto un telegramma con cui Incaricato d'affari Romania a Sofia lo informava che il Segretario Particolare del Re era stato da lui per dirgli a nome di Sua Maestà .che la Bulgaria era stata sor

pr~sa dall'entrata in azione della Turchia e desiderava sapere che cosa intende:>se fare Romania. Incaricato Affari aveva risposto evasivamente.

Ministro di Russia mi ha detto che Incaricato d'Affari di Russia a Sofia aveva chiesto al Signor Radoslavov che contegno terrebbe Bulgaria di fronte guerra russo-turca. Radoslavov avrebbe risposto di non potersi pronunziare prima di aver consultato il Re ed i suoi colleghi, ma che come suo avviso personale riteneva che il meglio che la Bulgaria potrebbe fare sarebbe di prendere le armi contro la Turchia.

D'altro lato sono informato che la Russia mentre fa ogni sforzo per spingere Bulgaria su questa via nulla lascerà intentato per costringere Serbia a prometterle concessioni territoriali sufficienti. Anzi credo che, nella convinzione che gli Stati bakanici non riuscirebbero ad intendersi direttamente, si ventila il progetto di far assumere impegno alla Serbia e Bulgaria di rimettere alle Potenze della TripUce Intesa sistemazione delle concessioni territoriali che si dovrebbero fare l'un l'altra a guerra finita, tenendo conto dei vantaggi che a ciascuna avrebbe procurato la guerra.

Russia spera riuscire a fare entrare in azione anche la Romania tanto nel caso in cui Bulgaria attaccasse Turchia quanto in quello in cui attaccasse Serbia e ciò per l'interesse che la Romania avrebbe a non lasciare ingrandire Bulgaria senza un analogo ingrandimento per sé. Governo russo è però malcontento del contegno di Pasié il quale mentre aveva promesso di fare qualsiasi sacrificio nel,caso in cui la Turchia attaccasse Russia, ora che ritiene che anche la Bulgaria si volga contro Turchia si limita a fare delle proteste di amicizia ed a dire che la Bulgaria si compenserà con Adrianopoli.

Qui si seguita ad essere molto diffidenti verso la Bulgaria.

(l) Vedi D. 81, nota.

102

L'AMBASCIATORE A BORDEAUX, TITTONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA

T. GAB. S. 1504/235. Bordeaux, 1° novembre 1914, ore 23 (per. ore 4 del 2).

L'intervento della Turchia nella guerra estende e complica gravemente la cvisi europea. L'Italia si doma.~da se S'l troverà davveTo di fronte a due grandi avvenimenti: lo sfacelo dell'Austria e quello della Turchia. Ma avverrà esso, e come e quando? Nessuno ora può dirlo. Thiers, nella grave crisi turco-egiziana del 1840, disse: • Io non so cosa verrà fuori dalla crisi orientale. Sono sciocchi e pazzi quelli che pretendono fare i profeti. In ogni caso bisognerà sapere scegliere bene il momento favorevole per agire e trovare il modo di ficcarsi nella prima screpolatura che si produrrà •.

Ebbene parmi ~che queste parole ripetute oggi assegnerebbero all'Italia il suo compito e cioè Quello di comprendere, quando davvero si produrranno

quelle screpolature, che potranno fare crollare gli edifici austria.co e turco e sapere scegliere bene il momento favorevole per agire. Certo, mai l'Europa si trovò in situazione più grave né l'Italia in più difficile.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI

T. 6163. Roma, 1° novembre 1914, ore 24.

Suo telegramma n. 943 (1).

Non pongo menomamente in dubbio la lealtà del Governo germanico ed i suoi sforzi a Costantinopoli per ottenere che movimento panislamico non abbia ripercussioni nelle nostre Colonie e conseguentemente anche sulla opinione pubblica italiana. Credo perfettamente sincere le dichiarazioni di Zimmermann, ma gli avvenimenti purtroppo accennano a svolgersi nel modo da noi temuto. A Tripoli, nel Fezzan ed in Libia infatti serpeggia fermento. Garroni poi telegrafa che a Cospoli ed in provincia circola già voce rivoluzione scoppiata a Tripoli. Nostro agente Bushire comunica che già nello scorso agosto era sparsa a Basgrah la voce che era scoppiata guerra tra Italia e Turchia. Ho sotto gli occhi il manifesto panislamdco lanciato a Costantinopoli a tutti gli islamiti. Ci si parla espressamente è vero dell'Inghilterra, Francia, Russia ed anche dell'Olanda, ma non dell'Italia; vi si incita il Senussi alla guerra contro l'Inghilterra; ma l'intonazione generale è la guerra santa contro i cristiani senza distinzione, la liberazione degli islamiti da ogni dominazione europea in Africa ed in Asia.

Tutto ciò ed il fatto dell'agitazione che cova in Libia anche nel remoto Fezzan ci preoccupano seriamente ed io desidero che Ella esponga nuovamente queste nostre apprensioni nella forma la più amichevole a codesto Governo.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, GARRONI, E AI MINISTRI, AD ATENE, DE BOSDARI, A BUCAREST, FASCIOTTI, A NISH, SQUITTI, E A SOFIA, CUCCHI

T. 6180. Roma, 1° novembre 1914, ore 24.

Rizov mi ha di-chiarato con molto calore che la Bulgaria terrà fermo alla sua neutralità, anche dopo lo scoppio della guerra turco-russa; che la Bulgaria non combatterebbe mai contro la Russia e non si unirebbe ai suoi nemici. A mia domanda ha dichiarato di non ritenere impossibile una intesa della Bulga

(ll Vedi D. 94.

ria con la Rumania, non essendovi fra i due paesi rivalità inammissibili e potendo la Rumania, che può sperare notevoli aumenti di territorio, sia verso la Bessarabia, sia verso la Transilvania, restituire alla Bulgaria una parte di ciò che le tolse •col trattato di Bucarest. Molto più difficile sarebbe il tentare una intesa fra la Bulgaria e la Serbia. Ha concluso accennando che verso la fine della guerra, la Bulgaria potrebbe compiere una semplice occupazione di un territorio che crede a lei dovuto senza precisare se alludesse alla Macedonia

o alla Tracia. È da notare che Rizov è for~e soverchiamente loquace. A sua domanda drca le nostre intenzioni in Albania gli ho risposto che noi non avevamo proponimento di conquiste territoriali sull'altra sponda dell'Adriatico, che intendevamo mantenerci sulla base dei deLiberati della Conferenza di Londra, e ·che la presenza della nostra forza navale a Valona significava la nostra ferma volontà che nessun'altra Potenza vi avesse a prendere posto. Tanto le comunico per sua esclusiva conoscenza personale e con preghiera di telegrafarmi tutti gli elementi che costà potessero dsultarle riguardo gli intendimenti della Bulgaria (l).

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IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA

T. POSTA 10833/1032. Durazzo, 1° novembre 1914 (per. il 4).

La notizia della guerra tra Russia e Turchia ha accentuato il fanatismo musulmano in Albania. Essad mi riferisce che il mufti di Tirana Moussa Kiazim gli ha telegrafato stamane esprimendo il parere che i musulmani dovrebbero schierarsi a fianco della Turchia e marciare contro alla Serbia ed alla Grecia. Essad ha risposto che l'impresa pure encomiabile è inattuabile causa la lontananza della Turchia e la minaccia delle navi franco-inglesi nell'Adriatico. Essad mi ha poi detto che sinchè a noi gioverà egli farà il possibile per difendere la neutralità albanese.

Certamente se non fosse possibile evitare un'azione albanese contro uno degli Stati di frontiera, vi sarebbero motivi, in quanto ciò ci riuscisse, d'incoraggiare piuttosto un'azione contro la Grecia che contro la Serbia. Difatti se gli albanesi si rivolgessero contro i Greci, essi domanderebbero il nostro concorso e faciliterebbero in tutti i modi tutti i nostri progetti nella regione di Valona.

Il Governo di Durazzo è però circondato da tante difficoltà all'interno e ad alle sue tre frontiere che riesce molto difficile prevedere qual piega definitiva potranno prendere gli avvenimenti. Egli è certo solo che il mantenere a nostro favore la situazione attuale sarà per noi un'arma non trascurabile sia nel caso in .cui l'Italia fosse trascinata nel grande conflitto sia in quello in cui rimanendo neutrali volessimo far rispettare la situazione creata dalla Conferenza di Londra ·fino al momento ed alle condizioni che a noi convenissero.

(l) Per le ris.Doste vedi DD. 107, 116, 117, 128, 136.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI

T. GAB. 1152. Roma, 2 novembre 1914, ore 9.

Flotow mi ha letta una comunicazione da parte del suo Governo tendente a rassicurare l'Italia circa l'eventualità che potrebbero verificarsi a danno di essa per effetto dell'entrata in guerra della Tur,chia (1). La Germania s'impegnava ad evitare qualunQue ripercussione del movimento panislamko in Libia, mediante l'azione particolarmente efficace del Sultano, dichiarava che, nell'ipotesi che si verificassero modificazioni territoriali nei Balcani, si sarebbe tenuto conto degli interessi italiani; che si sarebbe pure tenuto conto degli interessi italiani nel caso che modificazioni territoriali si verificassero nell'Africa settentrionale. Flotow ha soggiunto ritenere che la navigazione del Canale di Suez non sarebbe stata turbata dal conflitto fra la Turchia e l'Inghilterra. Riteneva pure che l'azione bellica della Turchia non si sarebbe spiegata in Europa e nella penisola balcanica, almeno per ora. Ho risposto vagamente dichiarandomi grato delle buone intenzioni del Governo germanico verso l'Italia. Ma non ho mancato di soggiungere che, per QUanto riguarda l'agitazione islamica in Libia, se dovevamo affidarci nelle dichiarazioni del Governo germanico, non altrettanta fiducia avremmo potuto riporre in quelle del Governo turco; che intanto avevamo notizie poco buone dalla Tripolitania e dalla Cirenaica, e ,che a Bengasi aveva fatto impressione il fatto che un arabo dell'interno si era presentato a quella Banca per cambiare 20.000 marchi. Al che Flotow ha osservato che non si poteva supporre così grossolana l'opera del Governo tedesco da spendere in marchi il denaro che avrebbe potuto mandare in Africa.

Tanto le comunico per sua norma di linguaggio ed in relazione al mio telegramma n. 6163 (2). Anche da altre fonti ci consta che agenti tedeschi sotto le spoglie di ufficiali turchi fomentavano il movimento islamitico specialmente in Cirenaica (3).

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IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA

T. 10725/146. Atene, 2 novembre 1914, ore 13,30 (per. ore 16,50).

Telegramma di V. E. n. 6180 (4). Nel mio telegramma 21 (5) ed in molte mie comunicazioni ho sempre posto in rilievo sospetto che Qui si nutre sulla attitudine della Bulgaria. Giornali

ieri portavano che questo ministro di Bulgaria si è espresso con diplomatici e poi privatamente nel senso che Bulgaria avrebbe conservata propria neutralità quanto sia possibile: che nessun accordo esiste fra Turchia e Bulgaria: che rapporti greco-bulgari avevano migliorato e che egli faceva tutto ciò che è possibile per migildocr:"arli ancora.

A mia esperienza conviene astenersi dal fare pronostici sulla condotta della Bulgaria giaochè in nessun Paese balcanico elementi più diversi e contradditori possono ad un momento dato entrare in giuoco. Secondo me molto se non tutto dipende dai successi o meno dell'Austria-Ungheria nella Serbia e certo principale aspirazione bulgara sarà sempre verso la Macedonia.

(l) Vedi SALANDRA, La neutralitd, cit., pp. 410-11.

(2) -Vedi D. 103. (3) -Inviato anche ad Avarna con t. gab. 1160 del 6 novembre, ore 11. (4) -Vedi D. 104. (5) -Vedi D. 72.
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IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA

T. u. 10753/1037. Durazzo, 2 novembre 1914, ore 17 (per. ore 19,35).

Ho telegrafato al R. console in Valona quanto segue: c stasera o domattina giungeranno costà da quattro a cinquecento gheghi armati col [piroscafo c Ionio •] Essi sono stati inviati da Questo Governo in seguito alle domande di codeste autorità per calmare agitazione ed anche per dimostrare che i gheghi sarebbero disposti ad opporsi all'avanzata greca. Aggiungo coillfidenzialmente alla S. V. che Essad intende richiamare entro pochi giorni questa forza insieme cannoni e mitragliatrici che si trovano costì, per iniziare marcia Scutari. Si lascerebbe a Valona poco più di un centinaio di uomini. È probabile che si fa,ccia qualche arresto di nazionalisti ed austriacanti o di partigiani di Ismail Kemal. Siccome interessa fare sv,anire sospetti a nostro riguardo non solo presso gheghi ma anche presso maggioranza nazionalisti, che cercano sfruttare situazione più a loro favore che nel nostro, confermo mie istruzioni di ieri mantenersi il più possibile imparziale e fra le varie razze rendere sempre più desiderabile nostro padfico intervento. Queste istruzioni provvisorie sono subordinate eventuale approvazione Roma •.

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L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, GARRONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA

T. 10743/632. Pera, 2 novembre 1914, ore 17,55 (per. ore 22,26).

Oggi da parti diverse turche e germaniche e da Gran Visir, Wangenheim e Talaat Bey si è voluto darmi maggiori assicurazioni che assolutamente nulla

verrà tentato o provocato contro di noi in Libia. E assicurazioni partono anche da Enver Pascià, come risulta da telegramma mio di oggi sul Khedive (l) e da altre fonti. Ho ringraziato dei buoni propositi, confidando di vederne il risultato. Si è tenuto a farmi comprendere ,che inglesi pagavano il Gran Senussi contro di noi, e mi si è anche voluto spiegare una delle ragioni, quella cioè che essi avevano scoperto non so quali intrighi nostri contro di loro in Egitto. Non bastando benevole assicurazioni, Talaat Bey mi ha detto che fra Italia e Turchia dovrebbe intervenire un accordo amichevole. Avendogli chiesto su quali basi e per quali affari, mi rispose • difensivo • in genere. Lo pregai di specificare ed egli si riservò di farlo.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, BOLLATI, A BORDEAUX, TITTONI, A LONDRA, IMPERIALI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, E A VIENNA, AVARNA

T. GAB. 1155. Roma, 2 novembre 1914, ore 20,04.

R. ambasciatore a Costantinopoli mi telegrafa quanto segue: • (telegramma da Costantinopoli n. 1498/609) » (2).

Anzitutto raccomando a V. E., tener conto scrupolosamente del desiderio del senatore Garroni che sia in ogni caso taciuto il nome dell'ambasciatore Wangenheim. La prego quindi di indagare nel modo che ella riterrà più opportuno se sia esatta la premessa del senatore Garroni vale a dire che si può supporre che la guerra ad oltranza non sia forse più desiderata da tutti. Ciò è importante a sapersi soprattutto nei riguardi dell'Austria-Ungheria in quanto potrebbe ancora far sorgere l'ipotesi, specialmente lesiva degli interessi italiani, di una pace separata di quello Stato. Questa ipotesi, come è noto a V. E., fu scartata dopo indagini e osservazioni raccolrte alcun tempo fa (3).

Quanto al consorzio degli Stati neutrali prego V. E. esprimermi il suo parere circa la praticità del suggerimento e la prego anche telegrafarmi il suo modo di vedere intorno alle conseguenze che avrebbe per gli interessi italiani l'attuaZ'ione di simile progetto e intorno alla conven~enza per noi di favorirlo (4).

santi •·

(l) Con T. 10735/631 del 2 novembre Garroni riferiva: • Khedive venuto ora dichiararmi che Enver Pascià lo ha assicurato nel modo più assoluto che nessuna agitazione è contro noi in Libia, e che lo ha autorizzato a ripetermi personalmente dichiarazione stessa. Khedive aggiunge che è convinto che Gran Senussi nulla farà realmente contro di noi e che non è difficile che gradatamente si allontani dalla Libia per ridursi luoghi

(2) -Vedi D. 77. (3) -Vedi serie V, vol. I, D. 670 e le seguenti risposte delle Ambasciate. (4) -Per le risposte vedi DD. 125, 129, 138, 149 e 151.
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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, BOLLATI, A BORDEAUX, TITTONI, A LONDRA, IMPERIALI, A MADRID, BONIN, A PIETROGRADO, CARLOTTI, A VIENNA, AVARNA, E AL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI

T. GAB. 1156. Roma, 2 novembre 1914, ore 21,30.

(Per tutti meno Bucarest) -R. Ministro a Bucarest telegrafa quanto segue:

• Ministro di Romania a Madrid ha comunicato a questo Governo che la Spagna vorrebbe giungere ad un accordo cogli Stati neutrali specialmente latini per intervenire al momento opportuno allo scopo imporre la pace. Bratianu chiede al R. Governo che cosa esso pensa di questa proposta • (T. 1495/187).

Ho risposto come segue a Fasciotti.

(Per Bucarest) Suo telegramma Gabinetto 187.

(Per tutti) Già nello scorso agosto (l) il Governo spagnuolo ci ha espresso il desiderio generico di collaborare con noi, al momento opportuno, per una eventuale mediazione fra i belligeranti. Gli fu risposto (2) con parole di compiacimento ricordando che il Governo degli Stati Uniti aveva già espresso l'idea dell'arbitrato. Dopo di allora non abbiamo avut0 altre comunicazioni dalla Spagna, ma telegrafo a Bonin per sapere se altra idea sia sorta in proposito a Madrid. A prima vista però mi pare che gli Stati neutrali latini non abbiano forza sufficiente per imporre la pace.

(Per Madrid) Prego V. E. indagare cautamente senza aver l'aria di prendere iniziative e telegrafarmi quanto le risulti circa la notizia comunicatami da Bucarest (3).

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IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA

T. POSTA 10825/1038. Durazzo, 2 novembre 1914 (per. il 4).

Essad m'informa che le diserzioni provocate dall'oro austriaco prendono gravi proporzioni. Oltre i primi 60 uomini che hanno abbandonato le forze di Essad, altri 300 sono partiti allettati dall'offerta di 4 napoleoni al mese per ogni uomo, in contanti e due mesate anticipate non appena saranno giunti nel centro di organizzazione a Liuma; ove Hassan bey Pristina preparerebbe la spedizione.

È segnalato l'arrivo di nuovi ufficiali austriaci in quelle parti. Si aspetterebbero i denari annunziati da Kral per dare nuovo vigore a questa campagna (4).

(l) -Vedi serie V, vol. I, D. 286. (2) -Vedi serie V, vol. I, D. 298. (3) -Per la risposta vedi DD. 131 e 203. (4) -Ritrasmesso a Vienna con t. 6263 del 6 novembre, ore 0,30.
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IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA

T. R. 10765/1040. Durazzo, 2 novembre 1914, ore 23 (per. ore 9 del 3).

Essad ha fatto imprigionare oggi 5 soldati Dibrani col danaro in mano al momento in cui uscivano dal consolato austro-ungarko. Gli emissari austriaci stanno incitando fanatismo musulmano anche contro Italia, valendosi della guerra turco-russa e vantandosi essere alleati della Turchia. Oggi circolava voce che alcuni emissari avrebbero voluto tentare un colpo contro gli italiani. Perciò anche su consiglio di Essad ho telegrafato ammiraglio Patris pregandolo far stazionare possibilmente una nave da guerra Durazzo.

La propaganda austriaca e G·iovani Turchi cerca pure impedire l'avviamento di forze ordinato da Essad e la marcia su Scutari sotto pretesto che anzitutto ai musulmani preme combattere Serbia nemica della Turchia ed unirsi all'Austria alleata del Sultano. Essad mi informa di essere al corrente della situazione e di aver preso ogni cautela. Non nascondo a V. E. che la situazione è divenuta assai difficile. Il ministro di Francia per timore di un attacco contro Serbia telegrafa al suo Governo consigliando una dimostrazione navale a scopo di far intendere ai malintenzionati che qualunque attacco agli stranieri sarà seguito da violenta repressione. Essad è d'accordo segretamente circa questa dimostrazione e mi ha detto confidenzialmente che è risoluto ad opporsi ai tentativi austro-turchi e che occorrendo si metterebbe d'accordo colla Serbia e la Grecia se R. Governo non vi si oppone (1).

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA, ALL'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, E AL MINISTRO A NISH, SQUITTI

T. GAB. 1157. Roma, 2 novembre 1914, ore 24.

(Per Pietrogrado) R. ministro a Belgrado mi telegrafa quanto segue:

• Missione sanitaria italiana a Valona ed occupazione italiana Sasseno, sono qui considerate ,come azione molto modesta dell'Italia in Albania poiché si aspettava una vera e propria occupazione militare di Valona. Ognuno intanto si domanda quale sarà il contegno del R. Governo di fronte invasione greca dell'Epiro a dispetto delle deliberazioni della conferenza di Londra. (T. 10694/141) •.

Ho risposto come segue a Squittì:

(Per Nish) Suo telegramma n. 141.

(Per entrambi) Prego V. S. di trovar modo di diTe a Pasié non in via ufficiale, ma come sua confidenza personale, che il Governo ispira tutta la sua attitudine riguardo la questione albanese alla ferma volontà di mantenere la validità delle deliberazioni di Londra. La stessa operazione eseguita a Valona fu motivata dal timore che gli epiroti occupassero quella città e creassero così un fatto compiuto a favore della Grecia. Ella potrà tuttavia aggiungere in via personale che qualora, in seguito agli eventi del conflitto europeo, l'esistenza dell'Albania si dimostrasse impossibile, l'Italia, come prima fra gli Stati adriatici e come firmataria delle deliberazioni di Londra, terrà nel debito conto le aspirazioni della Serbia, colla quale desidera assicurare le migliori relazioni di amicizia.

Prego anche V. S. far notare a Pasié che la decisione del R. Governo di impedire mediante apposita crociera di navi da guerra lo sbarco di armi e munizioni e di uomini armati in Albania, nonché le severe misure di polizia adottate nei porti di Puglia, risultano tutte a vantaggio non indifferente della Serbia in quanto tendono ad ostacolare l'azione dei Giovani Turchi che si propongono suscitare un movimento contro la Serbia.

Quanto all'avanzata di truppe greche in Epiro, abbiamo chiesto ed ottenuto da Atene l'assicurazione del carattere provvisorio di quella misura e la dichiarazione del rispetto alla validità dei deliberati di Londra. Non abbiamo voluto ostacolare più decisamente per considerazioni umanitarie attinenti alla misera condizione dei musulmani rifugiati a Valona.

Ma qualsiasi fatto compiuto di operare in Albania i finitimi Stati Balcanici in opposizione ai deliberati di Londra, dovrà al termine del conflitto europeo essere discusso ed eventualmente negoziato col Governo Italiano (1).

(l) Ritrasmesso a Vienna con t. 6236 del 5 novembre, ore l.

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L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA

T. GAB. 1506/100. Pietrogrado, 3 novembre 1914, ore 1,33 (per. ore 13,10).

Telegramma di V. E. n. 1141 e 1145 (2).

A mio remissivo parere eventuale sbarramento del canale di Suez e occupazione ottomana dell'Egitto potrebbero leder~ seriamente i nostri interessi sia in Libia che in Eritrea. Mi risulta bensì che ambasciatore di Germania a Costantinopoli ha suggerito alla Sublime Porta di assicurarci che essa nulla intraprenderebbe a danno delle nostre colonie; ma se anche ci venissero date assicurazioni di tal genere vi è luogo ad osservare:

l o che una volta scatenata in Egitto l'agitazione religiosa e nazionalista è dubbio se autorità presso... (3) potrebbero contenere fanatismo propagandisti degli insorti.

2° che se i nostri interessi altrove minacciati c1 Imponessero di uscire dalla neutralità nostra libertà d'azione sarebbe inceppata dal fatto che Turchia padrona dell'E,gitto e divenuta nostra nemica sarebbe in grado nuocerei;

3° che ad ogni modo Turchia non può darci affidamento per salvaguardia Eritrea abbandonata a se stessa.

Mi sembra pertanto che cooperando a difendere il canale di Suez difenderemmo bensì implicitamente Egitto e libertà della via delle Indie, ossia interessi preponderantemente inglesi, ma che tuteleremmo in pari tempo anche i nostri. Sta bensì di fatto che pur mancando nostra cooperazione Inghilterra sarà obbligata egualmente a provvedere alla difesa del canale ma in tal caso perderemmo l'occasione per ottenere vantaggi da V. E. accennati.

In ogni modo mi sembra che non ci conviene un completo disinteressamento della questione e che otterremmo buoni risultati per noi e forse per Inghilterra se a tempo opportuno rendessimo Sublime Porta ben avvertita che non potremmo rimanere indifferenti alla chiusura del Canale. Se ciò facesse recedere Sublime Porta dall'impresa, il risultato sarebbe pieno.

Nel caso contrario sarebbe questo un punto di partenza per esigere da essa affidamenti garantiti e eventuali compensi.

(l) -Per la risposta vedi D. 134. (2) -Vedi DD. 43 e 61. (3) -Gruppi indecifrati.
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L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, GARRONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA

T. 10818/639. Pera, 3 novembre 1914, ore 11,50 (per. ore 20).

Telegramma di V. E. n. 6180 (1).

Situazione turco-balcanica io la vedo nei seguenti termini: Turchia sotto assoluta influenza germanica, in modo che si è [verificato] quanto da tempo denunziavo, cioè che sarebbe [intervenuta] quando Germania, ritenendolo necessario, avrebbe provocato incidente nel Mar Nero. Oggi essa lavora più che mai per eccitamento mondo musulmano per istigare arabi e Senussi contro francesi e inglesi in Algeria, Tunisia ed Egitto, minacciando azione bellica invasione di quelle regioni. Turchia minaccia altresì Russia verso Caucaso e con probabilità successo, sponda del Mar Nero facendo seriamente riflettere, e Romania per eventuale bombardamento del porto e città Costanza. Bulgaria per bocca suo Governo e suoi rappresentanti qui ed in altri Stati, si dichiarò ripetutamente neutrale. In fatto è indiscutibile che è in ottimi rapporti con Governo ottomano, che è diffidente verso la Romania, che favorisce eccitamento sua popolazione contro Serbia per odioso trattamento popolazione macedone. Si ha altresì elemento per ritenere che favorisca approvvigionamenti all'orga

nizzazione tedesca in Turchia. Già ho telegTamato oggi (l) che, secondo Talaat bey, trattato difensivo esisterebbe fra la Turchia e la Bulgaria e conferma in questo senso si desumerebbe dalle dichiarazioni di Zimmermann a BoLlati (2).

Romania preoccupata dal risoluto atteggiamento turco e dall'equivoca condotta della Bulgaria mantiene una neutralità che è da supporre difficilmente vorrà rompere a favore Triplice Intesa. Grecia è anche favorevole Triplice Intesa ma nel fatto si trova vincolata dall'appoggio della Germania per stabilire un benevolo modus vivendi con Turchi•a e quindi notoriamente dalla riconoscenza che perciò le si impone anche da speciali ragioni dinastiche. Inutile discutere situazione della Serbia. Riassumendo situazione Germania in Oriente appare tutt'altro che disprezzabile e presumibilmente più vantaggiosa di quella della Triplice Intesa.

Ciò premesso mi permetto fare alcune osservazioni 'Circa situazione derivante all'Italia dalla posizione turco-balcanica odierna. Nei rapporti Turchia azione sua verso il Caucaso e Mar Nero non ha speciale influenza a nostro riguardo. Verso l'Egitto si potrebbe temere per il Canale di Suez che ostruito impedirebbe comunicazioni con le nostre Colonie e per la Cirenai1ca se invasione potesse essere efficace e coronata da successo. Ma eventualità appare dubbia ed è da osservare che posizione turca in Egitto diverrebbe difficile quando quella popolazione potesse temere di tornare sotto la loro dominazione.

Nei rapporti Bulgaria suo intervento contro la Serbia e Romania non pare dovrà avere effetto nocivo. Anzi sua azione contro la Serbia tenderebbe a diminuire possibilità vedere secondate aspirazioni che essa ha di vasto ingradimento e di dominio sulle coste dell'Adriatico. Azione bulgara non avrebbe conseguenze fatali per noi anche se rivolta, cosa non probabile dato quanto è esposto, contro la Grecia. Osservo al riguardo che sotto auspici della Germania non è da escludere possa un giorno intervenire componimento fra questi due Stati a spese della Serbia, quantunque esista fra Grecia e Serbia accordo difensivo. Questo è il punto oscuro della situazione non potendosi [vedere] come Germania riuscirebbe a risolverla. Situazione che meriterebbe studio è quella della Romania ·che noi abbiamo interesse di vedere mantenuta forse per eminente contrasto coll'Austria-Ungheria. Tutto calcolato non mi pare che dalle accennate conclusioni ne derivi per noi tale posizione nuova da obbligarci ad entrare in campo. E se si considera che dopo tre mesi di guerra non vi è ancora una vera delineazione di supremazia fra i due gruppi belligeranti parmi se ne possa concludere che ci convenga continuare ad essere più che mai ri:filessivi prima di accennare anche lontanamente a tendenze di rottura della nostra neutralità, imponendosi un attento esame di ciò che nuovi eventi possano creare. Un passo arrischiato quando ancora non vi rono ragioni per obbligarci a farlo potrebbe compromettere seriamente nostri ·interessi vital:i. Mi perdoni V. E. questo giudizio che può essere ritenuto non eccessivo se si considera che è dettato da sentimento di dovere. Debbo aggiungere due circostanze: la prima che consiste nei ripetuti discorsi turchi germanici

oggi a me fatti nel senso di benevolo interessamento per i nostri interessi libici ed orientali e la seconda delle trattative intense che intercedono per arrivare a vera alleanza fra Germania Austria-Ungheria e Turchia con specificazione degli speciali compensi territoriali che questa vorrebbe le fossero attribuiti. Finora pare che nulla vi sia di determinato al riguardo, ac,cennandosi vagamente a cose varie fra le quali l'occupazione dell'Egitto.

(l) Vedi D. 104.

(l) -È il T. 10731/634 del 2 novembre con il quale Garl'Oni dava il primo cenno di queste notizie. (2) -Vedi D. 95.
117

IL MINISTRO A SOFIA, CUCCHI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA

T. 10801/279. Sofia, 3 novembre 1914, ore 19,16 (per. ore 1,55 del 4).

Telegramma di V. E. n. 6180 (1).

Confermando le notizie fino ad ora fornite circa attitudine Bulgaria continuo ritenere conformemente a quanto ebbe dichiarare all'E. V. il signor Rizov che la Bulgaria si terrà ferma nella neutralità anche dopo scoppio guerra fra Turchia e Triplice Intesa e che non combatterebbe contro la Russia né si unirebbe ai nemici di queste Potenze.

Ambiente germanofilo in seguito azione flotta turca ha fatto di nuovo circolare voci esistenza accordi fra Turchia e Bulgaria e che anzi per questi accordi i bulgari attaccherebbero prossimamente Grecia.

Da tutte le informazioni che ho potuto avere mi risulterebbe che queste voci che trovano credito in certi circoli sono tendenziose e che Governo è più che mai convinto che Turchia si è lasciata trascinare dalla Germania in un'avventura pericolosissima.

Stesso segretario generale Ministero Affari Esteri mi ha parlato situazione Turchia in termini tali da dover escludere che qui si possa menomamente pensare ad un'azione d'accordo colla Turchia.

118

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA

T. GAB. S. 1510/191. Bucarest, 3 novembre 1914, ore 20,30 (per. ore 1,05 del 4).

Ministro Affari Esteri mi ha riferito che G'iers gli ha detto essere giunto momento ricostituire blocco balcanico. A tal uopo secondo Giers Serbia, Grecia

e Romania dovrebbero fare ciascuna delle concessioni territoriali alla Bulgaria in compenso dei vantaggi che ad ognuna di esse procurerebbe la guerra.

Porumbaro ha risposto evasivamente osservando che il Governo romeno è stato sempre d'avviso che l'indipendenza degli Stati balcanici non è possibile senza stabili accordi tra loro ma che le recenti esperienze della conferenza di Bucarest e delle trattative greco-turche col disinteressato intervento romeno per la questione delle isole dimostrano quanto sia difficile indurre gli Stati balcanici a farsi eque reciproche concessioni.

(l) Vedi D. 104.

119

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA

T. 10807/308. Bucarest, 3 novembre 1914, ore 20,30 (per. ore 1,55 del 4).

Milnistro di Bulgaria è tornato oggi qui ed è stato ricevuto da questo Ministro degli Affari Esteri a cui ha dichiarato:

1° che la Bulgaria rimane neutrale; 2o che il gabinetto Radoslavov è più forte che mai, tutti i partiti essendo caduti d'accordo su questo contegno neutrale; 3° che nel caso Romania entrasse in azione egli non dubita che essa si intenderebbe colla Bulgaria. Ministro degli affari esteri interpreta ciò nel senso che in tal caso Bulgaria se Romania non le promettesse retrocessione di una parte della nuova Dobrugia, le cadrebbe addosso; 4° che la Bulgaria non è legata da alcun accordo scritto né all'AustriaUngheria e Germania né alla Turchia; 5° che la Bulgaria lascia al tempo la cura di far ragione alle sue legittime aspirazioni in Ma·cedonia e non ha alcuna velleità di conquista dalla parte di Adrianopoli.

Ministro degli affari esteri non presta fede a queste dichiarazioni e ritiene che esistano degli accordi scritti austro-germanico-bulgari e bulgaro-tur.chi. Osserva poi che per quanto riguarda Adrianopoli le dichiarazioni di Radev sarebbero in contraddizione con quelle del ministro di Bulgaria ad Atene il quale secondo gli è stato riferito da questo Ministro di Grecia avrebbe chiesto a Venizelos se Governo ellenico avrebbe avuto difficoltà a che esercito buLgaro marciasse su Adrianopoli. Venizelos avrebbe risposto che nulla aveva in contrario tanto più che ciò sarebbe stato conforme alla lettera della convenzione di Londra e allo spirito del trattato di Bucarest.

Infine il Ministro Affari Esteri mi ha detto constargli che Radev si era recato spontaneamente a Sofia per intrigare a favore Guenadiev di cui è creatura e contro Gabinetto Radoslavov il quale perciò si sarebbe affrettato a rimandarlo qui.

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L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA

T. GAB. s. 1508/101. Pietrogrado, 3 novembre 1914, ore 20,50 (per. ore 3,25 del 4).

Giusta informazione di ottima fonte Governo russo si adopera attivamente perché Romania assicuri propria neutralità alla Bulgaria per il caso in cui questa si decida ad una azione ·contro Turchia. Governo romeno non sarebbe a ciò restio, ma Russia gli proponeva di entrare in azione esso stesso contro Turchia e su questo punto Gabinetto Bucarest non manifesterebbe favorevoli disposizioni. Da altra fonte e.gualmente attendibile mi cviene riferito avere Venizelos dichiarato a quel ministro di Bulgaria che nel caso di un conflitto bulgaroturco, Grecia osserverebbe neutralità benevola e che a quel ministro di Russia egli avrebbe dato assicurazioni che Grecia è pronta, sotto determinate condizioni, contribuire con tutte proprie forze all'azione della Triplice Intesa contro Turchia. Dal canto suo Pasic avrebbe dichiarato al Governo russo essere dolente di non potere concorrere stante impegno totalità forze serbe all'eventuale azione bulgara contro Turchia, ma garantisce assoluta neutralità Serbia.

Evidentemente la diplomazia russa non è rimasta inoperosa in questi ultimi giorni e il suo scopo deve essere stato di poter dimostrare alla Bulgaria che movendo guerra alla Turchia per riconquista della Tracia non correrebbe alcun pericolo ad opera dei vicini. Tuttavia, sebbene non manchino indizi di una evoluzione nelle disposizioni del Re di Bulgaria verso Triplice Intesa, non sembra imminente l'ora di un deciso .cambiamento di rotta nella sua politica essendo prevedibile che per decidervisi egli non si appaga della neutralità dei cvicini ma insiste per ottenere da loro ben altre condizioni da essi difficilmente accettabili.

È certo ad ogni modo che in seguito all'insana procvocazione turca, un nuovo fermento va propagandosi nei BaLcani e che la neutralità della stessa Romania sarebbe posta a ben dura prova qualora Bulgaria e Grecia scendessero in campo d'accordo con Triplice Intesa.

121

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA

T. GAB. R. 1507/1400. Vienna, 3 novembre 1914, ore 21 (per. ore 0,45 del 4).

Berchtold mi ha detto che prima della sua partenza per il castello di Buchlau aveva incaricato Macchio fare a V. E. una comunicazione identica a quella fattale da codesto Ambasciatore di Germania (1). In tale dichiarazione si assi

Il -Documenti diplomatici -Serie V -Vol. II

curava R. Governo che se cambiamento avesse dovuto avvenire dopo la guerra nella penisola balcanica, Austria-Ungheria non avrebbe mancato di tutelare gli interessi dell'Italia e del pari se cambiamenti si fossero prodotti nella regione dell'Africa settentrionale Governo I. e R. avrebbe avuto cura di assicurare all'Italia adeguati vantaggi.

Berchtold ha aggiunto che ignorava se Macchio avesse già fatto a V. E. comunicazione suddetta (1).

(l) Vedi D. 106.

122

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA

T. 10806/960. Berlino, 3 novembre 1914, ore 21,05 (per. ore 2,40 del 4).

Telegramma di V. E. n. 6163 e telegramma V. E. gabinetto n. 1152 (2).

In una lunga conversazione avuta stamane con Zimmermann mi sono espresso nei termini prescrittimi da V. E. adducendo tutte quelle circostanze che malgrado assicurazioni ricevute fanno persistere in noi le preoccupazioni per le conseguenze che l'agitazione panislamica può avere per la sicurezza delle nostre possessioni africane.

Egli si studiò nuovamente di dissiparle riferendosi anzitutto al comunicato che questo Governo aveva fatto ieri pubblicare e che doveva darci la certezza che tutti i provvedimenti erano presi per salvaguardare gli interessi italiani e per tener lontano qualsiasi movimento dalla Libia.

Gli risposi, come aveva fatto V. E. con Flotow, che se noi potevamo avere piena fiducia nelle dichiarazioni del Governo germanico non avevamo le stesse ragioni, né egli poteva contestarlo, per fidarci di quelle del Governo ottomano. Gli citai poi i vari fatti venuti recentemente a nostra conoscenza. A quello dei 20000 marchi stati presentati per il cambio alla Banca d'Italia a Bengasi Zimmermann non voleva attribuire alcuna importanza dicendo non essere credibile che l'azione germanica si valesse se mai di mezzi così disadatti e malaccorti come sarebbe stato quello di distribuire in Africa monete che dovettero essere necesseriamente cambiate e ne avrebbero troppo facilmente tradita la provenienza.

Egli era invece propenso a considerare il fatto quale una grossolana manovra inglese come in generale si ha qui la tendenza a vedere in ogni cosa la mano

tions trritoriales ailleurs ».

dell'Inghilterra e da fonte privata oggi appunto mi è stata fatta la pretesa

• rivelazione • che al principio della guerra il Governo britannico aveva fatto distribuire armi e denaro fra le tribù arabe della Libia per sollevarle contro l'Italia.

Quanto alla presenza in Oirenaica d'i agenti e perfino di ufficiali germanici sotto le spoglie di ufficiali turchi od altro, Zimmermann credeva di poterla senz'altro escludere avendo dato gli ordini più severi in proposito: supponeva si trattasse di qualcuna di quelle notizie che circolano con tanta facilità nei paesi orientali; avrebbe però ordinato nuovamente scrupolose indagini perché ove un solo di quegli agenti si trovasse colà potesse esserne immediatamente richiamato. In complesso Zimmermann affermava che si dovesse prestar fede piena alle assicurazioni della Turchia •Che aveva ogni interesse ad attenervisi fedelmente; avrebbe tuttavia cercato di ottenere che all'impegno da essa preso fosse data anche maggiore solennità sotto la fO'rma per esempio di un nuovo proclama del Sultano imponente agli islamiti di rispettare l'Italia ed i possedimenti suoi. Da quella stessa fonte privata cui ho accennato più sopl'a, è stato detto che gli accol'di diretti conclusi fra Enver Pascià ed i senuss'i ponevano a questi come condizione • sine qua non • ·che si astenessero da qualsiasi azione contro territorio italiano. In generale parmi possa aversi la convinzione che la Germania ha fatto, fa, farà tutto quanto è umanamente possibile per persuadere e, occorrendo, per obbligare la Turchia, ad abbandonare ogni propaganda in Libia.

Troppo evidente è l'interesse di questo Governo ad evitare in questo momento tutto quanto possa indisporre l'Italia.

(l) Il sottosegretario Borsarelli rispondeva il 6 novembre (T. gab. 1161) che Macchio gli aveva fatto il giorno 3 la seguente comunicazione scritta: « Si l'incident survenu entre les flottes de la Turquie et de la Russie, provoquait un conflit entre ces deux Puissances, l'Autriche-Hongrie fera valoir à Constantinople toute l'influence dont elle dispose pour que les droits de l'Italie en Afrique soient respectés et que les possessions italiennes soient épargnées d'un mouvement pas-islamiste qui pourrait se produire. Il n'y a dane pas de danger pour l'Italie. Les rapports amicaux de l'Allemagne avec l'Italie ont déjà eu pour effet que les Senoussi ont fait savoir à Berlin qu'ils renonçaient à l'hostilité envers l'Italie et qu'ils se tourneraient exclusivement contre l'Angleterre. L'Autriche-Hongrie et l'Allemagne auront soin à ce que pour le cas que des changements territoriaux se produisent sur la còte septentrionale de l'Afrique l'Italie y trouve son compte et que les intérets du Royaume soient sauvegardés aussi dans le cas où la conflagration européenne amenàt des modifica

(2) Vedi DD. 103 e 106.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA, AGLI AMBASCIATORI A BORDEAUX, TITTONI, A LONDRA, IMPERIALI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, E AI MINISTRI AD ATENE, DE BOSDARI, A BUCAREST, FASCIOTTI, A NISH, SQUITTI, E A SOFIA, CUCCHI (l)

T. GAB. 1158. Roma, 4 novembre 1914, ore 0,30.

Da Qualche tempo si notano nella stampa italiana incitamenti al Governo di adoperarsi a costituire una nuova lega degli Stati balcanici ciò che ora la diplomazia italiana potrebbe facilmente ottenere e si osserva che un tale risultato darebbe all'Italia una vera posizione di preminenza nella penisola balcanica. Si pretende che all'Italia sola sarebbe oggi possibile di mettere d'accordo Serbia con Bulgaria. Secondo alcuni un terreno d'intesa fra quei due Stati potrebbe essere l'affidamento di attribuire alla Bulgaria Monastir e quindi un tratto di Albania per farle avere uno sbocco sull'Adriatico. In cambio la

Il) Ed. in SALANDRA, L.a neutralitd, cit., pp. 418-421.

Bulgaria farebbe importanti cessioni in Macedonia alla Serbia la quale otterrebbe pure una parte dell'Albania senza contare gli altri importanti acquisti che le spetterebbero a guerra terminata dopo la preveduta sconfitta dell'AustriaUngheria. Uno dei principali autori di questa corrente che si nota in molti autorevoli giornali italiani è il Signor Rizov il quale conosce ceTJtamente assai bene le questioni balcaniche anche perché ha le sue proprietà a Monastir, ma non mostra molti scrupoli di creare imbarazzi al R. Governo nel propugnare presso i nostri giornalisti le sue vedute politiche.

Non vi ha dubbio che una intesa fra Bulgaria e Serbia e la costituzione di un blocco balcanico comprendente anche Grecia e Romania sarebbe assai vantaggiosa alle nostre direttive di politica generale. Quando ciò fosse possibile, tenendo conto dei nostri doveri di neutralità e tenendo conto dell'opportunità di non esporci a insuccessi lesivi del nostro prestigio, e della necessità di non assumere verso alcuno degli Stati balcanici un atteggiamento po·co amichevole, io non esiterei ad iniziare un'azione diplomatica a questo intento.

Non mi dissimulo però le gravi difficoltà che incontrerebbe un tale piano di azione. Dalle comunicazioni del R. Ministro a Belgrado (l) risulta che la Serbia è intransigente nel non voler accordare ·concessioni territoriali alla Bulgaria. La missione di Savinski a Belgrado ha avuto esito negativo. E ad ogni modo pare che i serbi, ma soltanto a guerra finita, sarebbero disposti di cedere alla Bulgaria tutt'al più Cociana e lshtip. E quanto a Monastir, secondo un te1legramma di Fasciotti del 25 settembre scorso(2), la Grecia ha dichiarato che si opporrebbe anche con le armi ad una cessione di quella città dalla Serbia alla Bulgaria.

D'altra parte le note tendenze austrofile del Re di Bulgaria e del Gabi

netto di Radoslavov costituiscono un grave ostacolo ad una intesa della Bulga

ria colla Serbia che è in guerra contro l'Austria. Da varie parti si sospetta una

intesa segreta, non conosciuta dai Ministri bulgari, del Re Ferdinando con

l'Austria. Ed ora è anche risultata accertata l'esistenza di una intesa segreta

turco-bulgara in forza della quale, dopo l'atteggiamento recente della Turchia,

la Bulgaria si trova ancor più trascinata nel campo opposto a quello della

Serbia.

Ciò stante, si vorrebbe che l'Italia fosse riuscita ad ottenere un risultato

che la Russia sostenuta da Francia e Inghilterra non ha potuto ottenere

né a Belgrado né a Sofia. Ma in sostanza, secondo il piano del signor Rizov,

l'Italia dovrebbe farsi paladina delle aspirazioni bulgare contro la Serbia. Ne

risulterebbero probabilmente assai alterate le relazioni italo-serbe, mentre come

giustamente osserva S. E. Tittoni nel suo te1egramma del 31 ottobre sco11so (3).

noi abbiamo interesse a procedere con le forme più amichevoli verso la Serbia.

Ora però Carlotti 'informa (4) che la Russia ripeterà nuovi tent·ativi di con

ciliazione e Fasciotti fa cenno (5) di un progetto di far assumere impegno alla

Serbia e alla Bulgaria di rimettere alle Potenze della Triplice Intesa la sistemazione delle reciproche concessioni da farsi a guerra finita. È dunque da esaminare attentamente se alcun fatto nuovo sia intervenuto

o se una nuova situazione si sia prodotta che permetta all'Italia di assumere una utile iniziativa.

Su tutto quanto precede la prego di telegrafarmi il suo parere formulando anche eventuali suggerimenti (1).

(l) -Vedi D. 28. (2) -Vedi serie V, vol. I, D. 796. (3) -Vedi D. 85. (4) -Con T. 10709/813 del 2 novembre, non pubblicato. (5) -Vedi D. 101.
124

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA, ALL'ONOREVOLE SONNINO (2)

L. P. [Roma] 4 novembre 1914, ore 8.

Ti rinnovo la mia preghiera di persuadere Carcano (il quale personalmente nulla aveva in contrario) a consentire per Grippo, o, subordinatamente, per Calisse; ma molto meglio H pyimo.

Sono una ottantina di deputati fra i quali molta brava gente che sta al fuoco e resiste ad eventuali attacchi dei socialisti e dei repubblicani. Li avremmo inerti e scontenti; e, restringendoci così nei settori centrali, resteremmo in balia dei giolittiani, che non si sentiranno più rappresentati da Carcano quando venga ,con noi e che odiano Orlando.

Grippo, in fondo, non ha contro che Ciccotti; e credo vi sia modo di ammansirlo.

S'intende: all'Istruzione per eliminare l'accusa, non del tutto infondata, che alla Giustizia non sarebbe imparziale fra i magistrati. Alla Giustizia andrebbe Orlando o, se questi non accetta, Daneo.

Daneo passerebbe alle Finanze in luogo di Rava se Orlando accetta. Così la combinazione sarebbe fra oggi e domani al completo. E occorre far presto e prendere ognuno il suo posto: per l'Estero e pel Tesoro. Se, per vedere Carcano, tu dovessi spostare il nostro convegno a dopo le 14,30, basta avvertirmene al telefono di casa mia (26-92) verso il tocco. Intanto, non appena avrò la risposta di Orlando, te la comunicherò.

[P.S.] Carcano si trova all'Hotel d'Italia (Quattro Fontane) o alla Giunta del Bilancio.

Ti mando alcuni fra i più importanti telegrammi arrivati ieri, affinché tu possa tenerti al corrente della situazàone. Mancano soltanto quelli di Albania, dove l'imbroglio grandissimo richiede quotidiane istruzioni.

(l) -Per le risposte vedi DD. 137, 141, 142, 144, 145, 146, 147, 153, 154 e 161. (2) -Da BCL, Archivio Salandra, Ed. in SoNNINO. Carteggio, cit., D. 40.
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L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA

T. GAB. S. 1516/379. Londra, 4 novembre 1914, ore 10 (per. ore 6,20 del 5).

Telegramma di V. E. Gabinetto n. 1155 (1).

Qui non scorgo alcun indizio autorizzante a sospettare tendenze pacifiche. Al contrario constato che Nazione intera più che mai intende con indomita tenacia spingere guerra ad oltranza. Ciò per i vari motivi già da me indicati in precedente corrispondenza. Un Governo che osasse solo pensare ad una pace che mantenendo su per giù immutata situazione militare e navale germanica lasciasse possibilità di altra guerra a scadenza più o meno breve con conseguente gara di armamenti, sarebbe con indignazione spazzato via dalla grandissima maggioranza della Nazione. Questa per l'Inghilterra non è guerra diplomatica ma essenzialmente nazionale e non può essere terminata con soluzione media, con artifici e combinazioni diplomatiche. O Inghilterra scompare

o il militarismo prussiano deve essere ridotto in condizioni da non costituire più una minaccia permanente per la pace europea e la libertà dei popoli.

Questa mia impressione è stata pienamente confermata ieri da linguaggio chiaro e preciso di Nicolson. E le sue vedute hanno tanto maggiore peso in quanto anche più degli altri pezzi grossi del Foreign Officile deve rendersi conto delle ardue difficoltà dell'impresa e giudicare lo svolgersi degli eventi militari con massima freddezza e imparzialità. Identici propositi di guerra ad oltranza mi furono manifestati da Cambon il quale osservò che lo stesso Presidente Wilson si è ora persuaso della inutilità di qualsiasi tentativo pacifico. Ciò premesso non saprei vedere a quale pratico risultato potrebbe condurre un eventuale consorzio dei neutri ,che non avrebbe naturalmente né intenzione né i mezzi per imporre pace ai belligeranti.

Ancora meno vedo quali ,conseguenze benefiche per gli interessi italiani potrebbe avere il vagheggiato consorzio. Se si tratta di conseguenze morali e sentimentali (sedicente accrescimento di prestigio ecc.) esse sarebbero nulle

o molto relative perché intervenendo l'America la parte preponderante e dirigente per forza di circostanze sarebbe devoluta ad essa e non all'Italia, la quale si troverebbe così accanto alla Spagna in una situazione secondaria non certo confacente al suo prestigio di grande Potenza europea avente per giunta nel regolamento definitivo interessi vitali da tutelare e diritti da far valere.

Se si tratta poi di conseguenze materiali (compensi ecc.) sembrami ,che la costituzione del consorzio sarebbe un ostacolo di più all'assegnazione di compensi alla sola Italia, essendo ovvio prevedere che belligeranti non ravviserebbero alcun plausibile motivo perché noi soltanto si abbia a trarre profitto da un'azione umanitaria e per conseguenza disinteressata, intrapresa in 'Comune con gli altri Governi. L'iniziativa spontaneamente presa dall'Italia a scopo pacificatore non mi pare inoltre potrebbe riuscire sinceramente gradita alla Triplice Intesa cui

a varie riprese abbiamo lasciato intravedere intenzioni ben diverse e di cui ancora più problematica diverrebbe acquiescenza alla gratuita realizzazione delle nostre aspirazioni alle quali è lecito supporre che né Austria né Germania d'altra parte vorrebbero e potrebbero mai con le buone consentire.

In conclusione quale che possa essere risultato pratico del consorzio dei neutri vagheggiato da Wangenheim a me pare che l'Italia sia prendendone iniziativa sia pure semplicemente partecipandovi, mentre metterebbe una pietra sepolcrale su tutte le sue legittime aspirazioni nazionali in Adriatico e Mediterraneo rischierebbe a pace conclusa di trovarsi più che mai isolata.

Per tutti questi motivi mio parere subordinato è che il suggerimento di Wangenheim debba ispirarci massima diffidenza e non ci convenga in alcun modo favorirne realizzazione potendo essere un tranello teso·ci per vincolare nostra libertà Q.'azione e precluderei ogni possibilità di uscire con decoro dalla neutralità, scopo questo cui naturalmente t,endono tutti gli sforzi attuali dei nostri alleati naturalmente preoccupati dei loro, ma non dei nostri interessi.

(l) Vedi D. 110.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA, AL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI

T. u. R. 6215. Roma, 4 novembre 1914. ore 11,15.

Precedenza sulle precedenze.

Ho appreso dal suo telegramma 1037 (l) la spedizione di 500 gheghi armati a Valona. Mi rincresce vivamente Ella non me ne abbia preavvisato come sarebbe stato assai opportuno stante la gravità del fatto perché avrei preferito tale spedizione non avesse luogo o quanto meno non fosse facilitata mediante imbarco sul piroscafo italiano. La prego ora adoperarsi efficacemente affinché Essad dia corso al suo divisamento di richiamare entro pochi giorni quella forza armata insieme ai cannoni e alle mitragliatrici che si trovano a Valona. Ora un telegramma dell'ammiraglio Patris al Ministero della Marina informa che gli albanesi sbarcati dal Jonio sono 1020 e non 500. La presenza a Valona di quella forza armata della quale desidero sapere come sia tanto cresciuto il numero può essere fonte di pericolose complicazioni per noi.

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L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, GARRONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA

T. GAB. 1517/649. Costantinopoli, 4 novembre 1914, ore 12,20 (per. ore 21).

Wangenheim è venuto oggi a confermare precedente discorso che mi fu fatto direttamente e indirettamente circa intenzioni Germania e Turchia che noi

non si abbia fastidii in Libia per agitazioni musulmane contro Triplice Intesa. Mi assicurò che Enver bey s'interessa in questo senso presso il Senusso e che anzi vorrebbe inviare fratello per •conferire col loro capo previa anche intesa con noi.

Avendogli osservato che R. Governo potrebbe preoccuparsi della suscettibilità nostro elemento militare nel vedere per via indiretta si vogliono conseguire risultati che all'azione loro diretta sono confidati, e ciò perché mi parve opportuno evitare un nostro intervento solidale coi turchi, oggi in guerra, egli rispose che si sarebbe potuto almeno dare libero passo al messo di Enver bey. Completò suo Tagionamento col dire che Questo è per noi momento favorevole, sia pure con tutta circospezione, per sistemare la nostra posizione in Libia e che eccessiva diffidenza a fine di bene avrebbe per risultato di continuare l'attuale nostra difficile posizione e di !asciarci poi male con tutti gli elementi •coi quali abbiamo a che fare. Aggiunse che per giustificare la sua condotta favorevole all'Italia, il Governo ottomano dirà che [azione è diretta] contro quegli Stati che si sono impadroniti colla sola forza di terri-tori suoi, ma non [contro] di quelli coi quali la nuova situazione fu regolata coi trattati.

Prendendo occasione dall'avergli io riferito che Giers mi aveva incaricato salutarlo prima della partenza, mi fece comprendere che non gli dispiaceva rimanesse QUesto punto di attacco col diplomatico russo. Continuò il discorso osservando che in massima fra Germania e Russia non esistevano ragioni vere di dissenso e che per conseguenza, se si fosse presentata buona occasione, si poteva anche tentare riavvicinamento. Mi disse che scrivendo a Giers avrei potuto ringraziarlo aggiungendo ·che si augurava potesse venire un buon momento per vedere di attuare intendimenti politici sui quali si era trovato d'accordo organicamente (sic). Mi raccomandava naturalmente massima riservatezza di termini per non dar luogo a nocive interpretazioni in un momento di così aspre e difficili contrarietà.

Nel complesso mi rimase impressione •che intendimento germanico sia tentativo d'intesa con Russia.

Wangenheim accennò ancora sempre con dichiarazione della sua inclinazione naturale al vivo desiderio che intervento delle Potenze neutrRli, prima fra di esse l'Italia, potesse condurre alla cessazione di ostilità .che sono causa di tanti eccidi e rovina. Nei rapporti con l'Italia mi disse che riconosceva come condotta ed azione diplomatica Germania avesse avuto manchevolezze che colla mente si era riconosciuto fondamento resistenza del R. Governo per la neutralità, che si augurava che col cuore si arrivasse a eiò che poteva essere di comune interesse.

Non è fuori luogo che accenni come Wangenheim mi facesse osservare che le sue considerazioni circa Russia giustificavano forse condotta delle forze belligeranti in Polonia che più che acuire ostilità si mantenevano in una certa

inattività.

(l) Vedi D. 108.

128

IL MINISTRO A NISH, SQUITTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA

T. 10875/146. Nish, 4 novembre 1914, ore 12,20 (per. ore 8,50 del 5).

[Telegramma di V. E. 6180] (1).

Ministro di Bulgaria ha dichiarato formalmente al Governo serbo e ripetuto ai colleghi che il suo governo non intende dipartirsi dall'attitudine finora mantenuta di stretta neutralità di fronte nuovo conflitto sorto per l'attacco della Turchia alla Russia. Ciò è valso a rassicurare fino ad un certo punto Serbia sulle ,intenzioni ostili del viCiino Regno contro di essa. Da vari discorsi poi ho riportato impressione che se in un prossimo avvenire le circostanze fossero stimate propizie a Sofia e se alla Bulgaria fosse assicurato pacifico acquisto di una parte della Macedonia Serba, compreso Monastir, pur lasciando fuori Uskub, non sarebbe da escludere che essa si induca a muovere guerra aLla Turchia per rioccupare perduti territori della Tracia e riprendere linea confine Enos-Midia. In questi circoli competenti si ritiene che nel caso in cui Bulgari·a attacchi Turchia non sarebbe da prevedere intervento armato della Romania nel conflitto con una nuova invasione del territorio bulgaro, dati radicali mutamenti che la guerra europa ha portato nei criteri direttivi della politica estera e nelle aspirazioni degl'i Stati balcanici.

129

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA

T. GAB. 1512/144. Berlino, 4 novembre 1914, ore 14,10 (per. ore 19).

Telegramma di V. E. gabinetto n. 1155 (2).

Ringrazio V. E. di avermi comunicato l'importante telegramma del R. Ambasciatore a Costantinopoli e essersi compiaciuto chiedermi il mio parere in proposito. Farò subito indagini per appurare esattezza della premessa del senatore Garroni e avrò cura che non trapeli in alcun modo il nome dell'ambasciatore di Germania in Turchia. Fin d'ora credo possa escludersi in modo assoluto che questi abbia parlato dietro istruzioni o comunque per ispirazione del suo Governo. Il barone Wangenheim al quale ho inteso qui più volte muovere il rimprovero di • parlare troppo • ha senza dubbio espresso una sua idea personale. A Berlino tutte le manifestazioni ufficiali ed agitazioni continuano ad essere per la guerra ad oltranza ed improntati allo stesso spirito sono il linguaggio di tutti i giornali, le asserzioni dei rappresentanti dei circoli finanziari

ed industriali che accentuano la forza di resistenza economica della Germania e in generale le espressioni collettive del sentimento popolare. Nelle conversazioni private però, anche in ambienti che tengono da vicino all'esercito e alla Corte, si sentono sovente, insieme alle espressioni di persistente idea nella vittoria finale, anche quella di una certa ansietà per gli avvenimenti che possono seguire, di profondo dolore per le immani perdite già sopportate e da sopportare e di un senso di disagio e di stanchezza per la spaventosa tensione di nervi in tutto H Paese.

Il morale è sempre elevatissimo ma le aspirazioni alla pace sono certo assai numerose in Germania come altrove, pure non osando manifestarsi pubblicamente: nessuno consentirebbe qui in ogni caso a che la Germania ne prendesse l'iniziativa o fosse la prima ad accettare una proposta venuta da terzi. Parlo beninteso di una pace generale. Circa una pace separata dell'Austria-Ungheria non so quel che se ne pensa attualmente a Vienna; qui si è sicuri che essa vi si dfiuterebbe assolutamente ora tanto più che pensano -l'avvenire dirà con quanto fondamento -che l'entrata in azione della Turchia ne abbia in certo modo migliorata la situazione. Né meno da scartare mi sembra l'ipotesi qui ripetutamente accarezzata di una pace separata colla Francia in seguito al preteso esaurimento di questa ultima e che permetterebbe alla Germania di gettarsi da quelle parti con tutte le sue forze contro l'Inghilterra.

Un'azione delle Potenze neutrali non potrebbe dunque a mio avviso esplicarsi che per una pace generale; ma circa la praticità del suggerimento cui accenna il R. ambasciatore a Costantinopoli dovrò fare le più ampie riserve. Certo il consorzio di tutte le potenze neutrali avrebbe molti maggiori elementi di successo che non l'accordo speciale degli Stati latini mentovati dal

R. ministro a Bucarest e che come ben osserva V. E., non avrebbero forza sufficiente per imporre la pace. Quel consorzio per il quale si potrebbe fare sicuro assegnamento sul concorso dell'America e della Spagna riceverebbe certamente appoggio efficace dalla partecipazione dell'Olanda, particolarmente indicata come sede della grandiosa per quanto infruttuosa azione di pacificazione internazionale, e della Svizzera: e nessuno degli altri Stati neutrali si asterrebbe dall'entrarvi. Ma che l'invito che essa rivolgesse nella forma indicata da Wangenheim o in altra migliore da escogitare, a tutte le potenze belligeranti in favore della pace, avesse qualche probabilità di venire accolto, avrei fortissime ragioni di dubitarne: troppo ardenti sono ancora le passioni, troppo colossali gli interessi in giuoco. Con tutto ciò l'opera è così bella che vale la pena di essere tentata.

Circa conseguenze che avrebbe per gli interessi italiani attuazione del progetto e convenienza per noi di favorirlo, V. E. conosce per avermi permesso di esporgliele francamente a voce, quali sono le mie idee personali che naturalmente devono cedere ed inchinare di fronte istruzioni del R. Governo ma che ho sempre serbato in fondo all'anima con segretezza e purtroppo con sempre più debole speranza di vederle un giorno prevalere. Mi conforta ora saperle suffragate dall'autorevole consenso del senatore Garroni in termini che concordano quasi letteralmente con quelli nei quali mi ero espresso in una delle mie ultime lettere particolari al compianto marchese di San Giuliano (1). Come il mio collega di Costantinopoli io penso che l'azione promotrice della conferenza per la pace da parte dell'Italia potrebbe avere come risultato per noi qualcuno di quei compensi che altri si ripromette dalla guerra. E lo potrebbe avere senza esporre il Paese alle perdite ai pericoli immensi che una guerra inevitabilmente trae seco e senza venire meno a quegli impegni d'onore che anche dopo la violazione dei patti del trattato da parte dei nostri alleati esistono ancora per noi. Situazione dell'Italia ancora alleata della Germania e dell'Austria-Ungheria e legata da vincòli di stretta amicizia colle potenze della Triplice Intesa la renderebbe specialmente indicata per prendere l'iniziativa dell'opera di pace. Io sono convinto che tale iniziativa sarebbe altamente proficua per gli interessi italiani: e certamente l'uomo di Stato che a quella opera legasse il suo nome acquisterebbe un titolo imperituro di fronte alla Patria ed alla umanità.

(l) -Vedi D. 104. (2) -Vedi D. 110.
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L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, GARRONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA

T. 10874/694 Costantinopoli, 4 novembre 1914, ore 14,30 (per. ore... del 5).

Oggi venuti da me Carasso e dott. Nazim membri influenti Comitato Unione e Progresso per confermarmi che Governo ottomano nulla assolutamente intende fare contro di noi in Libia. Governo ottomano, secondo essi, pur non disinteressandosi degli arabi perché musulmani, intende portare tutta sua attenzione sopra popolazioni veramente turche quali sarebbero alcune verso frontiere persiane ritenendo ,che questa possa essere sua miglior base.

Aggiunsero che ormai Turchia non ha più eccezioni a fare su nostra occupazione Libia e che anzi oggi deve considerarla come felice combinazione che essa sia nelle nostre mani ,che in quelle di Potenze della Triplice Intesa. Si riservarono di ritornare per continuare discorso reciproci interessi.

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L'AMBASCIATORE A MADRID, BONIN, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA

T. GAB. s. 1515/10. Madrid, 4 novembre 1914, ore 17,40 (per. ore 1,50 del 5).

Telegramma di V. E. n. 1156 (2).

Notizia telegrafata a V. E. dal Fasciotti ha origine da una conversazione che Re Alfonso ebbe con questo ministro di Romania e nella quale Sua Maestà disse al mio collega che Spagna, Italia e Romania avrebbero dovuto intendersi

per costituire una forza militare tale da potere al momento opportuno imporre non solo la pace ma anche le rispettive rivendicazioni territoriali. Non precisò quali fossero queste per la Spagna, ma in altro colloquio con il R. addetto militare accennò al ricupero di Gibilterra e ad aspirazioni in Portogallo. Quando Ministro di Romania mi riferì le parole del Re espressi l'opinione che non fosse il caso di dare soverchia importanza alle medesime parole anche per mia propria esperienza che Sua Maestà parlando con i diplomatici qui accreditati ama abbandonarsi a voli di fantasia che poi non hanno alcun seguito.

Di fatto nessun accenno di quel genere fu fatto dai Ministri spagnuoli né a Cretziano né a me.

Nel ricevimento del Corpo Diplomatico di ieri ebbi occasione di accennare ai comuni propositi dei due Governi di collaborare appena possibile al ristabilimento della pace ed il Ministro di Stato si limitò ad osservare melanconicamente che nulla indicava che si avvicinasse il momento opportuno. Secondo informazioni che io ho, Re di Spagna nel quale sembrano alquanto affievolite le antiche simpatie francesi che sono in contraddizione con le disposizioni germanofile dell'esercito e della maggioranza dell'opinione pubblica spagnuola, non pensa più ad una qualsiasi azione militare che non sarebbe del resto consentita dalle ,condizioni dell'esercito, ma ambisce di darsi una parte preponderante in una eventuale mediazione e vagheggia l'idea che le trattative per la pace abbiano luogo a Madrid.

(l) -Vedi serie V, vol. I, D. 526. (2) -Vedi D. 111.
132

IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA

T. POSTA 11020/1045. Durazzo, 4 novembre 1914 (per. l'8).

Mi riferisco al mio telegramma 1037 (l) del 2 corrente.

Dopo l'invio a Lori del telegramma col quale comunicavo la spedizione per parte di Essad di 500 gheghi l'azione che questi avrebbero dovuto svolgere, e conchiudevo dando istruzioni provvisorie, subordinate all'approvazione dell'E. V. un subito rincrudimento si ebbe nella situazione di Durazzo.

La propaganda giovine turca in seguito alla guerra russo-turca, l'attività degli agenti austriaci, l'odio dei nemici personali di Essad risorsero con una energia tale da far seriamente temere un colpo di mano il quale avrebbe potuto avere ripercussioni anche a danno della colonia italiana, e del quale lo stesso Pacha si mostrava preoccupato.

Telegrafai perciò all'ammiraglio Patris quanto segue: • Riservatissimo.

Visto subitaneo rincrudimento propaganda giovane turca in seguito guerra turco

russa e i rumori di un colpo contro gli italiani ad istigazione di agenti austria

canti, anche per consiglio di Essad, pregola d'urgenza distaccare una nave per

Durazzo'·

Quanto precede dimostra quanta precauzione occorra usare anche costà per evitare sospetti che i nostri marinai vogliano sbarcare Valona giacché gli austriaci stanno pagando emissari per fomentare contro l'Italia i musulmani loro alleati in guerra.

A questo telegramma d'ammiraglio Patris rispose col seguente:

• Urgente precedenza assoluta n. 116. Dispongo invio • Etna • Durazzo. Essendo ,costì minaccie torbidi, mentre Valona esiste massima tranquillità mi riesce inesplicabile invio 500 militari che ad ogni modo ritengo non desiderabile •.

La fine di questo telegramma dimostra che il Console Lori non aveva ancora avuto il tempo di conferire con l'ammiraglio e di metterlo al corrente di quanto avevo telegrafato spiegando il perché dell'invio degli uomini di Essad.

Ad ogni buon fine risposi subito all'ammiraglio Patris dando maggiori schiarimenti col seguente telegramma:

• Non vi è luogo preoccuparsi dell'invio costì di gente armata che non tarderà essere ritirata. Esso causato dalle notizie dell'Epiro, dall'agitazione attribuita a Ismail Kemal, invece nuocere contribuirà calmare sospetti circa una nostra imminente azione militare contro Valona ed Albania. Essad è d'accordo con noi per cogliere momento opportuno cambiare codesto governatore e far affidare dal Senato a Castoldi organizzazione di una gendarmeria. Opponendosi ai movimenti di truppa si attirerebbe pericolosi sospetti e reazione. Occorre procedere colla massima circospezione e sfruttare possibilmente lotte intestine per farci desiderare dai contendenti. Essad ha preso precauzioni per reprimere qualsiasi tentativo Durazzo, ma frequente presenza R. nave in questo porto contribuirà calmare gli animi. Ministro Francia ha telegrafato suo Governo consigliando una manifestazione navale per intimorire intriganti turcoaustriaci nemici dell'attuale Governo che sfruttano fanatismo e guerra turcorussa •.

L'ammiraglio ha inviato ieri in questo porto la R. nave Etna la cui presenza ha contribuito calmare molte apprensioni. La situazione dopo un allarme avvenuto la scorsa notte sembra momentaneamente migliorata ed il Pacha mi si dichiara deciso a resistere agli intrighi austro-turchi.

(l) Vedi D. 108.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, GARRONI

T. 6240. Roma, 5 novembre 1914, ore 1.

R. Ministro in Durazzo mi telegrafa (l) che gli emissari austriaci e giovani turchi in Albania stanno incitando fanatismo mussulmano anche contro Italia, valendosi della guerra turco-russa e vantandosi essere alleati della Turchia.

Debbo attirare attenzione dell'E. V. su i gravissimi pericoli che presenta per i nostri interessi questa azione panislamica in Albania, in quanto essa tende a sovvertire ordine di cose sancito a Londra. Prego V. E. intrattenerne Gran Visir e Talaat bey, richiamandosi a precedenti reiterate assicurazione della Porta che Turchia si sarebbe astenuta dal crear difficoltà in Albania e che nei riguardi di questa avrebbe mantenuto atteggiamento assolutamente leale e corretto (2).

(l) Vedi D. 113.

134

IL MINISTRO A NISH, SQUITTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA

T. RR. 10971/150. Nish, 5 novembre 1914, ore 1 (per. ore 5,50 del 7).

In un colloquio avuto stamane con Pasic questi mi ha detto che mentre da un lato bande albanesi non cessano dal fare incursioni sul territorio serbo, varie popolazioni dell'Albania fra le quali tutte quelle abitanti di Elbassan sollecitano intervento della Serbia per far cessare stato anarchia che regna in quella contrada.

Governo serbo sarebbe, disse, disposto occupare alcune località del territorio albanese provvisoriamente pel mantenimento dell'ordine, salve rimanendo le deliberazioni di Londra, nel caso in cui potessero in seguito essere effettivamente eseguite.

Pasié però ha subito soggiunto a conferma precedenti dichiarazioni che ho comunicato a suo tempo all'E. V. essere desiderio di questo Governo procedere costantemente d'accordo coll'Italia per quanto concerne Albania e quindi mi ha pregato chiederle in via strettamente confidenziale quale accoglienza farebbe il Governo alla occupazione di cui si tratta.

Prego V. E. mettermi in grado di dargli una risposta.

Per mio conto occasione era propizia per parlargli, come ho fatto, nel senso 'indicato da V. E. nel telegramma 3 (2). Egli ne ha pveso atto ma si vedeva come sperasse dall'Italia in tal richiesta fattaci un trattamento non dissimile da quello accordato alla Grecia in rapporto all'Epiro.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA, ALL'ONOREVOLE SONNINO (3)

L. P. Roma, 5 novembre 191 4

Se non hai già fatto qualche passo con Torre ti prego considerare se non sia pericoloso il prenderlo, pel significato che avrebbe la sua entrata dopo la

O) Per la risposta vedi D. 157.

serie di articoli contro la neutralità da lui pubblicati nel Corriere e molto notati all'estero. La sua intonazione bellicosa appare anche nell'articolo di ieri sera (cioè del Corriere arrivato ieri sera) che ha la sigla T.

Qualunque cosa noi vorremo fare, ci conviene scoprirei il più tardi possibile, anche a causa del prestito da emettere. Torre si contenta di una missione all'estero, di carattere ufficioso, che forse si potrebbe dargli con minore pericolo.

Grippo non può arrivare che alle 12,40, non volendo viaggiare di notte. Saputolo e non volendo perdere un'altra giornata, ho trovato modo di fargli l'offerta per telegrafo. So che accetta; ma non so ancora se Istruzione o Finanze e quindi se si debba o no spostare Daneo. Lo saprò, spero, fra poco.

Ad ogni modo spero far tutto dentro oggi, compreso il giuramento; perché il tempo stringe. Mi riservo di avvisarti più tardi, appena potrò, delle ore in cui converrà trovarci insieme.

P.S. Grippo accetta l'Istruzione. Stamattina cercherò operare il trasporto di Daneo alle Finanze.

Ti mando i telegrammi più importanti arrivati nella giornata di ieri, affinché tu ti possa mettere al corrente delle cose più grosse.

(2) È il numero di protocollo particolare per Nish del D. 114.

(3) Da BCL, Archivio Salandra. Ed. in SoNNINO, Carteggio. cit. D. 41.

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IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA

T. 10885/311. Bucarest, 5 novembre 1914, ore 14 (per. ore 16,50).

Telegramma di V. E. n. 6180 (1).

Mi risulta che Bratianu malgrado insistenze di questo Ministro di Russia e di Giers, rinnovate ieri, si mostra restio a promettere qualsiasi cessione di territorio alla Bulgaria, giacchè egli parte dal suo noto punto di vista che questa promessa non darebbe alla Romania nessuna garanzia per il contegno della Bulgaria e costituirebbe quindi per essa un sacrificio superfluo. D'altro lato è mia impressione che Bratiano considera questa promessa come un passo innanzi nella via della guerra all'Austria-Ungheria e perciò specialmente non intende farlo, pur essendo in fondo convinto che se, in seguito alle vicende della guerra, Romania venisse ad ottenere Bucovina e Transilvania, non potrebbe fare a meno di restituire una parte del territorio tolto scorso anno alla Bulgaria. Del resto paura della Bulgaria in questo momento passata qui in seconda linea di fronte alla minaccia della squadra turca nel Mar Nero e finché Russia non sia riuscita ad eliminare questo pericolo per Costanza, tutti i suoi sforzi per un accordo romeno-bulgaro e per una entrata in azione della Romania sarà vano.

(l) Vedi D. 104.

137

L'AMBASCIATORE A BORDEAUX, TITTONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTE.RI, SALANDRA

T. GAB. 1518/236. Bordeaux, 5 novembre 1914, ore 20,10 (per. ore l del 6).

Telegramma di V. E. Gabinetto n. 1158 (1).

Più volte nei miei precedenti telegrammi mi sono già occupato della questione dei rapporti della Bulgaria cogli altri Stati balcanici alla quale io ho sempre attribuito una grande importanza. È perciò che mi sono tenuto in costanti rapporti con Stanciov che ha per me molta deferenza e i discorsi che egli mi ha tenuto mi permettono di delineare con precisione la posizione della Bulgaria nella crisi attuale.

La Bulgaria ha risentito troppo duramente le conseguenze dell'errore commesso che originò la seconda guerra balcanica per non procedere ora colla più grande circospezione e per non cercare di profittare delle occasioni che possono presentarsi per riguardagnare almeno una parte di quello che ha perduto. A raggiungere tale intento essa è convinta che fino a che le sorti della guerra pendono incerte le convenga praticare lealmente e rigorosamente la neutralità. Colla Turchia essa ha avuto un punto di contatto, il risentimento e l'odio contro la Grecia e la Serbia, ma, pur non escludendo la possibilità che gli avvenimenti la traessero a far causa comune colla Turchia, non ha voluto legarsi né si è legata con essa. Pronunziandosi in un senso determinato le sorti della guerra, l'attitudine della Bulgaria sarà la seguente: se Turchia non sarà impegnata nel conflitto, si asterrà da qualunque atto ostile verso di essa. Se Turchia prenderà parte al conflitto e rimarrà soccombente, la Bulgaria cercherà di riprendere Adrianopoli. Se vinceranno Germania e Austria, Bulgaria attaccherà la Serbia. Se vincerà la Triplice Intesa Bulgaria farà valere la conservata neutralità per ottenere dei compensi a spese della Rumania, Serbia e Grecia, ingranditesi in Transilvania, Bosnia ed Epiro. Se Bulgaria prevedesse il successo dell'Austria non cercherebbe ora di negoziare ma aspetterebbe di potersi vendicare della Serbia che le truppe bulgare occuperebbero ·insieme alla austriache. Invece la Bulgaria prevede il successo della Triplice Intesa e temendo che a guerra finita il compenso che le spetterà per la dichiarata neutralità sarà riconosciuto in massima ma all'atto pratico si ridurrà a poca cosa, vorrebbe negoziarlo fin d'ora per assicurarlo più lauto. In questo senso lavorano il Signor Rizov a Roma e qui Stanciov il quale non più tardi di stamani è venuto a chiedermi di secondario. Le difficoltà sembrerebbero superabili per quanto riguarda la Romania la quale, quando la Bulgaria desse serie garanzie di astenersi da ostilità, parrebbe disposta a fue concessioni in Dobrugia beninteso dopo che avesse ottenuto la Transilvania o la Bessarabia. lo non ho su questo punto altro elemento oltre 'i discorsi di Lahovary conciliantissimi verso la Bulgaria. Invece le difficoltà sembrano Quasi insormontabili per quel che riguarda la Serbia e la Grecia. La

Bulgaria vorrebbe Monastir e Kavala, invece il Signor Vesnic ed il Signor Romanos dicono che mai e poi mai 1a Serbi'a e la GreC'ia [acconsentirebbero] e lo dicono in termini improntati a grande asprezza verso la Bulgaria. La Russia finora ha lavorato per l'accordo molto mollemente. Izvolsky pure riconoscendone l'utilità ne parla con una certa svogliatezza. Invece quello che col suo consueto acume ne ha compreso tutta l'importanza e si è messo a lavorare per l'accordo, incitando la Russia ad interessarsene ,con maggiore energia, è Delcassé.

Stando così le cose se l'Italia da sola imprendesse ad agire a favore dell'accordo, spiegherebbe un'azione concorrente e parallela a quella della Francia e Russia. Ora io credo che all'Italia non convenga agire isolata non solo perché dovrebbe fare a Belgrado ed Atene pressioni ,che sarebbero male accolte, ma anche perché la riuscita si presenta difficilissima e perché mostrando di ignorare l'azione della Francia e della Russia, l'Italia darebbe a queste il diritto d'ignorare alla loro volta l'Italia nel regolamento delle questioni balcaniche.

Riassumendo io sarei d'avviso che noi dovessimo offrire alla Russia ed alla Francia la nostra cooperazione per agire insieme ad esse nel promuovere l'accordo balcanico. La nostra offerta che del resto sarebbe conforme alla politica dell'unione balcanka che per parte mia ho costantemente seguito durante sei anni, anche nei momenti di maggior intimità coll'Austria, sarebbe certamente accolta benissimo a Pietroburgo e Parigi. Essa costituirebbe un'affermazione della nostra posizione speciale per tutto ciò che riguarda la politica balcanica e mentre ci assicurerebbe le simpatie bulgare non ci procurerebbe risentimento serbo o greco perché noi agiremmo di concerto con la Francia e la Russia. La Serbia e la Grecia hanno troppo bisogno di queste due Potenze per mostrare risentimento per la loro azione. Nel caso poi d'insuccesso non sarebbe nostro solamente ma ripartito fra tre.

(l) Vedi D. 123.

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L'AMBASCIATORE A BORDEAUX, TITTONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, SALANDRA

T. GAB. S. 1520/237. Bordeaux, 5 novembre 1914, ore 20,12 (per. ore 1 del 6).

Telegramma di V. E. Gabinetto n. 1155 (1).

Anche io ho cercato di scrutare lo stato d'animo di Delcassé, Bertie e Izvolsky circa la possibilità di far cessare la guerra ma dalle mie indagini non ho potuto trarre alcuna ,conclusione. Delcassé è uomo serio e di grande valore. Ha riconosciuto e riconosce la forza e la mirabile organizzazione dell'esercito tedesco, vede che guerra sarà inevitabilmente difficile, crudele e lunga ma al tempo stesso ha fiducia incrollabile nel risultato finale ed afferma risolutamente che si deve perseverare fino alla fine e che con questi patti espressi e solenni lui Briand e Millerand sono entrati nel Gabinetto quando Viviani lo ha ricostituito.

12 -Documenti diplomatici -Serie V -Vol. Il

Bertie non conta punto, parla sempre scherzando ed è pochissimo quotato. Izvolsky era prima malcontento dell'Italia per la sua politica albanese e lo è ora perché non attacca l'Austria.

Egli, come molti in Inghilterra e Russia, crede che l'intervento dell'Italia e della Romania porrebbe fine alla guerra e suggellerebbe il successo della Triplice Intesa. In caso diverso dice che la guerra dovrà fatalmente durare a lungo perché nessuno può arrestarla. A me [pare che] la mediazione nelle attuali condizioni non sarebbe attuabile per mancanza di qualsiasi base accettabile dai belligeranti. Sarebbe stato interessante che il R. Ambasciatore a Costantinopoli non si fosse appagato dei vaghi accenni di Wangenheim e Giers alla mediazione, ma avesse cercato di far dire loro su quali basi accettabili dai belligeranti credevano che la mediazione potesse esplicarsi. lo queste basi non le vedo. Vorranno la Francia, la Russia e l'Inghilterra, al momento in cui hanno respinto l'attacco austro-tedesco, rinunziare la prima all'Alsazia-Lorena, la seconda alla ricostituzione della Polonia e la terza alle colonie tedesche che ha occupato? Ed indipendentemente dalle questioni territoriali chi pagherà gli enormi danni prodotti dalle devastazioni tedesche in Belgio, Francia e Polonia? E soprattutto la Triplice Intesa vorrà rinunziare a quello che è il suo proposito fermo ed il suo scopo principale, quello di assicurare per l'avvenire una lunga era di pace ponendo Germania ed Austria nella assoluta impossibilità di ricominciare la guerra tra pochi anni per un loro capriccio e senza alcuna ragione plausibile come hanno fatto ora? lo non lo credo. Ad ogni modo è inutile parlare di ·consorzio di neutri e di Conferenza internazionale se questi punti non si chiariscono. Quindi malgrado io creda che la fine della guerra sia desiderata da tutti per i danni immensi che produce e pel numero enorme di vite umane che sacrifica, io non credo ancora giunto il momento per una mediazione. La Triplice Intesa rifiuterebbe ·certo l'apertura di Wangenheim il quale in sostanza pare voglia dire in nome della Germania e dell'Austria: facciamo finta di avere scherzato provocando la guerra, torniamo puramente e semplicemente allo statu quo ante e chi ha avuto le sue se le tenga.

Secondo me la mediazione non potrà essere proposta se non si verificherà una delle due seguenti condizioni: o la definitiva preponderanza bellica di una delle due parti belligeranti, ovvero, continuando a bilanciarsi le forze dei belligeranti senza successi definitivi, il loro completo esaurimento. Forse più tardi un elemento che potrebbe faciù:itare l'avviamento alla pace sarebbe l'accettazione da parte della Germania di quell'impegno di limitazione delle costruzioni navali che l'Inghilterra ha tante volte proposto e la Germania ha avuto il torto di non voler mai accettare poiché ora ha potuto constatare che la sua flotta è rimasta bloccata nel Baltico e non le è servita a nulla. Una pace separata dell'Austria non parmi possibile visto che l'Austria è difesa in gran parte da forze tedesche. Ad ogni modo fino a questo momento non v'è alcun indizio. Quanto a interessi italiani rispetto a una possibile mediazione ne parlerò in separato telegramma che sarà seguito al presente (1).

rinvenuto alcuno che tratti l'annunciato seguito.

(l) Vedi D. 110.

(l) I successivi telegrammi di Gabinetto trattano altri argomenti e non ne è stato

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A TUTTE LE RAPPRESENTANZE DIPLOMATICHE ALL'ESTERO

T. 6257. Roma, 5 novembre 1914, ore 21.

Nel nuovo Gabinetto costituitosi sotto la presidenza di S. E. Salandra assumo oggi Ministero Affari Esteri facendo pieno assegnamento sull'autorevole ed effica,ce ,cooperazione di V. S.

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AI MINISTRI AD ATENE, DE BOSDARI, E A BUCAREST, FASCIOTTI

T. 6273. Roma, 6 novembre 1914, ore 0,30.

Mio telegramma 6129 (1).

Per sua opportuna notizia, comunicole in succinto risposte pervenutemi dai RR. ambasciatori in seguito comunicazione Gabinetti Grandi Potenze occupazione da parte nostra isola Sasseno.

Forgach, in assenza conte Berchtold, ha preso nota comunicazione fattagli dal consigliere della R. Ambasciata e non ha espresso nessun rimarco in proposito.

Zimmermann, in rappresentanza di Jagow, ha espresso compiacimento per azione intrapresa dall'Italia per far rispettare deliberati di Londra.

Sazonov si è affrettato a prendere atto della nostra comunicazione. R. Ambasciata a Pietrogrado aggiunge che stampa russa ha commentato favorevolmente nostra azione.

Tittoni e Imperiali informano avere fatto rispettivamente a Governo francese ed a Governo inglese ,comunicazione relativa Sasseno.

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IL MINISTRO A NISH, SQUITTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1530/152. Nish, 6 novembre 1914, ore 12,30 (per. ore 8,10 dell'8) (2).

Telegramma di V. E. Gabinetto 1158 (3).

A mio remissivo parere costituzione di una nuova lega balcanica è oltre ogni [dubbio] impossibile per due principali ragioni. Prima di tutto il conflitto europeo è ancora allo stato acuto e non comporta con le sue paurose incognite lo svolgimento di una azione conciliativa da parte di una Potenza anche neu

(ll Vedi D. 86.

trale allo scopo di accordare tra loro gli Stati balcanici a base di reciproche concessioni. In secondo luogo vi si oppone l'attitudine della Bulgaria che vorrebbe ·cogliere occasione per carpire considerevoli vantaggi senza offrire nulla in corrispettivo. Dopo aver preso nell'attuale crisi internazionale posizione contro la Serbia e lavorato con ogni possibile mezzo ai suoi danni, Bulgaria pretenderebbe ora la ·cessione di vaste regioni limitrofe unicamente per il bene della sua [neutralità] il che non basta. Questo è il motivo per cui Serbi,a si è r:ifiutata e continua a rifiutarsi di addivenire ad un'intesa malgrado i buoni uffici della Russia. Ora là dove è fallita la Russia, non avrebbe alcuna probabilità di successo l'Italia, poiché fra l'altro contro la forza delle cose nulla valgono le parole. La corrente pertanto stabilitasi nella stampa italiana e incoraggiata dal signor Rizov si allontana dalla realtà della situazione e non tiene conto della natura complessa delle questioni balcaniche né della mentalità di questo popolo. lo sono persuaso .che se l'Italia prendesse iniziativa conforme ai suggerimenti di Rizov giungerebbe a questi due deplorevoli risultati:

l o Completo insuccesso nei suoi tentativi di conciliazione tra Serbia e Bulgaria.

2° Risentimento della Serbia per il nostro intervento che avrebbe agli occhi suoi apparenza di patrocinio degli interessi bulgari con grave pregiudizio dei cordiali ed intimi rapporti in cui converrà all'Italia di vivere con la Serbia dell'avvenire ancora più che sia convenuto con quella del passato.

Se Russia, pe>rsistendo nella iniziata missione di comporre una lega fra gli Stati balcanici, se ne farà energetica promotrice non... (l) a guerra finita, per cwi, quando sorti di essa saranno già decise a suo favore, la lega nascerà senz'altro.

Perciò mi parrebbe conveniente che l'Italia cercasse di accordarsi possibilmente con la Russia per offrire opera sua a contribuzione della creazione della lega al momento opportuno. Non vedo altro mezzo di parteciparvi.

(2) -Il ritardo è causato da interruzione telegrafica. (3) -Vedi D. 123.
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IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. S. 1519/194. Bucarest, 6 novembre 1914, ore 13,30 (per. ore 17).

Telegramma di V. E. n. 1158 (2).

Una nuova lega balcanica non sarebbe possibile nelle attuali circostanze se non in quanto essa fosse diretta contro i due Imperi centrali; quindi intervento dell'Italia per favorire la costituzione non è conciliabile col nostro proposito di mantenerci neutrali.

Del resto, ·come ho riferito più volte, Russia lavora attivamente per indurre Romania e Grecia a fare concessioni territoriali alla Bulgaria e, se essa desidera il nostro intervento a Nish, ciò è per !asciarci o almeno dividere con noi

l'odiosità di un passo diretto a fo,rzare la mano alla Serbia in favore della Bulgaria.

In quanto azione del Signor Rizov mi venne riferito, e comunico riservatamente sotto ogni riserva, che essa si esplicherebbe in modo poco corretto anche col concorso non disinteressato di un noto giornalista lombardo. Rizov è stato come è noto • comitagi • in Macedonia ove non so se possegga delle terre ma donde mi consta essere egli originario. Un opportuno richiamo a Sofia farebbe ,certo cessare subito questa campagna.

(l) -Gruppo indecifrato. (2) -Vedi D. 123.
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L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 10924/837. Pietrogrado, 6 novembre 1914 ,ore 14,27 (per. ore 19,20).

Telegramma di V. E. n. 6137 (1). Nel corso della conversazione avuta oggi con Sazonov ho avuto occasione di ripetergli, ma nei termini da V. E. indicati, quanto nello stesso senso gli avevo già esposto circa accoglienza, improntata alla maggiore simpatia e riconoscenza, da V E. fatta alla proposta dello Zar per consegna prigionieTi italiani al R. Governo. Non ho mancato poi di insisteil"e sugli ostacoli ,che nonostante miglior volontà di V. E. si frappongono alla accettazione dehla pmposta imperiale ed ho espresso lusinga che neppure l'ombra di dubbio e impressioni spiacevoli sussistano in questa occasione nella quale anzi si spera manifestata come sempre sincerità e cordialità sentimenti reciproci dei due paesi. Sazonov si è dimostrato sensibile a tale amichevole affermazione ed a sua volta ricambiando mi ha assicurato che nessun dubbio egli nutre circa sincera e ,cordiale accoglienZJa da noi fatta all'iniziativa dello Zar. EgLi mi ha anche lasciato comprendere che si rende conto degli ostacoli da me rilevati e che in ogni modo egli non poteva valutarli meglio di noi. Dal !linguaggio di Sazonov mi è sembrato poter argomentare che egli non rinnoverà richiesta di una nostra risposta definitiva, nel qual caso ritengo io pure superfluo il darla.

144

L'AMBASCIATORE A BORDEAUX, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. S. 1521/238. Bordeaux, 6 novembre 1914, ore 16,28 (per. ore 21,50).

Faccio seguito al mio telegramma Gabinetto ,segreto n. 236 (2). Essendo azione russa già esplicata presso Serbtia ed ora esplicandosti subito una nuova e più premurosa azione franco-russa, nel caso V. E. accettasse la

proposta contenuta nel mio telegramma, riterrei opportuno ,che Carlotti a Pietroburgo ed io qui fossimo incaricati di far al più presto la relativa comunicazione.

Odierno telegramma di V. E. n. 6255 (l) mi conforta sempre più nehla mia opinione.

(l) -Vedi D. 92. (2) -Vedi D. 137.
145

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1526/22. Atene, 6 novembre 1914, ore 17,30 (per. ore 1 del 7).

Risposta al telegramma di V. E. Gabinetto n. 1158 (2).

Conosco personalmente Rizov e quando io ero Ministro in Bulgaria più volte durante i miei brevissimi soggiorni a Roma ed i suoi più lunghi a Sofia, egli procurò indurmi a patrocinare presso il R. Governo una più intima intesa delil'ltalia colla Bulgari-a. Ne parlai più dii una vol:ta al compianto Marchese di San Giuliano il quale però o fosse assorbito da altri pensieri o alle proposte del Rizov non trovasse sufficienti basi e motivi, non mi parve mai disposto a portare su essa la sua seri~ e sostenuta attenzione. Non contesto che Rizov conosce a fondo la questione balcanica, certo la conosce però a suo modo ed informa le sue idee e le sue proposte alle più sfatate ed insostenibili idealità bulgare. A parte la scovenzienza rilevata da V. E. per un diplomatico estero di menare una campagna di stampa cir,ca i negoziati o conversazioni in corso col Governo presso cui è accreditato, vorrei sapere dal signor Rizov che cosa darebbe alla Serbia in cambio di Monastir e dell'accesso bulgaro sull'Adriatico (pretesa quanto mai fantastica e alla quale a mio avviso l'Italia dovrà sempre opporsi con tutte le sue forze) e cosa soprattutto darebbe alla Grecia per il turbato equilibrio balcanico r.~uale Grecia con una campagna di guerra vittoriosa e coll'abile diplomazia di Venizelos attene colla pace di Bucarest. Ma il verbo dare non è in uso nella lingua bulgara dove si procura di non coniugare che il verbo p~endere.

Confesso che non capisco i vantaggi che l'Italia potrebbe trarre da un rinnovato blocco balcanico. O dal conflitto l'Austria riesce vittoriosa ed allora si affretterà a distruggere quanto in tal senso fosse stato fatto e in tal caso • non • perdonerà facilmente Italia essersi adoperata ad uno scopo da essa quanto mai osteggiato e che conseguito sebbene temporaneamente ed incompletamente dalla Russia fu causa precipua guerra attuale. O Austria-Ungheria esce dall'attuale conflitto distrutta o tanto indebolita da dover permettere formazione di un grande Stato serbo, ed allora questo Stato serbo proseguirà con più violenza, che non fino ad ora la Monarchia, la slavizzazione della sponda orientale adriatica e non vedo perché noi dovremmo preparare a questa successione r.~uanto altra mai contraria ai nostri interessi politici, culturali ed

etnografici, una maggiore forza ed intensità ·col contribuire a congiungere le due nazionalità slave dei Balcani. Tutto ciò è detto in relazione alla poca opportunità per noi di prendere l'iniziativa di ·cui V. E. parla. Perché quanto a possibilità condurre termine impresa V. E. stessa nota fatti che provano che tale possibilità sarebbe ben dubbia. Sono persuasissimo che né Grecia né Serbia sarebbero disposte mettersi sul terreno di retrocessioni a favore della Bulgaria; senza di che non vedo come si potrebbe nemmeno pensare ad iniziare negoziati del genere. Gli accordi personali del Re Ferdinando coll'Austria-Ungheria furono da me segnalati fin dall''inverno 1912 e tutti gli avvenimenti posteriori non hanno mai fatto ·che ribadire in me la convinzione che essi esistono. Cosi pure esistenza di intesa segreta turco-bulgara mi fu assicurata come certa da fonte competente fin dal gennaio anno corrente.

Anche a me come al marchese Carlotti risulterebbe che Gabinetto russo fa attualmente grandi sforzi per conciliare interessi serbi •COi bulgari ed avviare le cose ad un ripristino della lega balcanica. Credo prematuro dire se questi sforzi russi che già furono messi vanamente in opera all'epoca del viaggio di Venizelos in Russia (mio rapporto n. 124 del 21 febbraio scorso) sortiranno ora migliore esito: io inclino credere di no. Ad ogni modo mi sembra non vi sia inconveniente a che l'Italia lasci alla Russia le difficoltà e i rischi di questa impresa.

(l) -È la ritrasmissione alle ambasciate del D. 119. (2) -Vedi D. 123.
146

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1522/102. Pietrogrado, 6 novembre 1914, ore 17,45 (per. ore 4,40 del 7 ).

Telegramma di V. E. n. 1158 (1).

Antica legge balcanica ha potuto costituirsi grazie al comune scopo della Bulgaria, Serbia, Grecia e Montenegro di liberarsi dal dominio Turchia ed annettersi le provincie del1a Turchia europea. Il loro piano germinò il giorrno in cui l'Italia, pure esortando gli Stati balcanici all'astensione entrò in guerra con la Turchia, ma esso fu il frutto di cosi laboriosa preparazione che soltanto dopo parecchi mesi poté prendere forma nelle sue linee generali e forse, se la Turchia avesse saviamenrte concluso una p!l'onta pace con noi in luogo snervarsi nella sterile lotta, sarebbe .giunta in tempo a sventare ed a conservare per qualche tempo ancora, con gli usati espedienti, i suoi possessi in Europa.

Non ci è dunque voluto meno di un comune grande interesse e di circostanze sommamente propizie per solidarizzare durante un breve spazio di tempo i Governi più che le popolaziorrri di quegli Stati, le cui relazioni sono improntate ad una istintiva tradizionale ed insanabile gelosa animosità.

Ma presentemente quali sentimenti e quali scopi comuni potrebbero mai ricostituire la lega balcanica e associarvi anche la Romania?

Non la solidarietà slava, cu1 m ogni modo rimarrebbero estranee Grecia e Romania ma che è anche per gli altri Stati mero sogno dell'idealismo russo di fronte alla realtà di una Bulgaria e di una Serbia penetrate ciascuna da una potente coscienza nazionale reciproca[mente] antagondcstica.

Non il pericolo austriaco, che va dileguando e .che in ogni modo non minaccia tutti gli Stati Balcanici. Non la necessità di premunirsi contro la egemonia russa, che non sarà sentita finché alcuni di quegli Stati avranno bisogno della Russia.

Non la prospettiva comune di ritrarre divetti vantaggi da un ulterriore deperimento della Turchia, poiché diretti vantaggi non può ritrarre che la Bulgaria e forse la Grecia.

Rimarrebbe a considerarsi se la lega potrebbe risorgere grazie alla prospettiva di un ingrra:ndimento della Bulgaria e della Grecia a spese deilla Turchia, e della Romania della Serbia e del Montenegro a spese dell'Austria, il che renderebbe forse possibile come indiretta conseguenza una serie di transazioni interne fra quegli Stati, nonostante la spinosa delicatezza dei problemi da ciò derivanti.

Ed è in questo appunto che la Russia appoggiata dalla Francia e dall'Inghilterra sta spiegando la propria azione nei Balcani. Ma evidentemente l'Italia non potrebbe fondare la propria azione su questa base senza uscire dalla neutralità.

E pertanto io non saprei scorgere in qual modo l'Italia potrebbe attualmente intraprendere una azione intesa alla attuazione del blocco balcanico

[e] comprendervi anche Romania.

(l) Vedi D. 123.

147

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. s. 1525/380. Londra, 6 novembre 1914, ore 22 (per. ore 5 del 7)

Telegramma di V. E. Gabinetto n. 1158 (1).

Sottopongo subordinato parere chiestomi.

Costituzione lega balcanica indubbiamente giovevole nostri interessi fu da anni una delle direttive politiche R. Governo che l'ha costantemente caldeggiata controbilanciando azione austriaca in senso contrario. Resta però da esaminare se e .in quale condizdone convenga al Governo di Sua Maestà assumere in questi momenti iniziativa di una più intensa azione in tal senso. Al riguardo parmi in primo luogo, .come giustamente osserva V. E., non sia nostro interesse dare a tale azione carattere di spiccata predilez;ione per la Bulgaria. Interesse nostro è invece di conciliarci simpatie di tutti gli Stati balcanici e specialmente della Serbia ·con la quale per nostri motivi ci importa

stabilire relazioni ·COrdialissime che possono divenire necessarie in futuro. In secondo luogo sono a chiedermi se ci converebbe iniziare azione suaccennata senza esserc'i messi prima d'·accordo con la Russia e per essa con l·a Triplice Intesa. Procedendo diversamente nostra azione mentre acuirebbe ancora più irritazione austro-tedesca contro cui lega balcanica sarebbe in pratica diretta, potrebbe destare apprensione e sospetti Triplice Intesa e rischierebbe pertanto di riusci·re sterile esponendoci ad un insucceStSO. Con l'insaziabile avidità di tutti inditStintamente i balcanici non giova dissimulall'si grosse difficoltà impresa. Esse però si potrebbero forse superare se l'Italia, assi-curandosi in modo assoluto e definitivo sorte di Valona e territorio adiacente, credesse, col mutare sua politica albanese, poter consentire a che Albania serva ev•entualmente come terreno di ·compenso a rendere meno difficile accordo segreto fra i vari contendenti balcanici. Vindispensabile nostro consenso a modificazione totale o parziale delle decisioni europee circa l'Albania potrebbe in tal caso fornirci legittimi argomenti a reclamare che si facda ampio diritto alle nostre legittime domande allorquando R. Governo, presa nota decisione, giudicasse venuto il momento di riprendere su basi concrete e non più [su ipotetiche eventualità] le note conversazioni con Inghilterra e per il suo tramite con Francia e· Russia.

Per questa ragione ·COnverrebbe a mio remissivo parere che l'Italia prima di assumere iniziativa di sorta in via segreta e sempre per il tramite inglese prevenga Triplice Intesa di tale sua intenzione lasciando intendere che qualora per facilitare desiderato accordo balcanico essa ritorni sulle dichiarazioni di Londra ·circa Albania, no'i sa,remmo in massima dillsposti a consentil'VIi se, quale adeguato ·corrispettivo, Triplice Intesa ci desse formale affidamento circa realizzazione integrale delle aspirazioni nazionali e affermazioni tangibili e definitive nostri diritti e interessi nell'Adriatico. Se in tale ordine di idee giudicasse Governo di Sua Maestà potere entrare mi parrebbe utile procedere senza ritardo per non la·sciarsi sfuggire momento prroopizio. A quanto mi diceva ieri sera Nicolson sembra che Triplice Intesa abbia motivo per tenersi oramai sicura della neutralità bulgara. Nel caso poi in cui Governo di Sua Maestà non giudicasse opportuno prendere diretta iniziativa per intesa balcanica sarebbe sempre bene far sapere alla Triplice Intesa essere noi dispostiL assecondare alacremente azione rendendola in pari tempo edotta delle condizionate nostre disposizioni concilianti circa Albania.

(l) Vedi D. 123.

148

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A BORDEAUX, TITTONI, A LONDRA, IMPERIALI, E A PIETROGRADO, CARLOTTI

T. GAB. 1163. Roma, 6 novembre 1914, ore 22,30.

Il R. Ministro a Bucarest telegrafa che gli vengono confermate le condizioni di relativo esaurimento della Serbia e aggiunge: • Sembra che Austria-Ungheria e Germania vogliano approfittarne per tentare di schiacciarla

e aprirsi attraverso ad essa via verso la Bulgaria. Rdtengono poi che sarebbe più agevole indurre Bulgaria ad unirsi a loro ed a Turchia quando si fossero poste in immediato contatto con esse. In tal modo Russia sarebbe completamente separata dai suoi alleati e Romania rimarrebbe assolutamente isolata •

(n. 1509/190).

Senza indicare la fonte di Questa informazione ella potrebbe valersene nei suoi ·colloqui presso codesto Governo per cono·scere quaH previsioni si facciano in proposito e se vi sia dntenzione di portare in qualche modo aiuto alla Serbia (1).

149

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1527/132. Vienna, 6 novembre 1914, ore 23,30 (per. ore 3 del 7).

Telegramma di V. E. gab. n. 1155 (2).

Per indagare se Austria-Ungheria desidera continuare ila guerra ad oltranza conviene ricerca:De innanzitutto quali siano a questo riguardo le disposizioni della Germania. In forza non solo dell'alleanza ma anche per gli interessi stessi che ha comuni colla Germania, l'Austria-Ungheria non può disgiungere la sua causa da quella della prima perché in caso diverso si alienerebbe l'unica Potenza colla quale non ha un vero conflitto di interessi e che può servirle di appoggio in Europa e il cui indebolimento o diminuzione po

trebbe esporla a gravi pericoli. Per tali ragioni Austria-Ungheria, quantunque non esista in tutte le popolazioni dela MonaTChia la unità di pensiero, la fermezza di proposito e lo slancio per la guerra che si riscontra in Germania, è indotta a seguire in tutto e per tutto la linea di condotta seguita da questa Potenza e ciò le impedisce altresì, contrariamente a quanto era stato da taluni supposto, di stipulare una pace separata. A tale proposito mi riferisco al telegramma n. 126 (3). Per ciò che concerne la Germania i dati che sono a mia disposizione non mi mettono in grado di pronunziarmi con conoscenza di causa sulle sue vere intenzioni presenti circa le quali potrà riferire meglio di me il R. ambasciatore a Berlino. Ma da quanto mi è dato giudicare da qui e dal linguaggio che si tiene a questa Ambasciata di Germania sembrerebbe ·che quella Potenza persista nel desiderio di guerra ad oltranza, perché è tuttora fiduciosa di conseguire la vittoria per Quanto lenta essa possa essere e l'odio profondo che si nutre nell'Impero contro Inghilterra è tale da renderle quasi difficile di deporre le armi se non vittoriosa o vinta.

Quanto all'idea di costituire un consorzio di stati neutrali per lo scopo

indicato dal Wangenheim, essa non potrebbe ·che essere accolta col maggior

favore per principio di umanità e di civiltà.

Ma sarebbe, parmi, farsi soverchia illusione il supporre ·Che l'invito che

verrebbe rivolto da quel consorzio ai beUigeranti dii partecipare alla riunione

di una Conferenza internazionale possa essere da essi accettato nel momento

attuale. Non esistono infatti per ora dati positivi che attestino che qualcuno

dei belligeranti sia o si senta estenuato già di forze per desiderare la pace. Per

contro i preparativi che si vanno facendo da ciascuno di essi dimostrerebbero

il contrario: il loro fermo proposito di continuare la guerra.

Ma ammesso anche che i belligeranti, dopo essersi convinti dell'inutilità dei loro ripetuti sforzi per conseguire l'intento di sconfiggere in parte o annientare l'avversario, si decidessero ad accettare l'invito suddetto, è da domandare come una conferenza internazionale potrebbe riuscire allo stato di cose attuale a trovare una base preliminare di pace tale da essere accettata da ciascuno di essi. È bensì vero che questo momento, in ·Cui non si può affermare che vi sian fra i belligeranti vittoriosi o vinti, sembrerebbe a prima vista il più opportuno per addivenire ad un compromesso. Ma è da ammettere che essi possano essere disposti a ristabilire inviolabilità ordine di cose tale e quale quale era ante bellum?

Potrebbe forse l'Inghilterra che mira a distruggere il commercio e la flotta della Germania, ·consentire di restituirle le sue colonie, la Germania a sgombrare la Francia ed il Belgio senza compensi pecuniari per i sacrifizi fatti, e Austria-Ungheria la quale vede nella Serbia una minaccia perenne alla sua esistenza, a che questa potenza si trovi di nuovo di fronte alla Monarchia nelle condizioni di prima? Se si considerano quindi le cause che originarono la guerra e se si pone mente allo stato d'animo dei belligeranti ed ai propositi ·che affermano a vicenda si dovrà riconoscere purtroppo come sia poco verosimile nel1le presenti circostanze che l'azione decisiva del consorzio degli Stati neutrali possa svolgersi utilmente e quanto arduo sarebbe il suo compito per trovare una soluzione pratica del •conflitto attuale.

Ma siccome non è da escludere che circostanze più propizie delle attuali possano in progresso di tempo offrire il destro al consorzio suddetto di esplicare la sua azione, così sarebbe nella nostra convenienza, secondo il mio subordinato avviso, di favorirne ed appo.ggiarne la costituzione e far sì che potesse effettuarsi possibilmente fin da ora per cominciare ad esaminare le varie modalità del suo intervento futuro che dovrebbe essere inteso ad impedire in momento opportuno che l'equilibrio ora esistente in Europ•a sia turbato a vantaggio dei nostri diritti ed interessi vitali.

A noi quindi dovrebbe premere di contribuire alacremente alla costituzione del consorzio suddetto adoperandoci ad assumere in esso quella parte predominante che ci spetta per limitare e facilitare la ·conclusione della pace, ciò che dovrebbe darci eventualmente il diritto di far valere la nostra voce a vantaggio dei nostri diritti ed interessi nel regolamento dei conti che si farà a guerra finita.

(l) -Per le risposte vedi DD. 163, 165 e 176. (2) -Vedi D. 110. (3) -Vedi serie V, vol. I, D. 673.
150

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI (l)

L. P. Vienna, 6 novembre 1914

Tu dici nella tua del 26 ottobre scorso (2), di cui ti ringrazio infinitamente, che le nostre dimissioni dovrebbero seguire non appena avessimo ricevuto indizi sufficienti per dedurre che la decisione che si sta da noi meditando fosse oramai diventata definitiva.

In risposta a ciò ti ricorderò quanto già ti scrissi che ad una nostra domanda di dimissioni rivolta in seguito a quegli indizi, il governo dichiarerebbe che la sua linea di politica non è mutata e che persiste sempre nella neutralità.

D'altra parte non devi dimenticare che in Italia si sa oramai da tutti che noi dissentiamo dal nostro governo, per cui l'accenno a quelle dimissioni da parte nostra, che sarebbe certo conosciuto dal pubblico, verrebbe sempre considerato come una diserzione e riscuoterebbe quindi la disapprovazione generale.

Non mi pare poi che a noi convenga di ricorrere alla pubblicità per dire apertamente le ragioni delle nostre ddm~ssioni. Io sono recdsamente avverso a ciò, perché detesto per principio ogni pubblicità e perché non vorrei dare un cattivo esempio ai miei colleghi. Ho pensato sempre e penso tuttora che a noi spetti, ,come diplomatici, il silenzio checchè avvenga. Non ci mancherà certo in avvenire l'occasione di giustificare il nostro operato.

In conclusione, malgrado quello che mi dici, io persisto a credere che non ci resta altro da fare che rimanere al nostro posto qualunque sia la decisione del governo.

Non so se Zimmermann ti abbia detto qualche cosa della dichiarazione che Flotow fece, dietro suo ordine, a Salandra (3). Io ne ho avuto notizia da Tschirschky e da Berchtold, che ha fatto fare un'identica dichiarazione (4).

Secondo questa gli alleati s'impegnano a tutelare i nostri interessi in caso di cambiamenti nei Balcani ed ad assicurarci vantaggi nell'Africa del Nord qualora vi avvenissero pure mutamenti.

Salandra sarebbe stato molto soddisfatto di tale dichiarazione di Flotow ed avrebbe detto che l'Italia • desiderava rimanere neutrale sino all'ultimo •.

Questa dichiarazione ha indubbiamente molto peso di fronte alle notizie che ci provengono da varie parti circa i noti progetti del governo. Ma m'ha molto sorpreso. È vero che quella dichiarazione non si deve disgiungere dai sottintesi, a 'cui Salandra non accennò, ma che sono contenuti nelle sue dichiarazioni pubbliche, cioè, neutralità sì, ma finché i nostl'li interessi non saranno lesi.

Berchtold ignorava ieri che Macchio avesse fatto già la dichiarazione suddetta e quale risposta avesse dato Salandra. Questi intanto non mi ha nulla comunicato finora. Te l'ha forse comunicato?

Quanto alla presenza di truppe germaniche nel Tirolo, posso dirti che vi sono realmente alcuni ufficiali e qualche soldato. Ciò mi è stato confermato dal nostro console ad Innsbruck, il quale afferma che ,gli ufficiali assistono alle esercitazioni delle nuove reclute ed ai lavo11i ded. forti, che vengono e'seguiti con ,criteri differenti da quelli seguiti finora in Austria. Ufficiali e soldati germanici si trovano pure in Ungheria, ma soltanto per acquisto di cavalli.

Circa la notizia trasmessami dal ministero che 10 mila uomini dell'esercito germanico sarebbero stati inviati a Pola per sostituire un ugual numero di soldati austro-ungarici che partirebbero per la Germania, essa è risultata, dalle indagini da me fatte, del tutto infondata, almeno per ora. Tschirschky me l'ha smentita nel modo più ,categorico.

A causa della severissima censura che qui esiste, è per me impossibile conoscere la verità sulla situazione militare in Galizia e Serbia.

Pare però che le cose non vadano molto bene in Galizia, mentre in Serbia si annunziano sconfitte gravi delle truppe serbe e montenegrine e questo mi è stato ,confermato dal nostro console a Serajevo.

Per ciò che riguarda la domanda ,che mi fai circa il nostro nuovo addetto militare, ti dirò che il col. Albricci al principio della guerra fu invitato a recarsi, col suo ,collega germanico, al quartiere generale. Ma sopravvenuta la nostra dichiarazione di neutralità, le cose essendosi modificate, egli fece qui intendere che credeva meglio di non corrispondere all'invito. Per il nuovo addetto militare la questione non si è più presentata, perchè nel frattempo venne deciso, pare, di non ammettere gli addetti militari esteri a seguire le operazioni di guerra. Così, infatti, si trovano tutti qui salvo Rageneck.

Hai ricevuto comunicazione dal ministero del coLloquio di Carlotti con Sazonov circa i provvedimenti presi dall'Italia per impedire lo sbarco di gente armata e l'importazione di armi e munizioni in Albania? {Teleg. n. 5995, del 24 ottobre) (1).

In quel colloquio Sazonov si 'sarebbe limitato a sottoliineare il fatto che i provvedimenti suddetti, diretti unicamente al mantenimento dei deliberati di Londra, non potevano influire sulle relazioni dell'Italia colla Triplice Intesa.

Che impressione ti ha fatto questa osservaz'ione di Sazonov? A me ha fatto nascere il dubbio che non esistano accordi tra noi e la Russia, giacchè in tal caso egli si sarebbe espresso altrimenti.

Se realmente Sonnino assume il portafogli degli esteri, la sua presenza nel Gabinetto sarebbe di grande garanzia ,contro il pericolo che noi temiamo. Io lo conosco da lunga data e sono legato con lui da ,cordiale amicizia. Egli è uomo di carattere e si è sempre pronunciato con me fautore convinto della Triplice Alleanza. Ignoro se abbia modi,ficato le sue idee non avendo avuto occasione di vederlo a Roma nello scorso agosto. Ma ,credo di non errare nell'affermare ch'egli non consentirebbe mai a che l'Italia si rendesse colpevole dell'onta suprema. E ciò è per me gran cosa.

P. S. Ti ho telegrafato ieri per conoscere la tua decisione circa la festa del Re.

(l) Edita in Carteggio Avarna-Bollati, cit. pp. 25-27.

(2) -Vedi D. 45. (3) -Vedi D. 106. (4) -Vedi D. 121, nota 2.

(l) Vedi D. 20, nota l, pag. 13.

151

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1523/103. Pietrogrado, 7 novembre 1914, ore 1,31 (per. ore 12,45).

Telegramma di V. E. Gabinetto n. 1155 (1).

Non mi fu dato di scorgere neppure nei più gravi momenti come dopo la disfatta di Soldau il benché minimo segno di scoraggiamento in queste sfere dirigenti e nell'opinione pubblica. Oggi poi che gli eserciti germanico e austriaco sono in pieno ripiegamento, nessuna parola di pace verrebbe ascoltata se condizioni proposte non significassero la sottomissione della Germania. Giorni or sono i mercMti di Mosca, vaccogliendo voce che Germania volesse intavolare trattative di pace, telegrafarono aLlo Zar scongiurando di non permettere tali trattative fino a che le truppe imperiali non fossero penetrate nel cuore stesso della Germania. Sua Maestà ha telegrafato in risposta al Prefetto di Mosca le seguenti testuali parole: • Dite ai mercanti di Mosca che altamente apprezzo e condivido sentimenti da loro espressimi e che non nutrano alcuna apprensione circa possibilità di qualsivoglia trattativa di pace prima della completa distruzione del nemico •.

Questo linguaggio non dimostra invero che Russia abbia rinunziato alla guerra ad oltranza. Pensiero qui dominante è infatti che per assicurare durevole pace è necessario abbattere Prussia personificante militarismo e non darle tregua sia pur per anni, fino a che non sia completamente fiaccata. Continuerà siffatta disposizione degli animi in Russia? È difficile prevederlo, quanto è facile e ovvio a tutti la constatazione surriferita. Il consorzio degli Stati neutrali sembrami idea molto elevata e degna veramente di trovare una forma concreta sulla quale soltanto potrebbe sorgere discussione.

152

IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO,

T. 10994/1056. Durazzo, 7 novembre 1914, ore 9,10 (per. ore 21,45).

La lunga permanenza degli em:issari Giovani Turchi Jn territorio greco senza che l'autorità locale vi abbia preso nessun provvedimento fa temere che i greci abbiano facilitato gli agitatori nonostante l'interessamento della Francia, Serbia ed il nostro. Essad si è lamentato meco di questo fatto osservando ·che secondo il suo parere la Grecia continua ad essere in malafede e cerchi intorbidare le cose in Albania per procurare pretesti per far avanzare le truppe nonostante gli impegni assunti recentemente. Ministro di Francia si mostra pure diffi

dente al riguardo mostrandomi quanto sia insufficiente la risposta greca al Governo francese secondo la quale Governo ellenico non potrebbe prendere provvedimenti al riguardo dei Giovani Turchi perché tratterebbesi di semplici passeggeri.

I sospetti di Essad sono condivisi dal rappresentante di Serbia che teme una nuova usurpazione greca dalle parti di Kossovo. Essad mi ha poi informato di aver protestato presso questo rappresentante greco contro la pretesa greca di far occupare i villaggi dalle parti del ponte Malie, a Nord di Coritza che era stato mai occupato dai Greci.

[Essad] spera ,che il Governo Ellenico non continuerà a dare nuove prove della sua malafede. Non è da escludersi che una qualche colpa ricada sugli intrighi personali del signor Varatassi.

(l) Vedi D. 110.

153

IL MINISTRO A SOFIA, CUCCHI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1532/55. Sofia, 7 novembre 1914, ore 12,30 (per. ore 2 dell' 8).

Telegramma di V. E. Gabinetto n. 1158 (1).

Vedute politiche di Rizov che la Bulgaria debba cercare aver Monastir e possibilmente una via d'accesso all'Adriatico rispecchiano idee degli uomini politici bulgari originari di Macedonia e sono conformi al pensiero da lui manifestato l'anno scorso quando venuto a Sofia nel mese di giugno fu uno di coloro che contribuirono a spingere il Governo bulgaro ad essere intransigente verso la Serbia, per cui scoppiò guerra tra gli alleati.

Aspirazioni bulgare sulla Macedonia sono attualmente in assoluto contrasto colla ferma decisione della Grecia e della Serbia di non cedere alcuna parte dei territori avuti col trattato di Bucarest e non potrebbero essere soddisfatte che dal vincitore dell'attuale guerra.

Nell'ipotesi che questa fosse vinta dalla Germania e dall'Austria-Ungheria, Austria-Ungheria probabilmente non darebbe alla Bulgaria che una minima parte della Macedonia serbando per sé la vallata del Vardar fino a Salonicco, mentre alleati Turchia verrebbero consolidare sotto il protettorato della Germania alla frontiera bulgara della Tracia costituendo anche un pericolo per la Bulgaria.

Nell'ipotesi di una vittoria della Triplice Intesa, Bulgaria potrebbe invece veder in gran parte soddisfatte le sue aspirazioni territoriali, tanto più ,che la Triplice Intesa ha a sua disposizione un'altra carta, cioè quella di ridare o di lasciare riprendere alla Bulgaria la linea Enos-Midia, il che potrebbe anche essere un'ottima arma per ridurre le pretese territoriali bulgare.

Ciò premesso la ricostituzione del blocco balcanico colla Bulgaria non potrebbe essere fatta che dalla Triplice Intesa che, ove la fortuna delle armi continuasse a sorriderle, avrebbe prestigio e forza per mettere d'accordo Bulgaria colla Grecia e la Serbia la cui intransigenza per tutto quanto concerne cessione di territorio alla Bulgaria non si può eliminare che da quelle Potenze che potranno effettivamente disporre di territori per eventuali compensi.

E la Triplice Intesa potrebbe anche favorire retrocessione alla Bulgaria di tutta o parte della Dobrugia poiché adesione della Romania all'Intesa potrebbe ottenere alla Romania (sic) in quanto per accontentare aspirazioni della Bulgaria bisognerebbe poter assegnare agli altri Stati balcanici compensi territoriali di cui l'Italia neutrale non può disporre come pure non può valersi della carta di ridare o di lasciare riprendere alla Bulgaria la linea Enos-Midia trattandosi di territorio appartenente alla Turchia, Stato amico ed attualmente alleato della Germania e dell'Austria.

Aggiungo che una nostra azione diplomatica dinanzi alla intransigenza della Serbia e della Grecia ed allo spirito di sospetto della Romania verso la Bulgaria, oltre che ad essere destinata, secondo le previsioni che si possono fare in questo momento, a fallire, non potrebbe fare a meno di eccitare delle animosità che a noi conviene evitare essendo nostro interesse di aver in futuro le migliori relazioni con questi Stati, la Transilvania e la Bucovina.

Queste considerazioni hanno di certo riaffermata la determinazione del Governo attuale di rimanere neutrale e, come mi risulta da ottima fonte, potrebbero indurre lo stesso Re Ferdinando (a dispetto degli impegni personali che potrebbe aver assunto coll'Austria) a mutare radicalmente quanto prima (come accennavo nel mio telegramma n. 46) (l) la sua politica provocando sia una ·crisi ministeriale sia una ricomposizione del Gabinetto. Ma, se come osservava V. E., l'attiva azione diplomatica della Russia per accordare Serbia e Bulgaria non è finora riuscita benché già appoggiata da successi militari, non vedo come possa riuscire una azione esclusivamente diplomatica nostra nel senso indicato nel telegramma di V. E. e (sk) favorirne politicamente ed economicamente i rapporti di buon vicinato.

(l) Vedi D. 123.

154

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1528/23. Atene, 7 novembre 1914, ore 17,30 (per. ore 22).

Seguito mio telegramma Gabinetto n. 22 (2).

Ho interrogato con ogni prudenza e discrezione Politis se al Gabinetto di Atene fossero state fatte aperture per intesa della Grecia colla Bulgaria e che cosa avesse risposto Venizelos.

Politis, senza volere precisare se aperture fossero state fatte, mi ha dato le più ampie perentorie conferme delle supposizioni che mi sono permesso esporre nel mio telegramma n. 22 e mi ha formalmente assicurato che da qualsiasi parte siano pervenute o stiano per pervenire proposte del genere Grecia risponderà sempre ed invariabilmente che non ha conces:siolliÌ territoriali da fare alla Bulgaria.

(l) -Vedi serie V, vol. I, D. 840. (2) -Vedi D. 145.
155

IL MINISTRO A CETTIGNE, NEGROTTO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 11024/208. Cettigne (1), 7 novembre 1914, ore 19,10 (per. ore 9,04 dell'8).

Notizie al solito qui esagerate circa recenti torbidi occorsi a Scutari e la voce di una probabile venuta colà di Essad pascià per ristabilirvi ordine hanno prodotto nuova recrudescenza nelle velleità di conquista. Ultimi insuccessi in Bosnia e stato delle cose Cattaro che sono amaramente sentiti dal popolo e dall'esercito, spingono Governo montenegrino ad un diversivo ,che si presenta, a suo modo di vedere, relativamente facile. Esso teme inoltre che se realmente Essad riesce stabilire a Scutari uno stato di cose sopportabile diminuiranno per il Montenegro le probabilità di ottenere diplomattcamente possesso dopo presente guerra. Il mio collega di Serbia che si preoccupa sopratutto dell'influenza che un simile diversivo potrebbe avere sulle operazioni comuni in Bosnia, mi disse avere nuovamente e seriamente attirato l'attenzione del Presidente del Consiglio sull'inopportunità di un'azione verso Scutari; ma che risposta non l'ha del tutto tranquillizzata.

Secondo Ministro di Serbia pericolo verrebbe allontanato ove Essad rinunciasse alla sua venuta a Scutari (2).

156

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. S. 1531/382. Londra, 7 novembre 1914, ore 19,42 (per. ore l dell'8).

Stamani è venuto a vedermi Ministro di Romania. In via strettamente confidenziale mi ha confidato che da parte Ambasciatori di Francia e Russia direttamente e del Foreign Office in via indiretta ed in modo più velato è stata seriamente ·attirata attenzione sua su necessità assoluta per Romania di prendere decisione di partecipare guerra insieme con alleati non lasciandosi sfuggire

13 -Documenti diplomatici -Serie V -Vol. II

un'occasione che forse non si ripresenterà più per realizzare complete aspirazioni nazionali romene. Ambasciatori di Francia e Russia hanno aggiunto sembrare ormai che sull'intervento dell'Italia vi sia poco da contare causa situazione interna, grosse difficoltà finanziarie e seria impreparazione militare. Il Ministro avendo meco accennato all'intimità delle relazioni italo-romene, ho fatto eco con frasi vaghe e generiche senza aver l'aria di essere al corrente dei noti accordi segreti dei quali mi è parso Misu non abbia alcun sentore. Chiestogli sua impressione personale sul probabile contegno della Romania mi ha risposto risultargli da numerose private informazioni che all'infuori di pochi uomini politici non influenti, grandissima maggioranza della Nazione romena reclama pronta entrata in azione contro l'Austria. Ciò che ancora trattiene il Governo romeno è l'incognita bulgara e l'apprensione di vedersi assalito alle spalle. Ultime notizie ricevute gli darebbero tuttavia motivo di ritenere non impossibile un accordo che la Romania, a suo parere personale, potrebbe facilitare consentendo ad una rettifica di frontiera .col restituire alla Bulgaria una parte del territoTio toltole l'anno scorso. Misu mi ha pure narrato essere giunte alle sue orecchie voci di arrivo a Londra di emissari ungheresi, allo scopo, pretendesi, di tastare terreno e conoscere quali accoglienze farebbe Triplice Intesa a eventuali proposte di una pace che Ungheria, separatamente dall'Austria e costituita in Regno indipendente [facesse] per propl'io conto.

Avendo egli riferito tale voce a Benckendorff, l'Ambasciatore gli ha confidato averne avuto anch'egli vago sentore per quanto da sorgente poco attendibile. Comunque Nicolson da lui interrogato gli ha risposto che al Foreign Office nulla si sapeva al riguardo; presentemente se emissari anzidetti si presentassero non sarebbero nemmeno ricevuti.

Circa il contegno della Bulgaria Misu, che fu già mio collega a Sofia, e che conosce benissimo quell'ambiente, mi ha detto condividere mia impressione nel senso che finché continueranno successi russi Re Ferdinando, quali che possano essere sue simpatie intime, rifletterà due volte prima di ottemperare alle insistenti premure austro-tedesche e lanciarsi in avventure che potrebbero costargli il trono e forse anche la vita.

Prego V. E. considerare confidenze di Misu come segreto.

(l) -Il telegramma venne trasmesso via Scutari. (2) -Ritrasmesso a Durazzo con T. 6398 del 13 novembre.
157

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, GARRONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 11011/682. Costantinopoli, 7 novembre 1914 ,ore 20 (per. ore 4,03 dell'8).

Telegramma di V. E. 6240 (1). Talaat bey mi ha detto oggi ·Che interessamento della Turchia a favore albanesi musulmani si era imposto dopo che questi, partito Principe di Wied,

avevano inalberato bandiera turca: che agitazione era contro Serbia e Grecia nemiche dell'Albania e dei musulmani ma non contro noi: che all'occasione, previa intesa con noi, sar·ebbe stato disposto, se necessario, ad invdare persona sul posto per dare istruzioni.

(l) Vedi D. 133.

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L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, GARRONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 11015/684. Costantinopoli, 7 novembre 1914, ore 20,25 (per. ore 5,20 dell'8).

Talaat bey, prendendo occasione dalla presenza di Halil bey nel suo Gabinetto quando fui oggi a conferire per affari Albania, mi disse che conveniva specificare quali dovessero essere reciproci rapporti odierni fra l'Italia e Turchia. Essendo questa alleata della Germania e dell'Austria-Ungheria nostre alleate, ne doveva conseguire posizione presso ·Che identica col nostro paese. Questi rapporti dovevano poggiare su seguente intesa.

Libia: Turchia nulla avrebbe fatto contro in Libia ed anzi avrebbe rivolto contro altri azione Senussi in modo da lasciare a noi nostra ~anqu'illità; così pure assicurava che nulla sarebbesi fatto contro libero transito canale di Suez.

Italia : da pal'lte sua doveva diffinteressarsi di ciò che poteva accadere in Egitto dopo formali assicurazioni avute, dovendole essere indifferente che l'occupazione di quella regione fosse inglese o nazionale egiziana sotto alta sovranità del Sultano; Italia doveva anzi preferire di aver ai confini Stato meno potente e di minori pretese.

Albania: Turchia desiderava rimanesse ferma costituzione quello Stato sotto la influenza itala-austriaca e contro le pretese serbo-greco-montenegrine. Italia avrebbe dovuto intanto interessarsi coll'Austria-Ungheria per la protezione dei musulmani.

Osservai che in massima si poteva intenderei e che avrei riferito al R. Governo discorso intervenuto secondo suoi desideri.

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI

T. 6309. Roma, 7 novembre 1914, ore 21.

Mio telegramma n. 6131 (1).

Credo opportuno che la S. V. alla comunicazione greca in data 26 scorso ottobre riflettente avanzata truppe regolari elleniche nell'Epiro del Nord dia risposta verbale concepita nei seguenti termini:

R. -Governo prende atto delle formali assicurazioni date da Governo Ellenico che detta occupazione è stata determinata unicamente da scopi uman'itari, che non avrà che un carattere del tutto provvisorio e che il Governo Ellenico, nel decidersi a tale misura, si propone conformarsi strettamente alle decisioni della conferenza di Londra; alla quale esso ha aderito con la nota diretta alle grandi Potenze in data 21 febbraio 1914. R. -Governo s'attende dalla lealtà del Governo ellenico pieno rispetto della neutralità dello Stato albanese e della neutralità del canale di Corfù.

Per dò che riguarda il rimpatrio delle migliaia di profughi albanesi appartenenti ai distretti dell'Epiro del nord che si trovano attualmente in Valona in considerazione miserrime condizioni, nelle quali essi versano, R. Governo esprime suo vivo desiderio che tale rimpatrio avvenga al più presto e sarebbe grato al Governo ellenico se volesse assicurarlo che da parte autorità greche saranno prese tutte le misure necessarie per garantire vita e proprietà dei rimpatriati.

Autorizzo V. S. rilasciare a codesto Ministero degli Affari Esteri la copia di questa risposta come il Signor Coromilas ci rilasciò copia della comunicazione del suo Governo annunziante la provvisoria occupazione Epiro autonomo (1).

(l) -Vedi D. 90.
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L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 10999/1412. Vienna, 7 novembre 1914, ore 21 (per ore 23,30).

Berchtold mi ha detto aver telegrafato a Macchio incaricandolo di manifestare a V. E. la sua soddisfaZJ1one che la direzione della politica italiana fosse stata affidata ad un eminente uomo di Stato come lei, noto partigiano della Triplice Alleanza ed esprimendo la sua speranza di intrattenere buoni rapporti con lei.

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IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. S. RR. 1529/195. Bucarest, 7 novembre 1914, ore 21 (per. ore 24).

Messo sull'avviso dalle dimostrazioni di cui al mio telegramma n. 314 (2) e per corrispondere alle istruzioni contenute nel telegramma Gabinetto segreto

n. -1158 (l) ho assunto informazioni riservate intorno alle disposizioni qui ora esistenti di fronte ai due gruppi di belligeranti ed alla Bulgaria.

Mi è risultato che l'azione spiegata mediante tali dimostrazioni dal Signor Filippesco pur non essendo appoggiata direttamente dal partito democratico conservatore né dai Ministri favorevoli all'entrata in azione della Romania è tuttavia da esso conosciuta e non disapprovata.

In Questi ultimi giorni ha avuto luogo un'intervista tra il Signor Bratianu e Take Jonesco in casa di quest'ultimo il quale ha dato lettura e copia al Presidente del Consiglio di una dichiarazione presso a poco del seguente tenore: Gli interessi vitali della Romania richiedono che essa si decida ad entrare in azione a fianco della Triplice Intesa per realizzare l'unità nazionale. È perciò necessario assicurarsi del contegno della Bulgaria in tale eventualità e farle adeguate concessioni. Queste concessioni dovrebbero consistere nella retrocessione di una parte del territorio toltole lo scorso anno ed in particolare di Dobric e Balcic. Occorre quindi entrare in trattative colla Bulgaria o direttamente o pel tramite della Triplice Intesa la quale dovrebbe indurre anche Serbia e Grecia a fare concessioni alla Bulgaria. Giunta così ad una intesa Romania potrebbe anche !occorrendo rinviare di qualche tempo la sua entrata in azione la quale però non dovrebbe in nessun caso essere ritardata oltre fine del prossimo gennaio.

Bratianu avrebbe risposto di essere alieno dal fare concessioni territoriali alla Bulgaria di non essere disposto ad entrare in Questa via se non dopo che Bulgaria si fosse messa d'accordo colla Serbia e colla Grecia. Take Jonesco avrebbe allora replicato che così stando le cose egli è in pieno disaccordo con lui e riprende la sua intera libertà d'azione.

Credo utile avvertire che lo ste•sso Bratianu avrebbe detto ritenere che la guerra avrà esito favorevole alla Triplice Intesa.

Mi consta che Take Jonesco si è messo in relazione diretta ·col Ministro delle Finanze Castinesco (che è il più autorevole membro del Gabinetto e del Partito liberale dopo Presidente del Consiglio) il quale si è impegnato ad appoggiare presso Bratianu la dichiarazione su riportata ed a dare le sue dimissioni se Bratianu non entra in trattativa colla Bulgaria sulla base di concessioni territoriali.

Così stando le cose non è da escludere che il Governo romeno possa decidersi a mettersi d'accordo colla Bulgaria, il che sarebbe il primo passo per la formazione di quella lega balcanica che è considerata favorevole ai nostri interessi nel telegramma Gabinetto segreto n. 1158.

Intorno al carattere di questa eventuale 1lega non posso che ·confermare quanto ho riferito col mio telegramma n. 194 (2). Se ciò nonostante codesto Ministero ritenesse utile al nostro prestigio ed ai nostri interessi che questa lega si formasse sotto l'egida dell'Italia, il nostro intervento potrebbe aver luogo con minori inconvenienti, prima tra Romania e Bulgaria che non tra Bulgaria e Serbia. Beninteso io, a meno di istruzioni in contrario, mi limiterò esclusivamente al mio compito di informatore per quanto è possibile assiduo ed esatto.

(l) -Per la risposta vedi D. 171. (2) -Con T. 10933/314 del 6 novembre Fasciotti aveva riferito sulle dimostrazioni avvenute a Bucarest dinanzi al monumento di Michele il Bravo. conquistatore della Transih ania e alla casa del Signor Filippesco, il quale aveva parlato alla folla in favore dell"entrata in guerra contro l'Austria-Ungheria. (l) -Vedi D. 123. (2) -Vedi D. 142.
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IL CONSOLE A DURAZZO, PIACENTINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

APPUNTO. Roma, 7 novembre 1914.

Non è possibile riassumeTe in brevi linee la odierna situazione albanese, tanto essa è fatta di contrasti, di opposte tendenze, di incertezze e di intrighi. Tenterò ad ogni modo di prospettarla il più chiaramente possibile:

l -SITUAZIONE ALLA PARTENZA DEL PRINCIPE DI WIED.

a) Austria e Turchia. Partito il principe di Wied, l'idea di un'Albania nuovamente turca (in diretto dominio o per l'interposta persona di un principe musulmano: a questi dettagli non si era ancora giunti sul principio) idea che già aveva sorretto e animato la massa degli insorti di Sciak, prende maggior consistenza e maggior precisione. Fattori principali di ciò: la religione, il prestigio di Costantinopoli, il peso del passato, il cattivo esperimento del governo cristiano di Wied, l'orgoglio musulmano aumentato per la sconfitta di Wied stesso e dei suoi ufficiali olandesi ecc.

L'Austria, dopo un breve periodo di smarrimento e di incertezza, intuisce la situazione -prevede lo svolgersi degli avvenimenti -e, abbandonando la causa di W i ed, dei nazionalisti e dei cattoUci (specie nell'Albania centrale e meridionale, chè in quella del nord mantiene attitudine di equilibrio tra le due parti) entra decisamente in una via parallela a quella della Turchia, esercitando a mezzo dei suoi emissari un'attivissima propaganda di idee e di danaro a favore dell'idea turca e contro la Serbia.

Questa politica austriaca ha inoltre, come conseguenza secondaria ma non trascurabile, quella di pa,ralizzare l'influenza itaiLiana in Albania, che, con la partenza di Wied, aveva riguadagnato teTreno.

b) Essad. Essad alla partenza del Principe, mosso da sentimenti complessi, (tra cui l'ambizione e il desiderio del potere; il rancore contro Wied e contro l'Austria; il bisogno di una riparazione .clamorosa che gli restituisse il prestigio intaccato per l'arresto e l'esilio; le vaghe e indeterminate ma tuttavia ferme speranze in un'azione italiana in Albania a lui comunque favorevole) Essad dunque torna in Albania, e (contrariamente a quanto da molti si temeva) vi torna vittorioso e senza colpo ferire.

Prima però egli si assicura, in certo modo, la via: e passa da Atene e da Nish, e fissa con i Signori Venizelos e Pasic accordi di ·Cui ignoro la esatta portata, ma che certo debbono avere, da un lato tranquillizzato Essad circa le intenzioni dei governi Greco e Serbo verso l'Albania, dall'altro debbono avere non si sa bene sino a quel punto impegnato Essad in senso amichevole e rassicurante verso i due governi stessi. Circa il Montenegro le notizie sono un po' più incerte: sembra· ad ogni modo assodato che impegni concreti tra il governo di Cettigne e Essa d non vi siano stati: tanto è vero che mentre Essad dichiara

che non marcerebbe mai contro Scutari, se questa fosse già montenegrina, afferma, dall'altro lato, di non avere alcuna difficoltà ad occupare Scutari, ove sia ancora Albanese, e si prepara anzi ad attuare questo progetto.

Ad ogni modo Essad, abbastanza sicuro sulle intenzioni dei governi confinanti, entra in Albania e chiama a raccolta gLi armati perché lo accompagnino a Durazzo.

Il suo nome, il suo prestigio trovano seguito, subito: però c'è una macchia su di lui, non abbastanza lavata dall'arresto e dall'esilio: l'aver accettato Wied, l'essere, anzi, andato di persona a prenderlo in Germania, l'aver servito sotto di lui... Occorre perciò che Essad per cancellare quel ricordo, e per riacquistare intera la fiducia degli Albanesi assuma un'attitudine chiara, esplicita, che non dia luogo a dubbi e a sospetti, un'attitudine conforme alle aspirazioni, ai sentimenti, ai ricordi della immensa maggioranza musulmana. E accetta così la bandiera turca, e accetta di passare quasi per l'antesignano del futuro principe musulmano d'Albania.

II -INIZIO DEL GOVERNO DI ESSAD E SUA FORZA APPARENTE.

Gli inizi del governo di Essad sembrano fortunati. Sorretto dai suoi otto

o novemila armati, eletto presidente del Senato, s'insedia nel palazzo del Principe di Wied e dispone da Sovrano delle cose di Albania. Manda suoi luogotenenti a Elbassan, a Berat, (che riprende agli Epiroti) inizia trattative con Bib Doda, riconosce come organo suo dipendente la commissione provvisoria di Valona; nomina commissioni a Scutari ecc. ecc.

Egli sembra dunque il padrone dell'Albania, ma non lo è. Ogni sua mossa è vigilata controllata non solo dai suoi avversari (pel momento silenziosi) ma dai suoi stessi sostenitori: 'ad es. da Musza Kiazim, il notissimo Mufti di Tirana, già capo degli insorti e liberatore di Berat, rappresentante principale dell'idea turca 1in Albania; dai fratelli Mustafà e Soliman Androki, il primo vice presidente del Senato, capi di Sciak, personaggi di dubbia condotta, non forse rimasti sordi alle lusinghe dell'Austria.

L'Austria intanto continua tenace l'opera sua contro Essad e in favore di un'unione dell'Albania alla Turchia, contro la Serbia. l'sa Boletinaz, BUJiram Zura, Hassan bey Pristina sono al 1loro posto, pronti. Entrano munizioni e ufficiali austriaci da Medua. Arrivan danari, coi vari rappresentanti austriaci, che vanno e vengono dall'Albania in Austria, via Italia... Il Signor Kral è il più abile degli agenti: egli fa sapere ad Hassan bey Pristina che presto il regno del • perfido • Essa d, così dannoso alla patria, cesserà, e l'Albania marcerà contro la Serbia, nemica dell'Austria e quindi della Turchia, sua alleata. L'Austria è l'amica, la protettrice dell'Islamismo. • Grazie a Dio, le vittorie Austro-Tedesche non si contano più, e mentre gli alemanni sono a Parigi, gli austriaci hanno definitivamente battuto i Russi; e il Montenegro, in rivoluzione, implora la Turchia d'incorporarlo nell'dmpero turco... " : ecco le notizie ciecamente credute dai musulmani albanesi e diffuse abilmente dai propagandisti Austro-Turchi.

Tuttavia Essad, giuocando abilmente di equilibrio, riesce a dominare la siJtuazione. Nulla fa contro i Giovani Turchi, apertamente, e non disdice cosi quello che ha promesso ai ribelli che lo han condotto a Durazzo, vittorioso. Ma, d'accordo con l'Italia e, in ciò, anche con la Francia, lavora attivamente perché l'entrata dei Giovani Turchi in Albania venga impedita. Aiutato da noi con qualche soccorso di danaro che gli permette di accontentare in parte le pretese dei suoi armati, e tranquiLlo dalla paTte della Git"ecia e della Serbia, si accinge a marciare su Scutari con dieci o dodici mila uomini, per istituire nell'Albania settentrionale un suo più effettivo dominio.

Parallela all'ascesa apparente di Essad è quella dell'influenza italiana in Albania. Scomparsi gli Austriaci (quelli rimasti lavorano nell'ombra) gli italiani sono ora soli, di fronte alla popolazione, al fianco al Pascià e in pi,ena intesa con lui.

Essad si comporta con le autorità italiane in modo sincero e fiducioso. Per simpatia, per gratitudine, per convenienza è amico dell'Italia. Ritengo fermamente che la sua amicizia sia sincera e sicura. Però, per la compUcata situa:zJione sopra accennata, egli ha fretta che l'Italia svolga in Albania un'azione tale che lo liberi, con la forza del fatto compiuto, da ogni impegno verso la maggioranza della popolazione turcofila.

Con un intervento diretto armato dell'Italia in Albania, Essad vedrebbe realizzate le sue aspirazioni, che del resto egli ritiene concordino con quelle italiane, e cioè:

Albania indipendente, secondo le decisioni di Londra; prevalenza economica dell'Italia; -,fine dell'influenza austriaca.

La non avvenuta azione italiana, invece, l'intensificata propaganda austriaca e l'arrivo di una missione giovane turca in Albania, producono le prime crepe dell'edificio politico di Essad.

L'occupazione Greca dell'Epiro, lo sbarco dei marinai italiani a Sasseno e dei medici ital'iani a Valona, e, specialmente, la notizia della guerra turco-russa determinano in Albania una situazione tale da mettere in serio pericolo il potere di Essad.

Esamino brevemente tale situazione.

III -LA SITUAZIONE ALBANESE DOPO LO SCOPPIO DELLA GUERRA TURCO-RUSSA.

La notizia dell'avanzata dei regolari grec1 m Epiro giunse in Albania del tutto inattesa, e destò sorpresa e sdegno. L'assicurazione solenne data dalla nota ufficiale Greca che l'occupazione sarebbe stata solo provvisoria, non convinse alcuno: anzi, aumentò il rancore e i propositi di vendetta. Lo stesso Ministro di Grecia, Signor Varatasis, corse il rischio di esser invitato a lasciare Durazzo.

Lo sdegno e i propositi bellicosi contro la Grecia dovettero però attenuarsi di fronte al pericolo di una guerra da combattersi contro un esercito regolare, armato di cannoni; e si andaron mutando in sospetti: contro Essa d e contro di noi. I sospetti •aumentarono, divennero quasi certezza, quando, a brevissima distanza, venne la notizia della presa di Sasseno e dello sbarco dei medici militari italiani a Valona.

Essad dunque era ancora una volta (per molti) il traditore dell'Albania. La prima volta aveva recato aDurazzo il Pdndpe di Wied, di infausta memoria; la seconda, malgrado le promesse, permetteva che gran parte del territorio, quello proprio in cui si era sparso il sangue albanese, divenisse greco, e per •sempre.

Quanto ·all'Italia, essa, la protettrice dell'Albania, la sostenitrice dei deliberati di Londra, non solo non cercava di impedire la prepotenza greca, ma d'accordo con Atene, accondiscendeva all'occupazione dell'Epiro e violava essa essa stessa l'integrità albanese, masche!l'ando il duphlce intervento sotto il pretesto dei soccorsi umanitari alle popolaZJioni sofferenti.

L'Austria approfittò immediatamente di questa situazione e intensificò i maneggi e gli intrighi ai nostri danni, e a quelli di Essad. L'invasione Greca e Io sbarco di Valona le davano buon gioco. Le notizie da essa propalate giungevano nell'interno dell'Albania svisate e aggravate. Vi fu qualche giorno di fermento.

Essad tentò di dominare la situazione in due modi:

a) cercando di conciliare le opposte volontà, nell'Impresa di Scutari. Essa avrebbe occupato per un tempo relat,ivamente lungo gli animi, e avrebbe anontanato dall'Albania centrale e meridionale parecchie migliaia di armati;

c) dimostrando -con fatti positivi -di non essere assolutamente imputabile di solidarietà e di accordi con la Grecia e con l'Italia, nei riguardi delle o•ccupaZJioni territoriali da quelle nazioni effettuate in Albatlli.a.

Ma proprio mentre Essad si accingeva così a scansare il pericolo, si verificava il • fatto nuovo • più grave, quello che ha ridotto l'Albania -forse -alla vigilia di un nuovo torbido periodo di agitazione acuta: l'entrata in campo della Turchia contro la Russia e, ·quindi, nella guerra europea.

L'effetto di questa notizia fu immediato. Da Tirana, da Sciac, da altri centri più lontani giunse subito la spontanea offerta di aiuto alla causa ottomana. L'Austria non ebbe molto a faticare per incoraggiare la popolazione su quella via. La marcia su Scutari non fu più desiderata dai capi albanesi della regione centrale, ·che pur prima l'avevano insistentemente suggerita ad Essad. Tutte le forze dovevano essere riserbate a combattere la Serbia, nemica dell'Austria, che diveniva ora, con la Germania, la protettrice dell'Islam minacciato. Le due propagande -la turca e l'austriaca -agivano ora in senso perfettamente parallelo.

Presto dalle manifestazioni platoniche si passò ai fatti; riunioni ostili di migliaia di albanesi a Sciak; minaccie ad Essad, nella vita; rifiuto di marciare su Scutari e propositi di spedizione contro Serbi e greci; diserzioni in massa

(al 4 corrente i disertori dell'esercito di Essad, a Durazzo, ammontavano a più di 500) -disordini gravi a Scutari; ribellioni nel Kazà di Vallona contro l'arruolamento; stato d'assedio a Berat, ecc.

La situazione di Essad, per la sua stessa complicatezza, diviene debole e legata: egli infatti deplora la mossa greca in Epiro ma sente di non poterla fronteggiare; quanto a noi, non comprende come ci siamo limitati allo sbarco armato sullo scoglio dii Sasseno e all',invio di medici a Valona -ciò che ha prodotto contro di noi irritazione e sospetto, senza darci, invece (secondo lui) alcun profitto positivo; contro i Serbi non vuoi marciare (per i noti patti di Nish) mentre gli albanesi, spinti dagli austriaci, sarebbero in gran parte disposti a invadere i piani di Prizzende di Giaceva; varrebbe effettuare la marcia su Scutari, ma i suoi stessi fidi (con Mussa Kiaz~m alla testa) sono ma esitanti; deve far buon viso ai Giovani Turchi e tolleral'e la bandiera ottomana, che egli vorrebbe invece far scomparire dall'Albania.

In questa condizione di cose, sperando ancora di poter persuadere, con le buone o le cattive, la maggioranza degli albanesi del centro a ,seguirlo a Scutari, non può a meno, per allontanare da sè i sospetti e per dar soddisfazione alla popolazione eccitata e commossa, dalnnviare a Valona parecchie centinaia di Gheghi, a prova del dominio tuttavia intatto dell'attuale governo di Durazzo anche su quella regione d'Albania, ed a prova anche del fermo proposito del Governo italiano circa il mantenimento dell'integrità albanese.

IV) Tutto quanto precede non può portare ad un'unica conclusione positiva, poiché si tratta di avvenimenti, di stati d'animo, di tendenze che sono in atto, si può dire, fuggevolmente, e posson variare da un momento all'altro, con la mutabilità propria di un paese dove la storia non si forma su grandi ideali o grandi interessi, ma solo si svolge su una infinita serie di intrighi, di contrasti, di improvvise passioni non egualmente diffuse nè egualmente sentite tra la massa così poco omogenea e cosi poco concorde delle tribù albanesi del Nord del Centro e del Sud.

La situazione è grave, e questo è doveroso dire da parte di chi risiede laggiù in rappresentanza del R. Governo. Tutto è possibile in Albania ora che nessuna forza prevale a tenerla anche superficialmente sottomessa.

Potrebbero, per esempio, vincere turcofili e gli austriacanti e potrebbe quindi effettuarsi un attacco albanese alla Serbia. Che farebbero allora la Grecia e il Montenegro? Che faremmo noi?

Potrebbero prevenirsi gli avvenimenti ed Essad potrebbe essere -discretamente -incoraggiato (dopo persuasosi della nostra ferma volontà di non volere intervenire direttamente in Albania) ad accordarsi con la Serbia, avendo egli sempre dichiarato di preferire, dopo l'Italia, quella nazione, se l'Albania dovesse cessare di esser governata da sè. E in auesto caso potrebbe anche convenire a noi di favorire la Serbia, ai fini della nostra politica generale, presente e futura, con quella nazione.

Essad aiutato da noi con danaro, con navi ecc. potrebbe forse dominare ancora il momento critico, e • tirare avanti •. Ma fino a quando? Intorno a lui

sono oramai troppo stretti i dubbi, si chiede da troppe parti a lui un'azione antiserba e .filoturca, cui egli invece non vuole accondiscendere.

Potrebbe Essad essere costretto a fuggire, per salvarsi e un nuovo Governo provvisorio potrebbe formarsi con dichiarata dipendenza da Costantinopoli... C'è poi per noi la questione di V:alona. Potremmo restarvi indefinitamente così? O non saremo costretti, sia per un'avanzata greca che per ribellioni

o incidenti nel Cazà, a sbarcarvi truppe ed a farle marciare nell'interno? Tali le principali incognite oggi del problema albanese. Conclusioni, come si è visto, non è facile trarne. Il problema albanese

infatti non può nella presente situazione internazionale venire considerato da solo, ma deve, per così dire, esser conglobato con gli altri grandi problemi che dai campi di battaglia più che dagli accordi e dalle azioni politiche, attendono oggi la soluzione.

Tuttavia, pur non entrando in campo estraneo all'oggetto del presente rapporto si deve, a mio modesto avviso, ritenere che qualunque sia per essere la sorte riservata in futuro all'Albania, l'Italia non potrà mai interamente disinteressarsi da essa, per ragioni sia politiche che geografiche ed economiche. Occorrerà quindi sempre avere dalla nostra un uomo d'ingegno e di volontà, influente nel paese e capace di esserci utile cooperatore: quest'uomo è Essad Pascià. Il quale se in questo momento (in cui l'avvicendarsi dei locali avvenimenti albanesi può !asciarci relativamente indifferenti) non deve giustamente esser sorretto da noi fino al punto di farne il vero signore del suo paese, deve tuttavia ad ogni costo esser da noi salvato nella vita e negli averi, così da poterlo serbare per l'inevitabile nostra azione futura in Albania, qualunque essa possa essere (politica, economica, sociale); azione da svilupparsi dopo che nel rinnovato assetto generale d'Europa avrà trovato posa anche quel travagliato paese.

163

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1534!104. Pietrogrado, 8 novembre 1914, ore 1,03 (per. ore 10,04).

Telegramma di V. E. Gabinetto n. 1163 (1). Guerra austro-serba, secondo le informazioni che qui si hanno, langue per esaurimento di entrambe le parti.

Ma qualora, giusta l'ipotesi da V. E. riferita, Austria-Ungheria tentasse aprirsi una via attraverso territorio serbo verso la Bulgaria incontrerebbe certamente disperata resistenza da parte della Serbia.

Qui del resto non si scorge quali proporzionati vantaggi ritrarrebbe· AustriaUngheria da tale azione, la Serbia essendo già attualmente separata dalla Russia e non potendone ricevere che indirettamente soccorsi prodotti dalla distrazione del grosso delle forze austro-ungariche in Galizia. Azione austriaca che isolerebbe alquanto anche Romania e la minaccerebbe di un futuro predominio bulgaro, potrebbe da altra parte deciderla a schierarsi decisamente al fianco della Triplice Intesa.

Questo in sostanza è il punto di vista della persona ufficiale da me accademicamente intrattenuta di quella eventualità. Quanto all'intenzione di portare in qualche modo aiuto alla Serbia, il mio interlocutore è stato riservatissimo. Nel comunicato del generalissimo pubblicato stamane e già riferito in riassunto a V. E., è detto testualmente: • Vittoria riportata permette alle nostre truppe di passare a nuovi obiettivi procedendo verso i quali si inizierà nuova fase della guerra •. Ma queste parole sono generalmente interpretate come allusione alla prossima nuova campagna contro Germania e non già ad una avanzata in Ungheria.

(l) Vedi D. 148.

164

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, SALANDRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

L. P. Roma. 8 novembre 1914.

Eccoti l'ultima minuta del cosiddetto telegrammone (2) con alcuni appunti miei (3), in gran parte formulati su quelli che tu desti a me (4), e con alcune osservazioni di de Martino sugli appunti stessi (5).

Martini osserva che la chiusa circa l'agitazione in Italia etc. è un po' contraddittoria, ed è vero. Del resto adesso non è più il caso di parlare di agitazioni che non vi sono più.

Del pari non è a parlare più d'azione nell'Adriatico, se la cosa si piglia da un'altra parte. E finalmente c'è da porre in prima linea la questione, che allora era soltanto accennata, del Mediterraneo orientale e dell'Africa. In somma occorre mutare un po' tutto il sistema delle proposte, che risalgono a due mesi fa, aggiornandole ai tempi già mutati.

P. S. Resta fermo per domani alle 17 il convegno qui, a [palazzo] Braschi, con Cavasola e Daneo per la questione del transito.

ALLEGATO

IL MINISTRO DEGLI ESTERI ALL'AMBASCIATORE A LONDRA (l)

T. [Roma,] 4 ottobre 1914 (2).

Le comunico qui appresso i punti sostanziali dell'accordo da stipulare fra l'Italia e le potenze della triplice Intesa.

La redazione definitiva dev'essere concordata costà fra V.E. e Grey ad referendum. Il presente (l) accordo dev'essere firmato a Londra fra i rappresentanti dell'Italia, Inghilterra, Francia e Russia e deve contenere le seguenti stipulazioni sostanziali:

1° -(2) Le flotte inglese e francese, o una di esse. compiranno nell'Adriatico operazioni di guerra contro le coste dell'Austria in modo da creare una situazione che ri:mponga all'Italia la necessità di intervenire per tutelare gli interessi suoi vitali nell'Adriatico, accordandosi cogli avversari dell'Austria-Ungheria, e tale da produrre nell'opinione pubblica italiana quella disposizione favorevole alla guerra, che ora manca nonostante l'agitazione di una rumorosa minoranza. Appena creata, o appena risulti imminente la situazione sopraccennata, l'Italia ordinerà la mobilitazione generale dalla quale scaturirà per la forza stessa delle cose lo stato di guerra con l'Austria-Ungheria. (l)

2° -Italia, Francia, Inghilterra e Russia si obbligano a non concludere pace separata, né armistizio separato.

3° -Sarà stipulata immediatamente una convenzione militare allo scopo di stabilire la quantità minima di forze che la Russia deve mantenere contro l'Austria-Ungheria per evitare che questa ultima concentri tutto il suo sforw contro l'Italia qualora la Russia intenda rivolgersi principalmente contro la Germania.

A (3) tale proposito, per norma di V.E. La prevengo che si deve evitare che ci si domandi, in cambio, l'invio di parte del nostro esercito altrove che non sia contro l'Austria, per esempio alla difesa di Di,gione, di Belfort ecc., oppure a rafforzare la eventuale offensiva degli alleati contro la Germania, verso la quale l'Italia, pur venendo fatalmente ora in conflitto, non deve. come Ella intende, precludersi le vie dell'avvenire. Ciò non solo per ragioni militari, ma anche perché il paese non lo consentirebbe. Sarebbe preferibile non parlare di quella eventualità, ma qualora Grey ne facesse cenno, o Ella avesse motivo di ritenere tale essere il suo pensiero, voglia chiarire subito e mettere in sodo che non potremo distrarre alcuna parte del nostro esercito dal suo compito di fronteggiare l'esercito austro-ungarico o eventualmente le forze che la Germania mandasse contro di noi. (Il)

4° -Sarà stipulata immediatamente una convenzione navale che ci assicur.i la cooperazione permanente della flotta anglo-francese ovvero dell'una o dell'altra flotta fino alla distruzione della flotta austro-ungarica, e alla conclusione della pace.

5° -(4) In caso di vittoria finale l'Italia avrà il Trentino e il Tirolo Cisalpino nonché l'Istria fino al Quarnero con la seguente frontiera: Dal Pizzo Umbrail, a nord dello Stelvio, spingersi lungo la cresta delle Retiche alla testata dell'Adige e dell'Eisach, passando pei colli di Reschen e Brennero e sugli alti massicci

(allegato III); quelli romani in parentesi sono stati messi da de Martino per segnare il riferimento alle sue osservazioni (allegato IV).

dell'Oetz e dello Ziller, da questo scendendo a sud e tagliando la sella di Toblach raggiungere l'attuale confine delle Carniche. Poi seguire questo fino alla sella di Tarvis, e di qui la linea di displuvio delle Alpi Giulie per il passo del Predil, il Monte Mangaert, il Tricorno (Terglou) e la linea displuviale dei passi di Podberdo, Padlanisham, Idria. Da questo punto verso sud correre con andamento generale di sud est verso lo Schneeberg lasciando oltre il confine tutto il bacino della Sava e dei suoi affluenti.

La eventuale estensione di acquisti italiani lungo la costiera dell'Adriatico dipende da elementi complessi che risulteranno dallo svolgimento della guerra e dalla parte che VIi. avranno presa i singoli belligeranti. Per ciò sarebbe difficile determinarne i confini sino da ora. Ma, con tale riserva, si deve stabilire come minimo che la frontiera sarà al Quarnero in modo da comprendere Trieste e l'Istria.

Per il caso che la frontiera fosse fissata al Quarnero oc,correranno speciali stipulazioni a garanzia dell'elemento italiano di Fiume, di Zara e di altre città dalmate. (5)

A questo proposito e per norma personale di V.E. osservo che l'espugnazione di Pola dev'essere compiuta dalle nostre truppe di terra e dalla nostra marina unitamente alle marine di Francia e Inghilterra, o a una di esse, ed è nostro interesse che quella espugnazione avvenga prima della pace allo scopo di avere noi in mano quella piazza al momento delle trattative di pace.

Per l'espugnazione di Pola dalla parte di terra oi manca un parco d'assedio moderno. (6) Si sta cevcando, ma sarà assai difficile, procurarcelo anche in parecchi mesi. Occorrerebbe che uno dei nuovi nostri alleati ce lo fornisca a titolo di vendita o di prestito. Sebbene questi particolari tecnici possano far parte della convenzione militare, però sarà bene per noi averne senz'altro la sicurezza mediante stipulazione nel presente accordo.

6° -L'Italia, qualora ottenga almeno i suoi confini naturali, non si opporrà a che l'Albania, se Francia, Russia e Inghilterra lo desiderano venga divisa tra Grecia, Serbia e Montenegro purché le sue coste, da Capo Stylos a Valona e da Valona alla Bojana, siano neutralizzate.

Valona con l'isola di Saseno e con territorio (7) idoneo alla sua difesa sarà devoluta all'Italia in piena sovranità.

Nel telegramma gabinetto n... (l) avevo fatto a proposito di Valona una proposta conciliativa a base di internazionalizzazione. Da un accurato esame è però risultato che tale progetto sarebbe impraticabile e pericoloso date le speciali condizioni dell'Albania e degli Stati balcanici vicini, e si è dovuto abbandonarlo senz'altro.

Lascio a V.E. di giudicare se e come far valere a scopo di negoziato questa nostra rinunzia, nell'interesse del Montenegro, Serbia e Grecia ad una Albania Autonoma.

7° -(8) Si riserva a ulteriore esame decidere quali isole della Dalmazia spetteranno all'Italia. In ogni caso le spetteranno le isole istriane del Quarnero e quelle che saranno giudicate necessarie dal punto di vista strategico, nonché Pelagosa con isole dipendenti. (III)

8° -Se l'Inghilterra vi fa opposizione, l'Italia non intende conservare le isole del Dodecanneso ora occupate qualora sia mantenuta l'integrità territoriale dell'Impero ottomano. In questo caso però rimarrà nelle isole ad un titolo qualunque qualche funzionario italiano, per una durata limitata.

go -Nel caso che non sia mantenuta l'integrità territoriale della Turchia o che sia portata una alterazione all'attuale equilibrio del Mediterraneo orientale per effetto di acquisti o di affermazioni poLitiche di alcuna grande potenza, resteranno acquisite all'Italia le isole del Dodecanneso.

10° -In caso di spartizione dell'Impero ottomano l'Italia vi avrà la sua parte con la nota zona di Mendelia, Macri, Marmaritza e Adalda e qualora la Germania debba rinunziare ai suoi interessi in Asia Minore, la detta zona sarà estesa a favore dell'Italia fino a Mersina inclusivamente e con hinterland economicamente adeguato.

11° -In generale le parti si accordano nel riconoscere che l'Italia ha un interesse d'equilibrio nel Mediterraneo orientale da tutelare, e quindi nella ipotesi che, permanendo l'integrità territoriale ottomana, siano alterate le presenti zone di interesse delle varie potenze nell'Impero ottomano, gli interessi dell'Italia saranno tenuti in conto mediante congrua estensione della nota zona di Mendelia, Macri, Marmaritza e Adalia. Qualora la Germania debba rinunciare ali suoi interessi in Asia Minore, la detta zona di lavoro italiana sarà estesa a favore dell'Italia sino a Mersina inclusivamente. (9)

12° -L'Italia avrà una parte delle eventuali indennità <ii guerra corrispondenti ai suoi sforzi e sacrifici.

13° -Qualora Inghilterra e Francia facciano acquisti in Africa a spese della Germania consentiranno all'Italia una rettificazione dei confini di Cirenaica e Tripolitania ragionevolmente corrispondente alle vie carovaniere in modo da evitare situazioni di fatto che siano intralcio al commercio e germi di dissensi in avvenire e consentiranno la definizione a noi favorevole di alcune questioni interessanti anche altre nostre coloni,e. In proposd.to mi riferisco all'osservazione di Tittoni relativa a questo punto (mio telegramma gabinetto n...) (1). (10)

14° -Le quattro potenze si impegneranno a mantenere e difendere eventualmente l'assetto territoriale e l'equilibrio che risulteranno dalla guerra, ma tale accordo avrà carattere difensivo e non impegnerà alcuna delle parti ad aiutare l'altra in caso di politica aggressiva e delle sue conseguenze.

15° -L'Inghilterra si impegna ad agevolare l'immediata conclusione ad eque condizioni di un prestito di non meno di quaranta milioni di sterline a concludersi sul mercato di Londra. Per norma di V.E. aggiungo che è desiderabile escludere, per quanto è possibile, la finanza francese.

16° -Le potenze della triplice Intesa si impegneranno a continuare la loro azione diplomatica sempre più efficace all'Italia in caso di difficoltà coll'Abissinia.

17° -Francia e Inghilterra si impegneranno ad agevolare la pacificazione della Libia con impedire passaggio di rifornimenti e armi ai ribelli nonché di emissari e con mezzi di cui possono disporre come limitrofi della Colonia italiana.

Occorre inoltre determinare quale patto dell'accordo sia da pubblicare e quale no. Ritengo necessario ad ogni modo pubblicare, appena dichiarata a noi o da noi la guerra, la clausola relativa all'obbligo di non conchiudere pace separata.

Sarà bene anche che V.E. faccia presente a Grey che alcuni circoli stranieri di Roma si fanno strane illusioni sul movimento di opinione pubblica in Italia a favore della guerra, tanto da credere che il R. governo anche nolente vi sia trascinato. Tale supposizione errata potrebbe nuocere ai presenti negoziati. La verità è che la grande maggioranza del paese è per la neutralità e che l'agitazione che si verifica in Roma ed altrove è del tutto superficiale come lo dimostra lo scarsissimo numero dei partecipanti alle dimostrazioni di Roma suscitate più che altro da giornalisti e da pochi repubblicani e nazionalishl, salvo quella del 20 settembre che ebbe carattere nazionale ma non bellicoso, e la nessuna eco trovata dalle dimostrazioni stesse nelle provincie, mentre in Italia non è la capitale che crea e domina le correnti dello spirito pubblico. Nulla quindi sarebbe al R. governo più facile del togliere ogni efficacia a tali dimostrazioni e al sopprimerle. Esso soltanto può condurre il paese alla guerra dimostrandogli che vi sono

impegnati unicamente dagli interessi del paese e qualora esso decida di far la guerra all'Austria, saprà allora far appello a tutte le forze della nazione che unanime ed entusiasta (11) lo seguirà nel cimento.

Come accennai a V.E. nel mio telegramma gabinetto n. 1090 (l) si è constatato che il nostro esercito non è pronto, in quanto a rifornimento di vestiari, per una campagna invernale oltre i nostri confini. Si sta provvedendo nel miglior modo possibile ma allo scopo di aiutarci ad entrare senza mtardo in campagna prego esaminare con Grey se si può stipulare che i nostri nuovi alleati ci aiuteranno (12), a nostre spese, a completare quel necessario rifornimento.

ALLEGATO Il

SONNINO A SALANDRA (2)

[Roma, ... ottobre 1914].

Terzo capoverso. Non direi • Il presente accordo • ma L'accordo: altrimenti pare che ogni numero debba far parte dell'accordo, mentre invece si tratta di istruzioni intorno ai diversi punti da tenere in vista nel fare l'accordo.

Nel 1°. Questa prima parte potrebbe essere convenuta in atto separato, o lettera. Non è facile immaginare come gli alleati possano creare essi una situazione che obblighi l'Italia, non ad opporsi ad essi, ma a unirsi con loro per combattere l'Austria, a danno e contro il volere della quale si sarebbe creata la situazione stessa. Nelle istruzioni all'ambasciatore sarebbe bene dare qualche cenno sulla situazione ,che si abbia in mente.

3°, secondo capoverso. Si potrebbe nella convenzione lasciar fuori qualunque clausola negativa di azione contro la Germania (clausola difficilmente accettabile dagli anglo-francesi) e tener ,conto soltanto dell'obbligo positivo che assume l'Italia -in cambio di quello assunto dalla Russia (3°, § 1), e dalla Francia e Inghilterra (4°) con la convenzione marino-militare -di fare ogni maggiore sforzo per combattere l'Austria, o chi la soccorra in terra come in mare, e invaderne il territorio. Si può lasciar aperta l'eventualità di una cooperazione nostra con gli alleati contro la Turchia, anche in operazioni sulla terra ferma

5°. Non mi piace la formula: In caso di vitt01·ia finale. che darà luogo sempre a cavilli. Preferirei dire che nel trattato di pace si dovrà ottenere che ecc. ecc. ... In caso di non vittoria l'Italia potrà sempre rinunziare alle sue esigenze

o ridurle. Non si fa menzione del Palazzo di Venezia 'in Roma, dimenticato nel 1866, perché allora in Roma c'era il Papa?

§ 2. Dove si parla della frontiera del Quarnero come minimo, converrebbe anche menzionare Pola, o indicare fin dove si intende che si estenda il confine, lasciando fuori Fiume.

§ 3. Occorrerebbe qualche cenno sulle speciali garanzie che si richiederebbero per gl'italiani di Fiume, di Zara, ecc. ecc.

§ 5. Specificherei un po' meglio che cosa s'intenda per parco d'assedio (direi anzi parchi d'assedio) moderno: • parchi d'assedio atti a debellare forti di costruzione moderna, a cupole di cemento, ecc. •. Ciò perché almeno l'ambasciatore capisca bene di che cosa si tratta e prenda accordi convenienti.

6°. Restando l'Albania indipendente converrebbe stipulare espressamente che l'Austria dovrebbe rinunziare ad ogni protettorato sui cattolici. § 2. Parlando di Valona, accennerei, oLtre l'i·sola di Sasseno, l'intera costa circondante la baia, l'Acroceraunia e il Capo Grosso. 7°. Si potrebbe, oltre le isole del Quarnero e Pelagosa, enumerare l'isola di Lissa, e i piccoli isolotti al di qua di Lissa.

10°. Spartendosi l'Impero ottomano nessuna potenza fuorché l'Italia potrà accedere ai diritti e priVIilegi spettanti ora al sultano sulla Libia in virtù del trattato di Lausanne.

13°. Oltre alle rettifiche ai confini di Cirenaica e Tripolitania (e converrebbe accennare ad alcuni dei pd.ù essenziali) in dipendenza di acquisti fatti dagli alleati a spese della Germania. converrebbe fissarne fin da ora alcuni da ottenersi in qualsiasi caso; così la nostra riconosciuta sovranità a Giarabub, a Barakat, ecc. ecc. (Ignoro le osservazioni di Tittoni). Ctiò nell'interesse dell'armonia futura.

Così qualcosa potrebbe fissarsi per la libertà del tmnsito verso il la.go Tchad, e per l'hinterland tripolino, che fu oggetto degli accordi anglo-francesi del 1898.

Inoltre conviene precisare i nostri diritti per una eventuale ferrovia da Agordat verso il lago Tsana, e per una colonizzazione italiana verso detto lago. Giuba?

Penultimo .capoverso, penultima linea. Non direi • della nazione unanime ed entusiasta lo seguirà nel cimento •, perché sembra contraddire all'argomentazione precedente, ma piuttosto • che unanime lo seguirà nel cimento •, oppure • che unanime e volenterosa lo seguirà nel cimento •. Si potrebbe nel principio dell'argomentazione anche ammettere che le simpatie della popolazione sono piuttosto per l'Intesa, ma osservando che dalle simpatie all'azione e al desiderio di mettersi nella lotta ci corre molto.

Ultimo capoverso, in fine. Invece di • ci aiuteranno, a nostre spese, ecc. ecc. • direi • ci agevoleranno, o faciliteranno lil completamento di ogni necessario rifornimento •.

ALLEGATO III

SALANDRA A DE MARTINO (l)

[Roma, ... ottobre 1914].

14 -Documenti diplomatici -Serie V -Vol. II

mata contro l'Austria. Forse si potrebbe suggerire una formula più vaga; per esempio : • fare ogni maggiore sforzo per combattere l'Austria o chi le venga in aiuto in terra come in mare •; o qualche cosa di simile.

A questo punto sarebbe forse opportuno far cenno dell'aiuto positivo che, in terra come in mare, noi potremmo dare agli alleati in caso di entrata in guerra della Turchia: obbligo che potremmo assumere più facilmente sia per la possibilità di assolverlo nella stagione invernale, sia per i maggiori diritti, che ce ne deriverebbero, in una eventuale spartizione della Turchia asiatica.

(-4) La formula: • In caso di vittoria finale • può dar luogo a cavilli d'interpretazione. Sarebbe più semplice dire: • N el trattato di pace l'Italia dovrà ottenere ,etc. etc. •. La vittoria è il presupposto necessario. Se non si ottenesse tale da aver tutto, ognuno dovrà ridurre le sue pretese.

• specialmente per ciò che si attiene alle autonomie comunali e alla difesa della cultura e della lingua italiana mediante le istituzioni scolastiche così governative e municipali come private •.

ALLEGATO IV DE MARTINO A SALANDRA (l)

[Roma,] 31 ottobre 1914.

potrebbe trarre efficacia l'accordo, si può rispondere che essa può risultare dai seguenti tre elementi: l. -operazioni navali importanti contro le coste austroungariche dell'Adriatico non limitate a Cattaro; 2. -avanzata minacciosa dei serbd sul litorale adriatico; 3. -avvenimenti interni nella Duale Monarchia in seguito a sconfitte mdlitari che ne minaccino la compagine. Ma è impossibile stabilire a priori se questi tre elementi dovranno insieme concorrere o se sarà sufficiente il verificarsi di uno o due di essi. Ciò dipende dal non prevedibdle svolgimento degli avvenimenti.

(Il) Per contro si può prospettare l'aiuto positivo che in terra come in mare potremmo dare agli alleati in caso di entrata in .guerra della Turchia, sempreché la totalità delle nostre forze non debba per necessità concentrarsi al confine orientale e sull'Adriatico.

(III) Il programma dei confini naturali è un programma minimo, ma non è un programma sufficiente in caso di nostra partecipazione alla guerra. Considerata la questione dal solo lato etnico, le regioni italiane saranno devolute all'Italia per forze di cose, in caso di sconfitta decisiva dell'Austria. Questo risultato, in determinate eventualità, potremmo probabilmente ottenere anche senza fare la guerra. Facendo la guerra dobbiamo avere per obbiettivo, oltre la conquista delle terre italiane, anche la supremazia nell'Adriatico: diversamente non vale la pena fare la guerra. Sorge quindi, per l'Adriatico, il lato politico e strategico, oltre quello etnico. Questo obbiettivo dev'essere contemperato dalla considerazione del pericolo di crearci in casa nostra un irredentismo slavo, e ciò soprattutto nel riguardo della questione di Dalmazia. Attualmente a noi conviene non compromettere in nulla la nostra situazione con rinuncie anticipate, per poter p·rofittare di eventuali favorevoli avvenimenti. Ma quanto alle isole del Quarnero e della Dalmazia, la questione va considerata sotto l'aspetto prevalente politico e strategico. Trattandosi di isole, è meno grave il pericolo di irredentismo slavo, mentre è assolutamente predominante il fattore strategico. Di fronte alla nostra costiera adriatica piatta e senza basi navali, non possiamo lasciare ad altri quei rifugi sicuri che sono i canali delle isole dalmate, dai quali anche una mediocre forza di siluranti può .costantemente minacciare la nostra costa e stancare con successo una squadra italiana incrociante nel mare aperto a difesa dei prossimi porti italiani.

ALLEGATO V (l)

SONNINO A SALANDRA (2)

Roma, ... novembre 1914.

Preliminare: Dal giorno che l'Italia ordini la mobilitazione generale dalla quale scaturirà per la forza stessa delle cose lo stato di guerra con l'AustriaUngheria:

1°: va;

2°: va il primo capoverso;

in fine al 2°: L'Italia da parte sua s'impegna a fare ogni maggiore sforzo per combattere l'Austria e la Turchia, e chi loro venga in aiuto in terra come in mare; 3°: va;

5°, prima parte: esaminare se non gioverebbe inserire una formula che parlasse dei • confini geografici naturali dell'Italia •, e se questa abbraccierebbe quelli qui specificati dallo Stato Maggiore;

toglierei il terzo capoverso perché ci esigerebbe corrispondenti garanzie per gli slavi che resterebbero conglobati nei possedimenti italiani (vedi relazione console Galli) (l);

nota (6) Salandra: chiarire che cosa s'intende per parchi d'assedio; 6°: va con inciso che non escluda la costituzione di un piccolo Stato musulmano albanese neutralizzato. Stato cuscinetto. Da discutersi se converrebbe fin da ora mettere avanti tale progetto e favorirlo, lasciando a Serbia San Giovanni di Medua e Scutari al Montenegro (Serbia avrebbe [anche] litorale BosniaErzegovina), e albanesi musulmani avrebbero Durazw (Valona all'Italia); 7°: invece di • isole istriane del Quarnero • specificherei Lìssa e Lesina, Curzola, (Lagosta). Lussin e Cherso, (Veglia?) e isolotti vicini (vedi relazione

Marina 15 novembre 1914), oltre Pelagosa;

so: cade, vista guerra turca;

go: resta diventando so; eliminerei le parole • che non sia mantenuta l'integrità territoriale della Turchia e •. Si potrebbe dire semplicemente che: Le isole del Dodecanneso già occupate dall'Italia le resteranno acquisite; 10°: va; 11o: va, ma definendo in modo assoluto con capoverso aggiunto che l'Italia succede al sultanato in tutti i diritti riservatigli dal trattato di Losanna; 12°: va;

13°: vedi telegramma gabinetto 20S Tittoni del 2S settembre 1914 (2), e infilare: Barakat, Giarabub, Kisimajo; assicurare vie carovaniere verso Borku e Tibestu;

14°: rifondere (? ), in massima va;

15°: va;

16°: introdurre qualcosa sul lago Tsana (se non si include nel 13°), ferrovia Agordat; lago Tsana, coltivazione sponda lago; rettifica alto Mareb, riva sinistra;

17°: va;

0 : Francia Inghilterra e Russia s'impegnano a unirsi all'Italia nell'opporsi

all'ammissione di un rappresentante del Papa alla conferenza per la pace.

(l) -Da Arclttvio Sonnino, Montespertoli. Ed. in SoNNINO, Carteggio, cit., D. 42. (2) -Vedi allegato I. Per la precedente minuta vedi serie V, vol. I, D. 803. (3) -Vedi allegato III. (4) -Vedi allegato II. (5) -Vedi allegato IV. (l) -Da Archivio Sonnino, Montespertoli. Ed in SoNNINo, Carteggio, cit., pp. 52-57. (2) -Questa data compare sul documento in un timbro che si apponeva alle carte del segretario generale. Nella minuta dattiloscritta che qui si riproduce i numeri arabi in parentesi sono stati aggiunti da Salandra per indicare il riferimento ai suoi appunti

(l) Vedi serie V, vol. I, D. 201.

(4) Vedi serie V, vol. l, D. 834

(l) Vedi serie V, vol. I, D. 873.

(2) Da ACS, Carte Salandra. Ed. in SONNINO, Carteggio, cit., pp. 59-61.

(l) -Sostituire alle parole • Il presente accordo • le parole • L'accordo •. Altrimenti potrebbe parere che ogni numero dovesse far parte dell'accordo; mentre si tratta per ora di dare istruzioni intorno ai diversi punti da tenere presenti nel fare l'accordo. (2) -È da considerare se questo n. l debba far parte dello accordo, oppure costituìre un atto separato o preliminare. Forse ci si opporrà che d riserviamo troppa libertà di apprezzamento sul se siasi, o no, creata la situazione, dalla quale soltanto potrebbe trarre efficacia l'accordo. È pure da prevedere l'obiezione che gli alleati si troveranno dmbarazzati nel determinare quale loro azione sia tale da spingere noi non contro chi agisce ma contro l'Austria. In somma è da prevedere che ci si chieda di essere meno indeterminati, di precisare che ·cosa vogliamo; e quindi bisognerebbe che l'ambaseiatore fosse in certo modo preparato a rispondere a tale richiesta. (3) -Anche su questo punto è da prevedere che gli alleati non accetterebbero una clausola esclusiva di qualunque nostra cooperazione armata contro la Germania; mentre è da prevedere che ci si chieda qualche obbligo positivo in cambio di quello che noi pretendiamo dalla Russia di mantenere alcuni corpi d'ar (l) -Da Archivio Sonnino, Montespertoli. Ed. in SoNNINO, Carteggio, cit., pp. 57-59. (5) -Occorrerebbe, anche a soddisfazione dell'opinione pubblica italiana sulla quale gli italiani di Fiume e di Dalmazia, per quanto scarsi, avrebbero presa, specificare un po' meglio queste garanzie, per esempio aggiungendo le parole: (6) -Perché l'ambasciatore capisca bene di che si tratta, non potendoglisi dare ampie spiegazioni verbali che pure sarebbero utilissime. converrebbe specificare che cosa s'intende per • parco d'assedio moderno •. Si potrebbe richiedere una indicazione più precisa al ministro della Guerra o al capo dello Stato Maggiore. (7) -A maggior precisione aggiungerei le parole: • con l'intera costa circondante la baia e con territorio etc. •. (8) -Guardando la carta geografica si capisce come sia quasi impossibile, non avendo Fiume, pretendere tutte le isole del Quarnero, le quali chiudono lo sbocco di Fiume. Si potrebbe quindi adoperare una espressione più vaga, accennando all'idea che, invece di una delle isole del Quarnero, l'Italia potrebbe avere Lissa e Lesina; questa ultima specialmente perché pare più adatta della stessa Valona a darci una base navale nell'altra riva dell'Adriatico. (9) -Aggiungere che in caso che la Turchia entri in guerra • nessuna potenza tranne l'Italia potrà succedere ai diritti e ai privilegi spettanti ora al sultano in Libia in virtù del trattato di Losanna •. (10) -Considerare se non sia possibile aggiungere un accenno alla libertà del transito verso H lago Tchad e per l'hinterland tripolino che fu oggetto degli accordi anglo-francesi del 1898. (Non so se ne abbia parlato Tittoni nel telegramma a cui si allude). (11) -Sopprimerei la parola • entusiasta •, o la sostituirei con • volenterosa •. La parola • entusiasta • diminuisce troppo il valore della osservazione precedente. (12) -Alla parola • ci aiuteranno •, che potrebbe parere poco dignitosa, si potrebbe sostituire: • ci agevoleranno il completamento a nostre spese di ogni necessario rifornimento •. (l) -È da considerare se questo punto debba far parte dell'accordo oppure costituire un atto separato o preliminare. Qualora ci si obbiettasse che ci riserviamo troppa libertà di apprezzamento circa la situazione dalla quale soltanto (l) -Da Archivio Sonnino, Montespertoli. Ed. in SoNNINO, Carteggio, cit., pp. 61-63. (l) -Si aggiunge questo ultimo allegato poiché esso contiene le osservazioni di Sonnino sul nuovo testo del • telegrammone • nel quale erano comprese le modifiche risultanti dagli allegati precedenti. Tale nuovo testo non è stato però rinvenuto. (2) -Da Archivio Sonnino, Montespertoli. Ed. in SONNINO, Carteggio, cit., pp. 77-78.
165

L'AMBASCIATORE A BORDEAUX, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. S. 1533/239. Bordeaux, 8 novembre 1914, ore 10,05 (per. ore 14).

Telegramma di V. E. n. 1163 (3).

Se Austria-Ungheria e Germania riuscissero a schiacciare la Serbia trascineranno certo la Bulgaria alla guerra essendo impossibile che questa resista alla tentazione di vendicarsi dei Serbi e di riprendersi quella parte della Mace

donia di cui ritiene essere defraudata. In tal caso la Serbia dovrà amaramente pentirsi di non aver fatto a tempo concessioni alla Bulgaria. Devesi tener presente che ove la Bulgaria attaccasse la Serbia, la Grecia sarebbe obbligata a intervenire a favore della Serbia in base al trattato pel quale Serbia e Grecia si sono impegnate a accorrere l'una in aiuto dell'aLtra in caso di attacco bulgaro. Devesi escludere la possibilità che la Triplice Intesa aiuti la Serbia. Inghilterra e Francia sono persuase che nei campi di battaglia del Belgio e della Lorena si decideranno le sorti della guerra e quindi non distrarranno nemmeno un Uomo per venire in aiuto non solo della Serbia ma neppure dell'Egitto. La Romania che ha esuberanza di soldati potrebbe inviarli in Serbia ma non ha modo di farveli pervenire. Le truppe russe potranno giungere in Serbia soltanto in due modi: se la Russia potrà superare i Carpazi e giungere in Serbia attraverso l'Ungheria ovvero se la Romania si schiererà contro l'Austria dando libero passaggio ai russi attraverso il suo territorio.

(l) -Non rinvenuta. (2) -Vedi serie V, vol. I, D. 834. (3) -Vedi D. 148.
166

IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 11036/1065. Durazzo, 8 novembre 1914, ore 17 (per. ore 22).

In vista che situazione che Giovani Turchi d'accordo con Austria cercano creare in Albania, può recare grave danno non solo Serbia, ma anche agli interessi della Triplice Intesa nella lotta che sta per impegnarsi contro propaganda panislamica, istigata da Costantinopoli, mio collega di Francia ha consigliato suo Governo inviare in Albania la legione garibaldina organizzata in Francia. Essad non è al corrente di questa proposta; però, poco tempo fa, mi disse [che] coll'aiuto di 3 o quattromila volontari italiani che venitssero di loro iniziativa, senza quindi compromettere nostra azione né la nostra bandiera, egli si sentirebbe in grado sbaragliare completamente intrighi austro-turchi e diventare assoluto padrone situazione. Egli mi ha detto oggi che austriaci stanno sobillando popolazione contro supposte mire dell'Italia a Valona e che a Valona nostra situazione è assai pericolosa se gheghi dell'Albania centrale saranno persuasi della loro impotenza ed eventuale lezione che loro fosse inflitta dalla Triplice Intesa o dall'Italia. Ho telegrafato Quanto precede al R. Console Valona.

167

IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 11039/1067. Durazzo, 8 novembre 1914, ore 14 (per. ore 20,05).

Varie riunioni tumultuose stanno svolgendosi nell'Albania e specialmente vicino Tirana scopo aiutare Turchia. Essad m'informa che vi ha contribuito anche l'oro austriaco. Egli è ormai sicuro che Mussa Kiazim si è messo com

pletamente dalla parte austro-turca. Sono giunte notizie sicure di un movimento gravissimo organizzato contro Essad, contro cui si formula accusa essere contrario Turchia ed essere favorevole all'Italia, come lo proverebbe sua mancata protesta contro l'occupazione Sasseno. Cadì Tirana afferma aver ricevuto lettere da Costantinopoli che incitano contro Essad, Italia e Triplice Intesa. Essad dice che situazione si è aggravata in modo impressionante e che sentimento anti-itaHano sta prendendo sopravvento. Egli però vuole rimanere fedele nostra causa e prepara già la difesa, sapendo di dover presto abbandonare complicato giuoco col quale ha fatto credere al popolo essere amico della Turchia; egli mi ha detto non potere contare che sui suoi partigiani personali probabili; popol~zione Tirana e Elbassan sarebbe quasi perduta e che molti Dibrani, con Irfan bey non sarebbero più sicuri. Essad tiene quasi tutti cannoni e mitragliere fra Durazzo e Sciak in mano suoi partigiani ma manca di personale sufficiente per maneggiarle, perciò nel caso in cui fossero rotte completamente relazioni coi suoi finti amici egli gradirebbe invio a Durazzo di alcuni artiglieri italiani in borghese.

Sarà pure indispensabile presenza navi da guerra per buona impressione morale e per tutelare colonia e stranieri. Comunicato quanto precede Ammiraglio Patris.

168

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, BOLLATI, A BORDEAUX, TITTONI, A COSTANTINOPOLI, GARRONI, A LONDRA, IMPERIALI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, E A VIENNA, AVARNA

T. 6339. Roma, 8 novembre 1914, ore 21.

Questo ambasciatore di Germania mi ha riletto stamane la dichiarazione già fatta a Salandra (l) in vista del conflitto turco, escludendo ogni pericolo di ripercussione in Libia. Gli ho ripetuto che non dubitavo della sincerità della Germania, ma che era naturale qualche dubbio sul contegno della Turchia, ed anche sulla possibilità di contenere il movimento islamico entro un dato confine e che ne ero alquanto preoccupato.

Flotow mi assicurò che la Germania avrebbe fatto di tutto per evitare ogni inconveniente e mi disse anche che Enver pascià era intenzionato di agire nello stesso senso, mandando il fratello sui luoghi. Gli ho fatto osservare che avrei preferito molto che fratello di Enver pascià non andasse laggiù poiché tale fatto avrebbe impressionato male opinione pubblica italiana, del che conveniva tener conto viste le preoccupazioni generali e la delicatezza della situazione. Flotow riconobbe che ciò poteva essere giusto ed accennò che sarebbe forse bene farne qualche cenno a Costantinopoli.

Ambasciatore d'Austria-Ungheria che ho visto successivamente ha reiterato le assicurazioni sull'impegno che mette l'Austria-Ungheria ad evitare che la Turchia ci dia noie in Libia. Gli ho ripetuto le cose dette a Flotow, compresa l'osservazione sulla non opportunità di mandare il fratello di Enver pascià presso i Senussi.

(A tutti meno Cospoli) In questo senso ho dato istruzioni a Garroni a Bollati e ad Avarna.

(Vienna e Berlino) Quanto precede per opportuna sua notizia.

(A Cospoli, a Berlino e a Vienna) Prego V. E. voler opportunamente agire in questo senso e telegrafarmi (1).

(l) Vedi D. 106.

169

IL MINISTRO A SOFIA, CUCCHI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. RR. 11051/56 GAB. (2) Sofia, 9 novembre 1914, ore 2 (per. ore 9,50).

Ministro di Romania tornato a Sofia da tre giorni mi ha confidato a titolo esclusivamente personale quanto segue:

Dalle conversazioni che ha avuto gli sembra che l'azione che la Triplice Intesa esercita a Sofia per determinare un mutamento nell'attitudine incerta della Bulgaria, dovrebbe ottenere dalla Bulgaria un atto formale di adesione che venisse a ravvicinare Bulgaria alla Romania.

Egli ha constatato che:

l) i circoli macedoni ed in generale opinione pubblica vorrebbero delle concessioni roolizzabili immediatamente in quanto che esperienza ha resi sospettosi i bulgari;

2) il risentimento dei bulgari contro i serbi greci e romeni è ancora vivissimo e può essere utilizzato ad ogni momento dagli avversari di una politica d'intesa balcanica;

3) amicizia colla Turchia sfruttata in ogni modo dal Gabinetto Radoslavov è ancora popolare e sarà difficile provocare da un giorno all'altro una corrente in senso contrario. D'altra parte forza militare turca in Tracia (che secondo le ultime notizie sarebbe di sei corpi di esercito) è abilmente sfruttata dagli austro-tedeschi le cui pressioni a Sofia sono divenute ancora più insistenti dopo lo scoppio guerra russo-turca;

4) Radoslavov non desidera prendere delle decisioni e pare contentarsi trascinare le cose in lungo per riservare al Re il momento in cui possa egli stesso prendere le sue determinazioni.

Ora l'impetuosità del Re è enigmatica ed è da temersi che ad un certo momento egli non segua definitivamente la politica austro-tedesca sopratutto se successi militari austriaci in Serbia si affermassero.

Mio collega ha aggiunto che il suo Governo gli ha strettamente raccomandato di evitare assolutamente ogni conversazione nel senso di compensi della Romania alla Bulgaria. Egli crede che tale raccomandazione gli è stata data sopratutto in vista della poca fiducia che il Governo bulgaro attuale ispira al Gabinetto di Bucarest. Aggiunse, come opinione personale, che malgrado ciò la Romania avrebbe interesse a chiarire la situazione di fronte alla Bulgaria al fine di evitare a tempo la gravissima minaccia che potrebbe risultare da un collegamento militare austro-bulgaro occupante il territorio serbo, ciò che verrebbe ad aggiungersi ad una eventuale azione della Turchia sull'istigazione della Germania.

(l) -Per le risposte vedi DD. 173, 178 e 181. (2) -Questo telegramma. partito come telegramma di gabinetto. è stato protocollato nella serie dei telegrammi ordinari in arrivo.
170

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO A NISH, SQUITTI

T. 6341. Roma, 9 novembre 1914, ore 12,30.

Suo telegramma 150 (1).

Prego V. S. dire a Pasic che apprezzo vivamente il suo desiderio di procedere d'accordo con l'Italia per quanto concerne l'Albania. Voglia tuttavia chiarirgli che non esiste alcuna intesa fra l'Italia e Grecia per Epiro. Solamente per ragioni umanitarie riguardo i profughi musulmani epiroti che sono a Valona, ragioni che esigevano il ristabilimento dell'ordine nella regione di Argirocastro ci siamo limitati ad esigere dalla Grecia le dichiarazioni della provvisorietà dell'avanzata e del rispetto alla validità delle deliberazioni di Londra. La stessa motivazione di natura umanitaria non sussiste nei riguardi della Serbia. E pertanto puT confermando il telegramma dii S. E. Salandra n. 1157 (2) non potrei che sconsigliare il Signor Pasic compiere occupazioni militari in Albania oltre il limite fissato dalla conferenza di Londra (3).

171

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 11065/456. Atene, 9 novembre 1914, ore 18,10 (per. ore 19,35).

Telegramma di V. E. n. 6309 (4). Ho fatto a Venizelos comunicazione ivi prescritta e gliene ho rilasciato copia. Sulla prima parte di essa Venizelos

non ha fatto e non poteva fare osservazioni. Quanto al ritorno in Epiro profughi di Valona, Venizelos mi ha detto ·che Governo greco era pronto accoglierli e che fra qualche giorno avrebbe fatto R. Governo comunicazione ufficiale al riguardo.

(l) -Vedi D. 134. (2) -Vedi D. 114. (3) -Per la risposta vedi D. 183. (4) -Vedi D. 159.
172

IL MINISTRO A SOFIA, CUCCHI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1538/57. Sofia, 9 novembre 1914, ore 18,30 (per. ore l del 10).

Mio telegramma Gabinetto n. 56 (1).

Dalle informazioni che ho potuto raccogliere da o·ttima fonte mi risulta che dallo scoppio della guerra tra la Turchia e la Triplice Intesa, Gabinetto attuale si preoccupa molto degli accordi conclusi scorso anno fra Romania Serbia Grecia e ritiene che questi accordi, che parevano essere allentati in seguito alla guerra europea, abbiano ripreso in questi giorni tutta la loro forza per impedire qualsiasi movimento alla Bulgaria. Gabinetto considera quindi saggia politica mantenere neutralità a costo anche di rinunziare a qualsiasi ingrandimento territoriale nel timore che un'azione possa risolversi in una catastrofe analoga a quella dello scorso anno.

Russia fa vivissime pressioni per spingere Bulgaria a invadere la Tracia, ma il Governo pensa innanzitutto che il popolo bulgaro non prenderebbe facilmente le armi per una tale azione quando non può risolvere ideale nazionale della Macedonia e che non gli conviene gettarsi in una simile avventura la quale, oltre a rompere J.e sue relazioni con la Turchi,a, servirebbe ai serbi ed ai greci per consolidare il loro dominio in Macedonia ed ai romeni quello in Dobrugia.

Inoltre il Governo è molto inquieto per l'attitudine che potrebbe assumere la Russia, ove s'intendesse colla Romania per fare passare un suo esercito sul territorio romeno onde attaccare i turchi passando per il territorio bulgaro.

Da quanto ho potuto capire Germania e Austria-Ungheria in questi ultimi giorni facendo intravedere imminente l'occupazione della Serbia da parte delle truppe austriache, ingrossando i pericoli di un'azione russa nella penisola balcanica ed eccitando il sospetto verso la Romania, tentano di impedire qualsiasi intesa fra Bulgaria e Romania, per raggiungere il loro fine di immobilizzare Romania che non potrebbe facilmente decidersi ad un'azione al nord non avendo le spalle sicure.

Ho pure l'impressione che le numerose truppe turche concentrate in Tracia (a quanto pare sei corpi d'armata) che sono le migliori dell'Impero perché gli

ufficiali tedeschi hanno avuto il tempo di riordtnarle, [siano] colà tenute dalla Germania non solo per distogliere Bulgaria dal cedere alla pressione della Triplice Intesa di invadere la Tracia ma anche per influire sulla Bulgaria a rimanere legata alla Turchia, che potrebbe, secondo le dette Potenze, prestarle appoggio del caso contro una eventuale azione sia della Romania sola, sia di questa alleata alla Russia e sia anche della Grecia.

(l) Vedi D. 169.

173

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, GARRONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 11076/692. Pera, 9 novembre 1914, ore 21,10 (per. ore 7,15 del 10).

Telegramma di V. E. n. 6339 (1).

Come già riferii a V. E. con il mio telegramma 649 (2) ho detto a Wangenheim che invio del fratello di Enver Pascià presso il Senussi non sarebbe stato <!a noi visto favorevolmente. Ritengo che egli gli abbia ripetuto mio apprezzamento. Della cosa non mi si è più parlato. Occorrendo insisterò.

174

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, GARRONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 11084/694. Costantinopoli, 9 novembre 1914, ore 21,16 (per. ore 7,15 del 10).

Gran Visir e Talaat bey mi hanno dichiarato oggi intendono mantenere i migliori rapporti con l'Italia e che nulla faranno che possa avere ripercussione a nostro riguardo né in Egitto né in Albania; che converrebbe anzi specificare nostra intesa in questo senso.

Ho risposto che mi pareva si potesse realmente intenderei e che avrei riferito R. Governo. Se ne comprende in definitiva che Governo ottomano influenzato dalla Germania ed Austria-Ungheria, i cui Ambasciatori mi fanno discorsi

analoghi, teme, dopo l'attitudine Turchia, nostro intervento e vuole essere assicurato. Si potrebbe forse da parte nostra far comprendere che si prende atto delle dichiarazioni ottomane e che non si ha ragione di mutare nostra attitudine neutrale ·fino a che non siano compromessi nostri interessi.

(l) -Vedi D. 168. (2) -Vedi D. 127.
175

L'AMBASCIATORE A BORDEAUX, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. S. 1537/244. Bordeaux, 9 novembre 1914, ore 21,24 (per. ore 7,05 del 10).

Riservatissimo per lei solo.

Vesnic è venuto a vedermi stamane e mi ha parlato lungamente. Ho trovato che non aveva la stessa sicurezza nel successo della Serbia che fino ad oggi ha sempre dimostrato. Mi ha detto che la Serbia difetta di munizioni e per averne si è rivolta al Governo francese il quale quando nella scorsa primavera concesse ad essa il prestito volle iscritto il patto che la Serbia dovesse fornirsi in Francia per materiali da guerra e munizioni. Il Governo francese si trova anch'esso a corto di munizioni specialmente per l'artiglieria a cagione dell'immenso consumo che se ne fa sull'esteso campo di battaglia e lavora febbrilmente ad ingrandire i propri impianti. Però pel momento non ha accontentato le richieste della Serbia che in piccola parte.

Quanto alla Bulgaria Vesnic ha sostenuto la tesi che è inutile intendersi con essa poiché è certo che conserverà la neutralità non avendo interesse ad uscirne. Infatti o vincerà la Triplice Intesa ed in tal caso la Bulgaria cercherà di aver dei compensi facendo valere la propria perseveranza nella neutralità,

o vinceranno Germania e Austria e in tal caso penseranno esse a costituire la grande Bulgaria a spese della Serbia senza che la Bulgaria abbia speso un franco né sacrificato un soldato. Lahovary in una discussione che ha avuto oggi con Vesnic ha cercato di persuaderlo che dando alla Bulgaria un compenso condizionale in Macedonia si potrebbe spingerla a attaccare la Turchia per riavere Adrianopoli per soprammercato. L'intervento della Bulgaria contro la Turchia e quindi implicitamente contro la Germania e Austria dovrebbe, secondo Lahovary, dare una spinta efficace alla Romania per indurla a uscire dalla neutralità e ciò abbrevierebbe la durata della guerra poiché metterebbe definitivamente l'Austria fuori combattimento.

Delcassé e Izvolskij hanno parlato a Vesnic nello stesso senso ma non sono riusciti a persuaderlo.

176

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. RR. 1539/383. Londra, 9 novembre 1914, ore 22,55 (per. ore 7,05 del 10).

Telegramma di V. E. Gabinetto n. 1163 (1).

Nel corso di un privato colloquio con l'Ambasciatore di Russia che andai a trovare gli manifestai, basandomi semplicemente sui bollettini dei giornali, mie apprensioni circa presente situazione militare in Serbia di cui una disfatta completa, osservai, potrebbe forse esercitare pericolose ripercussioni sul contegno Bulgaria. Collega rispose che per quanto a lui risultava l'attuale situazione militare della Serbia senza essere eccessivamente grave non è certo delle migliori pel fatto specialmente della sempre crescente deficienza di munizioni che non si sa come inviare in Serbia essendo dubbio consenso Romania già a stento indotta a impedire transito armi e munizioni di!l.'ette in Turchia. Ad una mia domanda relativa alle conversazioni tra i balcanici rispose non gli sembrava si concludesse gran che causa ostinazione dei Serbi sordi ad ogni consiglio ed incapaci di riconoscere interesse loro precipuo a conciliarsi la Bulgaria soddisfando almeno in parte legittime sue esigenze. Dopo di che collega, premesso che mi parlava in via privata e confidenziale e personale, disse appariva ogni giorno più evidente che intervento Italia avrebbe in questo momento speciale importanza anche per influenza che avrebbe esercitato sul contegno dei balcanici. Io gli risposi con i noti soliti argomenti, mancanza di libertà di azione plausibile, disposizione nostra opinione pubblica, ecc. Ripetutomi capire benissimo delicatezza nostra situazione, Benckendorff, sempre a titolo impressione strettamente personale, osservò non arrivava comunque a vedere se ed in quale modo mantenuta neutralità ci permetterebbe tutelare cumulo nostri vitali interessi messi in giuoco dalla presente guerra, ovvio essendo prevedere che al regolamento finale soltanto Stati belligeranti potranno essere chiamati a parteciparvi. Non sembrandomi il caso di continuare conversazione su questo argomento molto delicato risposi vagamente mi pareva prematuro oggi di anticipare futuri eventi. E dopo un accenno alla inopportunità di talune manifestazioni stampa estera non abbastanza edotta dell'estrema suscettibilità nostra opinione pubblica ribellantesi a qualsiasi parvenza di pressione, misi conversazione su altro argomento chiedendo se e quale fondamento avessero informazioni giuntemi di una certa tal quale corrente di sentimentale misericordiosa simpatia per Austria che sembra si vada qui delineando anche in certi circoli vicini al Governo

Rispose egli pure avere udito voci analoghe, aver tuttavia ogni fondato motivo di credere che siffatte disposizioni sentimentali, ristrette soltanto a certi circoli dell'alta società, non incontravano serie simpatie presso personaggi auto

revoli e responsabili presso i quali prevale invece impressione che Austria infeudatasi totalmente alla Germania difficilmente possa sfuggire alle conseguenze fatali della proverbiale insipienza dei suoi governanti. Del resto, concludeva collega, per apprezzare peso e valore di siffatta simpatia austrofila occorrerebbe si presentasse occasione e cioè che Austria sollecitasse pace separata, circostanza questa da lui non considerata probabile per i medesimi motivi addottimd da Nicolson (mio telegramma Gab. n. 382) (l).

(l) Vedi D. 148.

177

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO,

T. 11092/1413. Vienna, 10 novembre 1914, ore 21 (per. ore 0,10 dell'11).

Telegramma di V. E. n. 5604 (2).

Mi risulta in via indiretta e confidenziale da buona fonte che l'idea di procedere nel momento attuale all'istituzione della facoltà giuridica italiana in Austria è stata definitivamente abbandonata dal Governo austriaco che si è

reso conto che un tale provvedimento non avrebbe alcun favorevole effetto nel Regno dove anzi rinfocolerebbe le polemiche.

178

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 11097/1414. Vienna, 10 novembre 1914, ore 21 (per. ore 1,40 dell'11).

Telegramma di V. E. 6339 (3).

Nell'intrattenere Berchtold dell'argomento del telegramma suddetto ho agito presso di lui nel senso desiderato dall'E. V. Berchtold mi ha detto che Macchio avevagli riferito colloquio avuto con V. E. circa argomento stesso e mi ha dato lettura del telegramma da lui direttogli in proposito. In esso ambasciatore austro-ungarico faceva conoscere <che a cagione deLla sfiducia che si nutriva in Italia contro Enver Pacha V. E. non credeva che il fratello di lui andasse sui luoghi, mentre l'invio di un messo turco presso Senussi senza la presenza di lui avrebbe potuto [fare] una buona ·impressione sulla nostra opinione pubblica. Berchtold ha aggiunto che avrebbe incaricato Pallavicini di fare intendere alla Sublime Porta l'inopportunità di mandare il fratello di Enver Pacha presso Senussi.

(l) -Vedi D. 156. (2) -Vedi serie V, vol. I, D. 814. (3) -Vedi D. 168.
179

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 11098/1417. Vienna, 10 novembre 1914, ore 21 (per. ore 1,40 dell'11).

Telegrammi di V. E. 6236 e 6263 (1).

Secondo dichiarazioni fattemi a più riprese ed anche ultimamente da Berchtold Austria Ungheria non mirerebbe affatto in questo momento in cui sua attenzione è interamente assorbita dalla guerra a fare intrighi in Albania

o a sollevare complicazioni che potrebbero aggravare maggiormente la situaz,ione presente generale. Essa desidererebbe per rontro procedere in pieno accordo con noi al mantenimento della tranquillità in Albania e dei deliberata di Londra evitando tutto ciò che potesse urtare nostra suscettibilità. Dal canto suo Rappaport che ha nelle sue competenze gli affari albanesi mi ha dichiarato ieri che non vi sono ora in Albania agenti ufficiosi austro-ungheresi né a quanto gli risulta ufficiali dell'eseTcito austro-ungarico. Non si può negare che questa dichiarazione corrisponderebbe in massima ai veri interessi dell'Austria non essendo da supporre che essa voglia col minare l'assetto attuale dell'Albania precipitare le cose in modo da indurre l'Italia ad un passo che [potrebbe] esserle di grave nocumento. Però quelle dichiarazioni sono dn aperto contrasto coi fatti segnalati nei telegrammi suddetti. L'argomento è per se stesso grave e mi sembra l'ichieda di essere chiarito. Sarebbe quindi [auspicabile] che informazioni sicure basate su fatti reali e positivi fossero fornite al R. Governo perché esso possa farsi un criterio esatto del vero stato di cose in Albania. Ciò gli permetterebbe di constatare se Austria Ungheria agisca realmente in Albania in opposizione ai propositi che afferma e gli darebbe in conseguenza il diritto di rivolgere le debite rimostranze al Governo l. e R. per impedire che venga creata 'in quella regione una situazione dannosa ai nostri interesse (2).

180

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. s. 1541/384. Londra, 10 novembre 1914, ore 23,19 (per. ore 2,55 dell'11).

Tyrrell venne ieri a pranzo in famiglia. Discorremmo come al solito in via affatto privata e personale. Mi disse che la critica situazione militare Serbia migliorerà presto, sia perché munizioni o sono giunte o giungeranno prossi

mamente, sia perché Austria, dopo la terribile disfatta subita, sarà fatalmente costretta ad inviare tutte le truppe disponibili per arrestare l'invasione russa.

Tyrrell mi disse poi avere dalle notizie da Roma tratta impressione che corrente favorevole neutralità tende sempre più a prevalere in Italia ed aggiunse testualmente: • È un vero peccato. Francia e specialmente Russia inorgoglite diventano di giorno in giorno più impazienti ed altezzose. A prova di ciò vi avverto nel modo più segreto che Pietroburgo, avuto sentore delle aperture nostre per l'Egitto ed il canale di Suez, ci ha fatto sapere riteneva ormai preferibile lasciare tranquilla l'Italia ed astenersi dall'entrare con essa in qualsiasi bargain •.

Confidenza di Tyrrell messa in raffronto con osservazioni di Benckendorff (mio telegramma Gabinetto Segreto n. 383) (l) sembrami meritevole dell'attenzione di V. E. Grey ha abolito da anni ricevimenti ebdomadari. Occorre quindi chiedergli volta per volta udienza. Non avendo avuto io in questi ultimi giorni affari meritevoli di esser discussi personalmente con lui e sapendolo per giunta occupatissimo non ho creduto incomodarlo, essendo pure nota sua avversione per conversazioni generali ed accademiche.

Sono quindi più di due settimane che non lo vedo. Naturalmente mi sarebbe stato facile trovare un pretesto ma ho giudicato preferibile attendere per il caso V. E. ritenesse opportuno incaricarmi di qualche messaggio per lui (2).

(l) -Vedi D. 113 nota l e D. 112 nota l. (2) -Questo telegramma fu ritrasmesso ad Aliotti (T. 6388 del 12 novembre) con le seguenti istruzioni: c Pregola, relativamente alla propaganda antltaliana che si va facendo costà da agenti austriaci, citarmi tutti quei fatti e circostanze che Le risultino in modo assolutamente sicuro e positivo per potere sulla base di essi efficacemente confutare le affermazioni del Governo austro-ungarico •. Per la risposta vedi D. 230.
181

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 11121/983. Berlino, 11 novembre 1914, ore 14,45 (per. ore 17,40).

Telegramma di V. E. n. 6339 (3).

Mi espressi ieri con Zimmermann nel senso delle istruzioni di V. E. e ne ebbi in risposta la conferma delle assicurazioni già ripetutamente datemi che tutto il possibile era stato e sarà fatto perché nessun contraccolpo della agitazione panislamica si risenta in Libia. Circa invio sui luoghi fratello di Enver Pascià, Zimmermann mi diceva che era stato escogitato allo scopo valersi della sua influenza grande sugli arabi per persuaderli ad abbandonare ogni resistenza contro Italia.

Risposi che ciò era possibile, ma che finora quella influenza era sempre esercitata in senso opposto: e che in ogni modo l'arrivo in Libia di quel personaggio avrebbe certamente prodotto pessima impressione in tutti gli italiani che serbavano tuttora il più sgradito ricordo dell'azione di Enver Pascià e dei suoi. Zimmermann lo riconosceva e mi diceva avere subito, dietro le osservazioni di V. E. trasmessegli da Flotow, telegrafato a Cospoli insistendo perché se mai si mandasse presso Senussi qualche altro emissario più adatto e meno sospetto del fratello di Enver Pascià.

(l) -Vedi D. 176. (2) -Per la risposta vedi D. 192. (3) -Vedi D. 168.
182

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 11126/985. Berlino, 11 novembre 1914, ore 14,45 (per. ore 19,35).

Mio telegramma 968 (1). Questo Ministro Grecia è stato incaricato di confermare qui la smentita circa pretesi negoziati del suo Governo coll'Inghilterra; e questa stampa apertamente affetta di mostrarsi convinta che la Grecia persisterà fino agli estremi possibilmente nella sua neutralità per dedicarsi al lavoro di organizzazione e di svilupP<J delle sua nuove Provincie. Ciò malgrado si mantiene qui una certa preoccupazione circa il prossimo atteggiamento della Grecia. È stato molto notato che i giornali ateniesi hanno raccolto non solo senza protestare ma anche con favore la notizia della annessione di Cipro da parte dell'Inghilterra: se ne vuole dedurre che questa abbia promesso alla Grecia di cederle poi non solo quell'isola ma anche tutto il Dodecaneso irÌ cambio di una cooperazione attiva, la cui prima manifestazione doveva essere l'invio di 50 mila uomini di truppa ellenica in Egitto. Zimmermann nell'accennare ieri a tutte queste più o meno fondate informazioni aggiungeva essergli stato anche riferito da una capitale balcanica (ho compreso si trattasse di Sofia) che nuovi accordi si stavano negoziando per una politica attiva fra la Grecia e la Romania col concorso e dietro l'iniziativa dell'Italia e che si tentava di farvi partecipare anche la Bulgaria. Egli non voleva prestatr fede a questa voce. Gli risposi che io non ne avevo nessuna contezza e che probabilmente essi erano stati soltanto originati dal linguaggio di taluni nostri ~ornali. Il Principe Giorgio, fratello del Re di G!'ecia, che fu 'ieri di passaggio a Berlino e che ebbi occasione di vedere pure affermando che la Grecia non ha per ora almeno ragione di allontanarsi dalla neutralità, si mostrava apertamente ostile alla Germania e convinto della vittoria della Triplice Intesa. Egli credeva che l'azione della Turchia era destinata ad un sicuro insuccesso e poteva condurre al crollo definitivo della sua potenza: non credeva affatto ai pericoli di una agitazione musulmana né in Egitto né altrove (2).

183

IL MINISTRO A NISH, SQUITTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 11134/160. Nish, 11 novembre 1914, ore 20,30 (per. ore 0,35 del 12).

Telegramma di V. E. n. 6341 (3). Ho parlato oggi con Pasic nel senso desiderato da V. E. ed egli non è entrato subito nello stesso ordine di idee; gli ho dimostrato lungamente con

opportuni argomenti non solo la convenienza ma anche la necessità della Serbia di attenersi ai consigli dell'E. V. dettati dalle migliori intenzioni per l'avvenire di questo Paese.

Pasic ha finito col persuadersi che la sola politica utile per la Serbia è ora quella dell'astensione da ogni intervento armato dall'Albania, evitando così pericolose complicazioni che ne potrebbero derivare.

Ha poi soggiunto di ·avere piena fiducia nell'amicizia dell'Italia e nel suo spirito di equità per il giorno in cui dovendo inevitabilmente procedere alla spartizione del territorio albanese Serbia reclamerà la sua parte.

Avendo io chiesto se sapesse qualche cosa sui propositi del Montenegro riguardo Albania, Pasic mi ha risposto avere avuto notizia che il Re Nicola intenderebbe occupare prossimamente Scutari e che egli pensa scrivergli per sconsigliarlo dall'impresa.

(l) -T. 10894/968 del 5 novembre, non pubblicato: smentita del ministro di Grecia a Berlino alla notizia della ripresa di negoziati fra la Grecia e la Triplice Intesa. (2) -Nel ritrasmettere questo telegramma a Imperiali e De Bosdari con T. 6386 del 12 novembre, ore 21, Sonnino aggiungeva le seguenti istruzioni • Prego V.E. (V.S.) voler eseguire riservate indagini e riferlrmi circa quanto precede •. Per le risposte vedi DD. 204 e 206. (3) -Vedi D. 170.
184

IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. POSTA 11255/1079. Durazzo, 11 novembre 1914 (per. il 14).

Essad a forza di ripieghi, aiutato anche dalle notizie delle disfatte austriache in Galizia ha rinforzato parzialmente la sua situazione. A Tirana ebbe ieri luogo una riunione abbastanza numerosa di cui Essad ordinò lo scioglimento minacciando far bruciare le case dei recalcitranti. A Elbassan circa 1.500 armati si sono riuniti chiedendo la libevazlione di Kdamil Elbassani, !il noto delinquente mestatore. Dallo stesso ambiente di Elbassan è stato diretto al Console d'Austria un telegramma in cui si chiede la protezione dell'Austria, si dichiara di voler combat1ere per la Turchia e marciare occorrendo contro Durazzo. Essad ha fatto intercettare e sequestrare il telegramma a Valona e rifiuta di consegnare Kiam:H. Tutto questo movimento è diretto dagli emi,ssari austroturchi. Essad sentendosi incoraggiato dall'arresto di Eyub Sabri e dalla crociera delle nostre navi cerca di consolidare il suo prestigio affermando la sua autorità anche a Scutari. Con tutto ciò la confusione e l'incertezza predominano.

185

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA (l)

L.P. Berlino, 10-11 novembre 1914.

Ti sono assai riconoscente della tua buona lettera del 6 (2). Mi convinco sempre più che questa nostra corrispondenza, divenuta ormai rego

15 -Documenti diplomatici -Serie V -Vol. II

lare, presenti negli attuali momenti molti vantaggi: per me, essa costituisce un gran conforto. Dunque, prima di tutto, piego il capo e m'inchino al tuo parere, di rimanere al nostro posto qualunque sia la decisione del Governo. È per me uno dei maggiori sacrifici che mi si possa chiedere, tanto mi ripugna il rendermi istrumento di una politica sleale e funesta; ma debbo purtroppo riconoscere il peso delle ragioni da te addotte, e, del resto, ero sempre determinato a muovere il grave passo soltanto in pieno accordo con te. A proposito di quel che dici, che in Italia si sa oramai da tutti che noi dissentiamo dal governo, ti dirò di aver saputo che, infatti, alcuni ardenti patrioti dello stampo del Corriere deLta Sera avevano chiesto alla Consulta le teste degli ambasciatori a Vi enna e a Berlino, rei di voler mantenere fede agli impegni presi: e che fu loro risposto che la cosa non era per il momento possibile perché avrebbe fatto troppo impressione nelle due capitali, e fatto credere al mutamento immediato e radicale di una politica, sulla quale era meglio, invece, di lasciar sussistere ancora qualche dubbio. Aspettiamo, dunque, e speriamo: se ce ne basta l'animo!

Passo a quel che mi racconti circa la nota dichiarazione di Flotow. Zimmermann me ne aveva bensì parlato, ma non mi disse affatto che Salandra vi avesse dato la risposta • che l'Italia desiderava rimanere neutrale fino all'ultimo • come tu accenni. Al contrario; Salandra mi informò, nel suo telegramma Gabinetto n. 1152 (l) (non l'hai ·ricevuto anche tu?) di aver risposto a Flotow

• vagamente ., limitandosi a ringraziare per le buone disposizioni manifestate dalla Germania. Ciò non impedì che la dichiarazione fosse poi ripetuta da Macchio, e anzi in modo anche più formale, col rilascio di una nota scritta (tel. Gabinetto n. 1161) (2).

Ora, la conseguenza logica, naturale ed onesta di tutto ciò sarebbe che noi, prendendo atto di queste dichiarazioni dei nostri alleati, chiedessimo loro di precisare in che modo l'Italia dovrebbe • trouver son compte • in eventuali cambiamenti territoriali nell'Africa del Nord, e in che modo i suoi interessi sarebbero • sauvegardés • nel caso di altre modificazioni territoriali • quelles qu'elles soient •. Invece, come hai visto, nulla è stato risposto, e vedrai che nulla si risponderà: per la semplice ragione che non si possono più fare accordi cogli alleati, quando sono già conchiusi, o per lo meno molto avanzati gli accordi coi loro nemici. È ben inteso, non possiamo, né tu, n: !io rilevare la cosa e chiedere istruzioni per eventuali ulteriori negoziati che evidentemente non si vogliono fare. Ma non potresti tu, valendoti della tua antica e cordiale amicizia con Sonnino, scrivere personalmente a lui per questa faccenda, e cercare di ottenerne una franca parola?

Quello che tu mi dici sul conto delle opinioni del nuovo nostro ministro conferma quanto anch'io sapevo finora in proposito; anzi, questo corrispondente del Giornale d'Italia che era stato il mese scorso a Roma, m'aveva detto che Sonnino era stato in principio d'avviso che noi dovessimo intervenire in favore

dei nostri alleati; e che, anche ora -o per meglio dire, allora -era più che mai penetrato del dovere di mantenere fede ai nostri impegni. Senonché, più tardi un altro giornalista proveniente da Roma, mi diceva che Sonnino si mostrava invece partigiano risoluto di un intervento immediato contro i nostri alleati, e che appunto per questo suo atteggiamento erano state sollevate alcune difficoltà alla sua entrata alla Consulta, da parte di coloro -fra gli altri dd Giolitti -che trovavano non conveniente lo smascherare subito le nostre battocie. A chi credere? Pul'troppo però, peT chi sa, come noi, quali siano le tendenze dominanti a palazzo Braschi e più in alto, v'ha luogo a temere che, se Sonnino avesse realmente ancora le idee cui tu accenni, non avrebbe accettato il portafoglio. D'altra parte, constato che in questi pochi giorni dacché è al potere, qualche maggiore attività si è prodotta nella corrispondenza telegrafica con questa ambasciata; e, dopo tutto, penso che tentare non nuoce. Se tu lo facessi questo tentativo?

Anch'io ero stato, come te, colpito dalla singolare freddezza colla quale Sazonov aveva accolto le • avances • per lo meno inopportune, di Carlotti, a proposito della nostra azione in Albania (1). Certo, ciò poteva autorizzare la deduzione da te fattane, che non esistano -o non esistessero ancora in quel momento -accordi fra noi e la Triplice Intesa: e io pure, come te, ne avevo avuto un po' di sollievo. Ma poi ho pensato che gli accordi, per ora, si facevano sopratutto coll'Inghilterra: e che, del resto, la risposta di Sazonov poteva riferirsi anche soltanto all'Albania: e il mio sollievo fu di breve durata. Ora, poi, avrai visto che il cavallo di battaglia dei nostri nazionalisti di Milano e di altri luoghi è la ricostituzione della Lega Balcanica, sotto la protezione dell'Italia, e collo scopo principale e immediato di muover tutti in guerra contro l'Austria. Qui cominciano ad avere qualche sospetto in proposito, come avrai letto, se ti è stato comunicato, nel mio telegramma di ieri l'altro. Questo ministro di Rumania, che è tornato ora da Bucarest e che, come saprai è un triplicista convinto, mi diceva di non credere che l'attuale governo rumeno voglia entrare in questo ordine d'idee: i negoziati si farebbero con una specie di • Nebenregierung • impiantato al ministero delle finanze di Bucarest, e col quale è in molti intimi rapporti il nostro • grande • Fasciotti.

Ti ringrazio di quanto mi scrivi circa il nuovo addetto militare. Qui, purtroppo, quelli delle altre Potenze neutrali sono sul teatro della guerra: quindi, la questione si presenta ed è difficile a risolversi. Ve n'è pure un'altra; quella della presentazione al1e autorità militari, non essendo qui il predecessore per presentare il nuovo, e non conoscendo io nemmeno il capo di Stato Maggiore e il ministro della guerra interinali, mentre i titolari sono sui campi di battaglia. Come hai fatto, a questo riguardo, col maggiore Tellini? Siccome il colonnello Bongiovanni non si è ancora annunziato, così credo che la tua risposta mi arriverebbe a tempo per potermi regolare.

E codesta tua risposta sarò ben lieto di riceverla: come ti dicevo, le tue lettere hànno su di me una • wohltuende Wirkung • e mi sorreggono nell'arduo

cimento. Esse ribadiscono l'antica amicizia, cominciata 34 anni or sono -te ne rammenti? -nella Cancelleria della Rue de l'Université a Parigi, e sempre mantenutasi attraverso gli eventi.

11 novembre.

P. S. -In una visita che mi fece stamane Zimmermann per il genetliaco del Re, si venne a parlare della situazione militare in Austria -che, stando alle ultime notizie, è poco meno che disastrosa, -e delle voci di pace separata che erano state rimesse in circolazione a Pietroburgo. Egli mi diceva che, pur non dissimulandosi che la liquidazione dell'Austria diventerà, presto o tardi, inevitabile, la Germania è :llermamente risoluta a far di tutto perché ciò avvenga il più tardi possibile, e quindi, nell'attuale guerra, a sostenerla fino agli estremi: è il proprio vitale interesse che la spinge a questo. Aggiunse che tale sarebbe pure, a suo avviso, l'interesse dell'Italia; e ne profittò per insistere una volta di più, e con molto calore, perché l'Italia intexvenga nella guerrra in a1uto dei suoi alleati. Mi ripeté tutti gli argomenti che aveva sviluppati in proposito in un dispaccio che voleva dirigere alcuni giorni sono a Flotow, e del

quale, fortunatamente, mi aveva dato preventiva lettura, tanto che potei impedirne l'invio (1). Tutto ciò mi ha provato quanto siano qui male informati dai loro rappresentanti all'estero; poiché il credere, ancora adesso, che sia poss1b1le una nostra entrata in azione a fianco dell'Austria, è una semplice follia. Io non lo dissimulai, né allora né oggi, a Zimmermann, e gliene dissi le ragioni. Ma egli non se ne voleva convincere e continuava ad enumerare i vantaggi che avremmo ritratti da una partecipazione alla guerra -Africa settentrionale e Albania naturalmente, tutto quello che porteremmo via alla Francia -; e finì col dire che, anche per il Trentino, si poteva dare una • geheime Zusicherung • di cedercelo a guerra finita. Io gli risposi subito che ciò non sarebbe bastato, che ci voleva un impegno pubblico -ed egli replicava che forse anche quello si poteva ottenere; -ma poi aggiunsi che, perfino per questo, oramai era troppo tardi, e che, date le condizioni della nostra opinione pubblica, ciò che egli desiderava era purtroppo impossibile. Nel corso della conversazJone, Zimmermann si e!'a lasciato sfuggire questa frase: • Ma come

volete che l'Austria ad un alleato, che l'ha abbandonata, offra una parte del proprio territorio, come compenso alla neutralità? •. Ho voluto riferirti tutto ciò, per provarti come qui, malgrado tutto, si ostinino a parlare ancora del Trentino.

A Roma non ne scrivo nulla; tanto, sarebbero parole vane!

La riunione della colonia, oggi è andata bene. Ho fatto anch'io come

dicevi nel tuo telegramma, di cui ti ringrazio, ed ho portato, con due parole, il brindisi al Re.

(l) Edito in Carteggio Avarna-Bollati, cit., pp. 27-30.

(2) Vedi D. 150.

(l) -Vedi D. 106. (2) -Vedi D. 121, nota l, pag. 90.

(l) Vedi D. 20.

(l) Le istruzionui a Flotow furono invece inviate: vedi D. 236 e D. 243.

186

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A BER LINO, BOLLATI, A COSTANTINOPOLI, GARRONI, E A VIENNA, AVARNA

T. 6378. Roma, 12 novembre 1914, ore 1,30.

(Per Berlino e Vienna) R. Ambasciata di Costantinopoli mi telegrafa quanto segue: (Telegramma 11084/694) (1). Gli ho risposto come appresso:

(Per Costantinopoli) Suo telegramma 694. (Per tutti) Gli ambasciatori di Germania ed Austria-Ungheria mi hanno separatamente informato d'ordine dei loro Governi che la Sublime Porta si impegna a non portare ostacolo alla libera navigazione di Canale di Suez mentre e fino a che ~ turchi ne saranno padroni. Inoltre la Sublime Porta dichiara che continuerà a osservare nel modo più rigoroso tutte le stipulazioni del Trattato di Losanna relativo alla Libia. Gli ambasciatori hanno aggiunto che i loro rispettivi Governi si portano garanti verso il Governo italiano dell'esecuzione di quella promessa finché l'Italia resterà neutrale. Ho risposto che mi fidavo delle buone dJ,sposizioni della Gellìllania e della Austria, ma che non ero così sicuro della completa sincerità dei Giovani Turchi. Aggiunsi che non ostante la loro buona volontà potevano sorgere questioni difficili per effetto della predicazione religiosa, specialmente pericolosa in Africa; che in seguito ai conflitti fra Inglesi e Turchi in Egitto poteva facilmente avvenire una ostruzione materiale del Canale. Ho insistito nel raccomandare di prev,enire le questioni fra noi e la Turchia, tenendo anche conto della ,eccitabilità dell'opinione pubblica in Italia per tutto quanto concerne la Turchia e i nostri interessi libici. Riguardo a eventuali missioni dei turchi presso i Senussi ho espresso ampie riserve. All'ambasciatore Flotow ho fatto inoltre rilevare l'opportunità di richiamare dalla Cirenaica l'ufficiale tedesco von Bentheim, già aiutante di campo Enver, essendovi ragione di ritenere che egli fomenti l'agitazione contro gli Italiani. Flotow ne prese nota. L'ambasciatore di T,urchia mi ripeté a sua volta le assicurazioni già dateci dal Governo ottomano e accennò alla garanzia assunta da Germania e Austria-Ungheria. Gli ho risposto in termini generali e gli ho vivamente raccomandato cercare di prevenire il sorgere di questioni incidenti e conflitti. Ho espresso le mie riserve quanto a invii di missioni al Senussi. Ho rilevato il pericolo del ritorno in Libia di El Baruni e dei fratelli Seifeddin e Hilal. Naby bey mi disse si sarebbe informato. Accennai quindi all'opportunità che si regolassero le questioni lasciate sospese dal Trattato di Losanna sulla sudditanza nei nativi libici e sulla rappresentanza loro, campo nel quale la Turchia avrebbe avuto

occasione di dimostrare le sue buone disposizioni verso l'Italia. Naby mi disse se ne sarebbe occupato.

Delle suddette mie risposte V. E. trarrà norma di linguaggio nei suoi colloqui con codesti ambasciatori di Germania e d'Austria-Ungheria e rispettivamente con codesto Governo. Non reputo opportuno di venire a più specificata intesa colla Sublime Porta, secondo è accennato nel suo telegramma n. 694. L'esperienza insegna quanto poca fiducia si può avere nei turchi e pertanto, di fronte ad eventuali nuove situazioni, dichiarazioni e riconoscimenti troppo precisi potrebbero essere a noi di imbarazzo.

Mi riservo inviarle quanto prima copia di una comunicazione del Ministero delle Colonie che riferisce una serie di fatti occorsi in Libia che dimostrano una nuova agitazione degli indigeni la quale è certamente una coincidenza con l'azione intrapresa dalla Turchia in Africa ma potrebbe anche esserne una conseguenza.

(Per Berlino e Vienna) Tanto comunico a V. E. per eventuale norma di linguaggio.

(l) Vedi D. 174.

187

IL MINISTRO A SOFIA, CUCCHI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1542/58. Sofia, 12 novembre 1914, ore 2,40 (per. ore 6,45).

Mi riferisco al telegramma Gabinetto n. 57 (1).

Ministro di Serbia che ho visto oggi volendo celare sua inquietudine mi ha detto che ultime notizie sulle operazioni militari in Serbia non erano troppo buone, gli austriaci disponendo di forze preponderanti (che potrebbero

anche ascendere a 400.000 uomini) avevano avanzato tanto che Quartiere Generale serbo si era ritirato a Kraguievaz.

D'altra parte questo Ministro di Romania e Ministro di Grecia mi hanno manifestato la loro preoccupazione per gli insuccessi serbi che potrebbero determinare una nuova situazione nei balcani. Ministro di Grecia mi diceva che l'avanzata austriaca in Serbia poteva da un momento all'altro rompere contatto territoriale fra Grecia, Serbia e Romania e che gli sembrava che la Germania e Austria tendessero distendere i loro eserciti in una linea continua attraversante Europa che partendo dalla costa della Fiandra e passando per la Germania Austria-Ungheria e Serbia Sii verrebbe a ricong,iungere all'esercito turco attraverso Bulgaria ove quest'ultima si unisse al blocco austro-tedesco.

Mio collega Grecia si mostrava molto inquieto sull'attitudine che avrebbe potuto assumere Bulgaria nel caso che esercito austriaco vittorioso della Serbia si avvicinasse alla frontiera bulgara.

Personalmente continuo a ritenere, come ho rdferito a V. E. (mio telegramma n. 279) (l) che il Governo bulgaro cercherà mantenere neutralità il più lungamente possibile ed anche che la Bulgaria non combatterebbe contro 1a Russia né si unirebbe ai suoi nemici. ln ogni modo credo siano da tenere presenti conseguenze che il successo delle armi austriache in Serbia potrebbe avere sull'attitudine non solo della Bulgaria ma anche della Grecia e della Romania.

(l) Vedi D. 172.

188

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T.R. 11156/323. Bucarest, 12 novembre 1914, ore 14 (per. ore 18,10).

Il Ministro degli Affari Esteri mi ha detto di aver preso ordini dal Re per fare un passo così ad Atene come a Roma, allo scopo confermare punto di vista romeno favorevole alla formazione Stato albanese di cui facciano parte Cutzo-Valac chi.

Governo romeno intende porre in chiaro che se esso si è finora interessato all'Albania non è stato per ragioni dinastiche, ma per assicurare esistenza nazionale dei Cutzo-Valacchi. Ministro Affari Esteri per conto suo ha poi soggiunto confidenzialmente che Governo romeno è d'accordo col Re Ferdinando nel desiderare che se Stato albanese autonomo non potesse esistere, Cutzo-Valacchi passino sotto la dominazione italiana.

Mi sono espresso col Ministro Affari Esteri nel senso dei telegrammi ministeria1i 6180 (2) Gabinetto Segreto 1159 (3).

189

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 11188/810. Londra, 12 novembre 1914, ore 21,50 (per. ore 6 del 13).

Nel colloquio odierno ho detto a Grey ero rimasto colpito dalla gravità del linguaggio adoperato dal Primo Ministro verso Turchia della quale mi sembrava praticamente pronunciata sentenza di morte. Ha risposto che Turchia ha perduta occasione preziosa per assicurare sua esistenza. Se Turchia fosse rimasta semplicemente neutrale, e non le si chiedeva di più, era fermo proposito di questo Governo di liquidare alla fine della guerra anche questione ottomana ma in senso favorevole agli interessi ottomani. Ora il dado è tratto e Turchia

dovrà subire conseguenze foil.lia criminale di Enver bey pascià, sempil.ice strumento dei tedeschi. Quale che possa essere però sorte futura dei turchi • vi sono sempre alcune provincie arabe, specie i luoghi santi che dovranno infallibilmente rimanere sotto dominazione musulmana •.

Grey mi ha detto avergli Mallet, giunto stamane, narrato Enver Pascià teme per la sua vita né più né meno di Abdul Hamid e prende per preservarsi precauzioni anche più meticolose dell'ex Sultano.

(l) -Vedi D. 117. (2) -Vedi D. 104. (3) -È la trasmissione anche a Bucarest del t. 1157 per il quale vedi D. 114.
190

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1544/385. Londra, 12 novembre 1914, ore 21,55 (per. ore 6 del 13).

Odierno Times pubblicava corrispondenza da Pietroburgo segnalante ieri rancori tra militari austriaci e tedeschi ed accennando a possibile pace separata austriaca. Ho chiesto a Grey se e qual fondamento attribuiva a quelle notizie. Mi ha risposto non saperne di più di quanto aveva egli pure letto nel Times nulla essendo stato a lui al riguardo riferito da Pietroburgo e Pamgi. Ha osservato che se si cominciasse a concludere qualche pace fra numerosi belligeranti potrebbe darsi che pace si andrebbe gradatamente allargando come finora purtroppo si è allargata la guerra. Ha poi soggiunto: • al postutto bisogna sempre tener presente che Austria fu spinta dalla Germantia a dichiarare guerra alla Russia, ciò che è provato dal fatto dell'essere dichiarazione di guerra della Germania avvenuta sei giorni prima di quella austriaca •.

Alle passate nostre conversazioni Grey non fece accenno di sorta ed io naturalmente feci altrettanto.

191

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1547/145. Berlino, 13 novembre 1914, ore 14,55 (per. ore 19,50).

Il conte Monts ex ambasciatore di Germania a Roma, ora a riposo, è partito per Vienna e Budapest ieri sera in missione speciale e segreta del suo Governo. In una visita amichevole che mi fece ieri mi lasciò comprendere che lo scopo principale di questa sua missione destinata a completare l'azione qui non eccessivamente apprezzata dell'ambasciatore di Germania a Vìienna sarebbe:

l o -di prendere intesa per una migliore e più efficace cooperazione dei due eserciti e in definitiva di concentrare anche più che non sia stato

fatto fino ad ora la direzione suprema delle operazioni nel comando germanico in modo evitare fatto come quello che accadde recentemente in Polonia dove lo scacco del programma di avvolgimento dell'esercito russo fu dovuto al ritardato arrivo [dell'esercito] austriaco;

2° -di concordare col Governo Imper1ale e Reale e anche rspecialmente col Governo ungherese il metodo di una a2lione intensa e negli Stati Balcanici e più .particolarmente in Romania per ottenere ,se ancora possibile ~l loTo concorso nella guerra o per assi,curarsene quanto meno il mantenimento della neutralità. Senza dire che stesso si sarebbe cercato fare anche al riguardo nostro, il conte Monts non mi nascose che in questo suo viaggio si sarebbe parlato anche dell'Italia e profittò per insistere sui vantaggi che noi potremmo ottenere da una nostra partecipazione alla guerra a fianco dei nostri alleati. Egli non faceva che ripetermi quanto il giorno prima e in forma meno accentuata mi aveva detto Zimmermann (1). L'uno e l'altro mi dichiararono che per quella eventualità oltre su una larga interpretazione delle dichiarazioni state fatte dagli ambasciatori di Germania e d'Austria-Ungheria a Roma circa le soddisfazioni a dare ai nostri interessi in Africa e nei Balcani noi potremmo contare anche su una eventuale cessione del Trentino. All'uno e l'altro risposi subito che a questa questione del Trentino non era la prima volta che si faceva allusione qui; ma anche a Vienna invece ad ogni accenno che vi era stato fatto la questione era sempre stata risolutamente scartata. Tanto Zimmerman quanto Monts dissero che cosi non sarebbe accaduto ora; il primo aggiunse che si faceva forte di ottenere dall'Austria-Ungheria • una segreta assicurazione • per quella cessione. Al che avendo io replicato che una [assicurazione] segreta non sarebbe assolutamente bastata Zimmermann rispose che non disperava nemmeno di persuadere l'Austria-Ungheria ad assumere anche un impegno da pubblicare subito. Le due conversazioni ebbero un carattere famigliare ed accademico senza che i miei interlocutori mi pregassero di riferirne al R. Governo: Io mi limitai quindi a concludere che da quanto mi era noto circa lo stato dell'opinione pubblica in Italia io doveva fermamente ritenere che un intervento nostro in favore dei nostri alleati .era ormai assolutamente impossibile. E ne ripetei le ragioni provenienti soprattutto dal cumulo di errori commessi dagli alleati a nostro riguardo prima e al principio della guerra. Conte di Monts ammetteva questo errore soprattutto ben inteso quello imputabile all'Austria-Ungheria; soggiungeva essergli note le tendenze di una parte dell'opinione pubblica italiana in cui un forte partito cerca spingere alla guerra contro Austria-Ungheria e Germania. E si studiava di persuadermi come anche indipendentemente da altre considerazioni nelle quali non voleva entrare sarebbe stato contrario ai veri interessi dell'Italia il cooperare ad una vittoria della Triplice Intesa che avrebbe assicurato il predominio francese nel Mediterraneo e avanzata slava nell'Adriatico. Io gli risposi che a quanto mi risultava dalle istruzioni pervenutemi R. Governo rimaneva fermo nel suo programma di mantenere neutralità a meno vi sia pericolo che patiscano offesa o meno

mazione gli interessi più vitali dell'Italia. Benché come dicevo tutte queste cose mi siano state dette in forma privata e confidenziale pure mi è sembrato indispensabhle renderne conto a V. E. (1).

(l) Vedi D. 185.

192

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI (2)

T. GAB. 1165/112. Roma, 13 novembre 1914, ore 16.

Suo telegramma gabinetto n. 384 (3).

È vero che la grande maggioranza dell'opinione pubblica italiana tende al mantenimento della neutralità, ma è anche sicuro che il giorno in cui i vitali interessi del Paese richiedano l'entrata in azione dell'Italia tutta la Nazione unanime saprà fare il suo dovere. E se la necessità della migliore preparazione militare ci fa desiderare di ritardare quel giorno, sarebbe per contro errato il calcolo di coloro che vorrebbero sin da ora svalutare l'efficacia dell'eventuale concorso militare italiano.

Non sarei però alieno dal ritenere che la confidenza fattale da Tyrrel abbia anche per scopo di esercitare su noi una pressione in via tindiretta, addossandola cioè alla Francia e alla Russia.

E in attinenza a questo argomento prego V. E. di telegrafarmi il suo parere c"irca una voce che mi venne rifertita secondo la quale i Governi britannico e francese si sarebbero astenuti per un riguardo verso l'Italia e per fare a noi cosa grata, dal proseguire con qualche attività le operazioni navali nell'Adriatico.

In proposito mi richiamo ai telegrammi direttile dal Marchese di San Giuliano (4).

193

L'AMBASCIATORE A BORDEAUX, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1546/248. Bordeaux, 13 novembre 1914, ore 20,07 (per. ore 0,40 del 14).

Delcassé mi ha detto che sulla linea di battaglia dal mare ai Vosgi si trovano di fronte due milioni di tedeschi e un milione e settecentomila francesi, inglesi e belgi. n generale Joffre ha dichiarato al Governo francese che ora

egli può assicurare che i tedeschi non riusciranno più a rompere la linea di difesa degli alleati. Non è però in grado di dire se potrà riuscire ad attuare il suo piano di respingere tedeschi dal Belgio e dal territorio francese che ora occupano.

(l) -Ritrasmesso a Vienna con t. gab. 1169/46 del 15 novembre, ore 11,20, con l'aggiunta delle seguenti istruzioni: • Prego V .E. riferirmi, in quanto ciò le sia possibile, circa azione svolta costà dal conte Monts. Gradirei specialmente conoscere se ed in qual senso si sia trattato in tali conversazioni dell'Italia e di interessi riguardanti l'Italia • . Per la risposta di Avarna vedi D. 239. (2) -Ed. in SoNNINO, Carteggio, cit., D. 43. (3) -Vedi D. 180. (4) -Per la risposta vedi D. 209.
194

L'AMBASCIATORE A BORDEAUX, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 11212/767. Bordeaux, 13 novembre 1914, ore 20,08 (per. ore 22,45).

Questo Ministro di Grecia il quale aveva riferito al suo Governo le vive e ripetute premure fattegli da Delcassé per intesa colla Bulgaria sulla base di cessioni di territori alla stessa in Macedonia mi ha dato lettura in via strettamente confidenziale di un telegramma di Venizelos che comunicherà oggi a Delcassé. In questo telegramma Venizelos dopo di essersi vivacemente scagliato contro doppiezza e gli appetiti insaziabd.li della Bulgari~a dichiara nettamente che l'attuale frontiera macedone è assolutamente indispensabile alla Grecia la quale rifiuta di cederne alla Bulgaria il più piccolo brano. Il telegramma dice anche che la Bulgaria non attaccherà la Serbia perché sa che Grecia accorrerà in suo aiuto ed esprime meraviglia per l'interesse che per la Bulgaria dimostra la Triplice intesa. Farmi questo telegramma seppellisca definitivamente il progetto di ricostituzione dell'Unione balcanica.

195

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. 1545/105. Pietrogrado, 13 novembre 1914, ore 20,55 (per. ore l del 14).

Corrente in favore soccorso a qualunque costo alla Serbia si va qui accentuando. Si sostiene che Russia non può lasciare Serbia divenga un secondo Belgio e si afferma che enormi disponibilità di forze permettono alla Russia invasione Ungheria ora che Galizia è quasi completamente sgomberata. Molti ritengono che una grande battaglia guadagnata dn Ungheria fiaccherebbe definitivamente resistenza della battagliera monarchia e la obbligherebbe alla pace quando anche l'avvenimento rimanesse senza ripercussioni in Romania e in Italia.

Ma nelle sfere ufficiali politiche e militari strettissimo è il riserbo circa prossima azione Russia.

Si dice bensì che generalissimo sia molto suscettibile all'influenza francese e quindi incline a non distrarre forze dalle operazioni principali contro la Germania, il cui buon esito ridurrebbe implicitamente Austria all'impotenza, ma qualsivoglia previsione in proposito sarebbe attualmente arrischiata.

196

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 11221/864. Pietrogrado, 13 novembre 1914, ore 20,55 (per. ore 2,10 del 14).

Mi è stato riferito da buona fonte che Governo montenegrino avrebbe voluto affrettare occupazione di Scutari ma che 8erbia è riuscita a dissuaderlo in considerazione pericolo sollevamento albanesi che ,creerebbero imbara~zi ad entrambi i paesi.

197

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO A SOFIA, CUCCHI

T. GAB. 1166. Roma, 13 novembre 1914, ore 24.

Il R. Ministro in Atene mi telegrafa quanto segue:

• Le varie notizie qui giunte in questi giorni dalla Bulgaria del richiamo sei classi riservisti, del collocamento mine a Porto Lago, della votazione al Sobranje di 33 milioni di spese straordinarie militari e del divieto di esportazione di alcuni generi agitano opinione pubblica qui e ,confermano sospetti che si sono sempre avuti sulle intenzioni di quello Stato. Venizelos mi ha detto che Bulgaria faceva una politica di ricatto e cercava col suo minor rischio possibile di togliere alla Serbia qualche regione. Venizelos mi ha detto egualmente che le condizioni proposte dalla Russia per un ravvicinamento serbo-bulgaro sono .inaccettabili per la Serbia 'e che Russia fa veramente sfocrzi eccessivi per riacquistare la sua perduta influenza sulla Bulgaria. Nonostante suaccennati timori e sospetti non mi consta che per ciò che concerne esercito si siano prese ancora qui misure straordinarie di sorta (telegramma da Atene numero 11157l 458) •.

Anche in relazione al recente incidente di frontiera bulgaro-greco prego

V. E. telegrafarmi quanto le risulti circa le vere intenzioni del Governo bulgaro. Credo opportuno informarla in via del tutto confidenziale e personale che quella tendenza cui ella fa cenno nel suo telegramma Gabinetto n. 57 (1), di impedire qualsiasi intesa fra Bulgaria e Romania allo scopo di immobilizzare la Romania stessa, non conviene affatto alle direttive generali della nostra politica.

A noi converrebbe al contrario facilitare una intesa fra i due Governi ed io la prego di adoperarsi in questo senso presso codesto Governo nel modo che ella riterrà più conveniente. Sarà naturalmente opportuno che la S. V.

flSÌ precauzioni necessarie allo scopo di salvaguardare la nostra situazione di Potenza neutrale e gli obblighi che ne derivano.

Gradirò di conoscere da V. S. il suo parere circa l'influenza che un eventuale inasprimento delle relazioni bulgaro-greche potrebbe avere nei rapporti fra Bulgaria e Romania. Un conflitto greco-bulgaro cui fatalmente prenderebbe parte presto o tardi la Turchia a noi non converrebbe nemmeno, in quanto faciliterebbe il piano dello schiacciamento della Serbia e del collegamento strategico dell'Austria colla Bulgaria e la Turchia. Credo quindi opportuno che ella dia a codesto Governo consigli in senso conciliativo nei rapporti della Grecia.

Beninteso le considerazioni di cui sopra sono affidate alla sua ben nota riservatezza (1).

(l) Vedi D. 172.

198

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI,

T. GAB. 1167. Roma, 13 novembre 1914, ore 23,45.

Suo telegramma Gabinetto n. 195 (2).

È interesse dell'Italia, al di sopra di qualsiasi combinazione di lega ba): canica, che Romania e Bulgaria si accordino fra loro in modo da evitare che in date eventualità la Romania resti paralizzata dalla minaccia di un attacco bulgaro. Sarebbe Quindi opportuno che V. S. col tatto suo abituale si adoperi in questo senso. Lascio al giudizio di V. S. la scelta delle vie e degli argomenti da usare, ma la prego di tener conto, per quanto maggiormente possibile, della nostra situazione di Stato neutrale.

Garroni mi ha telegrato (3) essere stato rdchiesto dai suoJ colleghd di Germania e Austria-Ungheria di interessarm,i. a farle pervenire istruzioni di adoperarsi costà allo scopo di confermare la Romania nella neutralità. Ora noi non dobbiamo far nulla per spingere la Romania ad uscire dalla neutralità, ma po,ssiamo, in modo compatibile cod nostri doveri dd Stato neutrale, adoperarci ad eliminare cause di dissensi. A questo proposito le comunico il seguente telegramma da Atene: • N. 11157/458 del 12 novembre • (4).

Non mi pare che a noi convenga un conflitto greco-bulgaro al quale parteciperebbe la Turchia e che potrebbe agevolare il pi,ano di schiacciamento della Serbia e del collegamento strategico dell'Austria colla Bulgaria e Turchia. Non converrebbe nemmeno alla Romania, e suppongo che codesto Governo eserciterà in proposito una azione conciliante a Sofia e Atene. Al riguardo gradirò conosceTe le notizie che avrà potuto raccogliere.

Telegrafo a Cucchi di adoperarsi per conto suo, e in linea di massima, in senso conciliante tanto verso la Romania come verso la Grecia. Se ella ha in mente alcun punto speciale da suggerire al nostro Ministro a Sofia per raggiungere l'intento nei riguardi della Romania, prego telegrafarmi (1).

(l) -Per la risposta vedi D. 212. (2) -Vedi D. 161. (3) -T. 11168/691 del 12 novembre. (4) -Vedi D. 197.
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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO. ALL'AMBASCIATORE A BORDEAUX, TITTONI, E AL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI

T. 6405. Roma, 13 novembre 1914, ore 24.

(Per entrambi) Ho telegrafato al R. Console in Corfù quanto segue:

• Da informazioni attendibili risulterebbe che Giovani Turchi in seguito ostacoli incontrati per opera loro nelle città pugliesi avrebbero costituito a Corfù un centro di agitazione. Troverebbesi costà Fuad bey figlio di Ismail Pascià Dibra, certo Salih Hussein di Okrida ex ufficiale ottomano, ex-ufficiale albanese certo Hassan Ballanza e forse anche Mazar Bey di Okrida, ex-valy di Uskub. Altri albanesi noti per turcofilia hanno da qualche tempo preso Corfù per meta loro viaggi.

Giorno 6 corrente giunto pure costà Feizi bey Alizoti, partigiano di Ismail Kemal assieme a tale Ibrahim. E non è da escludere si proponga ricercare intese coi Giovani Turchi o coi Greci. Libertà viaggiare sui piroscafi greci che toccano porti albanesi faciliterebbe a tale centro di agitazione il servizio di corrieri speciali che terrebbero vivi contatti con gli emissari dn Albania. Prego fornire informazioni a taie riguardo ». (Tel. n. 6394 del 13 novembre).

(Per Atene) Quanto precede per sua opportuna notizia.

(Per Bordeaux) Si hanno fondati motivi per dubitare che Governo ellenico per suoi reconditi fini non veda malvolentieri questi preparativi e maneggi Giovani Turchi destinati a sovvertire assetto dato all'Allbai11ia dalle Grandi Potenze e che perciò li tolleri se pure non l'incoraggia nel proprio territorio. Riterrei pertanto utile che V. E. ne intrattenesse amichevolmente codesto Governo per quei consigli che esso stimasse opportuno far pervenire ad Atene allo scopo di evitare che Giovani Turchi possano trovare in Grecia terreno favorevole per ordirvi intrighi a danno Albania.

Ella vorrà rammentare a codesto Governo che il piano perseguito dai Giovani Turchi, che agiscono sotto mnftuenza austro-tedesca, è di muovere gli albanesi ed attaccare i serbi alle spalle (2).

(l) -Per la risposta vedi D. 208. (2) -Per la risposta vedi D. 217.
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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, BOLLATI, A BORDEUX, TITTONI, A LONDRA, IMPERIALI, A MADRID, BONIN, E A VIENNA, AVARNA.

T. GAB. S. 1168. Roma, 14 novembre 1914, ore 10.

(Per tutti meno Madrid) Nello scorso ottobre 'il R. Ambascia,tore a Madrid segnalava (l) una corrispondenza del giornale A.B.C. secondo il quale il Papa potrebbe profittare del conflitto europeo per sollevare la questione romana e ottenere la garanzia internazionale ad una qua,lche forma di potexe temporale. Conte Bonin faceva rilevare che detto giornale è germanofilo notoriamente al servizio dell'Ambasciata germanica, e che in una parte dell'opinione pubblica spagnuola la tesi sostenuta nella citata corrispondenza avrebbe al momento opportuno incontrato favore ed appoggio.

(Per Madrid) Suo rapporto n. 229.

(Per tutti) Alcuni giornali in Italia hanno pubblicato articoli in senso diverso sulla medesima questione. Da alcuni si è avanzata l'ipotesi che tanto l'uno quanto l'altro dei gruppi belligeranti possa sollevare la questione romana contro l'Italia quando questa entri nel conflitto a fianco dell'avversario.

È corsa anche la voce che la Santa Sede tenterà al momento opportuno di essere ammessa al futuro Congresso internazionale per la pace. A questo proposito è bene l'E. V. sappia sino da ora che il R. Governo sarà assolutamente intransigente nell'opporsi a qualsiasi concessione di tal genere che significherebbe una internazionalizzazione della questione romana, la quale viceversa per noi non esiste e non può esistere. Su questo punto, quando ella lo ritenga necessario, sarà bene V. E. prevenga qualsiasi dubbio o malinteso.

Pur non prestando soverchia attenzione alle dette pubblicazioni sarà bene

V. E. mi tenga regolarmente a corrente di quanto venisse a sua conoscenza circa tendenze di circoli governativi o dell'opinione pubblica di codesto Paese o circa eventuali disegni in proposito o passi eseguiti direttamente o indirettamente dalla Santa Sede. Super:lìluo raccomandarle di evitare nel corso delle sue indagini o conversazioni qualunque segno di allarme o rpreoccupaZiione (2).

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IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. s. 1548/198. Bucarest, 14 novembre 1914, ore 14,30 (per. ore 19).

Ieri sera ho avuto la mia udi,enza del nuovo Re a cui ho rinnovarto condoglianze per la morte del Re Carlo e le felicitazioni per il suo avvento al

trono. Sua Maestà ha rilevato le gravi circostanze nelle quali egli ed il suo Paese si trovano nel momento presente e l'analogia tra la situazione della Romania e quella dell'Italia colla quale Sua Maestà mi ha detto di volersi mantenere in intimi rapporti.

Sua Maestà ha poi constatato che tra le due Potenze non esiste nessun motivo di disaccordo mentre vi sono molti punti di contatto. Parlando dell'agitazione qui esistente Re Ferdinando mi ha detto che più delle manifestazioni di piazza lo preoccupa contegno degli uomini politici e che dato il temperamento latino occorre non disgiungere le energie da molti riguardi nella forma tanto più che il sentimento patriottico da cui è mossa popolazione è degno di ogni rispetto e sarebbe deplorevole non esistesse. Spetta però a chi ha la responsabilità del potere di non lasciarsi prendere la mano.

Come V. E. vede linguaggio tenutomi da Re Ferdinando, per quanto naturalmente in forma più attenuata quale si conveniva con un Rappresentante estero, non differisce da quello usato coi professori universitari. Circa andamento della guerra Sua Maestà mi ha detto non potersi fare ancora previsioni intorno all'esito definitivo, ma ha constatato il magnifico contegno militare della Germania che può mettere in campo 80 Corpi di eserciti ed i progressi compiuti dalla Russia di cui Sua Maestà valuta le forze a 5 milioni di uomini, aggiungendo però che essa dispone di inesauribili riserva. Sua Maestà mi ha chiesto se in seguito al cambiamento di Ministero vi fossero mutamenti nel contegno dell'Italia. Ho risposto che ritenevo di no e [pensavo] quindi che H

R. Governo rimanesse fermo nella primitiva formula: neutralità finché gli interessi italiani non siano minacciati o lesi. Sua Maestà ha replicato che una cosa Romania non potrebbe mai tollerare ed è che gli altri Stati balcanici abbiano aumenti territoriali senza che il territorio romeno sia accresciuto proporzionalmente. Incidentalmente Re Ferdinando mi ha confermato che la Romarna ,si interessa ai cutzo-valacchi di A.il.ban:La e che 1sa:r1ebbe ben lieto vederli passare sotto la sovranità italiana se esistenza dello Stato albanese divenisse impossibile.

Circa Austria-Ungheria Re Ferdinando mi ha confermato che le condizioni della Monarchia e dell'Esercito I. e R. non sono buone.

Aggiungo incidentalmente corre voce in questi ambienti militari che esistono vlvi dissidi tra il Governo austriaco ed ungherese volendo quest'ultimo trattenere forze militari nei punti dai quali si può assicurare più efficacemente difesa di Budapest.

Impressione complessiva da me riportata dall'udienza reale è che il Re Ferdinando nel suo intimo segue col cuore le sorti della Germania ma che non opporrà alcuna resistenza a tutto ciò che, pur non costituendo un'avventura, sarà richiesto dal sentimento popolare e dai supremi interessi del Paese e della Dinastia.

Sua Maestà mi ha chiesto con viva premura notizie della situazione generale in special modo per quanto riguarda Bulgaria, Turchia e gli altri Stati balcanici, ma io mi sono trovato nell'assoluta impossibilità rispondere perché da una settimana non ho più ricevuto alcun telegramma politico.

Anche per coprire la mia responsabilità mi permetto far presente che noi oltre essere legati alla Romania da un trattato di alleanza rinnovato nel 1913, ciò che assume maggior importanza per la comune dichiarazione di neutralità, nell'autunno dello stesso anno ci siamo impegnati a mantenerci in diretto contatto col Governo romeno e questo impegno è stato confermato in forma più solenne nell'articolo 2 dell'accordo del 23 settembre c.a.

Secondo il mio subordinato parere tale assiduo contatto è tanto più necessario in quanto qui si va ora manifestando nella stampa e nell'opinione pubblica una corrente favorevole ad un contegno della Romania separato e diverso da quello dell'Italia. Debbo far presente a tale riguardo il grande interesse che abbiamo, nelle circostanze attuali e più ancora per l'avvenire, a stringere e conservare intimi rapporti con altri Stati la cui importanza, e non solamente nei BalcaDJi, è [destinata] ad aumentare continuamente.

Aggiungo non essere neppure da escludere possibilità di più intimi vincoli di cui ho accennato nel mio telegramma n. 183 (1). Mi richiamo quindi a quanto ho riferito coi miei telegrammi nn. 133 e 134 (2).

(l) -Con il rapporto n. 229, non rintracciato. (2) -Per le risposte di Bollati, Imperiali e Bonin, vedi DD. 223, 233 e 250. Tittoni rispose laconicamente: • Non mancherò tenere esatto conto di quanto V.E. mi significa col Suo telegramma • (T. Gab. 1556/249 del 15 novembre). A varna non risulta che abbia risposto.
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L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB, 1553/386. Londra, 14 novemb1·e 1914, ore 15,50 (per. ore 2,15 del 15).

Venne ieri a vedermi il mio antico collega americano a Costantinopoli, successivamente Ambasciatore a Roma e Berlino. Egli torna dalla Germania dove ha passato sei settimane presso sua figlia quivi maritata e dove ha avuto occasione di discorrere con molta gente. Credo utile riferire impressioni di lui. Egli ha acquistato convinzione che, umanamente parlando, Germania non può vincere, essendosi imbarcata in un'impresa superiore alle sue forze, che avrebbe avuto probabilità di riuscire soltanto se intero programma militare germanico si fosse svolto senza intoppo alcuno. E ciò non è avvenuto. Tale sua impressione afferma egli essere condivisa intimamente anche da molti autorevoli tedeschi. Per quanto sia oggi difficile indicarne epoca, amico è convinto che presto o tardi scoppieranno in Germania torbidi interni quando Nazione, che oggi ne è in granae maggioranza tuttora ignara, conoscerà la verità sulle cause della guerra e sulla futilità dei risultati ottenuti a costo di immense perdite e quando il conseguente disagio economico si farà più acutamente sentire. Aggiungasi che reduci soldati feriti sui quali stante immensità loro numero diventa impossibile stretta sorveglianza dapprima esercitata, cominciano a parlare narrando

16 -Documenti diplomatici -Serle V -Vol. II

brutali maltrattamenti inflitti dagli ufficiali ed inaudite sofferenze patite per sforzi sovrumani da loro richiesti col notorio disprezzo della vita umana che forma uno dei principi cardinali della teoria militare prussiana. I servizi del Commissariato hanno funzionato molto imperfettamente, corpi interi costretti a battersi a digiuno. Servizi sanitari insufficienti impari numero caduti. Percentuale morti accresciuta da impossibilità raccogliere e curare a tempo i feriti meno gravi. Degli austriaci, amico ha sentito parlare con disprezzo. Gli fu detto soldati battutisi relativamente bene, generali e ufficiali al disotto di tutti. Sul nostro conto ha raccolto apprezzamenti amarissimi. In conclusione, amico esprimeva convinzione che la guerra potrebbe terminare anche più presto di quanto generalmente si creda, non tanto per considerazioni militari quanto per probabile violenta pressione interna cui Imperatore non potrebbe a lungo resistere senza esporsi a gravi conseguenze. Occorrerà naturalmente che gli alleati si mostrino ragionevoli non esigendo all'infuori dell'inevitabile restituzione Alsazia Lorena alla Francia, alcun'altra parte anche infinitesimale del territorio germanico. Quanto all'Austria e specialmente alla Turchia amico le considera senza esitazione condannate.

(l) -Vedi D. 46. (2) -Vedi serie V, vol. I, DD. 773 e 774.
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L'AMBASCIATORE A MADRID, BONIN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T.GAB. R. 1549/11. Madrid, 14 novembre 1914, ore 16,30 (per. ore 21,30).

S. M. il Re di Spagna che mi ricevette ieri in udienza mi ripeté quanto aveva già detto questo Ministro di Romania circa l'opportunità di una intesa fra Spagna, Italia e Romania per imporre la pace assicurando in pari tempo ingrandimenti territoriali. Mi disse pure di sapere che entrambi i gruppi belligeranti ci avevano fatto larghe promesse sulle spoglie dei vinti, di modo che l'Italia era sicura di uscire in ogni caso avvantaggiata dalla presente crisi. Mi limitai per mio conto a confermare l'opportunità di un'azione comune per una mediazione pacifica da iniziarsi al momento opportuno. Per le ragioni esposte nel mio telegramma n. 10 del 4 corrente (l) non ho creduto di seguire più da vicino il mio Augusto interlocutore nelle sue speculazioni spesso un poco fantastiche e delle quali ritengo dobbiamo tener conto solo in quanto provano desiderio di Re Alfonso di cooperare con noi a una eventuale azione mediatrice che per quanto riguarda la Spagna non potrebbe essere che interamente pacifica. Un'azione di carattere diverso sembra infatti da escludersi data l'.imprepaT,azione militare della Spagna e la disposizjone dell'opinione pubblica.

(l) Vedi D. 131.

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IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 11240/461. Atene, 14 novembre 1914, ore 16,40 (per. ore 19,50).

Telegramma di V. E. n. 6386 (1).

Già più volte riferii a codesto Ministero circa attuali relazioni fra Grecia ed Inghilterra e ricordo in modo speciale a V. E. il mio rapporto n. 435 (2) circa nomina Ammiraglio Kerr, i miei telegrammi 440 e 447 (3) ed il mio rapporto 533 (2) sull'annessione isola Cipro. Ora il Min&stro dii Germarua da me discretamente interrogato mi conferma in tutto quanto Zimmermann disse a Bollati e mi aggiunse che più volte ebbe dal Re Costantino formale assicurazione che Grecia non si sarebbe in nessun caso unita all'azione militare né su terra né in mare della Triplice Intesa. Anche di Venizelos il Conte Quadt si mostrò sicuro sebbene non possa naturalmente contestare le sue tendenze, non mai nemmeno dissimulate, favorevoli alla Francia ed all'Inghilterra. Tutte queste assicurazioni hanno senza dubbio molto valore tanto più se si considera l'assenza di fatti positivi, che per ora si può constatare, provanti che Grecia abbia ceduto

o sia per cedere alle pressioni che affermasi essere state su di esse esercitate dall'Inghilterra. L'allontanamento di StTe'it dal potere e la nomina di Kerr al comando della flotta ellenica sono certamente cose importanti, ma le spiegazioni che ne furono date a suo tempo e che io ebbi cura di riferire a codesto Ministero possono, sopratutto dopo l'esperienza di parecchio tempo, considerarsi come valevoli. Le molte voci corse che poi non ebbero conferma nei fatti, sono un altro argomento per provare che Grecia non intende per ora fare molto per la Triplice Intesa. L'unica cosa positiva di cui si duole al momento attuale il Ministro di Germania è il rifornimento di armi e munizioni alla Serbia via Salonicco, e mi ha fatto intendere che Austria-Ungheria e la Germania procureranno esercitare la propria influenza perché venga a cessare.

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IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 11249/1086. Durazzo, 14 novembre 1914, ore 17 (per. ore 21,35).

Al riguardo notizia datami da Lori drca mille insorti che avanzerebbero verso Berat, Essad ne contesta esattezza. Secondo lui è vero che c'erano (come ne informai codesto Ministero con tetlegramma n. 1079) (4) ad Elbassan circa mille uomini armati in atteggiamento protesta contro Durazzo, sobillati agenti

austro-turchi, però questo movimento si sarebbe calmato per ora, in seguito alle misure prese. Sempre secondo Essad se ci fosse stata avanzata verso Berat quel Governatore ne avrebbe avvisato Durazzo e non soltanto Valona. Intrighi austro-turchi ciò non ostante preoccupano, perché potrebbero in mezzo popolazioni più fanatiche creare gravi torbidi. È stata infatti segnalata presenza Elbassan di tre ufficiali turchi e di altro emissario borghese la cui identità non è stata ancora accertata. Risulterebbe però da lettere giunte a Mussa Kiasim che questo emissario avrebbe certa importanza e sarebbe giunto per via di Tepelen e quindi attraverso territorio greco e Albania meridionale occupata dai greci. Questo particolare ha rinforzato sospetto di Essad che Grecia favorisca segretamente disordini in Albania e nutra simpatia per propaganda austriaca o,stile interessi italiani.

(l) -Vedi D. 182, nota 2. (2) -Non pubblicato. (3) -Telegrammi 10637/440 del 31 ottobre 1914 e 10736/447 del 2 novembre 1914, non pubblicati. (4) -Vedi D. 184.
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L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. R. 11253/819. Londra, 14 novembre 1914, ore 21 (per. ore 3 del 15).

Telegramma di V. E. 6386 (1).

Eseguito oggi presso persona di fiducia prescrittemi indagini senza beninteso menzionare origine informazioni. Mi fu risposto quasi testualmente: la notizia non ha fondamento, nessuna intesa è intervenuta con Grecia, nessuna promessa datale. Ciò non toglie che qualora Grecia spontaneamente offrisse suo concorso esso sarebbe accettato con piacere: del resto Venizelos è troppo eminente uomo di Stato per non tenere presente due importanti considerazioni: l o che Grecia ha ogni interesse a rimanere con la Triplice intesa, 2° che avrà tutto da guadagnare non subordinando suo eventuale concorso a determinate condizioni.

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IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. s. 1551/199. Bucarest, 14 novembre 1914, ore 21,20 (per. ore 1,40 del 15).

Bratianu è venuto a vedermi per parlarmi della situazione. Mi ha chiesto se ho notizie intorno alla Grecia ed alla Bulgaria giacché egli è informato che la prima si rifiuta a fare qualsiasi concessione territoriale alla seconda. In quanto alla Romania egli persiste nel suo noto punto di vista che a essa non convenga in nessun caso sacrificare fin da ora frontiera strategica ottenuto scorso anno tanto più che le concessioni che la Romania può fare non sarebbero mai tali da avere un'azione determinante sul contegno del Governo bulgaro.

Egli ha dato istruzioni a Derussi di astenersi dal prendere iniziative e di mantenersi in stretto contatto colla nostra Legazione a Sofia uniformando possibilmente propria condotta a quella di Cucchi Boasso. Bratianu anzi mi ha domandato se ero stato informato da Sofia di queste sue istruzioni. Egli è quindi venuto a parlarmi della situazione militare. Tutte le notizie pervenutegli concordano nel segnalargli situazione dell'esercito austro-ungarico in Galizia come molto cattiva. Ciò lo preoccupa assai giacché ·egli aveva basato i suoi calcoli sulla previsione che la guerra sarebbe rimasta stazionaria durante inverno mentre un immediato e decisivo insuccesso austro-ungarico costringerebbe Governo romano a riprendere in esame situazione.

(l) Vedi D. 182, nota 2.

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IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. s. 1554/202. Bucarest, 15 novembre 1914, ore 14 (per. ore 18).

Ringrazio V. E. del telegramma n. 1167 (l) e credo mio dovere corrispondere alla benevolenza dimostratami esponendo con intera franchezza vero stato di cose. Nessuno è più di me convinto, e non da ora, della necessità di uno stabile accordo tra Romania e Bulgaria e l'ho dimostrato coll'azione spiegata durante la conferenza di Bucarest, in occasione della quale Governo romeno commise l'imperdonabile errore (ormai da tutti riconosciuto) di forzare con minacce il Governo bulgaro non solo a cedere la nuova Dobrugia al che essa si era già adattata, ma anche a subire di fronte alla Grecia ed alla Serbia perdite t~rritoriali che lo stesso Governo romeno trovava ingiuste. La mia azione riuscì allora inefficace perché insufficientemente sostenuta, e specialmente perché ostacolata dall'intervento dell'Imperatore di Germania per la questione di Cavalla e per la linea del Vardar dalla fiacca azione di Scebeko che alle istruzioni del proprio Governo antepose il suo risentimento personale contro la Bulgaria.

Ora però, a parte il risentimento derivante dalla convenzione di Bucarest, non esistono cause di dissenso fra Romania e Bulgaria finché ambedue rimangono nella neutralità. Bulgada non sembra accampare pretese su parte del territorio romeno se non in vista dell'ingrandimento territoriale che deriverebbe alla Romania dalla sua eventuale uscita dalla neutralità.

Quindi un intervento tra i due Paesi sulla base della neutralità non avrebbe scopo giacché mancherebbe l'oggetto del contendere e qualsiasi altro intervento presupporrebbe l'uscita della Romania in un momento più o meno prossimo della neutralità. Così appunto l'intendono e il Signor Take Ionesco ed il Ministro Costinesco e quindi qui sono disposti a sacrificare una parte della nuova Dobrugia pur di assicurarsi le spalle dal lato della Bulgaria in caso di guerra.

In questi ultimi tempi però si è verificato, in seguito all'andamento della guerra che è sembrato favorevole alla Russia, un cambiamento radicale nello stato d'animo degli uomini politici romeni; mentre :fino ad ora solamente alcuni di essi parteggiavano per l'uscita dalla neutralità, ora tutti sono dello stesso avviso e vi è solo divergenza nella scelta del momento opportuno, come risulta da quanto mi ha detto ieri Bratianu.

Aggiungo che il movimento da me segnalato in favore separazione della sorte della Romania da quella dell'Italia dipende dal fatto che qui si considera, certo a torto, il contegno nostro non sufficientemente bellicoso e se ne ricercano le cause nello stato della nostra preparazione militare e nelle differenze dei nostri interessi da quelli romeni.

Così stando le cose io ritengo pericolosissimo per la posizione che in mezzo a tante difficoltà abbiamo raggiunto in questo Paese, qualunque intervento a Bucarest o a Sofia che dia al Governo ed alla opinione pubblica romena l'impressione che noi, pur di accontentare la Bulgaria, tendiamo ad esercitare qui una pressione per la cessione ad essa di una parte del territorio romeno, giacché un intervento sulla base di reciproche concessioni non è possibile dal momento che la Romania non chiede nulla Bulgaria. Diversa sarebbe invece la situazione se noi partissimo dal presupposto di uscire, sia pure in avvenire più o meno lontano, dalla neutralità, giacché in tal caso il sacrificio chiesto alla Romania sarebbe largamente compensato dai vantaggi a cui essa potrebbe aspirare.

Occorrerebbe però essere sicuri da un lato che la Bulgaria non abbia altri impegni, il che invece sembrerebbe dimostrato da quanto ho riferito nel mio telegramma n. 326 (l), e che la nostra azione s'i esplicasse pr1ima del completo schiacciamento della Serbia, che nei circoli russi si ritiene molto probabile. Negli stessi circoli si assicura che Pasic è ormai rassegnato a cedere alla Bulgaria la linea del Vardar ma si rifiuta ad abbandonare Monastir. Schiacciamento della Serbia sarebbe certamente qui visto con viva apprensione ma non avrebbe un'azione decisiva sul contegno del Governo romeno, il quale contegno confermo che dipenderà dai successi russi e dall'atteggiamento nostro.

In quanto alla richiesta degli Ambasciatori di Germania e Austria-Ungheria di cui si è fatto interprete R. Ambasciatore a Costantinopoli essa è dipesa dal fatto che essi ignorano il nostro accordo del 23 settembre u.s. il quale si basa sulla convinzione di questo Governo che la guerra europea non possa terminare senza che l'Italia e la Romania vi prendano parte.

A meno dunque di diverse istruzioni da parte di V. E. io mi limiterò qui a generiche raccomandazioni in senso conciliativo verso la Bulgaria e consiglio analogo contegno a Sofia per non trovarci nella stessa situazione in cui rimase scorso anno Austria-Ungheria la quale si alienò Romania senza assicurarsi allora concorso della Bulgaria. Per il resto mi terrò scrupolosamente sul terreno della neutralità.

(l) Vedi D. 198.

(l) Con T. 11247/326 del 14 novembre Fasciotti aveva informato che la Bulgaria aveva rifiutato a navi da guerra russe di rifornirsi a Varna per non violare la neutralità bulgara.

209

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1555/387. Londra, 15 novembre 1914, ore 14,55 (per. ore 19,25).

Telegramma di V. E. Gabinetto n. 112 (1).

Sono in grado di assicurare V. E. che le disposizioni di Grey rimangono oggi precisamente identiche a quelle già in passato manifestate a me e per mezzo di Rodd al Presidente del Consiglio (2). Egli si rende benissimo conto di tutti i motivi determinanti nostro contegno, non intende né direttamente né indirettamente esercitare pressione alcuna e lascia completamente Governo di Sua Maestà giudice di ogni decisione nonché scelta del momento di prenderla. Ciò stante mi parrebbe che confidenza di Tyrrell (3) vada interpretata come semplice amichevole informazione a titolo personale. Tyrrell è troppo scrupoloso per permettersi dire anche una semplice parola che non rispecchi fedelmente il pensiero del suo capo di cui gode intera fiducia. Inazione della flotta francese in Adriatico (quella inglese è in grandissima maggioranza altrove) non mi pare possa essere attualmente determinata dal motivo riferito a V. E. perché tanto Londra che Parigi in base alle esplicite nostre dichiarazioni (telegramma di V. E. Gabinetto n. 1060 (4) e mio telegramma n. 349 Gabinetto) (5) non possono più ignorare che una energica azione in Adriatico non solo non ci sarebbe riuscita sgradita ma era anzi da noi caldeggiata. Inclinerei quindi a ritenere motivo reale predetta inazione sia semplicemente quello di non esporsi a perdite intraprendendo contro importanti fortificazioni operazioni ritenute dai tecnici di assai difficile riuscita se condotte solo da mare. Intanto flotta francese limitasi tenere a bada quella austriaca che a quanto dicono qui in vista schiacciante superiorità avversaria sembra non avere alcuna inten.t:ione di abbandonare porti.

210

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI (6)

T. GAB. 1172. Roma, 15 novembre 1914, ore 20,45.

Suo telegramma Gabinetto n. 198 (7). Ho appreso con vivo compiacimento le espressioni usate dal re di Romania riguardo l'Italia e la prego assicurare Sua Maestà e codesto Governo del mio

vivo desiderio di mantenere gli intimi rapporti che fortunatamente esistono fra i nostri due Paesi e che rispondono alla evidente nostra comunanza di interessi. Naturalmente confermo pienamente l'accordo segreto del 23 settembre scorso dal quale deriva ai due Governi l'obbligo di procedere d'intesa nelle varie eventualità contemplate. In proposito la prego telegrafarmi se ella crede che il nuovo Sovrano sia al corrente dell'accordo stesso.

Quanto ai cutzo-valacchi ho disposto perché sia eseguito uno studio circa la ripartizione geografica di quelle popolazioni per vedere in quanto sia materialmente effettuabile il piano che le è stato esposto.

Approvo che ella continui a mantenere seguito contatto con codesto Governo, comunicandogli anche notizie che ella crederà del caso. Ho disposto affinché le sia comunicato un numero maggiore di telegrammi provenienti dai nostri rappresentanti all'estero.

Col mio telegramma gabdnetto n. 1167 (l) le ho dato istruzioDJi rù.guardo i rapporti bulgaro-romeni (2).

(l) -Vedi D. 192. (2) -Vedi DD. 43 e 61. (3) -Vedi D. 180. (4) -Vedi serie V, vol. I, D. 775. (5) -Vedi serie V, vol. I, D. 764.

(6) Ed. in SONNINO, Carteggio, cit., D. 45.

(7) Vedi D. 201.

211

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A TOKIO, GUICCIOLI, E A WASHINGTON, MACCHI DI CELLERE

T. 6462. Roma, 15 novembre 1914, ore 21.

Mi viene riferito che a questa Ambasciata del Giappone si dà come conclusa un'intesa tra Giappone e Stati Uniti per risolvere d'accordo questioni di mutamento dello statu qua del Pacifico in seguito presente guerra.

Prego controllare esattezza notizia (3).

212

IL MINISTRO A SOFIA, CUCCHI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. s. 1558/61. Sofia, 16 novembre 1914, ore 10,30 (per. ore 16).

Telegramma di V. E. Gabinetto Segreto n. 1166 (4).

1° -Trovandosi attualmente in servizio soltanto una classe per le arnù a piedi e tre per le armi a cavallo, Governo bulgaro per completare gli effet

tivi di pace ha deciso richiamare successivamente sei classi riservisti a due classi per volta per un periodo trisettimanale istruzione.

2° -Votazione credito 33 milioni, di cui 17 da essere versati in Russia (sic), è a completamento dei 300 milioni già votati nella scorsa sessione pel pagamento delle forniture per le ultime due guerre.

3° -Collocamento mine porto Lagos è smentito dalla stampa ma non ne escludo possibilità e attendo informazioni.

4° -Divieto di esportazione adottato in relazdone [condizione di] neutralità fu reso più severo dopo entrata in azione della Turchia.

Queste misure però non solamente a parere nostro Addetto Militare ma anche dello stesso Ministro di Grecia non possono essere causa di preoccupazione.

5° -In quanto ad incidenti di frontiera Ministro di Grecia non vi dà importanza, anzi parlando con me si è compiaciuto delle disposizioni concilianti di auesto Presidente del Consiglio e mi ha detto recisamente che in questo momento non vede la possibilità di un attacco della Bulgaria né contro la Grecia né contro la Serbia.

Anch'io ritengo che, pur sussistendo sempre incompatibilità fra le aspirazioni bulgare anche su parte della Macedonia greca ed i propositi greci di non accettare al riguardo alcuna discussione, attualmente i rapporti bulgaro-greci non si aggraveranno, in quanto Bulgaria gettandosi in un'avventura contro la Grecia avrebbe contro sé la Triplice Intesa e molto probabilmente anche la Romania, e nemmeno crederei che l'eventuale aiuto che la Turchia potrebbe dare alla Bulgaria (e che per mio conto è da escludersi dato il reciproco sospetto dei due Paesi sopratutto dopo la proclamazione della guerra santa) potrebbe determinare Bulgaria ad un'azione contro la Grecia. Tale è pure pensiero del mio collega di Grecia.

6° -Ringraziando l'E. V. delle informazioni strettamente confidenziali trasmessemi circa Romania e Bulgaria, ho l'onore di farle conoscere che fin dallo scorso anno, dopo che ebbi ad essere nel momento più critico del conflitto bulgaro-romeno l'intermediario fra i Governi di Sofia e di Bucarest, mi sono adoperato continuamente per favorire buone relazioni fra Romania e Bulgaria. Anzi a questo proposito credo riferire a V. E. che quando 1'11 corrente, in occasione della festa del nostro Sovrano, il Capo di Gabinetto del Re Ferdinando venne a farmi visita, chiese a titolo personale se gli potessi manifestare mio pensiero sull'attitudine che convenisse alla Bulgaria di seguire nella presente situazione. Evidentemente tale domanda era fatta per suggerimento di Re Ferdinando ed io schermendomi e dicendo che non potevo in merito emettere parere, raccomandando la massima prudenza gli insinuai che mi sembrava opportuno che in ogni caso Bulgaria cercasse intendersi colla Romania onde non avessero mai più ad avverarsi i pericoli dello scorso anno.

Nonostante reciproca grandissima diffidenza fra Bucarest e Sofia, non mancherò continuare adoperarmi col massimo 'riserbo nel senso indicatomi dall'E. V.

(l) -Vedi D. 198. (2) -Per la risposta vedi D. 249. (3) -Per le risposte vedi DD. 246 e 268. (4) -Vedi D. 197.
213

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, GARRONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 11304/724. Pera, 16 novembre 1914, ore 13,34 (per. ore 22).

In una conversazione avuta ieri sera con Talaat bey e con Halil Presidente della Camera mi dissero che essendo Italia sempre alleata con la Germania e coll'Austria-Ungheria, ne veniva di conseguenza che dovesse stringersi rapporti di intimità anche fra Italia e Turchia.

Risposi (l) che noi avevamo sempre manifestato queste buone intenzioni e che mi auguravo esse, se realmente contracambiate, potessero condurre a buon risultato.

Procedendo a grado essi arrivarono alla conclusione che si potesse stabilire intesa scritta. Osservai che ciò avrebbe potuto farsi in altri momenti, noh ora perché qualsiasi convenzione nostra con uno Stato belligerante sarebbe stata certamente considerata come rottura di neutralità. Parve convincerli aggiungendo che si sarebbe potuto anche determinare punto di intesa senza nessun atto che compromettesse nostra neutralità.

Si accennò ad occupazione di punti principali dell'Interland senussita nella Cirenaica. Mi tenni sempre sulle generali senza venire a conclusione e dando alla conversazione stretto carattere personale.

214

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, BOLLATI, A LONDRA, IMPERIALI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, A VIENNA, AVARNA, ALL'INCARICATO D'AFFARI A BORDEAUX, RUSPOLI E AI MINISTRI A CETTIGNE, NEGROTTO, E A DURAZZO, ALIOTTI

T. 6470. Roma, 16 novembre 1914, ore 15.

(Per Pietrogrado) Telegramma di V. E. n. 864 (2).

(Per tutti meno Cettigne) R. Mintstro in Cettigne telegrafa quanJto segue:

• Ieri ha avuto luogo importante consiglio sotto la presidenza di Re Nicola per discutere questione di Scutari. Mi è stato riferito da persona degna di fede che sarebbero state scartate proposte di occupare senz'altro la città cui erano favorevoli alcuni membri del Gabinetto ed i militari. Sembra che sia stata ventilata idea di limitarsi per ora all'occUJ>azione della riva destra

della Bojana con pattuglie allo scopo assicurare libertà di navigazione contro gli attentati albanesi. Questo Ministro degli affari esteri accennò oggi a me ed al mio collega serbo in termini vaghi ad alcune misure di carattere provvisorio che, all'esempio della Grecia, Governo montenegrino sarebbe stato probabilmente costretto ad adottare verso la Bojana. Ispirandomi alle direttive ricevute in passato ho creduto dovere richiamare mie precedenti conversazioni e stato della questione e mi consta anche i miei colleghi hanno tenuto analogo linguaggio. Ritengo però che ormai qualche misura militare da quella parte non tarderà ad essere presa •. (Telegramma n. 11162/212 del 12 novembre, ore 17,30).

(Per Cettigne) Suo tclegramma n. 212. (Per tutti meno Cettigne) Ho così risposto a Negrotto: (Per tutti) Pregola sconsigliare vivamente codesto Governo dall'intrapren

dere azioni o adottare misure contrarie alle decisioni di Londra.

Qualunque fatto compiuto dal Montenegro in Albania in opposizione a quelle decisioni non avrebbe alcun valore per l'Italia, ma dovrebbe al termine del conflitto europeo essere discusso ed eventualmente negoziato col Governo italiano (1).

(l) -Vedi D. 186. (2) -Vedi D. 196.
215

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A BORDEAUX, RUSPOLI

T. GAB. 1173. Roma, 16 novembre 1914, ore 17,30.

(Per Bordeaux) Ho telegrafato quanto precede a Imperiali: (Per entrambi) Il Secondo Segretario di questa Ambasciata britannica ha scritto a Manzoni che dopo la rottura delle ostilità colla Turchia l'Ammiragliato desidera conoscere la posizione esatta nella regione delle isole di Asia Minore, allo scopo di evitare qualsiasi difficoltà inutile in quelle parti. Egli domanda quindi di avere una lista completa delle isole attualmente occupate dall'Italia e di sapere se sono da considerarsi tutte come occupate militarmente ovvero se alcune sono solamente amministrate e qual modo debba essere considerato lo status di quelle isole, cioè se sono considerate quali isole turche occupate militarmente dall'Italia sotto l'alta sovranità del Sultano ovvero se vi sia alcun altro aspetto sotto il quale alcune o tutte le isole debbano essere considerate. Trattandosi di corrispondenza non ufficiale Manzoni da me autorizzato ha risposto come segue: • Vi accludo una lista delle isole egee occupate militarmente dall'Italia. Esse sono tredici ed in ciascuna si trova un'adeguata guar

nigione italiana. Il fatto della nostra occupazione mette quelle isole dal punto di vista internazionale nella stessa situazione di qualsiasi altra parte del te·rritorio ottomano sotto occupazione militare straniera; praticamente nella situazione dell'Egitto; pertanto qualsiasi immissione riguardo quelle isole dovrebbe essere considerata da noi precisamente come voi la considerereste per l'Egitto •.

Prego V. E. indagare quale portata possa avere la domanda dell'Ammiragliato. Nonostante le assicurazioni date a V. E. da persona di fiducia (suo telegramma n. 819) (l) è necessario vigilare ·e prevenire qualsiasi atto di codesto Governo o di quello francese riguardo le isole da noi occupate.

Voglia quindi prendere occasione dalla domanda dell'Ammiragliato per attirare l'attenzione di codesto Governo nell'interesse suo proprio di evitare una profonda impressione nella pubblica opinione italiana, la quale potrebbe avere conseguenze politiche imprevedibili. Voglia pure far sapere a Grey che non potremmo ammettere trattative di altre Potenze riguardo le isole da noi occupate e che se ciò avvenisse dovremmo considerarlo come atto poco amichevole.

Resta a decidere se e come rispondere eventualmente alle speciali interrogazioni formulate dal Segretario britannico.

Salvo miglior esame mi parrebbe opportuno rispondere che le tredici isole ottomane sono di fatto occupate tutte militarmente e amministrate dall'Italia. Però se ella ha altra formula da suggerire prego telegrafarmi.

Voglia inoltre considerare se sia questa l'occasione· opportuna per far menzione a codesto Governo dell'isola di Castellorizzo per la quale facemmo esprimere una riserva nella seduta del 5 agosto della Conferenza di Londra.

(Per Bordeaux) Quanto precede le comunico per sua riservata informazione. Senza farne oggetto di alcun passo presso codesto Governo la prego indagare nel modo opportuno e telegrafarmi se vi sia costà alcun indizio che il Governo franc-ese voglia assumere qualche speciale attitudine riguardo il Dodecanneso (2).

(l) Per la risposta vedi D. 260.

216

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, BOLLATI, A LONDRA, IMPERIALI, E A PIETROGRADO, CARLOTTI

T. GAB. 1174. Roma, 16 novembre 1914, ore 15,10.

Secondo alcune voci incontrollabili ma raccolte anche in ambiente inglese Germania avrebbe iniziato aperture di pace con la Russia. Prego V. E. comunicarmi se e quale fondamento possa attribuirsi a queste voci (3).

(l) -Vedi D. 206. (2) -La risposta di Ruspoli non è stata rinvenuta. Per la risposta di Imperiali vedi DD. 228 e 255. (3) -Le risposte sono rispettivamente ai DD. 222, 227 e 232.
217

L'INCARICATO D'AFFARI A BORDEAUX, RUSPOLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 11308/775. Bordeaux, 16 novembre 1914, ore 16,25 (per. ore 0,45 del 17).

Telegramma di V. E. n. 6405 (1). Margerie al quale ho comunicato notizia pervenuta a V. E. circa centro di agitazione costituito da G'lovani Turchi a Corfù mi ha detto aver avuto detta informazione dal Console di Francia colà e di aver già telegrafato a Deville per segnalare la co,sa al Governo ellenico. Pel'sonalmente egli dubita che Governo ellenico incoraggi mene Giovani Turchi non vedendo qual interesse può avere Grecia di facilitare rioccupazione turca dell'Albania.

218

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 11332/870. Pietrogrado, 16 novembre 1914, ore 21 (per. ore 15,40 del 17).

Informazioni del R. Addetto Militare che prego V. E. comunicare al Capo di Stato Maggiore:

• DaLle notizie ufficiali odierne si vileva di notevole che:

l o -Sulla sinistra della Vistola una battaglia sta sviluppandosi sul fronte Plotz fiume Varta.

2. --Tentativi di offensiva sono fatti senza risultato dai tedeschi presso Cestakowo. 3. --In Galizia gli austriaci innalzano una linea difensiva dietro i fiumi Dunaiec e Wisloca, ad ovest di Cettono, Tarnov, Iaslo. Ho chiesto allo Stato Maggiore qualche notizia sull'entità e sullo scopo dell'azione tedesca sulla sinistra della Vistola e mi è stato detto che come entità si ritiene sia concentrata su questo punto zona circa cinque Corpi di Armata, e che loro scopo sia quello di arrestare l'avanzata di parte delle forze russe operanti in Polonia minacciandone il fianco e le comunicazioni con Varsavia. Dicono solo parte delle forze perché mi è stato detto che esercito russo operante contro la Galizia non può subire l'influenza di queste operazioni. E come informazione aggiungo che oggi per la prima volta mi si accenna ad una possibile avanzata russa su Vienna da effettuarsi dopo caduta Cracovia, come il mezzo più efficace per venire in aiuto alla Serbia. Da una conversazione avuta con persona molto alto

locata rientrata ieri dal teatro della guerra ho dovuto notare ancora una volta come si delinea una corrente benevola verso gli austriaci, in parte dovuta al contegno pare correttissimo, delle truppe e dei prigionieri austro-ungarici, e si accentua invece l'astio contro contegno delle truppe germaniche. Mi fu pure confermato che le relazioni fra le truppe germaniche ed austriache sono così tese che non è possibile lasciare insieme prigionieri dei due eserciti. Di ciò qui si dà naturalmente la colpa ai tedeschi. S. M. l'Imperatore è ritornato ieri a Czarkoie Selo • (1).

(l) Vedi D. 199.

219

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. R. 11309/1429. Vienna, 16 novembre 1914, ore 21,30 (per. ore 0,45 del17).

Nella visita fattami oggi da questo Ambasciatore di Turchia, egli dopo avermi parlato delle assicurazioni dateci dal Governo ottomano di cui al telegramma di V. E. 6378 (2), mi ha informato avergli Berchtold detto ieri che l'invio di una missione turca presso il Senussi non sembrava molto opportuno al R. Governo, che avrebbe preferito piuttosto che il Sultano rivolgesse un proclama allo scopo di impedire che il movimento islamico si estendesse in Libia. Sulla raccomandazione di Berchto·ld egH aveva telegrafato in tal senso alla Sublime Porta. Hilmi pascià ha aggiunto che Governo ottomano desiderava intrattenere i migliori rapporti con l'Italia e che di tale sentimento era pure animato Enver Pascià. Non credeva che i timori che si manifestavano da noi circa il movimento suddetto avesse realmente fondamento. Non era esatto del resto che la guerra santa fosse stata già proclamata dal Sultano della quale si faceva soltanto cenno nel manifesto diretto da Sua Maestà all'esercito ed all'armata. Ma qualora fosse stata realmente proclamata essa sarebbe stata indetta unicamente contro quegli Stati che erano in guerra contro la Turchia e non già contro l'Italia che era sua amica. D'altra parte quantunque non avesse notizia circa l'atteggiamento eventuale dei Senussi, era sicuro che essi avrebbero rinunziato alla loro ostildtà contro l'Italia e si sarebbero esclusivamente rivolti contro l'Inghilterra. Hilmi Pascià ha rilevato quindi che era stata sempre intenzione del Governo ottomano di mantenere buone relazioni con le Potenze dell'Intesa e che egli stesso erasi adoperato in tale intento mentre era Gran Visir. Ma il contegno tenuto da quelle Potenze verso la Turchia fino dall'inizio della guerra attuale avevalo convinto che qualora queste sortissero vittoriose dal conflitto attuale, essa sarebbe stata sempre da loro sacrificata. Onde erasi decisa a schierarsi dal dato degli Imperi Centrali, che avevanle sempre dimostrato maggiore simpatia ed interesse. L'azione bellica della Turchia

non si sarebbe spiegata per ora in Europa e nella penisola balcanica bensì in Asia ed in Egitto. Era scopo precipuo del Governo ottomano di ristabilire queste regioni nell'antica loro autonomia sotto l'alta sovranità del Sultano. E ciò non poteva recare danno all'Italia ma esserle di vantaggio.

Nell'accennare infine all'atteggiamento della Romania Hilmi pascià in via personaù.e e con la preghiera di serbare il più possibile .segreto [disse] che qualche tempo prima della morte di Re Carlo quando in seguito alla occupazione della Bucovina da parte della Russia qui si temeva che il Governo romeno potesse indursi ad entrare in campo, il Governo ottomano a richiesta del Governo I. e R. avrebbe dichiarato che se Romania avesse attaccato AustriaUngheria la Turchia non avrebbe potuto davanti a tale fatto restare indifferente. Tale passo della Turchia mi è stato oggi confermato dal Forgach che però non mi ha detto essere stato fatto sulla domanda dell'Austria-Ungheria.

(l) -Ritrasmesso (con T. 6511 del 18 novembre, ore 14,45) dalla frase c Da una conversazione avuta... • fino a • la colpa ai tedeschi • a Berlino, Vienna, Londra, Bordeaux con la seguente istruzione di Sonnino: • Pregola riferirmi qualsiasi indizio che risulti costà in relazione alle tendenze segnalate da Carlotti •. Imperiali e Ruspoli non risposero. Per le risposte di Avarna e Bollati vedi rispettivamente i DD. 252 e 244. (2) -Vedi D. 186.
220

IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 11310/1094. Durazzo, 16 novembre 1914, ore 22,45 (per. ore 2,30 del 17).

Bib Doda venuto stamane da Scutari ebbe colloquio con Essad il cui risultato ho segnalato col seguente telegramma al R. Console a Soutari per sua norma: • È stato inteso fra Essad e Bib Doda che quest'ultimo ritornando costà proporrà d'i fare, tanto a nome proprio che della Commissione un atto di riconoscimento del Governo centrale di Durazzo e di Essad nella sua qualità Capo del Governo e di comandante delle forze. Una volta ciò fosse fatto Bib Doda invierebbe alla Commissione telegramma per chiedere al Governo di Durazzo di dare ordini affinché truppe da esso inviate al Nord venissero ritirate a Sud nel Mati. Questo procedimento servirebbe di addentellato per fare abbandonare spedizione a Scutari. È stato poi, in via del tutto segreta inteso f·ra Essad e B'ib Do da che: l o si confermerebbe accordo in base al quale truppe di Durazzo come quelle dei Malissori e dei Mirditi rimarrebbero rispettivamente a Sud ed a Nord del Mati; 2" che Bib Doda ed Essad si adopere·rebbero per comporre grande questione bandiere proponendo il primo di lasciare bandiera rossa e nera sotto pretesto che bandiera turca potrebbe fornire pretesto aggressione per parte Montenegro; 3° Bid Doda sarebbe nominato dal Governo di Durazzo presidente di codesta commissione e nominerebbe possibilmente a sua volta Alusch Loia Comandante Gendarmeria mettendosi possibilmente d'accordo su ciò coi consolati specialmente con quello italiano. A rappresentante Malissori presso la Commissione si sceglierebbe possibilmente un amico reciproco di Alusch Loia e Bib Doda. Questa intesa segreta dovrà svolgersi in quanto le circostanze lo permetteranno. Tenendo presenti istruzioni R. Ministero (l) non ho preso parte diretta a queste trattative pur essendovi presente.

Giova notare che Essad vede con preoccupazione progresso propaganda turca e perciò da quanto è facile intuire si prepara nuovo attacco nel caso in cui dovesse romperla con austro-turchi. Questo spdega 'sua buona disposd.zdone [nei confronti] di un accordo coi cattolici non ligi all'Austria. Bib Doda crede questa intesa soddisfacente e tale da evitare almeno per ora la guerra civile •.

Questa intesa ha per ora il vantaggio che il partito di Essad ne ricava maggior prestigio e potere ma ciò solo fintantoché il Governo di Durazzo non si metterà d'accordo con gli austro-turchi a danno dei nostri interessi. Però come tutti gli accordi in Albania esso non può avere che una portata del tutto relativa e provvisoria. Bid Doda afferma che il prestigio dell'Austria è completamente rovinato n eU' Albania Settentrionale. Però Essad è assai preoccupato del dilagarsi delle conseguenze della guerra in cui l'Impero Ottomano è attualmente coinvolto.

(l) Vedi D. 39.

221

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO A SOFIA, CUCCHI

T. GAB. 1176. Roma, 17 novembre 1914, ore 13.

Il R. Ministro a Bucarest, al quale avevo telegrafato di adoperarsi con tatto ad agevolare un accordo fra Romania e Bulgaria (1), mi ha inviato i seguenti due telegrammi:

1° -(telegramma da Bucarest Gabinetto n. 1551/199) (2).

2° -telegramma da Bucarest Gabinetto n. 1554/202) (3) dalle parole:

• A parte il risentimento derivante dalla convenzione, ecc. ecc. • sino alle parole: • e dell'atteggiamento nostro •. E poi dalle parole • A meno dunque di diverse... • sino alla fine.

Naturalmente occorre tener conto dell'osservazione di Fasciotti essere opportuno evitare di produrre a Bucarest l'impressione che l'Italia voglia esercitare una pressione sulla Romania per accontentare la Bulgaria.

Gradirò conoscere il parere di V. S. su tutto quanto precede (4).

222

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1560/146. Berlino, 17 novembre 1914, ore 14,30 (per. ore 18).

Telegramma di V. E. n. 1174 (5). Appunto ieri sera da fonte non ufficiale ma che già ripetutamente mi si chiarì bene informata, mi era stato detto che qualche voce autorevole erasi

espressa in questi ultimi giorni nel senso di una possibile pace con la Russia: si pretendeva però dietro iniziativa di Pietroburgo. Cercherò di assumere ulteriori e più precise informazioni in via confidenziale. Notizie giunte ieri di successi che qui si affermano molto importanti eontro l'esercito russo, se possono da un lato rinsaldare le velleità bellicose·, potrebbero pure d'altro canto, vista situazione più favorevole acquistata in seguito a ciò dalla Germania, persuaderla a cercare di valersene per iniziare aperture di pace in migliori condizioni.

(l) -Vedi D. 198. (2) -Vedi D. 207. (3) -Vedi D. 208. (4) -Per la risposta di Cucchi vedi D. 241. (5) -Vedi D. 216.
223

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1561/147 . Berlino, 17 novembre 1914, ore 14,30 (per. ore 18,40).

Telegramma di V. E. gab. n. 1168 (l).

Soltanto alcuni giornali tedeschi avevano riprodotto senza commenti di sorta la pubblicazione del Corriere della Sera circa preteso progetto della Santa Sede. In Questi circoli ufficiali, come ho potuto accertarmene in conversazioni recenti, la cosa era passata interamente inosservata. In ogni modo parlando in linea generale e in via accademica delle voci già ripetutamente messe in circolazione e del resto abbastanza naturali di un intervento del Sommo Pontefice in favore della pace io profittai dell'occasione per far comprendere chiaramente che il R. Governo non avrebbe assolutamente ammesso una internazionalizzazione qualsiasi della questione romana e si sarebbe risolutamente opposto alla partecipazione della S. Sede ad un eventuale congresso internazionale per la pace. Da Zimmermann e da altri mi fu subito r:sposto che si riconosceva tale punto di vista come perfettamente giustificato: né altra risposta era da attendersi date le tendenze rigorosamente protestanti che dominano in queste sfere dirigenti. Oggi giornali pubblicano pur senza alcun commento l'enciclica papale che contiene le consuete doglianze circa l'insosteni~ilità della situa2lione del Pontefice. Non mancherò di vigilare anche la [stampa] e di riferire a V. E. circa ogni manifestazione che qui si producesse sull'argomento.

224

IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 11359/1097. Durazzo, 17 novembre 1914, ore 16,30 (per. ore 21).

Mentre situazione sta migliorando nelle vicinanze di Durazzo ed anche nella paxte settentrionale del paese, giungono notizie di un peggdoramento dalle parti di Tirana, dove la parte più fanatica della popolazione minaccia gravi

17 -Documenti diplomatici -Serie V -Vol. II

disordini. Essad conta inviarvi un cannone ed una mitragliatrice in aiuto del presidio di circa 200 uomini colà distaccato. Al presente mille uomini favorevoli ad Essad sarebbero pronti nelle vicinanze della città. Secondo quanto pensa Essad uno scontro vi sarebbe quasi inevitabile. Per calmare i bollori della popola~ione di Elbassan sobillata dai Giovani Turchi, Essad ha inviato a quelle autorità un telegramma implorandone l'intervento a favore della pace e mostrando il pericolo grave in caso di un attacco provocato dai mestatori contro i serbi che procurerebbe • solo lacrime alla patria •. Essad disporrebbe ora oltre alle forze sovraccennate, di circa 3600 uomini a Durazzo e dintorni. La popolazione di Kroja e Cavaja gli è pure nella maggior parte favorevole. Con ciò rispondo pure al dispaccio di V. E. n. 390 del 14 corrente (1).

(l) Vedi D. 200.

225

IL MINISTRO A NISH, SQUITTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 11365/168. Nish, 17 novembre 1914, ore 17 (per. ore 3,05 del 18).

Gli austriaci hanno occupato Valievo evacuata dal quartiere generale serbo che si è trasferito a Kraguievaz. Azione militare austriaca sul territorio serbo è divenuta da qualche giorno più audace ed aggressiva per considerevoli rinforzi arrivati. Si dice che fra questi vi siano soldati germanici e cacciatori tirolesi provenienti dalla frontiera italiana. Ciò ha prodotto fra i serbi impressione di rammarico e di dispetto contro noi che siamo sospettati avere rassicurato Austria-Ungheria sulle nostre intenzioni permettendo così sguarnire confine italo-austriaco. Non manca chi comincia a dubitare della possibilità che l'esercito serbo resista a forze superiori bene armate ed equipaggiate e chi pensa che probabilmente l'Austria-Ungheria avrà deciso di impiegare in Serbia tante forze quanto saranno necessarie per vincere almeno qui.

226

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. S. 1564/203. Bucarest, 17 novembre 1914, ore 19,30 (per. ore 21).

Mio telegramma Gabinetto n. 202 (2).

Ho parlato oggi a lungo con questo Ministro degli Affari Esteri dei rapporti romeno-bulgari e l'ho trovato come al solito assolutamente contrario a qualsiasi concessione territoriale. Sono però riuscito a deciderlo a porre la

t. -11200/1507 del 13 novembre, ore 12,30.

questione su que!rta base : egli terrà a questo Ministro di Bulgaria il linguaggio più amichevole possibile e, contrariamente a quanto aveva fatto giorni sono, incoraggerà Serbia a fare alla Bulgaria più larghe concessioni. Per quanto riguarda frontiera Dobrugia, Ministro Affari Esteri lascerà [questione] impregiudicata, facendo però capire che una eventuale rettifica non è esclusa. Il male però è che Ministro degli Affari Esteri è convinto essere Bulgaria già vincolata coi due Imperi centrali, pur ignorando natura e importanza del relativo accordo. Anche egli mi ha confermato che la Grecia non intende fare nessuna concessione alla Bulgaria. In (!uanto Serbia, mi ha detto essere stato informato che la Triplice Int~sa è decisa ad autorizzare senz'altro Bulgaria ad occupare territori macedoni spettantile in base al trattato del 1912 se Serbia non consente cederli colle buone. Porumbaro prega mantenere il segreto su quanto precede con Ghika.

(l) -Con t. posta 6443/390 del 14 novembre, ore 24, Sonnino rhiedeva ad Aliotti di comunicargli notizie su un movimento insurrezionale ad Elbassan segnalatogli da Lori con (2) -Vedi D. 208.
227

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1562/388. Londra, 17 novembre 1914, ore 22,39 (per. ore 2 del 18).

Telegramma di V. E. Gabinetto n. 1174 (1).

Grey mi ha detto testé nulla sapeva di aperture germaniche alla Russia. Giorni fa si è presentato a Pietroburgo un avvocato americano il quale ha parlato di pace. Ma la sua era una agitazione affatto spontanea essendo accertato non avere egli ricevuto incarico alcuno, non dalla Germania né dalla Russia né dal proprio Governo.

228

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1563/389. Londra, 17 novembre 1914, ore 22,39 (per. ore 2,35 del 18).

Telegramma di V. E. Gabinetto n. 1173 (2).

In modo altrettanto chiaro quanto amichevole e con massima franchezza consentitami dalle cordiali mie relazioni con lui ho intrattenuto oggi Grey giusta ordini di V. E.

Mi ha risposto che: non aveva dato alcuna istruzione ed ignorava che Ammiragliato avesse rivolto nota domanda. Dall'ultimo colloquio con me nel

l'agosto (mio telegramma Gabinetto n. 322) (l) aveva pronunziato parola

• Dodecanneso • una volta sola ossia pochi giorni fa quando discutendo al Foreign Office di alcune questioni attinenti alle isole Egee egli spiegò che per esse intendeva soltanto isole occupate dalla Grecia e non Dodecanneso. Ad ogni modo sull'argomento mi darà una risposta più pre·cisa venerdì prossimo quando andrò a vederlo prima partire Roma.

Grey ha dichiarato categoricamente non vere le notizie della Frankfurten Zeitung di promesse del Dodecanneso alla Grecia. Circa risposta al Governo britannico Quella già data mi pare sufficiente. Circa Castellorizzo al pari tutte le altre questioni relative alla eredità della Turchia riterrei preferibile [parlare] prima con V. E. alla mia prossima venuta.

(l) -Vedi D. 216. (2) -Vedi D. 215.
229

IL MINISTRO A SOFIA, CUCCHI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. s. 1565/64. Sofia, [17] novembre 1914, ore ... (per. ore 16 del 18).

Presidente Consiglio Ministri, cui ho chiesto se avesse notizie della campagna di alcuni giornali italiani per una intesa dell'Italia cogli Stati balcanici neutrali, mi disse che in un telegramma gliene aveva accennato Rizov (il quale, aggiunse, ama i grandi progetti), che la cosa è certamente simpatica ma che non essendovi un piano concreto e non conoscendo le intenzioni del Governo italiano non poteva dirmi nulla al riguardo.

Presidente mi dichiarò che era più che mai fermo nel concetto che· la Bulgaria dovesse mantenere una stretta neutralità resistendo a qualsiasi pressione o lusinga. Disse che la neutralità è la condizione che può maggiormente giovare alla Bulgaria in quanto non è un fatto negativo ma una manifestazione decisa di volontà e al momento opportuno Bulgaria ne dovrà essere ricompensata. Perciò Governo bulgaro se dovesse prendere misure militari prenderebbe soltanto quelle necessarie per respingere qualsiasi attacco e manterrà la pace finché non sia da altri turbata. • Radoslavov, soggiunse egli, non farà mai un colpo di testa come ha fatto Danev l'anno scorso •. In quest'ordine dl idee, come Bulgaria tiene essere in buoni rapporti con tutti gli Stati belligeranti e neutrali, così tiene mantenerli tali anche con gli Stati balcanici neutrali Romania e Grecia.

Presidente mi confermò che le relazioni colla Turchia sono buone: non

teme nulla da essa né crede che la guerra santa possa avere influenza sui

musulmani della vecchia e della nuova Bulgaria ma non si dissimula che

nella Turchia stessa possano scoppiare disordini e sopratutto massacri di

cristiani.

Non si mostrò molto fiducioso dei successi militari turchi ed ebbe dubbi

sull'esito dell'azione turca in Egitto pur ammettendo che la provocata agita

zione panislamica possa creare preoccupazioni all'Inghilterra e alla Francia c forse anche all'Italia, anzi non nascose il suo scetticismo sulle assicurazioni turche all'Italia nei riguardi della Libia.

Accennando all'avanzata degli austriaci in Serbia, Presidente Consiglio aggiunse che essa è QUi accolta con la più grande soddisfazione ma che se anche austriaci giungessero fino alla frontiera bulgara, Governo bulgaro non modificherebbe sua attitudine neutrale come non la modificherebbe se· russi andassero a combattere in Tracia rispettando il territorio bulgaro. E non parve escludere quest'ultima eventualità ammettendo egli stesso che • i russi vanno lentamente ma vanno lontano •.

Nel fare l'elogio dell'azione militare russa si mostrò altrettanto ammirato dello sforzo dell'esercito tedesco che ha salvato esercito austriaco ed aggiunse che sul teatro occidentale tedeschi sarebbero in condizioni favorevoli.

(l) Vedi serie V, vol. l, D. 474.

230

IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. POSTA 11427/1101. Durazzo, 17 novembre 1914 (per. il 20).

Telegramma di V. E. n. 6388 del 2 novembre (1).

Per poter rispondere esaurientemente alla domanda di V. E. sarebbe necessario conoscere i telegrammi cui allude il Duca d'Avarna nel testo del telegramma comunicatomi da V. E.

Per quanto concerne l'azione austriaca in Albania in genere e le prove di un'ingerenza di agenti austriaci a danno dell'Albania e contrariamente agli accordi itala-austriaci, mi basta citare pochi fatti più recenti pienamente comprovati:

l. Lo sbarco di armi e munizioni fatto per mezzo del vapore • Andrassy • a Medua e l'intervento di vari ufficiali austriaci nei tentativi d'incursione contro i Serbo-Montenegrini. Contro QUesti fatti il R. Governo ebbe già occasione di richiamare l'attenzione del Governo di Vienna; questo diede una risposta evasiva e poco persuasiva, che solo V. E. può vagliare per trarne le conclusioni del caso.

2. La propaganda esercitata subdolamente ·contro Essad specialmente per far disertare i suoi armati. Nei telegrammi nn. 1038 e 1040 del 2 Novembre (2) ho accennato al fatto che furono arrestati alcuni dibrani col denaro in mano al momento in cui uscivano da questo Consolato austro-ungarico. Ma non credo che di Questo si possa fare oggetto di speciale osservazione a Vienna ove si potrebbe sempre rispondere che non si può tener conto delle prove prodotte dalla gente di Essad.

3. La partecipazione di vari agenti, stipendiati dall'Austria, alla organizzazione di una forza armata destinata ad attaccare i serbo-montenegrinì. Questo fatto è pienamente comprovato dai documenti sequestrati a Scutari, donde risulta la diretta responsabilità del delegato alla C.I.C., Signor Kral, e del Signor Halla, d'accordo con Hassan bey ed altri. (Vedi mio rapporto n. 388 del 31 ottobre n.s.) (1). Il sequestro d·i questa cOTri:sp<>ndenza deve avere prodotto una certa impressione a Vienna, poiché il Console di Francia a Scutari ha informato poco fa questo Ministro di Francia che il Governo Austro-Ungarico avrebbe delìberato di non far più ritornare il Signor Kral in Albania, per evitare reclami da parte dell'Italia.

Giova notare che l'atteggiamento austriaco a nostro riguardo è singolarmente mutato dal momento in cui la Turchia è entrata in guerra. Gli ufficiali austriaci sono stati quasi tutti ritiram dall'Albania settentrionale. Un ultimo gruppo di circa 16 Ufficiali, travestiti da preti, è partito circa 20 giorni fa dopo l'insuccesso del loro tentativo. Sembrerebbe che siano stati ritirati pure gli ufficiali di cui f,a paro,1a n R. Console in Uscub nel suo raprporto 17 ottobre n. 100 (1). Anche il Ministro di Serbia mi conferma questo ritiro, salvo che per un ufficiale superiore ammalato nella Malissia Mirdita, vicino al territorio degli Hassi e forse per uno o due altri ufficiali subalterni che si nasconderebbero.

Ora l'Austria ha sposato in Albania la causa ottomana al punto di scontentare gli stessi suoi protetti cattolici che protestano per il fatto che l'Austria vorrebbe abbandonare la bandiera albanese per la bandiera turca. La tattica austriaca fa dunque figurare gli emissari ed ufficiali Giovani Turchi che predicano la cooperazione di tutti gli albanesi a favore della Turchia e della sua alleata l'Austria.

Da ciò risulta un movimento che spesso diventa anche anti-italiano appunto perché l'Italia passa per essere contraria ai progetti d'invasione della Se·rbia. L'esistenza di questa alleanza di interessi austro-turchi è confermata anche dai rapporti della R. Ambasciata in Cospoli e specialmente nel rapporto n. 873 in data 5 ottobre u.s. (l) donde risulterebbe che ill. Comitato giovane turco albanese di Costantinopoli sarebbe stipendiato da quell'Ambasciata Austro-Ungarica e sarebbe il vero istigatore di tutto il movimento contro Essad e contro la Triplice Intesa. I Giovani Turchi certamente combattono anche i nostri interessi per quanto lo facciano con la cautela imposta loro dalla situazione internazionale e probabilmente dai consigli della stessa Austria-Ungheria.

Entro (!uesti limiti e con queste riserve si può prestar fede alle dichiarazioni fatte a S. E. Avarna a tenore delle quali la politica austro-ungarica non mirerebbe a fare intrighi in Albania o a sollevare complicazioni ma desidererebbe invece procedere di pieno accordo con noi al mantenimento della tranquillità in Albania e dei deliberati di Londra, evitando tutto ciò che potesse urtare la nostra suscettibilità. È chiaro che l'Austria non si guasterà con l'Italia per l'Albania nelle attuali sue critiche condizioni (2).

(l) -Vedi D. 179, nota 2. (2) -Vedi DD. 112 e 113. (l) -Non pubblicato. (2) -Non risulta che Sonnino abbia fatto la confutazione per la quale aveva chiesto elementi ad Aliotti.
231

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1568/390. Londra, 18 novembre 1914, ore 10,31 (per. ore 3,40 del 19).

Persona ordinariamente bene informata e appartenente Foreign Office mi diceva ieri che ricominciano a correre voci per quanto vaghe e non controllabili, di tendenze austriache a pace separata. Queste tendenze sarebbero efficacemente caldeggiate da alcuni elementi alta aristo•crazia unghesere ostentanti grande simpatia per Inghilterra. Interlocutore aggiunse aver motivo di credere che alcuni aristocratici ungheresi s.i sono recati o stiano per recarsi a Pietroburgo per tastare il terreno col proposito di venire più tardi anche qui. Egli non seppe dirmi però se trattative vagheggiate da questi emissari contemplano pace con la duplice Monarchia o soltanto con l'Ungheria qualora si decidesse a separarsi dall'Austria. Quanto precede credo doveroso informarne V. E. ad ogni buon fine senza però garantire in alcun modo fondamento informazione che forse Carlotti potrebbe controllare.

Benckendorff che ha parenti in Austria e Germania mi diceva giorni sono ritenere in Austria regnare vivissima irritazione contro tedeschi. Questa impressione era in sostanza condivisa pure da Tyrrell, il quale però non considera probabile Austria si decida a pace per conto suo. A suo parere· i soli personaggi aventi autorità necessaria per imporla eventualmente (la triade Tisza, Conrad, Forgach) sono appunto quelli che legati alla Germania e suggestionati da Berlino hanno imbarcato Monarchia in questa terribile avventura e che sarebbero fatti segno indignazione generale in caso di pace separata e pertanto di constatati insuccessi loro politica personale.

Mancando elementi di giudizio riferisco a titolo di semplice informazione (1).

232

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. s. 1566/106. Pietrogrado, 18 novembre 1914, ore 14,04 (per. ore 22,20).

Telegramma di V. E. n. 1174 (2). Non risulta che Germania abbia iniziato in qualsivoglia modo aperture di pace con Russia.

e 262.

Qui è del resto universale convinzione che Germania non farà aperture di pace se non costrettavi dalle circostanze e che è tuttora ben lontano il momento in cui f!Ueste si verificheranno. Altrimenti si pensa invece dell'Austria.

Granduca Nicola Michailovitch, reduce con l'Imperatore dai teatri delle recenti battaglie, mi ha espresso previsione che guerra con Germania sarà di lunga durata e la più micidiale di quante ne abbia registrato la Storia. Quanto all'Austria egli non ha formulato apprezzamenti ma dal suo linguaggio ho potuto argomentare che egli non escludeva possibilità cessazione guerra in epoca meno remota.

Ma anche per una pace austro-russa si possono fare presunzioni, ma mancano fino ad ora positivi elementi per accreditarne la voce che però continua ad essere diffusa.

(l) Nel ritrasmettere questo telegramma a Carlotti e Avarna con t. gab. 1180 del 19 novembre, ore 11,20. Sonnino aggiungeva le seguenti istruzioni • Prego V.E. comunicarmi su quanto precede sue informazioni e suo pensiero vigilando e riferendomi su qualsiasi fatto o indizio in proposito.. Per le risposte, vedi rispettivamente DD. 261

(2) Vedi D. 216.

233

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1567/391. Londra, 18 novembre 1914, ore 15,50 (per. ore 21,40).

Telegramma di V. E. gab. n. 1168 (1).

Durante il collo(!uio di ieri credetti bene nella forma e con intonazione prescrittami da V. E. parlare a Grey bene rilevando che questione romana per noi non esiste. È una questione puramente interna italiana nella quale, come non l'ammisero i nostri maggiori da 44 anni, così siamo irrevocabilmente decisi a non ammettere nemmeno noi alcuna ingerenza straniera.

Grey prese nota osservando non aveva alcuna notizia che della cosa si fosse recentemente discorso. E difatti qui nessun giornale dei principali da me quotidianamente letti ha fatto alcuna menzione dei piani attribuiti alla Santa Sede di risollevare <!Uestione romana nel futuro Congresso della pace, del quale del resto parmi siamo ora purtroppo ancora lontani.

234

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO DELLE COLONIE, MARTINI, E ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, GARRONI

T. GAB. 1177. Roma, 18 novembre 1914, ore 16.

Questo Ambasciatore di Turchia durante un colloquio avuto con me ieri (2) si dichiarò pronto a qualunque negoziato tra la Turchia e l'Italia, e cw m relazione a quanto io gli avevo accennato 1'11 scorso (3) intorno alle questioni

rimaste sospese a Losanna sulla sudditanza e rappresentanza dei libici allo estero.

Naby bey mi disse di avere avvertito a Costantinopoli della opportunità di richiamare El Baruni dalla Cirenaica. Assicurò che ci saremmo presto convinti della serietà degli sforzi fatti dal Governo del Sultano per evitarci qualunque noia in Albania o in Cirenaica e per distogliere il Senussi dal molestarci. Che non era la vera Guerra Santa quella proclamata dal Sultano, poiché la Guerra Santa si applicherebbe egualmente contro tutti i cristiani, mentre questa era ristretta alle sole Potenze nemiche. Osservai che le manifestazioni sul tipo dell'intervista tra lo Sceik-ul-islam ed un corrispondente del Berliner Tagblatt non erano fatte per restringere l'azione della Gue~ra Santa proclamata, bensì per allargarla.

(l) -Vedi D. 200. (2) -Vedi SoNNINO, Diario, vol. II (1914-1916), a cura di P. Pastorelli, Bari, Laterza, 1972, pp. 29-30. (3) -Vedi D. 186.
235

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, BOLLATI, A LONDRA, IMPERIALI, A MADRID, BONIN, A VIENNA, AVARNA, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A BORDEAUX, RUSPOLI

T. GAB. S. 1178. Roma. 18 novembre 1914, ore 18.

Faccio seguito al telegramma n. 1168 (1).

In un recente colloquio con questo Ambasciatore di Germania (2) accennai alle voci. mantenute vive dalla stampa, che si agitasse presso il Vaticano la questione dell'ammissione di un Rappresentante del Papa nella futura Conferenza per la pace al termine della presente guerra. L'Italia non potrebbe che opporsi ad una tale ammissione, così come si oppose alla proposta analoga in occasione della Conferenza dell'Aja. Il Governo non potrebbe non considerare ogni passo fatto in questo senso, e tanto più ogni impegno che si prendesse dai terzi, come un atto poco amichevole. L'impressione che desterebbe nell'opinione pubblica in Italia qualunque notizia simile sarebbe funesta, e produrrebbe una forte agitazione contro qualunque Ministero che non vi si opponesse risolutamente; con che non si poteva che facilitare l'avvento di un Governo con programma più acceso in fatto di politica ecclesiastica come di politica estera.

Tanto mi pregio comunicarle per sua notizia ed eventuale norma di linguaggio, per prevenire qualsiasi malinteso pur sempre evitando qualunque segno di preoccupazione (3).

(l) -Vedi D. 200. (2) -Vedi SONNINO, Diario, cit., pp. 28-29. (3) -Risposte dirette o indirette a questo telegramma si trovano ai DD. 250, 275, 322, 327, 345, 362 e 403. Nessuna risposta pervenne invece da Avarna.
236

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI

T. GAB. s. 1179. Roma, 18 novembre 1914, ore 21.45.

Riservatissimo per Lei soto (1).

Nel penultimo ricevimento diplomatico, in data 10 corrente (2), questo ambasciatore di Germania mi ha letto un documento in cui il ministro Jagow mi salutava personalmente, e poi chiedeva se non mi pareva che si potesse considerare l'eventualità, dalla Germania vagheggiata, che col prolungarsi della guerra l'Italia avesse un giorno ad unire la sua azione a quella degli alleati trentennali, entrando in campo.

La Germania si rendeva ragione dei motivi che avevano determinato la nostra neutralità all'inizio della guerra. La Germania si sarebbe adoperata presso l'Austria per eventuali concessioni da farsi all'Italia pel Trentino; e nel regolamento della pace gli interessi dell'Italia sarebbero stati considerati così nei Balcani, in caso di modificazioni delle condizioni attuali, come in Africa. Un intervento dell'Italia nella guerra avrebbe consolidata l'alleanza del passato e pel futuro.

Flotow mi pregava di parlargli francamente, dicendo che non si trattava di un passo ufficiale. Che l'Ambasciatore d'Austria non ne sapeva nulla.

Risposi che mentre ritenevo che all'inizio della guerra un bel gesto dell'Austria avrebbe potuto rendere possibile anche trattative in questo senso, oggi l'opinione pubblica in Italia era ostensibilmente contraria ad ogni partecipazione alla guerra a fianco dei vecchi alleati, e che ritenevo più utile, nello stesso fine di mantenere la neutralità attuale, di non mettersi oggi sul terreno indicato.

Non esservi inconvenienti che la Germania per suo conto tastasse le disposizioni dell'Austria ad eventuali concessioni; ma per parte mia non potevo dare alcuna assicurazione al riguardo. Ci tenevamo strettamente sul terreno della neutralità vigile; e, preoccupato com'ero dei pericoli che derivavano per noi dell'entrata della Turchia nella guerra, raccomandavo alla Germania e all'Austria di vigilare a prevenire le questioni e gli incidenti che malauguratamente potessero sorgere da quella parte.

Flotow mi ringraziò della mia franchezza, e disse che quanto alla Turchia essa dava ogni maggiore assicurazione di non volerei dare alcuna noia, ma anzi di volerei agevolare presso il Senussi; egli escludeva che i recenti conflitti in Libia potessero essere dipendenti dalla entrata in guerra della Turchia.

In un successivo colloquio avuto ieri con Flotow (3) questi mi ha letto un documento venutogli da Berlino, in cui vengono esposti tutti i vantaggi e svantaggi che potrebbero derivare all'Italia da una partecipazione alla guerra, nei due supposti di mettersi con i vecchi alleati, oppure con la Triplice Intesa.

Si argomentava che nel primo caso con una spedizione di forze anche non ingenti in Savoia, attualmente sguarnita di truppe, si costringerebbe la Francia a togliere uomini dall'attuale teatro della guerra, con che sarebbe certa la sua pronta sconfitta, dando modo ai tedeschi di volgere tutto lo sforzo contro la Russia.

Alla chiusa l'Italia potrebbe aspirare a grossi vantaggi, come la Savoia, Nizza, Corsica e Tunisi. I pericoli intanto sarebbero minimi. Le due flotte italiana e austriaca potevano tenere testa a quelle ridotte della Francia e dell'Inghilterra nel Mediterraneo, i porti essendo protetti dagli ottimi nostri sottomarini.

Si riconosceva che l'opinione pubblica in Italia mal consentirebbe un'azione militare in aiuto dell'Austria; ma ciò non si richiederebbe nemmeno.

Nel supposto invece di una partecipazione dell'Italia alla guerra a fianco della Triplice Intesa non potrebbe sperare che nell'acquisto del Trentino, e nel Mediterraneo resterebbe schiacciata dal prepotere degli inglesi e dei francesi.

Si amplificavano tutti i vantaggi diretti e indiretti del primo supposto e gli svantaggi del secondo.

Ho risposto ripetendo all'incirca le cose già dette il 10 corrente, cioè che non potevo considerare l'ipotesi dell'entrata in guerra n è a sostegno dell'Austria, nè contro la Francia; l'opinione pubblica non consentirlo oggi mai più. Che la migliore via era quella di conservare ~a neutralità.

Flotow riconosceva tutte le difficoltà della situazione nostra interna. Si mostrava quasi seccato che questi ripetuti tentativi del suo Governo si facessero sempre per il tramite d'i lui Flotow.

Flotow osservava poi che non era concepibile che facendo noi tante spese per armare, non si volesse poi pretendere a qualche risultato utile; onde la spinta ad entrare nella lotta.

Risposi che l'armare era una necessità per tutti ancorché neutri; che era la condizione per poter essere rispettati da tutti e per mantenere una neutralità vigilante; che il fatto che si stava armando esercitava anzi un effetto calmante nell'opinione pubblica, rassicurandola sulla tutela degl'interessi nazionali.

Quanto precede per esclusiva sua conoscenza personale (1).

(l) -Si riferisce. pur senza citarlo. al D. 191. (2) -SoNNmo, Diario, cit., pp. 24-25. (3) -Vedi ivi, pp. 28-29.
237

IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. u. R. 11385/1103. Durazzo, 18 novembre 1914, ore 22,25 (per. ore 2,10 del 19 ).

Questo Incaricato d'Affari di Bulgaria ha informato oggi Essad che suo Governo avrebbe intenzione intimare, quanto prima, sgombero linea confine Macedonia che era stato convenuto nel trattato lega balcanica che precedette

guerra contro Turchia. Rappresentante bulgaro si sarebbe espresso in termini da far intendere cosa come decisa e quasi imminente come se Governo Sofia volesse profittare attuall difficoHà Serb~a per volgersi contro Triplice Intesa. Bulgaria sarebbe disposta se mai, fare fronte anche alla Grecia. Trasmetto queste notizie con ogni riserva intorno vero movente che ha ispirato rappresentante Bulgaria, per Quanto egli vanti aver agito con conoscenza suo Governo (1).

(l) Per la risposta di Bollati vedi D. 243.

238

IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 11384/1105. Durazzo, 18 novembre 1914, ore 22,25 (per. ore 2,10 del 19).

È stato proclamato oggi stato d'assedio a Tirana. Truppe Essad hanno avuto ordine circondare città ove probabilmente saranno arrestati principali agitatori che cercavano fomentare per attaccare Serbia in aiuto Turchia e Austria. Assembramenti armati ad Elbassan sono stati dispersi e 12 notabili di quella città vengono a Durazzo per fare atto di sottomissione probabilmente anche per dare schiarimenti circa recenti incidenti e domandare forse liberazione Kiamil Pascià.

239

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1569/134. Vienna, 18 novembre 1914. ore 23,03 (per. ore 3 del 19).

Telegramma di V. E. gabinetto segreto n. 1169/46 (2).

Ho avuto ieri ed oggi due lunghi colloQui col conte Monts. Essendo legato a lui da antica amicizia fin da ~uando eravamo cui colleghi or fa 20 anni, egli mi ha parlato colla maggiore franchezza in via però personale.

Mi ha confermato innanzi tutto Quanto Bollati riferl a V. E. circa il suo viaggio a Vienna, rilevando che esso era destinato non solo completare l'azione di questo ambasciatore di Germania ma a rendersi conto anche personalmente della situazione, conferendo coi vari Ministri e le principali personalità politiche. Ed egli aveva già potuto constatare che le informazioni trasmesse al riguardo dal conte Tschirschky, alle quali però a Berlino non si prestava intera fede, corrispondevano del tutto alla realtà.

Circa gli scopi del suo viaggio a Vienna mi ha detto di aver potuto constatare i grandi preparativi che qui si facevano per rendere le condizioni militari della Monarchia migliori e che un nuovo esercito di 300.000 uomini si stava ora organizzando e sarebbe stato pronto a marciare al principio del prossimo anno.

Dopo di che si sarebbe posto mano all'organizzazione di un altro esercito. Quanto alla concentrazione nel Comando germanico della direzione delle operazioni militari egli non avrebbe potuto adoperars'i perché ciò si ,effettuasse giacché i corpi d'esercito germanico che combattevano validamente con quelli austro-ungarici erano di gran lunga inferiori a questi, per cui la direzione generale non poteva naturalmente che continuare a rimanere nelle mani dell'arciduca Federico.

Quanto all'azione da esercitarsi dai due alleati in Bulgaria e più particolarmente in Romania per lo scopo indicato nel telegramma suddetto essa era già stata svolta da più tempo dal Governo I. e R. e qui non si dubitava che quegli Stati avrebbero persistito a mantenere salda almeno per parte loro la loro neutralità.

A tale proposito mi ha riferito ~he Beldiman, Ministro di Romania a Berlino, ritornato da qualche tempo al suo posto e che aveva visto prima partire per Vienna avevalo assicurato che Re Ferdinando quantunque meno intelligente del suo predecessore, era però più fermo di lui nel voler mantenere la neutralità e che a torto si attribuivano sentimenti russofili alla Regina Maria che per contro divideva interamente le opinioni del marito. E nell'accennare poi alla azione militare attuale dell'Austria-Ungheria in Serbia ha rilevato che essa avrebbe potuto avere a suo parere grande importanza perché se le truppe I. e R. riuscissero a infliggere nuove e gravi sconfitte a quelle serbe ciò avrebbe potuto indurre forse la Bulgaria e la Romania a partecipare al conflitto a fianco degli Imperi centrali dando così agio all'Austria-Ungheria di trovarsi in comunicazione diretta colla Turchia.

Monts mi ha informato quindi che aveva già veduto Berchtold e Forgach e che nelle conversazioni avute con loro essi si erano dimostrati animati dalle migliori disposizioni verso l'Italia ed espresse la speranza che allo stato attuale delle cose il R. Governo avrebbe continuato a mantenere ferma la neutralità fino alla fine della guerra. Ma in QUelle conversazioni non si era trattato degli interessi riguardanti l'Italia o di altre questioni attinenti al nostro paese nè di una eventuale cessione del Trentino nel caso di una nostra partecipazione effettiva alla guerra a fianco degli alleati. La questione era per se stessa trop. po delicata perché potesse permettersi di toccarla direttamente con Berchtold e essa poi era di competenza esclusiva dell'Imperatore. Ma aveva potuto convincersi che non si sarebbe (lui disposti a fare una simile cessione. Una delle ragioni per cui vi si era opposti era il timore che il malcontento che essa avrebbe provocato tra le popolazioni del Tirolo settentrionale potesse fare sorgere tra loro un irredentismo germanico da attrarle verso la Baviera da cui dipendevano i loro commerci. D'altra parte l'Imperatore era assolutamente contrario a quella cessione, avrebbe piuttosto abdicato che consentirvi. Certo Austria-Ungheria non avrebbe potuto cedere il Trentina all'Itailia quale ri

compensa del mantenimento della sua neutralità sino alla fine della guerra. Ma se l'Italia avesse spontaneamente partecipato alla guerra con tutte le sue forze militari e navali a lato dei suoi alleati, non era da escludersi in modo assoluto che alla conclusione della pace, ove essa fosse stata vittoriosa quella cessione avesse potuto essere forse effettuata in compenso degli acquisti territoriali che la Monarchia avrebbe fatto nei Balcani.

E ha aggiunto che poteva assicurarmi che in tal caso la Germania si sarebbe adoperata col maggiore impegno possibile perché l'Imperatore si inducesse a consentire a tale cessione, ma mi ha fatto intendere che non credeva che si potesse parlare, prima che la nostra partecipazione effettiva alla guerra avesse avuto luogo, come di una condizione per questa partecipazione e finché la pace non fosse conclusa, di previa assicurazione segreta o di previo impegno da parte dell'Austria-Ungheria per quella cessione.

E Questa ove avesse potuto realmente effettuarsi avrebbe rappresentato il compenso che ci spettava in virtù dell'art. 7 del trattato di alleanza qualora Austria-Ungheria avesse fatto acquisti territoriali nei Balcani.

Ho creduto ricordare a questo proposito al conte Monts quanto Bollati avevagli fatto già rilevare circa le disposizioni della nostra opinione pubblica rispetto ad un nostro eventuale intervento alla guerra a fianco degli alleati e circa il fermo proposito del R. Governo di mantenere la neutralità a meno che interessi vitali dell'Italia fossero lesi o manomessi.

Nel corso della conversazione Monts mi ha detto poi che riteneva che non fosse neppure da escludere in modo assoluto che ove la Romania avesse preso parte alla guerra insieme agli Imperi centrali, l'Imperatore si fosse deciso forse ad accordarle alla conclusione della pace qualche rettifica di frontiera dalla parte della Bucovina che era abitata da popolazione romena.

Nell'accennare all'atteggiamento dell'Italia verso la Germania egli ha lamentato gli ostacoli che da noi si frapponevano all'importazione nell'Impero di alcuni articoli che gli erano necessari fra cui la lana. Ma ha aggiunto che nella presa di Anversa eransi trovate tali quantità di lana da bastare ai bisogni della Germania la quale aveva potuto anzi cederne una parte all'AustriaUngheria.

Mi ha informato quindi di avere già conferito con vari uomini politici fra cui il Signor Baernreither e che si disponeva a conferire con il Bilinski Ministro delle Finanze comune e con il Presidente del Consiglio Stiirgickh e avrebbe lasciato Vienna fra due o tre giorni. Non era sua intenzione recarsi a Budapest perché avrebbe veduto il Tisza in Vienna ove era aspettato oggi.

Per ultimo il conte di Monts mi ha detto che a Berlino non si era sod

disfatti dell'opera del Signor Flotow e che egli sarebbe stato in breve sostituito

dal Biilow al quale sarebbe stata affidata una missione straordinaria durante

il periodo della guerra.

A quanto gli risultava il Biilow che era molto ambizioso e desideroso da più tempo di prendere di nuovo parte attiva alla politica avrebbe egli stesso manifestato il desiderio di essere nominato Ambasciatore di Germania presso

S. M. il Re.

Le cose dettemi dal conte di Monts circa le disposizioni dell'imperatore Francesco Giuseppe e del Governo I. e R. rispetto ad una eventuale cessione del Trentino all'Italia confermano pienamente quanto ebbi a riferire al compianto marchese di San Giuliano con la mia anteriore corrispondenza telegrafica e specialmente con i miei telegrammi di Gabinetto n. 97 e 108 (1), nonché le previsioni da me fatte nella mia lettera particolare al ministro Guicciardini in data 2 marzo 1910 (2).

(l) -Ritrasmesso a Sofia con t. 6554 del 20 novembre, ore 1,30. (2) -Vedi D. 191, nota l.
240

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, MANZONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (3)

APPUNTO. (4). Roma, 18 novembre 1914.

La delimitazione del confine tra possedimenti italiani e francesi doveva iniziarsi nel prossimo dicembre.

Scoppiata la guerra, la Francia ha domandato il rinvio di questi lavori.

Sono a delimitarsi i confini a sud di Gadames.

La situazione esistente è determinata:

l) dalla nostra adesione all'accordo franco-inglese del 1899, al quale è annessa una carta geografica con descrizione sommaria dei confini del Vilayet di Tripoli e del Mutessariflik di Bengasi;

2) dalle dichiarazioni fatte alle Camere francesi da S. E. Delcassé il 21 gennaio 1902; 3) dalle dichiarazioni alle Camere italiane fatte da S. E. Prinetti il 14 dicembre 1901; 4) dalle dichiarazioni alle Camere Italiane fatte da S. E. il Conte Guicciardini il 14 febbraio 1910.

In complesso la Francia ha riconosciuto che il tracciato descritto nell'accordo del 1899 costituiva fino al 16° parallelo nord la frontiera de' possedimenti anglo-francesi e da quel punto al nord, la zona di massima espansione dell'influenza francese. La Francia riconobbe pure la necessità di non intralciare le linee carovaniere della Tripolitania e della Cirenaica verso il Sud.

Data questa situazione si sostengono due tesi:

gli uni affermano che noi non possiamo pretendere di considerare territori libici che quelli strettamente inclusi nel tracciato sommario della Tripolitania e della Cirenaica descritta nella carta annessa alla Convenzione anglofrancese del 1899;

gli altri ragionano come segue: la Francia ha detto che la linea anglofrancese del 1899 rappresenta il suo eventuale massimo di espansione: la Turchia ha fin dal 1890 e poi nel 1899 rinnovato proteste dichiarando che quella linea invadeva territori ottomani: la Francia per proprio conto ha iniziato l'occupazione effettiva di quel territorio; la Turchia, in molto minor scala, ha fatto altrettanto per alcuni punti (Gianet, Bihua, etc. etc.) che più le interessavano: -prima che questi due processi di occupazione fossero compiuti, è venuta la guerra libica e l'Italia si è sostituita alla Turchia: dunque se la Francia non ha compiuta la sua espansione la zona da essa ancora inoccupata può essere discussa. Ora, le parti di questa zona che a noi più premono sono i due cunei rientranti in Tripolitania tra Gadames e Ghat e tra Ghat e Tummo: specie il primo, perché in esso passano importanti linee carovaniere colleganti Gadames e Ghat. Per questo motivo e per le assicurazioni date da Delcassé circa le linee carovaniere, noi dobbiamo tentare tutto il possibile, e possiamo fondatamente farlo, per assicurarci, in territorio nostro, le comunicazioni carovaniere tra Gadames e Ghat, e le comunicazioni tra Ghat e Tummo. Le prime sono indispensabili; le seconde, meno, perché anche ammesso che Quel tratto di confine rimanga come descritto nella carta del 1899, le due località resterebbero assai agevolmente collegate dalla linea interna di carovana: ment1·e per Gadames-Ghat sarebbe tutto il contrario.

L'ufficio sostiene decisamente la seconda tesi.

(l) -Vedi serie V, vol. I, DD. 11 e 212. (2) -Nel ritrasmettere questo telegramma dalle parole • Monts mi ha informato • alle parole • avere fatto acquisti territoriali nei Balcani • a Bollati con t. gab. 1183 del 20 novembre, ore 11, Sonnino aggiungeva le seguenti istruzioni: • Sarò grato a V.E. se oltre a scopi e risultati missione Tisza al Quartiere Generale germanico, vorrà riferirmi quanto risulterà costà circa risultati missione Monts a Vienna •. Per la risposta vedi D. 266. (3) -Da Archivio Sonnino, Montespertoli. (4) -L'appunto è intitolato • Confini della Libia •.
241

IL MINISTRO A SOFIA, CUCCHI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. S. 1573/65. Sofia, 19 novembre 1914, ore 12,20 (per. ore 19).

Telegramma di V. E. Gabinetto Segreto n. 1176 (1).

Ritengo che l'Italia abbia sommo interesse, sopratutto nei riguardi della Romania e della Bulgaria, che sembrano Stati destinati ad avere un grande avvenire, di non suscitare sospetti volendo esercitare pressione su di essi a favore dell'uno piuttosto che dell'altro.

Approvo quindi opinione di Fasciotti per quanto concerne Romania e condivido pure suo avviso che soltanto nel caso che noi pensassimo di uscire dalla neutralità potremmo iniziare un'azione per accontentare le aspirazioni della Bulgaria sulla Dobrugia poiché il sacrificio chiesto alla Romania avrebbe adeguati compensi nei territori che verrebbe ad acquistare. D'altra parte in questo momento Bulgaria, secondo le dichiarazioni di Radoslavov (2), dice volere rimanere assolutamente neutrale e nemmeno voler entrare in discussione su eventuali compensi. Siccome per noi è sommamente opportuno in

ogni caso che Bulgaria e Romania siano in buoni rapporti e che mentre Bulgaria abbia dimenticato le umiliazioni e i danni sofferti lo scorso anno per opera della Romania, questa d'altra parte abbia ad abbandonare la sua politica sospettosa, giusta istruzioni di V. E. continuerò ad adoperarmi per migliorare i rapporti bulgaro-romeni non solo adoperandomi presso questo Governo ma anche presso mio collega Romania che da quando ha fatto ritorno a Sofia si mantiene, conformemente alle istruzioni di Bratianu, in stretto contatto con me (1).

(l) -Vedi D. 221. (2) -Vedi D. 229.
242

IL MINISTRO A SOFIA, CUCCHI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1571/66. Sofia, 19 novembre 1914, ore 11 (per. ore 15).

Questo Ministro di Russia ha confidato a persona di mia fiducia che e·gli non ha alcuna illusione sulla resistenza serba che per forza delle cose è destinata ad infrangersi di fronte a~le fo!l"ze preponderanti austriache.

Nei riguardi di una possibile occupazione della Macedonia da parte della Bulgaria idea personale del Ministro di Russia, espressa però confidenzialmente (all'infuori dell'attitudine che potrà assumere Governo russo) sarebbe che dato che Austria fosse completamente vittoriosa in Serbia, qualora Bulgaria procedesse all'occupazione territoriale a danno della Serbia, potrebbe anche non essere considerata dalla TripLice Intesa come un casus belli (2).

243

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1570/148. Berlino, 19 novembre 1914, ore 14,45 (per. ore 18).

Telegramma di V. E. gabinetto n. 1179 (3).

Ringrazio l'E. V. di avermi informato circa le sue ultime conversazioni con codesto ambasciatore di Germania e mi compiaccio di ·constatare come le risposte da V. E. dategli concordassero tanto nella sostanza quanto nella forma [con] le dichiarazioni da me fatte a Zimmermann. Poiché Flotow ha torto di ritenere che questo tentativo del suo Governo sia fatto sempre per il tramite di lui: anche presso di me furono più volte rinnovate come ho riferito a

V. E. nel mio .teiegramma n. 145 (4). Zimmermann mi aveva anzi qualche

{l) Ritrasmesso a Bucarest con t. gab. 1185 del 20 novembre, ore 19.

18 -Documenti diplomatici -Serie V -Vol. II

giorno prima data lettura del dispaccio che si proponeva di inviare a Flotow ed io ne aveva sconsigliato l'invio considerandolo come inutile ed inopportuno (1). Egli parve dapprima accettare il mio consiglio ma poi volle in ogni modo inviare il dispaccio che è precisamente quello stato comunicato da Flotow nel suo colloquio con V. E.

(2) Vedi SONNINO, Diario, p. 34.

(3) -Vedi D. 236. (4) -Vedi D. 191.
244

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 11402/1006. Berlino, 19 novembre 1914, ore 14,45 (per. ore 18,50).

Telegramma di V. E. n. 6511 (2).

Quanto ha potuto [riferire] Ca11lotti drca relaZiioni fra truppe russe e austro-ungariche sul campo di battaglia mi è stato anche qui confermato da ufficiali austriaci e ungheresi di passaggio e reduci dal teatro della guerra che rilevavano la mancanza di astio e di accanimento fra i due eserciti combattenti in Galizia.

Quanto alla tensione nei rapporti fra truppe tedesche ed austriache osservo che qui si dice la stessa cosa per rapporto fra truppe francesi ed inglesi i cui prigionieri debbono essere tenuti separati, mentre gli uni e gli altri considerano come la peggior punizione essere messi insieme con i russi a cagione del loro incredibile sudiciume. Più di queste voci difficilmente controllabili mi sembra abbiano importanza quelle che persistono circa i pretesi dissensi fra comando superiore tedesco ed austriaco a cui si riferiva evidentemente tanto il viaggio del conte De Monts a Vienna e Budapest, del quale era menzione nel mio telegramma Gab. 145 (3), quanto attuale viaggio del conte Tisza al quartiere generale germanico, sul quale procurerò assumere informazioni (4).

245

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 11405/465. Atene, 19 novembre 1914, ore 17,30 (per. ore 18,30).

Recatomi stamane salutare Venizelos prima della mia partenza pel breve congedo concessomi da V. E. egli mi ha detto Bulgaria non aveva ancora mobilizzato e che quindi non vi erano motivi per la Grecia di urgenti preoccu

pazioni. Se Bulgaria mobilizzerà Grecia farà altrettanto e prenderà consiglio dalle circostanze. Assai più che dì pericoli bulgari, Venìzelos mi si è dimostrato preoccupato dell'avanzata Austria-Ungheria in Serbia e mi ha detto tutte le proteste e dichiarazioni del Governo austro-ungarico e di questo ministro d'Austria-Ungheria non hanno mai tolto dall'animo suo il sospetto che lo scopo finale e reale di tutta l'azione austro-ungarica sia Salonicco. In tal caso egli non vede che cosa potrà fare Grecia. Ad ogni modo sue parole mi hanno persuaso che non esiste ancora un piano concretato di difesa dietro offese in simile caso, piano che, naturalmente nello stesso senso efficace, dovrebbe coinvolgere l'azione della Triplice Intesa. Probabilmente come in altri casi anche per la questione di Salonicco azione della Triplice Intesa sarà lenta ed irresoluta e non prenderà una determinazione che a cose compiute.

(l) -Vedi D. 185. (2) -Vedi D. 218, nota. (3) -Vedi D. 191. (4) -In risposta Sonnino telegrafava (t. gab. 1183) chiedendo che Bollati gli riferisse, • oltre scopi e risultati missione Tisza al quartiere generale germanico • , anche • circa risultati missione Monts a Vienna • e gli ritrasmetteva il T. 1569/134 di Avarna, pubblicato al D. 239.
246

L'AMBASCIATORE A TOKIO, GUICCIOLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 11411 (1). Tokio, 19 novembre 1914, ore 19,45 (per. ore 22).

Rispondo telegramma di V. E. n. 6462 (2).

Ho motivo di credere soluzione qualsiasi eventuale questione fra gli Stati Uniti America del Nord e Giappone Tiguardante Statu qua Pacifico venga rimandata guerra finita.

247

IL MINISTRO DELLA MARINA, VIALE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (3)

L.R.P. 1124. Roma, 19 novembre 1914.

Come risulta a codesto Ministero, in seguito agli accordi confidenziali intervenuti nel periodo aprile-giugno dell'anno corrente tra i Ministri degli Affari Esteri e della Marina allora in carica, al Barone Lazzarini venne affidata la missione di riferire in merito alla questione del Dodecanneso, ed in special modo sulla convenienza di creare interessi Italiani in quelle isole ed assicurarci la possibilità di erigervi, al caso, depositi di carbone.

Con lettera del 18 giugno codesto Ministero concretò le modalità da osservare per la missione del Lazzarini, il quale la eseguì tra il 30 giugno ed il 24 luglio, dietro istruzioni dategli da questo Ministero, presentando poscia la sua relazione.

Tale relazione considera tutta intera la questione del Dodecanneso sia dal punto di vista economico e commerciale che da quello militare.

Le conclusioni alle quali egli viene sull'importanza militare delle diverse isole sono generalmente esatte. Brevemente riassunte, esse portano a stabilire che soltanto la catena insulare Cos-Patmos, nel suo complesso (Cos, Cappari, Ca1imno, Leros, Lipos, Patmos, colle minori Levita e Candeliusa), presenta caratteri tali da permettervi di ,crearvi eventualmente una buona base navale. Per la sua giacitura geografica, sia rispetto all'Egeo in generale, sia rispetto all'Anatolia, essa può dominare efficacemente il mare circostante ed estendere la propria influenza tanto sull'Anatolia, che sta di fronte a Levante, quanto sulle altre isole dell'Arcipelago che la circondano dalle altre parti. In questa sua situazione geografica consiste il suo valore strategico. Inoltre la disposizione delle varie isole che la compongono, lo sviluppo e la conformazione costiera delle medesime, i buoni porti che vi si trovano, i canali che intercedono fra le isole stesse, tutti liberamente praticabili, conferiscono alla catena notevoli caratteri tattici. Non è esagerato il paragone che il relatore ne fa con una parte della catena insulare Dalmata. Come questa rispetto al mare Adriatico e alla costa della Dalmazia, quella rispetto all'Arcipelago e alla costa dell'Asia Minore, può offrire a navi e siluranti buoni rifugi e ampia possibilità di manovrare, all'occorrenza, per linee interne, sia verso Levante, che verso Ponente.

Di tutte le altre isole non è il caso di parlare da questo punto di vista: la sola che sarebbe discutibile è Stampalia; ma gli scarsi suoi pregi militari, specialmente tattici -del resto già ben noti -non sono tali che valga la pena di occuparsene.

Il Lazzarini giustamente insiste nel dire che il valore militare della catena Cos-Patmos sussiste soltanto quando la si consideri nel suo insieme, non già .:>olo in qualche sua parte. Prudenza vuole che si preveda il caso che qualche altra Potenza, vedendo un giorno l'Italia stabilirsi comunque in Egeo, sia pure con un semplice deposito di carbone, procuri di neutralizzarne l'azione, stabilendosi a sua volta in qualche altro punto convenientemente scelto.

Possedere adunque una sola di queste isole -la migliore delle quali, sotto qualsiasi punto di vista, sarebbe in ogni caso Leros, al centro della catena -e crearvi una stazione navale, non significherebbe possedere un valore militare sicuro e inalterabile. Forse un giorno quella stazione navale diventerebbe una sentinella Italiana in mezzo a sentinelle straniere poste a sorvegliarla. A questo proposito, il Lazzarini molto opportunamente rileva i caratteri orografici di Calimno, tali da conferirle un dominio su Leros, almeno per mezzo di stazioni di vedetta.

Su questo punto dunque, egli assennatamente conclude che, se si dovesse un giorno determinare un minimo di isole da conservare in possesso dell'Italia, per gli scopi suoi politico-militari, questo minimo è rappresentato dall'intera catena Cos-Patmos. Cos, la più fertile del Dodecanneso, con Leros, anch'essa in buone condizioni di produttività, conferiscono, poi, alla catena un valore economico che non bisogna trascurare, perché sarà sempre complemento utile di quello militare.

Il Lazzarini tocca anche la questione politica della conservazione di alcune delle isole all'Italia e fa considerazioni in proposito che hanno un certo valore. Esula dalla competenza di questo ministero l'entrare in merito: basterà esprimere il parere che la supposizione da lui fatta di potere vantaggiosamente mercanteggiare -come egli dice -alcune delle rimanenti isole, parte con la Turchia (Nisero, Piscopi); parte con la Grecia (StampaL~a, Scarpanto, Caso), conservando all'Italia, oltre la catena Cos-Patmos, anche Rodi, sia molto da mettersi in dubbio. Se il principio informativo della soluzione ultima de] problema politico del Dodecanneso dev'essere quello di procurarci soltanto una buona posizione militare stabile in Egeo, bisogna tendere a conservare la catena Cos-Patmos, disposti anche ad abbandonare, se occorresse, tutte le altre isole, Rodi compresa. Ma se oltre la ragione militare, si voglia tenere in buon conto anche quelle di carattere economico .e sentimentale, che più particolarmente riguardano Rodi, è molto dubbio che si possa riuscire ad una soluzione conveniente, proponendosi di mercanteggiare, come suggerirebbe il Lazzarini. In questo caso è da ritenersi che la sola soluzione possibile sarebbe quella di conservare tutta la catena da Rodi a Patmos abbandonando le altre isole, cioè Stampalia, Caso e Scarpanto, che non hanno valore né militare né economico.

L'abbandono di Nisero e Piscopi creerebbe nella catena Rodi-Patmos una soluzione di continuità dalla quale certo non ci potrebbe venire che danno.

Rodi, poi, in se stessa e relativamente alla costa d'Asia, e, più in particolare, alla regione di Adalia, dove si vengono creando interessi italiani, ha troppo valore perché si possa rinunziarvi senz'altro.

Oltre la relazione generale sulla missione, il Lazzarini ha presentato quattro formule, che egli chiama • contratti provvisori condizionati •, con le quali, in realtà, egli ha soltanto stipulato, ed in modo imperfetto, dei compromessi per affitto o subaffitto di alcuni terreni limitrofi al mare, nei porti di Partheni e di Laki (Leros).

A parte la contestazione già sollevata dal Monastero di Patmos, a proposito del contratto n. l, nella sua qualità di proprietario del terreno che. con quel contratto, l'attuale affittuario si dichiara disposto a cederci in subaffitto (veggasi in proposito la lettera del Ministero della Guerra n. 18188 del l o ottobre e allegato), questi compromessi mancano di qualsiasi indicazione relativa alla durata della loro validità. Ciò significa che una decisione da parte del R. Governo dovrebbe essere sollecita, sia che si voglia addivenire alla stipulazione di contratti definitivi, sia che si preferisca disdirli in tutto

o in parte. Un indugio prolungato sembrerebbe perkoloso, potendo dar !luogo a conflitti che bisognerebbe scongiurare :in modo assoluto.

Ciò in riguardo alla forma di queste trattative preliminari. In quanto alla sostanza, in ogni caso sarebbe opportuno assicurarsi, per ora, l'affitto dei terreni proposti, specialmente in vista della esiguità dei canoni annuali (in complesso 410 lire) salvo a vedere in seguito, quando la questione generale delle isole potrà essere definita, che cosa convenga di farne. E in questo concetto, anche a riguardo delle cave di pozzolana di Calimno, delle quali si tratta particolarmente nella lettera 31433 di codesto Ministero degli Esteri in data 5 giugno u.s., converrebbe incoraggiare la • Società Commerciale Industriale e Finanziaria • a non abbandonare la questione. Forse sarebbe anche il caso di acquistarle senz'altro, se la Società non si decidesse a farlo, visto che la spesa sarebbe assai tenue (15.000 ldve). Se anche la pozzolana non serve più per lavori portuari, potrà sempre servire per opere edilizie ed altve costruzioni in muratura che si dovessero fare in seguito: non sarà dunque un valore perduto; e in ogni caso sarà sempre ricuperabile mediante rivendita.

In quanto poi all'isola di Carada (Arconnesos) nella baia di Budrum della quale sono oggetto alcuni appunti speciali a seguito della relazione, e la lettera di codesto Ministero n. 32 dell'll lugliio u.s. (con allegati), non si ritiene sia il caso di acquistarla, anche se il prezzo rimanesse contenuto nei limiti preveduti (fra 70 e 100 mila lire). L'isola non fa parte del Dodecanneso; è una dipendenza immediata della costa d'Anatolia, dalla quale è dominata; non ha porti; non offre risorse economiche di nessun genere; non ha alcun valore militare. Essa non sarebbe sotto alcuna forma, sottoposta a controllo politico italiano, il Governo, acquistandola, non vi prenderebbe posizione giuridica diversa da Quella d'un qualsiasi altro privato acquirente, e il suo possesso rimarrebbe sempre soggetto alla [e.gge comune ottomana, specialmente ora che la Turchia ha abolito il regime delle Capitolazioni.

(l) -Manca il numero di protocollo particolare. (2) -Vedi D. 211. (3) -Da Archivio Sonnino, Montespertoli.
248

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. R. 11430/107 GAB. (1). Pietrogrado, 20 novembre 1914, ore 1,33 (per. ore 13,10).

Ministro di Serbia è stato ricevuto ieri in udienza da S. M. l'Imperatore. Egli mi ha detto di avere esposto a Sua Maestà la critica condizione dell'esercito serbo che dopo 4 mesi di eroica lotta si trova ora di fronte a sette corpi d'esercito austriaci ed impegnato in una nuova campagna che esso sosterrà con indomita energia, ma in cui sarebbe in giuoco l'esistenza stessa del paese. Egli ha poi fatto appello alla generosità del Sovrano per invocare il soccorso militare e diplomatico della Russia.

A quanto confidenzialmente mi ha riferito Spalaicovic, lo Zar, visibilmente commosso della tragica situazione della Serbia, gli avrebbe rivolto parole di conforto e lo avrebbe assicurato che Russia non tollererà mai che Serbia sia schiacciata. Sua Maestà avrebbe poi fatto patente allusione ad una azione militare che Russia intraprenderà per ostacolare avanzata austriaca in Serbia nonché ad uffici che Governo imperiale interporrà presso altri Governi perché contribuiscano allo stesso scopo, nel quale coincidono loro rispettivi interessi.

Ministro di Serbia non mi ha detto di aver intrattenuto Zar della questione dei compensi alla Bulgaria ma da altra persona sua amica ho appreso

grammi ordinari in arrivo.

egli ne ha parlato nel senso che Serbia non può attualmente fare cessioni territom le quali demoralizzerebbero l'esercito ,ed il Paese e deve dservarne la trattazione a quando, finita guerra, si potrà misurare l'estensione degli acquisti che meriteranno i suoi enormi sacrifici.

Ministro Serbia avrebbe sostenuto che nel momento presente le difficoltà principali in cui versa Serbia le provengono politicamente dalle pretensioni della Bulgaria in Macedonia e militarmente dalla scarsità delle munizioni. La persona suddetta ignorava, a suo dire, l'accoglienza fatta da Zar a quelle dichiarazioni.

Ministro Serbia mi ha detto constargli che Bulgaria è disposta assicurare Romania che manterrebbe neutralità nel caso in cui essa entrasse in azione. Ma da questa Legazione di Romania mi è stato affermato che Bulgaria non manifesta punto siffatta disposizione.

(l) Partito come telegramma di gabinetto è stato protocollato nella serie dei tele

249

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1575/205. Bucarest, 20 novembre 1914, ore 14,10 (per. ore 19).

Bratianu che ho pregato di farsi interprete presso Re Ferdinando dei sentimenti manifestati da V. E. nel telegramma n. 1172 (1), assicura di essere più che mai deciso a tenersi unito a noi. Egli ringrazia pure vivamente dell'assicurazione da me datagli a nome dell'E. V. circa comunicazione di notizie intorno situazione internazionale.

Ho chiesto a Bratianu se egli aveva dato notizie al Re Ferdinando del nostro accordo ed egli mi ha risposto che attende prima occasione per farlo. Il R. Governo non deve però preoccuparsi di questo ritardo dipendente dalla delicata situazione in cui Bratianu si trova avendo concluso accordo mentre era sul trono Re Carlo, il quale lo ha sempre ignorato. Confermo che il nuovo Re, anche se lo volesse il che tutt'altro che certo, non è in grado opporsi alle eventuali decisioni del suo Governo quando queste fo:;sero conformi alle aspirazioni nazionali.

250

L'AMBASCIATORE A MADRID, BONIN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1576/12. Madrid, 20 novembre 1914, ore 16,45 (per. ore 22,20).

Ringrazio V. E. del telegramma Gabinetto n. 1168 e 1178 (2). Fino ad ora questa stampa non si occupò dell'argomento né Ministro di Stato mi

(l} Vedi D. 210.

disse più nulla in proposito, oltre le parole già da me riferite ·con il ~rapporto

n. 238 (l) alle quali non mi sembra dover dare molta importanza. Non credo questo Governo desideri prendere iniziativa sul delicato argomento, ma è da ritenere che, ove qualche grande Potenza si adoperasse a fare ammette·re Santa Sede alla Conferenza, quell'azione sarebbe qui accettata, probabilmente appoggiata, sopratutto se, in quel momento si trovassero tuttora al potere i conservatori.

Credo non mi convenga, per ora almeno, toccare per il primo questo argomento ciò potendo apparire segno di preoccupazione, ma avrò cura, ove se ne presenti l'occasione, di manifestare chiaramente modo di vedere del Governo del Re.

(2) Vedi DD. 200 e 235.

251

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. S. 1577/206. Bucarest, 20 novembre 1914, ore 18,30 (per. ore 0,20 del 21).

Mi sono adoperato presso Bratianu secondo le istruzioni contenute nel telegramma di V. E. 1167 (2). Egli mi ha detto di essere convinto quanto noi della necessità di buoni rapporti tra la Romania e la Bulgaria e ciò non solo per considerazioni d'ordine militare in relazione alle presenti circostanz.e ma anche in vista dell'avvenire non potendo ammettere che Romania e Bulgaria siano continuamente in contrasto. Egli mi ha lasciato intendere che al momento opportuno si adatterà anche a fare sacrifici necessari per giungere ad uno stabile accordo. Da altra fonte sono informato che questi sacrifici consisterebbero nella cessione di Dobric e Balcik alla quale Bratianu si è ormai lasciato persuadere.

Bratianu ha poi osservato che la difficoltà non sta in una intesa romenobulgara ma nelle relazioni tra Bulgaria da una parte e Serbia dall'altra con Grecia. Egli ha caldamente consigliato alla Serbia di adattarsi alle pretese bulgare ma considera che le più grandi difficoltà vengono dalla Grecia la quale reputando inevitabile un conflitto colla Bulgaria preferisce che esso si verifichi ora quando spera trascinarvi oltre Serbia anche Romania che non più tardi, quando Grecia si troverebbe isolata.

Bratianu scrive oggi stesso a Venizelos e gli fa scrivere da Take Jonescu per ottenere che la Grecia faccia alla Bulgaria le concessioni necessarie, ma nessuno dei due ha fiducia nell'esito di questo loro passo.

Bratianu è preoccupatissimo per le cattive notizie qui giunte intorno condizioni esercito serbo che non è più in grado opporre una seria resistenza. Pasic infatti ha telegrafato a questo Ministro di Serbia che se austro-ungarici arrivassero a Kragujewaz esercito serbo non potrebbe più resistere. Bratianu

si rende conto perfettamente che lo schiacciamento della Serbia significherebbe immediata entrata in azione della Bulgaria ed il conseguente isolamento della Romania. Egli lasciò intendere di reputare ormai inevitabile entrata in guerra della Romania ma vorrebbe rinviarla di qualche tempo. Ha però aggiunto esplicitamente che il contegno dell'Italia avrebbe per lui una importanza decisiva.

Ministro delle Finanze Costinescu è venuto a dirmi di considerare fatale agli interessi dell'Italia e della Romania schiacciamento della Serbia e riteneva perciò indispensabile la sollecita e contemporanea entrata in campagna dei due eserciti e mi ha chiesto di comunicarlo all'E. V. Ho risposto che le mie istruzioni rimangono ferme per la neutralità e che in ogni modo avrei atteso le comunicazioni che avesse eventualmente creduto di darmi al riguardo Bratianu.

Sono d'altra parte indirettamente e confidenzialmente informato che Bratianu avrebbe consentito all'invio di autorevoli emissari a Londra, Parigi, Pietrogrado e Roma allo scopo di agire sull'opinione pubblica ed intavolare trattative eventuali. Non so se Bratianu sappia egli stesso esattamente quello che questi emissari dovrebbero fare ma coloro che l'hanno determinato a ciò sono partigiani della guerra prima che sia schiacciata Serbia. Per Londra si parla di Take-Jonescu, per Pietrogrado dell'ex Ministro Stellian, per Parigi di Giorgio Diamandy che fu costì, di alcuni professori della Facoltà di Medicina e del deputato Procopin Direttore dell'Indépendance Roumaine e presidente del Sindacato della Stampa. Per Roma non si è presa alcuna decisione ma si parla del Padre Lucaci noto sacerdote romeno inviato della Transilvania che dovrebbe agire sugli ambienti clericali e del Senatore ed ex diplomattico a Roma e Parigi, Arge,toianu per la stampa liberale.

Prego di considerare tutto quanto precede come assolutamente segre,to (1).

(l) -Non rintracciato. (2) -Vedi D. 198.
252

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 11455/1439. Vienna, 20 novembre 1914, ore 19,45 (per. ore 1 del 21).

Teilegramma di V. E. 6511 (2). Qu~ non si è mai avuto verso la Russia un astio paragonabile per esempio a quello esistente fra tedeschi e inglesi. Si è considerato sino dall'inizio della guerra la lotta presente come l'epilogo di un lungo processo politico che deve condurre ad eliminare dai Balcani l'influenza russa oppure quella austro-ungarica e si ritiene quindi che guerra

• Quanto precede per sua notizia personale e per opportune riservate indagini del caso •. Per la risposta di Cucchi vedi D. 284. Le risposte di Imperiali, Carlotti, Ruspoli e De Bostdari non risultano pervenute.

non potrà finire che colla soluzione definitiva di tale questione. Per ciò che concerne la tensione delle relazioni fra le truppe germaniche ed austroungariche è assai difficile esprimere un giudizio categorico in proposito data la riservatezza colla quale è qui trattato questo argomento. Io noto che generale Auffenberg non volle più tenere il Comando di un esercito allorché i tedeschi, a quanto qui si afferma, avrebbero chiesto ed ottenuto, dopo le due battaglie di Lemberg sfavorevoli agli austro-ungarici, di avere essi stessi la direzione delle operazioni degli eserciti alleati contro la Russia. Può quindi darsi che nelle sfere militari anche altri condividano il pensiero di Auffenberg. Non si può negare però che nell'opinione pubblica austro-ungarica e specialmente nella popolazione viennese, mentre esistono [dubbi] sui generali austroungarici e sul successo finale delle truppe austro-ungariche si ha invece una fiducia illimitata nei Comandanti e nell'esercito tedesco. Quest'ultima constatazione è stata fatta ieri l'altro dallo stesso Fo·rgach in una conversazione privata con una persona di mia fiducia che me l'ha riferita. Forgach avrebbe aggiunto che gli riusciva pertanto tanto più strana la lettura di un telegramma dell'Agenzia Wolff che riproduceva notizie sparse nei paesi nemici e neutri tendenti ad accreditare la voce di malcontento esistente in Austria-Ungheria contro la Germania. Che Germania cerchi dal canto suo di usare ogni riguardo verso l'Austria-Ungheria, specialmente nelle apparenze esteriori risulterebbe anche dalle cose dettemi dal Conte Monts (mio telegramma Gabinetto n. 134) (l) circa il Comando delle truppe austro-ungariche tedesche operanti contro Russia che egli mi assicurò essere tuttora affidate all'Arciduca Federico mentre in realtà chi dirige le operazioni in quel settore sarebbero i tedeschi e più precisamente il generale Hidenburg. Però non sarebbe certo da escludere che possano essere sorti dissidi fra soldati germanici e austroungarici sopratutto se si tiene conto che la maggioranza fra questi ultimi appartiene a nazionalità non tedesca. E ciò non soltanto per la difficoltà di intendersi fra loro ma anche perché, come mi è stato detto dallo stesso conte Monts, mentre i soldati tedeschi, magiari, ruteni della Monarchia si sono battuti benissimo, quelli di nazionalità czeca non hanno dimostrato uguale valore.

(l) Questo telegramma fu ritrasmesso da Sonnino (T. gab. 1189 del 21 novembre 1914, ore 18,30) a Imperiali, Carlotti, Ruspoli, Cucchi e De Bosdari con la seguente postilla:

(2) Vedi D. 218, nota l.

253

IL MINISTRO A SOFIA, CUCCHI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 11457/68 GAB. (2). Sofia, 20 novembre 1914, ore 21 (per. ore l del 21).

Telegramma di V. E. 6554 (3). Il Segretario Generale Ministero degli affari esteri a cui ho chiesto confidenzialmente se l'Incaricato d'affari di Bulgaria a Durazzo avesse avuto occasione di fare qualche comunicazione ad Essad pascià,

(2} Questo programma partito come telegramma di gabinetto è stato protocollato nella serie ordinaria.

mi disse Incaricato d'affari Paulow ha avu1o autorizzazione pal'ltire da Durazzo dopo partenza principe Wied e deve trovarsi tuttora assente in quanto che giorni fa Rizov ha telegrafato a questo Ministero degli affari esteri chiedendo per Paulow autorizzazione ritornare Durazzo. In Durazzo è rimasto soltanto Segretario della Legazione al quale non sono state dirette comunicazioni di natura politica. Egli quindi non può avere espresso che il suo pensiero personale.

(l) Vedi D. 239.

(3) Vedi D. 237, nota 1.

254

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 11461/1010. Berlino, 20 novembre 1914, ore 21,18 (per. ore 3 del 21).

Mi riferisco mio telegramma n. 1006 (1). Il conte Tisza giunto ieri mattina a Berlino e ripartito ieri sera per il quartiere generale germanico, ebbe nella giornata in presenza di questo ambasciatore d'Austria un lungo colloquio con Zimmermann. Ne fu precipuo oggetto, a ,quanto quest'ultimo mi disse stamane, la questione delle più adeguate concessioni ai rumeni d'Unghel'ia. Qui non si trovano sufficienti quelle che il Governo di Budapest si è già dichiarato ad accordare: si vo,rrebbero più larghe comprendenti fra 'le aLtre cose anche l'istituzione di un Ministro speciale per i romeni come già esiste per Croazia: si vorrebbero più sollecite e che fossero largite in forma solenne con un proclama per esempio dell'Imperatore e Re. Il conte Tisza oppose gravi obbiezioni fondate sulla situazione interna del Regno di Santo Stefano la cui compagine che ha per base la preponderanza magiara verrebbe ad essere fortemente scossa da siffatte concessioni ai romeni le quali sarebbero inevitabilmente invocate da altre nazionalità. Zimmermann replicò con le ragioni superiori di politica estera che imperiose esigono vengano date soddisfazioni a tutte le aspirazioni dei romeni d'Ungheria per togliere argomento e pretesti a tutti coloro fra i loro connazionali al di là della frontiera che vorrebbero spingere la Romania ad entrare in guerra contro l'Austria. Una intesa definitiva non poté essere stabilita; ma Zimmermann sperava che le ulteriori e più autorevoli insistenze che oggi sarebbero state fatte presso Tisza dall'Imperatore e dal Cancelliere avrebbero potuto vincere le ultime resistenze di lui. Nel colloquio si parlò anche dei dissensi che si manifestarono recentemente e l'ipetutamente nella direzione delle operazioni militari fra il Comando germanico ed i comandi austriaci riluttanti a sottomettersi al primo.

Zimmermann senza dirmelo apertamente, non mi dissimulò che dissensi si erano realmente prodotti. Soggiunse però che dopo queste ed altre leali reciproche spiegazioni, erano stati completamente appianati e che d'ora innanzi le operazioni militari avranno una direzione uniforme non occorre quale, a dissipare la penosa impressione che sembra persistere a Vienna ed a Budapest.

La Norddeutsche Altgemeine Zeitung ha pubblicato ieri sera un inno entusiastico per i successi austro-ungarici in Serbia e venne data qui la massima diffusione ad un'intervista della N eue Freie Presse ·col generale Hindeburg nella quale questi rende caloroso omaggio al valore ed alla capacità delle truppe austro-ungariche e si loda degli eccellenti rapporti che mantiene con i loro generali specialmente con Dankl (1).

(l) Vedi D. 244.

255

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1579/393. Londra, 20 novembre 1914, ore 23,28 (per. ore 11 del 21).

Mio telegramma gabinetto n. 389 (2).

Grey mi ha detto oggi che dopo il colloquio meco, aveva chiesto spiegazioni per sapere da chi emanavano istruzioni all'Ambasciatore a Roma di rivolgere nota domanda circa isole. In via strettamente confidenziale mi ha dato lettura comunicazione fattagli dal Capo Dipartimento orientale. Questi gli ha riferito che interrogato dall'Ammiragliato nell'intento eminentemente amichevole di evitare qualsiasi sgradito incidente con l'Italia a proposito isole da essa occupate, aveva considerato la cosa come semplice affare corrente e si era quindi creduto in grado di scrivere a Roma senza bisogno di chiedere speciali istruzioni. Grey ha osservato che da quanto precede appariva evidente domanda era innocente ed inspirata da intenzioni puramente amichevoli. Confermandomi poi quanto ebbe a dirmi martedì, ha aggiunto egli non avrebbe certamente iniziato alcuna conversazione con chicchessia a riguardo Dodecanneso senza consultare Governo di Sua Maestà. Di quanto precede è stato informato Rodd. Io lo ho ringraziato dicendogli che per la provata esperienza mia della perfetta sua rettitudine non avevo attribuito alcun fondamento alla notizia dei pretesi affidamenti dati alla Grecia. Gli ho tuttavia ricordato essere questa una questione molto delicata circa la quale l'opinione pubblica italiana per un motivo o per l'altro dimostra una particolare sensibilità, che come egli non ignora condivido personalmente anch'io. Gli ho pertanto manifestato mio rincrescimento per articolo odierno Morning Post sostenente, per quant~ con linguaggio perfettamente riguardoso, la tesi che l'Italia potrebbe molto facilitare intesa balcanica consentendo assegnazione alla Grecia dell'Epiro e Dodecanneso. Ha risposto Grey i giornali scrivono su molti argomenti sui quali farebbero meglio a tacere, e che alle divagazioni egli non può correre dietro. Del resto, ha osservato, altri giornali senza nemmeno darsi la pena di conoscere intenzione del Governo si sono affrettati a fare gli onori di Cipro. Sul rimanente dell'odierno colloquio avrò l'onore di riferire verbalmente a V. E. allorquando sarò ai suoi ordini a Roma. Parto domattina, costretto per mancanza coincidenza pernottare Parigi.

(l) -Ritrasmesso a Vienna e Bucarest con t. 6582 del 21 novembre, ore 18. (2) -Vedi D. 228.
256

IL CONSOLE GENERALE A BUDAPEST, MARTIN-FRANKLIN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

L. P. Budapest, 20 novembre 1914.

Ho molto esitato prima di prendermi la libertà d'indirizzare a V. E. una lettera privata, ma poi mi hanno inco•raggiato a far,lo due drcostanze: il ricordo della benevolenza cortese che Ella mi dimostrava in tempi ormai remoti nei quali avevo l'onore di vederla abbastanza spesso; e lo scrupolo di coscienza per cui credo che in tempi gravi come gli attuali è dovere di un agente allo estero di abbondare piuttosto che di mancare nel riferire ed informare.

Prego quindi V. E. di volermi permettere di riassumere brevemente quanto ebbi già occasione di scrivere al compianto Marchese di San Giuliano in lettere che V. E. non avrà certo avuto tempo ed occasione di leggere.

Anzitutto debbo dire a V. E. che se qui ci fu un certo malumore al principio della guerra pel nostro mancato concorso, questo malumore si dissipò rapidamente e non ve ne è più traccia. Certo a ciò ha contribuito il sollievo di vedere che la nostra neutralità non si mutava in ostilità. Ma è certo pure, come il Conte Tisza e questi uomini politici mi ripeterono cento volte, che è assurdo il credere che dopo questa guerra, l'Austria Ungheria, se fosse vincitrice, ci farebbe una guerra di punizione. Una guerra non si fa per un motivo simile: e, come mi disse il Conte Tisza, ancora meno si potrebbe fare dopo

dolorosi sacrtfici di una guerra come l'attuale.

Tutti gli uomini politici di Budapest sono stati concordi nel dirmi che vi è anzi ogni probabilità che dopo questa guerra migliorino i rapporti italaaustriaci, sia perché colla morte dell'Arciduca Francesco Ferdinando il pericolo d'influenze clericali anti italiane si può dire ridotto al nulla, sia perché l'attuale guerra porterà ad una democratizzazione politica, sia perché l'insuccesso della politica slavofila condurrà ad incoraggiare le altre nazionalità: tedesca, rumena, italiana, dove sono di fronte agli slavi.

Gli stessi uomini politici sono però stati egualmente unanimi nel farmi intravvedere, con ogni 11iguardo e delicatezza, che se noi attaccassimo la Monarchia, la guerra contro di noi sarebbe popolarissima e accanita, anche nell'Ungheria che rammenta l'antica tradizione di amicizia, perché saremmo considerati più o meno come dei traditori. Ammesso anche che la nostra impresa riuscisse dovremmo poi prepararci a difendere le nostre conquiste adriatiche in un'altra guerra inevitabile entro qualche anno; perché sia l'Austria-Ungheria, sia gli stati che le succederebbero in caso di catastrofe (Germania, Ungheria, Croazia, Serbia) sarebbero concordi nell'aspirare al mare, e si troverebbero naturalmente uniti verso di noi, che nessuno avremmo ad aiutarci il giorno che gli slavi fossero già stati accontentati nell'attuale guerra.

Il ragionamento mi pare meriti di essere preso in considerazione: esso non è cosa nuova e lo riporto per debito di coscienza.

Su un altro argomento debbo poi attirare l'attenzione dell'E. V.: sul grave malumore che produce l'attitudine della più gran parte della nostra stampa.

,,

Si lamenta che i nostri giornali mentre hanno colonne intere dei più straordinari eroismi francesi, raccolgono colla massima facilità le notizie più fantastiche di atrocità e persecuzioni in Germania ed Austria-Ungheria, le accuse più nere di barbarie, e le più infondate informazioni su sfaceli militari, politici ed economici. Debbo dire che queste lagnanze mi sembrano fondate. Ho letto nei giornali italiani, nel Corriere delLa Sera, nel Giornate d'ItaLia, delle notizie, delle corrispondenze sulla Ungheria, che mi hanno fatto sorridere e capisco abbiano indignato gli Ungheresi. Perché raccogliere qualsiasi fandonia dei giornali del Boulevard? Perché citare solo gli articoli inglesi e francesi anti-tedeschi e tacere accuratamente qualche articolo dello stesso Temps quando sia più equanime? A queste domande che mi vengono fatte, io non so che rispondere. È certo che derivano da questo due inconvenienti, due pericoli. Prima di tutto si creano in Italia impressioni ed apprezzamenti erronei, che potrebbero dar luogo a tremende disillw;ioni. lo credo mio stretto dovere segnalare che le forze militari, economiche e morali della Monarchia sono ancora molto maggiori di quello che la nostra stampa si affanna a riferire.

In secondo luogo si seminano germi di profonde ed insanabili diffidenze ed antipatie. Che questo sia esiziale se non si deve venire ad un conflitto diretto, lo vede ciascuno.

Ma io mi permetto di osservare rispettosamente che questa tendenza a trasformare la propaganda di amor patrio in propaganda di odio germano-austroungarico è sommamente pericolosa e dannosa anche pel caso che al conflitto si dovesse venire. Essa renderebbe infatti più difficile la scelta del momento e darebbe ad una nostra azione anziché il carattere di una legittima e nobile rivendicazione, una nota antipatica, che non sarebbe solo un danno morale.

Di più non bisogna trascurare di considerare una eventualità, remota è vero, ma pure non impossibile. Quella che verificandosi uno sfacelo della Monarchia, le nostre aspirazioni potessero essere soddisfatte in una qualche forma di accordo con la Germania e l'Ungheria. È facile vedere quanto l'antipatica campagna di stampa a base di odio renderebbe più difficiie una simile soluzione.

È superfluo poi mi fermi ad accennare i danni che questa campagna ci farà per l'avvenire della nostra emigrazione, dei nostri commerci ecc. negli Imperi centrali.

Io mi permetto quindi di segnalare rispettosamente a V. E. questa grave questione che minaccia mali a lunga scadenza assai maggiori di quanto non appaiono a prima vista, e ci prepara amari disinganni e disillusioni.

Io spero e mi auguro che il R. Governo qualche ·cosa potrà fare per mostrare questi pericoli ai nostri pubblicisti che hanno certo abbastanza patriottismo per rendersene conto.

Sarebbe già qualchecosa se si potesse ottenere che venisse qui in Budapest qualche bravo corrispondente, equilibrato e spassionato, che potesse illuminare un pò la nostra opinione pubblica sul vero stato delle cose. Io gli

potrei fin d'ora garantire la migliore e la più cordiale accoglienza sia da parte degli uomini politici che della stampa di Budapest. Voglia, Signor Ministro, perdonarmi questa lunga lettera.

257

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. 1578/108. Pietrogrado, 21 novembre 1914, ore 1,10 (per. ore 11,10).

Secondo informazioni che ho ragione di ritenere esatte, Bratianu avrebbe esposto a Porlevski quali obiezioni alla pronlta entrata in azione della Romania i gravi dubbi sull'atteggiamento che assumerebbe Bulgaria e la necessità di attendere arl'livo delle munizioni per lunga campagna ordinate :in Ame,rica. Alla prima di queste obiezioni Ministro di Russia e gli altri due Rappresentanti della Triplice Intesa si disporrebbero a rispondere, se già non lo hanno fatto, che Bulgaria non attaccherà Romania se questa entrerà in azione contro Austria. Siffatta comunicazione riposa, giusta mio interlocutore, su formale dichiarazione fatta in tal senso da Governo bulgaro al Ministro d'Inghilterra in Sofia.

Anche da altre fonti mi viene confermato che Governo romeno si dimostra in questi ultimi tempi meno categorico nel sostenere principio neutralità.

A mio avviso non vi ha dubbio che attuale seria minaccia austriaca d'invadere Serbia crei per la Romania situazione preoccupante. Nuova campagna austriaca mira oltre a rialzare prestigio delle armi ed a prendere pegno negoziabile contro previste esigenze territoriali della Russia anche ad arrestare velleità alcuni Stati Balcanici di schierarsi a fianco di questa ultima. Ove venisse fatto all'Austria-Ungheria d'impadronirsi della Serbia, ciò avrebbe per conseguenza :

l a di ridurre libertà d'azione Romania e di permettere all'Austria di concentrarvi maggior numero di forze contro eventuali operazioni romene in Transilvania;

2° di sopprimere unica linea di contatto romena-serba fra Verciorova e Nogotin, isolare Romania e comprimerla nella morsa bulgaro-ungherese;

3° di modificare l'equilibrio balcanico in favore Bulgaria che acquisterebbe per lo meno Macedonia e farebbe sentire peso della sua egemonia e delle sue rivendicazioni anche su Romania.

Siffatte prospettive non possono lasciare indifferente Governo romeno e mi sembrano [spiegare] a sufficienza le sue nuove esitazioni che qui vengono accolte come sintomo d'evoluzione verso sua entrata in azione (1).

{l) Ritrasmesso a Bordeaux, Londra e Bucarest con t. gab. 1188 del 21 novembre, ore 17.

258

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AI MINISTRI A BUCAREST, FASCIOTTI, A NISH, SQUITTI, E A SOFIA, CUCCHI, E ALL'INCARICATO D'AFFARI AD ATENE, MINISCALCHI

T. RR. 6574. Roma, 21 novembre 1914, ore 2.

R. ministro a Durazzo telegrafa (l) che rappresentante di Bulgaria ha proposto a Essad di cooperare contro Serbia in caso probabile ultimatum a Belgrado, facendo intravvedere aiuti militari e 1finanziari bulgari per ingrandimento Albania. Essad ha risposto voler mantenere neutralità e posizione Albania secondo deliberati Londra, affermando tuttavia suoi amichevoli sentimenti verso Bulgaria. Essad ha detto a Aliotti essere sua impressione che una mossa della Bulgaria sia imminente anche se Grecia vi si opponesse. Egli avrebbe avuto recentemente da parte bulgara rinnovata indiretta offerta armi per cooperare eventualmente guerra di bande contro Serbia. Egli evitò rispondere per non inimicarsi Potenze Triplice Intesa.

(Per Nish) Prego V. S. avvertire Pasic in via personale e confidenziale.

(Per gli altri) Prego telegrafarmi quanto Le risulti in proposito (2).

259

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. s. 1580/208. Bucarest, 21 novembre 1914, ore 14,10 (per. ore 16,50).

Mio telegramma Gabinetto Segreto n. 206 (3).

Mi viene assicurato che questo Ministro di Russia ha segnalato a Bratianu lo stato d'esaurimento della Serbia chiedendo, su formali istruzioni di Sazonov, che la Romania la soccorra in considerazione del fatto che, caduta la Serbia, la Romania rimarrebbe isolata senza possibilità di rifornirsi di armi e munizioni, medicinali e di quanto altro le occorrerebbe per l'entrata in azione prevista dall'accordo russo-romeno di cui al mio telegramma 166 (4).

Non è da escludere che la Russia faccia balenare agli occhi di Bratianu il pericolo che la Romania, se non entra in azione ora, si veda sfuggire per sempre la possibilità di avere la Transilvania e la Bucovina.

Questa minaccia potrebbe avere qui una certa presa perché corrono nuovamente e con insistenza voci di trattative tra i magiari e la Russia. Apprendo anzi che uno degli scopi dell'invio di emissari di cui al mio telegramma n. 206 sarebbe appunto quello di ostacolare e controbilanciare questa azione magiara che si eserciterebbe anche presso la Santa Sede.

Malgrado tutto ciò confermo che la Romania non accorrerà in soccorso della Serbia se non entreremo in pari tempo in azione anche noi. Dal mio lato ho qui ripetuto che rimaniamo neutrali.

(l) -T. 11385/1103 del 18 novembre e T. 11422/1108 del 19 novembre, non pubbhcati. (2) -Le risposte di Squitti e Cucchi sono pubblicate ai DD. 263 e 274; l'incaricato d'affari ad Atene Miniscalchi, rispose con T.r. 11586/470 del 23 novembre, non pubblicato, che il ministro di Serbia ad Atene non riteneva che Essad avrebbe accolto l'invito della Bulgaria. Fasciotti non risulta aver telegrafato. (3) -Vedi D. 251. (4) -Vedi serie V, vol. I, D. 9:::1.
260

IL MINISTRO A CETTIGNE, NEGROTTO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 11513/216. Cettigne, 21 novembre 1914, ore 19 (per. ore 14,30 del 22).

Telegramma di V. E. n. 6470 (1). Mi sono espresso, oggi con questo Ministro degli Affari Esteri nel senso telegramma suddetto.

Plamenaz mi disse che sistematici atti di ostilità e la minaccia degli albanesi darebbero al Montenegro [oocasione] di considerare decadute le decisioni di Londra almeno per ciò che concerne neutralità Albania ma che tuttavia, sopratutto per deferenza verso l'Italia Governo montenegrino si asterrebbe dall'adottare provvedimenti contrari a quelle decisioni.

Aggiunse però che con oiò Montenegro non intende affatto di rinunciare ai suoi diritti su Scutari che le Potenze hanno implicitamente riconosciuti con la promessa, non mantenuta, di compensi finanziari.

Mi risulta da fonte attendibile che Re Nicola ha esercitato in proposito azione moderatrice su QUella parte che spingeva ad una diversiva verso Scutari.

A ciò non è stata in tutto e per tutto estranea necessità di non disperdere forze militari per la difesa frontiera di fronte a nuova attività dell'esercito tedesco.

261

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1582/109. Pietrogrado, 21 novembre 1914, ore 20,40 (per. ore 6,40 del 22).

Telegramma di V. E. n. 1180 (2).

Già in altri telegrammi dell'ultima Quindicina ho segnalato a V. E. voci correnti a Pietroburgo circa possibHità separata pace con Austria (3). Esse ebbero origini dalle disfatte dell'esercito austro-ungarico e dalle gravi scosse che suo organismo ha subito nonché dall'affluire di notizie sulla disagiata condizione della duplice Monarchia, sul malcontento che vi serpeggia contro tedeschi, sulla prospettiva intravedutavi di dover fare insieme con Turchia le spese della guerra se tempestivo arresto non prevenisse danni maggiori fra i quali la

19 -Documenti diplomatici -Serie V • Vol. II

perdita della Transilvania delle provincie italiane e della propria posizione nell'Adriatico.

Voci di possibile pace con sola Ungheria si sono diffuse in seguito ad accenni e voti manifestati in tal senso da notabili ungheresi fatti prigionieri fra i quali trovansi membri di quel patriziato e alcuni custodi cariche militari. È stato anche ricordato che nel decorso aprile alcuni giornali di Budapest e specialmente il portavoce del conte Karoly, intrapresero una focosa campagna antitriplicista e russofila che trovò qui eco di grande simpatia. L'ex ambasciatore Szapary parente del Karoly pur negando importanza del movimento non escludeva possibilità che una ventina di deputati condotti da Karoly venissero qui a visitare i loro colleghi della Duma. Quell'agitazione promossa dalle personali ambizioni di Karoly e dalla sua avversione per Tisza non ha avuto seguito e mi sembra dubbio possa risorgere ora mentre in luogo di competizioni personali sono in giuoco vitali interessi Ungheria. Può il magiarismo conciliarsi col principio delle nazionalità proclamate dal generalismo russo? E quale sorte sarebbe riservata all'isolare magiari se rimanessero alla mercè della Russia fra una Romania e una Serbia ostili? Qui naturalmente tali considerazioni furono taciute e si rievocò soltanto il ricordo dell'agitazione russofila di Budapest nonché dell'atteggiamento di indipendenza da Vienna che Ungheria affetta constantemente per poter così meglio accreditare le voci accennate. Queste però non hanno fino ad ora altre basi.

Quanto ad una separata pace con Austria-Ungheria tutto si riduce fino ad ora alle presunzioni su riferite contro le quali sta però l'indiscutibile constatazione di Tyrrell. Ad esse aggiungerei l'osservazione da me fatta in altre occasioni che cioè il sopravvento morale politico e militare della Germania sulla Austria paralizzerebbe la volontà recalcitrante, quando pure esistesse, del Governo di Vienna, e che alla triade Tisza Conrad ·e Forgach non si vede quali uomini di mente e di carattere potrebbero oggi dirimere e trovare ascolto presso vecchia Monarchia per un radicale mutamento di rotta nella politica estera ed interna dell'Austria-Ungheria.

Ciò nonostante poiché l'aggravarsi della situazione potrebbe costringere la duplice Monarchia a provvedere comunque ai casi propri, sarà pure sempre opportuno sorvegliare ogni indizio della presunta sua tendenza ad una separata pace con Russia.

(l) -Vedi D. 214. (2) -Vedi D. 231, nota. (3) -Vedi D. 232.
262

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. s. 1581/135. Vienna, 21 novembre 1914, ore 22,25 (per. ore 3,25 del 22).

Telegramma di V. E. gabinetto segreto n. 1180 (1). Non esiste in questo momento alcun indizio da cui si possa arguire l'esi· stenza di una tendenza alla pace nel Governo I. e R. o nell'opinione pubblica in

generale. E a questo proposito non posso che riferirmi ai miei telegrammi gabinetto n. 126 (l) e 132 (2).

Non è da escludere però che vi siano persone, sia nell'alta aristocrazia che nel ceto commerciale ed industriale che desiderino vedere conclusa la pace a causa del disagio economico che si fa sentire nella Monarchia in seguito allo stato di guerra.

E mi risulta infatti che un membro dell'alta aristocrazia polacca che occupa una delle pl'incipali cariche della Corte I. e R. avrebbe manifestato pubblicamente sentimenti favorevoli alla pace, ma questi non avrebbero trovato alcun eco e sarebbero anzi aspramente condannati.

Per quanto concerne l'alta aristocrazia ungherese non mi risulta che vi sia alcun elemento che caldeggi la tendenza suddetta e che membri di quella aristocrazia si siano o contino recarsi per tastare il terreno a Pietroburgo e quindi a Londra: è da rilevare anzi che la guerra attuale ha fatto sparire completamente gli antagonismi che esistevano per l'innanzi fra le due parti della Monarchia. E fra le varie nazionalità onde questa si compone si può dire che la magiara sia quella che segua con maggiore ardore la guerra.

Circa l'idea di una pace separata dell'Ungheria qualora essa si decidesse a separarsi dall'Austria, essa non può essere stata concepita che da chi non conosce i rapporti esistenti attualmente fra le due parti della Monarchia ed i sentimenti da cui sono animati le popolazioni della Monarchia. In Ungheria infatti non possono più ignorarsi le gravi conseguenze che potrebbero derivare per il suo avvenire ove si separasse in questo momento dall'Austria, colla quale essa desidera combattere contro la Russia perché riconosce che aspirazioni di questa Potenza col minacciare esistenza della Monarchia minacciano esistenza sua propria.

Per ciò che riguarda poi irritazione viva che esisterebbe in Austria-Ungheria contro tedeschi mi riferisco mio telegramma di ieri 1439 (3). In conclusione è convinzione generale di questi circoli politici, divisa da quelli ungheresi, che un:ione Austria-Ungheria e Germania, se era prima necessaria per tutela dei loro interessi reciproci di fronte alle potenze della Triplice Intesa, sia divenuta ora indispensabile per difesa della loro esistenza minacciata dal conflitto attuale.

Del resto i recenti viaggi del conte di Monts a Vienna e del Tisza al quartiere generale tedesco dimostrano come voci riferite nel telegramma suddetto non abbiano per il momento almeno alcun fondamento (4).

(l) Vedi D. 231, nota.

(l) -Vedi serie V. vol. I, D. 673. (2) -Vedi D. 149. (3) -Vedi D. 252. (4) -Sullo stesso argomento, il 22 novembre, ore 12,20, Avarna trasmetteva il seguentetelegramma del console generale a Budapest (T. gab. 1584/1447): • Mi riferisco telegrammadi V.E. Gabinetto n. 1180. Non ho avuto alcun sentore qui delle tendenze a concludere la pace caldeggiata da membri alta aristocrazia ungherese delle quali sarebbero corse voci a Londra. Tutto al più si può notare che comincia una impressione che guerra non potrà durare indefinitamente per esempio più di un anno senza gravissime conseguenze economiche. Ma questo sentimento apparisce più nelle sfere commerciali e popolari. L'alta aristocrazia ungherese non ha per l'Inghilterra che una simpatia di natura mondana e sportiva non dissimile dalla anglomania di quasi tutte le aristocrazie compresi i figli dell'Imperatore di Germania. Ed in questo momento essa l'ostenta anzi molto più contro Inghilterra che contro Francia. La voce di viaggio a Pietroburgo si riferisce probabilmente a quella che Conte Michele Karoly voleva fare prima della guerra e al quale sino d'allora rinunziò. Quanto alle relazioni tra Ungheria e Austria esse non sono mai state cosi cordiali ed intime come adesso, giacché, come ho ripetuto più volte, Ungheria considera la guerra attuale una lotta nazionale magiara contro slavismo •.
263

IL MINISTRO A SOFIA, CUCCHI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI SONNINO

T. 11520/69 GAB. (1). Sofia, 21 novembre 1914, ore 23,40 (per. ore 15 del 22).

Telegramma di V. E. n. 6574 (2).

Da quanto mi disse ieri Segretario Generale Ministero affari esteri (mio telegramma n. 68) (3) dovrei supporre che le trattative con Essad pascià sarebbero state suggerite al Rappresentante bulgaro a Durazzo da qualche alta personalità e non per il tramite di questo Ministero degli affari esteri. Come ho riferito nella mia corrispondenza telegrafica, mentre Governo bulgaro ha sempre dichiarato in ogni circostanza suo fermo proposito mantenere stretta neutralità, una forte corrente di questa opinione pubblica, sempre più eccitata contro la Serbia dalle persecuzioni verso i bulgari della Macedonia serba (abilmente sfruttata dalla stampa locale austrofila e per ragioni sentimentali rilevata anche dalla stampa degli altri partiti, il russofilo compreso) fin dall'inizio delle ostilità ha rivendicato Macedonia per la Bulgaria. Ma un'azione

o diretta o indiretta della Bulgaria in Macedonia fu finora fantasia perché Governo si è preoccupato principalmente del veto della Russia ad un'azione che toccasse Serbia e pertanto si è mantenuta neutralità, malgrado che il partito stambulovista, di cui gli elementi più attivi sono i macedoni, abbia continuato lavorare d'accordo coll'Austria per una realizzazione immediata delle sue aspirazioni macedoni.

Governo bulgaro dopo la sconfitta serba di Valievo ha riconosciuto in un comunicato ufficiale che la situazione nei Balcani aveva subìto per tale fatto una modificazione essenziale ma ha dichiarato ancora una volta voler mantenere lealmente neutralità.

È certo però che la nuova situazione rende più acuta agitazione nello spirito pubblico, tanto più che si presta fede ai tentativi della Russia per la cessione di territorio macedone alla Bulgaria e si indovina interesse che Russia stessa ha di accontentare desiderio della Bulgaria.

I bulgari fors.e ritengono di poter sfruttare nuova situazione e già alcuni giornali incitano ad un'occupazione immediata della Macedonia colla speranza che il fatto compiuto oltre che essere patrocinato dagli austro-tedeschi sarebbe accettato non soltanto dalla Triplice Intesa ma anche dall'Italia, dalla Romania e dalla Grecia, che, dicono, debbono temere discesa dell'Austria sull'Egeo.

E non è nemmeno da escludersi che il partito stambulovista, noto per le sue aderenze occulte e che è rappresentato nel Ministero, valendosi di questa circostanza possa sforzare la mano al Governo ripetendo quanto fece nel giugno 1913 col Ministero Daneff provocando però allora disastro della Bulgaria.

Probabilmente le offerte fatte ad Essad Fascia sono state ispirate dagli stambulovisti che potrebbero anche fare iniziare facilmente azione affidata alle bande che salvaguarderebbe apparente neutralità del Governo bulgaro.

Per quanto concerne un'azione diretta del Governo, anche ieri sera persona

di fiducia del Re considerava occupazione della Macedonia come gravida

pericoli.

Mi riservo comunicare a V. E. tutti gli indizi sospetti che mi sarà dato rac

cogliere sul<le determinazioni che il Governo bulgaro potrebbe prendere.

(l) -Questo telegramma, partito come telegramma di gabinetto, è stato protocollatonella serie dei telegrammi ordinari in arrivo. (2) -Vedi D. 258. (3) -Vedi D. 253.
264

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, MANZONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

APPUNTO. Roma, 21 novembre 1914.

Ho chiesto stamane al Principe Ghika se aveva qualche notizia del viaggio del Conte Tisza e delle informazioni date dai giornali di concessioni ai romeni della Transilvania.

Il Principe ha detto quanto riassumo: l o in Romania v'è da qualche tempo una attiva propaganda di agenti tedeschi che dicono far capo ad un Comitato di azione che sarebbe diretto dal Principe di Btilow e dal deputato Erzberger. Questa propaganda sembra parallela ad altra che egli sa venir fatta in Italia. Essa fa sperare in importanti mutamenti nell'Impero Austro-Ungarico per dare soddisfazione ad aspirazioni romene; in Romania si fanno intravedere larghe concessioni ai romeni di Transilvania, come in Italia si lascian sperare concessioni pel Trentino, Trieste.

Finora non sono state fatte effettive concessioni ai romeni della Transilvania. Il Conte Tisza ha annunziato se ne faranno; ma nulla di più dell'annunzio si è .finora verificato. Si tratterebbe di concessioni scolastiche,... tali, insomma, da poter appagare qualche irredentista romeno-ungherese che vedrebbe soddisfatta la sua personale vanità, ma non tali da contentare il popolo romeno ungherese, che componesi nella sua grandissima maggioranza di contadini, i quali non resteranno soddisfatti che da concessioni che diano effettiva attuazione alle loro aspirazioni nazionali.

Uno dei più influenti capi del partito nazionale romeno, tra i romeni-ungheresi, il Popovich, fu chiamato tempo fa a Berlino. Gli fu detto di presentare i desiderata dei romeni suoi compatrioti. Rispose con un elenco di 51 punti, che egli dispose per criterio di importanza. Il Popovich è esiliato dall'Ungheria: ha pubblicato sulla monarchia Austro-Ungarica un libro che è proibito in tutto il territo·rio della Monarchia I. e R. Questi particolari danno sd.gnificato speciale al fatto che, malgrado ciò a Berlino si sia voluto entrare con lui in rapporti.

265

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. S. 1583/209. Bucarest, 22 novembre 1914, ore 13,40 (per. ore 16).

Telegramma di V. E. n. 1185 (1).

In relazione al mio telegramma 202 (2) mi permetto far presente che a nostra richiesta accordo del 23 settembre u.s. ha carattere segretissimo e non è noto a nessun uomo politico all'infuori di Bratianu e tanto meno ai rappresentanti romeni all'estero. Solo due o tre uomini di Stato romeni ne conoscono

o presumono l'esistenza pur ignorandone contenuto. Ad evitare malintesi aggiungo che se accordo fosse noto avrebbe senza dubbio approvazione di tutti gli uomini di Stato romeni e che se qualche critica gli verrebbe fatta essa sarebbe ispirata solamente dal desiderio di vedere l'Italia e la Romania anche più intimamente legate di quello che non lo sono. In quanto alle relazioni tra Cucchi Boasso e Derussi credo utile porre in

rilievo che quest'ultimo non appartiene al partito governativo, il che ha molta importanza in questo paese.

266

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1585/149. Berlino, 22 novembre 1914, ore 14,42 (per. ore 18).

Telegramma di V. E. gabinetto 1183 (3).

Possibilmente da lui stesso e in ogni caso da questi diplomatici cercherò appurare il risultato della missione del conte de Monts. Fin d'ora però poiché nell'ulteriore suo viaggio a Budapest egli avrà senza dubbio precipuamente trattato la questione romena credo potere supporre che tale risultato per quanto concerne le questioni interessanti più specialmente l'Italia non sia sostanzialmente diverso da quello che egli lasciò comprendere al R. Ambasciatore a Vienna. E ciò conferma sempre più fondamento dell'osservazione da me ripetutamente fatta: che mentre a Berlino si vogliono ad ogni costo mantenere vive nostre speranze per una cessione del Trentino, a Vienna ogni volta questione viene messa apertamente sul tappeto si oppone a quella cessione un rifiuto più

-o meno assoluto. Linguaggio che aveva tenuto a me il conte de Monts prima di partire per Vienna era sensibilmente più fiducioso di quello che egli tenne a Avarna.

Con me allora egli era andato fino a discutere circa la portata geografica della parola Trentino e i limiti territoriali della regione da cedere che egli fissava al confine linguistico a nord di Trento nella valle dell'Adige comprese le valli laterali che fin a quel punto vi affluiscono per quanto ciò avesse a suo avviso l'inconveniente di attribuire all'Italia anche popolazione di razza ladina

o romancia sinceramente devota all'Austria-Ungheria. Col duca Avarna invece egli non volle nemmeno sentire parlare di quelle assicurazioni preventive segrete o meno che Zimmermann mi si era mostrato disposto a cercare di ottenere dall'Austria-Ungheria. In ogni modo prima o poi l'uno o l'altro facevano dipendere la cessione del Trentino da una nostra partecipazione alla guerra a fianco dei vecchi alleati e quindi da una condizione ormai non più realizzabile. Osservo però non essere esatto quanto è detto alla fine del telegramma del R. ambasciatore a Vienna che quella cessione avrebbe rappresentato dopo la nostra partecipazione alla guerra il compenso spettanteci in virtù dell'articolo sette del trattato della Triplice Alleanza in caso di acQuisti territoriali dell'AustriaUngheria nei Balcani. Un compenso, del quale è vero non fu precisata la natura, ci spetta in quel caso anche senza partecipazione alla guerra • non soltanto per riguardo crisi attuale ma anche per tutta la durata del trattato • in seguito all'adesione senza condizioni dei Governi d'Austria e Germania alla nostra interpretazione dell'art. 7 come dichiararono esplicitamente il 26 agosto Flotow e Macchio al marchese di San Giuliano telegramma di V. E. (gabinetto 984) (1). Aggiungerò che tale compenso dovrebbe logrucamente essere affatto indipendente da quelle altre misure colle Quali i nostri vecchi alleati si sono impegnati all'atto dell'entrata in guerra della Turchia a salvaguardare interessi italiani tanto nell'Africa settentrionale quanto nei Balcani come risulta dalle dichiarazioni fatte verbalmente da codesto ambasciatore di Germania e in nota scritta da codesto ambasciatore d'Austria-Ungheria in data 2 e 6 novembre corrente (telegramma di V. E. Gab'inetto n. 152 e 1161) (2).

(1) -Vedi D. 241, nota l, pag. 201. (2) -Vedi D. 208. (3) -Vedi D. 239, nota 2, pag. 199.
267

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1587/211. Bucarest 22 novembre 1914. ore 21 (per. ore 23).

Questa stampa riceve da Sofia che un giornale di colà ha pubblicato che l'Italia avrebbe posto in mora l'Austria-Ungheria a non passare la Moravia. Il Ministro Affari Esteri mi ha chiesto che cosa vi sia di vero in ciò.

Ministro Affari Esteri mi ha detto che alla riapertura del Parlamento, il 28 corrente, il Ministero si rifiuterà di dare spiegazioni circa politica estera, e mi ha chiesto quali sono i propositi del R. Governo per la riapertura del Parlamento nostro.

In relazione all'ultima parte del mio telegramma di Gabinetto n. 208 (l) il Ministro degli Affari Esteri mi ha detto constargli che anche il R. Ambasciatore a Londra avrebbe segnalato al R. Governo che alcuni membri dell'aristocrazia Ungherese farebbero passi per una pace separata tra l'Ungheria e la Triplice Intesa, il che preoccupa molto questo Governo.

Credo utile, infine, avvertire, a titolo riservatissimo, che codesto Ministro di Romania ha telegrafato essere probabile da noi una coalizione parlamentare per l'immediata entrata in guerra contro l'Austria. D'altra parte, egli afferma, essere costì giunti emissari germanici, d'intesa con Biilow, per agire sulla nostra stampa, in relazione con un decreto che la Germania si impegnerebbe ad ottenere dall'Austria-Ungheria e col quale verrebbe accordata l'autonomia a Trieste ed al Trentina con promessa di un plebiscito a guerra finita per decidere della sorte definitiva di quelle regioni.

(l) -Vedi serie V, vol. I, D. 448. (2) -Vedi DD. 106 e 121 nota l, pag. 90.
268

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, MACCHI DI CELLERE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. R. 11530/203. Washington, [22] novembre 1914, ore ... (per. ore 21,15).

Telegramma di V. E. n. 6462 (2).

Nessuna intesa è stata conclusa tra Giappone e Stati Uniti. Questa Ambasciata Giapponese dichiarò soltanto al Dipartimento di Stato che occupazione possedimenti tedeschi nel Pacifico era stata imposta da suprema necessità di guerra e Dipartimento di Stato non obiettò nulla. Dopo di che non si è parlato d'altro né per il presente né per l'avvenire. Nel confermarmi quanto precede questo Ambasciatore del Giappone mi ha detto essere suo personale convincimento che della sistemazione del Pacifico si tratterà soltanto a guerra finita. Egli ha voluto aggiungermi confidenzialmente di aver ricevuto da Tokio smentita ufficiale anche all'altra notizia divulgata secondo la quale Governo Giapponese avrebbe convenuto col Governo Inglese consegna all'Australia delle isole testé occupate.

269

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI

T. GAB. 1192. Roma, 23 novembre 1914, ore 19,30.

Telegramma di V. S. n. 211 (3). Nulla vi è di vero circa notizia pubblicata a Sofia che Italia avrebbe posto in mora Austria-Ungheria a non passare la Moravia.

Gabinetto italiano alla riapertura del Parlamento non intende dare spiegazioni circa politica estera futura e chiederà voto di fiducia.

V. S. potrà informare di quanto precede cotesto Ministro degli Affari Esteri (1).

(l) -Vedi D. 259. (2) -Vedi D. 211. (3) -Vedi D. 267.
270

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, GARRONI

T. 6617. Roma, 23 novembre 1914, ore 21.

R. Agente diplomatico al Cairo telegrafa quanto segue:

• Sottosegretario di Stato Inglese al Ministero dell'Interno mi comunica che cammellieri indiani a 20 chilometri dal Canale di Suez ingaggiarono battaglia con beduini durante la quale furono investiti da cavalleria turca. Esercito turco avanza con quattro cannoni d'assedio di cui uno è già prossimo Canale di Suez. Forse sarà opportuno sgomberare Suez e Porto-Said. Se linea Canale di Suez venisse rotta truppe inglesi si ritireranno a Zagazig, per tagliare cammino al nemico verso Cairo e Alessandria. Mi risulta alcuni trasporti che viaggiavano già alla volta di Marsiglia furono richiamati per marconigramma e riportarono qui truppe indiane che sono già sbarcate. Aumenta panico: sarebbe opportuno intens'ificare viaggi piroscafi per Italia • (Te,legramma arrivo 11527/252).

Notizie telegrafate da Serra e conseguenze che egli prevede non potranno mancare di far nascere gravi preoccupazioni nell'opinione pubblica italiana in relazione ai nostl'i .interessi coloniali che esigono la libertà di passaggdo nel Canale di Suez. Tali preoccupazioni non potrebbero venire del tutto rimosse nemmeno dalle assicurazioni che ci sono state date in proposito dal Governo ottomano in quanto il canale fosse nelle sue mani, perché i conflitti nei pressi di Suez, potrebbero ostruendo il Canale render vane tali assicur-azioni (2).

271

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1589/212. Bucarest, 23 novembre 1914. ore 21,20 (per. ore 23).

Telegramma di V. E. n. 1188 (3).

Confermo che la Romania non accorrerà da sola in soccorso della Serbia malgrado eventuale intervento Grecia. Anche Bratianu me lo ha dichiarato esplicitamente.

Sarebbe quindi opportuno che il Governo serbo non si facesse illusioni in proposito specialmente se esse debbono distoglierlo dal fare le necessarie concessioni alla Bulgaria.

Armi e munizioni non sono state ancora ordinate in America, la Commissione di acquisto di cui è cenno nel mio telegramma n. 285 (l) non avendo ancora lasciato Europa.

(l) -Per la risposta di Fasciotti vedi D. 279. (2) -Per la risposta vedi D. 287. (3) -Vedi D. 257, nota l.
272

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI COMMERCIALI, LEVI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

APPUNTO (2). Roma, 23 novembre 1914.

La seconda guerra balcanica ci ha fatto perdere la maggior parte dei vantaggi che la prima ci aveva indirettamente procurato. Degli Stati che si erano uniti per battere la Turchia e ,che, vintala, si batterono tra loro, quello dal quale non dovevamo attenderci né danni pel presente, né pericoli e preoccupazioni per l'avvenire, era la Bulgaria: con piena serenità avevamo potuto assistere alla sua vittoria, e salutare con soddisfazione, non solo il suo accrescimento territoriale, ma la sua comparsa nel Mediterraneo. Paese essenzialmente agricolo, e di prodotti di nessuna o scarsa concorrenza ai nostri, anche con Salonicco e Cavalla esso sarebbe sempre rimasto un paese eminentemente continentale, non sarebbe affatto divenuto un paese marinaresco, qualità per cui non ha né la tradizione, né le attitudini; e quando pure le avesse acquistate col tempo, sarebbe sempre stato trattenuto entro limiti di attività a noi propizi dalla preponderante attività ellenica. Passando col suo hinterLand dai turchi ai bulgari, Salonicco sarebbe rimasto sempre un grande centro della nostra esportazione; e, se appena la nostra marina mercantile avesse sentito il suo dovere e il suo interesse, noi ce ne saremmo anzi assai più avvantaggiati, per lo sviluppo che certamente in mano dei bulgari, meglio che in mano dei turchi, tutta quella zona avrebbe in breve raggiunto.

D'altro lato, senza Salonicco e senza Cavalla lo sviluppo della Grecia non sarebbe stato eccessivo, sarebbe stato quindi meno temibile per noi; mentre anche la Serbia, se occupando insieme al Montenegro il Sangiaccato di Novi Bazar precludeva a nostro vantaggio la via del Sud all'Austria, non prepoteva tanto da permettersi eccessive aspirazioni verso l'Adriatico.

L'errore della Bulgaria di romperla prima con la Serbia che [con] la Grecia, che avrebbe vinto facilmente, se fu fatale ad essa, fu per noi dannosissimo. Per noi, infatti, se poca importanza ha il dominio dd Adrianopoli ricaduto in mano dei turchi, un pericolo nuovo e più grave è succeduto al pericolo austriaco: il possesso di Salonicco e di Cavalla, unito a quello di

Creta e delle altre isole, ha fatto invero della Grecia una grande Potenza mediterranea, tanto più temibile per noi, date le innegabili rare virtù marinaresche del suo popolo, e data la sua posizione geografica di fronte a noi ed alla Francia, che ne fa per noi un concorrente inevitabile e temibile, per la Francia un alleato naturale, all'occorrenza contro di noi; mentre la nuova vittoria eccitando l'albagia serba, l'ha spinta a rivelare apertamente quali e quante sieno le sue mire sull'Adriatico. La recente polemica sulla Dalmazia informi.

Stando così ora le cose, quale è lo svolgersi degli avvenimenti -forse non lontani -che più ci gioverebbe? quale atteggiamento che più ci converrebbe tenere?

Premetto che ignoro completamente se esistano, o meno, accordi dell'Italia, sia con gli alleati anglo-franco-russi, sia con l'Austria e con la Germania, in previsione di queste o quelle eventualità; e, ammesso implicitamente che la situazione militare è oggi ancora tale da lasciare incerti sulle sorti della guerra e da consigliare quindi all'Italia di prolungare il periodo della sua neutralità anche indipendentemente dal grado della sua preparazione militare, rimane libero l'esame della situazione secondo la logica. E, secondo la logica, è chiaro che all'Italia gioverebbe una menomazione della nuova Grecia, e non gioverebbe né lo schiacciamento totale della Serbia, né un suo ingrandimento che ne aggravasse la pressione sulla costa adriatica. Questo ci gioverebbe anzi così poco, che è da chiedersi se non sarebbe di gran lunga preferibile lo statu quo, dato che l'Austria uscirà in ogni modo indebolita dalla guerra, mentre alla Serbia gioventù, audacia, passione militare, invadenza nazionalista aprirebbero un sicuro e forte avvenire.

Ma non sarebbe possibile aver di meglio dello statu quo?

Farsi questa domanda è, insieme, porsi la questione se, data anche la sconfitta del blocco austro-germanico, sia possibile illudersi che settanta ottanta milioni di tedeschi -fra pochi anni saranno cento -rimarranno a lungo chiusi nel Nord senza alcuno sbocco nei mari meridionali. E la risposta non è dubbia. No! non è possibile.

Anche se oggi l'Impero germanico dovesse sfasciarsi, se la razza germanica dovesse adattarsi ad un diverso assetto, dividersi e suddividersi come un tempo, l'aspirazione verso il Sud costituirebbe fatalmente il suo programma; programma che risponderebbe sempre talmente ad una legge di natura, che vano sarebbe opporsi alla sua attuazione; sarebe questione, anziché di anni, di lustri, di decenni, ma una nuova enorme lotta sarebbe sempre inevitabile, e chissà? in condizioni forse migliori delle attuali per la razza germanièa.

Ora, che cosa sarebbe da preferirsi per noi? che questo sbocco essa avesse nell'Adriat:ico o nel Mediterraneo? Evidentemente, non nell'Adriatico, dato pure che dell'Adriatico essa si accontentasse, cosa non probabile, poiché, con Valona nelle nostre mani, :l'Adriatico rimarrebbe per essa un mare chiuso Nel Mediterraneo dunque.

In alcune lettere recenti da me dirette al Segretario Generale di questo Ministero perché le comunicasse al compianto Marchese Di San Giuliano, adombrai la possibilità di accordi con l'Austria, pei quali questa ci cederebbe il Trentina ed il Friuli Orientale, mentre Trieste, l'Istria e la Dalmazia potrebbero costituire una specie di ansa autonoma unita col solo vincolo personale alla Dinastia absburghese; quanto è avvenuto di poi ha dimostrato però come l'Adriatico, specialmente nella sua parte superiore, tenuto anche conto dei nuovi strumenti di guerra, sia mare troppo ristretto per poter consentire libera esistenza a due padroni contemporaneamente ed ha accresciuto valore alla tesi che estende a tutta la Dalmazia le nostre aspirazioni nazionaliste. Noi siamo rimasti infatti prigionieri nel mare nostro, chiusi in casa, senza nessuna libertà di movimenti neppure mercantili, mentre altri veniva a fare contro il nostro attuale concorrente una miserevole prova di impotenza, ma avrebbe invece potuto, sapendo e volendo, insediarsi in vece nostra sull'altra sponda. Dunque, sbocco austro-germanico nel Mediterraneo, oggi, se la guerra sarà favorevole ai due Imperi -o in un più o meno prossimo avvenire -cioè, Austria e Germania a Salonicco, invece della Bulgaria.

Certo, questa sarebbe stata a noi più giovevole perché meno vasta, meno produttiva, meno forte; ma, poiché essa si è lasciata sfuggire di mano la preda e non par facile possa riprenderla, dati i suoi rapporti negativi con la Romania, dalla cui sola minaccia essa è evidentemente trattenuta dal gettarsi sulla Serbia spossata, perché non contempleremo noi quell'altra eventualità, in tempo per poterla negoziare al momento opportuno?

Come ho detto in quelle mie suaccennate lettere, l'Austria a Salonicco mai era, e doveva rimanere, un postulato fondamentale della nostra politica, sinché noi eravamo esclusi dal Mediterraneo Orientale; ma oggi, con tutta la vastissima costa libica in nostro potere, con la possibilità che rimanga nostro il Dodecaneso e s'abbia quindi la via aperta anche ad una zona non ultima dell'Asia Minore, q_uel postulato ha perduto gran parte del suo valore; l'ha perduto interamente, se consideriamo anche gli altri lati e dati della situazione. Permanendo il gran fine dell'interesse nazionale, i mezzi di raggiungerlo debbono variare a seconda delle circostznze; e poiché queste sono mutate, noi potremmo considerare l'eventualità del blocco austro-germanico a Salonicco, non più come un pericolo per noi, ma come un correttivo della Nuova Grecia, che a sua volta potrebbe essere corretto dal fattore russo, al quale ci converrebbe fosse dato -e noi potremmo propugnarlo -il libero passaggio per gli Stretti.

Dovremmo temere l'invadenza economica germanica nella penisola balcanica? Certo. Ma a quell'invadenza potremmo opporre da un lato la nostra attività (già su quei mercati la industria italiana fa concorrenza all'austrotedesca); dall'altro si deve tener conto di ciò: che presto la penisola balcanica diverrà un campo troppo angusto per l'attività internazionale. In un momento storico come il nostro in cui le lotte sono intercontinentali, intermondiali, occorre calcolo di vastissimi spazii anche a brevissimo tempo; il campo più prossimo, imminente delle lotte già in vista, sarà, non più la penisola balcanica, ma la Turchia Asiatica (non ce l'ha già detto la ferrovia di Bagdad?). Nel considerar dunuue sin d'ora la via che ci converrà di scegliere, il contegno che ci converrà adottare, non bisogna tener conto solo dei dati imme

diati della situazione, ed appagarsi di piccole combinazioni provvisorie, ma guardare lungi per l'avvenire. Come guardava all'avvenire chi, per fare l'Italia in Italia, incominciava dal mandare il Piemonte in Crimea.

(l) T. 10258/285 del 21 ottobre, ore 15, non pubblicato.

(2) Quest'appunto era intitolato: • Vedute italiane per lo svolgimento della situazione internazionale •.

273

IL MINISTRO A SOFIA, CUCCHI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1590/70. Sofia, 24 novembre 1914, ore 10 (per. ore 14,30).

Mi risulta che in quest'ultima settimana e con lo svolgersi degli avvenimenti il Re approfittando della circostanza che si sono sopite nell'opinione pubblica le ire contro di lui suscitate dal disastro dello scorso anno ha ripreso ad occuparsi attivamente della politica estera, coll'intento evidente di riottenere antico ascendente perduto.

Da una conversazione avuta col Capo del Gabinetto segreto del Re ho ricevuto impressione che Sua Maestà avrebbe influito perché Governo bulgaro abbia a mantenere attitudine neutrale e prudentissima e che (come prevedevo nel mio telegramma 9 ottobre n. 48) (l) già va sempre più accennandosi in Sua Maestà tendenza di ingraziarsi Potenze dell' • Entente • per non averle avverse nel caso il loro successo si accentuasse. In questo stato di cose il Re segue col massimo interesse attitudine dell'Italia.

274

IL MINISTRO A NISH, SQUITTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 11646/180. Nish, 24 novembre 1914, ore 12,30 (per. ore 8,50 del 25).

Telegramma di V. E. 6574 (2).

Pasic sapeva già quanto io gli ho comunicato in via strettamente confidenziale circa proposta del rappresentante bulgaro ad Essad ma mi ha ringraziato ugualmente della informazione.

Egli non crede alla probabilità di un • ultimatum • da parte della Bulgaria né a intenzione di questa di attaccare Serbia e dubita che la proposta di quel rappresentante sia stata fatta per istruzioni ricevute da Sofia.

Non esclude neanche che il tutto sia una invenzione di Essad.

(l) Vedi serie V, vol. l, D. 923.

(2) Vedi D. 258.

275

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1596/150. Berlino, 24 novembre 1914, ore 14,55 (per. ore 19,30).

Mi risulta che un prelato tedesco Monsignor Baumgarten, da molti anni residente a Roma, è giunto a Berlino con una missione del Vaticano riferentesi ad un preteso piano d'azione del Sommo Pontefice. Il quale si proporrebbe di intervenire per ottenere dall'Austria cessione all'Italia del Trentino, il che nel pensiero suo assicurerebbe il mantenimento della nostra neutralità e contribuirebbe così a fare raggiungere più presto quella pace all'ottenimento della quale il Sommo Pontefice ha consacrato tutti i suoi sforzi. La cessione dovrebbe però essere fatta direttamente dall'Imperatore d'Austria-Ungheria al Re d'Italia senza che in qualsiasi modo apparisse l'intervento del Sommo Pontefice. Senonché questi vi porrebbe due condizioni.

La prima: il regolamento delle questioni finanziarie, rimasto in sospeso fra il R. Governo e la S. Sede dopo la legge delle guarentigie. La seconda: l'assicurazione alla S. Sede della sicurezza delle comunicazioni coll'estero anche in caso di guerra; in altri termini concessione per lo meno della famosa striscia fino al mare.

Non si tratterebbe, per lo meno non mi si è parlato, di una internazionalizzazione della legge delle guarentigie. Monsignor Baumgarten pel tramite del signor Erzberger, un influente Deputato del centro cattolico, il quale dacché scoppiò la guerra è in continue relazioni con questi circoli governativi e dirige l'ufficio delle relazioni di stampa coll'estero, si propone di interessare alla cosa il Governo germanico. Cui si vuole chiedere di far valere la propria influenza tanto a Vienna quanto a Roma a favore dell'attuazione di tale programma.

Ignoro fino a qual punto tutto ciò debba essere preso sul serio. Parmi però che a scanso di equivod io dovrei, riferendomi alle mie precedenti dichiarazioni (mio telegramma Gabinetto n. 147) (l) dichiarare senza indugio a questo Governo che per quanto si tratta di cosa che ci sta a cuore noi non potremmo assolutamente ammettere l'intervento del Sommo Pontefice in una questione nazionale; che in ogni caso le condizioni da lui poste o quanto meno una di esse non possono far oggetto di discussione; e che noi dovremmo considerare qualsiasi passo di questo Governo in senso contrario come un atto poco amichevole verso l'Italia. Sarò grato di volermi telegrafare se V. E. crede opportuno che io faccia queste dichiarazioni e se ne approva il tenore (2).

(l) -Vedi D. 223. (2) -Non risulta che Sonnino abbia risposto.
276

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI

T. GAB. 1193. Roma, 24 novembre 1914, ore 16.

Dalle ultime pubblicazioni di giornali ho rilevato non avere fondamento la voce corsa anche in Italia che l'Ambasciatore Flotow sarebbe prossimamente richiamato (1). Di ciò siamo stati assai bene impressionati poiché è indubitato che Flotow ha dato prova di tatto e di spirito conciliante nei delicati momenti politici che traversiamo e abbiamo traversato.

Prego V. E. trovare occasione propizia per esprimersi in questo senso con codesto Governo (2).

277

IL MINISTRO A SOFIA, CUCCHI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. s. 1595/72. Sofia, 24 novembre 1914, ore 20 (per. ore 1,35 del 25).

Secondo gli ordini ricevuti stamane Ministri di Francia, Inghilterra e Russia si sono recati insieme oggi ore 15 al Ministero Affari Esteri ed hanno rimesso a Radoslavov seguente dichiarazione scritta:

• Les Gouvernements des trois puissances alliées ont pris connaissance avec satisfaction des déclarations faites par le Président du Conseil bulgare au Ministre de Sa Majesté Britannique à Sophie (dichiarazione che ho riferito col mio telegramma Gab. Segr. n. 67) (3).

Si conformément à ces déclarations la Bulgarie s'engage à observer envers la Roumanie, la Grèce et la Serbie une s'tricte neutralité les puissances alliées lui garantissent que lors du règlement final qui suivra la guerre, elles lui tiendront compte de son aptitude en lui procurant d'importants avantages territoriaux. Ces avantages seront accrus si la Bulgarie se décide à attaquer la Turquie et l'Autriche-Hongrie •.

Da quanto ho saputo Radoslavov ha risposto che ringraziava i Rappresentanti della Triplice Intesa della dichiarazione di cui prendeva atto, che la Bulgaria contava mantenere la sua neutralità, ma che avrebbe comunicato la loro dichiarazione al Re e che avrebbe dato una risposta per iscritto.

(l) -Vedi DD. 56 e 239. (2) -Per la risposta di Bollati vedi D. 282, p. 235, nota l. (3) -T. Gab. 1574/67 del 20 novembre 1914, non pubblicato.
278

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. s. 1592/213. Bucarest, 24 novembre 1914, ore 20,30 (per. ore 0,30 del 25).

Telegramma di V. E. n. 6582 (1).

Bratianu mi ha detto che egli non si è mischiato alle trattative in favore dei romeni di Transilvania perché crede che quel che egli ritiene indispensabile e cioè autonomia completa non verrebbe accordata dai magiari e quello che questi possono dare non serve a nulla. Egli ha aggiunto che è ormai troppo tardi pei palliativi e che problema dei romeni si pone ora in ben altri termini.

279

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1593/214. Bucarest, 24 novembre 1914, ore 20,30 (per. ore 3,30 del 25).

Bratianu, a cui ho comunicato telegramma di V. E. 1192 (2) mi ha incaricato di ringraziare V. E. e confermarle che egli terrà lo stesso contegno col Parlamento romeno.

Circa Serbia mi ha detto che, quantunque preoccupatissimo per la sorte di quel Paese, non prenderebbe le armi per sostenerlo neppure se fosse attaccato dalla Bulgaria e difeso dalla Grecia, il che conferma quanto ho riferito col mio telegramma 212 (3). Del resto Bratianu mi ha T'ipetuto che è più che mai deciso non entrare in azione se non entriamo in azione noi, e da altra fonte mi risulta confermato che questo Governo intende tenere unita la sua sorte alla sorte nostra.

Bratianu ha aggiunto che possibilmente preferirebbe ritardare entrata in campagna fino buona stag,ione ed io ho replicato che il R. Governo rimane fermo nella neutralità.

280

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, BOLLATI E A COSTANTINOPOLI, GARRONI

T. GAB. 1194. Roma, 24 novembre 1914, ore 21 ,15.

Questo Ambasciator~ di Germania mi ha detto che il suo Governo raccomanda vivamente che si lasci passare Nuri bey, fratello di Enver Pascià,

in missione al Senussi, per persuadere questi sulla necessità di rispettare l'Italia. Enver Pascià ci tiene moltissimo. Nuri sarebbe disposto a venir prima in Italia, se lo desideriamo, e di qui andare poi dal Senussi con un nostro salvacondotto per la via della Cirenaica. Ciò poteva farsi anche in via segreta.

La Turchia, nel caso che l'Italia appoggiasse gli Imperi sarebbe disposta a far concessioni all'Italia, cedendole Solum e Rodi e largheggiando nell'Asia Minore per Adalia etc. Essere questo il momento buono per assicurare l'amicizia e l'alleanza della Turchia. Enver Pascià non desiderare di meglio, e le diffidenze di fronte a lui che ancora si nutrono in Italia non aver più ragione di essere. Risposi che avrei riferito tutto ciò al mio collega delle Colonie, che aveva approvato le osservazioni da me fatte anteriormente, quando prima si parlò del progetto di Enver Pascià di mandare il fratello in missione.

Flotow mi pregava di appoggiare presso il collega le ragioni esposte dal suo Governo. Replicai che io stesso non ero ancora completamente convinto ma promettevo rifiettervi.

(l) -Vedi D. 254, pag. 212, nota l. (2) -Vedi D. 269. (3) -Vedi D. 271.
281

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1597/151. Berlino, 24 novembre 1914, ore 22 (per. ore 4 del 25).

Jagow il quale fin dalla metà di agosto si trovava al Quartiere Generale dell'Imperatore è giunto questa mattina a Berlino dove si propone di trattenersi due o tre giorni. Egli stesso espresse il desiderio di vedermi subito ed ho avuto una lunga conversazione con lui. Mi fece l'impressione di aver il morale alquanto depresso per la grave responsabilità che gli incombe e anche per la morte di suoi stretti parenti caduti sul campo di battaglia. Persiste però ad affermare di avere la coscienza tranquilla non essendo stata la Germania a scatenare la immane tragedia e mostra egli pure una tenace completa fiducia nel risultato della guerra che sarà lunga e atroce ma dovrà finire col successo delle armi tedesche. Come tutti qui egli sostiene che se pericoli sono gravi per la Germania verso ovest lo sono in grado assai minore verso est dove superiorità numerica dei russi non potrà alla lunga mantenere contro superiorità qualitativa dei tedeschi: questa è la convinzione dominante al Quartiere Generale.

Con accento di profondo rammarico egli disse che la sorte della guerra avrebbe potuto forse a quest'ora essere decisa se Italia vi avesse partecipato a fianco dei suoi vecchi alleati; si affrettò però a riconoscere il [fondamento] delle ragioni che avevano determinato l'Italia a mantenere la neutralità e fra le quali io non mancai di replicargli subito, senza che egli vi contraddicesse, che dovranno essere contati in prima linea gli errori commessi dagli alleati suoi. Egli aveva creduto, nel messaggio affidato a Flotow per dare il ben

20 -Documenti diplomatici -Serie V -Vol. II

venuto a V. E. (1), di sviluppare una volta di più le considerazioni di politica generale per le quali a suo avviso sarebbe interesse supremo per l'Italia di seguire anche nell'attuale crisi la linea di condotta che per più di trent'anni non era stata certo senza [risultati] per la sua prosperità e la sua posizione di grande Potenza. Ma si rendeva conto che di fronte alle presenti condizioni dell'opinione pubblica italiana [una] soluzione era se non impossibile difficilissima. E che si rendeva conto pure delle difficoltà quasi insormontabili che presentava la conciliazione di due punti di vista così divergenti come quelli che si avevano a Roma ed a Vienna circa la questione del Trentino. Diceva

• quasi • perché il Governo germanico non ha definitivamente abbandonato il suo proposito di influire sul Governo austro-ungarico per persuaderlo della opportunità del sacrificio; '"ìna con ben poca speranza successo. Lo stesso Conte Tisza col Quale aveva ultimamente parlato pur manifestando le migliori disposizioni verso l'Italia aveva lasciato comprendere che per quanto l'opinione pubblica ungherese non vi si mostri recisamente avversa non si potrebbe però ammettere la cessione di una provincia da otto secoli appartenente alla dinastia degli Absburg.

Conte Monts che è tuttora a Vienna aveva già riferito circa impressione generale del suo viaggio che era, dato il suo abituale pessimismo, abbastanza favorevole per lo stato di cose nella Monarchia, ma non ancora circa relazioni con l'Italia. Jagow credeva però che quanto egli avrebbe riferito in proposito non poteva essere molto dissimile da q_uanto aveva già detto al Duca Avarna (2).

282

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1598/152. Berlino, 24 novembre 1914, ore 22 (per. ore 8 del 25).

Mio telegramma Gabinetto n. 141 (3).

Questione dell'Ambasciatore di Germania a Roma non è ancora risoluta. Ho appreso che Flotow di fronte agli attacchi cui è fatto segno da parte dei suoi connazionali ha chiesto un congedo di parecchi mesi per motivi di salute il che nelle attuali contingenze equivarrebbe ad un ritiro definitivo ma la sua domanda non è stata peranco accettata, in seguito, a quanto mi risulta, alle tenaci resistenze di Jagow il quale si oppone alla nomina del principe Biilow e vorrebbe, nel caso che la posizione di Flotow si chiarisse realmente insostenibile, mandare a Roma in sua vece barone Mumm. È tutta una lotta di

influenze che si sta combattendo e nella quale Jagow conta sulla persistente antipatia dell'Imperatore per il Principe cui non ha mai perdonato gli incidenti che accompagnarono le sue dimissioni da Cancelliere. Ma una decisione in proposito dovrà a quanto mi si assicura essere presa nei prossimi giorni.

Ciò eh eprecede per informazione confidenziale di V. E. (1).

(l) -Vedi D. 236. (2) -Vedi D. 239. (3) -Vedi D. 56.
283

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, SALANDRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (2)

L. P. Roma, 25 novembre 1914, ore 8.

Vedi, se non l'hai veduta, la quarta edizione del Giornale d'Italia di ieri sera. Vi si legge, in prima pagina, con lusso di titoli e di caratteri corsivi, la notizia della riunione tenuta ieri mattina alla Consulta con me e i due capi di Stato Maggiore, magnificandone l'importanza. Nulla di più inopportuno. Ogni tanto il Giornale d'Italia è ripreso dal genio delle gaffe.

Vedi se puoi far chiamare Bergamini a casa tua e raccomandagli di non sacrificare ogni interesse di Stato all'ansia di dare la notizia grossa, anche quando la notizia grossa non c'è.

Forse sarebbe bene disporre che al tuo gabinetto non diano notizie delle persone che tu vedi, salvo che non si tratti-degli ambasciatori. Al gabinetto della Consulta vi è la pericolosa tradizione di contentare, comunque, il giornalista che vi traffica. E adesso forse pensano di farti cosa gradita fornendo notizie al Giornale d'Italia, notizie che sarebbero in verità innocenti se il Giornale non le gonfiasse così.

284

IL MINISTRO A SOFIA, CUCCHI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. S. 1601/73. Sofia, 25 novembre 1914, ore 10,30 (per. ore 20,50).

Ringraz•io V. E. del telegramma 1189 (3) e r.iassumo attuale situa2lione Bulgaria secondo le notizie segnalate giorno per giorno nella mia corrispondenza telegrafica:

1o -Governo bulgaro è perfettamente conscio dei pericoli che situazione presenta per la Bulgaria e con sue ripetute dichiarazioni neutralità (e nono

stante vincoli personali che alcuni suoi membri possano avere con austrotedeschi) sembra fermamente deciso mantenere condotta prudentissima.

2° -Intravvedendo forse successo finale Triplice Intesa Governo bulgaro considera ora con maggiore favore quelle Potenze mentre tuttavia continuano pressioni Austria e Germania i cui emissari lavorano in tutti i ceti sociali e specialmente in ambienti macedoni sempre sospetti.

3° -Nelle sfere governative azione della Turchia è più o meno considerata con sfiducia e diffidenza ma per il momento permangono buoni rapporti fra i due Governi tanto più che popolazione bulgara non è disposta rinnovare guerra contro la Turchia pel ricordo terribili sofferenze patite scorso anno in Tracia.

4° -Governo e opinione pubblica si dimostrano compresi non aver Romania in un campo avverso e quindi tutto induce a credere che intesa bulgaro-romena può essere raggiungibile eliminando reciproche diffidenze.

5° -Non risulta ancora che rapporti bulgaro-greci siano entrati in una fase tale da potere orientare i due Stati a direttive politiche non discordanti, ma preoccupati come sono della Macedonia bulgari meno si occupano delle aspirazioni su territori greci.

6° -Permane eccitazione di questa opinione pubblica per riguardo Macedonia, ma nonostante si veda con compiacimento probabile schiacciamento della Serbia pare che il Governo d'intesa con l'opposizione non intenda subire suggestione elementi turbolenti.

7° -Nelle popolazioni delle campagne prevalgono sentimenti russofili, nelle città correnti austrofile sono tuttora forti, ma dovrei notare che sentimenti di ostilità alla Russia che avevano dato forza alla politica austro-germanica dell'attuale Gabinetto vanno modificandosi.

8° -Circa Re Ferdinando mi riferisco mio telegramma di ieri n. 70 (l).

(l) Con successivo telegramma (Gab. n. 1600/153 del 25 novembre 1914, ore 14,30) Bollati aggiungeva: • Telegramma di V.E. n. 1193 (vedi D. 276) mi giunse ieri sera poco dopo che avevo spedito mio gabinetto n. 152. Siccome r. occasione propizia • mi era giàfornita dal discorso che Jagow aveva il giorno stesso tenuto meco sull'argomento, cosk mi sono subito espresso con lui nel senso indicato. Egli apprenderà certamente con molto piacere il lusinghiero attestato dato da V.E. all'opera dell'ambasciatore di Germania a Roma>.

(2) Da BCL, Archivio Salandra. Ed. in SONNINO, Carteggio, cit. D. 47.

(3) Vedi D. 251, pag. 209, nota l.

285

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1599/154. Berlino, 25 novembre 1914, ore 14,30 (per. ore 16,20).

Telegramma di V. E. Gabinetto n. 1194 (2).

Zimmermann mi diede lettura ieri di un telegramma dell'Ambasciatore

di Germania a Costantinopoli nel quale erano dette tutte le cose che furono

comunicate da Flotow a V. E. Gli risposi che io le avevo riferito le ragioni

addotte a sostegno dell'opportunità dell'invio in Cirenaica del fratello di Enver bey; ma che per mio conto persistevo a dubitare che appunto colui che più aveva contribuito a suscitare il disordine fosse il più adatto a ristabilire l'ordine; e che in ogni modo ero sicuro che il solo annunzio dell'invio di quel personaggio avrebbe prodotto pessima impressione in [Italia. Per] la sua andata a Roma non mi sembrava vi fossero inconvenienti.

Nello stesso telegramma di Wangenheim era pure detto che conformente all'idea stata qui emessa e sulla quale io aveva poi vivamente insistito secondo le istruziorri contenute nel dispaccio n. 63145 (l) del 16 novembre, sarebbe stato fra breve pubblicato un proclama del Sultano imponente esplicitamente ai musulmani di rispettare l'Italia come alleata della Germania e per conseguenza amica della Turchia. Tanto Zimmermann quanto Jagow, col quale avevo poco prima parlato dell'argomento, si adoperavano a porre in rilievo tutti i grandi vantaggi che l'Italia potrebbe ritrarre nel profittare dell'attuale momento favorevole per regolare le sue relazioni colla Turchia.

(l) -Vedi D. 273. (2) -Vedi D. 280.
286

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 11665/1025. Berlino, 25 novembre 1914, ore 14,30 (per. ore 16,30).

Mio telegramma 1010 (2). Il Conte Tisza reduce dal viaggio è ripassato ieri l'altro da Berlino e ripartito la sera per Vienna. Dal nuovo colloquio che durante questo breve periodo egli ebbe con Zimmermann è risultato, a quanto questi mi disse ieri, che nemmeno le nuove ed autorevoli insistenze fatte colà presso lui hanno valso a rimuovere il Presidente del Consiglio ungherese dal punto di vista suo nella questione rumena.

Egli sostiene che i romeni di Ungheria sudditi leali del Regno sono già interamente soddisfatti delle concessioni state loro promesse dal Governo; e che, quanto ai romeni dell'altro lato della frontiera che fomentano una agitazione non avente altro scopo se non quello di staccare la Transilvania dalla Monarchia, nessuna per quanto larga concessione basterebbe a soddisfarli. Tutto quello che si poté ottenere dal Conte Tisza è che delle concessioni già promesse ai romeni il Governo ungherese facesse dichiarazione ufficiale assumendo così un più formale e solenne impegno davanti al parlamento di Budapest.

• esercitare una influenza energica sul Senusso , .

(l) Non rinvenuto, ma il T. 6472 del 16 novembre con il quale Sonnino comunicava a Bollati un promemoria di Flotow in cui si domandava, tra l'altro, alla Sublime Porta di

(2) Vedi D. 254.

287

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, GARRONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 11702/792. Costantinopoli, 25 novembre 1914, ore 20,40 (per ore 6 del 26).

Telegramma di V. E. n. 6617 (1).

Wangeheim conferma che Egitto se occupato dai Turchi rimarrebbe sempre sotto il dominio Kediviale anche perché egiziani non ammettono rimanere sotto l'intollerabile amministrazione ottomana; ripete che nulla noi avremo da temere in Libia per esplicita dichiarazione Sublime Porta garantita a Roma da Germania ed Austria-Ungheria; dichiara infine che non vi è intenzione di ostruire Canale di Suez la cui navigazione è intanto impedita dagli inglesi contrariamente ai trattati. Corpo di spedizione ottomano con cannoni assedio finora ben lontana dai 20 chilometri indicati. Si calcola sempre secondo Wangenheim che solo fr·a circa... (2) giorni eserdto turco prossimo al Canale.

288

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, GARRONI

T. 6698. Roma, 26 novembre 1914, ore l.

Questo ambasciatore di Turchia ha dichiarato essere pronto a qualunque negoziato tra Turchia e Italia intorno alle questioni rimaste sospese a Losanna circa sudditanza e rappresentanza libici all'estero. Nessun momento potrebbe essere più propizio dell'attuale per risolvere questione, la quale però non comporta un negoziato bensì soltanto un atto unilaterale da parte della Turchia, in forza del quale, come fu fatto con Francia per Algerini, Tunisini e Marocchini, Turchia riconoscesse di fatto i libici •come sudditi italiani a tutti gli effetti allo stato degli atti internazionali riguardanti la Libia.

Un abbinamento della questione della sudditanza libica a qualsiasi altra ora pendente non sarebbe opportuna, involgendo lunga discussione. Questione sudditanza libica deve essere considerata isolatamente e risolta come conseguenza diretta della dichiarazione fatta a V. E. dalla Sublime Porta che la Turchia non ha eccezioni da fare circa la nostra occupazione in Libia. E tale dichiarazione non sarebbe seria ed efficace se non fosse seguita dall'unico segno tangibile e concreto quale quello del riconoscimento dei libici come sudditi italiani. Il Trattato di Losanna ha risolto per tutti i Governi la questione della nostra sovranità in Libia meno che per la Turchia che pretende di trattare i

libici in Turchia come sudditi ottomani. Tale pretesa è in contrasto con stesso trattato di pace. Questione sudditanza libici non tanto fu lasciata sospesa con una restrizione mentale della Sublime Porta, alla quale non si chiederebbe ora che di desistere in questo punto dal suo atteggiamento. Turchia non ha mai riconosciuto né diretta sovranità italiana in Eritrea, né sovranità francese in Algeria, Marocco, e Tunisia, ma con Francia ha ammesso con apposito accordo indigeni quei paesi al trattamento di protetti francesi. Da parte nostra si domanda analogo palese accordo per quanto riguarda nostri nuovi sudditi di Libia. Prego dunque V. E. ottenere dalla Sublime Porta che essi vengano trattati e considerati a tutti gli effetti come sudditi italiani (l).

(l) -Vedi D. 270. (2) -Gruppo indecifrato.
289

IL CONSOLE A SCUTARI, DE FACENDIS, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 11716/511. Scutari, 26 novembre 1914, ore 7,30 (per. ore 17).

Ho telegrafato alla R. Legazione quanto segue:

• Dichiarazione riconoscimento Governo Durazzo era stata spedita tre giorni fa. Telegramma di V. E. n. 3905 avendomi fatto nascere Qualche dubbio, per indagare, dissi a Bid Doda che con mia meraviglia dichiarazione non era ancora giunta a Durazzo. Ordinata inchiesta si è constatato persone che circondano Bib Doda spinte da noti agenti avevano procurato disguido lettera la quale apparve trovata giacente presso la posta albanese. La lettera verrà portata domani a Durazzo da Meto bey, salvo ulteriori intrighi.

Come l'E. V. rileva tutto è messo in azione per ostacolare intesa tra Essad e Bid Doda, azione che si combatte pazientemente. A questo proposito Bib Doda richiamava mia attenzione sulla necessità che Essad si rivolga anche privatamente a questi capi musulmani persuadendoli riconoscere autorità Bib Doda e più che altro essere d'accordo tra loro, giacchè, essendo gelosi di Alush Loia non sono disposti a dargli comando della gendarmeria mentre effettivamente è il solo uomo di azione possibile.

Agenti austro-turchi naturalmente sfruttano tale antagonismo tra capi musulmani spingendo Sulcho Bey ed altri osteggiare Essad. È anche mio avviso che Essad eserciti sua influenza presso Capi musulmani cercando ottenere buon volere con qualche promessa. Potrebbe per esempio proporre Sulcho bey fosse vice-presidente Commissione con Bib Doda.

Altro argomento persuasivo sarebbe quello della concessione di fondi che sono del resto assolutamente indispensabili per il caso in cui si organizzi amministrazione Paese.

(l} Per la risposta vedi D. 304.

Informo V. E. che annunzio prestito otto milioni da parte dell'Italia ha prodotto ottima impressione ma anche molte congetture. Austriacanti ironicamente fanno credere esserci noi prestati ad un bottino per Essad il quale saprà ora farsi ragione dei milioni sciupati da W i ed •.

290

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, GARRONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. RR. 1604 (1). Pera, 26 novembre 1914, ore 21,35 (per. ore 9,15 del 27).

Nel corso visita fattami ieri dal Khedive, aveva potuto notare che egli aveva qualche cosa importante da confidarmi ma non osava entrare in argomento. Oggi infatti mi ha mandato Yusuf Sadik Pascià Ministro Casa Khediviale ed uomo sua completa ,fiducia coll'incarico di dirmi quanto riproduco qui appresso colla premessa che egli si era deciso parlarci a cuore aperto in vista buoni rapporti che ha sempre avuto colla Reale Corte e R. Governo, incoraggiato anche dal telegramma inviatogli recentemente da S. M. il Re, in risposta auguri per 1'11 novembre e nel quale aveva rilevato frasi assai delicate che l'avevano profondamente commosso. Ecco comunicazione:

• Malumori fra Khedive e Inghilterra sono di data recentissima e dovuti in gran parte a Lord Kitchener che ha mostrato così di ricambiare malamente fiducia che Khedive aveva in lui riposta e che in altri tempi fu inizio sua fortuna perché nomina di Lord Kitchener a Sirdar fu dovuta a vive premure e raccomandazioni fatte alla Regina Vittoria dal Khedive che aveva avuto campo di conoscerlo quando non era che un semplice ufficiale dell'esercito di occupazione.

Primo sintomo di questa tensione fu avere Lord Kitchener segnalato suo Governo come pericoloso nei suoi effetti, viaggio compiuto nella primavera scorsa dal Khedive in automobile nel basso Egitto poiché parve che accoglienze fattegli fossero troppo entusiastiche. Khedive che era frattanto venuto in Europa mandò Yusuf Sadik Pascià a Londra per fornire spiegazioni al riguardo ma fu risposto che accuse contro lui erano ben più gravi poiché gli era fatto carico di aver niente di meno negoziato coll'Italia un accordo per ostruire Canale di Suez nell'eventualità conflitto europeo nel corso del quale, si supponeva allora, l'Italia si sarebbe battuta a favore Triplice alleanza.

Contro quest'accusa, Khedive protestò con tutte le sue forze ma non fu creduto. Finito suo viaggio venne come al solito sul Bosforo per Ramazan. Appena qui giunto fu fatto segno ad un attentato che gli risulta ora fu tramato ed eseguito dai Giovani turchi coi quali non era in troppo buoni rapporti. Malumori con Inghilterra, minaccia Comitato unione e progresso e scoppio guerra,

lo persuasero a prestare orecchio alle lusinghe della liberazione Egitto dal controllo inglese fattegli intravvedere questa volta, non più dai Giovani turchi, :sibbene dall'Ambasciatore di Germania che affermava parlare in nome suo Governo. Entrata poi Turchia nel conflitto lo si volle anzi decidere a prendere comando esercito d'invasione, offerta dalla quale egli ha tentato in ogni modo di schermirsi tanto è vero che alla fine si è deciso mandare là Gemal Pascià. Senonché continua pressione esercitata dai Giovani turchi e tedeschi, che crede possa assumere brutta forma, egli avrebbe pensato eclissarsi per raggiungere un territorio neutro dove gli possa eventualmente essere facile entrare in negoziati coll'Inghilterra. Khedive desidererebbe pertanto avere nostro consiglio al riguardo e in avvenire gli sia facilitata riconciliazione su basi naturalmente da discutere ma sulle quali sarebbe disposto largheggiare •.

Non so se questa esposizione storica sia esatta e se Khedive non si rivolge ora a noi visto che si trova in pessimi rapporti coi Giovani turchi, come riferii nei miei telegrammi: quello che è certo è che a noi conviene accoglierle come vere. Ed io ne riferisco per il caso si ritenesse che un'intesa coll'Inghilterra possa evitare occupazione Egitto da parte Turchia ed ostruzione canale, due eventualità che dobbiamo ugualmente temere. Khedive è ora in rapporti pessimi con Giovani turchi e credo che una volta uscito dall'imbarazzo in cui si trova farebbe di tutto per difendere suo Paese dall'invasione: egli anzi afferma che non gli sarebbe difficile a tal uopo levare in poco tempo 50.000 uomini di truppe indigene.

Khedive infine è sempre stato ben disposto verso l'Italia e se effettivamente riuscissimo ora a rendergli questo enorme servizio credo realmente non dimenticherebbe. Comunico ad ogni buon fine il tutto a V. E. colla preghiera di volermi pocr-re in grado dargli una risposta (1).

(l) Manca il numero di protocollo di partenza.

291

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, E AI MINISTRI, A BUCAREST, FASCIOTTI, A NISH, SQUITTI, E A SOFIA, CUCCHI

T. 6728. Roma, 26 novembre 1914, ore 24.

(A tutti meno Nish). R. Ministro a Nish telegrafa quanto segue:

• In questi circoli diplomatici si ha l'impressione che la Russia vorrebbe comporre al più presto possibile dissidio serbo-bulgaro con la cessione di una parte della Macedonia centrale alla Bulgaria non solo per spingere questa ad attaccare Turchia ma anche per un'altra ragione. Nella eventualità di una completa vittoria austriaca in Serbia seguita dalla occupazione di tutto il paese

con possibile punta su Salonicco gli austriaci si troverebbero di fronte ai bulgari, se costoro fossero stati già fin d'ora messi in possesso di territori macedoni attualmente appartenenti alla Serbia e costituenti immediato • hinterland • di Salonicco.

Mi permetto esprimere l'avviso che nel caso in cui io vedessi prendere buona piega ai passi che farà nuovamente Ministro di Russia presso questo governo nel senso del ravvicinamento serbo-bulgaro, sarebbe utile ed opportuno che non rimanessi estraneo al negoziato.

Se V. E. me ne desse autorizzazione cercherei parteciparvi sotto quella forma e con quelle cautele che sembreranno migliori ad evitare critiche e rimostranze da qualsiasi parte alla nostra azione.

La cosa mi pare tanto più richiesta in quanto che le imprevedibili conseguenze di uno schiacciamento della Serbia potrebbero toccare da vicino nostri interessi vitali.

Si ritiene poi che verificandosi ipotesi sopra esposta non esiterebbe più ad entrare in campo Romania • (Tel. 11655/179). Ho telegrafato a Squittì quanto segue:

(Solo a Nish) Suo tel. 179.

(A tutti) Autorizzo V. S. agevolare eventualmente senza diretto intervento riavvicinamento serbo-bulgaro usando le maggiori cautele.

(l) Con T. gab. 1203 del 29 novembre, Sonnino rispose: « Conviene che V.E. conservi atteggiamento di maggiore riserva col Kedivè lasciando assolutamente cadere aper· ture fattele a mezzo Yusuf Sadik Pascià >.

292

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, SALANDRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

L. P. Roma, 27 novembre 1914.

Ieri vidi Avarna e poi Imperiali. Quest'ultimo vorrebbe andare domenica a Napoli per qualche giorno. Si potrebbe quindi tenere domani nel pomeriggio da te o da me, come vuoi, la seduta per ,fissare i termini del cosiddetto telegrammone (2). Imperiali ritornerebbe da Napoli giovedì e allora, a Camere aperte, mi sarebbe difficile trovare due ore tranquille. Invece la potremmo fissare domani dalle 17 alle 19, salvo che tu non abbia il ricevimento diplomatico. Se tu domani nel pomeriggio non puoi, si dovrà invece fissare domenica, sempre nel pomeriggio.

Ti scrivo perché sono rimasto a casa (dove non ho filo telefonico speciale) per scrivere una prima minuta delle dichiarazioni alla Camera. Te le potrei passare, prima che agli altri, domani sera.

Martini mi assicurò che dentro oggi ti avrebbe mandato le sue proposte per la parte coloniale (3). Ma sarà bene che tu lo solleciti.

Z42

Nei telegrammi di ieri ve n'è uno di Bollati (n. 11665) (l) che credo converrebbe rifischiare a Fasciotti per sua norma: come vedrai se convenga rifischiargli gli altri parecchi telegrammi venuti ieri circa l'attitudine della Bulga!'ia (2). Così lo si tiene contento e gli si dà modo di dire qualche cosa a Bratianu, col quale importa mantenere il contatto, pur non comunicando le nostre intenzioni più riservate.

Visconti sta peggio. Oggi ci passerò a prendere notizie.

P.S. Per maggiore discrezione e ad evitare annunzi nei giornali si potrebbe fissare il convegno con Imperiali a tre a casa tua, che non è sorvegliata.

(l) -Da Archivio Sonnino, Montespertoli. Ed. in SoNNINo, Carteggio, cit., D. 48. (2) -Vedi D. 164. (3) -Vedi D. 297.
293

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, SALANDRA (3)

L. P. Roma, 27 novembre 1914.

F.issiamo pure per domani sabato dalle 17 alle 19 (4). Anzi, se puoi, fissiamo dalle 16 in poi, perché forse ci vorrà tempo per definire tutto. A ogni modo fammi sapere se sta bene per le 16 o le 17.

Credo che sarebbe meglio fissare il convegno qui alla Consulta, dove ci sono le carte, i precedenti, ecc. ecc. Pei giornalisti ho già data qualche disposizione qui. Potresti arrivare qui con Imperiali, e così è più facile sfuggire alle osservazioni dei giornalisti sulla piazza. A ogni modo sono pronto, se vuoi e credi meglio, a fare la riunione in casa.

294

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, SALANDRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (5)

L. P. Roma, 27 novembre 1914.

Verrò aLla Consulta domani alle 16,30 (6). Imperiali potrà venirci per suo conto, un poco prima o un poco dopo, passando per gli uffici. Fallo avvisare dal suo gabinetto. lo non so l'indirizzo; ma mi disse che capitava ogni giorno alla Consulta.

(4J Vedi D. 292.
(l) -Vedi D. 286. (2) -Vedi DD. 277 e 284. (3) -Da BCL, Archivio Salandra, Ed. in SoNNINO, Carteggio, cit. D. 49. (5) -Da Archivio Sonnino, Montespertoli. Ed. in SONNINO, Carteggio, cit. D. 50.

(6) Vedi D. 293.

295

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, SALANDRA (l)

L. P. Roma, 27 novembre 1914.

Fasciotti telegrafa (2) :

• Mi permetto far presente opportunità che in occasione riapertura Parlamento presidenti del Senato e Camera dei Deputati commemorino re Carlo, manifestando in termini calorosi amicizia italo-rumena •.

Mi pare che abbia ragione. Puoi Tu, che sei in contatto più diretto coi presidenti far loro presente questa opportunità? Si manderebbe poi per telegrafo il resoconto delle sedute al Fasciotti.

Già gli furono rifischiati ieri telegrammi: 11655, 11656, 11665; e gabinetto 1169 (3).

Avviserò Imperiali per domani verso le 16,30.

296

L'INCARICATO D'AFFARI AD ATENE, MINISCALCHI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 11771/478. Atene, 27 novembre 1914, ore 17,40 (per. ore 21,13).

Mi sono trattenuto oggi con Venizelos sull'atteggiamento preso dalla Grecia di fronte alla trattative fra Stati balcanici per un'intesa colla Bulgaria. Egli mi ha detto risultargli che Romania e Bulgaria si sono già intese in massima non però Serbia e Bulgaria facendo comprendere che per ottenere ciò è necessario anche consenso della Grecia.

Egli non crede dover fare obbiezioni [a] cessione territorio da parte della Romania alla Bulgaria e fino ad un certo punto anche da parte della Serbia alla Bulgaria ma ha aggiunto subito che quest'ultima concessione non deve essere importante, in modo da non turbare equilibrio balcanico. Ammetterebbe una rettificazione frontiera ma non certamente una soddisfazione completa delle esagerate richieste bulgare che separerebbero Serbia dalla Grecia e porrebbero quest'ultima in una posizione di soggezione rispetto Bulgaria che la circonderebbe da ogni lato.

Circa poi attitudine Grecia nel caso in cm m vista obbiezioni da lei affacciate le tre nazioni si intendessero senza di lei, Venizelos mi ha detto che non esclude possibiUtà di tale [accordo] ma non ,conta sulla lealtà serba perché non siano lesi i vitali interessi greci in compenso attitudine da essa tenuta verso Bulgaria alla quale essa ha detto che se Serbia fosse attaccata dalla Bulgaria quest'ultima sarebbe stata attaccata a sua volta dalla Grecia.

In sostanza ho riportato impressione che tutto ciò che si può ottenere oggi dalla Grecia è che essa non si opponga a limitate concessioni serbe alla Bulgaria ma senza beninteso ne siano richieste a Lei. Siccome Romania, fino ad ora la più strenua sostenitrice del mantenimento del Trattato di Bucarest, crede adesso potervi derogare, Greci sostituire a quella formula finora in uso l'altra equivalente dell'equilibrio balcanico che, osservo, per lei si riassume in un

equiLibrio gre,co bulgaro.

Come ebbe a dire Venizelos, alla Grecia non importa molto che Serbia e Romania estendano anche molto loro territori, ma non può ammettere che ciò avvenga per la Bulgaria. Homania e Serbia vorrebbero bensì che anche Grecia contribuisse colla sua parte di cessione di territorio alla pace balcanica, ma la loro situazione è assai differente. Esse cederebbero infatti territori abitati da bulgari e ne otterrebbero eventualmente larghi compensi mentre la Grecia dovrebbe abbandonare territori abitati da greci senza un eguale corrispettivo.

Stampa si occupa da qualche giorno con passione della questione, unanimamente e chiaramente contraria ad ogni cessione di territorio. Si duole che il mercanteggiare della questione Bulgaria ottenga presso qualche Gabinetto più successo dell'onesta attitudine greca. Traspare perfino dall'Embros qualche frase di malcontento per il trattamento usato alla Grecia dagli amici della Triplice Intesa, fa perfino accenno alla possibilità per la Grecia di cercare allora altrove e sotto altri auspici la tutela dei propri interessi.

(l) Da BCL, Archivio Salandra. Ed. in SoNNINO, Carteggio, cit., D. 51.

(2) -Con T. gab. 1602/217 del 26 novembre. (3) -Il secondo e il quarto riferimento sono errati; si tratta dei telegrammi: 11655/179 del 24 novembre (non pubblicato) con il quale Squitti riferiva sullo stato dei rapporti serbo-bulgari; 11658/1024 del 25 novembre (non pubblicato) con il quale Bollati dava notizia di una possibile entrata in campo della Bulgaria contro la Serbia; 11665/1025, per il quale vedi D. 286; 11697/913 del 26 novembre (non pubblicato) con il quale Carlotti informava circa un colloquio avuto con il ministro bulgaro a Pietrogrado che confermava la neutralità della Bulgaria.
297

IL MINISTRO DELLE COLONIE, MARTIN!, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

L. P. [Roma,] 27 novembre [1914].

Eccoti gli appunti promessi. Ne discuteremo se vorrai. Per Imperiali ho fatto preparare tutto quanto può servire a lui per le trattative, tutto qu:mto insomma illustra le nostre domande. Le quali potranno parere eccessive a prima vista. ma a me non sembra che sieno.

Ti prego di far fare e di mandarmi o questa stessa nota di mio carattere

-o una copia ch'io non ho fatta fare per non ritardare, secondo il tuo desiderio, l'invio (2). G. -De Rosa, Verona, 1966, p. 245.

ALLEGATO (l)

Qualora Inghilterra e Francia facciano acquisti in Africa a spese della Germania consentiranno all'Italia una sistemazione ai confini della Cirenaica e della Tripolitania, e alla definizione a noi favorevole di alcune questioni relative alle nostre due colonie etiopiche.

1. -Bacino deL NHo in Etiopia. L'Inghilterra si impegna a riconoscere che all'art. 4 dell'accordo del 13 dicembre 1906 debba darsi l'interpretazione che risulta dalla lettera e dallo spirito dell'accordo e più particolarmente dai colloqui del cav. Pansa, ambasciatore d'Italia, col marchese di Lansdowne ministro degli Affari Esteri di S.M. britannica, riferiti dal primo con r,apporti dell'agosto e dell'ottobre 1904, rapporti noti a sir Rennell Rodd cui furono ,comunicati in estratto; e cioè: che per quanto concerne il bacino del N ilo in Etiopia, gli interessi dell'Italia sono di natura territoriale e di natura idraulica quelli dell'Inghilterra: con reciproche garanzie da stipularsi di comune accordo. 2. -Chisimaio. L'Inghilterra s'impegna di modificare a favore dell'Italia il protocollo anglo-italiano del 14 marzo 1891 circa la regione del Giuba, per modo che passi all'Italia il porto di Chisimaio e il territorio adiacente in limiti da determinarsi: e che l'Inghilterra si sostituisca all'Italia in tutti i vantaggi che a quella attualmente vengono dalle convenzioni in vigore fra i due governi. restando inteso che la foce del fiume sarà comune e la navigazione libera per i due Stati. 3. -Gibuti. La Francia s'impegna a cedere all'Italia tutti i suoi diritti sul protettorato della Costa dei Somali, sull'hinterland di questo protettorato e sulla zona necessaria per la costruzione ed il traffico della ferrovia Gibuti-Addis Abeba, salvo l'obbligo all'Italia di lasciare alla Francia sulla Costa dei Somali una stazione di carbone per il rifornimento delle sue navi e a conchiudere una speciale convenzione per regolare tutti gli interessi relativi alla ferrovia suindicata, quale è contemplata nella convenzione di Londra del 13 dicembre 1906. 4. -Eritrea. L'Inghilterra s'impegna a ristabilire lo statu quo anteriore alla consegna di Cassala del 1897, in conformità dell'articolo 2 del protocollo angloitaliano del 15 aprile 1891, per modo che la piazza e il territorio di Cassala sieno occupati dall'Italia nelle condizioni in cui si trovavano anteriormente alla detta consegna. 5. -Arabia. L'Inghilterra e l'Italia si obbligano alla reciproca guarentigia dell'indipendenza del Yemen; e lasciando in libere mani musulmane i Luoghi Santi, s'impegnano a non procedere all'annessione di alcuna parte dell'Arabia e a non imporle qualsiasi altra forma di dominio; senza rinunziare al diritto di opporsi a che un'altra potenza acquisti o si attribuisca diritti sul territorio dell'Arabia medesima.

Colonie portoghesi. L'Inghilterra e l'Italia s1 1mpegnano reciprocamente, e analogamente a quanto l'Inghilterra stessa fece colla Francia rispetto all'Harar con lo scambio di note del 2 e 9 febbraio 1888, a non procedere all'annessione delle colonie portoghesi in Africa e a non impor loro altra qualsiasi forma di dominio, senza però rinunziare al diritto di opporsi a che una terza potenza acquisti o si attribuisca diritti su quei territori, da rimaner liberamente aperti all'azione economica e commerciale dell'Inghilterra e dell'Italia. Si impegnano altresì, ove il Portogallo s'inducesse a cedere tutte o parte di quelle colonie, a stabilire di comune accordo quale sfera debba essere riservata agli interessi inglesi e quale agli interessi italiani.

(l) -Da Archivio Sonnino, Montes.Dertoli. Ed. in SoNNINO, Carteggio, cit. D. 52. (2) -La ris.Dosta di Sonnino è riprodotta in F. MARTIN!, Diario 1914-1918, a cura di

(l) Questo allegato è ed. in MARTIN!, Diario 1914-1918, cit., pp. 243-244, con l'aggiunta di un N. B. che non si trova nell'originale inviato a Sonnino.

298

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1606/155. Berlino, 27 novembre 1914, ore 22,10 (per. ore 2,10 del 28).

Miei telegrammi gabinetto 152, 153 (1).

Una decisione definitiva, circa Ambasciatore di Germania a Roma, non è stata tutt'ora presa. Forse la si prenderà dopo arrivo del Cancelliere dell'Impero che è qui atteso domani mattina. Jagow fa tutto il possibile per sostenere Flotow e gli è stato perciò di molto conforto il potere dire, dopo quanto io gli avevo comunicato in seguito al telegramma di V. E. n. 1193 (2) che Flotow continua ad essere ben visto dal R. Governo. Ma persiste attivissima la campagna dei suoi avversari e anche a quanto taluni dicono quella dei sostenitori ad oltranza del principe Bi.ilow, il quale sembra desidera vivamente il suo ritorno nella vita pubblica. Certo ha contribuito a rialzare azioni di questo ultimo l'articolo a lui così apertamente ostile del Con·ie?'e della Sera (3).

299

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. CAB. 1607!156. Berlino, 27 novembre 1914, ore 22,10 (per. ore 3,10 del 28).

Mio telegramma gab. n. 154 (4).

Jagow ha oggi nuovamente insistito sui vantaggi che l'Italia potrebbe ritrarre dall'attuale situazione mediante un accordo con la Turchia che oltre ad assicurarle definitivamente il possesso della Libia le offrirebbe anche la prospettiva di nuovi acquisti territoriali ed economici. Egli insisteva pure sulla opportunità di autorizzare il passaggio del fratello di Enver bey al quale sembra che auest'ultimo tenga moltissimo.

Jagow pretendeva che se quegli si presentasse circondato da ufficiali e soldati italiani niente potrebbe meglio rappresentare agli occhi degli arabi il riconoscimento definitivo da parte Turchia del dominio italiano in Libia e l'apnoggio che esso è risoluto a darvi.

Risposi che avrei ciò :l'iferito a V. E. ma io stesso non ne era guarì convinto.

(l) -Vedi D. 282 e nota l, p. 235 allo stesso. (2) -Vedi D. 276. (3) -Il 30 novembre (T. gab. 1617/158), ore 15,45) Bollati informava ancora: • Mi si assicura che il richiamo di Flotow e la nomina di Biilow nelle note condizioni provvisorie sarebbe oramai cosa quasi decisa. Il Cancelliere avrebbe consentito. Non si aspetterebbepiù che l'approvazione dell'Imperatore , . (4) -Vedi D. 285.
300

IL MINISTRO A NISH, SQUITTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 11795/186. Nish, 28 novembre 1914, ore 13,40 (per. ore 20).

Il sostituto Ministro degli affari esteri mi ha detto ieri sera che la Serbia ha fondati motivi di credere nel pieno appoggio della Romania in caso di pericolo di essere sopraffatta da nemici esterni. Così, secondo lui, tanto se AustriaUngheria riuscisse ad invadere maggior parte di questo Regno quanto che la Bulgaria l'attaccasse, Romania interverrebbe con le armi (1).

301

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1613/218. Bucarest, 28 novembre 1914, ore 23 (per. 1,40 del 29).

Sono informato riservatamente che (lUesto Governo è molto preoccupato sinistre notizie che gli giungono into·rno al [contegno del] Governo oUlgaro. 01 teme infatti che prevalga da un momento all'altro a Sofia il partito d'invadere Macedonia il che sarebbe considerato dalla Russia come un casus beni anche per essa e per i suoi alleati. D'altro lato mi viene confermato che Bratianu, pur sperando che la situazione militare della Serbia sia meno grave di quello che le notizie russe non facciano credere, è oltremodo allarmato dell'eventualità dello schiacciamento della Serbia il quale messo in relazione coll'entrata ln azione della Bulgaria isolerebbe completamente Romania. Mi consta poi che questo Ministro di Russia, appoggiato dal Ministro di Francia e Inghilterra insiste sempre presso Bratianu perché Romania accorra subito in soccorso della Serbia. Bratianu risponde evasivamente.

A persona di fiducia mia egli ha detto che è deciso entrare in azione alla metà del prossimo febbraio, il che corrisponde con quanto egli disse a me in termini meno precisi, ed io riferii all'E. V. col mio telegramma Gabinetto segreto n. 214 (2). Prego mantenere il segreto su quanto precede.

302

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, BOLLATI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, E AGLI INCARICATI D'AFFARI A LONDRA, BORGHESE, E A VIENNA, CERRUTI

T. GAB. 1202. Roma, 29 novembre 1914, ore 12,15.

R. Incaricato d'Affari a Bordeaux telegrafa quanto segue:

• È corsa la voce a Bordeaux che Re Alfonso avrebbe in questi giorni cercato di presentire Governi inglese e francese circa loro disposizioni verso

0) Ritrasmesso a Bucarest con t. 6796 del 29 novembre, ore 15.

Austria-Ungheria, nel caso questa si decidesse a ritirarsi dalla guerra. Non mi è stato però possibile controllare origine e fondamento notizia • (telegramma n. 1611/253) (1).

(2) Vedi D. 279.

303

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1614/157. Berlino, 29 novembre 1914, ore 14,40 (per. ore 15).

L'invio a Costantinopoli in qualità Addetto alla persona del Sultano e al suo Quartiere Generale, de'l Generale Von der Goltz, il norto riformatore dell'Esercito ottomano che era finora Governatore generale del Belgio, prova ancora più come si tende a porre tutte le operazioni militari della Turchia sotto la direzione tedesca. Si afferma del resto che l'intimità degli attuali rapporti fra le Potenze centrali e la Turchia avrà fra breve una nuova e più solenne espressione. Da fonte non ufficiale ma solitamente bene informata mi si assicura che la Turchia avrebbe stipulato una formale alleanza colla Gevman.ia e coll'Austria, colle stesse disposizioni di quelle esi,sten1ll fra le due Potenze e l'Italia. Il trattato avrebbe la durata di cinque anni: trascorsi i quali senza preventiva denunzia si intenderebbe automaticamente prolungato per un uguale periodo.

304

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, GARRONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 11838/809. Pera, 29 novembre 1914, ore 14,40 (per. ore 20,50).

Su telegramma n. 6698 (2). Gran Visir e Talaat bey circa questione ldbid, considerati qui come sudditi ottomani, insistono perché rinunzia debba risultare da speciale convenzione, nella quale dovrebbero regolarsi anche altri rapporti coll'Italia. Fanno comprendere trattarsi di legami fra i due paesi ed osservano che convenzione dovrebbe essere approvata dal parlamento. Ho osservato che non è questo il momento di convenzioni, per le quali saremo disposti trattare a suo tempo, che domaniliamo solo ciò ,che è conseguenza del trattato di Losanna e che fu convenuto con Francia e Austria. Mi fu risposto che quando fu concluso trattato di Losanna da ambo le parti si aveva notizia della riserva riferentisi libici, e che con Francia e Austria intervennero atti special iper regolare questione. Mi si è aggiunto che per condiscendenza non si sarebbero sollevate eccezioni di diritto circa libici che fossero nel territorio dell'Impero, riconoscendoli di fatto come italiani, ma che era poi necessaria

21 -Documenti diplomatici -Serie V -Vol. II

la convenzione. Accordo francese rimasto sospeso. Insistere per una soluzione definitiva. Wangenheim e Pallavicini si interessano personalmente in senso .favorevole.

(l) -Per le risposte vedi DD. 309, 314, 315 e 353. (2) -Vedi D. 288.
305

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, SALANDRA (l)

L. P. Roma, 29 novembre 1914, sera.

Approvo completamente le • Comunicazioni del governo ' secondo il testo che mi hai mandato, salvo un solo periodo, da principio, che temo sollevi del malumore o, per lo meno, delle polemiche nel campo radicale. Alludo al secondo periodo che comincia con le parole: • Esso intende raccogliere... •.

Ha l'aria di voler chiudere la porta in faccia ai radicali, i quali aspiravano al • grande ministero •. Si potrebbe anche sopprimere l'intero secondo periodo, riprendendo con le parole: • Ma sostanzialmente diverso... •. In questo caso potresti magari introdurre nel periodo iniziale qualcosa come: • Il ministero, che con base allargata, si presenta al vostro giudizio... •. A ogni modo anche se decidi di lasciare il secondo periodo, cui si riferisce la mia osservazione, sopprimerei sempre in esso le due parole • niuna esclusa •. Essa solleva il pettegolezzo, se il gruppo cattolico è, o no, da Te incluso come facente parte del partito liberale. Il periodo corre benissimo ed esprime lo stesso pensiero anche senza quelle due parole.

A pagina sei, dove hai scassate le parole in questo momento, sostituirei

• oggi •; perché altrimenti la frase diventa troppo generale.

Tutto il resto mi pare che vada benissimo, ed è bene intonato.

P. S. -Quanto alle commemorazioni chedo che tocchi a Te far quelle dei tre Collari dell'Annunziata, San Giuliano, Finali e Visconti. Io annunzierei la morte di re Carlo. Mi pare che dovrei anche accennare all'assassinio del principe imperiale austriaco a Serajevo. È un tema un po' scottante. Ne parleremo insieme domani sera.

306

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. CONFIDENZIALE 11885/114 GAB. (2). Pietrogrado, 30 novembre 1914

ore 14,46 (per. ore 20,25).

Ambasciatore di Francia mi ha riservatamente riferito che in queste alte sfere dirigenti è considerata eventualità che Governo degli Stati Uniti e

Santa Sede formulino proposte di mediazione per pace con Germania e con Austria-Ungheria. Egli ha soggiunto che tale eventualità è stata giudicata come improbabile in un tempo vicino ma che quando anche si verificasse non avrebbe alea di successo poiché Germania data attuale sua posizione non consentirebbe alle condizioni che Triplice Intesa è decisa ad imporre.

Nell'accennare a tale condizione Paléologue ha bensì affermato che una durevole pace esige soppressione egemonia militarista prussiana ma a differenza del suo linguaggio dell'agosto scorso, miei telegrammi Gab. n. 46 e 48 del 6 ·e 7 agosto {1), egli non mi ha parlato di • infrangere una volta per sempre unità germanica » ed ha qualificato di utopista chi nutrisce simili propositi. Ben altro sembrava pensiero dei francesi circa Austria-Ungheria, dalle fugaci allusioni da lui fatte al riguardo. Sebbene queste fossero molto generiche e nebulose esse non lasciavano dubbio sui presupposti del mio collega giusta i quali a prescindere dalla perdita della Galizia e Bucovina, della Bosnia Erzegovina e Dalmazia, l'attuale compagine della duplice Monarchia non potrebbe mantenersi e sciogliendosi darebbe luogo alla formazione di nuovi organismi di Stato a base etnica (2).

(l) Da BCL, Archivio Salandra. Ed. in SoNNINO, Carteggio, cit., D. 54.

(2) Partito come telegramma di gabinetto è stato protocollato in arrivo nella serie ordinaria.

307

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. S. 1618/222. Bucarest, 30 novembre 1914, ore 21 (per. ore 1,25 del 1° dicembre).

Mio telegramma n. 206 (3).

È venuto a vedermi Giorgio Diamandy, che io non conoscevo personalmente, per dirmi che egli con !strati ed Argetoianu pa•rtiranno domenica per costì, via Nish Salonicco coll'incarico di illuminare R. Governo e l'opinione pubblica italiana sulle disposizioni dell'opinione pubbHca romena di fronte situazione internazionale. In partcolare essi vogliono far presente che la Romania non può vimanere inattiva di fronte pericolo dello schiacciamento della Serbia e dell'avanzata dei russi in Transilvania. Gli ho chtesto se Questa in!iziativa provenisse da Bratianu ed egli mi ha risposto di no agg.iungendo però ·che i Mirui.•stri delle Finanze, dei Lavori Pubblici, dell'Istruzione e dell'Agricoltu<ra sono d'accoroo completamente. Bratianu ne è d:nformato e lascerebbe fare.

Ho cercato, per quanto stava in me, almeno ritardare questo viaggio ed ho in ogni modo insistito che le istruzioni impartitemi dal R. Governo sono per la neutralità.

Anche ottenendo, Lucari parte per costì. Stelian non va più a Pietroburgo perché essendo egli un membro eminente del partito liberale ha preso l'offertagli missione come un mezzo per allontanarlo dalla possibilità di avere un portafoglio.

(l) -Vedi serie V, vol. I, DD. 100 e 132. (2) -Ritrasmettendo questo telegramma a Washington sino alle parole • Triplice Intesa è decisa a imporre... • con t. gab. 1205 bis del 1° dicembre, ore 19,45 Sonnino aggiungeva le seguenti istruzioni: «Confermando precedenti istruzioni prego V. E. voler riferirsi circa indizi di mediazione nel senso anzidetto •. Il telegramma fu ritrasmesso, integralmente, anche a Bordeaux, Londra, Vienna e Berlino. (3) -Vedi D. 251.
308

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. s. 1621/223. Bucarest, 30 novembre 1914, ore 21 (per. ore 1,35 del 1° dicembre).

Telegramma di V. E. n. 6796 (1).

Non posso che confermare ancora una volta che Bratianu per quanto preoccupatissimo dal pericoloso schiacciamento della Serbia persiste a dire che egli non entrerà in guerra prima della metà del prossimo febbraio.

Ciò mi è stato confermato anche dal Ministro di Russia il quale ha riconosciuto meco che i suoi tentativi per indurre Bratianu ad un'azione immediata sono finora riusciti infruttuosi. Però da molte parti si cerca agire su Bratianu e l'invio di emissari all'estero di cui al mio telegramma odierno 222 (2) è una prova dell'importanza di questa tendenza la quale fa capo a 4 Ministri in carica oltre ai Signori Take Jonesco e Filippesco. Mia impressione personale è sempre che a meno di grandi successi russi Bratianu non si lascierà trascinare alla guerra se noi rimaniamo neutrali almeno Hno al prossimo febbraio.

Frattanto contegno di questi Ministri di Germania e Austria-Ungheria diviene sempre più duro verso questo Governo. Mi viene infatti riferito che il Ministro di Germania si sarebbe espresso in termini minacciosi per il persistente divieto di esportazione di ,cereali e benzina e che Ministro d'AustriaUngheria avrebbe dichiarato a questo Ministro Affari Esteri che l'impegno preso dal suo Governo, subito dopo presentata la nota, di rispettare integrità della Serbia deve considerarsi come completamente caduto e che Serbia è destinata a scomparire dal novero degli Stati indipendenti.

Mi si riferisce pure da fonti militari che le operazioni contro la Serbia vengono spinte innanzi con tanta energia allo scopo procurare una via diretta per trasporto d'armi e munizioni in Turchia la quale ne avrebbe assoluta mancanza.

Qui la solita manifestazione domenicale dell' • Azione Nazionale • è finita ieri colla rottura dei vetri della casa del Signor Marghiloman.

(l) -Vedi D. 300, p. 248, nota l. (2) -Vedi D. 307.
309

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1620/159. Berlino, 30 novembre 1914, ore 22,20 (per. ore 3,20 del 1° dicembre).

Telegramma di V. E. Gabinetto n. 1202 (1).

Qui nemmeno a questa Ambasciata di Spagna niente risulta dei pretesi passi del Re di Spagna presso Governo inglese e francese: si dice che se mai egli potrebbe essere stato spinto dalla madre austriaca. Si osserva del resto che una pace dell'Austria-Ungheria con l'Inghilterra e colla Francia non rappresenterebbe ancora una soluzione poiché la guerra fra quelle Potenze esiste poco più che di nome visto che solo qualche artigliere austriaco si trova sul teatro della guerra all'ovest e vista la inazione della flotta anglofrancese nell'Adriatico. Grande importanza avrebbe invece naturalmente una pace dell'Austria-Ungheria colla Russia; ma ancora recentissimamente un articolo dell'ufficioso viennese smentiva con grande energia le voci che erano circolate al riguardo anche in relazione col viaggio del Conte Tisza ed affermava recisamente il proposito della Monarchia di combattere la • giusta guerra • fino ad una fine vittoriosa. Anche gli ultimi provvedimenti presi in Germania verrebbero ascritti a conforto di tale conclusione.

Poiché col trasferimento ieri annunziato del Quartier Generale dell'Imperatore dall'occidente all'oriente viene a dimostrare chiaramente l'intenzione del Comando germanico di concentrare il massimo sforzo nella lotta contro la Russia e conseguentemente di sostenere l'Austria-Ungheria nelle sue minacciate posizioni al nord. Kolnische Zeitung in una di quelle corrispondenze da Berlino che portano più particolarmente l'impronta ufficiosa, diceva ieri che qualsiasi discorso di pace è per ora assolutamente superfluo e che la situazione militare e finanziaria ed economica delle due Potenze centrali è tale da non fornire alcun appiglio a prendere in considerazione idea di una stipulazione di pace.

310

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, BORGHESE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. s. 1622/394. Londra, 30 novembre 1914, ore 23,20 (per. ore 10,55 del 1° dicembre).

Mi è stato riferito confidenzialmente che Romania ha dichiarato alcuni giorni sono alla Triplice Intesa, essere decisa entrare in azione d'accordo con essa. Avrebbe domandato affidamento forniture munizioni necessarie e assicu

razione non essere molestata da Bulgaria. Circa prima domanda la Triplice Intesa avrebbe già risposto affermativamente e che in circa tre settimane munizioni necessarie sarebbero fornite.

Circa seconda domanda Triplice Intesa avrebbe consigliato la Romania intendersi direttamente colla Bulgaria con promessa di revisione del trattato di Bucarest e nello stesso tempo fare proposte Serbia e Grecia. Qualora risultato tali proposte non fosse soddisfacente Triplice Intesa si impegnerebbe rinnovarle a nome suo presso tre Stati suddetti promettendo revisione convenzione di Bucarest senza precisare futuro assegnamento territoriale. Romania disposta cessione alla Bulgaria pur mantenendo linea strategica frontiera nella Dobrugia.

Anche Serbia sarebbe disposta concessione ma non occupazione Macedonia né soddisfare tutte le magnifiche aspirazioni territoriali della Bulgaria. Russia avrebbe già da tempo invitato formalmente Romania entrare in azione assicurandole possesso tutti i territori che occupasse e adesso avrebbe rinnovato invito per venire così in aiuto Serbia distraendone azione austriaca. Nei circoli [politici] di Londra si è parlato di trattative corse fra Italia e Romania per entrata azione simultanea nel conflitto europeo. Tali trattative sarebbero state interrotte e Romania si sarebbe decisa agire indipendentemente perché mentre Italia avrebbe prima dichiarato essere pronta marzo, adesso avrebbe detto non potere entrare in azione prima del maggio prossimo.

(l) Vedi D. 302.

311

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, DE MARTINO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

RELAZIONE. Roma, 30 novembre 1914.

L'entrata dell'esercito austro-ungarico in Serbia costituisce un fatto nuovo nei rapporti fra Italia e Austria-Ungheria.

È utile in proposito riassumere lo stato dei trattati, delle intese e dei negoziati intervenuti fra Italia e Austria-Ungheria, relativamente alla penisola Balcanica.

1° -Articolo VII della Triplice Alleanza:

Dopo affermato l'interesse dei due Paesi a mantenere lo statu qua territoriale in Oriente, prosegue come appresso: • Dans le cas où par suite des événements le maintien du statu quo dans la région des Bail.cans ou des cotes et iles ottomanes dans l'Adriatique et dans la Mer Egée deviendrait impossible, et que, soit en conséquence de l'action d'une Puissance tderce soit autrement, l'Autriche-Hongrie ou l'Italie se verraient dans la nécessité de le modifìer par une occupation temporaire ou permanente de leur part, cette occupation n'aura lieu qu'après un accord préalable entre les deux Puissances, basé sur le principe d'une compensation J:"éciproque ·pour tout avantage territorial ou autre que chacune d'elles obtiendrait en sus du statu quo actuel et donnant satisfaction aux intérets et aux prétentions bien fondées des deux parties •.

2. -Accordo itala-austriaco del 1909 (in seguito all'annessione della Bosnia Erzegovina ed allo sgombero del Sangiaccato):

• Les dispositions de l'art. VII s'appliquent au Sandjak aussi bien qu'aux autres parties de l'Empire Ottoman. Si donc par suite de l'impossibilité du maintien du statu quo dans les Balcans l'Autrnche-Hongrte était amenée par la force des événements à procéder à une occupation tempora•ire ou permanente du Sandjak de Novi-Bazar, cette occupation n'aura lieu qu'après un accord préalable avec l'Italie, basé sur le principe d'une compensation •.

3° -Negoziati Luglio-Settembre 1914.

Sino dal 24 Luglio 1914 (telegramma 758 gabinetto) (l) il marchese di San Giuliano dava le seguenti istruzioni ai RR. ambasciatori a Berlino e Vienna: • Prego V. E. dichiarare subito a codesto Ministro degli affari esteri che se l'Austria-Ungheria procederà ad occupazioni territoriali anche temporaneamente senza il nostro previo consenso, agirà in violazione dell'art. VII del Trattato di Alleanza e noi facciamo quindi tutte le nostre riserve •. Ma il Governo austro-ungarico contestò la nostra interpretazione dell'articolo VII, sostenendo che esso concerne solamente il territorio dell'Impero Ottomano, mentre noi sostenevamo che si applica a tutta la Penisola Balcanica. Ne seg'uirono difficili negoziati. La Germania appoggiò il nostro punto di vista. Dapprima il Governo austriaco consentì alla nostra interpretazione, ma a condizione che l'Italia • observe une attitude amicale par rapport aux opérations de guerre engagée aotuellement par l'Autrioche-Hongrie contre la Serbie ert remplira ses devoirs d'alliée dans le cas où le conflit pourrait amener une conflagration générale •. Nota di Merey del 2 Agosto 1914) (2). Il Governo italiano respinse questa condizione affermando che si può sottoporre ad una condizione una modifica di un trattato ma non una interpretazione di esso (3). Finallmente .il 26 Agosto 1914 (telegramma n. 984) (4) Austria-Unghecria dichiarò, e Germania confermò, che aderivano senza condizioni alla nostra interpretazione dell'articolo settimo, non soltanto per la crisi attuale, ma anche per tutta la durata del trattato, compresi beninteso il significato e l'estensione da noi data alle parole • dans les régions des Balcans •.

In seguito alla osservazione che un ingrandimento territoriale dell'Austria sarebbe aannoso ai nostri interessi perché turberebbe a nostro danno l'equilibrio, il Governo I. e R. dichiarò che • un tale ingrandimento non è nelle

(ll Vedi serie IV, vol. XII, D. 468.

intenzioni dell'Austria pur potendo essere una conseguenza delle possibili complicazioni (vedi telegramma partenza n. 746 gabinetto del 22 luglio 1914 e seguenti) (1). Fu risposto a Merey e telegrafato ai RR. ambasciatori a Vienna e Berlino che tale dichiarazione non essendo impegnativa non può rassicurarci.

Ma nella nota verbale dell'ambasciata d'Austria in data 11 agosto scorso

n. 815 (2) è detto (a proposito della discussione allora in corso circa l'interpretazione dell'articolo VII) che • le Gouvernement Impérial et Royal doit remarquer qu'il a déclaré en toute forme ne pas voulod'r fah"e d'acquisitions territoriales dans les Balcans. Dans ces conditions l'Autriche-Hongrie n'a pas eu jusqu'à présent d'occasion à inviter l'Italie a un échange d'idées sur des compensations concrètes •. Non fu però precisato se questa locuzione equivale a una intenzione non impegnativa ovvero a un impegno assoluto anche per l'avvenire. Ma dal telegramma del duca Avarna in data 12 agosto numero 1064/110 (3) parrebbe non si tratti di impegno in quanto il conte Berchtold soggiunse che se il Governo I. e R. avesse avuto più tardi simile intenzione di fare acquisti nei Balcani) non avrebbe mancato di mettersi lealmente in rapporto col R. Governo.

Quanto al monte Levcen, il marchese di San Giuliano fece dichiarare al signor Jagow (telegramma n. 768 del 27 luglio) (4) che • la sua annessione all'Austria o soltanto l'obbligo del Montenegro di non fortificarlo, trasformerebbe Cattaro in una formidabile base navale, modificando a nostro danno l'equilibrio dell'Adriatico. Se avvenisse senza adeguato compenso territoriale, ciò spezzerebbe irreparabilmente la Triplice alleanza, e potrebbe anche provocare nell'opinione pubblica italiana tale eccitamento da costringere il Governo a far la guerra all'Austria •. Dopo lungo negoziato l'Austria ci dichiarò telegramma in partenza n. 863 del 6 agosto e telegramma di Avarna

n. 7240 del 4 agosto) (5) che essa non occuperà H Lovcen anche in caso di guerra col Montenegro.

4. -Albania. I rapporti itala-austriaci per l'Albania sono regolati dall'accordo dicembre 1900 febbraio 1901 che conferma l'intesa del 1897. In sostanza si stabiliva: l) il mantenimento dello statu quo; 2) se lo statu quo diventa impossibile istaurare in Albania un regime sulla base dell'autonomia; 3) conciliare gli interessi reciproci d'Italia e Austria-Ungheria in Albania. Da quest'ultima stipulazione derivò il concetto della parità politica ed economica fra Italia e Austria in Albania, concetto che non esclude però lo concorrenza con mezzi indiretti. Il governo austriaco dette prova di poca buona fede, ma il governo italiano, intensificando la sua azione colla propaganda e nel campo politico ed economico, ottenne una notevole affermazione d'influenza e riuscì senza dubbio a mantenere il concetto della parità nel campo della realtà oltreché nella stipulazione diplomatica.

Per intese recenti col Governo austro-ungarico gli accordi per l'Albania sono mantenuti dn vigore, • non soltanto per oggi ma anche per l'avvenitre • (vedi telegramma di Avarna 4 settembre n. 1219, telegramma ad Avarna n. 5039 del 1° settembre, 28 agosto n. 1196, 20 agosto n. 1154, telegramma di Avarna

n. 1472/131 del 23 ottobre (l) per quanto riguarda l'occupazione di Sasseno, è noto che abbiamo dichiarato a Vienna che essa era effettuata in applicazione deil. deliberato di Londra e in via temporanea, al che il Governo l. e R. non fece obbiezione.

5° -Ferrovie balcaniche. Nel campo della politica ferroviaria si è manifestato più chiaramente l'antagonismo degli interessi italiani ed austriaci. L'Austria ha interesse alle ferrovie longitudinali dalle sue frontiere verso Salonicco e l'Egeo Drang nach Osten). L'Italia ha interesse alle ferrovie trasversali che dalla costa albanese portino il commercio dei vicini nostri porti adriatici nell'interno della Penisola balcanica. E l'Austria, sino ai tempi recentissimi, era riuscita a fare dell'Albania una barriera economica a danno del traffico italiano. Gli sforzi dell'Italia si concentrarono a rompere l'ostacolo.

Indicherò qui appresso i principali interessi ferroviari italiani (salvo preparare speciali relazioni sui singoli argomenti).

Ferrovia Danubio-Adriatico. Nel 1908 si costituì un sindacato italo-francorusso-serbo. Il progetto fu assorbito dalla deliberazione di Londra del 20 dicembre 1912, relativa all'accesso commerciale serbo sull'Adriatico ferrovia internazionale).

Ferrovia da Monastir all'Adriatico (Valona-Durazzo).

La compagnia germanica des Chemins de fer orientau:x ne aveva il diritto di prelazione dal 1890. Nel maggio 1911 il Governo austriaco acquistò la maggioranza delle azioni dei chemins de far orientaux (parte occidentale). In seguito a lunghi negoziati, l'Austria consente ad ammettere l'Italia a metà nel detto diritto di prelazione, alle condizioni contenute nella nota del 14 luglio 1913, n. 492. Vi è ancora un punto in discussione nostra nota 31 ottobre 1913).

Ferrovie montenegrine. Ferrovia orientale Antivari-Vir Bazar che è proprietà della compagnia di Antivari, e servizio navigazione sul lago di Scutari. Sindacato italo-franco-russo del 17 giugno 1913 costituito a Parigi. Linee in progetto Plavnitza Podgoritza e Pedgoritza Ipek.

6° -Il 2 novembre l'Ambasciatore di Germania dichiarò a nome del suo Governo che • nell'ipotesi si verificassero modificazioni territoriali nei Balcani si sarebbe tenuto conto degli interessi italiani nella misura la più larga; e che nel caso di modificazioni territoriali nell'Africa settentrionale, si veglierà a che gli interessi italiani non siano lesi • (2).

L'ambasciatore d'Austria-Ungheria comunicava per scritto il 6 novembre che l' • Autriche-Hongrie et l'Allemagne auront soin à ce que pour le cas que des changements territoriaux se produisent sur la cote septentrionale de l'Afrique l'!talie y trouve so n compte et que les intérets du Royaume soient sauvegardés aussi dans le cas où la conflagration européenne amenàt des modifications territoriales ailleurs • (1).

Guerra Libica.

Durante la guerra libica l'Austria-Ungheria si valse dell'accordo per l'Albania e dell'articolo VII del trattato per gravemente ostacolare le nostre operazioni militari contro la Turchia.

Sulla base degli accordi per l'Albania dovemmo prendere impegno di astenerci da qualsiasi operazione militare in quelle coste.

Le clausole dell'articolo VII servirono al governo austr.iaco per impedirci non solo occupazioni temporanee ma anche bombardamenti contro le coste ottomane della Turchia europea come nelle isole dell'Egeo. Il bombardamento e il raid dei Dardanelli dettero luogo a formali proteste. E l'occupazione gravosissima del Dodecaneso fu tacitamente ammessa in quanto si considerò fuori dell'Egeo.

In proposito vedere le annesse memorie del cav. Biancheri (2).

L'indipendenza della Serbia e l'interesse politico dell'Italia.

II 28 luglio 1914 vedi telegramma n. 787) (3) il mavchese di San Giuliano dichiarava al signor F1lotow che per l'Italia • l'esistenza di una Serbia forte e indipendente come contrappeso, elemento d'equilibrio e baluardo contro l'eventuale espansione conquistatrice austriaca nella penisola balcanica è un interesse di prim'ordine •.

Le aspirazioni balcaniche dell'Austria vittoriosa saranno sempre in diretto antagonismo cogli interessi italiani sia che essa perseveri nella • intenzione • manifestata di non proseguire acquisti territoriali, sia che invece, e ormai sembra più probabile, essa tenda a conquistare nuovi territorii. L'aumento della influenza austriaca nei Balcani, segnerà una corrispondente diminuzione dell'influenza italiana e avrà come conseguenza una alterazione dell'equilibrio balcanico a danno dell'Italia. L'equilibrio dell'Adriatico ne risulterebbe pure particolarmente minacciato.

Raccogliendo le informazioni che da più parti ci pervennero al principio della guerra, il piano politico dell'Austria-Ungheria consisterebbe nell'asservimento della Serbia, con o senza annessione all'Austria di parte del territorio serbo (in proposito si manifestarono diverse correnti temendosi da molti, specie in Ungheria, il pericolo interno conseguente ad aumento della popolazione slava); inoltre: aumento territoriale dell'Albania a scapito della Serbia

Cl.l Vedi D. 121, p. 90, nota l.

e protettorato austro-ungarico sull'Albania (almeno l'Albania settentrionale); isolamento politico e territoriale del Montenegro (vedere telegrammi n. 472 a Berlino e Vienna e dsposta di Avarna n. 512 (l) nei quali è cenno del progetto austriaco di attribuire all'Albania una striscia di territorio lungo il mare, compreso Antivari, in modo da togliere la frontiera marittima a quello Stato); aumento territoriale della Bulgaria a danno della Serbia e conseguente affermazione politica austriaca in Bulgaria; isolamento e decadenza politica della Rumania. Da 11uesta situazione deriverebbe all'Austria il conseguimento di importanti privilegi economici sopratutto nel campo ferroviario, con danno irreparabile degli interessi politico-commerciali italiani nei Balcani.

* * *

Si presenta ora il quesito: se e come ci convenga profittare del fatto nuovo dell'avanzata austriaca in Serbia per intavolare negoziati con Vienna e eventualmente con Berlino.

Il fondamento giuridico per interloquire risulta evidente a favore dell'Italia:

1° dal testo dell'articolo VII predetto (occupazione temporanea); 2° dall'interpretazione e applicazione data dall'Austria al detto articolo durante la guerra libica.

Dall'articolo VII (confermato nell'accordo 1909) deriva all'Austria:

l o l'obbligo del previo accordo anche per occupazioni temporanee; 2° l'obbligo dei compensi anche per occupazioni temporanee.

Il negoziato con l'alleata sulla base dell'avanzata militare in Serbia è opportuno quando sia iniziato e condotto tenendo presenti le attuali direttive fondamentali della nostra politica estera. Queste direttive si riassumono nella formola: alla fine del conflitto europeo l'Italia non può trovarsi dalla parte del vinto. Oggi ancora nessuna delle possibili ipotesi è da scartare: vittoria della Triplice Intesa, vittoria della Germania con l'Austria-Ungheria, ovvero pace per esaurimento senza vittoria completa da alcuna parte. La riuscita della nostra politica e la salvezza degli interessi vitali italiani dipenderà dal non lasciar trascorrere il momento, che può anche essere fugace, della decisione. Immensa responsabilità! La terza delle suddette ipotesi sembra la meno probable, sopratutto per la questione di Anversa che esclude un terreno di conciliazione fra Inghilterra e Germania. È generalmente ammesso dagli uomini di Stato Italiani che se vince la Triplice Intesa noi dobbiamo aver fatta la guerra contro l'Austria, sotto pena di un doppio disastro: esterno, cioè sacrificio irreparabile nell'Adriatico e nel Mediterraneo Orientale; interno, cioè la rivoluzione. Ma la guerra col solo programma dei confini naturali non sarebbe giustificata. Colla guerra si può e si deve ottenere la supremazia

nell'Adriatico ciò che implica (per motivi strategici e politici) il possesso almeno delle isole di Dalmazia.

Se invece la vittoria sarà per la Germania e l'Austria l'Italia dovrà aver mantenuta la neutralità, poiché è escluso, per lo stato del sentimento nazionale, che si possa far la guerra a favore dell'Austria. E in questo caso dovremo sapere, al momento opportuno, vendere la nostra neutralità ai due Imperi.

Nel suo telegramma del 12 agosto scorso n. 1060 (1), il Duca Avarna affermava che • ogni nostro sforzo deve essere diretto ad impedire che quandÒ anche i nostri alleati rimanessero vittoriosi non venga dato alla penisola balcanica un assetto tale da costituire un mutamento radicale d'equilibrio a danno nostro non solo nella penisola stessa ma anche nell'Adriatico •.

Ed io credo che il nostro giuoco non sia tanto cattivo.

La vittoria dei due Imperi significa vittoria della Germania e salvataggio dell'Austria per la quale le cagioni di interna debolezza saranno probabilmente accresciute da un aumento di popolazione slava. L'Austria sarà sempre un mezzo cadavere. Ma la Germania vittoriosa, a parte l'Austria, sarà stretta da un ferreo cerchio d'odio di popoli vinti. Vinti, ma non domati; a\1 secolo nostro non sono più possibili le conquiste annientatrici uso Tamerlano. Sarà interesse della Germania, pure interesse egoistico, di salvaguardare e preziosamente coltivare le sue relazioni con una Nazione che, come l'Italia, avendo mantenuta la neutralità, non ha partite di sangue da saldare. Quindi non sono propenso a prestar fede a quelle notizie di irreparabile risentimento germanico e ai timori di vendetta. Ma poiché questo è un elemento importante di giudizio, a norma di nostra condotta, sono d'avviso si dia incarico al nostro ambasciatore a Berlino di indagare e sin d'ora formulare ragionevoli previsioni.

Il negoziato coll'Austria per l'avanzata militare in Serbia deve pertanto essere condotto in modo da servire indifferentemente, sino a che non avremo preso la grande decisione, all'uno o all'altro dei due programmi cioè: neutralità in previsione di vittoria germanica, o guerra in previsione di vittoria della Triplice Intesa.

E quindi nella prima ipotesi occorre tenere al corrente e interessare la Germania la quale ha interesse di influire sull'Austria. Nulla abbiamo da sperare direttamente dalla irriduttibile ristrettezza della mentalità austriaca; ne abbiamo una prova recente nella differenza di redazione delle comunicazioni germanica e austriaca più sopra citate del 2 e 6 novembre corrente.

In vista poi della seconda ipotesi (guerra a fianco della Triplice Intesa) il negoziato con l'Austria deve essere prolungato opportunamente e mantenuto nel vago in modo da offrirei, al momento decisivo, il campo di avanzare pretese forzatamente inaccettabili e tali da giustificare una rottura nel negoziato stesso. Allora il rifiuto dell'Austria (se pure verrà a un rifiuto categorico) ci servirà di motivo a dichiararci sciolti da ogni legame con essa. Dopo di che potremo trattare con la Triplice Intesa.

Occorre però tener presente la possibilità che l'Austria, di fronte alla nostra mobilitazione, ceda su tutta la linea. Se ·a quel momento saremo legati con la Triplice Intesa, dovremo far la guerra contro l'Austria ugualmente? Per ora mi limito a porre il quesito, osservando però che in caso di vittoria della Triplice Intesa, i nostri interessi adriatici saranno minacciati dagli slavi e non dall'Austria, e che una intesa con l'Austria non ci salverebbe dalla minaccia slava.

Il modus procedendi che ha per punto di partenza l'avanzata austriaca in Serbia ha certo i suoi vantaggi, ma molto meglio sarebbe stato se avessimo potuto, siccome era progettato, valerci della minaccia slava agli interessi italiani dell'Adriatico. Una azione della flotta anglo-francese nell'Adriatico, insieme a sconfitte austriache per opera dei russi, avrebbe nel modo più luminoso giustificato in faccia al mondo e alla storia la nostra uscita dalla trentenne alleanza e avrebbe posto l'Italia al sicuro da ogni accusa di slealtà. Difatti di fronte alla incapacità dell'Austria di mantenere l'attuale assetto adriatico, solamente l'occupazione militare da parte nostra poteva salvare dagli slavi quelle terre che l'Italia ritiene suo interesse vitale non cadano appunto in mano degli slavi. E la guerra che ne sarebbe seguita contro l'Austria sarebbe stata guerra pienamente legittima.

Mancando la minaccia slava ai nostri interessi adriatici, dovremo valerci della minaccia austriaca ai nostri interessi balcanici per iniziar·e e poi rompere n negoziato con l'Austria, rifiutando i compensi, e 1poi scioglierei dall'ail.leanza. Ma se l'avanzata austriaca in Serbia fosse respinta? Cadrebbe tutto Il negoziato fondato sull'articolo settimo. E ·allora non resterebbe che la guerra alla Turchia (Canale di Suez, provocare incidenti in Siria o altrove, Dodecaneso).

Apro una parentesi a proposito del Dodecaneso. Io sono sempre d'avviso che in qualunQue modo ci convenga profittare di una occasione favorevole per dichiarare l'annessione delle isole. Né dalla Turchia, né dalla Germania e Austria, né dalla Triplice Intesa avremmo, al giorno d'oggi, nulla di serio da temere. Passata l'occasione dell'annessione di Cipro all'Inghilterra, altre favorevoli circostanze si possono presentare. E avremmo un altro fatto compiuto al nostro attivo pel giorno della pace. Se non faremo la guerra, saranno solo i fatti compiuti come quello di Valona e del Dodecaneso che ci daranno titolo a partecipare alla conferenza dei belligeranti.

Chiusa la parentesi, passo alle istruzioni che potrebbe ricevere il duca Avarna per iniziare il negoziato con l'Austria-Ungheria in seguito all'avanzata militare in territorio serbo.

Per non sollevare nel governo austriaco il sospetto che gli si possa voler cercare una • querelle d'allemand • e quindi metterlo in guardia credo che le conversazioni debbano iniziarsi a Vienna non solo, ma anche a Roma col barone Macchio. E anche a questo scopo, il punto di partenza potrebbe essere la predetta nota austriaca delli 11 agosto scorso laddove afferma che il Governo I. e R. ha dichiarato • en toute forme • di non voler fare acquisti territoriali nei Balcani. Nel domandare all'Austria se mantiene, come non si dubita, tale dichiarazione, sarebbe da osservare che l'articolo VII contempla anche le occupazioni temporanee per le quali stabilisce l'obbligo dell'accordo preventivo e del compenso. Quanto all'accordo preventivo il Governo I. e R. avrebbe dovuto pensarci prima di varcar la frontiera serba, ma su questo ritardo siamo disposti a non insistere, e quanto ai compensi preghiamo il Governo I. e R. di farci conoscere le sue intenzioni e attiriamo la sua attenzione nella difficile situazione che è fatta al R. Governo dalle correnti della pubblica opinione che richiedono una soddisfazione al sentimento nazionale. Si potrebbe far notare al governo austriaco che anche senza acquisti territoriali, l'AustriaUngheria può proseguire nei Balcani un programma che leda vitali interessi italiani politici ed economici, ad esempio nella politica ferroviaria, e che a questo campo di capitale importanza provvede la locuzione • ou autre • dell'articolo VII, in forza della quale anche i vantaggi non territoriali conseguiti da uno dei contraenti nella regione dei Balcani, danno luogo a compensi a favore dell'altro contraente.

E finalmente il nostro ambasciatore potrebbe far notare quanto diverso è il contegno nostro attuale da quello tenuto durante la guerra libica dall'Austria, la quale praticamente ci impedì di compiere diverse operazioni militari che avrebbero certo abbreviato la durata della guerra.

Dalla risposta del Governo austriaco si prenderà norma di condotta. Non è da escludere che l'Austria ci risponda a sua volta con una domanda pregiudiziale, cioè se prendiamo l'impegno della neutralità assoluta. Ad ogni modo potremo agevolmente affrettare e ritardare il negoziato a seconda che sia giudicato più o meno prossimo il momento della grande decisione e potremo condurlo in modo da preparare la rottura coll'Austria e la Germania, oppure in modo da essere proseguito utilmente con quelle stesse Potenze.

(2) -Vedi serie IV, vol. XII, D. 848. (3) -Vedi serie V, vol. l, D. 16. (4) -Vedi serie V, vol. l, D. 448. (l) -Vedi serie IV, vol. XII, DD. 420, 422, 424. (2) -Vedi serie V, vol. I, D. 195. (3) -Vedi serie V, vol. I, D. 209. (4) -Vedi serie IV, vol. XII, D. 575. (5) -Vedi rispettivamente DD. 77 e 49 della serie V, vol. I. (l) -Vedi rispettivamente DD. 575, 528, 475, 352 della serie V, vol. I. (2) -Vedi D. 106. (2) -Non rinvenute. (3) -Vedi serie IV, vol. XII, n. 644.

(l) Si riferisce al t. 472 del 4 aprile 1914, ore 9 e al t. 512/33 del 10 aprile 1914, ore 23,20.

(l) Vedi serie V, vol. I, D. 210.

312

IL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

N. RR. 4066. Roma, 30 novembre 1914.

Come da richiesta verbale dell'E. V., ho preso in attento esame la questione in oggetto specificata (2), e, dagli studi fatti eseguire in proposito, è risultato quanto quì di seguito mi pregio di esporre.

Anzitutto, a scanso di eventuali errori od omissioni, ed anche di inutili esuberanze, converrebbe previamente concordare, colle Autorità Militari britanniche dell'Egitto, la costituzione che si dovrebbe dare al Corpo d'Armata da inviare colà, per tener conto degli elementi di forza che ivi attualmente si trovano nonché di quelle deficienze che, mediante nostro contributo, sarebbe opportuno di colmare.

Tuttavia, il concorso che, ad ogni modo, sarebbe da richiedersi da nostra parte al Governo Britannico, dovrebbe consistere:

a) nella somministrazione dei pirosca,fi occorrenti al trasporto del Corpo

d'Armata dall'Italia in Egitto;

b) nella somministrazione delle navi da guerra di scorta;

c) nella provvista dei mezzi di sbarco nei porti d'arrivo;

d) nella organizzazione ed effettuazione di tutti i trasporti per ferrovia, per via acquea o per mare che occorresse di fare nell'interno dell'Egitto, tanto per il trasferimento di truppe e servizi da luogo a luogo, quanto per gli occorrenti rifornimenti e sgombri;

e) nel provvedere, se gli è possibile, ai servizi aeronautici di esplorazione e di segnalazione anche per le nostre truppe, oltre che per le proprie;

f) nella preparazione di stabilimenti sanitari territoriali di sgombro;

g) nell'allestimento di treni trasporti malati e feriti e di navi-ospedali;

h) nella somministrazione di fabbricati per la costituzione di depositi alla base di sbarco, di depositi intermedi e di magazzini avanzati; e, per questi ultimi, nella preparazione di baraccamenti, tettoie, ecc., laddove non esistano fabbricati adatti e sufficienti;

i) nella requisizione di mezzi di trasporto ài qualsiasi genere (autocarri, barche, bestie da soma) e nell'arruolamento, inquadramento e condotta del personale per l'impiego di tali mezzi;

l) nella provvista di mezzi mobili e fissi per assicurare il servizio dell'acqua alle truppe;

m) nella somministrazione di tutte quelle risorse che potessero trarsi dal paese pei bisogni vari del nostro corpo di spedizione, a risparmio di invii dalla madre patria.

(l) -Da Archivio Sonnino, Montespertoli. (2) -L'oggetto era: • Concorso da richiedersi al Governo Britannico, qualora si dovesse inviare in Egitto un corpo d'armata Italiano •.
313

APPUNTO PER IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

[Roma, ... novembre 1914].

V. E. si compiacque domandarmi il parere sulla situazione attuale del territorio di Vallona e sulla convenienza o meno di una occupazione anche molto limitata della città e sue vicinanze.

Alla esposizione verbale che ebbi l'onore di fare subito alla E. V. pregiomi riassumere ora in brevi tratti le idee svolte in proposito non per il valore che esse possono avere per una decisione; ma più che altro perché compendiano, almeno credo, la situazione odierna.

Son troppo note le vicende politiche della penisola Balcanica in questi ultimi anni, per soffermarmici, non è ancora spenta però la ripercussione sgradita che su di essa gravò per l'annessione della Bo·snia Erzegovina fatta dall'Austria e come l'Italia credette dover intensificare maggiormente la penetrazione morale dell'Albania allo scopo di poter controbilanciare, almeno come preparazione, le mire austriache.

L'equilibrio instabile, ma per il momento razionale, creato in questi ultimi tempi tra i Governi d'Austria e d'Italia al riguardo dell'Albania, serviva a rendere molto ipotetica una penetrazione di sorpresa austriaca ed il risultato della Conferenza degli Ambasciatori a Londra nello scorso anno se non diede un risultato positivo, come sarebbe stato necessario, delineò abbastanza l'intricato problema. Sebbene debbasi constatare che i trattati hanno valore sino a tanto che si riscontra la convenienza di rispettarli pur tuttavia l'Italia aveva ottenuto di v·eder svanite l'eventualità di un incomodo e molesto occupante.

La conflagrazione europea sorta da pochi mesi ha distolto completamente l'attenzione dall'Albania.

Profittando dello stato di cose, i partiti discordi imperanti nella regione, ebbero il sopravvento, il Principe Wied che si era mostrato poco atto al Governo fu sbalzato da un Trono appena eretto ma non consolidato, permettendo così all'uomo in vista più audace e più furbo di raccogliere le redini tentando con più o meno fortuna di riordinare il Paese.

Quest'uomo, mussulmano di nascita e d'istinti, europeizzato d'apparenza si professa ligio all'Italia soggiacendo però completamente alle mene dei Giovani Turchi che specialmente dopo che la Turchia è alleata dell'Austria e della Germania hanno assunto attitudini spavalde imponendosi, anche perché aiutati dall'oro e sopra tutto dai consigli austriaci.

La Grecia ha aderito a malincuore al trattato di Londra principalmente perché le sue mire sull'Epiro non erano state soddisfatte causa l'opposizione italiana sorta ad impedire che il passo Nord del canale di Corfù e la costa adiacente verso Santi Quaranta fossero in suo possesso. I fatti attuali dimostrano come ben a ragione si opponesse l'Italia giacché ora il canale di Corfù rappresenta un'ottima base ad una Potenza amica della Grecia (Francia) per la sua Squadra operante in Adriatico.

Certo che la Grecia incoraggiata, non ha esitato 1un solo istante a far nascere torbidi in Epiro e con la scusa di ripristinare l'ordine in queste ultime settimane ha sbarcato a Santi Quaranta un piccolo contingente di regolari muniti d'artiglieria che diretti ad Argirocastro lo hanno stabilmente occupato.

L'Epiro perciò devesi considerare a malgrado di tutte le riserve proclamate, troppo enfaticamente perché siano vere, annesso alla Grecia.

Di questa occupazione non se ne dolse il Dittatore attuale in Albania eppure come fu fatto sgombrare Berat dagli insorti (?) si sarebbe potuto tentare anche di opporsi per Argirocastro.

La baia di Vallona per la Quale è stato dall'Italia dichiarato che il possesso doveva essere o albanese o italiano, cominciò per vedere la bandiera

grèca sventolare su Saseno per parecchi mesi. Ora vi sventola la bandiera italiana. Basta ciò? Si può o si deve andare oltre? Se non erro questi sono i quesiti mossimi dall'E. V. ed io mi propongo di rispondere non senza timore d'incorrere in apprezzamenti non giusti. L'isola di Saseno per se stessa è poco direi quasi nulla. Teoricamente potrà se si vuole dir molto: ma praticamente dice molto poco.

Perché l'isola di Saseno possa comandare effettivamente la baia dovrebbe essere armata come forse non sarebbe possibile il farlo, priva di qualunque risorsa mal si presta ad avere forte contingente, inoltre le alture di capo Linguetta dominano completamente gran parte dell'isola oltre al passo tra l'isola stessa ed il detto capo.

Dell'occupazione dell'isolotto pochi se ne sono dati per inteso; è troppo lontano per vedersi, e non se ne sono davvero sentite le conseguenze. Perch€: nello sconvolgimento che più o meno presto subirà la carta dell'Europa si possa dall'Italia (se lo ritiene conveniente) far pesare la mano in suo favore sulla baia di Vallona ritengo indispensabile l'occuparla. Quando e come?

Preoccupa ben a ragione i responsabili militari il pensiero di dover distrarre un contingente, sia pur piccolo, quando l'orizzonte è così pieno di incognite e quando in un giorno meno aspettato l'Italia possa essere trascinata a mettersi in lizza contro chi attentasse alla sua esistenza od ai suoi legittimi diritti.

Il piccolo contingente che in effetto dovrebbe bastare per una occupazione pacifica, si pensa giustamente che svolgendosi le cose differentemente di ciò che si crede, potrebbe diventare grande e quindi aumentare maggiormente quello importante già distolto a guardia degli altri territori fuori della madre Patria. Il nodo della questione è tutto li.

Si può essere sicuri che l'accordo con le altre Nazioni non sarà turbato per l'occupazione di Vallona? (Per la Grecia nessuno si oppose).

Si può pretendere da Essad che consideri e faccia considerare ai suoi l'occ,upazione di Vallona con lo stesso criterio con la quale hanno accolto quella di Argirocastro?

Se si, parmi che non dovrebbe essere più dubbioso doverla occupare alla prima occasione favorevole, occasione che non dovrebbe tardare.

In questo caso il contingente impiegato sarebbe trascurabile, e considerando che in caso di conflagrazione Europea la nostra Squadra dovesse operare in Adriatico, avrebbe la baia di Vallona in aiuto alla base di Brindisi, almeno per la parte nautica, ciò compenserebbe certamente il piccolo sciupio di forze.

Limitata l'occupazione di Vallona alla città e sue vicinanze una dozzina di cannoni di piccolo calibro, qualche mitragliatrice ed un paio di migliaia di uomini basterebbero per il momento.

Si avrebbe così in caso di guerra occupato da entrambi i lati l'entrata dell'Adriatico e risulterebbe meno appariscente la nostra deficiente situazione idrografica (certamente allora Vallona dovrebbe avere maggiori forze).

Se invece la g,uerra sarà evitata sarà un pegno non piccolo nelle nostre mani.

22 -Documenti diplomatici -Serie V -Vol. II

(l) In Archivio Sonnino, Montespertoli. L'appunto non è né firmato né datato. Se circa l'autore si possono solo formulare ipotesi, la data è invece collocabile con assoluta certezza nel mese di novembre del 1914.

314

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1619/115. Pietrogrado, 1° dicembre 1914, ore 2,20 (per. ore 10,20).

Telegramma di V. E. Gabinetto n. 1202 (1).

La stessa voce è Lorsa anche qui ieri proveniente da Francia. Giornali non l'hanno pubblicato. Uno di essi ha soltanto chiesto al Ministero degli Affari Esteri e all'Ambasciatore di Francia se voce avesse fondamento. Gli fu risposto che nulla costava loro in proposito. All'Ambasciata di Francia si crede, pur senza avere positiva nozione che qualche apertura sia stata fatta dall'Austria-Ungheria alla Santa Sede per eventuale iniziativa mediazione (2).

315

L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, CERRUTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1626/136. Vienna, 1° dicembre 1914, ore 19,50 (per. ore 0,40 del 2).

Telegramma di V. E. n. 1202 (1).

Mi risulta in modo certo che a questa Ambasciata di Spagna non si possieda alcun indizio che possa far ritenere fondata la voce corsa a Bordeaux e riferita a V. E. dall'Incaricato d'Affari in quella città. Non è certo da escludere in modo assoluto l'ipotesi che qualora Austria-Ungheria si trovasse ridotta in avvenire a così mal partito da dover desiderare la pace, il Re di Spagna, legato da stretta parentela con la Corte I. e R. possa indursi per ragioni sentimentali ma anche per rialzare prestigio della Spagna ad esplicare un'azione presso lnghilterra e Francia per ottenere che queste Potenze unitamente alla Russia si dimostrino non soverchiamente esigenti verso Monarchia.

Ma perché questa ipotesi si realizzi occorre si verifichi la premessa dello sfinimento dell'Austria-Ungheria e della sua demoralizzazione. Non è però da supporre che Re Alfonso che è nipote del Comandante Supremo dell'esercito austro-ungarico e si tiene a quanto mi risulta in continua relazione epistolare coi suoi congiunti in Austria, possa ritenere presentemente che la

Monarchia si trovi già in condiziO<ni così catastrofiche da desiderare di ritirarsi dalla guerra. Non posso a questo proposito che confermare a V. E. quanto Le ha ripetutamente riferito S. E. Avarna che cioè qui si ha oggi non meno che per il passato una fiducia illimi·tata nella vittoria definitiva delle armi tedesche e austro-ungariche e non si pensa menomamente nei circoli dirigenti alla possibilità di pace separata delil'Austria-Ungheria. Mi permetto attirare in proposito attenzione di V. E. sopra discorsi fatt ieri da Tisza e altri uomini politici ungheresi alla Camera de Deputati di Budapest.

A prescindere da •tali .eirrostanze l'eventualJirt:à che ·l'~UISÌII'ia-Unghieri:a abbia a un dato momento a ritirarsi dalla guerra per concludere pace separata coi propri nemici appare oggi meno realizzabile in quanto, nonostante la cura posta dalla Germania nel salvaguardare l'apparenza e nel non offendere le suscettibilità austro-ungariche, si può dire che esercito I. e R. abbia cessato negli ultimi tempi di avere una esistenza propria per divenire una propaggine dell'esercito germanico mosso da un solo dirigente che è tedesco. In questo stato di cose una ritirata dell'Austria-Ungheria costituirebbe dunque un vero tradimento verso Germania e non è da supporre che Imperatore F•rancesco Giuseppe vi si potrebbe lascia.re indurre anche qualora si trovasse in una situazione disperata, mentre è più probabile che preferirebbe condividere sino all'ultimo la sorte dei suoi alleati.

11 l Vedi D. 302.

(2) Sonnino rispose con t. 1210 del l• dicembre: • Confermando precedenti istruzioni prego V. E. voler vigilare e riferirmi circa indizi e possibilità di mediazione e di pace • e trasmise tale risposte, insieme con il telegramma di Carlotti, a Vienna, Berlino, Londra e Bordeaux. Questa ambasciata replicò con due telegrammi: vedi DD. 346 e 358.

316

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1624/225. Bucarest, 1° dicembre 1914, ore 22,40, (per. ore 3 del 2).

Ho chiesto a Bratianu se Germania o Austria-Ungheria avessero fatto passi presso di lui per indurre Romania a partecipare alla guerra a loro fianco. Egli mi ha risposto recisamente di no ed ha aggiunto che la Germania manifesta anzi molta amarezza pel contegno della Romania il che conferma quanto ho riferito col mio telegramma n. 223 (1).

Bratianu mi ha chiesto poi se Germania avesse fatto passi simili presso di noi, ed io, avendo V. E. raccomandato il segreto col suo telegramma

n. 1205 (2), ha risposto di no aggiungendo che del resto disposizioni della nostra opinione pubblica non avrebbero consentito altro contegno all'infuori della neutralità, come ero stato incaricato, a suo tempo, di dirgli dal compianto Marchese di San Giuliano.

Se V. E. credesse che io debba essere più esplicito col Signor Bratianu potrò sempre tornare sull'argomento.

(l) -Vedi D. 308. (2) -Con tale telegramma del 30 novembre Sonnino aveva trasmesso a Fasciotti il contenuto del telegramma 1179 (vedi D. 236) aggiungendo: • Quanto precede per Sua esclusiva conoscenza personale pregandola d'indagare e riferirmi se e quali corrispondenti passi siano stati fatti presso codesto Governo e quale eventuale seguito essi abbiano avuto •·
317

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. s. 1625/226. Bucarest, 1° dicembre 1914, ore 22,40, (per. ore 3 del 2).

Bratianu mi ha detto raccomandandomi il segreto che oggi si è recato da lui Ministro di Serbia e gli ha dichiarato che l'esercito serbo è stato battuto sull'ala sinistra, il che lo costringe a sgomberare Belgrado ed abbandonare Danubio. Condizioni dell'esercito serbo sono quindi divenute gravissime ed il Governo serbo ha incaricato Ristich domandare a Bratianu se esercito romeno non potesse entrare in campagna fra pochi giorni per venirgli in aiuto. Ministro Serbia ha conchiuso che senza questo soccorso il suo Paese non potrebbe resistere.

Bratianu ha risposto di non potersi impegnare ad entrare in azione fra pochi giorni.

Nel riferirmi quanto precede Bratianu ha aggiunto che la sorte toccata alla Serbia malgrado il suo eroismo dimosra come un piccolo paese non possa sopportare una lunga campagna, il che è un argomento dippiù per distoglierlo dall'impegnare ora Romania da sola in guerra. A confermarlo in questa sua idea concorrono le notizie da lui ricevute circa Bulgaria il cui contegno, come ho riferito col telegramma 218 (1), diviene sempre più minaccioso ed i cui vincoli coll'Austria-Ungheria appaiono sempre più intimi.

Bratianu mi è parso atterrito dal pensiero dello schiacciamento della Serbia e del conseguente isolamento della Romania ma, più che decisamente, rassegnato a non esporre il suo Paese da solo ed in questo momento ad una guerra.

318

IL MINISTRO A SOFIA, CUCCHI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1627176. Sofia, 1° dicembre 1914, ore 23 (per. ore 3 del 2).

Sono giunte qui cattive notizie da Nish sulla situazione dell'esercito serbo; evacuazione Belgrado sarebbe già iniziata, gli austriaci sarebbero giunti al sud di KragU'levaz fino a Cacak minacciando serbi di aggiramento; Nish stessa sarebbe in pevi:colo. Agevoli comunicazioni ferroviarie fra la Serbia e Salonicco sono state interrotte avendo una banda composta di bulgari e turchi

e che si dice comandata da ufficiali bulgari, fatto saltare un ponte della ferrovia sul territorio serbo; linee ferroviarie sarebbero pure distrutte in altri punti.

Questo Ministro di Romania dinanzi fatto concreto della spinta austriaca in Serbia è di avviso che il passo dei Ministri della Triplice Intesa presso questo Presidente del Consiglio dei Ministri di cui mio telegramma Gab'inetto

n. 72 (l) è rimasto un atto platonico e illusorio perché dopo [diversi] giorni Governo bulgaro non vi ha ancora dato una risposta.

I Ministri della Triplice Intesa considerano che l'assicurazione di neutralità avuta all'atto della presentazione della dichiarazione collettiva possa considerarsi come sufficiente ma il Ministro di Romania ritiene questo apprezzamento molto discutibile dal punto di vista romeno, tanto più che Romania dinanzi avanzata austriaca in Serbia non si sente sicura della attitudine che potrebbe prendere Bulgaria al suo riguardo se dovesse intraprendere una azione.

(l) Vedi D. 301.

319

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, CERRUTI

T. 6836. Roma, l° dicembre 1914, ore 24.

Macchio ha attirata l'attenzione del Segretario Generale del Ministero sul pericolo di discorsi molto intemperanti alla Camera italiana dei Deputati. De Martino gli ha risposto che su alcuni Deputati non è possibile ave,re influenza. Macchio ha risposto che in Questo caso il Presidente della Camera può pronunciarsi per mettere le cose a posto.

Confermo la risposta data da De Martino all'ambasciatore d'AustriaUngheria per quanto riguarda la impossibilità, date le nostre istituzioni e l'indole della Camera e del popolo italiano, di poter dare assicurazioni preventive e confermo che, come per il passato, così anche in futuro nessuna intemperanza che suoni offesa ad un Sovrano od a popolo amico sarà tollerata in silenzio dal Governo del Re.

Quanto precede per sua conoscenza ed eventuale norma di linguaggio.

320

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, CERRUTI

T. 6847. Roma, 1° dicembre 1914, ore 24.

Da questa stampa sono raccolte e divulgate voci di preparativi per un eventuale plebiscito nel Trentina. Prego fare indagini in proposito e telegrafarmi quel che potrà risultarle (2).

(l) -Vedi D. 277. (2) -Con t. 12018/1485 del 4 dicembre Cerruti rispose che, avendo incaricato il console a Innsbruck di fare indagini, questi aveva riferito essere tali voci « perfettamente inconsistenti •.
321

IL MINISTRO A NISH, SQUITTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 11938/194. Nish, 2 dicembre 1914, ore 11,30 (per. ore 16,50).

In questi circoli politici si va accreditando falsa opinione che l'Italia abbia speciale simpatia per la causa bulgara a scapito serba e che perciò una parte notevole della nostra stampa si faccia promotrice della ingiusta spogliazione della Serbia per ingrandire Bulgaria, ignorando l'egoismo, gli inganni e le male arti di questa.

Si dice inoltre Italia voglia comporre una lega balcanica degli Stati neutri ·ad esclusione quindi della Serbia. Faccio il possiblie per smentire tale diceria con la più esplicita e ripetuta dkhiarazione che il nostro Paese altro non desidera fuorché l'unione e l'accordo di tutti gli Stati balcanici nel loro stesso comune interesse, che gli sta particolarmene a cuore senza secondi fini e senza parzialità (l).

322

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. S. 1631/160. Berlino, 2 dicembre 1914, ore 14,38 (per. ore 18,30).

In una delle conversazioni che ebbi in questi g1iorni con Jagow, it1 discorso essendo caduto sulla possibilità assai remota, secondo convinzione qui dominante, di una soluzione pacifica e sulla eventualità di un Congresso, ne colsi l'occasione per dichiarargli in modo esplicito, ma senza avere l'aria di nutrire una preoccupazione q_ualsiasi in proposito, che il R. Governo non avrebbe ammesso in alcun caso una partecipazione al Congresso della S. Sede. Jagow mi rispose che Governo germanico doveva procedere con molto riguardo verso il Vaticano, il quale dal principio della guerra ha sempre tenuto una attitudine più che corretta verso la Germania. Non solo in tutto l'Impero i cattolici tedeschi hanno adempiuto come era da aspettarsi, i loro doveri patriottici col massimo fervore, ma anche all'estero come in Italia e spec,ialmente in Spagna il contegno dei cattolici non poteva essere più soddisfacente. È vero che d'altra parte in Belgio ed Alsazia il clero cattolico si

mostrò talvolta animato dal più vivo fanatismo contro la Germania, ma ciò era dovuto a motivi d'ordine nazionale e non politico-religioso.

In ogni modo il Governo germanico non avrebbe certo fatto niente per incoraggiare eventuali aspirazioni del Sommo Pontefice: soltanto nel caso che tutte le altre Potenze avessero aderito ad una sua ammissione al Congresso, gli sarebbe stato difficile nella attuale circostanza di farvi opposizione da qui.

Io replicai subito che in qualunque modo la questione si fosse posta, la semplice supposizione che la Germania avesse sotto qualsiasi forma appoggiata od ammesso di appoggiare quella aspirazione pontificia sarebbe bastata per produrre nel R. Governo ed in tutta la opinione italiana e non solo in quella parte che si mostra già ora partigiana della Triplice Intesa, la più sfavorevole impressione. Jagow soggiungeva del resto che nel pensiero del Governo germanico i negoziati futuri di pace dovevano aver luogo per trattative dirette fra i Governi interessati e non già per mezzo di un Congresso, che esso farà tutto il possibile per evitare. Non seppe però che cosa rispondere alla mia obiezione come sarebbe stato praticamente possibile rioolvere all'infuori di un Congresso tutte le gravissime e complicate questioni che interessano in Europa e fuori un sì gran numero di Potenze e non solo quelle belligeranti.

(l) Sonnino rispose con t. 6893 del 3 dicembre 1914, ore 23,55 • Approvo suo linguaggio circa atteggiamento R. Governo in relazione Stati balcanici'·

323

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 1/229 (1). Bucarest, 2 dicembre 1914, ore 15

(per. ore 1,45 del 3) (2).

Ieri Ministro d'Inghilterra ha dichiarato a questo Governo britannico che Inghilterra e Francia sono pronte ad anticipare alla Romania, se questa entra in azione, tutte le somme che le fossero necessarie senza interessi fino a guerra terminata. Inoltre GoveTno britannico offre fornire alla Romania quanto le fosse necessario.

Governo romeno non ha dato finora alcuna risposta. Però Bratianu ha telegrafato al Ministro di Romania a Londra di intervenire presso Grey affinché agevoli acquisto a Londra di armi e munizioni e medicinali per i quali speciale Commissione romena trovasi ora colà e si recherà occorrendo anche in America. Siccome ho saputo quanto precede in via riservatissima prego mantenere segreto.

(l) -Con questo telegramma ha inizio la serie dei telegrammi di gabinetto • riservati speciali • in arrivo, destinata a raccogliere i dispacci relativi ai negoziati con gli Imperi centrali. con l'Intesa e con la Romania. (2) -Circa !"arrivo di questo telegramma, vedi D. 462, p. 381, nota 5.
324

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1632/231. Bucarest, 2 dicembre 1914, ore 15,02 (per. ore 1,45 del 3).

Mio telegramma Gabinetto Segreto n. 222 (1).

Mi viene riferito che Take Jonescu ha dichiarato di non volere andare a Londra se Bratianu non gli dà per iscritto istruzioni positive. E,gli teme che vog1iano mandarlo colà per sbarazzarsene. Bratianu ha avuto ieri un colloquio con Filippescu che gli ha promesso astenersi da maillifestazioni per le strade. Bratianu ha frattanto inviato in Italia col Colonnello Rudeanu il figlio di Filippescu che è ingegnere per allontanarlo di qua esercitando egli una influenza in senso bellicoso sul padre.

Prego mantenere segreto su quanto precede.

325

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, BORGHESE

T. GAB. S. 1213. Roma, 2 dicembre 1914, ore 18,25.

Telegramma di V. S. n. 394 (2).

Circa l'ultima frase del telegramma di V. S. lascio al tatto di V. S. di fare intendere non sussistere che forze militari italiane non potrebbero entrare in azione prima del maggio prossimo (3).

326

L'AMMIRAGLIO TRIFARI ( 4) AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 11960/1159. Durazzo, 2 dicembre 1914, ore 22 (per. ore 2,50 del 3).

Situazione buona interna. Tirana è q_uasi nelle mani di sediziosi comandati da Ufficiali Giovani Turchi. Forza navale uomini del Governo di Durazzo sobillati dalla solita propaganda religiosa e austro-turca disertando sono tor

nati ai loro paesi. La casa di Suleiman Androci ex Caimacan di Tirana è stata bruciata. A Tirana Essad ha solo centocinquanta uomini che probabilmente dovranno abbandonare l'a città. Contro le forze di Elbassan Essad ha inviato nuovi rinforzi. Non è però ancora avvenuto nessuno scontro sanguinoso. A quanto pare la popolazione reclama il Principe Mussulmano ma non è concorde. Una buona parte è tuttora :1\avorevole personalmente ad Essad e temerebbe di rompere con lui definitivamente. Essad crede che le cose possano mutare da un momento all'altro e mi ha confidato che fra le varie soluzioni in caso di gravi peggioramenti una assai vantaggiosa per lui sarebbe di allontanarsi momentaneamente lasciando la disco~dia fra la popoilazione. :I'Jgli ritiene che in tal caso egli non tarderebbe rientrare più forte di prima con nuove forze raccogliendo alla frontiera di Serbia. Fra pochi giorni la situazione buona prenderà una linea più chiara.

(l) -Vedi D. 307. (2) -Vedi D. 310. (3) -Ritrasmettendo a Fasciotti (t. gab. 1214 del 2 dicembre) il D. 310 e questa risposta, Sonnino aggiungeva, in coda ad essa, la seguente frase: • Esse in reltà avranno piena efficienza verso la fine di febbraio •· (4) -Per il mittente di questo telegramma, firmato Trifari, vedi D. 341.
327

L'AMBASCIATORE A MADRID, BONIN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1635/14. Madrid, 2 dicembre 1914, ore 23,05 (per. ore 10,20 del 3).

Avendo avuto ieri sera favorevole occasione credetti opportuno parlare con questo Ministro di Stato dell'eventualità di una domanda di ammissione della Santa Sede alla futura Conferenza. Dissi al Ministro che voce di quel genere essendo corsa nei giornali desideravo, visto ottimi rapporti che esistono tra i due Governi, che non sussistesse fra essi alcun malinteso a quel proposito e gli dichiarai esplicitamente che di fronte a quelle domande il Governo italiano assumerebbe oggi lo stesso atteggiamento che assunse in occasione della Conferenza dell'Aja e ciò a più forte ragione data la differenza dei programmi delle due conferenze. Il Ministro accolse molto favorevolmente la mia dichiarazione, mi disse fino,ra non si era mai occupato della cosa ma che così a prima vista gli pareva che se avessimo serie garanzie che nella conferenza non venisse risollevata la questione romana, non avremmo ragione di opporci all'ammissione, la quale non sarebbe che un omaggio reso all'autorità morale della Santa Sede.

A ciò risposi che a parer mio quelle garanzie sarebbero molto difficili da stabilire e che probabilmente la S. Sede non vi si presterebbe. Non ho prolungato la conversazione bastandomi per ora che il Ministro di Stato conoscesse esattamente il nostro modo di vedere; ho avuto però dalle sue parole l'impressione che egli desidera sinceramente di non assumere in questa questione un atteggiamento a noi sgradito. Nel corso della conversazione il Ministro di Stato mi disse di sapere che la Francia nominerà prossimamente anche essa un rappresentante presso la Santa Sede.

328

L'AMBASCIATORE A MADRID, BONIN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1634/15. Madrid, 2 dicembre 1914, ore 23,05 (per. ore 1,05 del 3).

Telegramma di V. E. n. 1208/4 (1).

Ieri nel suo ricevimento ebdomadario Ministro di Stato mi chiese se io avessi nessun indizio che lasciasse sperare approssimarsi della pace. Avendo io risposto negativamente egli mi disse che .gli pareva notare qualche segno di stanchezza specialmente da parte Austria-Ungheria, l'Ambasciatore I. e R. avendogli anche ultimamente manifestato il desiderio che cessi la guerra e l'opinione che la maggiore difficoltà venga dall'Inghilterra risoluta a schiacciare prima la Marina tedesca. Il Ministro accennò a una pace separata dell'AustriaUngheria e anzi mostrava di credere che anche la Germania avesse fatto recentemente qualche apertura pacifica alla Franda e alla Russia, conveniva però che potesse essere soltanto artificio per seminare diffidenza tra gli avversari. Si disse persuaso che la guerra finirà per esaurimento senza decisivo trionfo da alcuna delle parti né grandi modificaz,ioni nella carta d'Europa. Mi espresse nuovamente il voto che Spagna, Italia e Stati Uniti d'America possano agire insieme per la pace. Dal canto mio lo pregai di tenermi informato di tutto quanto potesse facilitare questa nostra azione comune ed egli lo promise chiedendomi di fargli altrettanto.

L'avermi, il Marchese Lema che è sempre riservatissimo, parlato per il primo dell'argomento, mi sembra dimostri che Re Alfonso ambisce sempre più di assumere una parte importante nell'eventuale mediazione. Sua Maestà ha anche a tal fine accreditato da poco tempo a Bordeaux in qualità di Ministro plenipotenziario un giovane diplomatico che è un uomo tutto suo.

329

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, E A NISH, SQUITTI,

T. 6871. Roma, 2 dicembre 1914, ore 24.

(Per entrambi) Questo incaricato d'affari di Se·rbia mi ha comunicato che Essad Pascià si sarebbe rivolto al Governo Serbo pregandolo di aiutarlo contro i rivoluzionari albanesi ed invitandolo ad occupare a questo scopo Elbassan. Signor Mihailovich mi ha però assicurato che Governo Serbo intende ferma

• Confermando precedenti istruzioni prego V. E. voler vigilare e riferirmi circa indizi e possibilità di mediazione e di pace >.

mente rispettare decisioni delle Potenze relative all'Albania, a meno che alla frontiera serbo-albanese non si verificassero incidenti tali da indurre Serbia ad agire per la sua stessa sicurezza.

(Per Nish) Quanto precede per sua opportuna notizia e pe·rché, ad ogni buon fine, V. S. voglia rinnovare a codesto Governo vive raccomandazioni di astenersi da qualunque atto contrario alle decisioni di Londra.

(Per Durazzo) Quanto precede per sua opportuna notizia e perché V. S. voglia cautamente indagare se Essad abbia effettivamente fatto a Governo Serbo proposta di cui mi ha intrattenuto il Signor Mihailovich (1).

(l) Con tale telegramma del l" dicembre, Sonnino riferiva a Bonin il telegramma di Ruspoli (vedi D. 302), le risposte di Carlotti e di Bollati (vedi DD. 309 e 314 e aggiungeva:

330

IL MINISTRO DEGLI ESTERI SONNINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, SALANDRA, AL MINISTRO DELLE COLONIE, MARTINI, E ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, GARRONI (2)

T. 6886. Roma, 3 dicembre 1914, ore 15.

Ho telegrafato al R. Ambasciatore a Cospoli quanto segue: • Questo ambasciatore di Turchia mi ha consegnato un promemoria contenente i seguenti punti:

0 ) Il Governo Imperiale pubblicherà un proclama dichiarante che l'Italia è l'unica e l'alleata della Turchia e che in conseguenza il Fetva non la concerne;

2°) Il Governo italiano permetterà al Capitano Nuri bey di recarsi dal Senusso per impegnarlo a non molestare gli italiani;

3°) Cessione di Solum;

4°) Riconoscimento di tutti gli originari della Libia come sudditi ital,iani.

Circa il punto secondo, il promemoria so,ggiunge: • Nury bey avrà la missione di intervenire presso il Senusso per la messa in libertà dei 17 prigionier iitaliani in cambio dfei tre ufficiali e tre soldati turchi ancora detenuti in Italia •.

Ho risposto a N a by bey: che circa il punto primo la parola • alleata • è da sopprimersi pe'r'ché tratta di condizione inesistente; circa il punto 2°, conformemente alle nostre precedenti dichiarazioni, gli ho detto di escludere il passaggio di una missione ottomana attraverso il territorio libico; circa il punto 3° ho detto non essere possibile alcuna discussione data la situazicme di diritto e di fatto di Solum; per il 4° punto ho detto che stava bene ed avrei considerato il riconoscimento proposto come un atto cortese; circa l'ultima parte del promemoria la mia risposta era implicita in quella data al punto 3°.

Naby bey non fece alcuna obiezione alle mie risposte.

Avendomi poi chiesto dove credevo che fosse più conveniente pubblicare il proclama di cui al punto l 0 , se a Costantinopoli o in Libia, gli risposi che doveva pubblicarsi a Costantinopoli e che una volta pubblicato colà sarebbe poi conosciuto in Libia.

Quanto precede per norma di V. E. ed eventuale norma di linguaggio.

(l) -La risposta di Squittì non è stata rinvenuta; per quella di Aliotti, vedi D. 331. (2) -Ed. in SONNINO, Diario, cit. p. 46, nota 163.
331

IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 11991/1160. Durazzo, 3 dicembre 1914, ore 18 (per. ore 19,40).

Telegramma di V. E. n. 6871 (1).

La comunicazione fatta a V. E. da codesto incaricato d'affari Serbia circa supposto invito ai serbi di occupare Elbassan non corrisponde alla realtà delle cose. Da quanto mi consta risulterebbe soltanto che questo Rappresentante serbo si è lamentato poco fa di assembramenti albanesi alla frontiera di Dibra (di cui al mio telegramma 1149 (2) concludendo che sarebbe necessario mirsura di repressione a tutela dell'ordine. In questa occasione rappresentante serbo protestò pure presso Essad contro riunioni di albanesi armati a Starova, che sarebbe stata sgombrata recentemente dai serbi in seguito domanda di Essad (miei telegrammi 991 e 1093) (3). In entrambi queste occasioni Essad rispose essere dolentissimo non poter prendere subito opportuni provvedimenti ma riconosceva ai serbi il diritto di difendersi tanto più che istigatori di questi pericolosi assembrameneti erano giovani turchi, e che colpendo questo momento si renderebbe servizio a:l Governo di Durazzo. È molto probabile che Rappresentante serbo abbia interpretato questo buona volontà di Essad come invito alla Serbia di attaccare Elbassan. D'altro canto è evidente che Essad, nel caso in cui si sentisse perduto, cercherebbe aiuto anche in Serbia; però questione non è venuta e Essad ha anzi fatto l'impossibile per frenare ogni spirito invadenza per parte di Potenze confinanti. Essad mi ,informa che piano agenti austro-ungarici-turchi che fanno propaganda in Albania S'arebbe far muovere cattolici e musulmani contro Montenegro per tentare congiungimento dell'esercito austriaco. Quertiere generale di questi mtnghl sarebbe ora Tirana. Gruppi nazionalisti serbi e montenegrini avrebbero interesse di portare un colpo contro principali nuclei albanesi prima ancora che essi prendano pro

porz·ioni troppo inquietanti. Ciò spiegherebbe anche la comunicazione a codesto Incaricato d'Affari di Se.rbia che avrebbe voluto forse accertare disposizioni del R. Governo al riguardo.

(l) -Vedi D. 329. (2) -Si riferisce al t. 11852/1149 del 1° dicembre, ore 24, non pubblicato. (3) -Si riferisce al t. 10356/991 del 21 ottobre e al t. 11425/1093 del 16 novembre, non pubblicati.
332

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, SALANDRA, E AI MINISTRI DELLA GUERRA, ZUPELLI, E DELLA MARINA, VIALE

T. GAB. S. 63. Roma, 3 dicembre 1914, ore 20,30.

(SoLo Presidenza) Ho telegrafato alla Guerra quanto segue:

(Alla Guerra e alla Marina) Richiamo l'attenzione di V. E. sull'accluso telegramma dell'ammiraglio Trifari (1).

Poiché la situazione in Albania e le eventuali mosse di Essad potrebbe;ro condurre ad una nuova crisi ritengo necessario.

(SoLo Guerra e Presidenza) ricostituire subito e tener pronti per qualsiasi evenienza i due reggimenti destinati ad operare a Valona. Faccio analoga comunicazione alla Marina per quanto riguarda R. nave Sardegna.

(SoLo Marina) tener pronta per qualsiasi evenienza R. nave Sardegna. Ho fatto analoga comunicazione alla Guerra per quanto riguarda i due reggimenti destinati eventualmente ad operare a Valona.

(Per tutti) Prego V. E. favorirmi un cenno al riguardo (2).

333

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI

T. GAB. s. 1218. Roma, 3 dicembre 1914, ore 20,30.

Flotow mi ha detto ieri che avendo egli chiesto un congedo di tre mesi per ragioni di salute Governo germanico aveva intenzione di nominare a Roma Bi.ilow Ambasciatore ad interim in missione straordinaria. Ho comunicato ieri stesso a Flotow il g.radimento di S. M. il Re.

A richiesta di Flotow quanto precede deve rimanere per ora riservato (3).

Per la risposta del ministro della Marina vedi D. 341.

(l) -Vedi D. 326. (2) -Il ministro della Guerra rispose con t. 917 G. del 4 dicembre, ore 12,40 · • Com'è noto all'E. V. un solo reggimento di fanteria, il 47° era stato approntato per un'eventuale spedizione in Albania. Poichè ora la Brigata Ferrara, di cui il 47° fanteria fa parte, è stata destinata in Tripolitania, questo Ministero ha già disposto perchè un altro reggimento sia tenuto pronto in sostituzione del 47° •.

(3) Per la risposta vedi D. 336.

334

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, MACCHI DI CELLERE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1637/220. Washington, [3] dicembre 1914, ore ... (per. ore 3,30 del 4 dicembre).

Gabinetto n. 1205 bis (1).

Nessun indizio fin'ora di mediazione da parte di questo Governo non per mancanza di desiderio ma perché sa che allo stato delle cose ogni sua iniziativa sarebbe stata vana.

Mi sono mantenuto a Questo riguardo in cauto vigilante contatto col Dipartimento di Stato manifestando sempre in base alle istruzioni fornitemi verbalmente dal predecessore di V. E. nostro fermo proposito mantenerci neutraH e nostro compiacimento di avere gli Stati Uniti dell'America del Noro a fianco in una eventuale azione di pace. Mi risulta però adesso confidenzialmente che in seguito a recenti notizie pervenute da Roma si è formato in queste sfere dirigenti convincimento che Italia entrerà in guerra nel prossimo aprile. Questa credenza, che mi è difficile combattere perché a me non viene manifestata, può togliere efficacia alle mie dichiarazioni passate e future.

Sarò quindi grato a V. E. se vorrà impartirmi nuove istruzioni per mia norma di linguaggio (2).

335

IL MINISTRO A NISH, SQUITTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 12007/199. Nish, 4 dicembre 1914, ore 12,30 (per. ore 18,50).

In un colloquio privato con uno dei Ministri più autorevoli del Gabinetto ho avuto conferma che il Governo serbo non si ri.fiuta addivenire alla cessione di una parte della Macedonia alla Bulgaria, ma in nessun caso prima della fine della guerra.

Il mio interlocutore diceva fra l'·altro che alla cessione si opporrebbe ora anche una impossibilità materiale. Difatti, secondo la legge fondamentale dello Stato, non si può alienare parte del territorio abitato senza deliberazione della Grande Skupstina.

Quest'Assemblea è eletta a suffragio universale e sarebbe praticamente impossibile procedere all'elezione quando gli elettori si trovano sotto le armi di fronte al nemico.

Quanto all'attitudine della Bulgaria il Ministro non escludeva malgrado tutto un attacco da quella parte e ciò per accordo segreto di alleanza preso personalmente fra i due Sovrani d'[Austria-Ungheria] e della Bulgaria.

(l) -Vedi D. 306, nota 3. (2) -Sonnino rispose con t. gab. 1219 del 4 dicembre, ore 19,30: c Nessun fatto nuovo è intervenuto per cui R. Governo abbia modificato suo atteggiamento circa neutralità •.
336

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1641/161. Berlino, 4 dicembre 1914, ore 15,21 (per. ore 19,15).

Telegramma di V. E. gabinetto n. 1218 (1).

Il principe BUlow, giunto ieri sera a Berlino, è venuto stamane a trovarmi. Mi ha detto che si reca a Roma animato dal più sincsro spirito di conciliazione e dal proposito e dal vivissimo desiderio di mantenere e rafforzare attraverso tutte le vicende dell'attuale gravissima situazione internazionale, le buone relazioni fra Italia e Germania. Accennando alle voci di giornali nostri che volevano vedere nella sua nomina l'intenzione della Germania di esercitare una pressione sull'Italia dichiarava nulla essere più lontano dal suo pensiero che un simile proposito offensivo per la dignità dell'Italia. Egli si propone invece di valersi dell'esperienza e della cordiale amicizia acquistatesi durante il suo lungo soggiorno ·in Italia per cercare di persuadere l'Italia del rea1e interesse suo allo sviluppo di quelle buone relazioni colla Germania: e si propone in pari tempo di valersi dell'autorità e della fiducia acqiuistatesi in Germani·a per far ben comprendere qui i punti di vista e l'interesse della Germania di contribuire .e darvi soddisfazione. Già in tarda età e scevro da qualsiasi motivo di ambizione personale, concluse il prinC'ipe BUlow, ho accettato la missione a Roma come l'adempimento di un dovere verso il mio Paese e come un modo di attestare l•a mia simpatia per l'Italia che considero come una seconda Patria.

Il principe si t~atterrà otto giorni almeno a Berlino prima di raggiungere il suo posto.

337

L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, CERRUTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. R. 12019/1482. Vienna, 4 dicembre 1914, ore 19,50 (per. ore 22,10).

Parlandomi iersera della situazione militare generale Forgach mi ha detto che questa era molto soddisfacente in Serbia dove con occupazione di Belgrado e di parte del territorio serbo ·esercito austro-ungarico aveva per così dire finito suo compito di dare severa lezione •ai serbi. Anche le cose verso Russia andavano a suo dire meglio perché a quest'ora i tedeschi dovevano

avere concentrato il numero di truppe necessarie per respingere russi. Ha aggiunto che, nonostante che i tedeschi secondo loro abitudine di non riconoscere <lUalità militari altrui non volessero ammetterlo bisognava dire per lealtà che russi avevano dei Generali ottimi che si erano mostrati maestri nel guidare grandi masse. Accennando alla Galizia ormai quasi totalmente in mano al nemico mi ha detto che questo era certamente un fatto doloroso ma che non si era mai sperato in Austria-Ungheria fare molto di più di quanto si è fatto. Forgach mi ha detto inoltre che era grande numero dei soldati che tornava ora dal teatro della guerra colle estremità gelate ed ha aggiunto spontaneamente che dopo 4 mesi di guerra così accanita tutti gli eserciti cominciavano a sentirsi stanchi e ciò appariva anche dal numero considerevole di soldati che si lasciavano fare prigionieri così da parte austroungarici che russi. Egli concluse dicendo: • In fine dei conti noi non vogliamo gran che e bisogna sperare che anche Germania e Inghilter,ra finiscano per accordarsi perché ormai la guerra ha assunto carattere precipuo di lotta anglo-tedesca e per finirla occorre che quelle due Potenze trovino un terreno di intesa •.

(l) Vedi D. 333.

338

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. PER CORRIERE 2/232. Bucarest, 4 dicembre 1914 (per. il 9).

Ieri sera Bratianu mi ha pregato passare da lui e mi ha detto quanto segue:

• Alcuni suoi colleghi capitanati dal ministro delle Finanze d'accordo con importanti personaggi dell'[opposizione], impressionati dall'imminente schiacciamento della Serbia, gli avevano fatto presente necessità mettersi d'accordo coll'Italia per venire in aiuto di questo Stato.

In particolare ministro delle Finanze proponeva che Italia e Romania dichiarassero a Vienna che non potevano vedere [che] con apprensione schiacciamento della Serbia e chiedessero che Austria-Ungheria facesse con essa pace separata. Bratianu concludeva riconoscendo da se stesso assurdità di questo progetto ma tuttavia esprimeva desiderio di conoscere mio avviso come amico e non come ministro d'Ita1lia •.

Ho risposto che io era q_ui a sua disposizione per comunicare a V. E. tutto quello che egli avesse desiderato ma che dal momento che egli voleva conoscere il mio parere come amico non potevo che associarmi al suo apprezzamento e dirgli che per quello che sapevo delle intenzioni della E. V. ritenevo che il Governo del Re non fosse disposto lasciarsi trascinare su questo terreno.

Bratianu si è dichiarato d'accordo con me e mi ha pregato di non tenere parola di quanto precede con V. E. Egli ha aggiunto di essere molto preoccupato dal probabile schiacciamento della Serbia ma non potere impegnare il suo Paese in una guerra in questa

stagione ed a questo punto delle ostil'ità. Egli mi ha de•tto di essersi formato convinzione che il tempo lavora contro la Germania e dell'altra che durante prossimi tre mesi non si possa avere una az·ione decisiva. Egli quindi ha in vista l'entrata in ,azione della Romania ai primi del prossimo marzo. Ha concluso che egH desidererebbe sopra ogni altra cosa un'azione comune italaromena sia per poter pesare in modo decisivo sulle sorti della guerra con adeguati nostri immediati vantaggi sia per stabilire coll'Italia per l'avvenire rapporti tali da assicurare da un lato a noi l'influenza che ci spetta nei Balcani e dall'altro alla Romania un appoggio duraturo contro il soverchio [potere] delle grandi Potenze sue vicine. Per assicurare appunto indipendenza e libertà d'azione degli Stati Balcanici, Bratianu mi ha detto di voler evitare tutto ciò che possa stabilire tra essi ed in particolare tra la Romania e la Bulgaria una nuova causa di dissidi.

Quest'ultime parole di Bratianu mi vengono spiegate dalla notizia pervenutami da altra fonte che Triplice Intesa intende chiedere alla Romania che essa dichiari ad Atene che se Grecia accorre .in a"iuto della Socbia e se perciò Bulgaria l'attaccasse, Romania aUacherebbe a sua volta Bul·garia. Bratianu opporrà un r~fìuto a tale richiesta non volendo creare una nuova c·ausa di astio colla Bulgaria colla quale egli è convinto che il suo Paese [deve] viveve d'accordo se non vuole essere paralizzato nei suoi movimenti.

Malgrado il desiderio espressomi da Bratianu, ho creduto dov.er mio informare V. E. dei discorsi da lui tenutimi ieri per dimostrarle da un lato emozione e preoccupazione qui prodotta dagli avvenimenti di Serbia e dall'altro la pressione che i partigiani indigeni della guerra ed i rappresentanti della Triplice Intesa esercitano su di lui per indurlo rompere gli indugi ed entrare in azione.

Pur essendo convinto che Bratianu opporrà a queste mène una resistenza tanto più tenace quanto più attenuata in apparenza, secondo ben noti sistemi orientali, non possono nascondere •a V. E. ·che pressione va ogni dì più crescendo né mi meraviglierei se noi ci trovassimo un giorno o l'altro in presenza di una intesa stretta all'infuori di noi e dato il carattere volutamente vago dell'accordo segreto del 23 settembre scorso. Bratianu infatti non mi ha parlato né della proposta inglese di cui al mio telegramma gabinetto segreto n. 229 (l) né dei proposrlti della Trplice Intesa sopra indicaVi, il che dimostra che egli ricambia colla dissimulazione la nostra riserva.

339

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

f. GAB. 1640/235. Bucarest, 4 dicembre 1914, ore 22,30 (per. ore 2,15 del 5).

Sono informato in via riservatissima che Governo germanico ha fatto recentemente passi presso Re Ferdinando per indurlo a mutare suo Governo

23 -Documenti diplomatici -Serie V -Vol. II

allontanandone i Ministri delle Finanze e dell'Agricoltura considerati i più favorevoli alla Triplice Intesa ed eventualmte allo scopo sostituendo a Bratianu il Signor Carp.

Quest'ultimo già al tempo del Re Carlo aveva offerto al Sovrano di assumere egli il potere e f·ar marciare esercito romeno coi due Imperi ma neppure il Re Carlo prese la cosa sul serio. Ora esito a credere che possa trattarsi di un progetto di tal genere; al più potrebbe essere questione del mantenimento della neutralità colla promessa di cessione di parte della Bucovina, di riforme in Transilv·ania ed eventualmente anche della retrocessione della Bessarabia se questo fosse tolta alla Russia. Sembra inoltre che si·a stato dichiarato al Re che •in caso di entrata in azione della Romania colla Triplice Intesa un Corpo d'Esercito g.ermanico sarebbe pronto invadere Regno insieme alle truppe austroungariche. Questo passo e specialmente eventualità di cambiamento di Ministero avrebbe fatto balenare agli occhi del Re, che si era ormai adattato all'inevitabilità della g.uerra contro l'Austria-Ungheria a più o meno lunga scadenza, possibilità di un'altra soluzione che non metta in conflitto i suoi sentimenti personali colla necessità di Stato.

Persone molto vicine al Re ed al corrente della situazione del Paese sono convinte che l'illusione se pure ancora sussiste non durerà ·a lungo e che l'unico risultato pratico sarà quello di rinsaldare compagine del Gabinetto di fronte al comune pericolo giacché Carp non riuscirebbe a comporre un Ministero ed ove vi riuscisse, partito liberale takista e la maggioranza dello stesso partito conservatore provocherebbe la rivoluzione. Frattanto Gove·rno romeno si impegna sempre più colla Triplice Intesa; mi risulta ad esempio che sono stati presi accordi perché trasporti di armi e munizioni russe in Serbia abbiano luogo dopo che i ghiacci avranno reso impossibile navigazione sul Danubio.

(l) Vedi D. 323

340

IL MINISTRO A CETTIGNE, NEGROTTO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 12031/219. Cettigne, 5 dicembre 1914, ore 9,30 (per. ore 11,30).

I rappresentanti della Triplice Intesa hanno fatto qualche giorno fa un passo identico presso questo Governo per sconsigliarlo seriamente dall'intraprendere un'azione qualsiasi verso Scutari. Questo Ministro degli Affari Esteri ha risposto che durante attuale guerra il Montenegro si sarebbe astenuto dall'occupare Scutari; ha chiesto però il consenso dei rispettivi Governi al noto progetto di difesa della Bojana (mio telegramma n. 212) (1).

Incaricato d'Affari di Russia ha subito osservato che suo Governo si sarebbe [dichiarato] contr,ario.

Mi risulta che i Governi della Triplice Intesa daranno poi istruzioni ai loro agenti in Albania di agire tanto presso Essad Pascià quanto presso Bib Doda affinché con la loro autorità facciano cessare atti di ostilità contro il Montenegro.

(l) T. 11162/212 del 12 novembre, non pubblicato: progetto montenegrino di occuparela riva destra della Bojana per assicurarne la libertà di navigazione contro gli attentati albanesi.

341

IL MINISTRO DELLA MARINA, VIALE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 1830. Roma, 5 dicembre 1914, ore 13,30.

Rispondo al telegramma di V. E. n. 63 del 3 corrente mese (Gabinetto) (1), ed a ,conferma di precedenti ·comunicazioni assicuro, che da indagini fatte risulta che il telegramma allegato, ri·guardante situazione in Albania, era stato trasmesso a firma del Ministro AHotti, e non avrebbe potuto in alcun caso essere stato spedito dall'ammiraglio Trifari, che trovasi da vario tempo ·a Taranto, sulla Vettor Pdsani, quale Ispettore delle Siluranti.

Partecipo inoiltre che la R.N. Sardegna, sulla quale ha alzato la sua insegna il Contrammiraglio Patris, Comandante la Divisione Speciale destinata appunto nelle acque Albanesi, trovasi a Brindisi ed è di imminente partenza per Valona.

Di quanto precede dò notizia anche a S. E. il Presidente del Consiglio.

342

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. u. 12036/349. Bucarest, 5 dicembre 1914, ore 15 (per. ore 17,25).

Triplice Intesa ha chiesto al Governo Ellenico di mandare 100.000 uomini in soccorso della Serbia promettendo in cambio garanzia della Triplice Intesa e della Romania in caso di un attacco della Bulgaria. D'altra parte Triplice Intesa garantirebbe a quest'ultima Macedonia. Oggi rappresentanti della Triplice Intesa si recheranno da Bratianu per chiedergli che la Romania accordi la chiesta garanzia aUa Grec.ia. È prevedibile che Bratianu rifiuterà come ho riferito in via riservata. Triplice Intesa esercita ogni possibile pressione a Sofia per assicurare neutralità delLa Bulgaria ne·l caso entrata in azione deUa Grecia.

Cl) Vedi D. 332.

343

L'INCARICATO D'AFFARI AD ATENE, MINISCALCHI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 12044/486. Atene, 5 dicembre 1914, ore 17 (per. ore 20).

Ministro austro-ungarico e di Germania si sono recati ieri da Venizelos per controbilanciare effetto della visita che il giorno prima gli avevano fatto i ministri della Triplice Intesa: tutti mantengono il più grande segreto sull'oggetto del P·asso; risulterebbe però che Triplice Intesa ha garantito alla Grecia che intervenendo in favore Serbia essa non sarebbe ·attaccata dalla Bulgaria e che in ogni caso Romania attaccherebbe Bulgaria se questa marciasse contro la Grecia.

Tuttavia Grecia non è disposta mutare suo punto di vista; essa non crede alla sincerità dell'attitudine bulgara e non avendo altre aspirazioni territoriali da soddisfare non ha alcun interesse intervenire nel conflitto europeo in questo momento.

344

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 12056/353. Bucarest, 5 dicembre 1914, ore 22 (per. ore 2,45 del 6).

Ministro degli affari Esteri avendomi [detto] che notizie giunte da Pietrogrado, Atene e Costantinopoli .lasciavano intendere desiderio dell'Austria Ungheria di concludere pace separatamente colla Serbia e che questo Ministro d'Austria Ungheria contrariamente al linguaggio tenuto con lui precedentemente (Mio telegramma Gab. Segreto n. 223) (l) non manifestava più propositi tanto ostili ad essa, ho assunto informazioni in proposito e mi è risultato quanto segue: Ministro d'Austria Ungheria ad Atene ha detto a Politis come cosa sua e non del suo Governo che se Serbia avesse chiesta la pace all'Austria Ungheria, questa l'avrebbe concessa a condizioni onorevoli per la Serbia. Poli1tls ha però lasciato cadere la cosa non volendo la Grecia incaricarsi d'una missione destinata a certo insuccesso dati gli stretti legami esistenti tra la Serbia ed altre Potenze. D'altro lato mi consta che Pasic esclude assolutamente possibilità non solo d'una pace separata ma anche di qualsiasi altra trattativa tra la Serbia ed Austria Ungheria all'infuori della Triplice Intesa. Mi risulta pure che questo Ministro d'Austria Ungheda cerca abboccarsi col nostro Collega di Serbia il che tenderebbe a dimostrare che l'azione del Ministro d'Ungheriél non era per nulla una iniziativa personale (2).

(l) -Vedi D. 308. (2) -Ritrasmesso a Vienna e Nish con t. 6947, le risposte di Cerruti e Squitti sono ai DD. 348 e 350.
345

L'INCARICATO D'AFFARI A BORDEAUX, RUSPOLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 12071/856. Bordeaux, 6 dicembre 1914, ore 17,22 (per. ore 20,25).

Relativamente alle voci corse nella stampa italiana ed este-ra di passi del Sommo Pontefice tendenti a fare accettare H principio che nell'eventuale futura conferenza europea della pace fosse ammessa la Santa Sede, ho inteso qui svolgere la tesi e particolarmente da Margerie che se gli alleati riuscissero vittoriosi essi detterebbero la pace senza sottomettere le condizioni alla sanzione di un congresso di cui, per !',ampiezza della guerra attuale e nelle delicate condizioni in cui si svolge, non si sentirebbe il bisogno: • il n'y aura probablement pas de grande table, mais une petite table , .

346

L'INCARICATO D'AFFARI A BORDEAUX, RUSPOLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1645/862 (1). Bordeaux, 6 dicembre 1914, ore 21,10

(per. ore 2,40 del 7).

Telegramma di V. E. Gabinetto n. 1210 (2).

Dalle informazioni che ho potuto assumere mi risulta infondata la voce dei passi attribuiti al Re di Spagna presso il Governo francese e Governo inglese per una eventuale pace degli alleati con l'Austria-Ungheria. A questo Governo è noto che tanto a Washington che a Berna all'Aja e anche a Madrid si è parlato

di possibile iniziativa di pace ma dovunque sarebbe prevalsa la convinzione che tali iniziative sarebbero state assolutamente premature e ad ogni modo neppure il minimo cenno sull'argomento venne fatto al Governo francese e probabilmente agli altri Governi alleati. Tutto poi tende qui a dimostrare che eventuale iniziativa del genere non sarebbe bene accolta, lo spirito pubblico mostrandosi unanime nella piena fiducia del succesw ,finale e nella assoluta convinzione che una pace larvata riuscirebbe male peggiore della guerra.

Anche nel Partito socialista francese si conviene che fu errata la politica antimilitarista del passato e che solo la guerra può condurre ad una pace che permetta il tranquillo progre,sso economico e sociale al riparo delle continue minacce e allarmi che resero intollembile la situazione in Francia dal 1870 in poi

(l) -Partito come telegramma ordinario, fu protocollato in arrivo nella serie di gabinetto (2) -Vedi D. 314, p. 266, nota 2.
347

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1647/162. Berlino, 7 dicembre 1914, ore 17 (per ore 17,55).

A proposito dichiarazioni fatte ieri l'altro alla nostra Camera da Giolitti, Jagow mi ha chiesto a quale passo deU'Austria e a quale risposta nostra era ivi fatta allusione. Egli non aveva alcun ricordo di esserne stato in quel tempo informato e mi pregava di fargli avere qualche schiarimento in proposito. Negli archivi della R. Ambasciata ho trovato un telegramma in data 6 agosto 1913 Gabinetto n. 506 del Marchese d1 San GiuHano, nel quale è riprodotta una comunicazione stata.gli fatta da Merey, a nome di Berchtold, che parla appunto di quella eventuale azione dell'Austria contro la Serbia, a scopo difensivo, cui accennò Giolitti. Ma, nè da quel telegramma, nè da altri posteriori risulta quale sia stata la risposta del Marchese di San G.iuliano.

Sarò quindi grato a V. E. di volermi mettere in grado soddisfare al desiderio statomi espresso da Jagow. Fin d'ora, però, io gli ho fatto notare come

R. Governo <avesse nelle diverse vicende, come già ultimi anni, ripetutamente e costantemente palesato in modo assai chiaro suo punto di vista: che una azione austriaca contro la Serbia sarebbe stata contraria agli interessi italiani.

348

IL MINISTRO A NISH, SQUITTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 12096/208. Nish, 7 dicembre 1914, ore 19 (per. ore 6,45 dell'8).

Avendo potuto vedere per un momento Pasic, gli ho domandato se fosse vera la notizia (l) appresa stamane che l'Austria-Ungheria per mezzo di un'apertura personale del suo rappresentante ad Atene avesse mostrato disposizioni fare pace separatamente colla Serbia a buone condizioni per quest'ultima. Mi ha risposto ciò essere esatto aggiungendo che il Governo sevbo si è affrettato dichiarare che mai in nessun caso ed a nessuna condizione Serbia consentirebbe ad un qualsiasi accordo all'infuori dell'intervento della Triplice Intesa. Ho chiesto poi Pasic se reaLmente avesse fatto intendere al Governo greco come un aiuto di 100.000 uomini alla Serbia fosse in questo momento più che opportuno nell'interesse dei due stati limitrofi ed alleati. Pasic ha confermato la notizia e mi ha detto che Venizelo,s si è riservato rispondere dopo aver subordinato in ogni caso l'aiuto alla garanzia della Tdplice Intesa ed a dichiarazione della Romania che andrebbe in aiuto dei serbo-greci contro la Bulgaria qualora

questa si muova. Impressione di [Pasic] è che difficilmente per ora entreranno in azione a favore della Serbia la Grecia e la Romania e che la Bulgaria è tutt'ora legata all'Austria.

(l) Vedi D. 308.

349

IL CONSOLE A VALONA, LORI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 12110/1164 GAB. (1). Valona, 7 dicembre 1914, ore 19 (per. ore 20,35).

Si va facendo anche qui, più o meno copertamente, 'presso gli elementi mussulmani una accentuat,a propaganda austro-tur·ca, alla quale per quanto si può giudicare, collabora attivamente l'el€mento grecizzante e i cui effetti per ora si rivelano principalmente nel modo nel quale vengono interpretati e commentati gli avvenimenti della guerra. Tchaco è venuto a dirmi che egli ha l'impressione che qui si tenti copertamente di preparare qualcosa, forse di suscitare disordini in Valona e nei villaggi vicini non appena si vedesse disperata la situa2lione di Essad, anche allo scopo, secondo egli dubita, di mettere noi in imbarazzi cogliendoci alla sprovvista. Non ho finora elementi per controllare queste impressioni di Tchaco ma certamente malgrado la superficiale tranquillità che per il momento qui regna è il caso di diffidare e di sta.re in guardia. Comunico quanto precede R. Legazione.

350

L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, CERRUTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. R. 12123/1497. Vienna, 7 dicembre 1914, ore 20,30 (per. ore 2,30 dell'8).

Telegramma di V. E. 6947 (2).

Siccome feci conoscere a V. E. col mio telegramma [1482] (3) Forgach mi ha detto quattro g.iorni orsono che con occupazione di Belgrado e di parte del territo.rio serbo, esercito austro-ungarico aveva per così dire finito il suo compito di dare severa lezione alla Serbia.

In queste parole di Forgach era pertanto già contenuto implicitamente un desiderio di pace colla Serbia, desiderio che è condiviso anche da questa opinione pubbl·ica e dai circoli militari che si rendono conto che l'ulteriore avanzata in Serbia è irta di pericoli e cagionerà alle truppe austro-ungariche nuove ingenti perdite. Nella canversazione avuta oggi con Forgach egli mi ha detto

poi apertamente che Austria-Ungheria non domanderebbe di meglio che fare pace colla Serbia, ma ha tosto agg,iunto che conoscendo intimamente il popolo serbo, era convinto che Serbia non l'avrebbe chiesta per ora, sia perché corrispondente 'alla natura del suo popolo di resistere fino all'esaurimento, sia per non perdere protezione della Russia. Una pace separata con la Serbia avrebbe per [l'Austria-Ungheria] l'evidente utilità militare di permetterle di destinare ad altri scopi 'l cinque corpi d'armata costituenti attualmente il corpo di spedizione austro-ungarico nei Balcani, in modo che queste forze potrebbero migliorare sensibilmente situazione in Polonia e Galizia.

Dal punto di vista politico pace separata con la Serbia avrebbe per l'Austria-Ungheria vantaggio di scavare un abisso fra Serbia e Russia. Bisognerebbe però sapere fino a qual punto Austria-Ungheria concederebbe pace onorevole alla Serbia. Da un lato sembra difficile che Austria-Ungheria vogHa restituire sin da ora alla Serbia tutto il territorio occupato dalle sue truppe reintegrandola nei suoi possedimenti, perché anche a voler prestare ciecamente fede alle dichiarazioni fatte in principio deUa guerra che la Monarchia non mira a conquiste territoriali, occorre tener conto della circostanza che territori serbi sono i soli sino ad ora conquistati dall'Austr·ia-Ungheria in questa guerra e che essi possono costituire in sue mani :un pegno da fare valere nelle future trattative di pace come oggetto di scambio per riavere, la Galizia e la Bucovina qualora truppe russe non venissero cacciate da quelle regioni. D'altro canto se Austria-Ungher.ia non restituisse in occasione di una pace separata alla Serbia ed al Montenegro tutti i territori da essa occupati, sorgerebbe immediatamente la questione dei compensi da concedere all'Italia in virtù delle note clausole del Trattato di alleanza, compensi che l'Austria-Ungheria non potrebbe certamente sperare di darci, mentre durasse tuttora la guerra europea in altre regioni che ai nostri confini.

Sembrerebbe quindi in complesso che mentre le ragioni militari dovrebbero fare desiderare all'Austria-Ungheria una pace separata colla Serbia, le condizioni politiche dovrebbero farle meditare seriamente se una tale pace non potrebbe eventualmente esporla a guai maggiori.

(l) -Partito come telegramma di gabinetto è stato protocollato nella serie ordinaria. (2) -Vedi D. 344, p. 284, nota 2. (3) -Vedi D. 337.
351

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 12119/358. Bucarest, 7 dicembre 1914, ore 20,50 (per. ore 0,20 dell'8).

Mio telegramma n. 349 (1). Passo dei rappresentanti della Triplice Intesa ha avuto luogo ieri mattina anzicchè ier l'altro sera. Benchè Venizelos avesse dichiarato ai Ministri delle tre Potenze ad Atene, dopo ottenuto assentimento

del Re Costantino, che la Grecia era pronta ad accorrere in aiuto della Serbia purché anche la Romania la garantisse da un attacco bulgaro, Bratianu ha risposto di non potersi accordare tale garanzia, non volendo fare un atto di ostilità contro la Bulgaria colla quale Romania deve avere le migliori relazioni.

(l) Vedi D. 342.

352

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. S. 1650/163. Berlino, 7 dicembre 1914, ore 21,40 (per. ore 0,55 dell'8).

Ho avuto or ora una conversazione col Cancelliere dell'Impero il quale nel suo attuale breve soggiorno cominciò coll'esprimermi egli pure le sue felicitazioni per il successo riportato dal R. Governo davanti al Parlamento e al Paese successo che assicura tutta l'autorità necessaria per dirigerne i destini in questo gravissimo momento.

Mi parlò della nomina di Biilow a Roma determinata realmente dalle poco favorevoli condizioni di salute di Flotow, all'opera del quale rese del resto pieno omaggio. Il nuovo Ambasciatore provvisorio spiegherà la sua larga esperienza degli uomini e delle cose d'Italia potrà pure rendere preziosi servizi, e lungi dal volere esercitare una pressione qualsiasi si adopererà del suo meglio per mantenere ottime relazioni fra i due Paesi durante attuale guerra: • Questo ci proponiamo noi senza riserva alcuna •. Egli soggiunse • Possiamo credere lo stesso anche da parte vostra: manterrete voi la neutralità fino alla fine? •.

Replicai subito che risposta a tale questione era chiaramente indicata nel discorso del Presidente del Consiglio là dove è detto che la nostra attiva e vigile neutralità era coordinata alla tutela dei vitali interessi dell'Italia ed a soddisfazione delle sue legittime aspirazioni. Bethmann Hollweg si affrettò a dichiarare che la Germania riconosce perfettamente gli interessi italiani e il diritto nostro di non !asciarci mettere da parte nel regolamento che verrà fatto alla fine del conflitto mondiale.

Egli aveva già f,atto sentire a Roma che ove le sorti della guerra risultino propizie alle Potenze centrali queste si adop.reranno ad assicurare un accrescimento di 'territorio e d'influenza per noi nel bacino del Mediterraneo dove sarebbe desiderio, proposito e interesse della Germania che l'Italia acquistasse situazione di Potenza dominante. Non vi è egli soggiunse e non vi potrà mai essere, a nostro avviso, alcun contrasto d'interessi fra Germania e Italia • è per questo che l'atteggiamento che ha preso il Governo italiano, per quanto si riconosca suo pieno diritto di assumerlo, ci cagiona qualche rammarico •.

Risposi che di questo atteggiamento se mai Governo Imperiale non poteva far colpa che a se stesso coll'avere non solo condotto a nostra insaputa e senza alcun accordo preventivo con noi tutti i negoziati che prelusero alla guerra, ma opposto perfino un costante diniego a tutte le domande che da noi gli erano state rivolte al riguardo. Egli r.ipetè tutto quello che già più volte mi era stato sostenuto da Jagow e Zimmermann che cioè fino all'ultimo momento Germania non aveva creduto aUa inevHabilità di una guerra nè tanto meno ad un periodo maggiore di Quello che già si era affacciato in precedenti circostanze quando pure Austria e Russia avevano mantenuto durante più mesi una reciproca mobilitazione, che dopo la presentazione deHa nota austriaca alla Serbia la Germania non aveva cessato di influire in senso conci1liativo a Vienna molto più di quanto non avesse lasciato vedere o credere, e che un risultato favorevole stava sul punto di essere ottenuto quando giunse la mobilitazione generale russa a distruggere (}gni cosa ed a creare l'irreparabile da cui doveva necessariamente risultare la guerra. Io mi limitai a rispondere che era peccato che tutto ciò fosse stato così poco risaputo non solo dall'opinione pubblioo europea che imputava alla Germania di aver voluto la guerra, ma anche da coloro che avevano preso parte ai negoziati. Che la Germania non volesse la guerra, replicò subito il Cancelliere, basterebbe a provarlo il fatto che quando la situazione già si era complicata l'Imperatore continuava il suo viaggio nei mari del Nord. E qui il Cancelliere riprodusse, l'affermazione già da lui fatta al Reichstag circa la responsabilità • estrinseca • deUa Russia e la responsabilità • intrinseca • dell'Inghilterra. • Non voglio dire • soggiunse • che l'Inghilterra abbia voluto ad ogni costo la guerra in quel momento: dico soltanto che essa so'la avrebbe potuto evitarla, e che lo fece anteponendo a tutti i pericoli ed i disastr.i della guerra l'attuazione del suo disegno di tenere in scacco la Germania col mantenimento della Triplice Intesa. Ma ormai queste non sono più che polemiche retrospettive, si tratta ora di combattere e vincere e noi grazie alle nostre forze, grazie al patriottismo e alla mirabile unità e risolutezza del nostro popolo, abbiamo sempre ferma fiducia di raggiungere la vittoria finale. Purché anche l'ItaJi.a non si rivolga contro di noi trascinando magari altre con sè! •.

Io risposi che ciò non sarebbe accaduto, a quanto mi risultava, se i nostri interessi non veniv,ano offesi e se non sorgevano ulteriori complicazioni come quella per esempio dell'entrata in azione della Turchia che, dopo la proclamazione della Guerra Santa, costituiva un reale pericolo per i nostri possessi africani. Egli cercò di persuadermi che ciò non era, e che noi avremmo avuto Invece ogni vantaggio nel metterei di accordo colla Turchia. Io gli replicai citandogli .i fatti che quotidianamente si producono 1in Libia e che anche ammettendo la sincerità delle dichiarazioni turche provano quanto sia difficile trattenere entro determinati limiti un movimento basato sul fanatismo religioso.

Il Cancelliere concluse col dirmi che tutte ie voci di pace che frequente~ mente si riproducono non hanno pur troppo alcun fondamento. Non solo la Germania è sempre risoluta di condurre la lotta sino alla fine, ma da quanto gli risultava non vi era alcun indiz·io che fossero disposti alla pace nemmeno i suoi nemici.

Anche ciò che si disse ultimamente circa tendenza pacifica manifestatasi in Russia, per quanto non vi siano dubbi che l'esercito russo non è più in favorevoli condizioni, non deve essere presa troppo sul serio.

Il colloquio fu improntato alla consueta cordialità. Ma non sentivo più nel mio interlocutore la fiducia che mi aveva sempre dimostrata in altre occasioni.

353

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, BORGHESE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. 1649/395. Londra, 7 dicembre 1914, ore 21,45 (per. ore 4,15 dell'8).

Ho avuto occasione intrattenere Nicolson sulle voci riprodotte anche in questa stampa di possibilità di pace separata da parte Austria-Ungheria. Egli mi disse che nessuna informazione che potesse confermare tale voce era pervenuta al Governo britannico al'l'infuori di un tentativo recente ma vano della duale Monarchia ad Atene. Nicolson non annetteva importanza a questo tentativo. Sullo stesso argomento ebbi anche conversazione confidenziale con Benkendorff il quale pure mi disse che non aveva ricevuto notizia che potesse far credere ad intenzioni austriache di concludere pace separata. Alggiunge non credere che ciò possa avvenire per ora. Sua impressione è che Austria-Ungheria qualora volesse concludere pace dovrebbe sottostare condizioni troppo onerose di perdite territoriali e che presentendo ciò, incerta per contro del [destino] che potrebbe ancora trovare nella parte che le sarebbe lasciata, e piuttosto che creare una nemica irreconciliabile nella Germania, preferisca continuare la lotta nella quale almeno resta sempre una speranza di salyezza per quanto aleatoria. Solamente nella eventualità in cui Germania dichiarasse all'Austria-Ungheria di non poterla più aiutare e l'abbandonasse militarmente al suo [destino] credo che Austria potrebbe pensare seriamente a concludere pace separata.

Tale eventua-lità però che potrebbe verificarsi un giorno, è oggi a suo avviso ancora lontana. Ambasciatore di Russia mi disse anche non credere probabile tentativo di mediazione in favore pace e potermi assicurare che in questo momento aperture in quel senso non sarebbero ben accolte da Triplice Intesa e ·Che specie in Russia la corrente era molto contraria ad una qualsiasi idea di mediazione.

354

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI

T. GAB. s. 1225/70. Roma, 8 dicembre 1914, ore 13,10.

Telegramma di V. E. n. 162 (1).

V. E. può dichiarare a Jagow che nè il Presidente del Consiglio, nè io eravamo stati menomamente informati dell'intenzione dell'On. Giolitti di portare i noti documenti alla Camera. Sarebbe stato certo preferibile che l'On. Giolitti se ne fosse astenuto.

A Macchio che ha intrattenuto di ciò in via personale Salandra, il Presidente del Consiglio ha risposto che egli non aveva avuto alcuna notizia del fatto, che il compianto Marchese di San Giuliano non gliene aveva mai parlato, e che si erano iniziate in propos·:to ricerche alla ConsuHa.

Tali ricerche non hanno finora dato alcun risultato all'infuori del telegramma del 6 agosto citato da V. E. (1).

(l) Vedi D. 347.

355

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AI MINISTRI DELLA GUERRA, ZUPELLI, E DELLA MARINA, VIALE

T. 6090. Roma, 8 dicembre 1914, ore 14.

Richiamo l'attenzione di V. E. sull'accluso telegramma del R. Console in Valona (2). A no'i conviene in ogni modo non lasciarci cog1Here alla sprovvista e da tale intento io diressi a V. E. il telegramma in data 3 dicembre (3).

(Guerra) Pregola ora informarmi se il reggimento in sostituzione al 47° sia già effettivamente pronto, o quando potrà esserlo al più presto.

(Marina) Mentre la ringrazio della comunicazione fattami circa l'avvenuta partenza della R. nave Sardegna per Valona (4) pregola comunicarmi se e su Quali forze da immediato sbarco della R. Marina si possa ora eventualmente contare con tale dislocazione (5).

356

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 12140/1060. Berlino, 8 dicembre 1914, ore 14,5.5 (per. ore 17,40)

Zimmermann mi riparlava ieri della Bulgaria e del lavorìo che stanno facendo le Potenze della Triplice Intesa per indurla ad entrare in azione al fianco loro. Il lavoro si farebbe non solo a Sofia ma anche a Belgrado e ad Atene per persuadere la Serbia a cedere alla Bulgaria una buona parte della

Zupelli rispose il 9 dicembre con t. r.u. 957-G delle 19,40 • Questo Ministero si pregia informare che il 10o reggimento bersaglieri, che dovrà sostituire il 47o fanteria in una eventuale spedizione a Valona, sarà pronto a partire, salvo casi imprevisti, entro otto giorni, da oggi, ossia dal 17 corrente mese •.

Macedonia, la Grecia a cedere Serras e Cavalla, promettendo ad entrambe un compenso sotto forma della spartizione fra esse dell'Albania.

Tutte queste notizie sono state già ripetutamente riferite dai giornali, ma è la prima volta che Zimmermann me ne ha parlato con insistenza mostrando una seria preoccupazione che la Bulgaria possa ascoltarle quelle lusinghe. E per questa ragione -egli aggiungeva -che per quanto noi riconosciamo gli 'inconvenienti che potrebbe trarre seco un intervento della Bulgaria in nostro favore ci troviamo nella necessità di opporci con ogni mezzo ai maneggi dei nostri nemici e di continuare a cercare di persuadere il Gabinetto di Sofia che i suoi reali interessi dovrebbero determinarlo a prendere partito per le Potenze centrali e la Turchia.

Questo Ministro di Grecia mi diceva dal canto suo che la Grecia non consentirà mai a cedere Serras e Cavalla a nessun patto nemmeno col compenso, non soltanto dell'Albania cui non aspira affattto (ad eccezione ben intenso dell' [Epiro] ma anche di tutte le isole dell'Egeo e persino di un vilayet dell'Asia Minore del quale le sarebbe stata fatta luccicare la speranza in vista della dissoluzione della Turchia. Egli pretende che la regione di Serras e Cavalla oltre che ai suo valore economico rilevantissimo è necessaria alla Grecia per la protezione di Salonicco; ,e che quanto all'Asia Minore conviene molto più alla Grecia che essa rimanga in mano alla Turchia il cui

• paterno • governo permette aUe popolazioni elleniche di quelle cost,e e specialmente di Smirne di ritrarre i maggiori vantag,gi del loro spirito di iniziativa commerciale.

Il signor Theotoky affermava pure che la convenzione commerciale esistente fra la Grecia e la Serbia non obbliga affatto la Grecia ad intervenire nel caso di conflitto coll'Austria-Ungheria e che anohe in un conflitto fra Serbia e Bulgaria essa non avrebbe maggior interesse a difendere la prima contro la seconda. Il • casus belli ' si presenterebbe soltanto naturalmente quando la Bulgaria attentasse agli attuali possessi ellenici.

Non so però e fino a qual punto il linguaggio di questo Ministro di Grecia, che è figLio del Capo del partito di opposizione a Venizelos, rispecchia le ideee del suo Governo (l).

(l) -Per la risposta di Bollati vedi D. 361. (2) -Vedi D. 326. (3) -Vedi D. 332. (4) -Vedi D. 341. (5) -Viale rispose con T. rr. 1864 dell'8 dicembre, ore 21 «In esito al telegramma odierno di V. E. n. 6090 ho il pregio di partecipare che trovandosi attualmente una compagnia sbarcata a Sasseno rimangono disponibili per un eventuale sbarco altre tre compagnie, una delle quali è però accasermata a Brindisi. L'effettivo di ogni compagnia è di circa 120 uomini)•.
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IL MINISTRO AD ADDIS ABEBA, COLLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

Addis Abeba, 8 dicembre 1914.

R. 220.

11 Governo etiopico ha fatto in questi ultimi giorni le seguenti nomine e mutamenti fra i funzionari del Governo e nel comando delle provincie. Al Ministro degli Esteri, Negadras Hailegorghis è stato conferito il titolo di • Bituodded • (consigliere) colle funzioni effettive di capo del Governo;

Il Ministro delle Poste e Telegrafi, Ligg Bajané, è stato nominato Ministro degli Esteri; Fitaurari Tzalauon è stato nominato Afa Negus; Alle Poste è stato destinato certo Tesamma Escetié; Ras Lulsaghed è stato tolto dai comando di Cambata che venne assegnato all'antico L'igaba dell'Imperatore; Degiac Balcia venne destituito dal comando di Sidama e sarà probabilmente relegato a Dessié; Il Sidama venne dato a Negadras Hailegorghis.

Le nomine ed i cambiamenti suddetti preludiano ad altri di uguale o maggiore importanza tendenti tutti allo stesso scopo ossia a quello di rafforzare sempre più il binomio Ligg Yassu-Negus Micael, sostituendo gli antichi capi dell'Imperatore Menelik, tutti più o meno sospetti, con gente nuova la cui fortuna è necessariamente legata al nuovo Imperatore l'Uiltimo e più importante dei provvedimenti ormai stabilito tra Li,gg Yasu e Negus Micael sarà la destituzione di Ras Uoldegorghis.

Fitaurari Aptegorghis rimane per ora al suo posto perché la sua autodtà sui soldati e sulla popolazione è troppo grande e Negus Micael specialmente teme che la sua destituzione possa avere gravi conseguenze.

La persona più influente del Governo di Addis-Abeba presso Ligg Yasu è certamente Negadras Hailegorghis.

Come ho ripetutamente affermato nei miei precedenti telegrammi e rapporti, il malcontento dei capi e delle popolazioni contro Ligg Yassu ed i suoi sistemi di governi e contro la sempre crescente egemonia di Ne,gus Micael è ogni giorno più grande, ma i capi specialmente, tanto scioani che tigrini, sono troppo profondamente divisi da rancori da gelosie e da sospetti reciproci perché il loro malcontento e la loro opposizione possa almeno per ora manifestarsi in modo energico e palese.

Le notizie che circolano tanto in Addis Abeba che nelle provincie sulla situazione interna del paese e specialmente sugli intendimenti di Ligg Yassu e di Negus Micael e sui propositi di opposizione dei cap'i malcontenti, sono troppo vaghe e contraddittorie per essere det,tagliatamente riferite: da alcuni si attribuisce a Negus Micael l'intenzione di farsi incoronare Imperatore d'Etiopia; da altri invece si attribuisce il ritardo della incoronazione di Ligg Yassu alla determinazione presa d'accordo con Negus Micael di sbarazzare prima il terreno da ogni eventuale opposizione da P'arte dei vecchi capi scioani.

Per parte mia ritengo che la seconda delle suddette notizie sia la più attendibile, poiché se la prima si realizzasse provocherebbe indubbiamente l'unione e la sollevazione di tutta l'Abissinia contro la Quale non basterebbe l'accresciuta potenza di Negus Micael.

Persona bene informata mi ha in questi giorni assicurato che subito dopo le feste di capo d'anno Ligg Yassu si recherà effettivamente a Dessié dove sarà pure chi,amato Ras Uoldegorghis per essere destituito dal suo comando: in ciò consisterebbe la spiegazione pliù logica dei preparativi mmtari di Negus Micael.

Tanto Ligg Yassu che Negus Micael temono a ragione che la chiamata e la destituzione di Ras Uoldegorghis, qualora fosse fatta ad Addis-Abeba provocherebbe l'unione e la sollevazione dei capi scioani, mentre nessuna opposizione potrebbe fare Ras Uoldegorghis da Gondar ove è circondato da Negus Micael e da Ras Hailù che pure gli è apertamente contrario.

Dopo la destituzione di Ras Uoldegorghis si addiverrebbe forse all'incoronazione di Ligg Yassu.

La questione di De~(iac Garaselass.ié è da qualche tempo sopita ed i capi che nello scorso autunno erano apertamente osHli a noi e spingevano il Governo ad un conflitto coll'Italia sembrano ora avere completamente mutato parere ed intenzioni; qualcuno di essi mi ha anzi dichiarato di essere sinceramente pentito del sospetto e della ostilità passata dovuta alle false e tendenziose notizie provenienti dal Tigré sulle intenzioni e sulla ·condotta del Governo d'Italia e di riconoscere ora la lealtà ed amicizia.

Il Governo ed i capi seguono con interesse lo svolgersi delle operazioni guerresche in Europa ed indubbiamente le simpatie dei capi più vecchi ed autorevoli sono per la Francia e per l'Inghilterra; esiste però fra i nuovi capi un partito germanofilo e non è da escludersi che lo stesso Ligg Yassu parteggi per quest'ultima.

La questione religiosa intorno alla Trinità, r.isollevata per l'insipienza di Negus Micael, ha avuto finora maggiore ripercussione nell'Abissinia cristiana.

Dalle notizie suddette appare chiaramente che la situazione interna dell'Abissinia è oggi indubbiamente più grave e preoccupante che non lo stato delle relazioni fra i Governi d'Italia e di Abissinia, ed in tale situazione non è supponibile che alcuno dei partiti e tanto meno Ligg Yasu e Negus Micael cerchino e desiderino un conflitto con l'Italia.

Per quanto però suddetta situazione sia precaria e pericolosa io non credo sia imminente l'iniz,io di un vero confiitto a meno che esso non venga determinato dalla destituzione di Ras Uoldegorghis, (se è vero che esiste un accordo tra quest'ultimo e gli altri capi scioani, ciò che io non credo), oppure dalla auto-elevazione di Negus Micael ad Imperatore d'Etiopia, della quale cosa dubito ancora più fortemente.

È innegabile ad ogni modo che l'Abissinia è sulla strada della dissoluzione sua politica che fatalmente dovrà un giorno accadere.

(l) Ritrasmesso a Vienna con T. 6997 del 9 dicembre, ore 12,30.

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L'AMBASCIATORE A BORDEAUX, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 12171/875. Bordeaux, 9 dicembre 1914, ore 15,15 (per. ore 22).

Acnche qui è corsa nuovamente voce di possibilità di pace separata dell'Austria; specialmente ne è giunta l'eco da Parigi dove pare che propugnatore di tale pace sia il senatore Paolo Doumer il quale sarebbe rimasto in

intimi rapporti con i finanzieri viennesi con i quali concluse nella primavera scorsa il noto patto per le ferrovie orientali. Però Delcassé mi ha dichiarato nel modo più assoluto che né qui né a Pietroburgo si è mai pensato alla possibilità di tale pace che egli esclude assolutamente e per la parte :presa dalle forze germaniche nella difesa del territorio austriaco e per la complicità nella provocazione alla guerra che avvince in una responsabilità indis

solubile Austria e Germania.

La sola voce giunta in proposito a Delcassé è quella del desiderio dell'Austria di fare una pace separata colla Serbia voce che gli è stata trasmessa dal Ministro di Francia ad Atene. Ma avendola fatta partecipare a Pasic questi dichiarò nel modo più reciso e categorico che mai la Serbia avrebbe consentito ad una pace separata, all'inf>uori della Triplice Intesa.

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IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A BORDEAUX, TITTONI, A LONDRA, IMPERIALI, E A PIETROGRADO, CARLOTTI (l)

T. GAB. S. 1226. Roma, 9 dicembre 1914, ore 20.

Da fonte segreta ma sicura (2) sono informato che Triplice Intesa avrebbe offerto alla Serbia la metà dell'Albania (rparte settentrionale), e l'altra metà

meridionale) alla Grecia e dò allo scopo di ottenere che la Serbia ceda la Macedonia alla Bulgaria e la Grecia presti il suo concorso militare alla Serbia contro l'Austria-Ungheria.

Prego di sondare su quanto precede codesto Ministro degli Affari Este!'i dichiarando però in ogni modo:

l o -che tali negoziati sarebbero in piena contraddizione coi deliberati

della Conferenza di Londra;

2° -che :la questione dell'Albania è questione di gravissima importanza per l'Italia che non può non preoccuparsene;

3o -che il possesso di Valona interessa l'Italia in via diretta ed as

soluta.

Prego V. E. di telegrafarmi la risposta che verrà data da codesto Go

verno a tale sua comunicazione (3).

(l) Ed. in SONNINO, Carteggio, D. 55.

(2) -Vedi D. 356. (3) -Le risposte sono 1665/116, 1669/402, 1659/259 e 1674/265 ai DD. 366, 370, 376 e 387.
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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, BOLLATI, E A VIENNA, AVARNA (l)

T. GAB. R. SP. l (2). Roma, 9 dicembre 1914, ore 20,30.

Riservatissimo per Lei solo. Decifri Ella stessa.

(Per Berlino). Ho telegrafato (luanto segue al R. ambasciatore a Vienna:

(Per entrambi). * Per S. E. Avarna. Mi riferisco alle conversazioni avute qui con V. E. (3) nelle quali fu presa in esame la situazione dell'litall<ia nella presente fase del conflitto europeo. *

Prego V. E. di fare al conte Berchtold la seguente comunicazione verbale:

L'attuale avanzata militare dell'Austria-Unghe·ria in Serb<ia costituisce un fatto nuovo che non può a meno di formare oggetto di esame da parte dei Governi italiano ed austro-ungarico sulla base delle stipulazioni contenute nell'articolo VII d(»lla TriJplice alleanza. Dall'articolo stesso deriva al Governo I. e R., anche per occupaz1ioni temporanee, l'obbligo del previo accordo con l'Ital'ia e l'obbligo dei compensi. Il Governo I. e R. avrebbe pertanto dovuto interpellarci e mettersi con noi d'accordo prima di far passare la frontiera serba aJ suo esercito, ma Slu questo ritardo siamo disposti a non insistere ,e con dò diamo prova delle nostre disposiz,ioni concilianti e del nostro <tssiderio di non ostacolare le esigenze militari. Ma, nell'occasione, e per meglio far risaltare la nostra attitudine, dobbiamo rammentare al Governo I. e R. che 'esso, fondandosi appunto sul disposto dell'art .VII ci impedì, durante l:a guerra nostra contro la Turchia, di compiere diverse operazioni militari che avrebbbero certo abbreviato la durata della guerra stessa. Le operazioni navali ai Dardanelli dettero pure luogo a formali riserve del Governo I. e R. L'Italia ha un interesse di prim'ordiJne alla conservazione della piena integrità e dell'indipendenza politica ed economica della Serbia. Il Go\"erno austro-ungarico ha bensì a varie riprese dichiarato di non aver intenzione di fare acquisti terl'itoriali a danno della Serbia, ma una dichiarazione così formulata non costituisce un impegno stabile, e le stesse assicurazioni generiche· fatteci dal Governo I. e R. in occasione deWentrata in guerra della Turchia (4) lasciavano prevedere come posslibili eventuali modificazioni nella penisola balcanica. D'altra parte la sola invasione della Serbia, ancorché dovesse poi risutlare soltanto temporanea, è già bastata a turbare

Z4 -Documenti diplomatici -Serie V -Vol. II

seriamente l'equilibrio della Penisola Balcanica e a darci diritto a compensi. Deve pure essere notato che la stipulazione del predetto art. VII dà all'Italia il diritto a compensi anche per vantaggi di carattere non territoriale che il Governo austro-ungarico avesse a conseguire nella regione dei Balcani. Il Governo italiano ritiene che sia necessario di procedere senza alcun ritardo ad uno scambio d',idee e quindi ad un concreto negoz>iato coli. Governo I. e R. circa una situazione complessa che tocca da vicino vitalissimi interessi politici ed economici dell'Italia. Segni non dubbi di inquietudine si notano nel Parlamento e nella pubblica opinione italiana la quale manifesta chiaramente la tendenza delle aspirazioni nazionali italiane. Di questa inquietudine e di queste aspiraz,ioni il R. Governo è costretto a tener serio conto. L'intesa da me invocata, su questa base, tra i due Governi avrebbe per risultato di eliminare per l'avvenire ogni occasione a incresciosi incidenti, attriti e diffidenze, che oggi sono così dolorosamente frequenti, e renderebbe invece possibili e naturali fra i due popoli quelle relaz>ioni di cordiale e costante amicizia che sono nei comuni desideri e senza le quali ogni accordo ufficiale resta forzatamente monco e sterile. Nel far rilevare pertanto al conte Berchtold lo spirito amichevole che ha ispirato questo passo, voglia V. E. pregarlo di farci conoscere, colla sollecitudine richies,ta dal caso, il modo di vedere del

Governo I. e R.

(Per Berlino) Prego V. E. informare di QUanto precede il signor von Jagow e domandargli efficace appoggio presso il Governo di Vienna. EUa vorrà opportunamente illustrare a codesto Ministro degli Affari Esteri lo stato della pubblica opinione italiana e la connessione che si veri,fica in Italia tra ~a questione di politica estera e quella di poUti:ca interna. La corrente che, grazie agli sforzi perseveranti del R. Governo, si manifesta in una parte dell'opinione pubblica a favore della neutralità non significa rinunzia agli interessi italiani nei Balcani e nell'Adriatico e alle aspirazioni nazionaH, ma bensì la persuasione che tali interessi e tali aspirazioni saranno validamente tutelati pur mantenendo la neutralità. E Quando, nel fatto, si verificasse H contrario, la reazione nella pubblica opinione sarebbe assai grave e con effetti che è obbligo del

R. Governo prevedere e possibilmente prevenire.

*Riguardo l'interesse dell'Italia al mantenimento della indipendenza della Serbia, mi riferisco, e la prego rammentarlo al signor von Jagow, alle esplicite dichiarazioni del marchese di San Giuliano al signor von Flotow, come risulta dal telegramma Gabinetto n. 787 del 28 luglio scorso (1).

Nel telegramma odierno ad Avarna ho menzionato la recente comunicazione di questo Ambasciatore d'Austria-Ungheria; quella dell'Ambasciatore di Germania, in data 2 novembre (2), contempla anche più esplicitamente le previste modi:fiicazioni territoriali nei Balcani, affermando che qualora le modificazioni stesse accadessero • si sarebbe tenuto conto degli interessi italiani nella misura la più larga • (3).

(l) -Ed. in LV 108, DD. l e 2, con soppressione delle parti fra asterischi e integralmentE' in SONNINO, Diario, cit., D. 56. (2) -Con questo telegramma ha inizio la serie dei telegrammi di Gabinetto • riservati speciali • in partenza, destinata a raccogliere i telegrammi relativi ai negoziati con gli Imperi centrali, con l'Intesa e con la Romania. (3) -Avarna aveva trascorso alcuni giorni a Roma per consultazioni. (4) -Vedi D. 121. (l) -Vedi serie IV vol. XII, D. 644. (2) -Vedi D. 106. (3) -Per le risposte vedi DD. 367 e 371.
361

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1655/165. Berlino, 9 dicembre 1914, ore 21,50 (per. ore 1,20 del 10)

Telegramma di V. E. Gabinetto n. 1225 (1). Ho comunicato subito a Jagow le spiegazioni contenute iv.i ed egli mi ha pregato ringraziare V. E.

Jagow ha ordimato nuove ricerche !cl Dipartimento degli Affari Esteri ma non ha ricordo che le comunicazioni austriache, di cui al telegramma del 6 agosto 1913 siano state fatte di fatto a Berlino. Egli propende anzi a ,credere che ciò non sia avvenuto perché in quel momento le relazioni fra Germania e Austria erano ,alquanto tese. Era stato rnfatti allora 'Creato dal trattato di Bucarest quel .singolare aggruppamento di Potenze che aveva posto la Germania (la quale per amor della Grecia era favorevole al tra,ttato e si trovava d'accordo coUa Francia) di fronte all'Austria che l'avversava per amor della Bulgaria e colla [Austria] era consenziente la Russia. Jagow in ogni modo non rammentava e non lo rammento neppur io che il R. Governo avesse allora • cercato di concertare gli sforzi colla Germania per impedire l'azione austriaca • come è detto nel telegramma del Marchese di San Giuliano all'Onorevole Giolitti citato da questo ultimo aUa Camera dei Deputati. Io ero in quei giorni assente da Berlino ma dai documenti qui esistenti risuù.ta soltanto che Martin Franklin il Quale reggeva l'Ambasciata ebbe alcuni giorni prima (telegramma ministeriale n. 5303 del 29 luglio 1913) l'istruzione di far capire a Jagow che un'azione isolata dell'Austria sarebbe stata in diretto contrasto cogli interessi italiani e che egli riferiva al Marchese di San Giuliano (telegramma della R. Ambasciata 621 stessa data) del modo con cui si era sdebitato di quelle istruzioni.

Jagow concluse che a meno si facessero da Vienna ulteriori osservazioni egU considerava per parte sua l'incidente esaurito.

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. P. 1658/398. Londra, 10 dicembre 1914, ore 10,24 (per. ore 22).

Per informazione personale rifurisco seguente piccolo incidente. Non vi annetto naturalmente speciale importanza, ma non mi sembra meno sintomatico.

Sere sono a pranzo dall'Ambasciatore di Spagna cui assisteva Primo Ministro belga conversazione cadde su intensa propaganda austro-tedesca negli

Cll Vedi D. 354.

Stati neutrali. Dimenticando presenza mia Ambasciatore si lasciò due volte s1iuggire che in Spagna si dà, fra l'altro, a sperare che, ahla conclusione pace, sarebbe risollevata questione potere temporale. Interloquì allora mia moglie, osservando rimaneva da vedere che cosa penserebbe di tutto ciò Italia, cui unicamente spetta voce predominante su quella questione. A questa osservazione Ambasciatore, confuso ed imbarazzato, si affrettò mutare argomento. Ambasciatore di Spagna è fratello del Cardinale Merry del Vall.

363

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 12217/1501. Vienna, 10 dicembre 1914, ore 21,30 (per. ore 2,25 dell' 11).

Telegramma di V. E. 6997 (1).

Accennando a·l lavorio che le Potenze della Triplice intesa stanno facendo a Sofia Belgrado e Atene di cui è ce·nno nel telegramma suddetto Berchtold mi ha detto che non credeva che esso avrebbe potuto raggiungere lo scopo.

A suo parere Bulgaria non si sarebbe certamente accontentata di quella parte della Macedon1a che le Potenze della Tdplice Intesa intendevano farle c.edere. Le sue pretese che erano più vaste si estendevano fino a Monastir •che considerava •come bulgara e che desiderava ottenere per separare così la Serbia dalla Grecia. Ma Serbia non avrebbe consentito a tale cessione. D'altra parte non era da supporre che la Grecia fosse disposta dal canto •suo ad abbandonare Serres che le era necessario per possesso di Salonicco. Berchtold ha aggiunto che da quanto gli risultava Bulgar·ia non si dipartirebbe per ora almeno dana sua linea di condotta attuale.

Ma se avesse dovuto sortire dalla neutralità essa si sarebbe associata ai due imperi centrali piuttosto che alle potenze della Triplice Intesa. Nell'accennare poi alla nomina di Tocheff quale Ministro di Bulgaria a Vienna per la quale era stato già accordato il gradimento Berchto1d ha rilevato che egli era considerato come uno dei migliori diplomatici bulgari. Ignorava però quando sarebbe qui giunto.

364

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 12214/1503. Vienna, 10 dicembre 1914, ore 21,30 (per. ore 2,25 dell'11).

Mi risulta in via [amichevole] confidenziale da fonte autorevole .che i'l. discorso pronunziato da S. E. H Presidente del Consiglio alla Came.ra dei Deputati, quantunque sia stato riconosciuto dal Berchtold come molto abile, non

avrebbe prodotto su lui favorevole impressione per l'allusione fatta • alle giuste aspirazioni che Italia ha da affermare e sostenere • e per la mancanza in esso di qualsiasi menomo accenno alle potenze alleate contrariamente a quanto era stato praticato per l'addietro.

(l) Vedi D. 356, nota.

365

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA (l)

L. P. Berlino, 10 dicembre 1914.

Suppongo che questa mia ti troverà di nuovo a Vienna, e mi affretto a darviti il bentornato.

Come facilmente capirai, sono molto ansioso di apprendere da te le impressioni che hai raccolte a Roma. Intanto, come primo effetto del tuo soggiorno colà, ho visto stamane H telegramma ministeriale col quale mi si dà istruzione di informare Jagow della ·Comunicazione che tu sei incaricato di fal'e a Berchtold (2). Io avrei forse impostato la questione un po' altrimenti; ma, anche tal quale è, si tratta sempre di un tentativo -lodevole, in verità -per uscire dalle presenti difficoltà mantenendosi sulla base degli antrchi e nuovi impegni, evitando la guerra. Solamente, quando si verrà a stringere i nodi e a precisare i compensi, ho gran paura che un accordo sarà impossibile e allora? Dio protegga l'Italia!

P. S. Qui è stato naturrulmente rimarcato che, mentre i R.R. ambasciatori a Vi-enna, Londra e Parigi furono 'Chiamati a Roma, quello di Berlino non lo fu. Quando mi scriverai, ti sarò gratissimo di farmi sapere se, fra i motivi che hanno determinato questa esclusione, ve ne sia qualc,uno che si riferisca alla mia persona. Ma proprio francamente, sai, da vecchio amico!

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L'AMBASCIATORE A BORDEAUX, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (3)

T. GAB. s. 1659/259. Bordeaux, 11 dicembre 1914, ore 12,05 (per ore 16,50).

Risposta al telegramma di V. E. gabinetto Segreto n. 1226/66 (4).

Appena giungerò a Parigi parlerò con Delcassé nel senso indicato da V. E. e telegraferò dsposta. Intanto però mi permetto rinnovare vive insistenze per la occupazione di Valona. Tutto fa prevedere che se non profittiamo di questo

momento nel quale abbiamo ancora il consenso generale troveremo più tardi delle difficoltà. Oltre alle ragioni che ho esposto in precedente telegramma e nelle mie conversazioni con V. E. e S. E. il Presidente del Consiglio dei Ministri a Roma, parmi che l'occupazione di Valona sarebbe ora il migliore modo di mostrare che in Albania siamo i maggiori interessati e non ammettiamo che possa colà compiersi nulla all'infuori di noi. Sarebbe ·inoltre la prima applicazione del programma presentato dal Governo al Parlamento il 3 dicembre e tale apparirebbe a tutti. Non igno'l'O che l'autorità militare ha formulato obiezioni al riguardo, ma credo che queste dipendano dall'aver dato alla pr·ima occupazione un senso troppo esteso, mentre questa dovrebbe limitarsi alla città sotto la protezione dei cannoni delle navi. Non posso inoltre dimenticare che durante la guerra di Libia •la resistenza dell'autodtà militare ad occupare in tempo Zuara produsse gravi conseguenze a nostro danno.

(l) Ed. in Carteggio Avarna-Bol!ati, cit., pp. 30-31.

(2) Vedi D. 360.

(3) Ed. in SONNINO, Carteggio, cit., D. 57.

(4) Vedi D. 359.

367

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

T. GAB. R.SP. 3/166. Berlino, 11 dicembre 1914, ore 21,25 (per. ore 2,25 del 12).

Telegramma di V. E. gab. n. l r. sp. (2).

In una lunga conversazione avuta ieri sera con Jagow lo info.rmai dena comunicazione che Avarna era stato incaricato di fare a Vienna e gli chiesi il suo efficace appoggio presso Governo austro-ungarico. Jagow che aveva attentamente ascoltato la mia esposizione mi disse essa gli ·causava una certa sorpresa. Non già che egli non riconoscesse impegni presi verso noi dall'Austria e g·arantiti dahla Ge.rmania circa interpretazione dell'articolo settimo e eh& non ammettesse il nostro punto di vista ·già molto sovente statogli enunciato circa interesse dell'Italia all'indipendenza della Serbia. Ma il momento non gli sembrava opportuno per lo scambio d'idee che noi volevamo avviare col Governo austro-ungarico. Questo non em ancora in grado di sapere quali territori avrebbe potuto conquistare e quali mantenere in Serbia: le sorti della guerra attualmente favorevoli alle armi austro-ungariche al sud, potevano volgersi contrarie. Ma anche se, come egli aveva ferma fiducia, Monarchia riuscirà a debellare completamente la Serbia non era possibile determinare fin d'ora di quale parte di essa sarebbe stato reclamata l'annessione. Jagow affermava che non conosceva con precisione quali fossero gli intendimenti del gabinetto di Vienna a questo riguardo: propendeva però a credere ·che se mai le domande austriache sarebbero state assai limitate non ·solo per mantenerle nello spirito delle dichiarazioni fatte prima della guerra, ma anche pe:t~ché specialmente a Budapest prevale la convinzione che un aumento troppo considerevole dei sudditi slavi della Monarchia sarebbe tutt'a'ltro che vantaggioso ai suoi interessi. Lo scopo

che l'Austria si propone, egli soggiungeva, è quello di distruggere la supremazia della Russia nei Balcani: ed a questo essa vorrebbe giungere non già coll'annettersi la Serbia ma col rafforzare la Bulgaria e col combattere le [mene] russe in Romania. Reputo, concludeva Jagow, che non essendo possibile conoscere ora quali saranno gli acquisti dell'Austria non sarebbe ugualmente possibile stabilire quali compensi ne sarebbero dovuti all'Italia. lo mi affrettai a protestare contro questa conclusione. Per.ché gli impegni verso di noi presi dall'Austria e garantiti dalla Germania possano essere seriamente mantenuti occorre mettersi d'accordo in tempo utile sul modo di manterli e non aspettare finché ci trovassimo in presenza di fatti compiuti.

L'argomentazione che ora mi si opponeva è la stessa che avevo udita all'aprirsi della •gue-rra; ma ora siamo di fronte ad un fatto nuovo e .concreto cioè all'invasione della Serbia che già di per se stesso, secondo la lettera dell'articolo settimo, ci darebbe diritto ad invocare un compenso. Non possiamo negare che le sorti della guerra definitive siano per il momento imprevedibili: e per quanto io non credo che l'Austria non si sia già fin d'ora prefisso un programma e che la sua alleata lo ignora si può ammettere che la sua completa attuazione non dipende soltanto da essa. Se non che in seguito agli impegni assunti l'Austria può e deve entrare in ciascuna delle eventualità che si potrebbero presumibilmente verificare. • Uno scambio di idee, interruppe Jagow, sarà senza dubbio in qualunque caso •utile e vantaggioso per Roma e Vienna: tale fu sempre la mia convinzione e ho ripetutamente deplorato che a cagione di una reciproca diffidenza da una parte e dall'aUra si sia rifuggito da quelle conversazioni dirette che avrebbero potuto dissipare molti malintesi ed evitare gravi conseguenze. Senonché da alcune frasi della vostra comunicazione a Vienna credo dover dedurre vostre intenzioni di reclamare fra i compensi la cessione del Trentino. Se ciò è, ne sarei molto dolente per·ché sono convinto che quella domanda non potrà essere accolta dall'Austria •. Replicai subito che tale non era stata fin'ora la sua convinzione: e che anzi appunto da parte germanica ci era stato ripetutamente affermato che il regolamento coll'Austria della questione del Trentino, se pure diffi'cile non era ·assolutamente impossibile. Jagow rispose che così infatti aveva creduto: ma che in questi ultimi tempi aveva dovuto persuadersi che l'Austria non avrebbe mai consentito a spogliarsi di una provincia che da secoli appartiene alla dinastia di Asburgo. Io osservai che del resto nella nostra comunicazione non era speci·almente questione del Trentino nè di altre provincie italiane soggette all'Austria: era questione bensì della necessità assoluta pel R. Governo di tener conto delle aspirazioni nazionali che si erano così apertamente e con tanta forza manifestate. E Jagow, che conosce per lunga esperienza il vero stato di ·cose in Italia e la stretta connessione che vi esiste fra le cose di politica estera e quelle di politica interna, dovrebbe riconoscere quella necessità a far sì che Governo germanico contribuisse a darci le soddisfazioni volute per evitare conseguenze che nell'attuale gravissimo momento R. Governo certamente deplorerebbe ma non sarebbe forse in grado di impedire. • In altri termini • soggiunge Jagow in tono però amichevole e quasi scherzoso • è una minaccia di guerra e l'Italia vuole farsi compensare la sua neutralità •.

Replicai che non era nè l'uno nè l'altro: che era 'soltanto l'esposizione !fincera e genuina della situazione: e ~che mentre il R. Gov,erno dava una prova concreta e evidente del suo fermo proposito di mantenersi leale sul terreno degli Accordi coi suoi alleati ·sarebbe stato molto rincrescevoie se invece di aiutarlo gli avesse creato nuove difficoltà. Jagow concluse che tale non era certamente sua intenzione: che anzi informando Govel'no lmperiale e Reale della comunicazione da me fatta gli avrebbe espresso suo vivo desiderio che esso procedesse allo scambio d'idee da noi chiesto e che questo potesse condurre ad una soddisfacente intesa. Conoscendo carattere e modo di fare di Jagow il quale vuole mostrarsi dapprima riluttante a qualsiasi domanda gli venga rivolta ed era inoltre ieri sera sotto la impressione della notizia della sconfitta nav~ale germanica • inevitabile ma pure dolorosa • nQn dubito che egli interverrà a Vienna più efficacemente di quanto non mi abbia detto. Ma ho timore che le dichiarazioni fattemi sulla questione del Trentino e che concordano del resto coi costanti apprezzamenti del R. Ambasciatore a Vienna abbiano ad essere confermate dai fatti.

(l) Ed. in SONNINO, Carteggio, cit., D. 58.

(2) Vedi D. 360.

368

IL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

N. 955 R. s. Roma, 11 dicembre 1914.

Si trasmettono a V. E. tre [appunti relativi a] modificazioni al confine italaaustriaco con tre schizzi annessi.

ALLEGATO I CONFINE DEL TIROLO

Confine Napoleonico (1). Napoleone costituendo il regno d'Italia, ebbe d'apprima in animo di segnare al Brennero il confine del dipartimento dell'Alto Adige. Senonché, in parte pei suoi legami politici colla Baviera, in parte pensando che l'occasione non gi sar~ebbe mancata in una successiva guerra di compiere il suo disegno e che intanto non gli conveniva conglobare nello stato italiano, di fresca formazione, un forte nucleo di popolazione straniera, volle tenersi ad una linea intermedia che abbracciasse otre all'intero Trentina, parte dell'Alto Adige, compreso il natural centro della regione che è Bolzano.

Cosicché tale confine riusci in parte un confine geografico-etnico ed in parte fu un confine arbitrario.

Infatti, segue per un tratto il contrafforte tra Val Venosta e Val del Noce; poi scende all'Adige a Gargazone tra Merano e Bolzano, risale sull'altipiano di riva sinistra, taglia la Val Sarentina a metà, quella dell'lsarco (Eisach) alla Chiusa (Klausen) e per il territorio dolomitico della destra dell' Avisio, escludendo le valli Gardena e Badia, e includendo l'Ampezzano, raggiunge poi l'attuale confine.

Qualora si volesse con precisione segnare e descrivere questo confine napoleonico del 1810, bisognerebbe ricorrere all'archivio di Stato di Milano, ove esiste il trattato di confinazione e lo schizzo del dipartimento dell'Alto Adige.

Il confine napoleonico non avrebbe altra importanza dal punto di vista militare, che di passare per l'importantissima stretta di Klausen.

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1 -CoNFINE NAPOLEONICO

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2 -CONFINE ETNICO-GEOGRAFICO

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ALLEGATO II CoNFINE DEL TIROLO

Confine etnico-geografico. Un confine geocrafico ed anche militare che poco si scosta da quello ,etnico, è dato (linea verde intera dello schizzo) da una linea che segue il contrafforte tra la Val Venosta e la Val del Noce. attraversa l'Adige alla stretta di Salorno e sale sul contrafforte di riva destra dell'Avisio, giungendo pel Latemar, Rosengarten al gruppo Sella, donde per il Sett Sass e le Tofane si attacca all'attuale confine al Monte Cristallo.

Con tale confine rimarrebbero però tagliati fuori dal regno paesi di razza e lingua italiana; volendo quindi ovviare a tale inconveniente occorrerebbe smussare il cuneo profondo di Val d'Adige, ed a sud di Bolzano seguire una linea (A tratteggiata nello schizzo) che dovrebbe scendere dal Penegàl all'Adige, comprendendo nel regno il comune italiano di Vàdena, risalire poi sul contrafforte dell'Avisio per discenderne in seguito e ,comprendere, oltre le valli italiane di Ampezzo e Livinallongo, anche quelle ladine di Gardena e Badia.

In questo caso si congloberebbero solo 12000 tedeschi ai 380 italiani.

La posizione del Passo della Mendola (in largo senso dal Monte Penegàl a nord al Monte Roena Sud) sarebbe in tal modo tutta in nostro possesso, compreso il terreno antistante e la strada d'accesso.

Se non fosse possibile ottenere questa linea A e si dovesse arrestarla alquanto, escludendo i comuni di Appiano e Caldaro, la linea di confine (B tratteggiata nello schizzo) dovrebbe da Monte Roen scendere in Val d'Adige a Monte di Mezzo ed Ora per risalire sul ,contrafforte destro di Val Avisio ed allacciarsi alla precedente.

Militarmente la linea B avrebbe l'inconveniente di lasciare in mano all'Austria la strada d'accesso dall'Adige alla Mendola e il terreno antistante al passo.

ALLEGATO IIJ CONFINE DELL'ISONZO

Per una semplice rettifica (2) all'estremo confine orientale, l'Isonzo costituisce una linea geografica ben marcata ed un ostacolo importante, per cui da Plezzo al mare può essere assunto come confine geografico.

Però tale linea ha lo svantaggio di lasciare oltre confine un centro di italianità importantissimo qual'è Gorizia e di correre a valle di questa città addossato

o quasi al Carso di Comen, esposta quindi alle offese del nemico.

Se ,si volesse ovviare a tali inconvenienti si dovrebbe a Tolmino abbandonare l'lsonzo per seguire una linea più orientale (segnata con grande approssimazione nello schizzo dalla linea A tratteggiata), la quale passando ad est dell'altipiano Pregona-Planina, seguisse il solco del Chiapovano, scendesse ad est di Gorizia ed attraverso il Carso di Comen finisse al mare tra Monfalcone ,e Trieste. Si osserva però che un tale confine sarebbe troppo artificioso. ed essenzialmente mancherebbe di ostacoli topografici ben definiti per soddisfare ad esigenze militari. Infatti dopo il solco del Chiapovano il confine dovrebbe correre normalmente alle linee del terreno, che, come si sa, hanno direzione da NO. a SE.

Una rettifica del confine all'Isonzo porta come logica conseguenza una analoga rettifica più a nord in Carinzia per saldare il nuovo confine all'attuale.

Due soluzioni si presentano per tale problema. O da Plezzo seguire ancora l'Isonzo fino alle sue sorgenti (linea B. tratteggiata nello schizzo), salire al Mangaert e pel Passo del Predil raggiung,ere, lungo il contrafforto tra Seisera e Schlitza, la sella di Saifniz, oppure da Plezzo salire le falle del Rombon, seguire l'attuale confine oltre la sella di Nevea e dal Wischberg scendere a Saifniz per il contrafforte sopra nominato: tra Seisera e Schlitza la prima soluzione lascia a noi l'ac

cesso al Passo del Predil, per la valle della Coritenza, ma tale comunicazione, esposta, com'è, all'offese nemiche, dovrebbe essere abbandonata e sostituita da una più sicura per la Raccolana; la seconda è un po' più raccolta, e forse più rispondente alle esigenze militari; da essa si minaccerebbe sensibilmente la strada del Predil da Tarvis al colle.

Da Saifniz in poi la linea naturale di confine sarebbe quella che salendo sulle Carniche all'Osternig, volge a ponente e si collega al Troghofel all'attuale confine •.

N. B. La linea A sopranominata avrebbe però il vantaggio di impedire la costruzione, fin dal tempo di pace, di strade e di lavori. diretti contro le difese, permanenti che dall'Italia potrebbero essere elevate sulle alture di riva destra dell'lsonzo.

(l) Vedi cartina n. 1.

(l) -Vedi cartina n. 2. (l) -Vedi cartina n. 2.
369

IL MINISTRO A SOFIA, CUCCHI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T GAB. 1662/79. Sofia, 12 dicembre 1914, ore 1,20 (per. ore 5).

Oggi ho potuto avere testo risposta scritta data avantieri sera dal Governo bulgaro al passo dei Rappresentanti della Triplice Intesa di cui al mio telegramma n. 72 (1).

Come ho riferito nel mio successivo telegramma n. 76 (2) Ministri Triplice Intesa visto che risposta scritta non giungeva lasciavano "intendere che questa risposta non fosse necessaria. Testo risposta Radoslavov indirizzata ad ognuno dei tre Ministri è del seguente tenore: • Il Governo del Re ha preso conoscenza della dichiarazione che S. E. il Ministro di... a Sofia ha rivolto il 24 novembre al Presidente del Consiglio secondo la quale se Bulgaria si impegna osservare verso la Romania, Grecia e Serbia una stretta neutralità le tre Potenze dell'Intesa le garantiscono che al momento de·l regolamento finale che seguirà la guerra esse le terranno conto della sua attitudine procurandole importanti vantaggi territoriali, vantaggi che saranno accresciuti se Bulgaria si decide attaccare la Turchia o l'Austria-Ungheria •. N o n essendosi prodotto alcun fatto nuovo tale da modificare attitudine neutrale finora seguita, il Governo del Re intende non dipartirsi da questa attitudine pur vegliando agli interessi del Paese che debbono essere anteposti ad ogni altra considerazione (3).

370

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (4)

T. GAB. s. 1665/116. Pietrogrado, 12 dicembre 1914, ore 4 (per. ore 14,01).

Telegramma di V. E. gab. n. 1226 (5). Ad un mio accenno circa notizia dell'offerta alla Serbia ed alla Grecia di metà dell'Albania a ciascuna di esse, signor Sazonov mi ha dichiarato senza

ambagi che effettivamente se tale offerta non fu fatta se ne sta ventilando l'idea fra le Potenze della Triplice Intesa.

Gli ho fatto pertanto le dichiarazioni per .iscritto da V. E.

Egli mi ha risposto che giusta sua opinione, condivisa dall'Inghilterra e dalla Francia, le deliberazioni di Londra circa Albania mancano di oggetto non esistendo un'Albania, ed esperienza avendo provato quanto fosse nel vero Triplice Intesa allorquando pur arrendendosi per amor di pace ane insistenze della Triplice Alleanza presagiva impossibilità di dare vita ad uno Stato albanese. Signor Sazonov ha soggiunto, ciò stante, Triplice Intesa non !pUÒ considerarsi impegnata da quelle deliberazioni.

Egli si è poi affrettato a dichiarare che grazie a tale suo modo di vedere trovasi in grado 'Confermarmi non avere alcuna obiezione di principio a riconoscere che il possesso di Valona interessi l'Italia in via diretta ed assoluta.

Quanto secondo punto egli non ha formulato apprezzamento si è limitato a osservare genericamente che, secondo ogni probabilità, Triplice Intesa non avrebbe esitato ad aprirsi con Italia circa proprie vedute per Albania se atteggiamento Governo Italiano ve lo avesse incoraggiata.

Ho detto a Sazonov che nostro punto di vista essendogli perfettamente noto era superfluo rilevarne la divergenza col suo, ma che l'argomento era trowo grave ed importante per noi per intavolare seduta stante la discussione.

Sebbene il Ministro non vi abbia accennato, l'idea di ripartire Albania fra Grecia e Serbia è sorta evidentemente dal desiderio di soddisfare per intero rivendicazioni bulgare in Macedonia e di eliminare una delle principali obiezioni della Serbia e della Grecia che è la perdita di continuità territoriale fra loro, cui la cessione della Macedonia fino lago di Ochrida darebbe luogo. Trattasi però di una soluzione semplicista che fa astrazione dagli interessi della Serbia e della Grecia per le quali l'infausto dono altro non sarebbe che cagione di debolezza.

Per conto mio non esito a presumere che la saggezza di Venizelos e Pasich la declinerebbero se offerta. In seno a questo stesso Mini,stero degli Affari Esteri ha finora predominato il concetto che il compatto niucleo musulmano dell'Albania centrale non potesse appartenere ad alcuno degli Stati vicini e dovesse venire separatamente contemplato. Il mutamento sopravvenuto in questi ultimi giorni a ta,le rfguardo non può attribuirsi che alla frettolosa ricerca di espedienti volti a determinare nella politica bulgara un corso propizio alla Triplice Intesa.

Quanto alla tesi del decaduto va'lore delle deliberazizoni di Londra essa non è nuova in queste sfere ufficiali sebbene non sia stato mai dichiarato in forma cosl categorica da Sazonov, il cui linguaggio pur ricordando quello tenutomi da Poincaré nel luglio scorso (mio telegramma n. 1775) (l) lo ha oltrepassato nella forma e nella sostanza. Il presidente non aveva infatti disconosciuto il priincipio che una stipulazione non può venire invalidata senza il consenso di tutte le parti contraenti e che prima di tale consenso non si può disporre in modo contrario alla stipulazione.

(l) -Vedi D. 277. (2) -Vedi D. 318. (3) -Ritrasmesso a Bucarest con T. gab. 1230 del 13 dicembre.

(4) Ed. in SONNINO, Carteggio, D. 60.

(5) Vedi D. 359.

(l) Vedi serie IV, vol. XII, D. -l04 (è il t. 6541/448; del 22 luglio il riferimento è, pertanto, errato).

371

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

T. GAB. R. SP. 4/137. Vienna, 12 dicembre 1914, ore 14,30 (per. ore 9 del 13).

Telegramma di V. E. gab. n. l rJ'servato speciale (2).

*Non mi fu possibile di comunicare al conte Berchtold il telegramma suddetto pervenutomi ieri dopo il mio arrivo qui, giacché la sua decifrazione non poté essere ultimata prima dell'ora in cui Ministro I. e R. mJ aveva dato appuntamento. Ho profittato del colloquio avuto oggi con lui per dargliene comunicazione verbale e nell'esprimermi nel senso delle istruzioni e in via amichevole ma ferma, gH ho fatto rilevare lo spirito conciliativo che aveva ispirato tale passo,e l'ho pregato di farmi conoscere colla sollecitudine richiesta dal caso H modo di vedere del Governo I. e R. Berchtold mi ha detto che era sorpreso della comunicazione da me fattagli, perché egli aveva avuto cura di informare a suo tempo R. Governo del proposito dell'Austria-Ungheria di far guerra alla Serbia, e tn tale occasione noi gli avevamo dichiarato di non avere intenzione di creare al Governo I. e R. difficoltà o imbarazzi.* Ha rilevato ·che l'operazione militare dell'Austria-Ungheria non aveva condotto fino ad ora a vere occupazioni sia pure temporanee di territorio serbo. Le occupazioni effettuate in seguito a quelle operazioni erano state abbandonate il giorno o alcuni giorni dopo. Infatti la città di Valievo, occupata or sono quindici giorni, era stata poco dopo sgomberata in seguito alle successive operazioni di guerra e non si poteva certamente per tale occupazione momentanea invocare l'articolo settimo e chiedere compensi. Avendo allora accennato aU'occupazione di Belgrado già avvenuta da più giorni e in cui si trovavano tuttora truppe austro-ungariche il conte Berchtold ha replicatamente detto 'Che esse sarebbero state forse obbligate ad evacuarla tra breve. Ho creduto di far notare al conte Berchtold che articolo settimo era chiaro e esplicito, giacché parlava tassativamente di occupazione temporanea, e non faceva distinzioni circa la natura della temporaneità di essa. Le occupazioni quindi, quali esse fossero, fatte finora dalle truppe austro-.ungariche fino dal primo giorno della loro entrata nel territorio serbo, cadevano evidentemenete sotto il disposto di quell'articolo, che· imponeva al Governo I. e R. l'obbligo di un previo accordo con noi, nonché quello di darci compensi. D'aUra parte siccome gli avevo già fatto osserevare la sola invasione della Serbia, sebbene soltanto temporanea, ci dava diritto a compensi per il fatto che essa era sufficiente a turbare l'equilibrio della penisola balcanica sancito da1l trattato. Avendo poi ricordato oppo·sizione fatta dal Governo I. e R. alle nostre operazioni militari e navali durante guerra italo-turca, in occasione delle quali esso aveva invocato 'l'articolo settimo, Berchtold ha osservato che egli si era dichiarato contrario a quelle operazioni in forza del principio dello statu

quo su cui si basava trattato. Ed ha aggiunto che non si poteva paragonare tale operaztone con quelle ,che Governo I. e R. faceva ora &n Serbia. Le prime iillfatti erano contrarie allo spirito del trattato poiché ove fossero state effettuate avrebbero messo a cimento esistenza stessa del'Impero ottomano. Mentre le seconde non avevano altro scopo che di difendere integrità della Monarchia minacciata dalla Serbia, che mirava a toglierle la Bosnia-Erzegovina. Per cui la guerra contro la Serbia non era aggressiva ma difensiva, e Governo I. e R. combatteva ora per mantenimento dello statu quo. Ho rilevato che non potevo certamente ammettere che le occpazioni temporanee, fatte finora dall'Austria-Ungheria in Serbia, non fossero contrarie allo spirito e alla lettera del trattato. era infatti, evidente che esse minacciavano l'equilibrio di forza, che, secondo il trattato stesso, doveva esistere fra noi.

E a questo proposito gli ho ricordato che, a più riprese e anche al momento in cui era 'scoppiata la guerra, il R. Governo aveva dichiarato ai Governo

I. e R. che esso non avrebbe potuto mai ammettere che si intaccasse l'integrità e l'indipendenza politica ed economica della Serbia, giacché ciò era contrario ai nostri interessi nonché al disposto del trattato.

Berchtold ha replicato che il Governo I. e R. non aveva affatto interwione di annientare la Serbia. *E ha aggiunto che il R. Governo nella circostanza suddetta non aveva invocato articolo settimo e si era limitato a far conoscere che non avrebbe creato al Governo I. e R. imbarazzi o d-ifficoltà*. Ho osservato che, fino dal 25 luglio scorso, io aveva dichiarato in sua assenza al barone Macchio che se Austria-Ungheria avesse proceduto a occupazioni territoriali anche temporanee, senza il nostro previo consenso, essa avrebbe agito in violazione dell'articolo settimo della Triplice A:lleanza e noi facevamo quindi tutte le nostre riserve a tutela della nostra eventuale libertà d'azione nonché dei nostri dir:itti e interessi (mio telegramma-gabinetto n. 68 (1). Il R. Governo credeva venuto il momento di riferirsi a quelle dichiarazioni non potendo certamente ammettere la tesi, ohe egli sosteneva, che Austria-Ungheria non avesse fatto finora alcuna occupazione neppure temporanea di territori serbi. Al che Berchtold ha rilevato che non comprendeva come si potesse invocare l'articolo setti

dotti appresso, tratti dalle Carte Avarna:

Avarna a Berchtold, Vienna 12 dicembre 1914:

c Dans l'entretien que j'ai eu l'honneur d'avoir tantòt avec vous, vous avez bien voulu me dire qu'au moment où la guerre avait éclaté entre l'Autriche-Hongrie et la Serbie le Gouvernement du Roi s'était borné a vous déclarer qu'il n'aurait pas créé d'embarras au Gouvernement Impérial et Royal mais que à cette occasion il n'avait fait aucune mention de l'article 7 du traité de la triple alliance.

Je me permets de vous rappeler qu'à la date du 25 juillet dernier j'ai fait connaitre a S. E. le Baron Macchio, par ordre du Marquis de San Giuliano que • Si l'Autriche-Hongrie aurait procédé à des occupations territoriales méme temporaires sans notre consentement préalable elle agirait en violation de l'article 7 du traité et nous faisons par conséquent toutes nos réserves à sauvegarde de notre éventuelle liberté d'action aussi que de nos droits et intéréts •.

Berchtold ad Avarna, Vienna 12 dicembre 1914:

c Il parait qu'un malentendu s'est introduit au sujet de notre conversation d'hier.

Vous mentionnez en effet dans la lettre que vous avez bien voulu m'adresser ce matin,

que j'aurais remarqué à cette occasion qu'au début de notre guerre avec la Serbie le Gouvernement Italien n'aurait fait aucune mention de l'art. VII du traité de la Triple Alliance. Il me parait impossible que je puisse avoir fait une allégation pareille, d'autant plus que -camme vous voudrez bien vous en souvenir -j'ai rappelé au cours de notre conversation le fait que des pourparlers s'étaient engagés à cette époque entre nous au sujet de la portée de l'art. Vll. Quant à l'assurance du Gouvernement Italien de ne pas vouloir provoquer des embarras à nos opérations militaires vous vous en étiez fait l'interprète peu de jours après •.

mo per occupazioni momentanee risultante da operazioni di guerra, che potevano essere abbandonate da un giorno all'altro, secondo la sorte delle armi, e non potevano quindi formare oggetto di un previo accordo basato sul principio del compenso. Ma Governo I. e R. era disposto ove avesse fatto vera occupazione anche temporanea di territori serbi, di addivenire con noi alla stipulazione suddetta. Nonostante le ripetute e mie vive insistenze per convincere Berchtold che avanzata delle truppe austro-ungariche in Serbia e occupazioni temporanee di territori da esse fatte imponeva al Governo I. e R. tl'obbligo di procedere con noi ad un previo accordo basato sul principio compensi, egli ha persistito nell'opinione sopra manifestata, e ha concluso col dire che non credeva che fosse il caso, per ora, di addivenire ad uno scambio di vedute in proposito col R. Governo. * Di fronte all'atteggiamento assunto dal conte Berchtold nella questione, mi sembra che un'azione energica dovrebbere essere esercitata a Berlino per ottenere che egli si conformi all stipulazioni dH'articolo settimo, che ebbe già una salutare influenza su lui per fargli accettare interpretazione da noi data a quell'articolo, saprà, giova sperare, indurlo ora a modificare le idee manifestatemi al riguardo *.

(l) -Ed. in L. V. 108, cit., D. 3, con soppressione delle parti tra asterisco, e, integralmente, in SONNINO, Carteggio, cit. D. 59. (2) -Vedi D. 360.

(l) Vedi Serie IV, vol. Xli, D. 531. Si vedano in proposito anche i due documenti ripro

372

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, GARRONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 12298/881. Pera, 12 dicembre 1914, ore 14,30 (per. ore 2,50 del 13).

Da vario tempo mi era stato riferito che Talaat Bey stava negoziando coll'Ambasciata di Germania una vera convenzione mi'litare tra i due paesi. Oggi mi si dice negoziati sarebbero a buon punto. Germania si obbligherebbe:

0 ) a fornire alla Turchia durante durata della guerra armi e munizioni e denaro per mantenimento truppe;

2°) ad inviare pionieri tiragliatori puntatori e specialisti in genere oltre ad ufficiali nella misura del possibile;

3°) a passare alla Turchia in caso di successo il quinto dell'indennità di guerra da paga·rsi dai vin ti;

4°)a non concludere ·la pace separatamenete ed in caso di insuccesso a fare introdurre nel trattato di pace la clausola del mantenimnto dell'integrità dell'Impero Ottomano.

Turchia dal canto suo si obbligherebbe: l 0 ) a fare la guerra contro la Russia e l'Inghilterra; 2°) a proclamare la guerra santa e fare tutto il possibile affinché il precetto del Califfo sia ascoltato; 3°) a non concludere la pace separatamente (1).

D. -397.
(l) -R!trasmesso a Berlino con t. 7078 del 13 dicembre, ore 15. Per la risposta vedi
373

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

T. GAB. R. SP. 5/399. Londra, 12 dicembre 1914, ore 22,56

(per. ore 4,35 del 13).

Gi.usta ordini di V. E. ho detto ieri a Grey che in base ai miei colloqui a Roma era in grado confermare messaggio trasmessogli al principio guerra da parte del presidente del Consiglio (2) sulle intenzioni del R. Governo di Sua Maestà di sviluppare e consolidare sempre più qualunque eventualità tradizionali cordiali relazioni italo-inglesi. Su questo punto aggiunsi aveva io potuto constatare perfetta consonanza tra disposizioni opinione pubblica italiana e disposizioni del Governo. Circa [una] conversazione preliminare dissi

V. E., pur riconoscendo utilità, non insisteva nel riprenderla in presenza obiezioni sollevate da Grey. Comunque qualora esse dovessero di nuovo iniziarsi,

V. E., al pari del suo predecessore, riteneva indispensabile ogni eventuale trattativa si svolga esclusivamente a Londra sia per la fiducia assoluta da noi riposta in Grey sia per maggiore garanzia di assoluta segretezza.

Queste mie dichiarazioni non provocarono alcuna osservazione da parte di Grey. Egli si •limitò a ringraziarmi. Ebbi però impressione si aspettasse a qualche cosa di meno vago e di più concreto. Grey accennò poi alle recenti dichiarazioni del presidente del Consiglio osservando esse avevano prodotto qui favorevolissima impressione. Menzionò pure rivelazioni Giolitti le quali, disse, hanno confermato e ribadito, se pure ve ne era bisogno, quanto scrupoloso, corretto e leale sia stato contegno Italia in queste dolorose circostanze. Quelle rivelazioni aggiunse, erano venute in buona prova in modo ineccepibile [a smentire] accuse germaniche contro Inghilterra circa cause che hanno determinato terribile catastrofe. A lui personalmente aveva cagionato profonda amarezza la rivelazione venuta da così autorevole personaggio del fatto [mentre] e.gli nella conferenza di Londra, a quell'epoca ancora riunita, nessuno sforzo onesto tralasciava per evitare conflitto, Austria e Germania, scambiando condiscendenza russa per debolezza, preparavano cinicamente guerra che hanno poi fatto scoppiare quando momento è parso loro più propizio. Colloquio fu come al solito cordialissimo. Grey mi chiese circa tendenza generale opinione pubblica dtaliana impressione che io a titolo privato gli comunicai dicendogli mi era sembrato tendenza in favore neutralità. Manifestai però assoluta convinzione che nazione farebbe senza esitazione suo dovere in qualunque si trattasse di tutelare supremi interessi nazionali. Tali impressioni mie mi parvero corrispondessero a quelle di Grey il quale però con abituale sua delicatezza non disse una sola parola che potesse suonare incitamento od allettamento a determinare od affrettare decisione· Governo di Sua Maestà.

Dopo colloquio di ieri [credo] astenermi dal ritornare sul delicato argomento sino a nuovo ordine di V. E. In generale credetti opportuno dare al

mio linguaggio intonazione molto riservata importandomi di non sollevare speranza che se per avventura [fosse] seguita da delusione potrebbe generare risentimento e nuocere cordialità future nostre relazioni con Inghilterra.

(l) Ed. in SoNNINO, Carteggio, cit., D. 61.

(2) Vedi serie V, vol. I, D. 134.

374

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 12310/400 GAB. (1). Londra, 12 dicembre 1914, ore 22,51 (per. ore 7,45 del 13).

Terminata parte per così dire ufficiale coUoquio di ieri (2), io, premesso che parlavo a titolo puramente privato e personale e pel vivo desiderio mio di contribuire personalmente per quanto sta in me alla sempre maggiore intensificazione cordialità relazioni tra i nostri paesi, dissi a Grey avevo potuto constatare che il rigore forse alquanto esagerato delle autorità inglesi, visita e fermo di piroscafi, intercettazione telegrammi privati etc. hanno generato nei nostri principali centri industriali e commerciali fermento irr'itaZiione non trascurabili. Su questo stato d'animo che a lungo andare contribuirebbe fatalmente a raffreddare simpatia italiana per Inghilterra mi pareva doveroso attirare attenzione di lui nella speranza che grazie al suo autorevole intervento si trovi modo conciliare penose esigenze 'guerra con vantaggio non dubbio per Inghilterra dii arrecare 'il meno possibile nocumento interessi economici di un paese amico come il nostro. Ciò pure in considerazione della incontestabile premurosa buona volontà dimostrazione nella repressione contrabbando dal Governo di Sua Maestà dal quale non si può al postutto pretendere l'impossibile.

• Lascio a voi, soggiunsi, giudicare se vale Ia pena di attirare risentimento di influenti circoli italiani pur di impedire passaggio in Germana od Austria di qualche tonnellata di più o meno di merce sospetta •.

Grey ringraziatomi per mio amichevole avvertimento disse fin da principio egli ha sempre avuto in mente la convenienza di turbare il meno possibile commercio dei neutri, ma che l'organizzazione tedesca per l'introduzione contrabbando è così formidabile da rendere indispensabile massima rigorosa sorveglianza da parte degli inglesi; comunque soggiunse avrebbe tenute presenti mie raccomandazioni. E specialmente per i telegrammi promise darmi presto spiegazioni. Sempre sullo stesso argomento confidai a Grey che se procedura autorità inglesi cagionava spiacevole impressione in Italia ben più grave risentimento provocava in f!Uella delle autorità francesi le quali continuamente si permettono misure addirittura intollerabili. E,sse non rispettano nemmeno le forme, dimenticando purtroppo atteggiamento deplorevolissimo, che gli italiani non dimenticano, tenuto a nostro riguardo durante 'la guerra libica e mostrando in pari tempo troppo facile tendenza a disconoscere importanza capitale

del servizio che con la sua neutralità Italia ha reso alla Francia. A questo mio sfogo personale Grey levò gli occhi al cielo quasi per farmi tacitamente capire che riconosceva fondamento mie osservazioni. In via privata e confidenziale ugualmente mi disse che, senza beninteso nominarmi, si proponeva attkare attenzione seria di Cambon sulle lagnanze da me formulate.

(l) -Partito come telegramma di gabinetto, è stato protocollato in avviso nella serie ordinaria. (2) -Vedi D. 373.
375

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. s. 1668/401. Londra, 12 dicembre 1914, ore 22,51 (per. ore 5,10 del 13).

Con odierno telegramma (l) ho riferito Hnguaggio di Grey su rivelazioni Giolitti. Da conversazione con persona autorevole e da informazioni attinte a varie altre buone sorgenti mi risulta che predette rivelazioni hanno prodotto qui sensazione enorme. Osservasi che per essere appunto venute dopo recente dichiarazione Cancelliere esse hanno agli occhi non solo dei belligeranti quanto dei pi,ccoli Stati neutrali totalmente demolito accuse contro Trirplice Intesa e specialmente contro Inghilterra in modo ineccepibile ri·levando su chi ricade reale responsabilità guerra. In questo senso sostanziale esprimesi articolo dd fondo Times ieri. Ne ho scritto testo per posta. Anche dichiarazioni Presidente del Consiglio mi risulta da ogni parte hanno prodotto qui generale favorevolissima impressione. Esse sono state meritatamente apprezzate e qualificate • degne di un vero uomo di Stato •.

E con ciò qualunque anche infinitesimale rimanenza di esitazione nel guidicare assoluta perfetta lealtà contegno Italia può considerarsi oramai come definitivamente scomparsa.

376

L'.t\MBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (2)

T. GAB. S. 1669/402. Londra, 12 dicembre 1914, ore 22,51 (per. ore 2,25 del 13).

Grey mi disse ieri che in questi ultimi tempi accentuati molto discorsi di possibile aggiustamento Stati balcanici nell'intento di facilitare intesa fra quegli Stati ed evitare possibti1i altre grosse complicazioni.

Stante la varietà delle combinazioni escogitate, egli non era in grado di dare precisa risposta alla mia domanda, prima avere riletto la corrispondenza scambiata al riguardo e riservavasf ciò fare prossimamente. Poteva, però, fin da ora assicurarmi che nel:lo scambio di vedute intervenuto egli aveva dichiarato

25 -Documenti diplomatici -Serie V -Vol. II

dovere in ogni eventualità rimanere stabilito che eventuale occupazione territoriale di Valona non concerneva altre Potenze all'infuori dell'Italia. A mia volta, in via amichevole, insistetti su importanza precipua che per noi ha questione albanese. Per questo motivo ed anche pel fatto dell'essere Italia unica Potenza partecipante deliberazioni di Londra rimasta neutrale, consideravo indispensabile Triplice Intesa tenga bene a mente necessità assoluta di intendersi con noi, PTima di venire a conclusione e di dare affidamento di sorta agli Stati balcanici circa sorte futura Albania. Non vi sfuggirà, aggiunsi, importanza capitale che per voi presenta l'evitare qualsiasi decisione che potrebbe a questi chiari di luna fornire ai nemici arma formidabile per agitare contro di voi opinione pubblica italiana.

(l) Vedi D. 373.

(2) Ed. in SoNNINO, Carteggio, cit., D. 62.

377

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, SALANDRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

L. P. Roma, 13 dicembre 1914.

Ho letti alcuni rtelegrammi che ieri m'era stato impossibile leggere.

Quelli di Beirut e Gerusalemme (2), e forse qualche altro ancora, dimostrano che i turchi o vogliono deliberatamente provocarci o hanno perduto la testa. Più probabile la seconda ipotesi. Vero è che la loro condotta è ostile a tutti i neutri; ma nel Mediterraneo i principali neutri, anzi i soli importanti siamo ormai noi.

Vedi se, oltre alle rimostranze caso per caso, non convenga richiamare l'attenzione di Garroni, e per esso del governo turco, sul complesso di questi fatti, i Quali ·moltiplicandosi e aggravandosi, potranno condurre a sgradevoli conseguenze {3).

378

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA

T. GAB. S. 1229/55. Roma, 13 dicembre 1914, ore 10,40.

Secondo informazioni confidenziali da varie fonti Austria-Ungheria sta trasportando tre Corpi d'Armata dalla Galizia alla frontiera italiana. Prego V. E. riferirmi telegraficamente (4).

(l) Da BCL, Archivio Salandra. Ed. in SoNNINO, Carteggio, clt., D. 63.

(2) -Si tratta dei telegrammi: 12259/292 dell'll dicembre da Beirut, 12236/807 e 12237/808delrll dicembre da Gerusalemme, i quali tutti riferivano su atti ostili o poco amichevoli compiuti dalle autorità turche. (3) -Vedi D. 381. (4) -Per la risposta di Avarna vedi DD. 390 e 424.
379

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA

T. 7081. Roma, 13 dicembre 1914, ore 16.

Leggo nei giornali viennesi qui pervenuti il testo del brindisi pronunciato dall'Arciduca ereditario in occasione del banchetto offerto il 9 corrente all'Arciduca Federico. Tale brindisi contiene un accenno a Custoza che sarà probabHmente rilevato dana stampa italiana, giudicandolo atto inopportuno e poco amichevole.

380

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

T. GAB. R. SP. 6/138; Vienna, 13 dicembre 1914, ore 17,40 (per ore 19,40).

Mio telegramma gab. segreto riservato 137 (2).

*V. E. avrà, dal mio telegramma suddetto rilevato che Berchtold, come le feci presente verbalmente a Roma *, addusse Quale argomento principale, per schermirsi dall'abboccarsi col R. Governo ·circa applicazione delle stipulaziond dell'articolo settimo del trattato di alleanza alle occupazioni di

parte del territorio della Serbia per opera delle truppe austro-ungariche, che occupazione stessa non aveva carattere né temporaneo, né permanente, bensl momentaneo giacché non era che la conseguenza inevitabile e immediata delle operazioni militari e poteva pertanto cessare da un momento all'altro, in seguito ai mutamenti che avvenissero nella situazione militare della Serbia.

Credo, pertanto, utile, a sostegno della nostra tesi di informare V. E. che il Fogtio d'Ordini dell'esercito austro-ungarico, pubblica, dispensa 342, la nomina del ma.ggior generale Oscar • in via provvisoria • a Comandante della città di Belgrado.

• Questa nomina, infatti, potrebbe corroborare la nostra tesi stessa e servirei a dimostrare che Austria-Ungheria non ha intenzione di evacuare tanto presto territori Serbia occupati, visto nomina comandante città Belgrado*.

!l) Ed. in LV 108, cit., D. 4, con soppressione delle parti tra asterischi e, integralmente, in SONNINO, Carteggio, cit., D. 64.

(2) veai D. 371.

381

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, GARRONI

T. 7084. Roma, 13 dicembre 1914, ore 19,30.

Telegramma di V. E. 883 (1).

Osservo innanzi tutto che la condotta verso neutri in Siria cui si riferisce telegramma suddetto, e su cui mi ha riferito ampiamente anche il R. console in Beirut si risolve, nelle condizioni attuali, a tutto danno dell'Italia. Noi non possiamo prendere per buone le ragioni di irresponsabilità del Governo centrale per atti ostili di governatori e comandanti ·locali siano essi Gemal Pascià od altri. Questo sistema di risposta che la Sublime Porta ha adottato da anni non è ammissibile, non può soddisfarei né è mai valso ad evitare alla Turchia sgradevoli conseguenze.

Prego pertanto V. E. richiamare in proposito la seria attenzione di codesto Governo. n trattamento usatoci in Siria connesso agli altri fatti quale l'incidente di Hodeida, l'occupazione delle case francescane, l'atteggiamento dell'autorità verso il nostro console a Gerusalemme determinano una situazione che ben lungi dal corrispondere alle assicurazioni fatteci dal Governo ottomano, sia direttamente sia p~r mezzo dei Governi germanici ed austro-ungarico, potrà moltiplicare ed aggravare incidenti, conducendo, secondo ho innanzi accennato, a incresciose conseguenze.

382

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 12350/498. Atene, 14 dicembre 1914, ore 17,50 (per. ore 19,30).

Telegramma di V. E. 7035 (2). Venizelos mi ha smentito recisamente che Greci abbiano sgombrato Coritza e che esistano diso·rdini e timori in quella regione. Al contrario egli ha asserito e da .tutti i rapporti che egli riceve da colà gli risulta che ·la opera pacificatrice intrapresa dalle tl'tU·ppe di occupazione greche procede nel modo più soddisfacente. Ho preso occasione per chiedere Venizelos se fosse nelle intenzioni del Governo ellenico estendere occupazione delle proprie <truppe al di là di limiti attuaLi. Eg1li mi ha detto non credere opportuno farlo che prò circostanze possono indurre a qualche

mutamento e che se nel seguito Ia ricostituzione di uno stato indipendente albanese fosse riconosciuta impossibile è evidente Grecia dovrebbe reclamare grande parte dell'antico territorio albanese. Mi ha fatto intendere che su ciò egli è pienamente d'accordo con la Serbia e che desidera poter procedere anche d'accordo con Italia il cui consolidamento nella regione di Vallona egli mi ha ripetuto desidera vivamente ed essere disposto fare tutto ciò che è possibile per efficacemente consolidarsi. Non disponendo di un addetto militare ha incaricato persona di fiducia fornirmi informazioni esatte sulla situazione del corpo di occupazione ellenico nell'Epiro ex autonomo e spero essere quanto prima in grado di trasmetterle a V. E. Ciò in relazione telegramma V. E. 7032 (1).

(l) -Con T. 12297/883 del 12 dicembre Garroni aveva riferito sulle proibizioni decretate a danno dei sudditi stranieri in Siria, dimostrandosi scettico sulla possibilità che le sue proteste fossero ascoltate. (2) -È la ritrasmissione del T. 12163/1676 del 9 dicembre con il quale il console a Valona, Lori, riferiva essergli giunta notizia che i greci avevano sgomberato la regione di Koritza.
383

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 12348/499. Atene, 14 dicembre 1914, ore 17,20 (per. ore 19).

Mi sono recato stamani da Venizelos al ritorno dal mio congedo. Egli mi ha detto che la vittoria serba sugli Austro-ungarici aveva una importanza enorme ed aveva addirittura mutato la situazione nei Balcani, ridando alla Grecia, rispetto alle future intenznoni dell'Alustria Ungheria le della Bulgaria, quella sicurezza che la rapida avanzata austro-ungarica le aveva fatta perdere. Durante periodo di pericolo Triplice Intesa aveva fatto qui il passo già noto a V. E. (2) e nel Quale mi sembra avere compreso dalle parole di Venizelos era stata offerta alla Grecia garanzia assoluta contro attacco bulgaro. Ma migliorata inaspettatamente situzione dopo sconfitta austro-ungarica, Venizelos si è sentito di nuovo libero di seguire via della neutralità che fin dal principio egli si era tracciata. Questa neutralità egli mi ha fattto chiaramente comprendere egli è costretto a conservare per cause molteplici; non risponde però per nulla aUe sue preferenze le quali vanno direttamente verso la Triplice Intesa. Mi ha detto pressoché testualmente così: • Se credessi avere la forza collaborare efficacemente ad aHontanare dalla Grecia e da tutta l'Europa il pericolo tedesco e se avessi il Re con me non esiterei un momento mettermi colla Triplice Intesa •. Dalla Turchia giungono in questi giorni nuovi fastidi e pericoli. Millequatttrocento ellenici cacciati dalla Tracia sono giunti ieri al Pireo. Venizelos ha parlato molto severamente con questo Ministro di Turchia e si è anche rivolto ai Ministri Germania e Austria-Ungheria per pregarli adoperarsi affinché Turchia cessi dalle provocazioni. Venizelos si è espresso meco in termini grande

\,2) Vedi D. 342.

ammirazione per la condottta del Governo e mi ha detto I.ta'lia è al momento attuale un esempio ed una guida per tutti Paesi che vo.gliono o debbono conservare neutralità.

(l) Ritrasmissione del T. 12165/1674 del 9 dicembre con il quale il console a Valona, Lori, riferiva d'essere stato informato che i greci stavano rafforzando le loro posizioni alla frontiera epirota temendo un attacco dagli albanesi.

384

IL MINISTRO A NISH, SQUITTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 12346/219. Nish, 14 dicembre 1914, ore 18 (per. ore 23).

Ho saputo da Pasic che il nuovo Mini,stro di Russia non gli ha ancora parlato della tanto discussa cessione di territori macedoni della Serbia alla Bulgaria in vista di un accordo balcanico, ma egli è sotto la impressione che la Triplice Intesa si va persuadendo essere quella •cessione e quell'accordo in questo momento inattuabili. Perciò i passi fatti qui al riguardo in via personale da agenti russi non si sono ripetuti e se si ripeteranno non potranno avere [esito] dif~erente dal passato. Il punto di vista di Paìiic non è mutato. Esso è tale quale ho avuto 'l'onore di comunicarlo alla E. V. a parecchie riprese. Deputato romeno Diamandy parlando con PaSic ha toccato la questione e sono venuti entrambi alla seguente conclusione: si potrà discutere a guerra finita ma non .prima se ed in che misura Romania Serbia e Grecia crederanno utile ed opportuno alterare trattato Bukarest con cessione di territori di ciascuna di esse alla Bulgaria. Tali disposizioni potrebbero però... (l) a suo vantaggio se questa uscisse dalla neutrali1tà per schierarsi dalla parte della Triplice Intesa (2).

385

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. S. 1675/262. Parigi, 14 dicembre 1914, ore 19 (per. ore 22).

La comunica:zJione fatta alla Camera dei Deputati dall'Onorevole Giolitti ha dato luogo a discussioni nel Corpo diplomatico. Si dice da alcuni che nell'agosto 1913 la Germania era veramente d'accordo coH'Italia nel dissuadere l'Austria-Ungheria ad aggredire la Serbia. Però più tardi cambiò idea ed il cambiamento avrebbe avuto luogo precisamente a Konopsi:c nel colloquio tra l'Imperatore di Germania e l'Arciduca Francesco Ferdinando. A questo riguardo si dice che il Principe di Monaco si trovava a Kiel coll'Imperatore di Germania quando a questi giunse [a notizia dell'a:ssassinie dell'Arciduca Francesco Ferdinando. A quanto narra H Principe di Monaco l'Imperatore rivolgendosi a Iui gli avrebbe detto: • ora devo ricominciare da capo •.

(l) -Gruppo indecifrato. (2) -Ritrasmesso a Parigi, Londra, Pietrogrado, Sofia, Bucarest e Atene con t. 7115 del 15 dicembre, ore 15.
386

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. s. 1671/263. Parigi, 14 dicembre 1914, ore 19,35 (per. ore 0,10 del 15).

A questo Ministro di Serbia è giunta notizia del viaggio di Tisza a Berlino e dell'intervista dell'Imperatore di Germania e Imperatore d'AustriaUngheria che ha avuto per oggetto la situazione interna dell'Austria-Ungheria. Tisza vorrebbe riprendere il progetto della Monarchia trialista che già si attribuiva a'll'Arciduca Francesco Ferdinando. R nuovo :Regno de.g'li slavi del Sud sarebbe costituito su basi simili a quelle del Regno d'Ungheria. Tisza si proporrebbe iniziare mediante emissari una propaganda presso serbi di Croazia, Dalmazia e Bosnia-Erzegovina (1).

387

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1674/265. Parigi, 14 dicembre 1914, ore 19,50 (per. ore 2,30 del 15).

Risposta al telegramma di V. E. n. 1226 (2).

Ho veduto questo ministro di Serbia ed ho fattto cadere il discorso sulle premure della Triplice Intesa verso la Serbia perché facesse concessioni alla Bulgaria in Macedonia. Vesnic, in via strettamente confidenziale, -mi ha detto che Delcassé ed Izvol'skjy hanno fatto su lui grandi pressioni

e che la discussione con loro ha avuto dei momenti di grande vivacità.

Delcassé ed Izvol'skjy 'per persuaderlo gli hanno detto ed hanno fatto ripetere a Nish che ove la Serbia avesse fatto apprezzabili concessioni alla Bulgaria, la Triplice Intesa avrebbe garantita alla Serbia una importante espansione dana parte dell'Adriatico.

Vesnic mi ha assicurato che la parola Albania non è stata pronunziata. Vesnic ha aggiunto che certamente la Serbia intende realizzare la sua antica aspirazione di uno sbocco nell'Adriatico ma non ignora l'importanza degli interessi italiani e quindi si propone agire di pieno accordo eon l'Italia senza il cui consenso si comprende benissimo in Serbia che nessun cambiamento potrebbe avvenire. Vesnic ha detto anche che dalle conv~sazioni finora

avute con Delcassé e gli altri fwnzionari di questo Mi\nistero Esteri gli risulta che ciò si comprende anche (lui e non si pensa affatto che questione riguardante l'Adriatico possa regolarsi all'infuori dell'Italia.

(l) -Ritrasmesso a Vienna con t. 1233 del 15 dicembre, ore 16,30. Per la risposta di Avarna vedi D. 418. (2) -Vedi D. 359.
388

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 12355/881. Parigi, 14 dicembre 1914, ore 19,50 (per. ore 23).

Faccio seguito al mio telegramma 875 (1). Mi [è stato] confermato che la finanza franco-austriaca continua ad adoperarsi per la pace separata dell'Austria. In Svizzera si sarebbero [incontrati] Adler che rappresentò la finanza austriaca nell'affare delle ferrovie orienta!li e Spietzer già suddito aust~iaco e ora francese amico intimo di Caillaux e influentissimo nell'amministrazione della Società Generale. Quindi Spietzer sarebbe tornato qui dove agirebbe con grande circospezione e Adler sarebbe tornato a Vienna per informare Berchto1d il quale senza avere dato alcun incarico ad Adler e regolando in modo da poterlo sconfessare all'occorrenza, sarebbe però tenuto da >lui informato di tutto. Mi si assicura anche che una ventina di gdo-rni fa partì da Bucarest per Londra un redattore del Pester Lloyd incaricato opposizione ungherese di preparare in Inghilterra terreno per una intesa non già presso il governo ma presso stampa e opinione pubblica. Questo redattore del quale non mi è stato fatto il nome prima di partire si sarebbe recato da Tisza H quale mi avrebbe detto che come primo ministro doveva ignorare la sua missione ma che come ungherese gli augurava felice risultato (2).

389

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, GARRONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (3)

L. P. Costantinopoli, 14 dicembre 1914.

Nominato ambasciatore a Costantinopoli non per un passaggio di carriera che io avessi desiderato o chiesto, ma qual compimento di speciale missione, accettai, dopo razionali titubanze, quando mi parve di non potermi sottrarre al servizio che mi si chiedeva ed alla ,fiducia che in me si riponeva. Feci del mio meglio per riuscire ed ebbi il conforto di un benevolo apprezzamento dell'opera mia.

Venuto in Italia nell'aprile u. s. non mancai di osservare che la mia missione poteva considerarsi come compiuta e chiesi di essere sollevato dall'ufficio. Si insistette perché tornassi ancora (lui, per meglio consolidare quanto si riteneva già bene avviato nell'interesse del nostro paese. Ubbidii.

Una nuova situazione si è oggi creata colla guerra sopravvenuta, per la quale il compito mio viene necessariamente ad essere esaurito. Sono quindi le ordinarie attribuzioni Quelle che ora incombono al capo di questa missione.

Così essendo, io mi permetto di pregare V. E. di volermi esonerare dall'alto ufficio conferitomi.

Ciò non ho chiesto prima perché mi parve inopportuno il farlo subito rlopo scoppiata .la guerra. Ora però che essa si trascina da mesi, mi permetto rivolgere la mia preghiera a V. E. ritenendo che possa non essere considerata intempestiva e che sia quindi possibile secondaria.

Non debbo tacere a V. E. che anche ragioni di salute mi inducono a questa domanda. Da tempo soffro di insonnia restìa ad ogni cura. Ho assoluto bisogno di consultare il mio medico senatore Maragliano ed, occorrendo, qualche altro valente professionista. E questo motivo ha molto peso sulla mia determinazione perché mi spiacerebbe nn poter corrispondere convenientemente all'obbligo mio in momenti che richiedono qualche cosa di più dell'ordinaria energia. È dunque anche nell'interesse del servizio che io debbo chiedere quanto ora chieggio all'E. V. mia determinazione perché mi SP'iacerebbe non poter corrispondere 'conveguenze politiche per le erronee interpretazioni che non si mancherebbe di dare al provvedimento, massime in un ambiente sospettoso come questo lo è.

Mi permetterei quindi di suggerire a V. E. di 'Chiamarmi a Roma per conferire salvo a regolarizzare dopo la mia posizione in modo definitivo. Ed anzi della domanda mia converrebbe forse non far cenno con alcuno per ora.

Confidando nell'antica benevolenza dell'E. V. per veder secondato il mio desiderio, fondato su così serie considerazioni... (1).

(l) -Vedi D. 358. (2) -Questo telegramma fu ritrasmesso a Londra, Vienna, Berlino e Pietrogrado e Berna il 15 dicembre (T. 7118), alle ore 15, con l'istruzione di c fare indagini riservate circa negoziati Adler •. Per le risposte vedi DD. 409, 415, 419, 425 e 441. (3) -Da Archivio Sonnino, Montespertoli. Ed. in SoNNINO, Carteggio, cit., D. 65.
390

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. s. 1673/139. Vienna, 14 dicembre 1914, ore 23,03 (per. ore 4,35 del 15).

Telegramma di V. E. gabinetto segreto n. 1229/55 (2).

Incarico R. addetto militare e R. console generale in Trieste e Innsbruck fare opportune indagini in proposito.

Informo V. E., intanto, che barone Malfatti, deputato al Parlamento austriaco e podestà di Rovereto, che venne vedermi avantieri e che proveniva [dal Trentino] disse che in quelle regioni non era avvenuto recentemente [alcun arrivo] di nuove truppe. Egli aggiunse che :fortilficazioni sono in piena efficienza di armi e personale e che si stanno eseguendo ancora atttualmente lavori di trincee e sopratutto di posa di reticolati in fil di ferro, persino sovra le cime delle montagne.

Leva in massa nel Trentina non diede risultato molto soddisfacente, giacché numerosi chiamati alle armi preferirono varcare confine italiano. Uguale cosa accadde per molti feriti !rientrati .loro focolari per curarsi e che preferirono prendere la montagna e recarsi in Italia al ritorno in campagna, stante le grandi sofferenze materiali di questa guerra.

(l) -La risposta di Sonnino non è stata rinvenuta. (2) -Vedi D. 378.
391

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (1)

T. GAB. R. SP. 7/140. Vienna, 14 dicembre 1914, ore 23,30

(per. ore 3,30 del 15).

Mi risulta in v:ia indiretta e confidenziale, che signor Tschirschky, in seguito alle istruzioni impartite.gli da Jagow, sarebbe ieri riuscito a conVitncere Berchtold ad entrare in scambio d'.idee con il R. Governo, circa l'articolo settimo •e a stabilire quindi i compensi che gli competono in caso di occupazione militar~ o permanente da 'Parte dell'Austria-Ungheria nei Balcani, • Berchtold ha mantenuto, però, il principio espostomi nel colloquio avuto con lui in proposito (mio telegramma gab., riservato speciale, segreto

n. 137 (2) che le occupazioni fatte finora dalle truppe imperiali e reali in Serbia non avevano carattere temporaneo, bensì momentaneo, giacché non erano che una conseguenza delle operazioni militari.

Istruzioni concepite in modo molto conciliante sono state trasmesse ieri stesso nel senso suddetto al barone Macchio. Mi risulta che Berchtold avrebbe riconosciuto che sarebbe più opportuno di accogliere favorevolmente comunicazione da me fattagli in modo fermo, ma amichevolmente, in seguito istruzioni di V. E., e che avrebbero addotto a scusante del suo atteggiamento la circostanza che la mia [comunicazione] aveva avuto luogo proprio al momento in cui truppe austro-ungariche, in seguito avvenimenti militari, stavano evacuando quasi tutti i territori serbi da loro occupati, cosicché aperture stesse non avevano ragione d'essere. *

(l) -Ed. in LV 108, ctt., D. 5, con soppressione del brano tra asterischi e, integralmentein SONNINO, Carteggio, cit., D. 66. (2) -Vedi D. 371.
392

IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. POSTA 12344/1191. Durazzo, 14 dicembre 1914 (per. il 17).

Gli intrighi greci dalle parti di Valona, vagamente accennnati da Lori in vari telegrammi, sarebbero confermati dal convincimento di Essad, il quale afferma che questo Metropolita ed il Signor Varatassi non cesserebbero di istigare segretamente gli ortodossi e greci a combattere l'influenza dell'attuale Governo. Questo atteggiamento degli agenti ellenici in Albania, che contrasto colle dichiarazioni ufficiali di Atene, rende assai perplesso lo stesso Ministro di Serbia. Questi crederebbe spiegare forse il fenomeno tenendo COillto della soLita politica equivoca della Grecia, che vorrebbe mantenere anarchia in questo disgraziato paese colla speranza di estendervi, un giorno

o l'altro, la sua zona di occupazione. Sono notevoli in proposito le recenti parole di questo Metropolita abilissimo e cieco strumento della politica greca: • Non ostante l'Italia ed Essad, noi greci giungeremo sino ad impossessarci di Durazzo •. Ora tutti gli amici della Grecia si sono schierati contro Essad, che accusano di essere amico deH'Italia. Essad ritiene che i Greci preparino un centro di agitazione nei dintorni di Fieri per girare alle spallP Valona. Ho comunicato quanto precede al R. Console in Valona.

393

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, SALANDRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

L. P. Roma, 15 dicembre 1914.

Ti prego mandarmi una copia del documento o dei documenti del luglio 1913, a cui si riferiscono le cosiddette rivelazioni di Giolitti. Ho un piccolo dossier al r:iguardo, che sarà bene tenere al completo per ogni evento.

Ti rammenti che fin da ieri l'altro a sera -come scovrimmo per caso al Senato -Martini sapeva del ritrovamento del telegramma? Sarebbe· utile andare a fondo, tanto per colpire, se possibile, le continuate indiscrezioni di codesto ministero.

Martini \si trovò alquanto imbarazzato quando constatammJO ·che egU.i aveva saputo la cosa assai prima che tu l'avessi detta a me, e forse anche prima che la sapessi tu. Egli disse di averla sentita a pranzo, in casa Taverna, da Donna Laura Minghetti.

Se Donnna Laura è informata di quanto accade alla Consulta, saremo in mano di Biilow.

(l) Da BCL, Archtvto Salandra. Ed. in SONNINO, Carteggio, cit., D. 67.

394

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. S. 1682/403. Londra, 15 dicembre 1914, ore 9 (per ore 21).

In seguito ai vari colloqui avuti dopo mio ritorno riterrei non troppo errato sottoponendo a V. E. seguenti mie ~mpressioni complessive circa tendenze e disposizioni qui ora prevalenti a nostro riguardo.

1° -Intervento Italia nel conflitto sembrami senza alcun dubbio vivamente desiderato ritenendo che esso molto probabilmente seguito da quello della Romania potrebbe avere sotto il doppio aspetto militare e morale influenza efficace ad affrettare pace.

2° -Ugualmente bene accetta riterrei prospettiva di futura maggiore intimità deHe relazioni italo-inglesi a tutela interessi in base principio equilibrio Mediterraneo.

3° -Sulla possibilità o meno di raggiungere tale intento stabilendo fra le due Nazioni migliori vincoli di amicizia solida e duratura nonché di conseguente maggiore o minore acquiescenza da parte inglese alla realiizzazione completa delle aspirazioni specie di quelle attinenti aHa questione Mediterraneo eventuale spartizione Turchia asiatica etc. influenza non trascurabile potrebbero esercitare a maggior vantaggio nostri interessi due circostanze ossia scelta momento nostro eventuale intervento e cause apparenti con le quali esso sarebbe da noi presentato al pubblico inglese. Su questo punto parmi indispensabile tener bene a mente convinzione ormai radicata nella grandissima maggioranza popolo inglese di essere cioè esso sceso in campo non so·lo per difesa interessi nazionali ma anche per motivi di ordine morale e sentimentale di interesse generale europeo. Considerazioni queste che hannno speciale importanza agli occhi di Grey dal lato sentimentale suo carattere.

395

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, SALANDRA (l)

L. P. Roma, 15 dicembre 1914. Ti rimetto le copie dei documenti relativi alla cosiddetta rivelazione Giolitti (2).

Quanto alla notizia del ritrovamento (o alla domanda intorno ad un ritrovamento che avrebbe comunicata a Martini Donna Laura, per ragioni di ore dovrei escludere una indiscrezione del ministero.

Però farò le ricerche che sarà possibile.

(l) Da BCL, Archivio Salandra. Ed. in SONNINO, Carteggio, cit., D. 68.

(2) Vedi D. 393.

396

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 12389/1083. Berlino 15 dicembre 1914, ore 14,45 (per. ore 20,05).

In un'ultima conversazione avuta oggi con Bi.ilow egli mi ha ripetuto che rispondendo all'appello stato rivolto al suo patriottismo si reca a Roma con l'unico intento di valersi dell'esperienza e delle preziose conoscenze sue nel nostro mondo politico per contribuire al mantemmento deUe buone relazioni fra Germania e l'Italia, del suo affetto per la quale egli crede avere dato prova sufficiente perché nessuno possa metterlo in dubbio. Egli cercherà, beninteso continuando l'opera del suo predecessore, di far conoscere ed apprezzare in Italia i punti di vista del Governo germanico; ma cercherà soprattutto di far conoscere e valere i concetti direttivi che guidano l'azione del R. Governo e che non sono qui a tutti e non esatttamente noti. Ciò di cui spera si vorrà tener conto è della necessità nelle decisioni che potranno esser prese dall'una e dall'altra parte di • riservare l'avvenire • d~i rapporti fra i due paesi fra i quali non dovrebbe esistere alcun contrasto di interessi, ma che gli sembrano destinati ad intendersi sempre, anche quando [in seguito al] l'attuale conflagrazione europea, specialmente, l'altro Stato con cui hanno vincoli CC>muni dovesse cessare di esistere. Di allusioni come questa ad un eventuale disgregazione della vicina Monarchia ne constatai parecchie volte nei suoi discorsi Il Principe non si fa illusioni e non si dissimula le difficoltà del compito suo. Ci tiene, però, moltissimo e mi pregò con insistenza di dirlo a V. E., a confermare che non ha avuto mai e non avrà il più <lontano proposito di esercitare quello che alcuno ha voluto chiamare una • pressione • sul R. Governo. .AJppuntC> perché conosce bene l'Italia egli sa perfettamente che qua'lunque tentativo di tale natura, data la dignitosa fierezza del nostro carattere, non potrebbe che condurre ad un risultato diametralmente opposto a quello che si vorrebbe conseguire

ed è, soggiungeva fare grave torto al suo tatto ed alla sua esperienza anche soltanto il supporre che possa avervi pensato. Egli mi assicurava che non solo non aveva avuto conoscenza prev,entiva deill'arUcolo pubbLicato dal Tag che causò tanta polemica coi nostri giornali ma che ne disapprovava vivamente il concetto e la tendenza. Egli non conosceva nemmeno la smentita apparsa ieri nella Kolnische Zeitung (mio telegramma 1081) (l); iettala la trovava infelicemente redatta e poco opportuna.

Mi sono studiato, tenendomi sul terreno delle istruzioni ricevute, dal canto mio, di esporre il meglio che ho potuto a Bi.ilow quanto mi è noto

circa le direttive del R. Governo e circa le correnti di opinione pubblia dominanti in Italia.

Il Principe parte questa sera colla Principessa direttamente per Roma dove giungerà giovedi mattina.

(l) Il t. 12352/1081, del 14 dicembre, affermava che la corrispondenza della Ko!nische Zeitung relativa all'informazione di fonte francese che il principe Biilow portava in Italia il dono del Trentino era di ispirazione diretta del Dipartimento Affari Esteri. E aggiungeva: • Mi si assicura che con essa si è avuto in mira non tanto di smentire notizia in se stessa quanto di sventare manovre dei nemici della Germani che tentano di fare abortire missione del Principe •.

397

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1677/168. Berlino, 15 dicembre 1914, ore 15,55 (per. ore 0,10 del 16).

Telegramma di V. E. 7078 (1).

Non mi è fino ad ora riuscito ottenere informazioni positive circa la convenzione militare fra la Germania e la Turchia cui 'si riferiva il telegramma del R. Ambasciatore a Costantinopoli e alcune condizioni della quale sembrano del resto naturali. Mi è stata invece confermata, e questa volta per quanto in via confidenzialissima da fonte ufficiale, la notizia contenuta nel mio telegramma n. 157 (2) intorno alla stipulazione di un trattato di alleanza con la Turchia. I negoziati ehe sarebbero sul punto di essere conclusi furono condotti esclusivamente dal Governo germanico: ma questo si proporrebbe di darne poi comunicazione non solo a Vienna ma anche a Roma.

398

IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. RR. 12401/1195. Durazzo, 15 dicembre 1914, ore 16 (per. ore 20).

Essad pascià prevedendo fosco avvenire pel suo paese mi diceva recentemente esservi un solo rimedio, cioè un accordo fra Italia e Triplice Intesa, a meno che Italia, mettendo le mani avanti, occupi il passo coi mezzi ora relativamente ristretti che accorrerebbero, procurandosi la posizione del beato possidente al momento delle trattative di pace. Offerta spartizione Albania tra Serbia e Grecia contrasta cogli impegni rinnovati all'Italia all'inizio della guerra rispetto basi conferenza Londra, ma era inevitabile secondo concetto

Essad Pascià. Senonché più grave sarebbe il caso in cui si troverebbe Italia

per fare valere suoi diritti dinnanzi ad una minaccia del fatto compiuto

svalutando tutta la nostra azione diplomatica nell'Adriatico.

Con telegramma 1911 (3) ieri accennai a V. E. ai primi segni di una nuova avanzata greca che, secondo Essad, andrebbe fino a Scumbi, rendendo

!2) Vedi D. 303. !3l Vedi n. 392.

occupazione Vaiona effimera e dannosa perché ci taglierebbe da quel poco rimasto di militarmente ed economicamente vantaggioso. Naturalmente a me non spetta giudicare delle proposte o dei suggerimenti Essad.

(l) Vedi D. 372, p. 310, nota 1.

399

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. S. 1683/247. Bucarest, 15 dicembre 1914, ore 17,30 (per. ore 21).

Ieri sera è venuto a vedermi Ministro di Bulgaria ed ha cominciato col parlarmi del contegno dell'Italia e dei recenti discorsi delle LL. EE. il Presidente del Consiglio e l'On. Giolitti. Ho risposto che, come risuitava da tutte le manifestazioni ufficiali, l'Italia rimaneva neutrale pur vigilando per la tutela dei suoi interessi. Discorso è quindi caduto sulla nota diretta dal Sìgnor Radoslavov ai Ministri della Triplice Intesa di cui Suo telegramma 1230 (l) Radev dice che la comunicazione dei tre Ministri era stata una delusione giacché Governo bulgaro non poteva contentarsi di promesse vaghe e si attendeva all'offerta della Macedonia a cui sono escLusivamente volti gli sguardi del popolo bulgaro. Quindi risposta bulgara non poteva essere diversa da quella che è stata data e cioè di conferma della neutralità armata e vigile.

Ministro di Bulgaria è poi venuto a quello che era in realtà scopo della sua visita e cioè alla politica italiana di fronte Stati 'balcanici e mi ha chiesto che cosa vi sia di vero nelle notizie apparse sui giornali di una azione dell'Italia diretta alla formazione di una nuova lega balcanica o comunque di un accordo tra gli Stati balcanici. Ho risposto che nulla mi constava a tale riguardo e che le mie istruzioni mi imponevano semplicemente adoperarmi eliminare le cause di attrito tra Romania e Bulgaria. Queste istruzioni però non costituivano una novità né erano in relazione all'attuale guerra europea, giacché erano quelle stesse in forza delle quali avevo agito l'anno scorso alla Conferenza di Bucarest e quest'anno in occasione degli incidenti di frontiera in Dobrugia e corrispondevano alla tradizionale amicizia dell'Italia così per la Romania come per la Bulgaria.

Radev allora mi ha detto di essere venuto qui col proposito di mantenere col Governo romeno i migliori rapporti e ravvicinare sempre più i due Paesi ma essersi urtato ad una ostilità irreduttibile da parte non tanto dei Ministri personalmente quanto delle varie amministrazioni dello Stato. Principali cause di malcontento del Ministro di Bulgaria sono due: espulsione di bulgari sudditi romeni dalle provincie annesse sotto pretesto di spionaggio ed agitazioni irredentiste e gli ostacoli opposti al transito delle merci da e per Bulgaria sulle ferrovie romene. Radev oltre ad osservare che la espulsione non è ammirabi'le pei nazionali, nega che gli espulsi siano col

pevoli di Quanto viene loro addebitato e sostiene che le espulsioni sono provocate da gente avida di impadronirsi delle proprietà che secondo la legge speciale per la Dobrugia debbono essere· vendute all'asta

Circa transito egli sostiene che ad esso viene opposto un sistematico ostruzionismo dalle amministrazioni locali doganali e ferroviarie romene, mentre Governo bulgaro sarebbe prontissimo concedere in cambio ogni possibile facilitazione sulla linea Rustciuk-Sofia-Dedeagatch.

Gli ho risposto facendogli osservare che qui vi è chi ritiene che egli sia personalmente animato da sentimenti poco amichevoli e l'ho consigliato cercare di aggiustare le cose coi Ministri e Capi servizio competenti. Egl:i ha protestato vivacemente ed ha osservato che tutti i passi fatti da lui e dal personale della Legazione sono riusciti inutili ed in partico'larP. ha aggiunto che ogni qualvolta egli ne intrattiene Ministro delle Finanze, questi gli parla dell'entrata in campagna della Bulgaria o contro l'Austria-Ungheria

o contro Turchia. Ho replicato che io non potevo entrare in questa via che è contraria a'l contegno di neutralità mantenuto dal R Governo, ma che persistevo a credere che egli avrebbe potuto senza troppa difficoltà e con opportune concessioni accomodare affari pendenti trattandoli coi vari Ministri e Capi di servizio Radev ha concluso ch'ledendo interporre presso essi i miei buoni uffici.

Prima di farlo però ho creduto mio dovere riferire quanto precede a

V. E. e chiederLe impartirmi d'urgenza le sue istruzioni. Quantunque Radev sia, per i suoi precedenti e per attuale suo contegno persona pochissimo raccomandabile e per di più falso, oltre che ligio all'Austria-Ungheria, ritengo che le sue recriminazioni almeno per i due argomenti da lui indicati, abbiano un certo fondamento. Crederei poi possibile senza urtare in alcun modo questo Governo e conforme alle istruzioni contenute nel telegramma di V E. 1167 (l), intervenire amichevolmente presso i vari Ministri. Solo l'E. V. ha però gli elementi necessari per giudicare dell'utilità ed opportunità di questo mio intervento (2).

(l) Vedi D. 369, p. 306, nota 3.

400

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. S. 1684/249. Bucarest, 15 dicembre 1914, ore 20,30

(per. ore 1,10 del 16).

S. M. Regina Maria avendo manifestato desiderio parlarmi, ho chiesto ed ottenuto oggi udienza.

Regina mi ha parlato con grande benevolenza e franchezza. Mi ha detto che tra essa e il compianto Re Carlo si erano stabiliti negli ultimi anni rap

porti più che intimi affettuosi. Recenti avvenimenti però pur non diminuendo reciproco affetto, avevano messo l'allora Principessa ereditaria nell'impossibilità parlare della situazione internazionale col Re·; il quale non voleva neppure ammetttere possibilità che la Germania potesse non uscire vincitrice dalla presente guerra e che Romania potesse trovarsi in un campo diverso da quello della Germania.

Nuovo Re nel salire trono aveva idea non molto diversa da quella dello zio per quanto riguardava sfere militari tedesche·, ma riconosceva impossibilità far prendere armi alla Romania a fianco due Imperi Centrali. Infatti Regina mi ha detto che l'Imperatore Guglielmo aveva diretto al Re Ferdinando appena avvenuta morte Re Carlo una lettera che essa non aveva letto ma in cui aveva ragione di credere ·che vi fossero incitamenti per far entrare in guerra Romania a fianco due Imperi centrali Re Ferdinando aveva però detto all'Augusta Sua Consorte avere risposto dimostrando all'Imperatore di Germania asso~uta impossibilità far marciare Romania coll'Austria-Ungheria e la Germania.

Ho preso occasione da ciò per chiedere alla Regina se le constasse che la Germania avesse fatto nuovi passi a questo scopo presso Re Ferdinando od a mezzo Maresciallo von der Goltz, o per altra via.

Regina mi ha detto non sape,re nulla di assolutamente sicuro ma avere impressione che no, specialmente per quanto riguardava Maresciallo.

Circa Re Ferdinando Sua Maestà ha aggiunto che egli va abituandosi all'd,dea che la vittoria finale della Germania è tutt'altro che sicura e specialmente lo lusinga pensiero di una Romania più grande e potente.

Re Ferdinando ha però una grande diffidenza per la Russia il che è naturale essendo egli stato educato nel ricordo della Bessarabia romena del 1878.

Regina Maria mi ha quindi parlato del carattere chiuso dell'Augusto suo Consorte e mi ha detto essa cerca esercitare infLuenza su lui mediante azionè lenta ma assidua. Sua Maestà ha anzi usato paragone della goccia che fora la pietra. Questa azione si spiega nel senso non di fare correre al Paese delle avventure o di propendere per l'uno o l'altro dei belligeranti, ma mantenere Dinastia all'unisono col Paese, in modo che Romania al momento opportuno ottenga tutti i vantaggi che le circostanze possono offrirle.

Regina ha riconosciuto identità interessi esistenti fra Italia e Romania e assoluta mancanza di cause di dissensi. Ha quindi convenuto che i due Paesi debbono stare più uniti che sia possibile e mi ha promesso adoperarsi in questo senso presso Re Ferdinando. Mi ha poi raccomandato di andare udienza più spesso dal Re Ferdinando come facevo col Re Carlo. Mi ha pure invitato ohiedere udienza al Principe Ereditario col quale essa da qualche tempo è in completo accordo.

Regina Maria mi ha espresso sua ammirazione per l'Augusto nostro So

vrano e la Dinastia Sabauda di cui ha constatato assoluta identicità sentimenti

e aspirazioni col popolo :italiano. Infine Sua Maestà ha mostrato apprezzare

al suo giusto valore prova alta benevolenza data da S. M. il Re al Colonnnello

Rudeanu conferendogli éommenda Mauriziana e mandando insegne a mezzo

suo aiutante di Campo..

A codesto Ministero non sfuggirà eccezionale importanza di questa udien

ZJa e mi permetto esp:dmere avviso che si possa trarre partito della buona

26 -Documenti diplomatici -Serie V -Vol. II

volontà dimostrata dalla Sovrana mantenendo·ci con Essa in contatto più che Sua Maestà è destinata, per la popolarità di cui gode, ad avere sempre crescente influenza specialmente in fatto di politica estera. Ove V. E. sia dello stesso parere prego darmi regolarmente le opportune norme di linguaggio.

(l) -Vedi D. 198. (2) -Sonnino rispose come segue con t. 1240 del 17 dicembre, ore 20,40: • Approvo contegno tenuto da V. S. con Radev. Confermando mio telegramma 1167 autorizzo V. S. a seguitare costà col suo tratto abituale e senza impegnarsi ufficialmente azione conciliativa per eliminare dissensi bulgaro-romeni •.
401

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. 1680/117. Pietrogrado, 15 dicembre 1914. ore 20,35 (per. ore 3,25 del 16).

Un mio cO'llega della Triplice Intesa mi ha detto che a suo parere notevole ria,vvi•cinamento romeno-bulgaro va compiendosi sotto gli auspici di Vienna ed ha soggiunto che se ciò implicasse rinunzia da parte Gabinetto di Bucarest alle sue rivendicazioni in Transilvania si poteva prevedere una difficile situazione interna in Romania. Egli però riteneva probabile che fra Vienna e Bucarest sianvi intese per compensi alla neutralità Romania.

Ho osservato al mio collega che riavvicinamento romeno-bulgaro era stato patrocinato da Triplice Intesa ed è di ovvio interesse reciproco per quei due Stati. Sicché esso sembravami naturale e non abbisognare di altra interpretazione.

In queste sfere ufficia'li è ormai diffusa opinione che sull'intervento Ro

mania si debba fare scarso assegnamento (1).

402

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (2)

T. GAB. S. 1681/266. Parigi, 15 dicembre 1914, ore 20,45 (per. ore 0,10 del 16).

Telegramma di V. E. gabinetto n. 1226 (3).

Conversando con Delcassé ho fatto cadere il discorso sul futuro regola

mento dell'Adriatico e gli ho detto che noi avendo nell'Adriatico interessi di

primissimo ordine non avremmo mai potuto ammettere che tale regolamento

potesse avere luogo senza il nostro intervento e consenso.

Delcassé mi ha risposto che tale era anche la sua opinione.

(l) Ritrasmesso a Vienna, Parigi, Londra, Sofia e Bucarest con t. gab. 1239 del 17 dicembre, ore 12.

(2) Ed. in SONNINO, Carteggio, cit. D. 87, nota 3.

(3) Vedi D. 359.

403

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1685/268. Parigi, 15 dicembre 1914, ore 20,45 (per. ore l del 16).

Telegramma di V. E. gab. n 1178 (1). Nulla finora fa supporre che questo Governo abbia a favorire pretesa

d:i ammissione del Vaticano in una futura conferenza per la pace. Avendo tenuto parola a Delcassé degli articoli di Hanoteaux e Bourget chiedenti il ~istabiLimento delle relazioni diplomaHche tra Francia e Vaticano, Delca:ssé mi ha detto che la dichiarazione di guerra ha immobilizzato tutte le questioni politiche e religiose che possono dividere i francesi neU'intento supremo de1la concordia e che in alcun modo sia variato lo statu quo politico e religioso buono o cattivo che sia.

Quindi nessuna questione del genere di quella sollevata da Hanoteaux e Bourget potrà essere nemmeno semplice tema di discussione fino a che durerà la guerra.

404

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 12391/1086. Berlino, 15 dicembre 1914, ore 20,55 (per. ore 10 del 16).

Zimmermann mi ha confermato stamane che il Governo germanico del pari che il Governo austro-ungarico avevano subito accettato la proposta del Sommo Pontefice di un armistizio per le feste di Natale. Anche l'Inghilterra avrebbe aderito ma la proposta sarebbe caduta in seguito al rifiuto della Russia e della Francia. Zimmermann si spiegava il primo, non nusciva a comprendere i motivi del secondo.

405

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, E A PIETROGRADO, CARLOTTI (2)

T. GAB. 1235. Roma, 15 dicembre 1914, ore 21,30.

(Solo per Londra e Parigi) Il R. Ambasciatore a Pietrogrado telegrafa quanto segue (3).

(Per Pietrogrado) Telegramma di V. E. Gabinetto segreto n. 116.

(Solo per Londra e Parigi) Ho telegrafato a Carlotti quanto segue:

(Per tutti) Dobbiamo fare piene riserve sulla dichiarazione di Sazonov che Triplice Intesa non può considerarsi impegnata daHe deliberazioni di Londra concernenti l'Albania. Fino a che non esista una deliberazione formale in contrario, ed essa non può esistere senza la nostra partecipazione noi dobbiamo continuare· a presumere l'opposto. Per quanto riguarda il compatto nucleo mussulmano dell'Albania centrale, la cui sorte tocca cosi da vicino i nostri interessi, anche all'infuori di quelli prevalenti su Valona, noi pure incliniamo nel concetto che, dato che venissero invalidate, per lo svolgersi degli avvenimenti, anche col nost:m assenso, le deliberazioni di Londra, esso nucleo centrale dovrebbe venire contemplato separatamente non potendo appartenere ad alcuno degli Stati vicini.

(Per tutti) Tanto le comunico per opportuna norma di linguaggio (1).

(l) -Vedi D. 235. (2) -Ed. in SoNNINO, Carteggio, cit., D. 69. (3) -Vedi D. 370.
406

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. S. 1686/404. Londra, 15 dicembre 1914, ore 23 (per. ore 10,10 del 16).

Ebbi avantieri lungo privato colloquio con Nicolson che aveva desiderato vedermi. Lo trovai più sollevato di quanto lo avevo lasciato tre settimane fa in seguito vittoria navale britannica, successo serbo e sensibilmente migliorata situazione militare sul teatro occidentale. Truppe francesi si battono benissimo, loro morale è alto, fiducia nei Capi intera.

Joffre dispone ancora numero rilevante truppe non ancora entrate in azione che stanno ora armandosi istruendosi. Inghilterra invierà settimana prossima aùtre due divisioni. Dal primo marzo sarà in grado di spedire mensilmente sul continente 250.000 uomini di eccellenti truppe istruite equipaggiate con ottime artiglierie. Sul teatro orientale malgrado parziali insuccessi russi non vede motivo di seria apprensione. Sulla situazione in Egitto autorità competente tranquillissima. In complesso Nicolson pur nullamente dd,ssimulando serietà guerra esprimeva più che mai assoluta fiducia successo .finale che alla 1unga dovrà fatalmente arridere agli alleati. Per il momento non intravede possibilità di una prossima pace. Non crede verosimile Germania farà mai pace per deficienza munizion:i. Donde assoluta necessità rigorosissima sorveglianza ad impedire entrata metalli, gomma, ecc. Confermatami quindi favorevole impressione qui prodotta dalle dichiarazioni del Presidente del Consiglio e rivelata importanza primaria rivelazione Giolitti, mi chiese con marcato interesse impressione su discussione nostro Parlamento tendenza opi

nione pubblica lasciando intravedere speciaie sollecitudine per solidità presente nostro Ministero.

Risposi nel senso concordato con V. E. ed in termini analoghi a quelli mio -linguaggio con Grey (1). Nessuna anche lontana allusione fece egli ad eventuale intervento italiano e della delicata posizione Governo di Sua Maestà ebbe aria pienamente conscia. Accennò missione Biilow, non fece apprezzamenti la qualificò 'soltanto mo,ssa abilissima. Mi accorsi dover essa aver cagionato qui impressione e fornito materia a riflessioni e commenti. Al riguardo osservai sembrarmi che né Biilow né altri possa rLuscire a modificare direttive politica Governo di Sua Maestà cosi chiaramente enunciate dal Presidente del Consiglio e con tanto favore accolte dal Parlamento perché unicamente efficace tutela supremi interessi nazionali. Nicolson in conclusione disse Inghilterra uscirà da Questa guerra più unita rinvigorita e purificata.

Risultato relativamente uguale precede egli in Francia dove già si scorgono sintomi eloquenti di ravvedimento e tendenze ostili contro disonesti politicanti che dopo aver demoralizzato e sfruttato Nazione l'avrebbero per l'impari preparazione militare condotta a sicura disfatta.

(l) Per le risposte di Imperiali e Carlotti vedi DD. 422 e 426. Nessun riscontro a questo telegramma risulta pervenuto da Tlttoni.

407

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI (2)

L. P. Vienna, 15 dicembre 1914.

Ri,spondo aG.la tua gratissima del 10 corrente (3) rimessami dai corriere l'indomani del mio arrivo qui.

Le impressioni da me raccolte durante il mio soggiorno a Roma non hanno affatto modificato, ma confermato anzi l'opinione che manifestai al R. Governo prima ancora che si dichiarasse da noi la neutralità.

Persisto quindi a credere che la guerra coll'Austria-Ungheria è inevitabile, salvo che questa non s'induca a concederci il T'rentino ed una leggera rettifica di confine aH'Isonzo.

Sebbene la grandissima maggioranza del paese voglia la neutralità assoluta, una parte di essa però riconosce che l'Italia non potrebbe rimanere, alla conclusione della pace, colle mani vuote e desidererebbe ricevere quindi almeno il Trentino. Non parlo dei partiti d'azione, nazionalista, socialista riformista, ecc., che, per completare l'unità nazionale, spingono più che mai alla guerra.

Quanto al Governo, nonostante la formula elastica che forma la base della sua politica, esso ritiene che, se l'Austria Ungheria non consente alle cessioni suddette, esso non potrà uscire dalle gravi difficoltà interne che col farle la guerra ed a questa si prepara attivamente.

Si tratta in fondo d'una questione interna più che di una questione esteriore, di salvare, cioè, la dinastia e le ·istituzioni minacciate dai partiti •estremi. L'unico modo di salvarle consiste, secondo il governo, nel soddisfare il sentimento nazionale sia coll'ottenere, in via amichevole dall'Austria-Ungheria le concessioni territoriali che da noi si desiderano sia co·l conquistarle colle armi.

Ma potrebbe darsi, come dissi a Sonnino ed a Salandra, che per scampare dal pericO'lo che minaccia la dinastia e le istituzioni, il governo vada incontro a questo pericolo stesso.

Una sconfitta del nostro esercito o anche le grandi difficoltà che fossimo per incontrare in questa guerra, come la sua troppo lunga durata, ecc., potrebbero creare da noi un forte malumore e dare occasione ai partiti repubblicano, socialista ed anarchico di provocare una rivoluzione contro l'ordine di cose attuale. Ti dirò a questo proposito che le nostre condizioni interne, che non si conoscono abbastanza da tutti, sono pessime. Nella Romagna, nell'Umbria, Emilia e neHe Marche, ove si è contrari alla guerra, il governo non esiste che di nome. Questo feci rilevare a Salandra, il quale non negò la cosa aggiungendo che gli armamenti che si facevano ora non erano diretti soltanto a far la guerra all'Austria-Ungheria, ma anche a prevenire i rivolgimenti interni.

D'altra parte è da temere che una vittoria nostra sarebbe sfruttata dai partiti massone e francofilo che tenterebbero di abbattere la Monarchia.

A Sonnino parlai a lungo ripetutamente della situazione internazionale in generale. Gli dissi, tra le altre cose, che i nost:ri interessi sarebbero stati, a mio parere, più danneggiati da una vittoria della Tnplice Intesa che da quella degli Imperi Centrali. Era •indubitato, per ciò che riguardava il predominio dell'Adriatico ed i Baicani, che esso sarebbe stato sempre perso per noi sia che l'uno o l'altro gruppo di potenze fosse vittorioso.

Però se la Russia sconfigesse l'Austria-Ungheria, sebbene noi potremmo forse ottenere una parte delle provincie irredente, dovremmo lottare nei Balcani e ne11' Adriatico con una potenza giovine, come la Serbia, più temibile che l'Austria-Ungheria, perché inorgoglita dagli acquisti fatti e spalleggiata dalla Russia, la Quale cercherebbe di avvantaggiarla a nostra preferenza. Mentre l'Austria-Ungheria, se fosse vittoriosa, sarebbe per noi quella potenza debole, condannata a sfasciarsi -come ho sempre fatto capire a Roma -e colla qua·le avremmo maggiore facilità di intenderei.

Di più la vittoria dell'Intesa solleverebbe due grosse questioni, a cui da noi non si è avuto mai l'idea di riflettere abbastanza, quella del Mediterraneo in generale e del Mediterraneo orientale.

Coll'apertura degli Stretti la flotta russa apparirebbe nel Mediterraneo ed essa, unita ane flotte francese e inglese, dominerebbe quel mare con grave nostro danno, salvo che i dissapori tra la Russia e l'Inghilterra ora assopiti non fossero per risorgere in seguito. Inoltre la caduta dell'Impero Ottomano, conseguenza inevitabile della vittoria delle potenze dell'Intesa, condurrebbe alla spartizione, tra quelle potenze, del'l'Asia Minore. È ben vero che noi abbiamo il Dodecanneso e potremmo forse avere qualche altro briciolo di ter

ritorio, ma cosa sarà ciò di fronte agli estesi acquisti che farebbero le potenze deU'Intesa?

Le due questioni suddette non sorgerebbero in caso d'una vittoria degli Imperi Centrali e noi non avremmo a temere, in tale eventualità, la concorrenza d'alcuna potenza sia nel Mediterraneo occidenta'le sia in quello orientale.

Sonnino non disconobbe il buon fondamento di tale idea ma mi disse che la forza delle circostanze spingeva il governo in altra direzione dovendo esso pensare a soddisfare il sentimento nazionale.

Avendogli chiesto in quali casi i nostri interessi avrebbero potuto esser lesi, mi rispose che ciò avrebbe potuto avvenire in seguito ad un'occupazione della Serbia per parte delle truppe I. R.

Gli dissi allora che se il governo credeva voler prendere occasione di tale occupazione anche temporanea per iniziare eventualmente un'azione militare contro l'Austria-Ungheria esso doveva evitare innanzi tutto di commettere qualsiasi atto di feHonia, ma agire colla maggiore franchezza e lealtà, tanto più che l'art. 7 del trattato gli dava una base giuridica per entrare in discussione col Governo I. e R., la quale avrebbe potuto essere appo-ggiata utilmente sul pvecedente di Libia.

Poteva però darsi che conte Berchtold avesse obiettato che le occupazioni finora fatte in Serbia non cadevano sotto il disposto di quell'articolo non essendo che una conseguenza delle operazioni militari. Ma qualora avesse consentito ad uno scambio di idee con noi al riguardo non era mai da supporre che esso si inducesse a concederci, come compenso, il Trentino ed una retttfica di frontiera all'Isonzo, salvo che noi partecipassimo preventivamente alla guerra a fianco degli alleati.

Sonnino allora osservò che se il governo I. e R. si 11ifiutasse di farci tali cessioni il R. Governo avrebbe denunciato il trattato ed avrebbe quindi aspettato il momento opportuno per agire, iniziando intanto trattative colle potenze dell'Intesa.

Feci notare a Sonnino che la denunzia del trattato sarebbe stata indubbiamente considerata dai nostri ex-alleati come un preludio d'una nostra entrata in campagna. Era da aspettarsi che l'Imperatore Guglielmo, data la sua indole che ama le situazioni chiare, avesse agito come aveva agito colla Russia e la Francia eol prendere • le devant •, sia rivolgendoci un ultimatum, sia assumendo a nostro riguardo un atteggiamento che non avrebbe potuto non condurre ad una ,guerra immediata.

Se noi non avessimo allora già mobilitato l'esercito e se questo non fosse pronto a marciare subito, noi non avremmo potuto far fronte ad una invasione del nostro territorio da parte delle truppe austro-germaniche.

Per cui, prima d'inizi,are una discussione col gov;erno I. e R. sull'art. 7, la quale non avrebbe potuto protrarsi oltre un mese o mese e mezzo, il R. governo doveva constatare se il nostro esercito sarebbe stato già pronto ad entrare in campo, trascorso Quel periodo di tempo, giacché altrimenti avremmo potuto trovarsi a mal punto.

Ma ad ogni modo mi sembrava che non ci convenisse di precipitare le cose per vedere la piega che prenderebbero gli eventi, essendo nel nostro interesse riservarci sempre la libertà di scegliere il momento in cui avremmo creduto di entrare in campo ed evitare di essere trascinati aHa guerra per volontà altrui in un momento che non fosse di nostra convenienza.

Sonnino, pur consentendo su ciò, insistette sulla urgenza d'iniziare la discussione dicendo che, ove essa non ci facesse raggiungere l'intento, avremmo avuto sempre il tempo di mobilitare l'esercito prima che l'Austria-Ungheria e la Germania avessero potuto mandare le loro forze in Italia.

Comunicai quanto precede al Re, che approvò e mi disse ne avrebbe intrattenuto Salandra, al quale mi pregò di parlarne. Fu in seguito a ciò che venne combinato H passo che sai. Il telegramma diretto a te ed a me (2) venne letto, me pre•sente, da Sonnino a Salandra. Il passo fu già da me fatto giovedì scorso (3) ed ebbe H risultato da me previsto. Berchtold dichiarò che le occupazioni fatte finora dalle truppe

I. e R. in Serbia non erano temporarie, bensi momentanee non essendo esse che la conseguenza delle operazioni militari. Per cui non credeva poter procedere per ora con noi ad uno scambio di idee circa l'art. 7, giacché questo non poteva applicarsi alle occupazioni suddette. Era però disposto a farlo qualora il governo I. e R. avesse proceduto a vere occupazàoni temporarie e permanenti.

E tu hai già parlato della questione a Zimmermann? Cosa egli ti ha detto?

Sonnino e Salandra speravano che, in seguito al tuo passo, i'l Gabinetto di Berlino avrebbe agito a Vienna per indurre il conte Berchtold a discutere con noi la questione e ad addivenire poi alla cessione del Tn;ntino ed alla rettifica di confine all'Isonzo.

In tale speranza erano confortati dal prossimo arrivo a Roma di Btilow, perché credevano che questi, anche nel proprio interesse, per non esporsi ad un insuccesso, avrebbe fatto ogni sforzo per far conseguire al R. Governo l'intento cui mira.

Credo che si facciano delle grandi illusioni.

Secondo me non si può pensare alle cessioni di cui si tratta, come già ti dissi ed affermai a Sonnino e Salandra, se queste non sono precedute da una nostra partecipazione alla guerra a fianco degli alleati non avendosi qui né a Berlino l'intenzione di pagarci la neutralità.

Non v'ha dubbio pe·rò che una nostra entrata in campagna contro l'Austria Ungheria, che sarebbe seguita da quella della Rumania, aumenterebbe di molto le difficoltà in cui si trovano attualmente i due Imperi Centrali. Se essi si sentono abbastanza forti per far fronte a questo duplice attacco avrebbero ragione di non venire a patti con noi. Ma nel caso contrario, sarebbe di buona politica di accontentarci. Ciò ci eviterebbe i rischi di una lunga guerra, nonché i pericoli interni, ma non rialzerebbe certo il nostro prestigio morale per l'indegno ricatto che avrebbo fatto.

Sai tu per quali ragioni Biilow ha desiderato andare in questo momento a Roma a ·sostituire Flotow? A quanto mi disse Monts (3), egli stesso avrebbe

sollecitato tale nomina. Se Biilow non ravesse chiesto avrei pensato che si recava a Roma per pura abnegazione, per ottemperare, cioè, agli ordini dell'Imperatore. Ma la domanda di lui farebbe supporre che si faccia sulle cose nostre soverchie illusioni ed abbia la presunzione di • maitriser • la situazione.

D'altra parte però come si può credere che Biilow, che è eccessivamente ambizioso e vano, voglia esporsi così leggermente ad un insuccesso certo. Ciò farebbe credere che abbia nelle mani • un atout •, di cui valersi per riuscire all'evenienza nella sua missione Ma quale potrebbe essere questo

• atout •? Francamente non arrivo a trovarlo. Berchtold e Tschirschky ignorano quale sia il vero scopo della missione di Biilow. Se tu sapessi qualche cosa ti prego di dirmelo.

A Roma domandai a varie persone del ministero e tra altri ad Orsini quando tu saresti venuto. Ma nessuno seppe dirmi nulla di positivo. Non volli domandarlo a Sonnino, né a De Martino, al primo per discrezione, al secondo perché o non mi avrebbe detto la verità o mi avrebbe risposto molto vagamente.

Però, da quanto potei rtcavare, mi è sembrato che l'ambiente non ti fosse in generale molto favorevole. Un personaggio, di cui non posso dirti il nome, ·che facilmente indov·inerai, mi disse non vi era ora più vero contatto tra Berlino a Roma e che a Berlino si era mal rappresentati perché tu eri più tedesco che italiano.

Ciò non ti deve sorprendere: tale addebito è stato fatto più volte a me tacciandomi d'austriacante, perché ho riferito sempre secondo coscienza e non secondo randazzo della nostra opinione pubblica.

Bada che ti ho parlato come tu hai voluto • proprio francamente da vecchio amico •, come fe•C'i sempre quando eri al ministero. Aspetto però che tu pure ti comporti meco nello istesso modo, considerando le cose che ti ho detto come riservate esclusivamente alla tua persona.

Dimenticavo dirti che Sonnino mi confidò che nessuna trattativa era avvenuta colle Potenze nell'Intesa. San Giuliano aveva fatto tentativi in tal senso a Londra, che avevano seg.uito le vicende della guerra. Ma essi non avevano avuto alcun risultato pratico, perché a Londra non si era disposti ad entrare in negoziati con noi che nel caso soltanto che avessimo partecipato alla guerra a fianco delle potenze dell'Intesa. Imperiali mi confermò la cosa dicendomi che le trattative coll'Inghilterra furono iniziate in modo molto vago e che furono abbandonate quando si accentuarono le vittorie della Germania.

Sonnino non mi è sembrato più quella persona serena, calma e riflessiva d'una volta. Egli è d''indole piutrtosto dura e non abbastanza • souple • per il posto che occupa.

A quanto mi diceva, al momento in cui scoppiò la guerra egli e·ra d'opinione che dovessimo associarci ai nostri alleati, ma aveva in seguito modificato tale sua opinione.

Mi risulta poi ch'egli spingerebbe più tosto alla guerra e che da alto si cerca di frenare per ora questo suo eccessivo ardore. Credimi sempre con antica cordialissima amicizia.

P. S. -Riapro la [ettera (l) per aggiungere ch'ebbi comunicazione della tua conversazione con Jagow (2) e che, in seguito alle istru2lioni di Sonnino, parlai di nuovo della questione a Berchtold (3). Egli fu più conciliante: consentì allo scambio di idee, ma mantenne il principio da lui enunciato nel precedente colloQuio circa l'occupazione temporaria.

Ti prego di tenere per te quanto ti dico circa i miei colloqui con Sonnino.

(l) Vedi D. 373.

(2) Edita, con omissioni ed inesattezze, in Carteggio Avarna-Bollati, cit., pp. 31-36.

(3) Vedi D. 365.

(l) -Vedi D. 360. (2) -Vedi D. 371. (9) -Vedi D. 239.
408

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO AGLI AMBASCIATORI, A BERLINO, BOLLATI, A VIENNA, AVARNA (4)

T. GAB. R. SP. 2. Roma, 16 dicembre 1914, ore 18.

(Per Berlino) Suo telegramma n. 166 Gabinetto (5). Il R. Ambasciatore a Vienna mi telegrafa quanto segue: • (telegramma da Vienna Gabinetto n. 137) • (6). Ho risposto ad Avarna come appresso:

(Per Vienna) Le comunico per ora a titolo d'informazione personale il seguente telegramma del R. Ambasciatore a Berlino: • (telegramma da Berlino Gabinetto n. 166) •.

Rispondo al suo telegramma Gabinetto n. 137. (Per entrambi) La tesi sostenuta dal conte Berchtold mi reca sorpresa. Approvo le risposte dategli da V. E. Non possiamo accettare la distinzione di Berchtold fra occupazioni temporanee e occupazioni momentanee risultanti da operazioni di guerra. Questa distinzione è contraria allo spirito e alla lettera dell'articolo VII.

* Non abbiamo fatto questione perché codesto Governo ha omesso di accordarsi con noi prima di passare la frontiera serba, come ne avrebbe avuto obbligo in forza dell'articolo VII. Con ciò abbiamo dato larga prova del nostro amichevole intendimento di tener conto delle esigenze militari dell'AustriaUngheria *. Ma pel fatto dell'avanzata delle truppe austro-ungariche in Serbia e della occupazione di quel territorio essendosi nominato perfino un Governatore militare di Belgrado, deriva a codesto Governo l'obbligo dell'accordo coll'Italia sulla base di compensi.

Neppure possiamo accettare l'argomentazione del conte Berchtold riguardo il precedente della guerra libica. Allora l'Austria-Ungheria, sulla base dell'ar

ticolo VII ci impedì non solo occupazioni temporanee o momentanee, ma anche semplici operazioni di guerra, come bombardamenti, senza occupazione. Questa attitudine dell'Austria-Ungheria ci recò gravissimo danno sia dal punto di vista militare, sia da quello politico, poiché incoraggiò alla resistenza la Turchia che si sentiva indirettamente appoggiata e protetta. Non vale l'argomento che durante la guerra libica lo statu quo era minacciato da noi.

L'articolo VII parla espressamente dello statu quo in Oriente e nella regione dei Balcani e non già dell'Impero ottomano come tale. E la spedizione militare dell'Austria in Serbia ha precisamente turbato lo statu quo e l'equilibrio previsti dall'articolo VII. Ripeto che noi non abbiamo dato all'articolo VII l'applicazione proibitiva sostenuta da codesto Governo durante la guerra libica, ma non abbiamo inteso né intendiamo con ciò rinunciare ai diritti che dall'articolo stesso ci sono assicurati.

È bene, in proposito, ricordare i termini stessi usati da codesto Governo nelle sue comunicazioni durante la guerra libica.

Col telegramma n. 631 del 5 novembre 1911 V. E. informava averle il conte Aehrenthal dichiarato che • una nostra azione sulle coste ottomane della Turchia Europea come sulle isole del mar Egeo non avrebbe potuto essere ammessa né dall'Austria ne dalla Germania perché contraria al Trattato di Alleanza •. Tale dichiarazione fu fatta a V. E. in seguito alla voce corsa che navi da guerra italiane avrebbero fatto proiezioni elettriche nelle vicinanze di Salonicco.

Col telegramma del 7 novembre 1911 n. 647 V. E. informava che • Aehrenthal considera bombardamenti dei porti della Turchia europea quali Salonicco, Cavalla, ecc., come contrarii all'art. VII •. Nell'aprile 1912, suo telegramma n. 109 del 21 aprile) Berchtold mosse vive lagnanze perché la squadra italiana davanti i Dardanelli, rispondendo ai colpi di cannone di quei forti, li danneggiava; in Quella occasione Berchtold le dichiarò che • se R. Governo desiderava riprendere la sua libertà d'azione Governo Imperiale e reale avrebbe potuto fare altrettanto. Però egli non avrebbe potuto ammettere che noi avessimo fatto in avvenire operazioni simili o quallsiasi azione dn opposizione al punto di V!ista manifestato nei colloqui precedenti. Se una operazione simile fosse stata da noi eseguita, avrebbe potuto avere conseguenze gravi •.

Alla osservazione di V. E. che il R. Governo aveva ripetutamente dichiarato di non poter ammettere fosse intaccata l'integrità e l'indipendenza politica ed economica della Serbia, giacché ciò era contrario ai nostri interessi e al disposto del trattato, Berchtold replicò che il Governo imperiale e reale non aveva affatto intenzione di • annientare • la Serbia. Non posso considerare questa risposta come soddisfacente. Tra il mantenimento dell'integrità e dell'indipendenza politica ed economica da un lato, e l'annientamento dall'altro, vi è un largo margine che appunto deve formare oggetto e base di negoziato e accordo fra noi e l'Austria conforme le disposizioni del trattato. Occupazioni territoriali anche parziali permanenti o temporanee, oppure qualsiasi vantaggio di carattere non territoriale, e anche di sola influenza politica o di privilegi economici debbono formare argomento di previi accordi sulla base di compensi. Quindi non basta che il conte Berchtold le abbia dichiarato esser disposto venire ad accordi in caso di vere occupaziOni anche temporanee.

E mi rincresce che il conte Berchtold non creda che sia il caso di venire per ora a uno scambio d'idee con noi. Prego V. E. insistere con lui sostenendo il nostro punto di vista. L'accordo, a mente dell'articolo VII, dev'essere preventivo, e non contemporaneo o consecutivo al fatto o ai fatti che danno luogo al negoziato e all'accordo medesimo.

Voglia V. E. tener presente che consideriamo come gravemente dannosa ai nostri interessi l'eventualità di prolungate conversazioni con Vienna circa !a interpretazione di massima dell'articolo VII, mentre maturino gli avvenimenti che ci facciano trovare di fronte a fatti compiuti.

Nel colloquio che Ella avrà col conte Berchtold voglia confermargli quanto Le comunicavo col mio telegramma del 9 corvente (l) circa le tendenze che si constano nel Parlamento e nella opinione pubblica, e circa la somma opportunità nel comune interesse, di stabilire le relazioni fra i nostri due paesi sopra una solida e permanente base di fiducia e di 'costante amicizia (2).

(l) -Evidentemente alcuni giorni dopo; almeno il 19 dicembre. (2) -Vedi D. 367. (3) -Vedi D. 434. (4) -Ed. in LV 108, cit., D. 6, con soppressione delle parti tra asterischi, e, integralmente in SoNNINo, Carteggio, cit., D. 70. (5) -Vedi D. 367. (6) -Vedi D. 371.
409

IL MINISTRO A BERNA, PAULUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 12421/364. Berna, 16 dicembre 1914, ore 18,30 (per. ore 21,40).

Telegramma di V. E. 7118 (3) -Pace separata dell'Austria. Non ho potuto ancora accertare in modo positivo se ed in quale città della Svizzera abbia avuto Luogo incontro dei due finanzieri Adler e Spitzer ma persona che è negli affari mi ha detto esser qui corse in questi circoli finanziari serie voci circa passi che avrebbe tentato Austria appena occupata Belgrado per una pace separata colla Russia. D'altra parte da buona fonte so che la Spagna sarebbe stata pregata dall'Austria di investigare (sonder) la Russia per sapere a quali condizioni avrebbe allora concluso la pace. Il mio interlocutore al quale non nascondevo il mio pensiero che simili tentativi fossero fatti e ci fossero lasciati trapelare per lo scopo evidente di indurre Italia e Rumania ad uscire al più presto dalla neutralità mi ha risposto egli credeva, e che lo si credeva qui pure, tentativi siano fatti all'insaputa del Conte Berchtold ma d'accordo Tisza, essendo l'Ungheria già stanca della guerra. Telegraferò nuovamente a V. E. appena avrò sicure informazioni sull'Adler e sul nego:òiato qui (4).

(l) -Vedi D. 360. (2) -Per la risposta di Avarna vedi D. 434. (3) -Vedi D. 388, p. 320, nota 2. (4) -Vedi D. 438.
410

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. S. 1691/269. Parigi, 16 dicembre 1914, ore 21 (per. ore 1,40 del 17).

In via strettamente confidenziale e segreta mi è stata riferita tutta la conversazione che con Poincaré ha avuto il Signor Guetov, giornalista bulgaro amico e persona di fiducia di Radoslavov, il quale è venuto qui con consenso di Stanciov e viaggiando con passaporto nel quale è qualificato come ... (l) di Bulgaria a Parigi. Alla conversazione per volere di Poincaré assisteva MoV1aCOifs giornaLista uffiicioso al servizio dell'Eliseo il quale già aveva accompagnato Guetov da Delcassé e da Briand.

• Guetov entrò in materia ringraziando Poincaré per aver influito a Bucarest per impedire l'entrata delle truppe romene a Sofia. Poincaré rispose che la Francia aveva sempre mostrato interesse per la Bulgaria e che una prova ne era il passo recente della Triplice Intesa a Sofia per assicurare alla Bulgaria un aumento territoriale alla fine della guerra. Però ha osservato che gli dispiaceva che in Bulgaria malgrado ciò ci fosse un partito per la neutralità ed uno per un intervento a favore Austria, mentre non vi è un partito per la Triplice Intesa e ciò faceva dubitare che la Bulgaria mantenesse davvero la promessa di neutralità specialmente verso la Romania. Guetov ha risposto non solo questi dubbi essere infondati ma che erano ingiuriosi per la Bulgaria dopo che Radoslavov aveva non solo affermato la neutralità accettando la presa d'atto formale di tale affermazione da parte Potenze della Triplice Intesa, ma aveva più specificatamente dichiarato che in nessun caso avrebbe attaccato Romania nemmeno se questa avesse aperto le ostilità verso l'Austria. Mentre Delcassé e Briand pur dicendo a Guetov che la Bulgaria doveva essere persuasa del successo fin da questo momento della Triplice Lntesa avevano soggiunto che la Francia non faceva pressione sugli Stati neutrali perché partecipassero alla guerra al lato della Triplice Intesa lasciando au essi di provvedere a propri interessi, Poincaré ha detto esplicitamente a Guetov che la Bulgaria dovrebbe nel suo interesse uscire dalla neutralità non già per attaccare l'Austria perché ciò sarebbe troppo domandarle, ma per attaccare la Turchia riprendendosi non solo Adrianopoli ma per giungere fino a Rodosto poiché dopo la guerra i Dardanelli saranno aperti a tutti gli Stati e quindi non vi sarà alcuna difficoltà perché i bulgari abbiano uno sbocco nel Mar di Marmara. Guetov ha risposto gli occhi di tutti i bulgari non sono rivolti verso Adrianopoli ma verso la Macedonia e Poincaré ha replicato che anche dalla parte della Macedonia la Triplice Intesa come ha dichiarato a Sofia si adopererà perché la Bulgaria abbia dei compensi. Avendo Guetov riparlato della Romania e detto che l'Italia si era rivolta alla Romania stante la comunanza di interessi ed analogia della loro posizione nella presente crisi, Poincaré gli ha risposto: • Dite piuttosto la Romania si è rivolta all'Ita

lia senza la quale le è difficile entrare in azione contro l'Austria nel prossimo febbraio, come desidererebbe •. Poincaré ha soggiunto che anche la Bulgaria dovrebbe rivolgersi all'Italia e che Romania, Bulgaria e Italia dovrebbero procedere insieme.

Riprendendo poi la questione della neutralità bulgara, Poincaré ha detto che la Romania dovrebbe essere persuasa che nulla ha da temere dalla Bulgaria poiché malgrado dichiarazioni di Radoslavov è questo timore che la trattiene ancora dallo attaccare Austria.

Guetov ha osservàto che la Romania non si muove non già per timore della Bulgaria, ma perché il successo iniziato dalla Russia in Polonia si è arrestato e non si può prevedere come le cose colà andranno a finire. Guetov ha impegnato con Poincaré la sua parola d'onore di non riferire la conversazione avuta con lui che al solo Radoslavov e a nessun altro.

(l) Gruppo tndecifrato.

411

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1690/270. Parigi, 16 dicembre 1914, ore 21 (per. ore 24).

Lahovari e Stanciov sono venuti a dirmi ciasauno separatamente che Romania e Bulgaria desidererebbero molto che noi occupassimo Valona essendo loro interesse che l'Italia si stabilisca fortemente sulla sponda orientale dell'Adriatico per fare equilibrio alla Serbia e alla Grecia le quali certamente in caso di successo della Triplice Intesa si estenderanno molto verso l'Adriatico l'una al Nord e l'altra al Sud. Stanciov poi venendo a parlare della Turchia mi ha detto certamente la Bulgaria non l'attaccherà per ora. La Bulgaria a suo avviso si trova verso la Turchia nella stessa posizione dell'Italia e Romania verso l'Austria. Se Austria e Turchia si sfasceranno è evidente che prima che si faccia la pace Italia, Romania e Bulgaria si precipiteranno ad occ,upare i territori su cui vantano diritti e per impedire che altri li occupino e perché la conclusione della pace trovi a sé [sic] il fatto compiuto.

412

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, SALANDRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

L.P. Roma, 17 dicembre 1914.

Btilow è arrivato senza inconvenienti, ricevuto da Camporeale, Santini e parecchi tedeschi, ed è andato a Villa Malta. Pare che voglia andare il

meno possibile a Palazzo Caffarelli. Si son date tutte le disposizioni perché gli sia evitato ogni possibile sgarbo.

Ti prego intanto -per rimetterle a posto e ritirarle all'occorrenza rimandarmi le copie delle lettere da lui scambiate con San Giuliano (1). Prendine copia, se vuoi.

(l) Da Archivio Sonnino, Montespertoli. Ed. in SoNNINO, Carteggio, cit., D. 71.

413

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, SALANDRA (2)

L. P. Roma, 17 dicembre 1914.

Ti ritorno Je lettere San Giuliano-Biilow (3). Oggi do le istruzioni a Galli pel console a Valona e per Aliotti (4), secondo quanto Ti ho detto ieri al Senato. Galli torna al suo posto a Durazzo.

414

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, GARRONI,

T. 7160. Roma, 17 dicembre 1914, ore 15.

R. ministro a Durazzo telegrafava quanto segue:

• Sembra vada lentamente propagandosi agitazione fomentata dal partito austro-turco ciò che rende aspra, disagiata la situazione dell'attuale Governo. A rinforzare la posizione Essad gioverà però arrivo immediato e spedizione di circa 6.000 Dibrani già segnalati a Kroia coi quali sembra probabile uno scontro con quelli di Tirana e Elbassan guidati da Ufficiali Giovani Turchi.

Ai Dibrani Essad si è impegnato dare 60 franchi per persona al mese • (telegramma da Durazzo 12420/1200). Prego V. E. fare serie rimostranze presso codesto Governo per l'azione spiegata da ufficiali turchi in Albania.

Abbiamo avuto dalla Sublime Porta ripetute assicurazioni di astenersi da attitudine a noi contraria in Albania e ci attendiamo di vedere eseguite le promesse.

L'Italia è interessata al mantenimento dell'ordine in Albania e qualsiasi azione intesa a fomentarvi lotte intestine è dal Governo considerata come contraria alle nostre direttive politiche.

Prego V. E. richiedere il pronto invio di istruzioni agli ufficiali ed emissari ottomani in Albania provvedendo al loro ritiro (1).

(l) Vedi serie V, vol. I, DD. 342 e 524.

(2) Da BCL, Archivio Salandra. Ed. in SONNINO, Carteggio, cit., D. 72.

(3) -Vedi D. 412. (4) -Vedi D. 416.
415

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 12464/975. Londra, 17 dicembre 1914, ore 15,30 (per. ore 20,30).

Telegramma di V. E. n. 7118 (2).

In questa stampa sono ricominciate voci pace separata austriaca. Times vi accennò incidentalmente avantieri altri giornali riprodussero telegramma Journal de Gèneve con notizie di trattative austro-russe fallite per eccessive pretese russe.

Benckendorff cui chiesi quale fondamento avessero notizie disse esserne affatto ignaro. Egli personalmente ne escludeva ogni veridicità; mi parve però lo facesse con enfasi alquanto minore che in passato. Osservò difatti risultargli in modo sicuro che in Austria e specialmente in Ungheria irritazione contro la Germania è sempre in aumento. Aggiunse se Austria volesse provvedere ai casi suoi e fosse libera di farlo, il concludere pace anche a condizioni onerose sarebbe da parte sua nelle condizioni presenti atto di saggezza. Anche al Foreign Office pace separata continua per ora almeno non apparire probabile pur rilevandosi che sarebbe comun(}Jue interesse austriaco di concluderla per salvare ancora il salvabile.

In generale, come ho già riferito non scorgo in questo pubblico alcun sin

tomo di deliberata irreconciliabilità contro Austria oggetto piuttosto di com

passione che di vera ostilità.

Ricordando anche linguaggio di Grey (mio telegramma Gabinetto nu

mero 385) (3) sarei in complesso inclinato ad intuire che se Austria dimostrasse

oggi seriamente intenzione di pace separata qui d'accordo con Parigi non

solo non si solleverebbero ostacoli ma se mai si eserciterebbe a Pietrogrado

influenza per facilitare avvenimento che costituirebbe per alleati indiscuti

bile positivo successo soprattutto morale e segnerebbe primo passo verso pace

generale. Resta però sempre a vedersi quali sono vere intenzioni e disposizioni

a.ustriache e su questo punto solo R. Ambasciata a Vienna è in grado di espri

mere autorevole parere (4).

(l) -Per la risposta di Garroni vedi D. 427. (2) -Vedi D. 388, p. 320, nota 2. (3) -Vedi D. 190. (4) -Questo telegramma venne ritrasmesso a Parigi, Pietrogrado, Berlino, Vienna, Nish e Bucarest il 18 dicembre, ore 15 (T. 7179) con la seguente aggiunta di Sonnino: c Rinnovo istruzioni V. E. di vigilare e riferirmi con la maggiore diligenza sull'oggetto summenzionato •.
416

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO A DURAZZO ALIOTTI, E AL CONSOLE A VALONA, LORI

T. s. N. (1). [Roma, 17 dicembre 1914] (2).

(Per entrambi) Riservatissimo per Lei solo -Decifri Ella stessa.

Per ragioni imprescindibili di politica internazionale il R. Governo è venuto nella decisione di procedere all'occupazione militare di Valona sempre però dichiarando di agire sulla base delle deliberazioni di Londra alle quali esso intende attenersi.

(Per Durazzo) ho quindi telegrafato come segue al R. console a Valona e ne dò per ora comunicazione alla S. V. per sua notizia esclusivamente e strettamente personale.

(Per entrambi) Occorre che V. S. provochi accortamente e senza alcun modo scoprirsi un incidente locale tra albanesi, in seguito al quale le venga rivolto dalla commissione municipale l'invito di ristabilire l'ordine mediante uno sbarco di marinai italiani. È preferibile evitare che l'incidente sia provocato da abitanti del territorio circostante a Valona e per ciò il Capitano Castoldi suggerisce di dare occasione a qualche tumulto entro la città per parte dei profughi. Si potrebbe far correre voce che il municipio abbia ricevuto grandi somme da distribuire ai profughi stessi, i quali immancabilmente entrerebbero in città tumultuando con sparo di fucillate.

Allo scopo di evitare che il Municipio chieda soccorso a Essad prima che a noi, sarà opportuno che V. S. faccia esplicitamente intendere alla Commissione municipale, prima che avvenga l'incidente, che in nessun caso ammetteremo la venuta di gheghi a Valona.

Castoldi suggerisce che V. S. si valga dell'opera di Bernasconi e Tchaco.

Voglia telegrafarmi a quanto ella calcola la spesa occorrente al compimento di questo piano. Qualora poi ella abbia suggerimenti da dare in proposito pregola telegrafarmi d'urgenza essendovi motivo di affrettare il nostro progetto,

(Per Durazzo) Nel caso che malgrado tutto il Municipio di Valona domandi soccorso a Essad, sarà compito di V. E. indurlo a declinare la richiesta facendogli ·chiaramente intendere •che deve essere assolutamente escluso l'dnvio di gheghi a Valona, e che Essad deve trovar modo di evitarlo se tiene all'appoggio e all'amicizia del R. Governo.

27 -Documenti diplomatici -Serie V -Vol. II

(l) -n documento fu comunicato verbalmente dal console Carlo Galli. Con T. gab. r. sp.3 del 17 dicembre, ore 18, Sonnino aveva però comunicato ad Aliotti e Lori quanto segue: c R. Console Galli, che giungerà costà prossimamente, le comunicherà verbalmente mie istruzioni cui La prego attenersi strettamente •. (2) -Il documento è stato datato attraverso il D. 443.
417

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA (l)

T. (2). Roma, 17 dicembre 1914.

Per dimostrare il nostro vivo desiderio di procedere in buona armonia con gl'Imperi centrali, potevamo consentire a considerare che l'evacuazione della Serbia per parte delle truppe austro-ungariche, per quanto non volontaria ma forzata, dovesse chiudere la discussione intorno ai compensi dovuti all'Italia, in forza dell'art. 7, per l'invasione avvenuta, contuttoché già dal... agosto il governo austro-ungarico dichiarasse di aver compiuto il suo compito punitivo della Serbia.

Il Governo italiano non si oppose preventivamente a quella invasione, per non turbare le operazioni militari, e perché [l'Italia] si riposava sicura che sarebbe stato poi ammesso dall'Austria-Ungheria il diritto nostro di correlativi compensi in forza dell'art. 7 del trattato della Triplice.

Abbiamo però con vivo rincrescimento [dovuto] constatare che quando in via amichevole prima che fosse sgomberato il territorio serbo) abbiamo richiamato l'attenzione del governo austro-ungarico sulla necessità di aprire una discussione sui compensi dovutivi in dipendenza dell'invasione già avvenuta del territorio serbo e dei risultati a noi nocivi che ne derivavano agli effetti dell'equilibrio nei Balcani, il Governo austro-ungarico esprimesse il suo stupore che noi facessimo un tale passo, rifiutandosi a riconoscere la giustezza del nostro punto di vista e l'esistenza di qualsiasi nostro diritto a compenso in virtù dell'art. 7 del trattato.

In presenza di tale contegno del governo austro-ungarico, che sta in diametrale contrasto con la tesi dallo stesso sostenuta durante la guerra libica, quando si trattava di impedire all'Italia ogni azione militare contro la Turchia balcanica, dobbiamo dichiarare che, senza un preventivo accordo sui compensi, dovremmo in avvenire opporci preventivamente a qualunque nuova occupazione anche temporanea del territorio serbo oppure montenegrino per parte dell'Austria.

418

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. s. 1695/141. Vienna, 17 dicembre 1914, ore 23,10 (per ore 6,20 del 18).

Telegramma di V. E. Gabinetto n. 1233 (3). Non è certo da credersi che Tisza abbia potuto mai concepire idea di riprendere il progetto della Monarchia trialista il che fu già attribuito al

defunto Francesco Ferdinando giacché la sua realizzazione costituirebbe la fine del predominio che Ungheria pretende esercitare e che esercita di fatto nella Monarchia.

Se defunto Francesco Ferdinando poté pensare ad un dato momento a dare alla monarchia una forma trialista ciò avvenne per la viva simpatia che nutriva per gli slavi della Boemia e pel desiderio di potere, con le forze unite delle due parti tedesca e slava della Monarchia, combattere meglio il predominio che magiari miravano di raggiungere. Qualora egli fosse divenuto Imperatore, avrebbe dovrUto però riconoscere per primo che la sua idea era irrealizzabile. D'altra parte il progetto suddetto sarebbe un colpo mortale portato ai diritti storici dell'Ungheria sanciti dalla prammatica sanzione e da cui ebbe origine H compromesso del 1867 che stabilì la base de!ll'attuale dualismo e del quale il conte Tisza è uno dei più strenui e tenaci difensori.

Ma a smentire del resto la notizia suddetta basterebbe ricordare la dichiarazione da lui fatta pochi giorni prima della sua partenza per Berlino e il Quartiere Generale germanico ad alcuni giornalisti, in cui rilevò che il compromesso costituiva la più solida e compatta organizzazione della Monarchia sui destini della quale esso era destinato per la forza delle circostanze a far sentire un'influenza sempre maggiore.

Inoltre non è da supporre che Tisza potrebbe mirare a costituire la Monarchia sopra una base trialista colla costituzione di un nuovo regno degli slavi del Sud in questo momento in cui la guerra che si sta combattendo è considerata in Ungheria come una guerra nazionale contro lo slavismo, in cui essa cerca di difendere la propria indipendenza. Sebbene il dualismo è considerato come non rispondente ai veri interessi della Monarchia che non siano tedeschi e magiari, tuttavia esso è destinato, per ora almeno, a sussistere e per la sua continuazione combatterebbe sino agli estremi difendendone l'indipendenza stessa della [nazione] magiara.

(l) Ed. in SoNNINO, Carteggio, D. 74.

(2) -Minuta autografa di istruzioni per Avarna, non più inviate forse in seguito alla lettera di Salandra del 18 (vedi D. 420). (3) -Vedi D. 386, p. 319, nota l.
419

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 12476/1528. Vienna, 17 dicembre 1914, ore 23,10 (per. ore 5,10 del 18).

Telegramma di V. E. n. 7118 (1).

Dalle informazioni da me assunte in via indiretta e confidenziale non risulta affatto che la finanza austriaca si adoperi per la pace separata della Monarchia. A questo proposito un'alta personalità finanziaria di Vienna mi ha dichiarato che se anche una tale pace fosse possibile, ciò che era da escludersi in modo assoluto per ragioni esposte nel mio telegramma 1497 (2), signori Adler e Spitzer sarebbero le persone meno indicate per conseguire

l'intento.

Il primo di essi [pare] avesse bensì prima della guerra rapporti seguiti coll'alta finanza francese e della sua opera si era valso il passato ministro delle finanze austriache conte Zalewski ma egli non avrebbe ora alcun rapporto col suo successore dottor Engel e non godrebbe affatto la sua fiducia.

Quanto al secondo egli non avrebbe più alcuna situazione nell'alta finanza francese a cui sarebbe anzi inviso perché avrebbe contribuito in gran parte alle gravi condizioni finanziarie in oui si troverebbe la Società Generale alle cui spalle avrebbe fatto una fortuna considerevole. Signor Spitzer risiede attualmEmte in Svizzel'a dove Sii. troverebbe pure Signor Adler.

Quest'ultimo sarebbe stato vari giorni fa a Vienna ed avrebbe visitato l'alta personalità suddetta senza fargli però parola dello scopo che gli si attribuirebbe.

Ma non... (l) in tal senso... egli sarebbe stato ricevuto da Berchtold. Infine non si ha alcuna notizia della partenza da Budapest per Londra di un redattore del Pester Lloyd di cui è cenno nell'ultima parte del telegramma di V. E. ma si considera che quella partenza non avrebbe potuto essere motivata dalle ragioni indicate nel telegramma stesso.

(l) -Vedi D. 388, p. 320, nota 2. (2) -Vedi D. 350.
420

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, SALANDRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (2)

L.P Roma, 18 dicembre 1914, ore 8.

Ebbi ieri nel pomeriggio la busta riservata col tuo telegramma del 16 a Vienna e Berlino (n. 2/2) (3). Ma non l'ho letto che stamane: la sera dopo pranzo non posso leggere.

Ne ho avuto l'impressione di una forma volutamente aspra e che, se riferita nello stesso stile da Avarna e Bollati, dà alla sua volta l'impressione che noi vogliamo senz'altro rompere.

Ma dubito che in Questo momento ci convenga dare questa impressione, specialmente in vista dell'insuccesso, che pare accertato, della offensiva russa in Polonia. Se i russi dovessero sospendere l'offensiva durante parecchie settimane del più duro inverno, salvo anche a riprenderla infatti a febbraio

o marzo, libererebbero per noi notevoli forze austro-tedesche, una parte delle quali potrebbe esser rivolta rapidamente contro di noi durante una nostra precipitosa mobilitazione. Sono ipotesi, delle quali io stesso non so apprezzare il fondamento; ma mi tormentano. Anche l'occupazione di Valona potrebbe essere il pretesto di un contrattacco, dato che gli austro-tedeschi lo considerassero come il meno peggio per loro, persuasi che fossero del nostro attacco fra qualche mese.

Un'altra considerazione per non provocare rapidamente una rottura è che non abbiamo alcun sicuro affidamento dall'altra parte. Rotti con gli Imperi

centrali saremmo in mano alla Triplice Intesa, a discrezione, cioè senza poter richieder alcune di quelle guarantigie preventive che formulammo.

Ti prego considerare tutto questo. Non sono venuto da te, perché ho una serie di appuntamenti a [palazzo] Braschd. Ma vedi se non sia il caso di soprassedere alle comunicazioni aspre a Vienna e Berlino, anche per prendere un primo contatto con Biilow e cercare di capire le sue intenzioni.

P.S. Anche l'emissione del prestito consiglierebbe qualche settimana di calma.

(l) -Gruppo indecifrato. (2) -Da Archivio Sonnino, Montespertoli. Ed. in SoNNINO, Carteggio, cit., D. 75. (3) -Vedi D. 408.
421

IL MINISTRO A SOFIA, CUCCHI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. S. 1696/81. Sofia, 18 dicembre 1914, ore (9,30 per. ore 15,20).

Da tutto quanto ho potuto sapere circa politica della Romania, come ho riferito nei miei numerosi telegrammi su questo argomento, non mi risulta in nessun modo che Gabinetto di Vienna si sia adoperato qui per favorire un riavvicinamento bulgaro-romeno che in questo momento sarebbe paventato come un pericolo dal Governo austro-ungarico.

Dalle ripetute confidenze avute dal mio collega di Romania che, come è noto a V. E., ha istruzioni di tenersi in stretto contatto con me (suo telegramma segreto n. 1176) (l), il laborioso riavvicinamento bulgaro-romeno è favorito in tutti i modi dai rappresentanti della Triplice Intesa a Sofia. Ed anche io g~usta istruzioni impartitemi col telegramma di V. E. 1166 (2) ho cercato opportunamente spiegare l'opera mia in questo senso, come ben noto anche al mio collega romeno. Dai discorsi confidenziali di questo Ministro di Romania dovrei escludere che possa esservi accordo fra l'Austria e la Romania per compensi da dare alla neutralità romena. Ho potuto invece comprendere che Bratianu desidererebbe, per quanto è possibile, ritardare un'azione contro l'Austria a stagione più propizia seguendo soprattutto con occhio vigile attitudine dell'Italia.

422

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (3)

T. GAB. s. 1697/118. Pietrogrado, 18 dicembre 1914, ore 11,53 (per. ore 17).

Teilegramma di V. E. n. 1235 ( 4). Per ogni buon fine ho detto a Sazonoff che Governo italiano fa piena riserva sulla dichiarazione da lui fattami giusta la quale Triplice Intesa non

può considerarsi impegnata deliberazione di Londra concernente l'Albania. Ho soggiunto che fino a quando non esiste una deliberazione formale in contrario, la quale non potrebbe esistere senza la nostra partecipazione, noi dobbiamo continuare a presumere l'opposto. Sazonoff mi ha ripetuto in risposta quanto mi aveva detto nella prima conversazione (mio telegramma 116) (l) circa inesistenza oggetto di quella deliberazione e dimostrata impossibilità costituirla. Egli mi ha parimenti ripetuto quanto mi aveva detto neHa [stessa occasione] circa Valona aggiungendo che egli • sarebbe pronto a firmare anche domani un atto che riconoscesse all'Ital,ia possesso di Valona e di un limitato territorio intorno ad essa •. Quanto poi alla mia dichiarazione che in ogni modo 'iil regolamento della questione albanese ed adriaU.ca in generale non 'PUÒ avere luogo senza la nostra partecipazione, egli non ha sollevato obiezioni, ma si è limitato a esprimere opinione che dovremmo rivolgerei a Londra siccome già el'a stato convenuto al tempo delle aperture della Triplice Intesa ail.l'Italia (mio tele

gramma 68 del 17 agosto) (2).

(l) -Vedi D. 197. (2) -Vedi D. 221.

(3) Ed. in SoNNINO, Carteggio, cit., D. 76.

(4) Vedi D. 405.

423

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA

T. PERSONALE PER S. E. L'AMBASCIATORE. Berlino, 18 dicembre 1914, ore 15.

Da Roma mi è stato comunicato scambio telegrammi seguito ultimamente con te (3). Benché non mi si dia istruzione di parlarne qui, pur nella previsione che dovrò in conformità al desiderio da te espresso farne oggetto di conversazione con Jagow, credo necessario doverti sottoporre le considerazioni seguenti: mentre tutte le altre obbiezioni mosse da Berchtold non hanno evidentemente alcun valòre quella concernente la distinzione fra occupazione

• temporanea • ed occupazione momentanea risultante da operazioni di guerra, non è interamente priva di fondamento. È bensì vero che nell'articolo 7 del trattato tale distinzione non è esplicitamente menzionata, ma essa risulta implicitamente dalla riserva espressa alla fine dell'articolo là dove è detto che il compenso sarebbe dovuto per ogni • vantaggio territoriale o altro che ciascuna potenza ottenesse oltre lo statu quo •. Ora parmi difficile sostenere che l'occupazione avvenuta per semplice fine di guerra e poi dovuta abbandonare (come è oramai già avvenuto per Belgrado e quasi tutto se non tutto il territorio serbo) costituisca un • vantaggio • per potenza occupante.

Quanto allo spirito del trattato credo ricordare che l'aggiunzione della parola • temporanea • vi fu fatta a suo tempo tenendo presente occupazione della Bosnia-Erzegovina che doveva avere tale carattere ed in vista delle oossi

bilità della stessa natura aventi cioè la portata di modificazioni allo statu quo il che non potrebbe dirsi di un'occupazione durata pochi giorni o settimane nel corso di una guerra e non seguita da alcuna pratica conseguenza. Se non mi inganno era ispirato a tale ordine di idee anche lo scambio di note italaaustriache del dicembre 1909 relativo alla eventuale rioccupaz'ione del Sang:i.accato di Novi-Bazar.

Se queste osservazioni ti sembrassero giuste, non potresti esporle a Roma come cosa tua? Non essendo stato in alcun modo consultato né interpellato non mi sento autorizz;ato per parte mia ad ·esprimere un avviso qualsiasi in proposito. SaLuti cordiali.

(l) -Vedi D. 370. (2) -Vedi serie V, vol. l, D. 306. (3) -Vedi D. 408.
424

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO,

T. GAB. s. 1700/142. Vienna, 18 dicembre 1914, ore 21 (per. ore 0,40 del 19).

Telegramma di V. E. Gabinetto n. 1229/55 (1).

Il R. addetto militàre da me pregato riferirmi circa notizie confidenziali fornite a V. E. relativamente trasporto di tre Corpi d'armata austro-ungarici al confine italiano mi comunica auanto segue:

• L'invio alla frontiera italiana di tre corpi d'armata austro-ungarici o anche proposito di rinforzare non è per nulla confermato da alcun dato positivo e neppure da vaghi indizi. Logicamente anzi dovrebbe escludersi del tutto come cosa fuori di ogni possibilità in questa fase della guerra specialmente in cui urgono grandi rinforzi verso la Serbia non solo per riprendere l'offensiva, ma anche semplicemente per evitare incursioni serbe nel territorio della Monarchia. Né è supponibile che neppure un uomo possa essere distratto dalle forze operanti in Galizia dove pure si sta decidendo una fase essenziale della guerra. Per quanto è dato sapere qui a Vienna si dovrebbe anzi inferire che forze alla frontiera italiana debbono essere in questi giorni diminuite anziché aumentate giacché sono partiti da quelle regioni reclute dell'ultima classe inviate coprire le recenti gravi perdite nei corpi e quattro giorni fa giungevano dalle linee della Sud-bahn quattro treni carichi di soldati di nazionalità italiana che proseguirono poi per non note destinazioni •.

Mi riservo telegrafare qualche informazione che mi sarà fornita dai RR. consoli in Trieste ed Innsbr,uck da me interpellati al riguardo (2).

c R. Console Generale in Trieste mi comunica: Io stesso ebbi a segnalare al comando del corpo di Stato Maggiore continui movi

menti di truppa anche in Carniola sulla linea Tarvis-Pola, ma più che altro si tratterebbe di spostamenti sino ad ora senza un significato di provvedimenti diretti contro di noi. Non mi risulta affatto la notizia dei tre corpi d'armata chiamati dalla Galizia. Fra qualche giorno mi riservo fare ulteriori comunicazioni se potrò ottenere notizie precise.

R. Console in Innsbruck telegrafa dal canto suo:

Ho l'onore di rispondere alla nota di V. E. n. 2731, del 14 corrente. Escludo che un così forte movimento quale quello accennato sia avvenuto o iniziato verso la parte di confine italiano cioè verso il Trentina: esso non poteva sfuggirmi, sia che avvenisse via Innsbruck, sia via Franzensfest. Ora, in questo senso non è segnalato nel Trentina alcun movimento di truppe degno di nota. Se qualcosa sia avvenuto verso il confine della Carinzia o di Gorizia, nulla so •.

(l) -Vedi D. 378. (2) -Con T. gab. 1709/145 del 20 dicembre Avarna riferiva infatti:
425

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 12518/1099. Berlino, 18 dicembre 1914, ore 22,45 (per. ore 4,45 del 19).

Telegrammi di V. E. 7118 (l) 7157 (2).

Da buona fonte mi è stato detto in via confidenziale che questo Ambasciatore di Austria-Ungheria avrebbe recentemente informato Dipartimento Affari Esteri che tentativi furono fatti presso suo Governo appunto pel tramite uomini del mondo finanziario internazionale e specialmente da parte francese per indurlo ad entrare in trattative di pace colla Triplice Intesa. Ciò sarebbe accaduto subito dopo occupazione di Belgrado e gli emissari avrebbero dato a Vienna assicurazione che la pace poteva farsi a condizioni molto vantaggiose per l'Austria con aumento territoriale in Serbia e senza nulla perdere in Galizia. Governo Imperiale ciò malgrado avrebbe recisamente rifiutato. Senonché dopo allora situazione si è addirittura capovolta e mentre l'Austria fu completamente disfatta in Serbia, gli avvenimenti sembrano prendere una piega alquanto più favorevole per essa nel nord est. In ogni caso a Berlino non si è mai voluto prestar fede alle voci messe ripetutamente in giro circa propositi dell'Austria di stipulare pace separata e soprattutto circa parte che vi avrebbe più o meno direttamente Tisza dal quale si sarebbe avuta qui assicurazione in senso contrario.

Certo non appare molto verosimile che un redatto·re del Pester Lloyd. giornale notoriamente dei più ligi al Governo, abbia potuto avere una missione dall'opposizione ungherese. Con tutto ciò si ammette anche qui che a Budapest più ancora che a Vienna si facciano sentire il disagio e la stanchezza della guerra: e per quanto, nell'apprezzare tutte queste informazioni, sembra assai fondata la supposizione del R. Ministro a Berna, si può evidentemente ripetere che non vi è fumo senza fuoco.

426

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (3)

T. GAB. 1701/406. Londra, 18 dicembre 1914, ore 23,20 (per ore 8 del 19).

Mio telegramma Gabinetto n. 402 (4).

In un colloquio che ebbi ieri con Grey gli parlai nel senso prescrittomi dal ·telegramma di V. E. gab. n. 1235 (5), non senza dissimulargli mia meraviglia per inammissibile tesi sostenuta da Sazonov. Grey mi dichiarò che tutte

le conversazioni intervenute circa sorte Albania erano state basate su ipotetiche eventualità del genere di quelle da noi stessi contemplate e comunicategli nelle conversazioni dell'agosto scorso. In via strettamente confidenziale aggiunse che tutte le volte che si è parlato di spartizione eventuale dell'Albania egli ha sostenuto sempre necessità di tener conto debitamente degli interessi e sentimenti dell'Italia.

Di offerte concrete, teneva a dirmelo per debito di lealtà, non ve ne è stata che una sola, quella cioè dell'Albania meridionale alla Grecia in compenso sua eventuale cooperazione con gli alleati. Fu appunto in quella occasione che egli fece, circa le aspirazioni territoriali italiane su Valona, le riserve menzionate nel predetto mio telegramma. Tutte queste ipotetiche combinazioni non sono state del resto materialized. Circa la questione di principio cioè validità o meno deliberazioni di Londra disse trattarsi di materia per lo meno discutibile dal momento che da un lato cinque delle sei Potenze partecipanti sono in guerra tra loro e dall'altro che Governo albanese ha praticamente cessato di esistere e che lo stesso Principe designato dalle Potenze ha creduto bene di andarsene. Del resto, osservò, in passato anche noi abbiamo [contemplato] possibilità modificare deliberazioni di Londra con la disposizione per quanto generica ed ipotetica manifestatagli nell'agosto circa eventuale spartizione Albania e status Valona.

Queste osservazioni di Grey mi parvero inspirate non tanto da convinzione personale sua, quanto da un certo sentimento di lealtà verso Sazonov che non [valeva] aver l'aria di apertamente sconfessare. Ad ogni modo io credeHi attirare attenzione di lui sul reciso e laconico telegramma di V. E. dal quale dissi risultava chiarissimo che dai propositi enunciati noi in nessun caso ci dipartiremmo. A titolo strettamente personale aggiunsi sembrami che in queste condizioni l'unica via pratica da seguire sarebbe che Triplice Intesa qualora desideri introdurre modificazioni all'attuale situazione Albania, ci parli chiaramente e s'intenda con noi visto e considerato che l'assenso nostro è in modo assoluto indispensabile. A questa mia personale osservazione Grey non sollevò obiezioni.

(l) -Vedi D. 388, p. 320, nota 2. (2) -Ritrasmissione a Berlino del D. 409.

(3) Ed. in SONNINO, Carteggio, cit., D. 77.

(4) -Vedi D. 376. (5) -Vedi 405.
427

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, GARRONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 12540/922. Pera, 19 dicembre 1914, ore 21,30 (per. ore 6,15 del 20).

Telegramma di V. E. n. 7160 (1). Talaat Bey dichiara che il Governo ottomano non ha ingerenza nei maneggi che si fanno attualmente in Albania. Aggiunge che è disposto ad interporre buoni uffici quando R. Governo gli indichi per quale mezzo non avendo Sublime Porta possibilità ,di corrispondere ,col· l'Albania.

(l) Vedi D. 414.

428

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 12539 (1). Bucarest, 19 dicembre 1914, ore 23,45 (per. ore 5,15 del 20).

Telegramma di V. E. n. 7179 (2). Il Ministro degli Affari Esteri mi ha detto che da varie parti gli viene segnalata voce di una pace separata tra Austria-Ungheria e Russia e che egli ne è molto impressionato. Ha aggiunto che questo Ministro d'Austria-Ungheria si è recato giorni or sono da lui per smentire a nome del suo Governo tale voce. Se una simile pace si verificasse certamente essa sarebbe rovinosa per noi e per Romania, ma per ogni evenienza, mentre si persiste a credere che si tratti piuttosto di uno spauracchio per indurre Italia e Romania ad entrare in azione che non di un pericolo reale o almeno prossimo.

429

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1706/255. Bucarest, 19 dicembre 1914, ore 23,50 (per ore 4,10 del 20). Telegramma di V. E. n. 1240 (3).

Ho parlato oggi confidenzialmente ed a titolo puramente personale, a Porumbaro delle due questioni di cui mi aveva intrattenuto Radev. Egli mi ha detto che il Ministro dell'Interno aveva creduto di poter espellere alcuni abitanti delle provincie occupate, indiziati come rivoluzionari perché la legge d'annessione stabilisce che gli abitanti stessi hanno un termine entro il quale devono pronunziarsi in favore della nazionalità bulgara o romena, e che in questo frattempo non erano stati considerati come cittadini romeni. Forumbaro ha però riconosduto da se stesso infondatezza di questa opinione e mi ha assicurato che si sarebbe adoperato perché venissero revocate, caso per caso, le espulsioni già pronunciate e perché non ne fossero pronunziate delle altre.

Circa comunicazioni ferroviarie mi ha detto di essere d'avviso che le relazioni economiche tra i due Paesi debbono essere assolutamente libere e mi ha promesso di fare tutto Quello che potrà a questo scopo. Ministro degli Affari Esteri non solo ha preso benissimo il mio intervento ma me ne ha anzi vivamente ringraziato considerandolo come una prova di amicizia.

(l) Manca il numero di protocollo particolare.

(2) -Vedi D. 415, p. 344, nota 4. (3) -Vedi D. 399, p. 328, nota 2.
430

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. S. 1705/257. Bucarest, 19 dicembre 1914, ore 23,45 (per. ore 4,55 del 20).

Mio telegramma Gabinetto segreto n. 235 (1).

Ho ragione di credere che Bratianu è riuscito, senza grande difficoltà, a mandare all'aria tutto il lavoro abilmente fatto in favore di Carp. Così questi avendo invitato ad una caccia sulle sue terre Re Ferdinando, come era solito fare quando Sua Maestà era Principe Ereditario, [con il] Ministro di Germania, oltre al Principe Carlo ed altri, mi risulta che Sovrano, il quale da principio aveva accettato, non vi si recherà protestando una indisposizione

431

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA

T. RR. 7212. Roma, 19 dicembre 1914, ore 24.

Per quelle maggiori informazioni che Ella potrà procurarmi in proposito comunico seguente notizia giuntami da fonte attendibile.

Un ingegnere di Trieste giunto ieri a Venezia ha riferito confidenzialmente aver saputo in modo certo che Lloyd Austriaco ha ricevuto ordine da Vienna tener sotto pressione un contingente di piroscafi che dovranno formare convoglio scortato da navi da guerra per trasportare truppe non si sa se in Dalmazia o Albania destinate operare contro Serbia (2).

432

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, E AL CONSOLE A SCUTARI, DE FACENDIS

T. 7214. Roma, 19 dicembre 1914, ore 24.

(Solo per Durazzo) Telegrafo a Scutari quanto segue:

(Per entrambi): Informazioni ed indizi attendibili e di fonti varie fanno ritenere che gli avversari di Essad stiano per mandare ad effetto loro piani ritenendo giunto momento di agire magari ricorrendo anche attentato. Pare si tratti di istituire un nuovo Governo con a capo Bib Doda, Ismail Kemal e Akif Pascià e che i due ultimi siano d'intesa con Giovani turchi e Austria.

Questo Governo dissidente dovrebbe insediarsi a Scutari e sarebbe da collegarsi a tale tentativo il trasferimento colà di vari bey avvenuto recentemente e !''arrivo in Italia di altri finora residenti in Austria e Svizzera. Voglia assumere riservatamente informazioni e riferirmene tenendo conto anche dei viaggi di Hassan Dan i quali hanno risvegliato sospetti (1).

(l) -Vedi D. 339. (2) -Per la risposta di Avarna vedi D. 492.
433

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, BOLLATI, A VIENNA, AVARNA (2)

T. GAB. R. SP. 4. Roma, 20 dicembre 1914, ore 3,30.

Riservatissimo per lei solo. Decifri Ella stessa.

Ho ricevuto ieri (3) per la prima volta il principe Btilow: Eg1i mi ha detto che era venuto in Italia col proposito di meglio far capire a Berlino la mentalità ed il punto di vista nostro nell'attuale periodo, viceversa. di meglio spiegare qui i punti di vista della Germania. Si proponeva di lavorare a migliorare le buone relazioni e le intese fra i due paesi.

Prima di lasciare Berlino aveva avuto notizia del passo da noi fatto a Vienna invocante una discussione a proposito dell'articolo VII del trattato della Triplice; e del viso dell'arme visage de bois, al primo annuncio, vi aveva fatto ill Conte Berchtold (4). Egli, Btilow, aveva detto a Berlino che eravamo nel vero ed avevamo tutte le ragioni di volere quella tale discussione intorno ai compensi che sarebbero consentiti quando l'Austria avesse conseguito alcuni dati risultati. Egli riteneva che questo suo apprezzamento avesse avuto il suo effetto anche a Vienna, * dove Berchtold aveva detto che la sua prima risposta era stata prodotta dallo stato d'animo in cui si trovava in quel momento, in seguito alle notizie allora giuntegli della disfatta austriaca in Serbia *.

Osservai al Principe di Btilow * che la questione relativa all'articolo VII era oggi meno di attualità di alcuni giorni fa per effetto della ritirata degli austdaci dal territorio serbo, ma poteva ravvivarsi. Il Principe di Btilow disse che infatti essa può risorgere da un giorno all'altro. Allora io, seguitando, soggiunsi *: la situazione in Italia potersi riassumere in pochissime parole. La maggioranza del Paese essere favorevole alla conservazione della neutralità ed a sostenere per questo il Governo, ma col presupposto che con la neutralità si potesse conseguire la soddisfazione di alcune aspirazioni nazionali. Questo compito, di cui riconoscevo tutte le difficoltà pratiche, essere quello che il Governo si era proposto. Dalla sua soluzione poteva dipendere non che la sorte di un Ministero, che sarebbe cosa ben trascurabile, quella delle stesse nostre istituzioni: la Monarchia Sabauda prendendo la maggiore sua forza dalla rappresentanza del sentimento nazionale. Il Principe di Btilow che cono

sceva il nostro Paese si sarebbe potuto rendere conto ben presto della verità delle mie asserzioni. Egli aveva detto un giorno al Reichstag che la Triplice Alleanza fosse il miglior mezzo di impedire una guerra tra l'Austria-Ungheria e l'Italia.

A questo il Principe di Btilow osservò che egli aveva citato un detto del Conte Nigra, che l'Austria-Ungheria e l'Italia non potevano essere che alleati

o nemici. Risposi che in ciò vi sarà un po' di esagerazione, ma che c'è molto di vero. L'alleanza però non poteva esser utile e feconda se mancava la perfetta cordialità tra le parti e se bisognava ad ogni piè sospinto andare a verificare la lettera dei patti firmati. BisognaV'a prevedere e provvedere pe·r l'avvenire, anche al di là della presente guerra e dovevamo quindi mettere le cose sopra una base più sicura e costante. Per lo che occorreva togliere di mezzo tutto un fomite di malintesi e di attriti di modo che le relazioni future con l'Austda, la cui esistenza era pure necessaria nell'interesse dell'Italia, potessero diventare cordiali e naturali al pari di quelle che esistevano tra noi e la Germania.

Il Principe di Btilow mi ringraziò della mia franchezza e riconobbe la necessità di lavorare in questo senso. Egli desiderava che i rapporti tra Germania ed Italia divenissero sempre più cordiali. * Quanto all'Austria accennò che Berchtold non mostrava tutta l'elasticità di spirito voluta, e che le cose andrebbero molto più facilmente se andasse al suo posto il Tisza, come era sorta voce che potesse avvenire. Il Conte Tisza comprendeva molto meglio la situazione nei rapporti dell'Italia. Btilow mi parlò poi della guerra, constatando le recenti vittorie di Hindenburg sui russi, disse di aver lasciato Berlino sotto l'impressione che la forza offensiva della Russia fosse completamente spezzata; i russi mancare di armi; una parte dell'esercito avere soltanto delle vanghe per scavare le trincee, ma senza fucili; i soldati essere mal nutriti e molti patire addirittura la fame. (Naturalmente in queste osservazioni, su cui insisteva, traspariva il pensiero di volerei dare l'impressione che dalla parte della Russia in un'eventuale guerra degli Imperi Centrali con noi, non si sarebbe potuto attendere gran cosa). Il Principe di Btilow riteneva che la guerra dovesse durare molto. Dicendogli io che ritenevo probabile che durasse tutta l'estate, ma non oltre l'autunno 1915 osservò: • Forse di più ma certo non meno •. Egli si distese nell'espormi come lo spirito pubblico in Germania si mantenga altissimo e risoluto a condurre innanzi la guerra sino in fondo. I danni della guerra, all'infuori delle dolorose perdite di uomini, sono stati molto meno sentiti finanziariamente ed economicamente di quel che non sembrasse possibile, e politicamente e socialmente la guerra ha fuso insieme tutti gli animi, eliminando ogni dissenso di classi e di opinioni. Ripetè che desiderava terminare la sua vita, dopo compiuta la sua attuale missione, a Roma, nella Villa delle Rose, esprimendo con ciò il vivissimo suo desiderio di migliorare sempre più le nostre· relazioni *.

Oggi poi ho veduto il Barone Macchio.

Egli mi ha detto che, avendo dovuto lasciare Vienna improvvisamente nell'agosto per venire a Roma a sostituire Mérey, egli profitta di questi giorni di festa per fare una breve gita a casa sua (ieri al Segretario Generale egli aveva detto che era stato chiamato a Vienna per ragione anche politica).

Risposi che mi facev>a piacere il pensare che avrebbe potuto meglio informare

Berchtold intorno alla situazione in Italia ed ai nostri punti di vista ed accen

nai ai passi da noi fatti a Vienna relativamente all'applicazione dell'articolo

VII del trattato della triplice Alleanza, * aggiungendo che, dopo il primo ri

fiuto del Conte Berchtold ad entrare in discussione, non avere avuto in pro

posito altro cenno di risposta al secondo telegramma che avevo diretto ad

Avarna (l) insistendo sul nostro punto di vista. Riconoscevo che la evacua

zione delle truppe· austriache dalla Serbia rendev>a meno attuale ed urgente

la discussione, per quanto la credessi sempre utile, potendosi rinnovare, da

un momento all'altro condizioni analoghe *.

Macchio disse di sapere del passo da noi fatto, e risultargli che ora il suo governo si rende conto della opportunità di entrare in una discussione sul tema, salvo poter meglio precisare e fissare le cose, via via, secondo l'andamento della guerra. Tornò ad accennare che nei movimenti austriaci in Serbia non si riscontravano gli elementi di una • occupazione temporanea • agli effetti dell'articolo VII.

Replicai che ciò non mi pareva giusto. Si era perfino già nominato un Governatore alla città di Belgrado. E se si paragonava l'invasione della Serbi,a a quanto era avvenuto durante la guerra libica, quando l'Austria ci metteva il veto al cannoneggiamento di Salonicco e dei Dardanelli, non vi poteva essere dubbio sulle nostre ragioni attuali d'invocare l'applicazione dell'articolo VII. Mio desiderio essere di creare una situazione che ponesse le relazioni tra l'Italia e l'Austria sopra una base di maggiore cordialità, in modo che si avessero ad evitare i quotidiani incidenti che ora tendono ad inasprirle, incidenti che si ingrossano per effetto dello stesso stato di diffidenza reciproca.

* Macchio mi chiese se avevo veduto il Pl'incipe di Bi.ilow. Dissi di si, ma,

a questo proposito, non si approfondì altro. Quanto precede per notizi·a personale di V. E.*.

(l) -Per la risposta di De Facendis vedi D. 446. (2) -Ed. in LV 108, cit., D. 8, con soppressione delle parti tra asterischi, e, integralmente, in SoNNINO, Diario, cit., pp. 48-52. (3) -Il 18 dicembre essendo stato il telegramma redatto il 19. (4) -Vedi DD. 360, 371, 380.
434

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (2)

T. GAB. R. SP. 9/144. Vienna, 20 dicembre 1914, ore 4 (per. ore 9).

Telegramma di V. E. gabinetto segreto n. 2 riservato speciale (3).

* In una lunga conversazione avuta oggi con il conte Berchtold, gli ho fatto conoscere le ragioni per le quali V. E. non poteva acconsentire nella tesi da lui sostenuta circa la distinzione tra occupazioni temporanee e momentanee, e ho insistito Quindi ripetutamente sul nostro punto di vista già espostogli nel precedente colloquio (4).

Nel manifestargli poi il rincrescimento di V. E. che egli non avesse creduto che fosse il caso di addivenire ora ad uno scambio d'idee con R. Governo, mi sono espresso con lui nel senso delle istruzioni impartitemi *.

Conte Berchtold mi ha informato innanzi tutto che era disposto ad entrare fin da ora in scambi di idee con V. E. circa articolo settimo, per stabilire compensi che competono all'Italia in caso di occupazioni temporanee o permanenti dell'Austri,a-Ungheria nei Balcani.* Egli credeva però di mantenere il principio già enunciatomi nel colloquio precedente, che l'occupazione fatta dalle truppe austro-ungariche in Serbia non aveva carattere temporaneo, bensì momentaneo, perché non era che una conseguenza delle operazioni militari, onde non potevasi per esse invocare l'articolo sette. Ma ha aggiunto che questione doveva essere meglio esaminata e approfondita nello scambio di idee suddetto. A questo proposito ha rilevato che l'aggiunta nelil.'articolo sette dell'espressione • temporanea • alla parola • occupazione •, era stata fatta a suo tempo tenendo presente l'occupazione già fatta dall'Austria-Ungheria per la Bosnia Erzegovina, che aveva tale carattere. Ho replicato che l'articolo 25 del Trattato di Berlino, nello stabilire che provincie di Bosnia ed Erzegovina sarebbero state occupate e amministrate dall'Austria-Ungheria, non aveva specificato affatto la natura di quell'occupazione. D'altra parte dall'esame da me fatto al R. ministero degli Affari Esteri, prima dell'ultima rinnovazione del trattato di alleanza, dei vari documenti riguardanti la sua stipulazione e le successive sue rinnovazioni, non era risultato che vi fosse alcuna annotazione in cui si facesse cenno di quanto egli avevami detto. Del resto non mi sembrava, secondo il mio parere personale, che ciò avesse alcun rapporto colla questione che si dibatteva tra noi. Il conte Berchtold mi ha detto poi che non era conforme alla realtà che Governo I. e R. av,esse omesso di concordarsi con R. Governo prima di passare il confine della Serbia. A quanto si ricordava egli aveva incaricato Mérey di far conoscere al marchese di San Giuliano che era disposto di procedere con noi, in conformità dell'articolo 7, ad un accordo basato sul principio del compenso per le occupazioni temporanee o permanenti che Austria-Ungheria avesse fatte nei Balcani. Ma per meglio constatare esattezza di tali sue informazioni si riservava di esaminare la corrispondenza scambiata in proposito col signor di Mérey. Circa il precedente della guerra di Libia e l'atteggiamento tenuto in tale epoca dall'AustriaUngheria a nostro riguardo, il conte Berchtold ha ricordato l'Accordo segreto del 1902 col quale il Governo I. e R. dava piena libertà d'azione all'Italia in quella regione. Uniformandosi a tale accordo, hl Governo I. e R., non d aveva infatti creato difficoltà e ci aveva soltanto fatto intendere che dovevamo usare i dovuti ména.gements alla Turchia per evitare di sollevare la questione

d'Oriente, giacché ciò non sarebbe stato certamente nel nostro interesse.

Conte Berchtold ha contestato poi che la spedizione militare dell'AustriaUngheria in Serbia avesse turbato lo statu quo e l'equilibrio pr,evisto dall'articolo 7, giacché la Serbia per la prima aveva sovvertito tale statu quo in seguito alle guerre balcaniche. Lo scopo cui mirava ora l'Austria-Ungheria era appunto quello di ristabilirli tali quali essi esistevano prima della guerra suddetta. Ho creduto di far notare ,al conte Berchtold che non mi sembrava che la sua argomentazione si potesse riferire alla fattispecie. Si trattava infatti

nel caso presente della invasione per parte delle truppe I. e R. del territorio dell'antico Regno serbo e non già degli altri territori compresi nella penisola balcanica in cui l'assetto contemplato dal Trattato di Alleanza era stato modificato dalle guerre balcaniche. Era evidente, e non potevasi certamente contestare da alcuno, che l'entrata delle truppe I. R. nelil'antico territorio serbo costituiva per se stesso un turbamento dello statu quo e dell'equilibrio previsto dall'articolo 7. • Conte Berchtold mi ha quindi detto che consentiva:

l o che tra il mantenimento della integrità dell'indipendenza della Ser

bia ed il suo annientamento vi era un largo margine da formare oggetto e

base di negoziati od accordi tra noi e l'Austria-Ungheria giusta le disposizioni

del trattato;

2° che secondo le disposizioni occupazioni territoriali anche parzial

mente permanenti e temporanee, oppure qualsiasi vantaggio di carattere non

territoriale ed anche di sola influenza politica e di privilegi economici, devono

formare ·argomento di previi accordi sulla base di compensi;

3° che l'Accordo previsto dall'articolo 7 deve essere preventivo, non contemporaneo e non consecutivo al fatto od ai fatti che danno occasione al negoziato ed all'Accordo medesimo. Avendo infine confermato Berchtold quanto gli aveva comunicato nel precedente colloquio e di cui è cenno nell'ultimo periodo del telegramma suddetto, conte Berchtold ha rammentato opera costantemente ed assiduamente da lui spiegata pel passato, intesa a rendere sempre più intimi e fiduciosi i reciproci rapporti. Eranvi stati bensl certi incidenti, alcuni dei quali spiacevolissimi, come quelli dei decreti Hohenlohe, che •aveva deplorato vivamente, ma essi non potevano intaccare legami che univano due Paesi. Questione inoltre dell'Albania nonostante gravi vicende per le quali era passata, difficoltà che aveva fatto sorgere, aveva riunito i due Governi in un'azione comune ed era stata una base di intesa. Egli non poteva quindi non consentire pienamente con V. E. circa la suprema opportunità di stabilire nel comune interesse i rapporti tra i due Paesi sopra una base di fiducia permanente e costante amicizia, ciò che era stato lo scopo cui sempre aveva mirato. * Conte Berchtold ha concluso dicendo che si riservava di rispondere più particolareggiato ai vari punti da me espostigli, e di informarne Macchio che sarebbe venuto prossimamente ,a Vienna in breve licenza*.

(l) -Vedi D. 408. (2) -Ed. in LV 108, cit., D. 7, con soppressione delle parti tra asterischi e, integralmente, in SONNINO, Carteggio, cit. D. 78. (3) -Vedi D. 408. (4) -Vedi D. 371.
435

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, SALANDRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

L.P. Roma, 20 dicembre 1914.

In riferenza al telegramma che ti accludo (2) è bene tu sappia che effettivamente, nel tempo che io fui aHa Consulta, Rodd mi annunziò la missione presso n Papa, soggiungendo che il governo britannico teneva ad escludere

dal suo invio ogni intenzione men che benevola per l'Italia, e che l'invio della missione era determinato dalle contingenze politiche attuali, le quali imponevano al governo britannico di tener gran conto dei sentimenti dei suoi sudditi cattolici.

Te lo scrivo perché non ricordo di aver preso nota di questa conversazione con Rodd.

(l) -Da Archivio Sonnino, Montespertoli. Ed. in SoNNINO, Carteggio, cit. D. 79. (2) -Vedi D. 361.
436

IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 12578/1211. Durazzo, 20 dicembre 1914, ore 10,10 (per. ore 13,20).

Giunge notizia conllermatami da Essad che tre ufficiali turchi e parecchi altri aloshesi guadagnati alla causa austro-turca, penetrati a Cavaja vi hanno portato un firmano del Sultano relativo alla guerra 'santa e ,parecchie lettere da Costantinopoli che ingiungono alla popolazione di cacdare Essad e di occupare Governo di Durazzo. Popolazione pare in procinto perseguire movimento da Costantinopoli, Essad mi comunica, con pochi denari e, cosa ancora più grave, senza munizioni, senza mezzi di trasporto per muovere sua gente per mare, con due o tre artiglieri capaci, riescire quasi impossibile opporsi al movimento insurrezionale. Egli si aspetta qualche attacco o contro Sciak o contro Croja, ove tiene riuniti armati di Dibra. A quanto pare non rimane più che o scegliere entro breve termine una delle alternative già segnalate con mio telegramma n. 1168 in data 5 corrente (1), cioè la guerra aperta cogli scarsi mezzi di cui dispone questo Governo oppure partenza provvisoria di Essad che re·candosi in Italia aspetterebbe mischia per n nuovo possesso avversari. Fra le due alternative la migliore sembra quella di una resistenza armata per quanto difficile e problematica perché non corrisponde esattamente alle esigenze del programma di V. E. circa Valona. Perciò sto d',accordo con Essad concertando un piano d'azione da sottoporre a V. E .. Intanto abbiamo predisposto ambiente senato nostro favore (2).

437

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, BOLLATI, A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, E A VIENNA, AVARNA

T. 7222. Roma, 20 dicembre 1914, ore 14,20.

Questo ambasciatore d'Inghilterra che ho veduto ieri in occasione del consueto ricevimento diplomatico avendo messo il discorso in modo inciden

28 -Documenti diplomatici -Serie V -Vol. II

tale sulla dichiarazione del Protettorato britannico nell'Egitto, intorno alla quale aveva già mandato avantieri una comunicazione iscritta, ho osservato che si tratta di una questione interessante l'equilbrio politico del Mediterraneo, onde dovrà essere argomento di una sistemazione generale per parte di tutte le grandi potenze ana fine della presente guerra: l'Italia del resto aver sempre tenuto un contegno f·avorevole all'Inghiterra nelle cose egiziane.

(l) -n t. 1168 da Durazzo non risulta pervenuto: nella raccolta dei telegrammi ordinari in arrivo sono compresi solo il 1167 del 4 dicembre e il 1169 del 6 dicembre; nè se ne è rinvenuta copia nelle carte del Gabinetto e in quelle della serie politica. . (2) -Sonnino rispose con t. 1251 del 20 dicembre, ore 20: • Ricevo suo 1211 -Rtservomi rispondere. Pregola intanto telegrafarmi se esso è stato redatto dopo che V. S. aveva conferito con Galli •. Per la risposta vedi D. 447.
438

IL MINISTRO A BERNA, PAULUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. R. 12581 (1). Berna, 20 dicembre 1914, ore 14,50 (per. ore 19,05).

Nulla mi risulta di sicuro sulla venuta in Svizzera dell'Adler. Quanto Spitzer ho potuto constatare i suoi vari recenti soggiorni ad Ouchy (Hotel Beau) e qualche gita a Montreux (Palace). Egli sarebbe il capo della famosa banda di uomini d'affari. Al commercio di transito di quest'ultimo mese avrebbe realizzato guadagni che si fanno ascendere a qualche milione·. Questa banda avrebbe il suo quartier generale a Ouchy con vari corrispondenti oltre a Genova e Milano anche a Parigi. Vi sarebbe pure interessato (l'informazione mi fu data a titolo confidenzialissimo) il Doumer. Il nome dell'Adler non figura sulla lista dei partecipanti a queste losche imprese. Non mi pare assurdo supporre che gli stessi individui operanti ad Ouchy, oltre ai lucrosi affari di contrabbando si siano potuti pure occupare a tempo perso, di qualche tentativo più o meno serio di una pace separata dell'Austria-Ungheria. L'importante articolo della Gazette de Lausanne da me segnalato a V. E. con mio rapporto del 18 corrente (2) forma oggetto qui intanto di svariatissimi commenti. Attuale Presidente e ... (3) lo ritengo un abile ballon d'essai. Entrambi si rifiutano a credere alla benché minima partecipazione diretta o indiretta dei gabinetti di Vienna e Budapest nella questione. Quelli tra i miei colleghi che ho interrogato credono invece possibile la cosa. Le loro informazioni avvalorerebbero l'ipotesi di un reale tentativo fatto in questo senso dalla finanza. Ministro di Romania ebbe due settimane fa da ottima fonte assicurazione formale da lui subito telegrafata al suo Governo. Ambasciatore di Francia propende pure a credere probabile questo passo. Credo utile anzi aggiungere, avendomene egli stesso dato conoscenza che nel segnalare a Parigi articolo sensazionale della Gazzette de Lausanne egli non omise di esprimere suo parere personale che la Francia, la Quale sarebbe certamente consultata conformemente al patto di Londra, debba opporsi a questa pace separata per un alto e delicato riguardo a Italia e Romania che colla loro neutralità resero un segnato servigio agli alleati. L'agire altrimenti sarebbe considerato a Roma e a Bucarest come

delibevata offensiva ai rispettivi interessi dei due Paesi, e ciò sarebbe nuova causa di rancore e dissidio che una savia ed avvenuta politica con lo sguardo nel futuro deve assolutamente prevenire.

(l) -Manca il numero di protocollo particolare. (2) -Non pubblicato. (3) -Gruppo indecifrato.
439

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 11/170. Berlino, 20 dicembre 1914, ore 15,12 (per. ore 19,40).

J,agow mi pregò teri sera di recarmi da lui: desiderava salutarmi, prima delLa sua partenza per i campi. Disse che aveva avuto comunicazione da Vienna della risposta data da Berchtold al passo futto. da Avarna (1). Per una disgraziata combinazione quest'ultimo non avrebbe potuto giungere in un momento meno opportuno. Poco prima, Berchtold aveva ricevuto notizia della evacuazione di Belgrado. Era quindi naturale che egli fosse molto depresso e non guari disposto a discutere su una proposta le cui premesse erano state appunto distrutte dai fatti. Ma da ulteriori informazioni, qui pervenute, risulta che Berchtold si è già persuaso de:lla necessità di non persiste·re nel suo rifiuto di addivenire ad uno scambio d'idee col R. Governo, sulla base enunci<ata dal R. ambasciator.e a Vienna. Jagow insiste vivamente in questo senso pvesso Governo Imperiale e Reale; e ne ha parlato lungamente anche con Hohenlohe col quale si era pure intrattenuto dell'argomento con Biilow pl'ima della sua partenza per Roma. J,agow mi esprimeva la sua fiducia che nostre conversazioni con Vienna avrebbero potuto essere rapidamente iniziate e condurre a buon risultato.

440

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, BOLLATI, A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, E A VIENNA, AVARNA

T. GAB. 1247. Roma, 20 dicembre 1914, ore 17,15.

Face'io seguito mio telegramma n. 7222 (2).

(Per tutti meno Londra) Prego V. E. telegrafarmi come sia stata accolta costà dichiarazione del Protettorato britannico sull'Egitto (meno Vienna e Berlino) e quale seguito essa avrà da codesto Governo.

La prego esprimere (escluso aLtresì Londra) deducendolo dalle osservazioni che Ella è in grado di raccogliere in codesto paese, il suo parere sull'atteggiamento che a noi converrebbe e sarebbe opportuno prendere in questo momento di fronte alla comunicazione britannica (3).

(l) -Vedi D. 371. (2) -Vedi D. 437. (3) -Per le risposte si vedano i DD. 448, 454, 464, 476 e 487.
441

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 12585/120 GAB. (1). Pietrogrado, 20 dicembre 1914, ore 17,25 (per. ore 5,15 del 21 ).

Telegramma V. E. 7179 (2).

Poderosi sforzi che Germania ed Austria stanno compiendo contro la Russia e che in caso di successo sarebbero poi probabilmente riportati contro la Francia, mirano, a mio avviso, a fiaccare i due eserciti prima che le nuove ingenti forze da essi attese vengano ad accrescerne potenzialità. Fino a che Austria-Ungheria possa lusingarsi, grazie a questa intensa coopeoozione dell'alleata, di riconquistare i territori perduti e forse di portare all:a Russia cosi grave colpo da influire sull'andamento generale di tutta la campagna non mi sembra presumibile che essa né Ungheria da sola possa pensare a separata pace. Ben altra diverrebbe la situazione se supremo sforzo germanico austriaco contro la Russia andasse fallito. In tal caso la Germania (salvo che potesse ritentare la prova) verrebbe a trovarsi in condizioni analoghe a quelle del teatro occidentale e quindi impegnat·a su due fronti di guerra in una guerra di posizione, la cui estenuante durata ed incerto esito finale, per chi non dispone del mare, renderebbe preferibile una sollecita conveniente soluzione transativa. Ovvio sorgerebbe allora il pericolo per l'Austria-Ungheria e non meno per la Turchia di avere a fare in buona parte le spese della transazione e naturale diverrebbe il loro desiderio di prevenire sif'tatta eventualità e di premunirsene con separate paci.

Ma qul pericolo non è ancora alle porte. Presentemente, a quanto ho motivo di credere, Russia non concluderebbe pace con Austria senza ottenere cessione della Galizi·a, di parte della Bucovina per sé e almeno buona parte deUa Bosnia Erzegovina e della Dalmazia per Serbia.

Non ho sufficienti notizie della situazione interna dell'Austria ma, a meno essa sia deplorevole, non vedo come duplice Monarchia si indurrebbe a sifliatti sacdfici. Una grande pressione su Budapest e su Vienna potrebbe bensì esercitare il timore che Romania e Italia entrino in Azione per loro rivendicazioni nazionali. Ma questa preoccupazione non sembra attualmente molto grave se Austria non ha esitato ad impegnare contro Russia quasi totalità delle sue forze. È stata in circolazione anche ipotesi che Germania stessa consideri come pesante fardello aiuto che presta all'Austria e desideri disfarsene per concentrare tutte le sue forze e combattere da sola. Ma è superfluo il rilevare:

l. che comune difesa di Cracovia interessa ugualmente le sue alleate;

2. -che se Austria abbandonata a se stessa conCilude pace, tutte le forze russe possono a loro volta concentrarsi contro Germania: 3. -che Gabinetto di Berlino non può con indifferenza considerare il pericolo di un ravvicinamento austro-russo.

{l) Questo telegramma, partito da Pietrogrado con qualifica e numero di Gabinetto. è stato invece protocollato in arrivo nel registro dei telegrammi ordinari.

In conclusione rebus sic stantibus non ravviso per ora possibilità di una pace separata dell'Austria-Ungheria né dell'Ungheria cui isolamento tornerebbe esiziale anche se per breve tempo uscisse avvantaggiata dana crisi.

In linea di fatto confermo che questo Governo non si mostra alieno in principio da una separata pace con Austria quantunque ne riconosce difficoltà, ma che finora non esiste alcun positivo dato di fatto da cui si possa argomentare che Austria miri e tanto meno si adoperi ·attualmene in tal senso. Non perciò meno vigile sarà mia attenzione su tale oggetto, rapido svolgersi degli avvenimenti potendo recare altrettanto rapido mutamento nelle direttive dei Gabinetti.

(2) Vedi D. 415, p. 344, nota 4.

442

IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 12/1215. Durazzo, 20 dicembre 1914, ore 24 (per. ore 3,35 del 21).

Cav. Galli mi ha comunicato istruzioni di V. E. (l) e mi sono subito accinto d'accordo con Essad a preparare piano di azione che risponde esattamente •alle necessità segnalatemi dal R. Governo. Abbiamo oggi stesso ottenuto deliberazione colla quale Consiglio Senato ha deciso chiedere a mezzo di questa R. Legazione protezione R. Governo allo scopo di impedire spargimenti di sangue minacciati in seguito all'anarchia che desola il paese. Comunicazione, portatami oggi con la firma di tutti i deleg,ati presenti delle varie regioni di Albania, conclude: • Il nostro Consiglio generale in nome della vita generale della nazione, per assicurare la situazione generaLe della nostra patria e la ricostituzione del potere del nostro Governo, si mette sotto la protezione del

R. Governo, e tutti i membri del Consiglio d'accordo hanno deciso di pregare detto Governo perché, per tranquillizzare pubblico, faccia sbarcare forza armata in qualunque punto dell'Albania •.

In seguito ad un colloquio con Essad egli ha accettato aiutare con tutti i suoi mezzi occupazione Valona e propone attaccare al momento opportuno la gente di Tirana per impedire che si organizzi un pericoloso centro di agitazione contro di noi. Egli mi ha diretto lettera in proposito che trasmetto per posta assieme testo deliberazione Senato (2). In tale lettera Essad riaUerma sua decisione mettersi interamente a nostra disposizione, ma raccomanda che al momento dello sbarco a Valona ci sia presente a Durazzo forza navale sufficiente con compagni.e sbarco per eventuale protezione città e stranieri ivi residenti. In fine della sua lettera egli accenna al pi•acere che lui prova nel fare il sacrificio che gli costerà la sua azione, eioè un probabile attentato alla sua vita e la distruzione delle sue proprietà, esprimendo speranza che il R. Governo lo aiuterà ad entrare in possesso dei suoi beni. Verbalmente Essad valendosi della sua profonda conoscenza del paese mi ha raccomandato con

sigliare a. V. E. di fare occupare per lo meno la linea della Voiussa per ottenere doppio scopo : intimorire sediziosi e procurare una linea di difesa che nessuno oserà forzare·.

Altro documento importante trasmetto per posta, cioè lettera diretta.mi dal potente mutessarif di Dibra Jusuf bey che comanda i Dibrani riuniti a Croja. Egli domanda intervento forz·a armata itaHana promettendo assisterla con tutte le sue forze. Osservo però in proposito che ·egli non intende che le nostre truppe debbano avventurarsi nell'interno del paese credendo tanto lui che Essad essere sufficiente, ·almeno per ora, presenza forza navale ed eventuale sbarco di CJ.Ualche compagnia di marinai che non mancherebbe produrr.e effetto desiderato nella popolazione sconvolta dall'anarchia.

Essad raccomanda che si agisca prontamente [anche per impedire] maggiore diffusione propag.anda ostile e poter adope11are opportune forze che egli tiene riunite [prima che] ·esse abbiano desideri di tornare loro case.

Cav. Galli riferisce che secondo impressione di Lori sarebbe difficile ed inopportuno ottenere deliberazione preventiva dana Municipalità di Valona. Perciò provvedimenti presi a Dumzzo suppliscono ampliamente e rendono anche inutile un incidente preparato a bella posta per scusa all'intervento.

Documento di cui sopra de·ve rimanere segreto. [Solo] deliberazione Senato potrà venire pubblbicata dopo occupazione di Valona e arrivo Durazzo forza navale.

(l) -Vedi D. 416. (2) -Con rapporto n. 4203/457 del 20 dicembre, non pubblicato.
443

IL RAPPRESENTANTE NELLA COMMISSIONE INTERNAZIONALE DI CONTROLLO PER L'ALBANIA, GALLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

R. 558. Durazzo, 20 dicembre 1914.

In obbedienza ·agli ordini di V. E. partito da Roma la sera del 17 corrente sono giunto soltanto ieri a Valona (il pessimo mare dmpedl di effettuare la traversata il 18) e stamani a Durazzo.

Ho l'onore di assicurare V. E. che ho comunicato al Cav. Lori come il

R. Governo av.esse deciso di procedere· senza indugio all'occupazione militare di Valona e come fosse desiderio di V. E. PQ'terla fare apparire quale conseguenza diretta ed immediata di un vorto che la autorità municipale di Valona potesse ·emettere e dirigere al R. Governo o per ragione della incerta e pericolosa situazione generale dell'Albania od in seguito •a qualche inc.idente che dovrebbe essere cura del Cav. Lori preparare ·abilmente e cautamente.

Come prima impressione il Cav. Lori mi ha detto sembrargli difficile un voto della Munic.ipalità così come desiderato, anche per il fatto che ·attualmente essa è disciolta e si attende il risultato di nuove elezioni. Stanno poi contro la possibilità di •attuare il desiderio di V. E. i ricordi recenti della nostra amone che mentre pareva determinata allo sbarco atteso ed invocato, impro·vvisamente ed inaspettatamente si limitò alle note misure sanitarie ed alla occupazione di Saseno suscitando molte disillusioni negli e·1ementi a noi favorevoli e dando efficace arma contro di noi in quelli avversi. Anche la provocazione di un incidente pareva al Cav. Lori non facile. Su questi punti ad ogni modo il Cav. Lori riferirà a V. E. dopo sicuro e ponderato esame.

Al Barone Aliotti a Durazzo ho comunicato la decisione del R. Governo le circostanze che a Valona dovrebbero precedere la occupazione determinandola, la necessità che Essad quanto meno non ostacoli le nostre operazioni inviando truppe greche a Valona.

Il Barone Aliotti riferisce a V. E. come la cooperazione di Essad possa aversi intiera, e come concorde voto del Senato inviato oggi per iscritto alla R. Legazione invochi nostri intervento armato, voto che da un verso giustifica e facilita le nostre future operazioni militari e dall'altro è sicura prova dei sentimenti di fedeltà di Essad a nostro riguardo.

Pertanto alcune delle difficoltà di carattere locale che mi si erano affacciate alla mente non appena V. E. si degnò incaric,armi di così delicata missione, sembrano eliminate con }',atteggiamento sinceramente devoto di Essad. Altre tut,tavia ne rimangono e le ho conferma,te nella visita a Valona: I) la occupazione non può limitarsi a pochi punti intorno alla dttadina di Valona ma deve per lo meno garantire il sicuro possesso di tutta la baia e del territorio immediatamente circostante che costituisce una unità indissolubile con Valona e presenta condizioni di più facile difesa. La occupazione deve dunque avere come limite minimo la Voiussa a nord ed est, ed a sud i passi strategici degli Acrocerauni. Su questo punto il parere del Barone Aliotti e del Cav. Lori è concorde col mio. II) Ad effettuare la occupazione occorre un minimo di

6.000 uomini con artiglieria, non tanto per difficoltà locali che non sembrano prevedibili, ma in ogni caso per dare una buona e tangibile dimostrazione di forza e nella eventualità che intrighi turco-austriaci e greci descano a mandare contro le nostre truppe forti nuclei di gheghi, né deve essere esclusa la possibilità di un maggiore sforzo militare. III) Se fino ad un certo punto la questione di Valona può considerarsi separatamente dalla questione albanese, non vi ha dubbio che misure di sicurezza debbono essere prese a Durazzo ed ,a Scutari per le nostre colonie e per gli europei ivi dimoranti.

Stimo nutile, né è mio compito il farlo, ripetere qui le altre considerazioni di cavattere generale o relative alla pubblica opinione del Regno, considerazioni che mi feci lecito esporre verbalmente a V. E.

444

IL CONSOLE A VALONA, LORI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

R. RR. P. 1735/577. Valona, 20 dicembre 1914.

Riferendomi alle comunicazioni confidenziali che il Cav. Galli mi ha fatto per parte dell'E. V. (l) ho l'onore di esporre all'E. V. quanto segue: Credo non mi sarà difficile, nello stato attuale del paese, provocare, occorrendo, qualche gmve disordine.

La cosa non è priva di qualche inconveniente, per le non prevedibili proporzioni che il fatto potrebbe praticamente assumere e per la possibilità di sospetti a nostro carico; converrebbe quindi ricorrere a tale espediente soltanto se codesto Governo lo giudicherà assolutamente indispensabile.

Naturalmente, occomerebbe che io fossi avvertito per tempo, per poter dare le dispo·sizioni necessade; inutile aggiungere che il nostro intervento dovrebbe poi compiersi senza ritardo, appunto per cercare· di limitare 1e proporzioni dell'incidente.

Per il momento, non esiste Qui municipalità, non essendo state approvate 1e ultime ·elezioni e funziona da sindaco un tale Alì Crespani, austriacante dichiarato.

Anche costituita 1a municipalità, credo però che, dato il carattere del1a gente e la loro paura di compromettersi, sia poco probabile ottenere il voto desiderato da V. E.: per lo meno non ci si può contare, tanto più che non possiamo contare di avere nel Consiglio creature a noi devote.

Riguardo alla progettata occupazione, ho sentito qualche volta indirettamente accennare ,a un'occupazione limitata alla città di Valona, colla spiaggia e le immediate adi·aeenze, da Krio Nero alla punta di Svernetzi.

A questo proposito, mi credo in dovere di manifestare alla E. V. il mio modesto convincimento, per quanto lo supponga già noto a codesto Ministero, avendolo già manifestato fin dall'Ottobre scorso al Barone Aliotti. A me pare che Valona non possa separarsi dal suo distretto e che l'occupazione di V·alona, per un insieme di considerazioni locali, sia geografiche che politiche ed economiche, debba includere l'occupazione del territorio fino alla Voiussa. Questo fiume, privo di ponti e non guadabile d'inverno, guadabile in pochi punti nell'estate, è considemto come il confine naturale delLa regione· di Valona a nord e ad est; se V. E. vorrà dare uno sguardo ai telegrammi relativi al periodo delle lotte contro gli insorti gheghi, fino all'ingresso degli insorti ai primi di Settembre (1), Ella vedrà che ivi è sempre questione del passaggio della Voiussa, come di un fatto equivalente all'occupazione virtuale di Valona e non vi si vede mai acc·ennato il concetto di una difesa ravvicinata delLa città; un tentativo di preparativi in questo senso, retto dagli ufficiali oLandesi, fu abbandonato all'inizio. Chi riesce a passare al di qua della Voiussa, nel concetto generale, è già a V•alona: e, reciprocamente, non possiede Valona chi non possiede il t.erritor.io fino alla Voiussa.

Dato Questo concetto, direi, tradizionale, -il quale ha i suoi motivi occupare Valona e non occupare il suo territor[o, sarebbe agli occhi della popolazione, un atto un po' strano, suscettibile di essere interpretato, a lungo andare, come una prova di debolezza: e mentre, a mio .avviso, nuocerebbe al prestigio della nost.ra occupazione, in pari tempo rischierebbe di svegliare contro di noi del risentimento, invece di conciliarci quel contegno più o meno benevolo della popolazione, sul quale, se non erro, desideri·amo di poter contare: risentimento nella popoLazione (25 a 35 mila persone, compreso i profughi epiroti) del territorio suddetto, che si vedrebbe da noi abbandonata a se stessa, •anzi, privata pur di quella larva di governo e di tutela del

l'ordine che su di essa tenta, come può, di esercitare attualmente il c'apoluogo, il quale è anche l'unico centro della regione: risentimento, soprattutto, della popolazione stessa di V~alona, la quale, dopo ,aver sperato da noi, finalmente, 1a garanzia delle persone e degli averi, vedr,ebbe abbandonate alla sorte le proprietà e i ciflik, dei cui redditi principalmente vive la città e che quindi, a buona parte della popolazione ~al ceto cioè dei proprietari, che sono poi i notabili cittadini, e di tutti coloro i cui interessi sono collegati colle proprietà rurali -premono altrettanto quanto la c.ittà stessa. Richiamo a questo proposito il mio telegramma 1421 del primo Novembre scorso (1).

Non posso addentrarmi in un esame della questione dal lato militare; mi limiterò tuttavia a ricordare, come già accennai, che durante l'estate scorsa -quando si trattava di difendere Valona contro l'avanzata degli insorti ghegi -malgrado la scarsità delle forze di cui Valona disponeva, udimmo sempre parlare di difesa sulla linea della Voiussa e non mai di difesa alle porte della città, come a Durazzo.

Faccio rilevare, del resto, come un'occupazione limitata al tratto da Krio Nero alla punta di Svernetzi non ci darebbe neppure il possesso effettivo della baia di Valona e, in ispecie, dell''insenatura di Pascià Liman, unico ancoraggio veramente riparato dove, con tempo cattivo, debbono spesso andare a rifugiarsi le siluranti e le piccole navi; sicché V. E. vede, anche da questo, quale sarebbe la situazione, materiale e morale, della nostra occupazione.

L'occupazione dunque, secondo il mio modesto ~avviso, dovrebbe estendersi fino alla Voiussa a nord e 1ad est, ed 'a sud fino a Dukati (in fondo alla baia di Valona), seguendo trasversalmente, di qui fino alla Voiussa, più o meno, la linea provvisoria di confine dell'occupazione greca (approssimativamente, una linea da Dukati fino al nord di Saliari sulla Voiussa, con quelle rientranze che la configurazione dei luoghi potesse suggerire) lasciando magari, d'intesa col Governo greco, un certo tratto fra le rispettive zone d'occupazione. Dopo tutto, si tratterebbe di un'estensione, forse, inf,eriore a quella di un nostro circondario.

Voglia l'E. V. consentirmi che io accenni anche ad un'altra importante questione, quella cioè delle forze da impiegare nella occupazione, confermando anche su questo punto le cose già dette .in Ottobre al Barone Aliotti e alle quali alludevo col mio telegramma 1238 del 14 Ottobre scorso (2). Oc~corre esaminare la questione sotto due punti di vista: situazione interna del paese che occuperemmo e situazione eskrna.

Premetto che, a mio modo di v'edere, non credo possa applicarsi un'analogia col prec,edente dell'occupazione internazionale di Scutari, sembrandomi il caso troppo diverso. Ciò premesso, come situazione interna, non credo potremmo avere inquietitudini, specialmente dopo che un'occupazione. organicamente impiantata col darle l'estensione suaccennata, ci permettesse di assumere veramente nelle nostre mani il governo, la tutela e il controllo dell'intero distretto: lo st,ato d'animo della popolazione, da un lato, desiderosa ormai di un po' di tranquillità e di sicurezza, dall'altro, la sua combattività,

(2') Vedi serie V, vol. I, D. 943.

all'atto pratico molto relativa, e il suo salutare timore della forw, specialmente se rappresentata da truppe regolari, ci danno, a mio avviso, sufficiente affidamento.

Dobbiamo piuttosto prendere in seria considerazione il secondo punto di vista, cioè la situazione esterna.

A questo riguardo, dal lato sud la situazione è migliorata per noi: in luogo del1e bande epkote, anonime ed irresponsabili, 'abbiamo ora colà l'occupazione militare greca. Abbiamo quindi a che fare con uno stato responsabile, e la questione rientl'a nel campo dei nostri rapporti con quello Stato, dei quali V. E. meglio di me può giudicare.

Altrettanto non può dirsi del lato nord ed est. Da questa parte abbiamo la caotica situazione albanese, che non può darci nessun affidamento: un paese turbolento, in istato di assoluta anarchia, perco.rso in questo momento da propagande non certo benevole verso di noi.

Senza esagerare l'entità delle preoccupazioni che da questa parte ci possono venire, bisogna tuttavia tenerne il dovuto conto. Può sempre sorgere, oggi o domani, spontaneamente o per esterne suggestioni, uno dei soliti aggruppamenti di qualche migliaio di armati, che, per uno od altro motivo, si rivolga

o mostri di volersi rivolgere contro di noi. È una eventualità che si potrà ritenere più o meno probabile: ma non si può escluderla e quindi bisogna, a mio modo di vedere, prenderla in considerazione.

Anche per ragioni politiche e morali, del resto, mi sembra non possa l'Italia venire e stare a Valona, se non con quell'assetto e con quella situazione che al suo grado di grande Potenza si conviene: in una situazione che Le permetta di svolgere tranquillamente e col necessario prestigio la sua attività nel paese e di considerare con calma gli atteggiamenti e le agitazioni della vicina Ghegaria.

Dunque, non lusso inutile di forze: ma quel tanto che sia sufficiente a garantirci. Io credo che una forza da otto a dieci mila uomini -il cui invio potrebbe essere, in parte, regolato secondo le circostanze -sarebbe sufficiente a dare alla nostra occupazione il necessario pvestigio e a gal'antirla contro le eventualità alle quali accennavo.

(l) Vedi D. 416.

(l) Vedi serie V, vol. l, DD. 314, 415, 441, 500, 521, 538.

(l) Vedi D. 98.

445

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI (l)

T. PERSONALE PER S. E. L'AMBASCIATORE. Vienna, 20 dicembre 1914.

Ammetto che sia difficile di sostenere, come tu dici (2), che le occupazioni avvenute per semplice fine di guerra e poi dovute abbandonare costituiscono un • vantaggio • per la potenza occupante.

Peraltro il trattato pada esplicitamente di occupazioni permanenti e temporanee e non specifica ·a quale stregua si debba giudicare il carattere di tale temporaneità.

Ammetto pure le tue osservazioni che l'aggiunzione della parola • tempovaneità • abbia potuto essere consigliata •a suo tempo tenendo presente l'occupazione della Bosnia-Erzegovina che dove·va avere anche tale caratter·e. Questa osservazione m'è stata del resto fatta dallo stesso conte Berchto1d (1).

Gli ho però risposto che l'art. 25 del trattato di Berlino nello stabilire che la Bosnia-Erzegovina sarebbe stata occupata ed amministrata dall'Austria Ungheria non aveva specificato .affatto la natura di quell'occupazione. D'altra parte dall'esame da me fatto al R. ministero degli affari esteri, prima dell'ultima rinnovazione del trattato della triplice alleanza, dei vari documenti riguardanti la sua stipulazione e le successive sue rinnovazioni, non era risultato che v.i fosse alcuna annotazione in cui si facesse cenno di quanto il conte Berchtold avev,ami detto.

Ho esaminato lo soombio di note italo-austro-ungariche del dicembre 1909 relative alla rioccupazione del Sangiaccato di Novi Bazar ed ho constatato che 1anche in quel documento è ripetuta l'esp.ressione di • occupazione permanente o temporanea • senza darvi un'interpretazione differente da quella data al1a locuzione medesima contenuta nel trattato d'alleanza.

Per rendersi del resto ragione della nostra argomentazione bisogna riferirsi al precedente della gu&f\a libica ed all'atteggiamento allora •assunto a nostro riguardo dall'Austria-Ungheria.

In tale occasione infatti il governo I. e R. ci impedì non solo qwllisiasi occupazione sia pure tempovanea, ma anche qualsiasi operazione di guerra dichiarando che ciò ·era contrario allo spirito del trattato in generale, perché avrebbe potuto mettere a cimento lo status quo dell'Impero Ottomano, come alla lettera dell'art. 7, secondo il quale noi avremmo dovuto accordarci preventivamente con essa sulla base del compenso.

Per ciò mi d.ispiace di non poter consentire con te, né esporre a Roma le osservazioni che hai avuto la bontà di comunicarmi.

(l) Ed. in Carteggio Avarna-Bollati, cit.. p. 37.

(2) Vedi D. 423.

446

IL CONSOLE A SCUTARI, DE FACENDIS, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 12603/545. Scutari, 21 dicembre 1914, ore 10,25 (per. ore 2,50 del 22).

Telegramma di S. E. n. 7214 (2).

Circola qualche voce circa complotto contro Essad. Ismail Kemal bey scrisse tempo fa a Bib Doda dicendo adottare provvedimento ma dopo di allora non pare abbia avuto ulteriori rapporti né credo Bib Doda sia finora implicato in

macchinazioni sebbene di tanto in tanto dica ridendo che se non lo aiutiamo a fare il Governatore albanese finirà per il turco, ciò che fa supporre non devono essergli mancate proposte.

Mi si riferisce che Danhassan si sarebbe recato [a] Vienna donde sarebbe tornato Scutari con danaro austriaco datogli da Eiusp Sabri per propaganda austriaca. Danhassan ha conferito con Akimi pascià a Bari ma a quanto pare con ·esito negativo. Proseguirò .attentamente indagini .e pvegherei V. E. volermi autorizzare spesa necessaria servizio informazioni.

(l) -Vedi D. 434. (2) -Vedi D. 432.
447

IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 14/1216. R. Nave Misurata, 21 dicembre 1914, ore 12,30 (per. ore 22,30).

Telegramma di V. E. n. 1251 (1).

Il mio telegramma n. 1211 impropdamente redatto, prima arrivo Galli. Esso era ispirato concetto e direttive R. Governo circa Albania, e in modo speciale circa Valona.

Galli arrivò molto dopo invio mio telegramma, per cui ho potuto dare irmnediatamente esecuzione alle istruzioni di V. E., essendo terreno già preparato.

448

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1713/275. Parigi, 21 dicembre 1914, ore 17,15 (per. ore 21).

Telegramma di V. E. Gabinetto n. 1247 (2).

Con separato telegramma in chiaro (3) trasmetto il testo della dichiarazione pubblicata dal Governo francese circa l'adesione delLa Francia al protettorato inglese sull'Egitto e dell'Inghilterra al protetto·rato francese sul Marocco. Quanto alla nostra attitudine mentre trovo opportunissima la 11isposta di V. E. a Rodd nei termini indicati da V. E. nel telegramma di V. E.

n. 7222 (4). Non trovo che ci sia da fare altro pel momento, salvo .tenere presente l'opportunità che il nostro riconoscimento del protettova.to inglese in Egitto sia preceduto dal regolamento della questione de.i confini tra Egitto e Libia circa la quale io ho avuto già occasione di esprimere il mio parere nei miei telegrammi e rnpporti.

(l) -Vedi D. 436, p. 361, nota 2. (2) -Vedi D. 440. (3) -Non pubblicato. (4) -Vedi D. 437.
449

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, E AL CONSOLE A VALONA, LORI

T. GAB. R. SP. 5. Roma, 21 dicembre 1914, ore 18.

Decifri Ella stessa.

(Solo per Durazzo) Suo telegramma n. 1215 (1).

Vedo che la direttiv·a politica del R. Governo in Albania non è risultata chtal.'a ana S. V. Non abbi·amo alcuna intenzione di fare sbarchi né a Durazzo né altrove, ma solo a Valona. Né abbi•amo intenzione di occupa1re l'hinterland di Valona sino alla Vojussa, ma solamente 1a città di Valona e quei prossimi punti strategici conforme il piano militare prepareto. Per conseguenm non manderemo navi a Dul'azzo. Potremo però aiutare Essad con armi e munizioni e forse con danaro, ma a poco a poco in modo da creare in lui un vero interesse di tenersi a noi fedele.

Desidero quindi •attenermi al piano che Le feci esporre per mezzo di Galli. La deliberazione del Senato giova certamente a questo scopo, ma ha il torto di contenere una domanda che non possiamo accogliere.

Ho telegrafato quanto segue al R. Console a Valona:

(Per entrambi) Galli mi riferisce pel tmmite di Aliotti impressione di

V. S. che sarebbe difficile ottenere deliberazione preventiva di codesta Municipalità.

Pregola telegrafarmi d'urgenza suo modo di vedere e· suoi suggerimenti circa primo modus procedendi comunicatole da Galli. Prego t.ener informato di ogni cosa Ammivaglio Patris (2).

450

IL CONSOLE A VALONA, LORI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 16/1740. Valona, 21 dicembre 1914, ore 20 (per. ore 24).

Personale per S. E. il Barone Sonnino.

Sull'argomento del quale mi intrattenne R. Console [Galli] (3) ho inviato a V. E. un rapporto (4) che partirà col corriere di domattina, in difetto partenza per oggi. Riassumo contenuto nei seguenti quattro punti:

Non è difficile provocare incidente, se indispensabile, per quanto per certi riguardi preferibile poter far di meno ricorrervi.

Non c;redo si possa invece fare assegnamento su voto Municipalità.

Occupazione Valooo dovrebbe, ra mio avviso, per wrie ragioni, essere accompagnata da occupazione territorio fino Vojussa.

Per considerazione relativa principalmente situazione nord oentro Albania consigliabHe, per garantire occupazione, poter disporre :a misura ·circostanze fino 8 a 10.000 uomini.

(l) -Vedi D. 442. (2) -Per le risposte vedi DD. 449 e 459. (3) -Vedi D. 442. (4) -Vedi D. 444.
451

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 17/261. Bucarest, 21 dicembre 1914, ore 20,40 (per. ore 23).

Decifri Ella stessa.

Bratianu mi ha domandato se non credessi venuto il momento di dare ulteriore svolgimento all'Accordo segreto del 23 settembre ultimo scorso.

Ho ,risposto che avrei chiesto istruzioni [.a V. E.], il che faccio col presente teleg11amma, ravvertendo da un lato che Bratianu mi ha detto di non voler per nulla precipitare eventi, né spingere R. Governo all'azione, prima che esso ritenga venuto il momento opportuno, e dall'altro che ho ragione di credere che vi siano altre trattative in corso, sicchè reputerei pericoloso un eccessivo ritardo.

452

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. CAB. R. SP. 21/262. Bucarest, 21 dicembre 1914, ore 24 (per. ore 5 del 22).

Marghiloman, in una riunione del Comitato esecutivo del partirto conserVIatore ha accettato fo;rmalmente punto di vista della maggioranza del partito ddchiarando che:

1° Romania deve entrare in azione per la realizzazione del suo ideale nazionale; 2° Romania non può battersi a fianco dei due Imperi Centrali e deve unirsi alla Triplice Intesa.

D'altro lato, mi consta che Bratianu si è impegnato col [governo britannico] ad entrare in azione ai primi del prossimo marzo.

453

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1712/264. Bucarest, 21 dicembre 1914, ore 20,40 (per. ore 21,55).

Ho parlato a Bratianu del contegno della Bulgaria.

Egli ripeté che la Bulgaria non si pronunzierà se non quando o uno dei due gruppi di belligel'anti l·e darà sicuro affidamento di darle 1a Macedonia,

o 1a vittoria sarà dall'una o dall'altra parte. Né l'una né l'altra di queste alternative essendosi ancora v.erifioata, Bmtianu ritiene che non si possa fare alcun affidamento sul1e assicurazioni di Radoslavov o di qualsiasi altro uomo di Stato bulgaro. In quanto a Radev, egli ritiene che il contegno di lui sia inspimto non tanto al desiderio di conformarsi alle idee di Genadiev quanto ana convinzione che Radev deve avere di secondare i propositi del Re.

Bratianu ha dato istruzioni a Derussi di mantenere massimo .riserbo e di non prendere iniziative pur conser\'ando i più amichevoli rapporti col Governo bulgaro. Brat~anu ha concluso di voler evitare col Governo bulgaro ogni causa di dissenso in modo da poter •all'occorrenza intavolare negoziati utili. Finora crede di esservi riuscito tanto è vero che il Governo bulgaro lo ha fatto ringraziare del rifiuto opposto alla domanda della Triplioe Intesa di cui al mio telegramma n. 358 (1), di cui esso aveva avuto notizie non da questo Governo.

454

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1716/1029 (2). Pietrogrado, 22 dicembre 1914, ore 2,10. (per. ore 12,05).

Telegramma di V. E. n. 1247 (3).

Mi consta che dichiarazione protettorato britannico sull'Egitto è stata decisa dal Governo inglese dopo previo accordo con Francia e Russia. Risposta di queste ultime alla comunicazione· i.Jng1ese si riduce quiondi ad una formalità consacmnte il già da loro accordato consenso. Nella risposta russa è detto che Governo Imperiale prende atto con compiacimento della fa•ttagli comunicazione e che impartirà tutte le necessarie istruzioni al proprio rappresentante in Cairo perché conformi sua condotta al nuovo stato delle cose.

È mia impressione che intesa fra Russia, Francia e Inghilterra debba avere avuto per base qualche promessa di compenso ralle due prime o corrispondere ad un comune largo piano di politica orientale. Rammento a questo proposito a puro titolo ipotetico vedute attribuite all'Inghilterra circa trasferimento del Califfato da Costantinopoli ai Luoghi Samti in Arabia e circ~a creazione sotto i suoi auspici di un Imperro islamico dal Cairo alle Indie cui forse potrebbe non essere estranea attuale impresa di Bassorah. Egitto, mezzodì della Persira e Sciat-el-Arab sarebbero altrettante pietre miliari verso La grande meta. Evidentemente Turchia sfrondata del prestigio del Califfato, diventerebbe più accessibile ad .a1tri membri deUa '.Driplice Intesa ·e più negoziabHe entente cordiale. A prescindere da siffatte ipotesi sta di fatto che funziollli Mediter!'aneo dell'Egitto ed intero continente del Canale di Suez hanno per Italia troppo grande importanza perché un mutamento di status dell'Eg.itto V'enga puramente e semplicemente accettato da noi senza previra intesa con Londra su questioni interessanti per esempio bacino orientale del Mediterraneo, se intese fallissero, senza ampia riserva.

Frattanto poiché, che io mi sappia, non fummo previamente consultati né ci viene chiesta risposta alLa comunicazione scritta suppongo che Inghilterra non vorrà pretendere immediato riscontro.

(l) -Vedi D. 351. (2) -Il telegramma partito da Pietrogrado come ordinario fu inserito a Roma nella serie di Gabinetto. (3) -Vedi D. 440.
455

IL CONSOLE A VALONA, LORI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. UU. 18/1744. Valona, 22 dicembre 1914, ore 12 (per. ore 13,20).

Riservatissimo per H barone Sonnino.

Telegramma di V. E. Gabinetto segreto n. 5/1 (1). Mi riferisco mio telegl'amma n. 1740 ,e mio rapporto n. 577 (2).

Notizia comunicatami Aliotti del voto del Senato di Durazzo mi sembra potrebbe semplifi0ai!'e molto le cose. Specialmente se quest.o Governatore Osman Effendi, che si è recato oggi pvecisamente a Durazzo, venisse confidenzialmente messo al corrente da Essad così che desse al momento opportuno disposizioni occor.venti d'accordo con noi, nel qual caso mi sembrra non savebbe neoeliSisario altra formalità. Altrimenti cercherei suscitare agi,tazione in qualche località del distretto tale che senza possibilmente giungere fino ad eccessi fosse suffidente a produrre inquietudini e panico in queste popolrazioni e muovere notabili, e noi agiremmo poi sulla richiesta che c.i venisse sia dal Governatore sia dal Sindaco o anche eventualmente dalla Municipalità o da no·tabili, senza dunque prefiggersi troppo specificramente l'organo e la forma di tale richiesta. Ho comunicato quanto precede al barone Aliotti.

(l) -Vedi D. 449. (2) -Vedi DD. 444 e 450.
456

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL CONSOLE A VALONA, LORI

T. GAB. R. SP. U. 6/2, Roma, 22 dicembre 1914, ore 13,25.

Suo telegrnmma n. 1740 (1). Decifri ElLa stessa. Per motivi d'ordine generale semb11ami necessario incidente locale per spie~are imtervento .ed è opportuno affrettare esecuzione nostro piano.

Escludo assolutamente estendere occupazione sino Vojussa. Intendo lirnltarla al1a città di Valona e prossimi punti strategici conforme primi·tivo prog·etto Ammiraglio Patris.

Prego dire Ammi11aglio Pratis che per nota azione lo prego non allontanarsi da codesto porto né mandare navi Durazzo salvo nuove istruzioru.

457

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, E AL CONSOLE A VALONA, LORI

T. GAB. R. SP. 8. Roma, 22 dicembre 1914, ore 18,30.

Decifri ELla stessa.

(Per Durazzo) Ho teleg11a:fiato quanto segue a Lori:

(Per entrambi) Ricevuto suo telegramma n. 1744 (2). Confermo mio telegramma n. 6/2 (3). Urge V. S. agisca in conformità mice .istruzioni verbali ·comunicatele da R. Console Galli. Provveda subito incidente nella città di Valona, non ottenendo quindi richiesta di nostro intervento da parte del1a municipalità ottenga tale richiesta da parte altro elemento 1oca1e. In ogni modo dopo incidente richieda sbarco telegrafandomi. Ella può trar11e su questo Ministero per denaro indispensabile. Confido sua prontezza ed abilità. Comunichi quanto precede Ammiraglio Patris (4).

458

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 25/265. Bucarest, 22 dicembre 1914, ore 20 (per. ore 0,20 del 23). Decifri ELla stessa. Dal linguaggio tenutomi ied da B11atinnu (mio <telegz,amma gabinetto

n. 261 (5) avevo sospettato che qui fossero assunti nuovi impegni colla Tri

29 -Documenti diplomatici -Serie V -Vol. II

plice Intesa. Ho fatto quindi riservate indagini e mi è risultato che il Ministro delle Finanze sta concludendo un prestito a Londra, il che è certamente in relazione con quanto ho riferito col mio telegramma n. 229 (1). Ciò ha importanza tanto maggiore :in quanto che Bratianu si era formalmente impegnato coi rappresentanti dei due Imperi Centrali a non contrarre nessun prestito negli Stati della Triplice Intesa. Bl'ahanu benché in principio restio si è lasciato indurre ad ,approvare operato del Ministro deUe Finanze. A dimostrare stato d',animo di Bratianu aggiungo avermi egli detto ieri ·incidentalmente che ormai sono rotti i ponti oolla Ge•rmania e l'Aust:da-Ungheria. Prego di considerare tutto quanto precede come assolutamente segreto.

(l) -Vedi D. 450. (2) -Vedi D. 455. (3) -Vedi D. 456. (4) -Per la risposta di Lori vedi D. 460. (5) -Vedi D. 451.
459

IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 26/1220. Durazzo, 22 dicembre 1914, ore 22 (per ore 3 del 23).

Telegramma di V. E. n. 5 (2).

Se non erro, 1a direttiva politica del R. Governo si :dassumerebbe in sostanza nelLa occupazione deUa città di Valona con l'immediate vicinanze, evitando complicazioni militari e sacrifici incompatibili oon ·i nostri intenti. Per l'aggiung•ere questo scopo ho cercato ottenere •aiuto incondizionato di Essad e del Senato, secondo mi el'a stato in vari modi dato da intendere. Se Senato ha deliberato chi·edere intervento in qualsi,asi punto, ciòè precisamente per permettere di scegliere V·alona, giacché non pote\na indicw.-e Valona espLicitamente, per non essere accusato di aveda venduta all'Italia. Ciò costituisce circostanza talmente favol'evole ai nostri progetti, che fino a poco tempo :Ila non era possibile sperare. La deliberazione del Senato tra cui sono i Delegati di Valona non è deeisiva per permettere al R. Governo La latitudine d'azione che esso potl'ebbe desidel'are nelle ·attuali condizioni. La questione della linea della Vojussa è pul"amente ·strategica. Se l'ho menzionata egli è perché, secondo persone pratiche del paese, essa produrrebbe Quello effetto morale tanto utile per raggiungere nostro scopo: <libero rimanendo al Governo di decidere altrimenti. In quanto all'invio di navi a Durazzo giova notare che esso ha doppio scopo, di impedi11e qualche violenta reazione sia contro Sellil!to che contro stranieri: e per dimostrare alla popolazione che non sosteniamo Essad nella sua lotta per ristabilire· ordine in modo questi riesca nel suo scopo di timpedire

['attacco] de:i ghegi contro Valona. Non si capisce del resto come in tempo normale ci siano delle navi a Durazzo a tutela dei forestieri, e che queste navi debbano allontanarsi al momento critico, causato daJla nostra azione a Valona: ciò crerebbe una tale diffidenza ed un ·tale risentimento a nostro riguardo non solo fra gli europei ma anche fra l'elemento locale a noi amico, che nessuno potrebbe prevedere le conseguenze né assumere responsabilità sia nei riguardi dd. Durazzo che in quelli di Valona. Galli mi ha riferito che ac

cennando alla necessità di :lia~e una dimostr>azione di forz.e a Durazzo e per megJdo persuadere gli alballl·esi della ineluttabiEtà degli eventi, e per la eventuale p.l"otezione coloni,a europea V. E. gli av·rebbe risposto che di ciò avrebbe portuto prendere l'incarico Ammiraglio Patris. Galli mi ha aggiunto che ricordò a V. E. come 1lale necessità apparve 'evidente anche nell'ottobre scorso e che Essad ne facesse allora una questione quasi indispensabile per cooperare alla nostm ,azione a Valona. Piano 'elaborato da Essad in seguito a lunga osservaz-ione delle ckcostanze dev'essere eseguito ·con que1l'accuratezza richiesta dalle circostanze stesse •e sarebbe per noi gravissimo errore intralciarlo o interpretarlo erroneamente. Siccome, però, riesce difficile riferir·e con p•recisione tutti i particolari di ·cosi complessa delicata situazione, rrit€11lgo indispensabile, a scanso di responsabilità, che io mi rechi immediatamente a Roma per gli schiarimenti che V. E. vorrà chiedere anche per l'ulteriore sviluppo del programma (1).

(l) -Vedi D. 323. (2) -Vedi D. 449.
460

IL CONSOLE A VALONA, LORI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 20/1753. Valona, 22 dicembre 1914, ore 22,15 (per. ore 0,30 del 23).

Personale a S. E. il barone Sonnino.

Telegramma di V. E. n. 8/3 (2).

Stasera stessa, per mezzo persona fidata, ho dato disposiz.ioni per incidente. Avverto V. E. che questo non p01trà prodursi domani stesso, occorrendomi un poco di tempo per organizzrurlo e dovendo servirmi di un gruppo di profughi di Kurvelesci, gente risoluta, i quali sono accampati a qualche [kilometro] da Valona. Loro capo, chiamato stanotte, sarà qui nella mattinata; gli farò dare istruzioni e denaro da terza persona sicul"a.

In Va1ona non trove•remmo elementi abbastanza fidati, numerosi e audaci.

Informo Ammiraglio Patris.

461

IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. S.P. 22/1222. Durazzo, 22 dicembre 1914, ore 22,30 (per. ore 6,35 del 23).

Personale.

Credo mio dovere segna1a·re a V. E. la ·crescente e pericoLosa agitazione nell'Albania Cent~ale che .rende indispensabile una immediata decisione a

senti circostanze mi è impossibile consentire che Ella si assenti da Durazzo anche temporaneamente •.

riguardo dei piani del R. Governo a Valona. Questo peggioramento della situazione è ormai confermato da tutte le parti tanto che credo superfluo enumerare fatti speoifìe'i. Essad è venuto a dirmi oggi che il combattimento sarebbe ormai inevitabhle tra la sua gente armata, riunita a Croja, e la gente di Tirana. Domani egli conta brevemente recarsi a visitare lui stesso sue truppe, dicendo che 11accomanda sua moglie all'Italia, nel caso gli succedesse una disgrazia. Prima di accomi•atarsi mi ha detto che se l'Italia lo desidem egli si ritirerebbe all'estero per aspettare momento opportuno di rientrare, ma egli ha soggiunto queste testuali parole: Se Governo italiano non aprofitta delle attuali circostanZJe per occupare Valona senza quasi colpo ferire, sarà una disgrazia di cui essa avrà a pentirsi. Affinché però occupazione di Valona possa avvenire senza g11avi conseguenze è •indispensabile una dimostrazione di forza anche ra Dumzzo, sia per rianimare e inco11aggiare i nostri partigiani che stanno per combattere una causa, che è sop11attutto causa i•taliana, sia per impedire i fanatici red i partigiani austro-ungarici di metter in esecuzione un loro piano già altre voUe preso in considerazione, di riunire tutte le loro forze per attaccare gLi H;aliani sbarcati a Valona. Nessuna forza in Albania potvebbe evitare tale pericolo se l'Italia non potr.egg.erà almeno con l'effetto delle sue navi gli stranieri e i nostri amici a Durazzo. La fama di un'eventuale offensiva da queste pavti, sarebbe solo H mezzo di impedire l'attacco contro Valona che obbligher·ebbe i nostri soldati co·là sbarcati di vivere per dei mesi nelle trincee

davanti ad una forza che potrebbe salire fino a 3.000 uomini •.

S. E. iii. Presidente del Consiglio nel mio recente passaggio a Roma mi disse che se mai un ;italirano fosse stato molestato, 1e nostve navi avrebbero proceduto energicamente contro gli assalitori, ch1unque essi fossero. Ora non possiamo farci illusioni sulla certezza di un'raggressione, nel caso in cui a Durazzo mancasse la tutela delle nostre navi. Avendo io sempre dichiarato categoricamente l'impossibilità di far scendere le nostre forze a Durazzo, Essad mi ha detto oggi replicatamente che si potrebbe magari fare a meno di sbarcare i nostri marinai: ma che allo scopo diincovaggiave i nostri amici e di incutere timore reverenziale negli avversari sarà forse indispensabile tirare qualche cannonata per far ritenere alla popolazione che siamo disposti a far rispettare la vita degli stranier'i e la tranquirllità nostra a Valona. Questo è un minimo di correzione preventiva contro mali assai gravi che, se non mi sbaglio, il R. Governo ha sempre avuto in mente di evitare anche a costo di abbandonare la progettata occupazione di Valona.

Per parte mio ubbidisco agli ordini di V. E., nel ciò fare mi incombe implicitamente l'obbligo verso V. E. e verso la Patria di riferire esattamente suhla vera situazione delle cose assumendo intera responsabilità delle mie informazioni ed affermazioni. Se il R. Governo non crede di po·ter seguire la via che le circostanze impongono, ritengo ci troveremmo nel dilemma o di dovere abbandona~re la progettata occupazione di Valona, oppure di preparerei a Valona ed in Albania una situazione irta di incognite e di gravi sacrifici, quali forse la nostra situazione internazionale non li consentirebbe.

(l) Sonnino rispose ad Aliotti con t.r.sp. 10/5 del 23 dicembre, ore 18: c Date pre

(2) Vedi D. 457.

462

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI (l)

T. GAB. 1254. Roma, 22 dicembre 1914, ore 22,35.

Suo telegramma gabinetto n. 261 (2).

Prima di rispondere alla domanda di Bl'atiarnu, desidero quaJ.che schiarimento. Sarebbe necessario sapere che cosa si deve intendere per • ulteriore svolgimento dell'accordo 23 settembre •. Non mi pare si sia verificato nella situazione generale un mutamento tale da richiedere l'esecuz,ione attuaLe di alcuna delle clausole dell'accordo stesso. Il numero terzo deLl'accordo contempLa tre eventualità: l o -Marn·ternimento deUa neutrnlità; e tale attitudine mi pare sia quella che attualmente risponde agli 1nteressi comuni dei nostri due Paesi. 2° -Mediazione, e presentemente non se ne vede la possibHità, mentre sarà da provvedeve eventua,lmente, •affinché una pace per mediazione non avvenga con sacrificio dei nostri rispettivi interesffi. 3° -Entrata in azione; a questo proposito lo stesso Bratianu ha escluso (suo telegramma gabinetto n. 232 del 4 corrente) (3) ogni entl'ata in az.ione della Romani.a pr.ima del marzo. Così pure rltalia, a parte le cornsidevazion[ reLative alla stagione invernale, non avrà completata la sua preparazione miUtave prima di un paio di mesi. Ciò non esclude, beninteso, che qualora i supremi interessi del Paese lo esigessero potremmo entrare in campagna a qualunque momento.

Gradirò pure sapere quali altre trattative ell:a ritiene siano in corso. Ho presente il suo telegramma n. 166 Gabinetto (4) dell'8 ottobre scorso relativo all'accordo [sotto] scritto fra Russia e Romania e la prego indagare e rifemrmi se dopo allora esso abbia avuto conferme o subito modificazioni o estensioni. D'altre parte è .risuLtato ore che il suo telegramma Gabinetto n. 229 relativo ad una proposta dell'Inghiltevr·a aUa Romania, cdtato nel suo telegramma numero 232 Gabinetto summenzionato, non è mai giunto a questo Ministero (5), a meno si tratti di evrore di numero. VogHa quindi ripeterlo.

Gradirò anche sapere, in relazione al suo telegramma Gabinetto n. 205 (6) se n Re di Romani•a è stato messo al corrente del nostro accordo 23 settembre. Mi è necessario conoscere questo dato anche pe·r valutare 1a efficienza dell'accordo stesso.

Ne1le sue conversazioni con Bratianu, S. V. vo.rrà riaffermare il costante intendimento del R. Governo di mantene•re in pieno vigore l'acco,rdo 23 settembre e di procedere sempre in piena, cordiale e fiduciosa intesa col Governo romeno sulla base dei comuni nostri interessi (7).

(l) Ed. in SONNINO, Carteggio, cit., D. 81.

(2) -Vedi D. 451. (3) -Vedi D. 338. (4) -Vedi serie V, vol I, D. 921. (5) -Il telegramma in effetti era regolarmente pervenuto (vedi D. 323) ma, inserito nella nuova serie dei « riservati speciali •• era sfuggito all'attenzione del Gabinetto del Ministro. Fasciotti lo ritrasmise con T. gab. 1737/268 del 23 dicembre. (6) -Vedi D. 249. (7) -Per la risposta vedi D. 522.
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L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

T. GAB. R. SP. 24/146. Vienna, 23 dicembre 1914, ore 1 (per. ore 4,10).

Mio telegil"amma riservato speciale n. 144 (2).

Essendomi Tecato oggi al Ballplartz a richiesta del conte Berchtold, egli mi ha detto che aveva desiderato vedermi per intrattenersi di nuovo meco circa vari argomenti da me toccati nel colloquio di sabato. Dopo avermi con:llermato quanto a me aveva detto in quel coLloquio, che riferii a V. E. col teleg11amma suddetto, conte Berch!told ha accennato alla ·conversazione da Lei avuta col barone Macchio (3) eN-ea passo da me· fatto presso di lrui l'e1ativo alla interpretaZiione dell',articolo sette del tmttato di ~al1eanZia. Mi ha 1nforma'to poi che avendo esaminato la corrispondenza scambiata coll'ambasciatore d'Austria-Ungheria presso R. Gov,erno, av·eva riscontl'ato essel'e esatta affeTrnazione futtami, non 'avere egli omesso di i•nformarci p!rima di passare il confine della Serbia, di ·essere disposto a procedere, giusta a.rticolo sette, ad accordarsi con nod sul principio del compenso. A questo proposito ho ricordato che in data del primo agosto egli mi aveva fatto conoscere, e avev'a incaricato Mérey di comunicare al marchese di San Giuliano, che Governo Imperiale e Reale accettava l'interpretazione data dall'Italia all'ail"ticolo sette a condizione che questa tenesse .atteggi,amento amichevole rispetto aLle operazioni di guerra iniziate dall'Austda-Ungheria, e adempiesse aci doved di ~alleanZia nel caso che conflitto attuaLe conducesse ad una confLagrazione generale (mio telegramma Gabinetto segreto n. 93) (4). Marchese di San Giuliano 'avendo però fatto notare che interpretazione articolo sette non potevasi subo!l"dinare alla partecipazione dell'Italia a11a gueNa, egli aveV1a incanicarto Ambasciatore d'AustrdaUngheria di informare R. Governo che Govel'no Imperiale e Reale aderiva senza restrizioni alla nostra interpretazione dell'articolo suddetto e oon soltanto per lia crisi ~attuale, ma per tutta la du11ata del t!l"atta'to stesso e m1 aveV1a coruermato tale convwione mio teLeg11amma Gabinetto n. 121) (5). Nel riferirsi quindi a quanto m'aveva affermato circa atteggiamento .tenuto dal Gov·el"no lmpedale e Reale verso l'Ita<Ha dul"ante guerra italo-turca, il conte Berchtold ha rilevato aver potuto consta.tare dall'esame dei vari documenti consultati, che lo stesso ma~rchese di San Giuliano nella 1etrtera in risposta a quellia direttag1i il 24 luglio 1914 da Mérey (6) aveva riconosc,iuto come quell'atteggiamento fosse stato amichevole. Ed ha aggiunto che Austria-Ungheria era stata La prima Potenza che ~avev'a ricolllosciuto la sovranità dell'Italia sopra La Libia. Senza contestare queste sue affermazioni ho fatto osservare che md sembrava che eg1i non potesse certamente non ricono,scere che applicazione data dal Govemo ImperiaLe 'e Reale all'articolo sette du11ante la guerra

libica e~a stata del tutto proibitiva come risultava del resto da:Ue comrmicazioni da lui fatte durante quell:a gue,rra di cui avevaglli dato lettura nel precedente colloquio. Mra conte Berchtold ha sogg.iunto che guerra intrapresa dall'Italia aveva per scopo la conqurista della Lib.i·a e non aVTebbe potuto essere trasportata in Turchia senza fare coroe~e il rischio di soUevare 1a questione d'Oriente. Al che gli ho ~isposto che noi ~avevamo dichiarato la guerva alla Turchia e che non era da ammettere che ci si impedisse di adoperare tutti i mezzi che e11ano a nostra disposizione per attaccare e schiacciare il nemico ovunque fosse e costringerlo a veni~re a patti con noi.

Berchtold mi ha detto infine che Governo Imperiale e Reale aveva sempre .riconosciuto il diritto che aveva l'Ita1i'a ·ad avere compensi in caso di occupazione permanenti per parte dell'Austria-Ungheda nei Balcani, ma gli sembrava che in questo momento non ci fosse modo di trovarre una base pe~r stabilire tali compensi. Gli ho :liatto nota~re che .a tenore dell'·artico1o sette l'accordo doveva essere preventivo e non contempol"aneo o consecutivo ail :liatto

o ai fatti che davano luogo al negoziato o all'accordo, e che e~a noi necessario che gli eventi maturnndosi non ci :llacessero trovare di fronte a fatti compiuti. Conte Berchtold ha allora concluso ·che se il R. Govemo avesse avuto modo di trovare tale base, egli non av,rebbe ~avuto difficoltà ad accettarila, dopo averla esaminata.

(l) Ed. in SoNNINO, Carteggio, cit., D. 82.

(2) -Vedi D. 434. (3) -Vedi D. 433. (4) -Vedi serie IV, vol. XII, D. 848. (5) -Vedi serie V, vol. I. D. 476. (6) -Vedi serie IV, vol. XII, DD. 453, 491, 492.
464

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1721/1116. Berlino, 23 dicembre 1914, ore 15,35 (per. ore 18,10).

Telegramma di V. E. n. 7222. Gabinetto 1247 (1).

Circa dichiarazione del protettorato britannico suLl'Egitto, Zimmeirmallll mi ha detto ieri che il Govemo germanico non può naturailmente prendere o·ra alcuna posizione in proposito. Esso considera l'atto del Govel"llo britannico come nullo e non avvenuto e come una flagrante viol!azione trattato che dovrà essere [cipa,rato] alla fine deilla guerl"a col ristabilimento dello statu quo ante. Da questo che è punto di vista di un Governo in guerra coll'Inghilterra sarebbe diffi·cile dedurre conseguenza circa atteggiamento che meglio converrebbe ad un Governo neutvale come l'Italia.

Tuttavia poiché V. E. ha la bontà di invitarmi ad esprimere un parere al riguardo parmi che nessun terreno possa essere per no[ migLiore di quello sul quale V. E. si è posto nella sua risposta all'Ambasciata d'InghiLterra dichi·arendo che l'a questione egiziana dovrà essere argomento di una sistemazione generale per parte di tutte le Grandi Potenze aUa fine della guer11a. Tale atteggiamento sembra p& noi tanto più oppovtuno tenendo conto da un lato del precedente nostro dell'annessione della Libia che fu dalle aLtre Potenze rico

nosoiuta soltanto dopo l·a conclusione della pace colla Turchi·a e dall'altro della speciale situazione giuridica dell'Egitto, dove esistono istituzioni internazionali gru-anti.te da convenzioni cui presero parte molte Potenze.

Esorbiterebbe dari limiti che sono tracciati nelle istruzioni di V. E. l'esamin:aJre se, pur mantenendoci su questo terreno, sarebbe fin d'ora conveniente cercare di mettere in relazione ,il nostro eventuale .rtconoscimento del protettoxato inglese sull'Egitto col conseguimento di vantaggi territoriali od altro per le nostre colonie africane che dall'una e dall'altra pa!I"te sono coll'Egitto e colle sue dipendenze confinanti.

(l) Vedi DD. 437 e 440.

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L'AMBASCIATORE A MADRID, BONIN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1726/17. Madrid, 23 dicembre 1914, ore 19 (per. ore 4 del 24).

Ministro di Stato mi parlò ieri della questione dell'ammissione d'un rappresentante della Santa Sede ad un eventuale congresso al termine della guer•ra. Mi disse comprendeva perfettamente che noi ci opponessimo energicamente ove vi fosse il minimo pericolo che si tentasse di solle~a·re nel congresso, sotto qualsiasi forma, anche sotto quelLa di una domanda di internaZiionalizzazione della 1egg·e delle guarentigie, la questione romana che egli stesso considerava come appartenente oramai aUa storia. Ma se ci venisse data ptiena e ·completa sicurtà che quella questione non verrebbe in alcun modo toccata, gli pareva che non avremmo alcuna ragione d'opporci.

UnJa soluzione di questo genere fudUte!I"ebbe di molto la situaz[one del Governo spagnuolo desideroso da un l!ato di nllila fare che possa dispiacere all'Italia, e obbligato daWaltro a tener conto delle tendenze dello spirito pubblico in Spagna.

Risposi con:llermando l'assoluta opposizione che la domanda di ammissione incontrerebbe presso il GoV'emo italiano. Ripetei che .La soluzione che egH proponeva non mi pareva possibile pell"ché quelle ga11anzie o sarebbero vaghe ovvero La Santa Sede sarebbe la prima .a non acconsentirvi tanto più che per avere vaJlore dovrebbero essere rese pubbl!iche.

Rilevai grave impressione che ammissione produrrebbe nello spirito pubbLico italiano soprattutto dopo i precedenti dell'Aja.

Ministro insistette a lungo nella sua idea sempre nel modo più amichevole e dicendo che non voleva dare all'Ambasdatore presso il Vaticano nessuna istruzione in proposito senza prima conoscere n modo di vedere del Governo italiano cui non vorrebbe in alcun modo fare cosa sg·radita.

Ritengo che Sant1a Sede abbia fatto qui ultimamente qualche passo per la sua ammissione e comp11endo ·che Ministro di Stato si offrirebbe volentieri a negoziare la soluzione che raccomanda. Ho avuto ben cura di non dil:'e parola che lasciasse pensare che il R. Governo possa essere come che (sic) rimosso dalla sua opposizione. Non dubtto però che Ministro di Stato ritornerà sulla sua idea che pare gl·i sia assai oa11a •e così prego V. E. di darmi ad ogni buon fine norma di linguaggio e istruzioni .anche intorno ad essa.

466

IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 28/1226. Durazzo, 23 dicembre 1914, ore 20 (per. ore 24).

Essad ha dovuto sospendere la sua partenza per Croja, dovendo egli andare per mal"e d:a Ervi ment11e inmpea:-versa tempesta in Adriatico.

Prima di partire egli però mi ha [•inviato] un bigtietto pr.egandomi di chieder,e a V. E. una .risposta entro tre giorni da oggi •alla sua lettel"a dell. venti, in cui domandava se egli doveva entrare in azione cioè pel momento in cui crede poter ·esse11e di rito·rno da Croj.a. Egl,i si è mostrato assai grato a V. E. dell'invio di armi e munizioni che egli interpreta quale segno di desiderio del R. Gov·erno di cominciare l'azione diversiva contro i ribelli di Tirana ·ed Elbassan, azione destinata ad impedire l'invio di fOII'ze ghegi ·contro Valona e contro Durazzo. Non ho cveduto d'informare nuov.amente V. E. che Essad sarebbe [pronto] ritirarsi dalla scene politica se questo potesse convenire ai piani di V. E.

467

IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 29/1227. Durazzo, 23 dicembre 1914, ore 16 (per. ore 23).

Chiedo veni1a a V. E. se mi permetto spiegare come sia dovuto ·evidentemente ad un equivoco l'impressione che abbia oltrepassato le istruz,ioni del

R. Governo.

Infatti S. E. il P•residente del Consiglio mi diede ordine il 19 ottobre u .s. di p11eparare col tempo il tevreno per la occupazione di Valon~a • escludendo beninteso ·R perkolo per parte degli elementi di ghegi musulmani •. Ora siccome risulta dal mio tele~amma 1211 (l) partito prima dell',arrivo di Galili la situazione assai grave recentemente creata, domandava provvedimenti immediati. Il Senato non sapendo che partito prendere ·cercav;a un mezzo di salvarsi dalla pressione V1enutag1i dal partito fanatico austro-turco. A mala pena Essad riuscì a calmare questa gente mentre erano già giunti sia vaghi rumol"i, conilermati po.i da Essad, che i ghegi ribelU di Tirailll ed Elbassan avevano già ventilato idea occupare Valona, sia per avere accesso a'l mare, sia pe·r rovinave Essad, partigiano dell'Italia.

Essad riuscì nel suo intento in modo del tutto :fiavorevo1e ed insperato. Quando, poi, cav. Ga1li mi speci.ficò gli ordini di V. E. di ~impedi['e per mezzo di Essad per 1o meno l'invio di ghegi 1a Valona, Essad subito colse l'occasione per ottenere il voto del Senato. Io ho consentito perché ci trovavamo dinanzi al di'lemma di vedere H Senato voltarsi dalla parte opposta, e per evi~e sospetto invio armati ·anche a Valona. Codesto Ministero più volte mi raccomandò energicamente ed espressamente di impedire tale disg.raziata eventualità. Non sarebbe [opportuno] enware in ulteriori particolari di una situazione troppo intricata per ~essere illustrata altrimenti che a voce. Mi consenta V. E. far osservare che se inconvenienti ci siano sulla divulgazione della deliberazione Senato (l) essa va qui a danno firmatari che non possono più tirarsi indietro. Noi non abbiamo se non a guadagnarVli perché aumenta la nostra forza morale nel paese e nei riguardi internazionali.

V. E. non ignora che gl'i avvenimenti possono precipitare con tale rapidità che certe volte non si può entmre in dettagli né riferire in tempo per aver ordind dal Dicastero. Questo sia detto ad esempio per provv,edimenti ·resi indispensabili dalla tutela degli stranieri e della oo;J.oni'a a Durazzo ed a Scuta:ri non appena sarà reso noto lo sbarco a Valona.

Né questo Governo per quanto favorevole può far fmnte a tutti i pericoli cui sono esposti stranieri ed i·taliani senza un nostro aiuto che umalllità ed ogni principio di pubblica moralità sembrano prescrivere all'ItaHa. D'altronde se R. Governo come mi riferisce Cav. Gam avrebbe intenzione di giustificare ill nostro sbarco col pretesto di LI"istabilire l'ordine pubblico, sa~rebbe logico ed utile, se non erro, che questa nostra operaziOIIIJe non sia callfl di disordine aJ.trove, diminuendo H valore dipLomatico delLa nostra mossa. Il voto del Senato impedirà forse quella protesta che l'unico consesso veramente organizzato in Albania avrebbe certamente diretto alle Potenze contro l'Italia.

(l) Vedi D. 436.

468

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. s. 1731/69. Bucarest, 23 dicembre 1914, ore 21 (per. ore 4,15 del 24).

Riservatissimo per lei solo. Decifri Ella stessa.

Prego sottoporre a S. M. i,l Re seguente telegramma di S. M. Re Ferdinando:

• A S. M. le Roi. J·e saisis avec empressement l'occasion de l'élection de Ton Cousin Due des Abruzzes comme membre d'honnem de la Société Roumaine de Géographie. Comme Président de cette Société je saJ.ue l'illustre

t. -gab. r. sp. 9/4 bis come segue. c Inconveniente divulgazione di cui Ella mi dà notizia mi obbliga a telegrafare di attenersi strettamente d'ora innanzi alle mie istruzioni che nella presente occasione Ella ha oltrepassato •.

memb~e de la Maison de Savoi'e comme un cher collègue. La Société est fière

de compter parmi les si,ens ce Prince de Ta Maison qui s'est fait une rénommée

dans le monde scientifique.

C'est ainsi avec une profonde satisfaction que je profite de cette circon.s

tance pour former les vreux cha1eureux pour Toi, la Reine et pour Ton beau

Bays, pour lequel mon peuple nourrJt des sentiments de profonde sympathie

et de Te réitérer l'expression de ma sincèrre ,affection et inaltérable amitié.

Si~é Ferdinand •.

Sono informato che S. M. Re Ferdinando ha preso questa iniziativa oltre che per confermare sua personale amicizia verso il nostro Augusto sovrano, anche per dar prov·a del suo fermo convincimento che Italia e Romania hanno ogni interesse 'a mantenersi in stretto contatto nelle pr·esenti circostanze, e del suo desideil'io di procedere di pieno accordo con noi. Mi consta inoltre che Sua Maestà intende prendere argomento dalla risposta del nostro Sovrano per parLarmi francamente della situazione. Mi permetto perciò suggeri!I"e che nella risposta che S. M. H Re ·credesse fa~e per mio mezzo al R!e Ferdirumdo sia inserita una frase indicante che egli po<J<trà parJ·are f~ancamente con me analogamente a quanto S. M. il Re telegrafò al Re Oal'lo in occ,asione del il'innovamento deHa Tdplice Alleanza (telegramma di codesto Ministero Gabinetto

n. 2506 del 25 dicembre 1912) ·e naturalmente in termini più espHciti.

Iniziativa presa oggi dal Re F,erdinando ha una importanza tanto maggio·re in quanto il Sovrano è di ca~attere riservatissimo e finora, e come Principe ~editail"io e come Capo dehlo Stato si è astenuto daJ far qualsiasi atto a tenere qualsi,asi discorso di cail"attere politico.

Ad evitare ogni malinteso credo oppo·rtuno avvertire che nel linguaggio da me tenuto col Re ho sempre insistito sulla necessità di intimi rapporti tra ItaHa e Romania non per impegnarci in ~avventure ma bensì per tutelare nostri rispettivi interessi sulla base della neutralità finché interessi stessi non siano lesi o minacciati. Mi consta che il Re è in quest'ordine· di idee ed ha dichi'a~ato a persona di mia fiducia che non sono i suoi sentimenti person,ali quale Principe di omgine germanica che ~lo tengono esitante, ma bensl H fatto di non sapere da quale parte siano i verJ inte·ressi del suo Paese.

Quando Sua Maestà abbia la ·certezza di poter parLare con me a cuore aperto; è probabHe potrà ·essere risolta anche questione dell'Accordo 23 settembre u.s. che Re Ferdinando non conosce ancora, e che è opportuno egli conosca solo Quando avrà manifestato apertamente 1e sue idee.

Prego V. E. tener presente che ogni ri.tall"do nel dare una risposta ·all'odierno telegramma del Re Ferdinando colpirebbe profondamente Sua Maestà, che ha piena coscienza dell'.importanza del passo da ·lui fatto, 'e lo spingerebbe a chiudersi nuovamente in quella diffidenza e in quel :riserbo che sono propri del suo caratte·re e che sono riuscito a vincere con un lavoro lungo e p~rudente. Oso pure suggerire che 1a risposta Sovrana sia in termini oltremodo calorosi, contenga un accenno alla Regina Ma~r~a ('a proposito della qua1e confermo il mio telegramma GabineUo Segreto n. 249) (l) ed al Principe Carlo in relazione al vi,aggio di Sua Altezza Rea1e a Roma.

Ricevo in questo momento telegramma di V. E. Gab. s. n. 1254 (l) a cui mi riservo rispondere dopo aver visto n Re e Bratianu, avvertendo che, per non dare nell'occhio, quando avrò da rimettere al Re· Ferdinando telegramma di risposta di S. M. il Re, ho trattenuto presso di me lettem reale di risposta alLa notificazione del decesso di Re Carlo, la quale, secondo usi qui vigenti, mi fornirà pretesto per domandare udienza reale.

Sarebbe poi opportuno che V. E. facesse approntare e mi mandasse immediatamente lettera reale in risposta al nuovo accreditamento di Ghika per fornirmi occasione di un'altra udienza reale, e ciò mailgrado questa Corte non abbia risposto a suo tempo, evidentemente per una semplice s'"ista, alle mie credenziali del 1911.

Infine in relazione al telegramma di V. E. Gabinetto Segreto n. 1254 :l!accio presenti le difficoLtà in cui mi trovo per chiedere schiarimenti sugli impegni assunti dalla Romania cogli altri Stati, dato i·l completo riserbo in cui debbo tenermi c.kca i nostri rapporti cogli Stati esteri, malgrado •le continue domande rivoltemi da Bratianu e l'Accordo da noi sottoscritto.

(l) -Con t. gab. r. sp. 19/1221 del 22 dicembre, ore 14 Aliotti comunicava: c Per indiscrezione, attribuibile probabilmente ad un membro ortodosso firmatario, è purtroppo trapelata qualcosa della deliberzione del Senato. Ciò rende ancora più urgente una decisione nel senso che parrà più conveniente a V. E .•. Sonnino rispose il 22 dicembre, ore 19 con

(l) Vedi D. 400.

469

IL CONSOLE A VALONA, LORI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 27/1758. Valona, 23 dicembre 1914, ore 22 (per. ore 24).

Personale per S. E. il Barone Sonnino.

Salvo casi imprevisti l'incidente (2) avrà luogo domani l'altro, venerdl mattina.

V:i erano difficoltà pe~ domani, né, d'altra par·te, era il caso insistere troppo, poiché, come Ammiraglio Patris mi faceva rilevare testé, perdurando ancom stasera e potendosi prolungare a domani tempo e mare cattivo, avremmo potuto metterei in imbarazzante situazione.

470

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA (3)

L. P. Berlino, 23 dicembre 1914.

Ti ring,razio vivamente del,la tua ·lettera interessantissima del 15 corrente (4), statami rimessa ieri dal corriere. E ti sono, soprattutto, profondamente riconoscente per !'·amichevole franchezza, colla quale hai voluto consentire al mio desiderio di saper Ia verità intorno a ciò che a Roma si pensa a mio

riguardo. Puoi star certo che saprò rispondere degnamente alla fiducia che mi hai così dimostrata, e che non una parola, ma·i, usci·rà dalla mia bocca su quanto mi hai scritto. E che, del resto, non ha fatto che confermare quello che già intuivo e supponevo.

Al personaggio cui tu fai aLlusione io avevo pa·rlato -durante l'ultimo mio soggiorno a Roma in agosto -anche più chiaramente ed apertamente che a tutti gli altri: gli avevo detto che, mandato a Berlino a rappresentare una politica che era allora quella del R. Governo e che rispondeva alle convinzioni mie, dal fatto che quel·la politica aveva subito un completo fallimento, io tr·aevo ·la conseguen;z;a, che sola mi semb11ava logica ed ornesta -quel1a del mio ritiro. Il personaggio mi 'rispose che la cosa non gli sembrava possibile; che non si avrebbe saputo chi mandare qui per sostituirmi -e mi rimandò costituzionalmente ai suoi ministri. I quali fecero appello al mio sentimento del dovere, al mio patriottismo, ecc. e mi costrinsero .a rito·rnare al mio posto, colle sole istruzioni che mi diede, ahla mia partenza da Roma. San GiuUano, e che, fino a questli ultimi giorni, non furono mai modificate né seguite da alcun'altra. Forse per essermivi sempre scrupolosamente attenuto, per ·aver sempre •r.ife11ito secondo coscienza, mi sono meritato ora .l'ingiuria di sentirmi dire che son più tedesco che italiano. Non so però comprendere come si possa pensare che, tenendo qui un ·altro atteggiamento, facendo il viso dell'armi, rappresentando la politica del Messaggero e del Corriere della Sera, si sarebbe potuto meglio ottenere quel • vero contatto f11a Berlino e Roma • di cui si ·lamenta la mancan;z;a. Certo quelJa poUtiea là si ha ragione di dire che la .rappresento male: ed è appunto perché sapevo che la si voleva fare, che io volevo .andarmene. Inveee, purtroppo son rimasto; e certo non auguro al peggiore dei miei nemici -se ne avessi -W.a v.ita che da oramai quattro mesi mi è imposta. Non mi si dà mai comunicazione d:i quello che riferiscono gli altri ambasciatori: come ti dicevo, fino al giorno in cui fosti incaricato di fare il passo a Vienna, non mi si diede nessuna istruzione, di nessun genere: non si è mai tenuto nessun conto di idee o di proposte che, in certi casi, avevo creduto mio stretto dovere di emettere: non mi si è mai fatto cenno di aver nemmeno ricevuto uno dei miei telegrammi o rapporti... In ogni cosa, insomma, io mi sento fatto oggetto del1a più aperta, più insultante e più umiliante sfiducia. Se dovessi ,ispi['armi a considel'azioni personali, certo augurerei che al più presto scoppiasse la guerra, per .Hbe·rarmi di questa situazione, nella quale la mia coscienza, la mi•a dignità, il mio amor proprio soffrono quotidianamente ie più crude1i offese. Io non mi faccio •alcuna H1usione; e so perfettamente che, dopo avermi obbligato a star qui alla prova in questo tormentoso periodo, non appena una soluzione sarà intervenuta, in un senso o nell'altro, io sarò buttato via come un limone spremuto. E il rincrescimento -amaro, lo confesso -di dover chiudere, molto più presto che non credevo una carriera nella QuaLe mi ,figuravo di poter rendere ancora qualche piccolo servizio, sarà certo di molto mitigato dal senso di sollievo che proverò nel non dover più servir da istrumento e da compHce di una politica che mi disgusta e mi ripugna...

Ma queste consideraz•ioni personali -sulle quali ti chiedo mille scuse di essermi tanto dilungato, in uno sfogo che sentivo H bisogno di far.e aU'ami

co -non hanno assolutamente alcuna importanza di fronte all'immail'IJe disastro che miiliBccia il nostro paese, e che son convinto si dow-ebbe fare tutto quanto è umanamente possibile per evitare. Ma, o~amai, non v'è da :fiar più nulla! Io consento interamente, senza alcuna riserva, m tutte l!e cose che mi scrivi. La guerra contro i nostri alleati di ieri e di oggi è inevitabile: per impedirLa, ci vo~!'ebbe un miracolo che non so proprio da che parte potrebbe venire. E la v.ia per arrivarci, il p11etesto che sarà invocato, sono appunto quelli che m'aspettavo: cioè la non .riuscita dei ne~ziati ora intrapresi circ.a l'interpretazione dell'art. 7 del Tr·attato. (Apro a questo proposito, UiliB 1a.rga parentesi per tentare di spie~ar.e meglio i concetti che ti avevo esposti nel mio telegramma del 18 corrente (l). La mia tesi era questa: noi non possiamo sostenere che i fatti stati oompiuti dalil'Austria in Serbia ci di·ano diritto ad un compenso, poiché in quei Jìatti non si ravvisa1110 i due elementi -vantaggio per chi li ha compiuti e mutazione del!lo status quo -che l'ar·t. 7 pone espHcitamente come base del oompenso. Avremmo bensì, prima che si compissero e cioè appena dichia!'ata la guer:!'a alla Serbia, potuto esigere J'accordo preventivo che l'articolo prescrive; ma vi abbiamo rinunciato, come è detto nel telegramma ministe'fi.ale, per spirito di conciLiazione ramichevole e per non intralcia11e ,Le operazioni mir1itari. Ciò non toglie che quell'accordo preven1livo porssiamo sempre reclamarlo anche ora, in vista di future occupazioni, e invocando -appunto -il precedente dell'atteggiamento tenuto dall'Austria durante 1a guercr1a libica; e che abbiamo il diritto di indicare fin d'ora iJ. compenso che chiediamo ci venga eventualmente accordato).

Senonché -e chiudo 1a parentesi, perché qui non si t11atta più di disquisizioilli teoriche, ma del fondo stesso della questione -qualunque andamento abbiano a prendere i negoziati, è supremamente difficiLe, per non dire impossibile, che essi conducano ·ad un risUJI.tato fav~evoile. Ammettiamo la migliore ipotesi; Berchtolld accetta di entrare in uno scambio d'idee [1el modo da noi proposto: ti dirà: • sta bene, se l'Austria Unghe!'ia occuperà la Serbira, o una porzione qualsiasi di essa, o di altra regione nei Balcani, essa dichiara fin d'ora che darà aLl'Italia un compenso territoriale •. Ma, prima di tutto, è tutt'altl'o che probabile che questa eventualità si produca: dal modo come vanno le cose, le c chances • per l'esercito austro-ungarico, anche sotto iJ nuovo comando dell'Arciduca Eugenio, di far nuove conquiste in Serbia mi sembrano assai limitate. E poi, in ogni caso, quando si tratterà di precisare in che cosa, secondo no·i, dovrebbe consistere H compenso; e tu verrai fuori colla domanda del Tventino e della rettifica di frontiera sulrl'Isonzo, non è soltanto probabiile, ma è sicuro, arei-sicuro che ti risponderà col c non posoomus • più assoluto. È perciò che qualsiasi negozi.ato impostato ooll'art. 7 -per quanto io pure fossi del parere che bisognava •in Qualche modo provocarlo -è destinato ad un immediato ed immancabi.le insuccesso. Si arrriverà quindi aUa denuncia del Tcl1attato; e si potrebbe forse allofla avere Ja sfrontatezza di dire chia.ramente come stanno le cose -e come qui hanno già perfettamente capito, ma fingono dd non capire -e dichiarare, senza ambagi, a Vienna e ra Berli•no: • Se 1'Austria ci dà n Trentina e l'Isonzo, rimaniamo neutrali; se no, vi f·acciamo la

guerra •. Sarebbe il più imprudente e il più dniame dei ricatti; e certo, come tu dici, non rialzerebbe il nostro prestigio morale; ma, al punto cui son giunte le cose, se riuscisse, nessuno di noi potrebbe protestare, pensando ai disastri che ci evite·rebbe. Senonché, do sono profondamente convinto che TWn riuscirà. Certo, la situazione è tale che tl'interrvento deltl'Italia neltla lotta po.trebbe veramente diventare decisivo. A quanto dicono i nostri competenti, illl qruesti ultimi mesi si è fatto realmente molto da noi per 1a preparazione dell'esercito, spendendo senza lesinare, con criteri praticli. e modernli.; certo, il tempo è stato troppo breve per colmare tutte le lacrune e riparare a tutti gH errori del passato, ma un no·tevotLe risultato sembra sia già stato o,ttenuto: e il gettare sui campi di battaglia un mHione di uomiru freschi e preparati, potrebbe far pendere definitivamente da un lato la bilancia, finora oscillante. Per l'Austria po•i, già battuta in Se·rbia, e male resistente contro la Russia, che ne occupa una ~ande regione, l'attacco nostro -che sarebbe accompagnato, quasi sicuramente, da quello della Rumarua -costituirebbe .un per.icolo gravissimo, crui non credo che nemmeno l'aiuto detLla Germarua potrebbe metterla in grado di affrontare. Rendendosi con!to di questo stato di cose, sembra inf,atti che sarebbe, come tu dici, atto di buona politica, per tl'Austria di consentire, e pe·r la Germania di consigHare, la cessione da noi desiderata. Ma, ciò malgrado, non 1o faranno: prima di tutto, perchè, realmente, lo spog1i,arsi, in piena guerra, di una provincia che da otto secold. ha sempre appartenuto alla Monarchia, ·r·appresenta petr essa una tale umiliazione, che io capisco perfettamente come non solo tl vecchio Imperatore, ma anche i suoi consiglieri non .sappiano decidervisi, e credano dover preferire la minaccia -tremenda in questo momento -di una nostra entrata in campagna. Credo, del resto, che anche qui vedano oramai le cose in questo modo: mentre prima mi avevano detto che la eventuale eessione del Trentino ·era molto difficile, ma non impossibile, ora invece Jagow, l'ultima volta che gliene parlai, mi disse che non poteva che consigLiarci a non sollevare ·a Vienna quella questione, che avrebbe senza dubbio condotto ad una immediata rottura dei negoziati...

Dunque, se anche da parte nostr·a si mettessero francamente ·le carte in tavola, io credo che Ja guel'ra non potrebbe essere evi-tata: e che ad una nostra denuncia del trattato si risponderebbe da Vi•erma e sopratut.to, come tu giustamente osservi, da Berlino, con un atteggiamento tale che non potrebbe che .aflirettarne ilo scoppio. La denunzJa ci purgherebbe dall'accusa di fellonia, formalmente: ma moralmente? Dopo •trentadue anni di un'alleanza, che aveva formato la base di ·tutto il nostro sistema politico, che per tutto questo periodo ci aveva assicurato la pace, ci avev.a garantito l'indipendenza, lo sv.iluppo, l'ingrandimento deil paese; che, senza mai essere stata veramente popoLare, era però sempre stata considerata come uti.le e necessaria .anche· da coloro che fingevano di combatte·rla: che aveva condotto, anche in questi ultimissimi tempi, alla stipulazione di ·convenzioni milita,ri coi nostri atlleatd, dei quali abbiamo così potuto conoscere molto disposizioni, che ci serviranno ora per dvolgersi contro di loro! E ·lo facciamo, non per un fatto nuovo, non per un interesse nostro che sia stato realmente offeso, -l'accrescimento dell'influenza •aust.riaca in oriente, del resto o~ramai improbabilissimo, non è che un pretesto -: lo facciamo per • realizzare aspirazioni nazionali • gduste e nobili fin che si vuole, ma che preesistevano aH'aileanza e di cui si doveva i,ntendere che, colla conclusione dell'alleanza, s'avesse a rinunciare provvisoriamente all'attuazione; e ·lo facciamo nel momento di SUipremo ~icolo per i nostri ·alleati, quando l'intervento nostro può condur·re ana loTo definitiva disfatta!

È vero che, anche nel 1870, profittammo dei disastd della Francia per occupare Roma; ma perdio, allora non ~evavamo alleati della Francia, non le dichiarammo la guena, e poi, si trattava di Roma! Il fa.tto, che l'enormità di quello che vogliamo intmprendere sia veduta da così pochi in Italia, è per me uno dei fenomeni non solo più dolorosi, ma anche più stupefacenti, nella generale svalutazione e degenerazione di tutti ,i concetti momli, cui, dopo la guerra, assistiamo nel mondo inUero. P.artiremo dunque in armi, contro i nostri Alleati! E se saremo battuti -iJ che, dopo tutto, non è da escludersi è inutile insistere SUilla immensa g,ravità del disastro che ci attende, anche di fronte alle condiz.ioni interne del paese, da te con tanta ,ragione rilevate. Ma anche se fossimo vincitori -il che, lo ammetto, può sembrare ora più probabile -la vittoria nostra, che ci darebbe il possesso, forse solo momentaneo, di qualche territorio di lingua italiana, assicurerebbe ila vittoria della T,riplioe Intesa, colle conseguenze, tutte dannose per noi, che tu hai così perspicuamente esposte a Sonnino, e ci esporrebbe, poi, fatalmente, inevitabiJlmente, a più o meno lunga scadenza, 'ai rancod e alle vendette dei nostri ex alleati. Poichè, anche se rimanesse sconfitto dalla immensa preponderanza numerica dei nemici nella guerra attuale, un popolo, che ha la fo,rza e le magnifiche quaUtà del popo.lo germanico, non si distrugge, non si annienta: e questo popolo non perdonerà mai all'Italia quello che considererà sempre come abbandono e un tradimento: e se ne vendicherà -e la vendetta sarà spaventosa! Non credo che lo stesso si possa dire per l'Austria: perché, realmente, una sua completa sconfitta potrebbe preludere a que,l processo di disgregazione, che una volta o l'altra diventerà imprescindibile e che qui pure è generalmente preveduto. Ma è appunto per questo che noi non dovremmo subordinare tutti gli aHri nostri vitali ,interessi, il nostro onore e la nostra dignità di grande Potenza, allta soddisfazione ,attuale, ~ad ogni costo, di quehle aspivazioni -dopo tutto, di non grandissima impo,rtanza -che avrebbero

potuto più ~tardi venire onestamente e degnamante soddisfatte. Senonché, quando tu -e pochi altri -dici di queste cose sensate e ragionevoli e veramente patriottiche, ti si risponde che la forza delle circostanze spinge il governo in un'altra direzione!..... Ma la mia lettera diventa già troppo lunga. Voglio ancora rispondere, soltanto, alle domande che mi rivolgi circa la missione di Blilow. È perfettamente vero quello che ti disse Monts, che fu lui stesso, Blilow, a sollecitare la nomina. All'ambizione e, ammettiamoJo pure, al patriottismo suo pesava troppo l'esser lasciato in disparte in un momento come questo. Voleva assolutamente qualche cosa; ma, dapprincipio, c:r·edo che non aspivasse precisamente all'ambasciata di Roma. Questa aspirazione prese forma concreta solo q_uando si delineò qui una corrente ostile a Flotow: corrente rispondente in parte al malcontento generale in Germania contro Ja propria diplomazia, e che doveva natuvalmente scegliere come primi capri espiatorii i rappresentanti nelle capitaLi, come Roma e Bucarest, dove s'erano

sofferte le più amare delusioni -e in parte a particolari • griefs • contro di Lui, cui si rimproverav.ano la moglie russa, il nessun contatto .colla colonia tedesca a Roma, ·!'~nazione nelle reLazioni co!Ua stampa ecc. Biilow profittò di queste tendenze per posar·e la propda candidatura e riluscl a spuntaria, malgrado i ranco•ri non .ancora spenti dell'Imperatore, malgrado l'opposizione del Oancellie·re e di Jagow, i quali, benché fossero tutti e due più o meno cveature sue, nulla tralasciarono, i~ secondo spec.ialmente, per impedire la sua nomina. Ma, con tutto ciò, non è a credersi che, come tu dici, egli abbia neLle mani un • atout • tale da assicurare i·l successo delLa SUia missione. Anzitutto, senza essere proprio • gaga • ·Come, colla consueta benevolenza, afferma Monts -Biilow non è più l'uomo di una volta; è parecchio invecchiato, e ii suoi antichi difetti si sono di molto accentuati. Egli si fac·ev'a anzi -come mi sembrò -sul suo compito a Roma, molte e pericolose ilJusioni, che· io credetti mio dover·e di dissipare compLetamente: e mi parve che, ,aJ11a sua partenza, si rendesse conto abbastanza chiaramente deille difficoltà della siituazione. Ma, ti ripeto, uno scopo speciale 1a sua missione non ha: !Illemmeno lui potrà mutare lo stato delle cose, quale tu ed io lo vediamo: e, povera

• Gefallene Grosse •, dowà finke La sua car.riera con un miserevo1e fiasco!

F1inisco, per non farti perdere La pazienza. Oggi è Nata~ (4) -che triste festa! Ti esprimo nondimeno tutti i mi1ei voti più .aff,ettuosi, insiieme colJl',assicurazione di quella salda e fedele amicizia che tu sai.

(l) -Vedi D. 462. (2) -Vedi D. 460.

(3) Ed. in Carteggio Avarna-Bollati, cit., pp. 38-42.

(4) Vedi D. 407.

(l) Vedi D. 423.

471

L'AMBASCIATORE A SOFIA, CUCCHI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. s. 1732/84. Sofia, 24 dicembre 1914, ore 10,10 (per. ore 15,20).

Nonostante che questo Gover·no non .sembri disposto a ~asciarsi compromettere, ,aiJ.meno per ora, dai macedoru, questi continuano a spiegare 1a Loro attività anche a Sofia, facendo capo a Genadiev in cui si impernia tutto il movimento macedone.

D'altra parte tutta l'opinione bulgara, com'è noto, ha .gli occhi rivolti alla Macedonia.

Ma questi circoli politici sono ben hmgi dall'oessere d'accordo sul mezzo per .realizz,ar·e aspirazioni nazionali perché non pochi uomini poHtici e di tutti i partiti si rendono conto che data presente situazione inte["'nazionrue· non conv:i.ene 1nkapvendere urna qualsiasi azione diretta né indiretta in Macedoni1a, se prima non sii è sicuri del consenso espresso o tacito de& Russia, 1a quale ha fatto già comprende["'e ai bulga.ri che considererà come atto ostilità qualsiasi azione intrapl!.'esa dalla Bulgaria conko la sua volontà.

30 -Documenti diplomatici -Serle V -Vol. II

È però possibile che certi maeedoni abbiano ventilato il piano di costituire in Macedonia serba un Governo autonomo, ma questo pi·ano, nel momento pl"esente, non potrebbe essere favodto dal Governo attuale che-nel caso elemento macedone più intraprendente riuscisse a riptrendere su d!i e~ antico ascendente, il che Radoslavov tenta impedire, per quarnto pur egli, come ogni bUtl.garo, conside·ri problema macedone come problema naziOillJRle per ·eccellenza, che deve risolversi con l'attuale c!'isi a soddisfazione della Bulgaria, ma col minore rischio possibile.

Corrispondente Times Bourchier che da anni, è in relazione con tutto [l'elemento] macedone, compresi i più facinorosi, e che peroiò meglio di ogni altro è in grado di ·apprezzare loro merne, non ha notizie del piano summenzionato, ma mi conferma che il lavorìo degli austro-tedeschi per una azione bulgara in Macedonia è intenso, e che Genadiev ·si presta al loro giuoco. Corrispondente nondimeno, ha fiducia nel buon senso di Radoslavov, che anch'egli crede non possa andare contro il volere della Triplice Intesa a meno di disastri Dussi in Polonia, nel qual caso H poter :Erenare quest'opinione pubblica eccitata dalle persecuzioni contro i bulgari di Macedonia sarebbe assai problematico. Egli mi ha detto che anche da alcuni capi macedoll1i di Sofia sono partiti ordini di prudente pazienza ai connazionali di Macedoni·a, e che se in questi Utl.timi tempi si sono verificati gravi incidenti fr:a cui la nota distruzione del ponte sul Varda.r e di atlcuni piU.lliti sulla ferrovia Salonicco-Uskub ciò si deve al temuto intervento greco in aiuto Serbia, :l'atto nuovo che dava il sopravvento agH elementi più bellicosi. Corrispondente ha aggiunto che la Triplice Intesa non fa effi.cace propaganda fra i macedoni, mentre d'altra parte attitudine di certi circoli politici russi e di parte della stampa russa è così poco favorevole ai bulg.ari da poter diventa!'e addirittura pregiudizievole agli inte!'essi della Triplice Intesa. Questa attitudine sarebbe provocata dal Ministro di Serbia a Pietrogrado, il qUJale col suo nazionalismo intransigente contrasterebbe tutti i propositi concilianti

che sorgono, si·a in Russia che in Serbia, facendo attiva propaganda bulgarofoba presso Imperatore di Russia, Imperatrice Madre ed il Granduca. Mi viene riferito che questo Ministro di Russia av·rebbe segnalato a Pietrogrado i pericoli derivanti dall'attitudine anti-bulgara di parte della stampa il'Ussa.

(l) La lettera è stata evidentemente scritta in più giorni.

472

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL CONSOLE A VALONA, LORI

T. GAB. R. SP. 11/4. Roma, 24 dicembre 1914, ore 12,45.

Prego comunicare all'Ammiraglio Patris che dopo sarà avvenuto lo sbarco a Valona converrà che egli mandi una delle rndnori navi a sua disposizione a Durazzo. Tale nave si invia colà per produrre effetto morale e non perché vi proceda a sbarchi.

473

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

T. GAB. s. 1734/408. Londra, 24 dicembre 1914, ore 15,05 (per. ore 21).

Decifri Ella stessa.

Le impressioni da me sottoposte a V. E. col mio telegramma gabinetto segreto n. 403 (2) hanno ricevuto 1a più autorevole conferma per 1a bocca del primo ministro in persona. AV1antieri difatti incontrai a pralllZo Asquith. Tiratomi lin disparte, egli con intonazione specialmente cordiale, e ·COlia sua abituale concisione, mi disse che a lui sta specialmente a ouore ·consolidare La cinquantena!'ia ininterrotta amicizia italo-ing1ese: che per quanto concerne l'Inghilterra il pe·riodo critico della guerra durerà fìlno aJ. febbraio; che se in questo perciodo noi ci decideremo a tradurne in atto le intenzioni manifestate nell'agosto scorso, testualmente (in in~lese) it wm make the whole difference agLi occhi della Nazione britannica, e le velazioni fra i due Paesi pot:mlllno ver:amente mettersli su basi stabili e du:mtw-e. Aggiunsemi che parlava con così perfetta franchezza, per ~a piena fiducia che ripone in me ed in Vliista della sperimentata sollecitudine mia nel promuovere in ogni circostanza mantenimento e sviluppo cordialità per dette relazioni. Io gli risposi in termlini genevici e riservati analoghi a quelli adoperati nel mio ultimo colloquio con Gr-ey. Ringraziatolo poi per la benevo1a aLlusione alla modesta ma certo volenterosa azione mia personale, osse·TVla'Ì che io non avevo fatto altro se non eseg·uire del mio meglio ordini del mio Gov·emo, il quale, consenziente in ciò 1a grandissima maggioranza dell'opincione pubblica italiana, •alla sincere e perfetta

cordialità delle relazioni :lira i due Paesi alll!lJetteva come in passato speciale impo·rtanza. L'impressione che dalla confidenzi·ale apertura di Asquith ·traggo io, ·e pvesumo trarrà pure l'E. V., è che se nel periodo preindicato m culi intervento nostro è manifestamente desiderato e persino indirettamente sollecitato, il Governo di Sua Maestà, presa la nota decisione, giudicasse venuto il momento di inliziare· conver·sazioni su basi concrete e defìlnitive dovremmo Vlerosimi·lmente aspetta.rci a maggiori ·condiscendenze nell'accogLimento nostre condizioni, mentre passati detti momenti, noi ci troveremmo, qualora ci decidessimo ad dntervenire in una situazione meno favorevole col pericolo di trovare fredda accoglienza e più serii ostacoli alla completa .realizzazione dei nostri intendimenti, specie di quelli 'attinenti la questione del Mediter~aneo. D'altra parte però rimane da vedere se previsioni del Primo Ministro saral!lJllO giustificate dalle ulteriori vicende della guerra e se quindli ana fine di febbraio sarà realmente passato il periodo critico. Ma su questo punto nè io nè altri siamo natu:mlmente in grado di 'avventurarci in congetture. In materia di tanta suprema gravità per l'avvenire de11a nostra poH.tica io non mi permetto di esprimere nè oserei da·re consigli. Mi limito quindi sempldcemente riferire

come è mio dovere disposizione che qui scorgo, per mettere in grado Governo di Sua Maestà di prendere in conoscenza di causa, quelle decisioni che nella alta sua saggena considererà più e meg.Uo rispondenti a tutelare gli interessi supremi nazionali. Aggiungo che dal mio ritorno qui ho potuto consta,tare, nei discorsi di quante persone ho incontrato, che desideri e speranze intervento Italia a fianco Inghilterra divengano di giomo in g!iomo più vive e più intense. Donde mi pare lecito tvarre conclusione che se queste spemnze non. fossero al1a lunga realizzate, si genererebbe in questa opinione pubblica a nostro riguardo, un sentimento di accentuata freddezza, di cui non potrebbe, anche con la mdgliore volontà non tener conto il Governo, e di cui molto probabilmente sarebbe la Franda a ,ricavare ogni possibile vantaggio.

(l) Ed. in SoNNINO, Carteggio, cit., D. 83.

(2) Vedi D. 394.

474

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI

T. GAB. R. SP. 12/6. Roma, 24 dicembre 1914, ore 18.

Telegramma di V. E. n. 1226 (1).

Lascio libero Essad di giudicare se convengagli oppure no entrare in azione. Punto essenziale per noi è impedire mosse ghegi contro Valona. Direttive del R. Governo circa Albania non troverebbero alcun vantaggio nel fatto che Essad si ritiri dalla scena politica di codesto p,aese (2).

475

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. 1733/1014 (3). Londra, 24 dicembre 1914, ore 20,10 (per. ore 4,33 del 25).

Telegramma di V. E. Gabinetto n. 1202 (4) e seguenti.

Da ottima fonte mi è stato assicurato che qui nulla risulta della venuta a Londra di un emissario ungherese, né di così attraenti aperture :llatte all'Austria per pace separata. Risulta invece che pel soli,to tmmite dell'alta finanza si è tastato il teneno in Francia Ìacendo balenare possibilità restitu

zione della Lorena e magari anche di una piccola parte dell'Alsazi·a. Queste apel'lture sono state sdegnosamente respinte dal Governo francese il quaLe ha osservato Francia combatterà fimo all'ultimo accanto ai suoi alleati, l',acquisto deHa tranquillità e la liberazione dell'incubo di una continua minaccia germanica costituendo per essa questione 'altrettanto vitale del recupero de1le due perdute provinde. Di queste disposizioni francesi un americano qui giunto recentemente dall'Austria e daWUngheria, dove .conta amiei nelle alte sfere, ha narrato aver intrattenuto Tisza il quale a proposito dell'incUibo germanico si 1asciò sfuggire seguente frase: • Sono quaranta anni che lo subiamo anche noi •.

Quanto precede· mi venne riferito da persona autorevole che 'aveva parlato con predetto americano.

(l) -Vedi D. 466. (2) -Per la risposta di Allatti vedi D. 485. (3) -Il telegramma, partito con numero di protocollo della serie ordinaria, è stato inserito a Roma nella serie di Gabinetto. (4) -Vedi DD. 302, p. 306, p. 251, nota 2 e p. 388, p. 320, nota 2.
476

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. s. 1735/410. Londra, 24 dicembre 1914, ore 22,10 (per. ore 13,15 del 25).

Finora nè Grey nè Nicolson nè Tyrell hanno fatto menomo accenno a nostro eventuale contegno. Nei giornaU ho letto semplicemente gerneraJ.e aUusione di WlDtaggi che del nuovo stato di cose in Egitto non potranno mancare circa Italia. Ciò premesso sottopongo remissivamente a V. E. chiestomi parere (1).

In base agli accordi Prinetti del 1902 ed all'impegno verbale da me preso nel 1912 per ordine del Marchese di San Giuliano (telegramma min>isteriaile Gabinetto n. 1645) non mi pare si potrebbe muover passo in buona :Eede per sollevare obiezioni contro proclamato protettorato inglese ed a suo tempo contro futul'a conseguente abolizione de·l regime delle capitolazioni nelJe condizioni beninteso formulate nel 1912. Resta semplicemente da esaminare se ci convenga l'iconoscere subi.to come ha faUo la F!'anda, ovvero attendere fine della guerra. Una decisione in un senso o neill'altro sembrami, in linea principale, subordinata alle disposizioni del Governo del Re verso iLa Turchia e sopvatutto alle intenzioni nostre circa ~a.tteggi.amento futuro dell'ltaUa nel conflitto generaie. Se H Governo di Sua Maestà, presa nota decisione, intende riprendeve su basi concrete le conversazioni dell'agosto, è chiaro che nel corso deille medesime si dovrà pure discorrere dell'Egitto e verosimilmente impegnarci ·al riconoscimento protettorato. Se per contro conversazioni anzidette fossero destinate a cadere definitivamente, una iniziativa spontanea nostra di riconosceve protettorato più presto di quanto saremmo tenuti, potrebbe servtre Uitilmente per dimostrare il nostro desiderio di fare, per quanto ci è

lecito cosa grata aLl'Inghilterra, cercando cosi di attenuare finché sarà possibiLe impressione, non certamente gradita che sul Governo e sul pubblico illlglese certamente produrrà la nostra definitiva decisione di rimanere neutrali. Dico più presto di o.:uanto saremmo tenuti, ricordando ·che l'Inghilterra malgrado

.:~ccordo 1902 riconobbe rumessione Libia soLtanto dopo conclusione pace italaturca. Contegno analogo da parte nostra sarebbe quindi perfettamente corvetto ed ineccepibiJ.e; io 'aveva dapprima pensato ad un pronto riconoscimento, accompagnato dalla stipulazione di queLl'accordo per Africa settentrionale di cui si cominciò a discovrere primavere scorsa chiedendo in pari tempo consenso inglese alla proclamazione annessione Dodecanneso. Tutto ben considemto però mi è sembmto pre:feribile non formulare condizioni che toglierebbero a quel nostro eventuale gesto il carattere amichevole e che potrebbe pure non essere di molta utiHtà tl'attandosi di un consenso in realtà ptresto o tardi impostaci da pvecedenti accOTdi stati da questo Governo fedelmente osservati, quando riconobbe incondizionatamente nostra sovranità .sulLa Libi1a. In conclusione a me parrebbe consiglii•abile che il Governo di Sua Maestà prima di determinatre il suo ·contegno circa l'Egitto aspetti a prendere più importanti decisioni sull'atteggiamento generale dell'Italia circa mantenimento o meno della neutralità. Ciò tanto più in vdsta delila dUJPlice considerazione della p·1ena correttezza cioè di tale contegno e deUa mancanza finora di qualsiasi soLlecitazione da pa·rte inglese. Giova pure tener presente differente situazione rispetto 1alla Turchia della Francia belligerante e noti neutmli.

(l) Vedi D. 440.

477

IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 32/1234. Durazzo, 24 dicembre 1914, ore 23. (per. ore 4 del 25).

La pa•rtenza di Essad per Croja ha prodotto vivca impressione nel suo ambiente che aspetta entr'oggi avvenimenti nell'interno. All'istante imbarco Essad mi ha pregato di fare sapere al R. Governo che, se, e quando 'avverrà un nostro sbarco a Valona, occoroerà fare per mezzo di questa Legazione una comunticazione al Govemo di Durazzo. In tale comunicazione si dovrebbe significare, a suo modo di vedere, che Italia ha inviato le sue truppe a V1alona, in seguito all'anarchia scoppiata colà e nell'interno, per assicurarvi l'ordine e si intimerebbe, in pari tempo, alle autorità ed al popolo di sta•re in pace e di rispettare l'ordine pubblico e gli stranieri. Essad avrebbe l'intenzione di servirsi di quest'intdmazione per fare cade·re LLa responsabilità di tale :intervento sui sediziosi di Tirana e di Elbassan, facendo pure correre 1a voc.e che l'Italia avrebbe inteso, con la mossa di Valona, di prevenire anche l'avanzata delle truppe greche. Ciò servirebbe ad attenuare, fino ad un certo punto, la grande impressione che produrrebbe la nostra operazione mdHtare. Prego telegrafarmi in tempo utile, se V. E. crederà opportuno di :Ilare la comunicazione suddetta che, se non mi sbaglio, non contrasterebbe, in ma·ssima, colle direttive del R. Governo; V. E. vorrà eventualmente comunicarmi i termini ed il contenuto delLa nota.

478

IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 33/1235. Durazzo, 24 dicembre 1914, ore 23 (per. ore 3,20 del 25).

Come segno caratteristico dell'agitazione che regna negli animi in questo momento, anche fra i partigtani di Essad, credo utile riferire che lo stesso Mustafà Androchi, Vive Presidente del Senato, nostro partigiano ormai dichiarato, insisteva oggi presso il Pascià per sapere se l'Italia U avrebbe aiutati, ripetendo che era indispensabile per lo meno l'appoggio delle navi a Durazzo.

Essad gli fece coragglio, ma si diresse a me per sapere come regoLarsi, notando che non potremo contare sulla maggiore parte dei Capi, se essi non si sentiranno almeno assicurati alle spaille, a Durazzo. Gli risposi non aver istruzioni dal R. Governo. Siccome, però, egli ritornava da capo sulla convenienza per l'Italia di •intimoritre e sedare definitiv,amente ogni veUei.tà di resistenza, ordinando anche a Durazzo una dimostrazione di forze e sbarcando qualche compagnia di marinai, lo inte·rruppi facendogH osservare come mi era sempre espresso chiaramente con lui in proposito, escludendo assolutamente qualsiasi sbarco. Egli visibilmente preoccupato replicò di rendersi garante della incolumità della nostl'a gente ,iJn caso di sbarco e della necessità completa dell'operazione, se noi lo aiulteremo a Durazzo, ma di non potere assumersi più ogni responsabilità. Quanto precede serve unicamente per dimostrare quanto instabile sia la si,tuazione attuale ed a quanti pericoli possano •essere esposti gli italiani e strani.eri in generele, se popolazione si accorgerà che Italia possa abbandonar,e interamente Durazzo alla sua sorte. Colgo l'occasione per pregare

V. E. volermi indicare come, al verificarsi delle complicazioni provocate dalla progettata occupazione di Valona e nell'eventualità che navi da guerra non si trovino presenti in questo Porto, debba comportarsi questa R. Legazione in relazione al telegramma di V. E. n. 4619 dell'll agosto u.s. (l) col quale mi venivano impartite istruzioni di prestare assistenza e protezione a questa Rappresentanza diplomatica rrancese.

Vi sarà, poi, da pensare alle RR. scuole, al R. ambulatorio ed alla nostra colonia in mezzo alla quale potrà prodursi un pandco se non si1amo .in grado di rassicurarla mostrando provvedimenti adeguati per la loro salute.

(l) Non pubblicato.

479

IL CONSOLE A VALONA, LORI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 34/1762. Valona, 25 dicembre 1914, ore 8,15 (per. ore 8,45).

Personale per S. E. il barone Sonnino.

Si sono uditi poco dopo l'alba colpi d'arma da fuoco in più punti della città, popolazione impressionatissima, connazionali si rifugiano in Consolato.

Ho chiesto all'Ammiraglio di sbarcare i marinai (l).

480

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI

T. GAB. 1262. Roma, 25 dicembre 1914, ore 9,30.

Ho sottoposto a S. M. il Re il te,legramma di S. M. il Re Ferdinando Francesco trasmesso col telegramma di V. S. n. 269 (2). Sua Maestà risponde nel seguente modo :

• J e te reme•rcie vivement pour ton télegramme dans lequeil tu me fa!is part avec des expressio.ns si aimabLes de l'é}edion de mon cousin Due des Abruzzes comme membre d'honneur de la Société Roumai·ne de géogmphie dont tu es le Président. Je saisis cette circonstance pour former les voeux les plus chaleureux pour toi, la Reine, ton fils Carol, qui nous laissa un si agréabLe souvenir de sa viSJi.te à Rome, et .consta·tant avec profonde ·satisfaction la sympathie récriproque de nos deux peuples, je Te réitère l'expression de mon afféction très sincè11e et inaltémble amitié.

Le Baron Fasciotti qui m'à transmise ta commundcation e.t que j.e charge de te remettre celle-ci sera fidèle interprete auprès de toi de mes sentiments •.

Per quanto I"igua,rda la risoluzione della questione dell'Accordo 23 settembre, che Re Fe·rdinando non conosce anco11a, osservo che SJi t!.'atta di questione inte.rna, che occoNe si1a risolta da codesto P11esidente del Consiglio.

Provvedo perché venga spedita a V. S. lettera reale in risposta nuovo accreditamento di Ghika (3).

(l} Alle 9,30, l'ammiraglio Patris, da bordo della Nave Sardegna telegrafava a Sonnino (t. 12707 /650}: • Grave panico prodotto stamane in Valona da gente armata. Console d'Italia avendo chiesto intervento per difesa, ho inviato compagnia da sbarco delle navi divisione navale a ristabilire ordine. Per mantenerlo credo necessario far mantenere forza armata a terra, parte in Valona e parte extra moenia in modo da impedire ripetersi nuovi disordini •.

(2) -Vedi D. 468. (3) -Per la risposta vedi D. 515.
481

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, SALANDRA (l)

L. P. Roma, 25 dicembre 1914.

Lo sba>rco a Valona dev'essere già avvenuto stamane, come avrai veduto dai telegrammi (2). Mando subito un telegramma da comunicarsi ad vari governi per spiegare La nostra azione sulLa base della conferenza di Londra (3).

Ora mi raccomando a Te per far pressione suBa Guer·ra e sulla Marina perché non solo mandi subito sui luoghi il reggimento, che dovrebbe già essere in strada per Brindisi, e la batteria di montagna che già è ·a Br-indisi, ma provvedano anche (almeno la Guerra) a preparare subito un ailtro reggimento pel caso che le cose si inaspriscano.

Non ci vorrebbe ~anche qualche ufficiale del Genio, per creare sui poggi qualche piccola fortificazione? Buon Natale, a Te e ai Tuoi.

482

IL CONSOLE A VALONA, LORI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 35/1763. Valona, 25 dicembre 1914, ore 11,25 (per. ore 11,45).

Personale per S. E. il barone Sonnino.

Vengo informato che i marinai sono già scesi a terra, senza incidenti.

Sono stati in questo momento a vedermi Alì Bekir Veleia col Comandante gendarmeria ed un altro notabile [e] ad esprimermi i loro sentimenti di dconoscenza verso l'[ltatia], per quanto essa fa per questo p,aese. Ho risposto con parole di circostanza rilevando scopo occupazione mantenere ordine skurez2la popolazione. Essi promisero tutta la cooperazione della popolazione per H bene del Paese. Comandante genda,rmeria mi assicurò aver dato tutte 1e disposizioni per evd.tare i>nconvenientJi.

Precedentemente avevo mandato dragomanno al Mutessariffato per lo stesso scopo, e non rtovando Mutessarif padò con il Capo PoUzia che in quel momento riceveva dal Corpo di guardia dello scalo, avviso telefonico dello sbarco, e in presenza dragomanno ·rispose di non occuparsene, anch'egli assicurò dragomanno avrebbe dato ogni >altra cùisposizione occorn-ente.

(l) Da BCL, Archivio Salandra. Ed in SONNINO, Carteggio, cit., D. 84.

(2) -Vedi D. 479 e nota allo stesso. (3) -Vedi D. 484.
483

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, SALANDRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

L. P. Roma, 25 dicembre 1914.

Ho scritto personalmente aUa Guerra (2) sollecitando vivamente il.'esecuzione degli accordi presi ieri, sia per l'immediato invdo del reggimento da Palermo e della batteria da Brindisi, sia per la preparazione dell'altro reggimento a Ba.ri. Ho pure suggerito, se· del caso, l'invio di quaLche ufficiale del Genio. Non so che cosa io debba sollecitare daUa Marina; poiché Patris ha le tre navi di cui una da destina·rsi a Durazzo.

Ho ·letto tutti i telegrammi che mi ha<i mandato (3). A me pare che tu debba non cessare dal trattenere Aliotti il quale rinunzia (si vede) a malincuore al suo piano grandioso e -avventato come è -potrebbe comprometterci a Durazzo, pe·r esempio ordinando qualche azione della nostra nave in caso di nn piccolo tumulto o di altro •incidente. Vedi se non sia H caso di dare ordine tassativo a Patris, affinché aUa sua volta ordi·nd al comandante di Durazzo di non sbarcare e di non sparare salvo caso di asso·Luta necessità,

o previo ordine da Roma o almeno da Valona daU'·ammiraglio (4). lnsomma prendere qualche precauzione contro eventuali colpi di testa di Aliotti d'accordo con Essad.

T telegrammi da Bucarest danno l'impressione complessiva che colà si decidono o almeno s'impegnano (5). Si potrebbe forse comnnica·re ad Imperiali la notizia del prestito che la Rumenia starebbe contrattando in Inghilterra e chiedergli di verificarne, se potrà, il fondamento o meno (6). Se davvero l'Inghi:lterra consentisse il prestito sarebbe grave indizio d'impegni presi o almeno assicurati come prossimi.

Buon Natale.

484

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, BOLLATI, A COSTANTINOPOLI, GARRONI, A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, A VIENNA, AVARNA, E AI MINISTRI AD ATENE, DE BOSDARI, A BUCAREST, FASCIOTTI, A CETTIGNE, NEGROTTO, A DURAZZO, ALIOTTI, A NISH, SQUITTI, E AL CONSOLE A VALONA, LORI

T. 7312 BIS. Roma, 25 dicembre 1914, ore 13,30.

(Per Durazzo e Valona) Ho telegrafato alle RR. Rappresentanze quanto segue:

(Per tutti gU altri) Le notizie pervenute in QUesti ultimi giorni dall'Albania confermavano che quel paese si trova in uno stato di completa anarchia.

I movimenti dei ribelli avevano impressionato talmente il Governo di Durazzo che con deliberazione unarillme del 20 corrente esso aveva invoealto la protezione dell'Italia chiedendo d'intervenire d'urgenza prendendo tutte le misure necessarie per assicura·re la vita pubblica. Al R. Governo erano giunte nei giorni scorsi notizie che a Valona si stavano preparando pericolosi movimenti, con scopi non ben definiti ma con .tendenza a scalzare ogni potere di Governo. In V·alona stessa la situazione era aggr.avata dalla presenza dei profughi in favore dei quali già da tempo il R. Governo aveva adottato misure d'ordine umanitario ·e sanitario. Ieri 24 fu pubblicato dall'autorità locale UJil bando vietante a tutti di portare armi d>i qualunque genere entro Ja città. Si riotli.ene che tale disposizione fosse connessa con l'agitazione intesa ad ottenere lo sfratto dei profughi e lo·ro rinvio forzato in Epiro. La città era perciò in fermento. Stamane all'alba si sentirono in Valona colpi d'a-rma da fuoco in vari punti. La popolazione ne rimase impressionatissima, i conna:zJionali si rifugiarono nel

R. consolato. Il R. console in seguito a ciò ha chiesto all'ammiraglio Patris lo sbarco dei marinai dalla Sardegna.

P·rego comunicare quanto precede a codesto Governo, infonnandolo che il R. Governo prenderà a Valona i provvedimenti che la situazione anormale della regione gli impongono; che non intendiamo affatto procedere· ad occupazioni all'infuori di V·alona; che anche per Valona i provvedimenti sararrmo di carattere provvisorio, essendo presi nella nostra quali.tà di firmata·r:i della Conferenl')a di Londra, le cui deliberazioni circa l'A·lbania è nostro precipuo interesse che siano mantenute (1).

(l) -Da Archivio Sonnino, Montespertoli. Ed. in SoNNINO, Carteggio, cit. D. 85. (2) -Vedi D. 481. (3) -Vedi DD. 447, 450, 455, 457, 459, 461, 466, 467, 477 e 478. (4) -Vedi D. 488. (5) -Vedi DD. 451, 458 e 468. (6) -Vedi D. 490.
485

IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R.SP. 37/1237. Durazzo, 25 dicembre 1914, ore 14,30 (per. ore 20,50).

Telegramma di V. E. n. 12/6 (2).

Siccome Essad non ha nessun interesse speciale e personale di rimanere iJn Albani·a o ritirarsi in l!talia, dri entrare in azione o meno, l'unico critel'io che può guidarlo sarebbe l'interesse essenziale del R. Governo di impedire la mossa dei ghegi contro Valona.

Essad anzi ha avuto più volte desiderio di ritirarsi da una lotta pericolosa per la sua sicurezza personale, e che certamente causerà la distruzione di tutte le sue vastissime proprietà.

n. -7312, non avendo potuto vedere stamane Venizelos. Politis non fece osservazioni di sorta •· Fasciotti rispose con t. 12744/384 del 26 dicembre, ore 21,50 c Ministro Affari Esteri ringrazia V.E. della comunicazione da me fattagli stasera del telegramma n. 7312 •. Per le altre risposte vedi DD. 491, 493, 494, 496, 497, 499 e 511. La risposta di Garroni non è stata rinvenuta.

Per p.rovvedere p&ò ne·l modo richiesto da V. E. ho inco~raggdato Essad a rimanere ed a resistere, pur senza impegnare l'avvenire. Tutto al più egli può sperare di non 'essere tradito dall'Italia dopo tutti sacrifici che egli ha fatto per noi.

Il movimento di diversione che sta operando il Pascià dalla pa11te di Croia contro Tirana è fu:nico mezzo per impedire la radunata dei ghegi contro Valona. Se noi ·continuiamo a sostenere efficacemente e con i mezzi idonei la siutazione del Pascià, dalle parti di... (l) (come ebbi già l'onore di esporre a

V. E.) possiamo g,arantire la nostra tranquillità a Valona .anche nell'avvenLre. ALtrimenti chiunque volesse assumere la responsabilità della situazione si ingannerebbe o ingannerebbe il R. Governo.

(l) -Negrotto rispose con t. 12803/226 del 28 dicembre, ore 18 • Ho comunicato telegramma di V.E. n. 7312 a questo Ministero Affari Esteri il quale ne ha preso atto senza osservazioni •. De Bosdari rispose con t. 12747/524 del 26 dicembre, ore 17 • Fatta a questo Direttore Generale Ministero Affari Esteri comunicazione prescrittami nel telegramma (2) -Vedi D. 474.
486

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI

T.v. 7314. Roma, 25 dicembre 1914, ore 16,25.

Telegrammi di V. S. 1234 e 1235 (2).

V. S. potrà fa·re a codesto Governo una comunicazione in conformi.tà ai concetti contenuti nel mio telegramma 7312 (3). Ammiraglio Patris è stato avvertito della convendenza che appena avvenuto sba~rco a V·alona egli mandi una delle sue minori navi a Durazzo. Tale nave si invia per produrre effetto morale e non perché si proceda a sba.rchi.

Avverto infine V. S. che, se è necessario, oltre alle consuete 50.000 lire da consegnarsi ad Essad il l o gennaio, Ella po.trà trarre su questo Ministero un'ulteriore somma di cinquantamila lire per rimuovere eventuali pericoli contro codesti istituti e colonia italiana (4).

487

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1738/148. Vienna, 25 dicembre 1914, ore 17 (per. ore 21).

Telegramma di V. E. n. 1247 (5).

La dichlarazione del protettorato britannico sull'Egitto non è sta·ta commentata da questa stampa ·all'infuori della Neue Freie Presse come ebbi a riferire col mio rapporto n. 1189 (6).

(-4) Per la risposta di Aliotti vedi D. 511.

A quanto mi risulta in via confidenziale, tale dichiarazione sarebbe considerata dal Ministero I. e R. degl:i Affari E,ste11i come non aven,te modificato nella sua .sostanza, bensì solo nella forma la natura del dominio dell'InghHtm-ra in Egitto, giacché questa Potenza era già padrona assoluta di quella regione, nonostante che il Governo fosse nominalmente esercitato dal Khedive.

Si tl"Wene inoltve che questione sia di competenza di tutte le Potenze interessate all'equilibrio del Mediterraneo a cui spetta di ricostituirlo in modo definitivo alla fine della guerra.

Si rilev·a che per quanto riguarda le capitolaziond l'Austti"ia-Ungheria si è impegnata a dare il suo consenso ana Joro •abolizione in tutto l'Impero ottomano e quindi anche in Egitto qualora tutte· le PotenZie vi consentissero.

Per ciò ·che conc.erne noi la risposta da.ta da V. E. corvisponderebbe nello stato attuale delle cose all'atteggiamento che a noi conviene di assumere rispetto alla dichiarazione in parola. Non vi ha dubbio che sino dal giomo in cui 1a Francia prese piede a Tunisi e Inghilterrn si insediò in Egitto equilibrio Mediterraneo fu turbato con grave nostro danno né poté essere considern·to come ristabilito coll'acquisto da noi fatto della Libia che non ha potuto cenamente compensarci della perdita della Tunisia.

Quest'equilibrio potrebbe, però, essere ancora vieppiù turbato se vittoria dovesse arridere alla Triplice Intesa ed avere quindi come effetto immediato dello sfasciamento e della conseguente spa·rtizione dell'Impero ottomano asiatico la definizione della questione degli Stretti con l'entrata nel Mediterraneo della flotta russa.

In tale caso la questione del Meditem-aneo in generale sd imporrebbe nel suo complesso e noi potremmo allora risentire conseguenze di quell'[accordo] per l'Anatolia che ci ha :llatto sempre pensare di preferenza per ragioni di sentimentalismo all'equilibrio dell'Adriatico, trascurando quello del Mediterraneo, ove .abbiamo ·lasciato che Francia continuasse ad aumentare sotto gli occhi nostri la sua potenz·a. Dalle decisioni che saranno per e.sse.re prese in seguito dal R. Governo circa l'ulteriore suo contegno nella guerra attuale, esso pot11ebbe trarre occasione per ·addivenire a tutela dei nostri interessi a quei negoziati che giudicasse più confacenti per ovviare ed attenuare, almeno in parte, i danni risultanti da un tale stato di cose.

(l) -Gruppo indecifrato. (2) -Vedi DD. 477 e 478. (3) -Vedi D. 484. (5) -Vedi D. 440. (6) -Non pubblicato.
488

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL CONSOLE A VALONA, LORI

T. GAB. R. SP. 15/7. Roma, 26 dicembre 1914, ore 11,10.

Prego tel·egrafarmi se in conformità mio telegramma n. 11/4 (l) del 24 corrente, ammiraglio Patris abbia inviato una delle navti minori a Durazzo. A tale nave, eventualmente già giunta a Durazzo, deve essere ripetuto ordine che

non proceda a sbarchi a Durazzo o a cannoneggiamento di quella piazza senza ordine esplicito da ammiraglio Patris o da Roma. Gradirò cenno di ricevuta telegrafica (1).

(l) Vedi D. 472.

489

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, BOLLATI, A LONDRA, IMPERIALI, A MADRID, BONIN, A PARIGI, TITTONI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, E A VIENNA, AVARNA

T. GAB. 1263. Roma, 26 dicembre 1914, ore 12.

(A tutti me11<J Madrid) R. Ambasciatore a Madrid telegrafa quanto segue: (telegramma n. 1726/17) (2). Ho risposto a Bonin quanto segue:

(A tutti) Ammissione d'un Rappresentante della Santa Sede ad nn eventuale Congresso al termine della guerra deve esseTe esclusa in modo assoluto (3).

490

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, E A PARIGI, TITTONI

T. GAB. 1264. Roma, 26 dicembre 1914, ore 17,35.

R. Ministro a Bucarest mi inviava in data 2 dirembre seguente telegramma che mi perviene soltanto ora: • Ieri Ministro d'Inghilterra • (come nel telegramma da Bucarest n. 168) (4) sino alle parole: • ... prego mantenere il segreto •.

Prego V. E. riferirmi se si stia effettivamente negoziando costà un prestito per la Romania (5).

R. -Nave Piemonte con istruzioni conformi agli ordini di V.E.•.
(l) -A questo telegramma Lori rispose con t. Gab. 1740/1768 del 26 dicembre, ore 18,20, come segue: • Telegramma di V.E. n. 15/7 R. Sp. Ho comunicato telegramma suddetto all'Ammiraglio Patris il quale mi prega informare V.E. che egli inviò stamane a Durazzo (2) -Vedi D. 465. (3) -Per le risposte di Tittoni e Bonin vedi rispettivamente DD. 504 e 500. Imperiali.Carlotti, Avarna e Bollati non fecero commenti. (4) -Vedi D. 462, p. 381, nota 5. (5) -Le risposte di Imperiali e Tittoni sono ai DD. 505, 513, e 516.
491

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 12759/1555. Vienna, 26 dicembre 1914, ore 21 (per. ore 23,40).

Telegramma dJ V. E. 7312 (1). Ho comunicato a Berchto1d il contenuto del telegramma suddetto e lo ho informato ad un tempo di quarnto V. E. fa conoscere nella ultima pa·r·te del telegramma .stesso. Berchtold mi ha detto che avendo passato la giornata di ieri in famiglia fuori di Vienna ignorava se fossero pervenute al Ballp1atz notizie sulla situazione in Albania. Ma intanto prendeva atto della comunicazione da me fattagLi secondo la quale era intenzione del R. Governo di non dipartirsi dalle deliberazioni di Londra circa Albania.

492

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. RR. 12757/1557. Vienna, 26 dicembre 1914, ore 21 (per. ore 23,40).

Telegramma di V. E. n. 7212 (2). R. console generale a Trieste da me incaricato fare indagini circa notizia di cui teleg.ramma sudde·tto riferisce: • A Trieste attualmente presso che non vi sono piroscafi del Lloyd Austriaeo. Due sono adibiti alJ,a croce ·rossa, quattro fanno viaggi sino Curzola. Da molto tempo tutta la flotta del Lloyd Austtriaco sta riparata a Sebenico. Mi è quindi difficiLe rispondere in modo sicuro al suo quesito. Da fonte attendibile mi si assicura tuttavia ·che La notizia pervenuta a V. E. sarebbe fondata. Molte truppe fra le quaJ.i marina da sbarco dovrebbero parti.re col Lloyd Austriaeo da PoJ.a fra qualche giorno. Ignorasi qui per dove. Ieri doveva parti1re da Pola il quinto reggimento della Landwehr per ferrovia •. Questa notizia non essendo esauri•ente ed apparendo anzi contradditto.ria ho scritto nuovamente a Lebrecht di fare più accurate indagini in proposito e riferirmi d'urgenza.

493

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 12764/951. Parigi, 26 dicembre 1914, ore 21,20 (per. ore 1,40 del 27).

Telegramma di V. E. 7312 (1). Ho fatto la comunicazione a questo Governo nei termini indicati da V. E.

Da parecchio tempo occupazione Valona da parte nostra era qui consi

derata come necessaria ed inevitabile. La mia comunicazione quindi non è

giunta inattesa ed è stata accolta con favore.

L'M"ticolo del Tempo che telegrafo in chiaro rispecchia pensi•ero di queste

sfere ufficiali.

(l) -Vedi D. 484. (2) -Vedi D. 431.
494

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 12766/1030, Londra, 26 dicembre 1914, ore 22,09 (per. ore 2,35 del 27).

Telegramma di V. E. 7312 (1).

Ln assenza di Grey feci oggi a Nicolson comUJnicazione nei termini prescritti. Nicolson ne prese nota senza obiezioni od osservazioni di sorta. Finora nessun commento ne1la stampa, semplice pubblicazione e nemmeno in tutti i giornali della notizia.

495

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, E AL CONSOLE A VALONA, LORI

T. GAB. 1266. Roma, 27 dicembre 1914, ore 11,30.

(Solo Durazzo) Ho telegrafato quanto segue al R. Console a Valona.

(Per entrambi) Ritengo opportuno che rimangano in carica a Valona Autol"ità localmente elette ,salvo eccezioni di persone dn.fide, mentl"e sono da sostituirsi tutte le Autorità nominate dal Governo di Durazzo o che ricevano ordini da quest'ultimo, giovando 'accentuare di fatto nuova situazione di Valona.

Se a ~riguardo di qweste dtrettive esistano obiezioni da parte dell'Ammiraglio Patris o di V. S. prego telegrafarmi (2).

496

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 12772/1051. Pietrogrado, 27 dicembre 1914, ore 11,58 (per. ore 16,35).

In conformità istruzioni impartitemi ho comunicato a questo Ministero Affari Esteri il ~contenuto del tel~egramma di V. E. n. 7312 (1). Sazonov mi ha

detto, coerente alle sue precedenti ripetute dichiarazioni, egli non ha alcuna obbligazione da fare all'occupazione di Valona da parte dell'Italia. Rdferemlost poi all'ultimo periodo del .telegvamma, del quale gH avevo dato letturn, egli ha voluto confermare suo punto di vista circa inesistenza onnai deliberaziOiili di Londra per Albania ·e ckca assenza impegno da parte Russia in riguaxdo alle medesime. A m1a volta gli ho ripetuto che noi consideriamo sempre valide quelle deliberaz.ioni e che nostri provvedimenti sono occasionati da uno stato di cose ·Contrario ad esse ed hanno carattere provvisorio.

(l) -Vedi D. 484. (2) -Per la risposta di Aliotti vedi D. 502.
497

IL MINISTRO A NISH, SQUITTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 12781/233. Nish, 27 dicembre 1914, ore 16 (per. ore 22).

Ho comunicato stamane al Gov;erno serbo contenuto tele~amma di V. E.

n. 7312 (1). Jovanovic in funzione di Ministro degli Aftari Esteri nell'assenz:a di Pa.Sic ne ha preso atto con compiacenza e mi ha detto che la Serbia da parte sua se Albanesi non smettono incu11sioni sul te11ritorio serbo dalle parti di Dibra Prizrend ed Okrida iniziate in seguito alla proclamazione della guer.ra santa non solamente respingerà aggressori ma penetrerà senz'altro nel territorio aJ.banese dove occuperà alcuni punti strategici. Ha aggiunto che l'anarchia regnante in Albania autOr-izza e giustifka tale procedimento necessario al mantenimento dell'ordine ed alla sicurezza ai confi·ni oc·cidentali del Reg•no. Avendogli io rammentato impegno assunto dal Governo serbo di andare d'accordo con l'Italia in tutto quanto concerne questione albanese egli ha risposto che il Governo non d ritrae da quell'impegno e ·che se Slll'à costretto dalle circostanze a difendersi effi.cacemente contro gli albanesi nel modo sUI1riferito ciò non dovrà considerarsi come contrario al desiderio di una futura intesa italoserba per l'Albania.

498

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA

T. GAB. 1267. Roma, 27 dicembre 1914, ore 19.

Suo telegramma n. 1557 (2). Ieri questo Incaricato d'Affari di Serbia mi fece sapere d'aver 11agione di ritenere che l'Austria-Ungheria progetti attaccare la Serbia attraverso l'Al

31 -Documenti diplomatici -Serie V -Vol. II

bania; uno sbarco di truppe regolari nell'Albania del Nord avrebbe luogo col pretesto di ·ristabiUre l'ordine valendosi del precedente nostro a Vailona, e quindi, insieme agli elementi locali, sarebbe organizzata una spediz,ione contro La Serbia o contro il Montenegro.

D'altra parte ila notizia riferitale da Lebrecht circa partenza di truppe da Po1a per via di mare è degna di attenzione pe·rché non si comprende dove potrebbero essere destinate fuorché in Albania, a meno si tratti del Mon

~~-A. Brego V. E. di accertare ouali siano le vere intenzioni di codesto Gov~nò circa l'Albania. E quando fossero fondate le supposizioni dell'Incaricato d'Affari di Serbia, voglia far chiaramente comprendere a Berchtold la grande differenza che passa fra la situazione presente dell'Italia e quella dell'Austri,aUngheria rispetto all'Albania. L'Italia essendo potenza neutrale ha potuto provvedere a ristabilire l'ordine a Valona senza con ciò infrangel'e le deliberazioni di Londra le quali stabiliscono come principio fondamentale la neutralizza:cione dell'Albania. Invece un'azione militare dell'Austria, Potenza be1ligerante, sarebbe in diretta opposizione colle deliberazioni di Londra la cui v·al!idità noi intendiamo mantenere di fronte a tutti indistintamente i belligeranti. L'E. V. vorrà spiegare chiaramente a Berchtold che uno sbarco di truppe austro-ungariche in Albania sarebbe dal R. Governo considerato come contl'ario agli interessi e alle direttive della politica italiana e come sommamente inopportuno da un punto di vista generale (1).

(l) -Vedi D. 484. (2) -Vedi D. 492.
499

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 12783/1124. Berlino, 27 dicembre 1914, ore 21,30 (per. ore 0,50 del 28).

Telegramma di V. E. 7312 (2). Ho fatto oggi a Zimmermann comulllicazione relativa allo sbarco dei nostri marinai a Valona e gli ho lasciato un pro-memoria redatto nei termini indicati da V. E. Zimmermann rispose che apprezzava perfettamente motivi che avevano determinato l'azione del R. Governo. Egli riconosceva che per mantenere validità delle deliberazioni di Londra seriamente minacciate dalla situazione anarchica dell'Albania si era reso necessario intervento dell'Italia la sola delle Grandi Potenze che per la sua qualità di neutrale fosse in grado di assumere compito di ristabilirvi l'ordine e quella del resto che vi era più particolarmente indicata per importanza dei suoi interessi in un punto così sensibile per la sicurezza dell'Italia. Zimmermann prese atto della dichiarazione da noi fatta circa il carattere provvisorio della O·ccupazione: aggiunse però che la Germania non avrebbe nessuna obiezione a sollevare anche se l'occupazione diventasse definitiva.

(l) -Per la risposta vedi D. 514. (2) -Vedi D. 484.
500

L'AMBASCIATORE A MADRID, BONIN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

R. R. 911/312. Madrid, 27 dicembre 1914.

Ho ricevuto il teleg,vamma dell'E. V. Gabinetto n. 1263 del 26 corrente (l) e La ringrazio delle istruzioni in esso contenute.

A proposito dell'uJtimo colloquio da me avuto con il Ministro di Stato e che ho riferito con il mio telegramma del 23 cor·rente n. 17 (2), è da osservare che il Marchese di Lema il quale di solito evita di toccare conversando con i rappresentanti ested gli argomenti delicati, dev'e avere avuto qualche impellente motivo di riparlarmi egli per il primo, dopo ·le dichiarazioni che gli avevo fatte nell'altra nostra ·conver:sazione del 2 C()["'NIDtle, dell'a:rnmi.ssione della Santa Sede al futw:o congresso. E suppongo che il motivo gLi venisse da qualche passo della Santa Sede compiuto nel frattempo presso di lui; poco prima di ricevermi infatti egli aveva avuto con il Nunzio apostolico una assai lunga conferenza. Se questa supposizione è conforme al vero, è stato molto oppo•rtuno che le pratiche del Vaticano trovassero il governo spagnuoilo già chiaramente e precisamente informato del nostro modo di vedere. Il mezzo termine accennato dal Micnistro di Stato nel prd.mo colloquio avuto con me e poi da 1ui sostenuto insistentemente nel secondo, è un indizio dell'imbarazzo nel quale egLi si troverebbe tra la domanda del.la Santa Sede e la nostra opposizione. Di questo imbarazzo dobbiamo in certo modo essere soddisfatti poiché lin passato un Ministro spagnuolo conse·rvato!'le assai probabilmente non avrebbe esitato ad appoggiare la domanda del V·ati:cano; l'esitazione del Marchese di Lema prova che anche nel par:tito che egLi rappresenta si è fatto alquanto cammino verso la sincera accettazione della soluzione da no<i. data alla questione romana. Il Marchese di. Lema benché, come ho notato in altro mio rapporto, appartenga anche per le sue aderenze di famiglia all'ala estrema conservatori, mi disse infatti spontaneamente in questa occasione che quella questione doveva considerarsi ormai come entrata nel domin<i.o esclusivo della storia. Tale non è però il pensiero della massa dei conservatori spagnuoli, e lo dimostra anche il fatto abbastanza singolare che nella parte meno evoluta di essa, come il basso clero e l'elemento femminile, è ora diffusa l'opi•nione che a guerra finita la Germania, propugnatrice in Europa del principio religioso contro l'ateismo francese, restituirà al Pontefice il potere tempo·rale; e perciò si fanno voti per la sua vittoria. Sotto fo,rma in verità meno ingenua l'ossequio alla Santa Sede regna generalmente nel parti.to conservatore, e perciò H Marchese di Lema posto tra queJla tendenza e il suo sincero desiderio di non turbare i buoni rapporti con l'Italia, avrebbe immaginato quella specie di formula conciliativa secondo l1a quale la San·ta Sede dovrebbe prendere o accettare l'impegno che nel Congresso non si toccherebbe sotto nessuna forma, nemmeno

sotto quella d'una riforma e dell'internazionalizzazione della legge delle guarentigie, la questione romana. Devo notare che il Marchese di Lema nell'espormi e nel difendeve con una insistenza in 1u.i nuova quel suo pensiero, mi parlò sempre nel tono più simpatico al nostro Paese e alle nostre istituzioni, affermò ripetutamente il grande· valore che la Spagna deve annette.re ai buoni rapporti con l'Italia, e m~ disse che non aveva dato e non voleva dare all'Ambasciatore presso 1,1 Vaticano nessuna istruzione su questo argomento senza prima conoscere le intenzioni del Governo italiano.

Non ho lasciato al mio interlocutore alcuna illusione sull'oaccogLienza ·Che la sua formula troverebbe presso di noi. GH ripet,ei che essa conteneva a mio giudizio n germe di pericolosi equivoci; che secondo ogni probabilità la Santa Sede stessa si ricuserebbe ad assumere con la precisione e la solennità che esso comporterebbe, l'impiego cui egli accennava; che in ogni caso l'opinione pubblica in Italia sarebbe così male impressionata da una transazione di quel genere, sopratutto dopo il precedente dell'Aja che il Ministero che l'avesse .accettata non potrebbe reggersi e ne sorgerebbe una situazione politica assai poco propizia alla pace religiosa in Italia. Se all'Aja dov·e erano sul tappeto .soltanto questioni umanitarie allo scopo di meglio assicurare alla civiltà moderna i benefici della pace e d'attenuarle i mali della guerra non venne ammesso l'interv.ento della Santa Sede, a più forte ·ragione deve si escludere nel futuro Congresso che tratterebbe dell'assetto territoriale d'Europa.

Ho e~tato in tutto il corso della conve~rsazione di dire al mio interlocutore che avrei riferito all'E. V. la sua proposta perché egli non ravvisasse per avventura in ciò un indizio d'esitazione. Ho voluto però che l'E. V. ne fosse subito informata acciò Ella potesse farmi conoscere il suo pensiero preciso anche suJla foo-mola immaginata dal Marchese di Lema, sulla quale io prevedo che egli to.rnerà ad insistere. Nel qual caso mi regolerò, n(ln ho d'uopo di dirlo, sulla scorta del di Lei ultimo telegramma.

(l) -Vedi D. 489. (2) -Vedi D. 465.
501

IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 12809/1246. Valona, 28 dicembre 1914, ore 7 (per. ore 20,50).

La notizia dell'occupazione di Valona presentata in modo a noi ostile dai partigiani austro-turchi è stata pure snaturata dalla fantasia popolare che parla di trincee, di fortificazioni erette contro l'Albania. Si teme una campagna contro Essad che sarà certamente· accusato di aver venduto Vallona allo st.raniero. All'interprete di questa Legazione, Mustafà Androcchi e il Mutessarif di Durazzo insi·eme all'influente Kaimakan di Sciak, tutta gente a noi amica, hanno espresso in modo non dubbio il loro timore che la posizione di Essad ne venga scossa, agg.iungendo che essi stessi si sentono poco sicuri dinanzi ad una eventuale ribellione popolare che metterebbe in pericolo la stessa vita deg,U stranieri. Gli stessi individui hanno dichiarato al Cav. Dani,sca che la pretesa dell'litalia di essere andata a Valona solo per mantenere ordine in qualità di Potenza firmataria della Convenzione Londra non è creduta sincera perché Valona sarebbe stata recentemente la città più tranquilla dell'Albani'a mentre più gravi 'incidenti si sono verificati Scutari e ben più g.rav.i pericoli minaccerebbero Durazzo dopo la nostra mossa a Valona. Chiedo scusa se 11iferisco a

V. E. con piena sincerità into11no alla serietà di queste circostanze ed a fatto che questi ambienti ·anche a noi fedeli si volterebbero contro noi il giorno in cui si credessero abbandonati e il Pascià fosse travolto dall'ostilità e dal fanatismo popolare, contro i quali egli lotta con coraggio e abilità non comuni. Oscure minacce sono state dirette al nostro intocprete a oui Mustafà e il Mutassarif hanno detto che Italia invece pensare soltanto ad una conquista avrebbe dovuto pensare anche aH'ordine compromesso nella capitale dalla sua a:zJione a Valona e sa11ebbe tenuta responsabile da tutta la popolazione se non sba!'cheremo a Durazw in oaso di bisogno. L'unico argomento ·che potrà attenual'e il risentimento popoléltl'e séltl'à ,l'eventuale impressione che abbiamo fermato una avanz,ata dei greci. Senonché gli avvenimenti possono precipitare senza l-asciare tempo a nessuno di porvi riparo.

502

IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1763/1249. Valona, 28 dicembre 1914, ore 8,25 (per. ore 20).

Telegramma di V. E. Gabinetto n. 1266 (1).

Dopo matura riflessione vengo a pregare V. E. voler considerare le disastrose conseguenze di un eventuale allontanamento delle Autorità nominate a Valona; l'attuale Governo di Durazzo sarebbe cacciato via senza che Essad vi si possa oppone. Già queste Autorità ·riescono a mala pena a mantenere ordine. Eventuale a1lontamento funzionari governativi sarebbe interpretato come apertura delle ostilità e la più grave offesa che in simili circostanze si po.ssa recare in Albania. Già allo stato attuale delle cose non posso rispondere della sicurez

za degli stranieri nè della fedeltà del Senato che sospetta 11 nostro t11adimento, nè potrei garantire la futura azione di Essad il quale sarà costretto per salvarsi l·a vita ad unirsi ai sediziosi. L'interprete di questa Legazione mi ha pregato di lasciar partire la famiglia e probabilmente dovra lud stesso allontanarsi perché sospettato di non essere stato sincero. La gente che conosce bene le condizioni locali attuali, teme che la stessa R. Legazione venga saccheggiata senza escludere il ,rischio e pericolo per il pe·rsonale da parte di una folla anarchica, a detta dello stesso Mustafà Bey.

Prego V. E. telegrafa:rrni d'urgenza suo pensiero circa eventuali provvedimenti. È tra le altre cose nostro dovere verso Essad avvisarlo perché possa partire in tempo.

(l) Vedi D. 495.

503

IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI

T. GAB. 1270. Roma, 28 dicembre 1914, ore 20,30.

R. Console a Valona telegrafa quanto segue:

• Molti di coloro che vengono a vedermi mostrano molta ansietà per J.a voce che si fa correre con insistenza fra la popolazione, probabilmente da propagandisti ostili che in .segurto nostro sba·rco sia da attendersi una avanzata greca nel resto del Cazà. Giova ricordare che fino dai tempi .in cui si cominciò a parlare aul della possibilità di uno sbarco italiano, le propagande italofobe misero in circolazione la voce che tale eventualità sarebbe connessa con un accordo segreto colla Grecia, la quale occuperebbe il resto del Cazà.

'.Delegrafato quanto precede R. Legazione •. (Telegrnmma n. 12788/1794).

Prego V. S. indagare riservatamente quali sieno le intenzioni di codesto Governo ed eventualmente sconsigliarlo vivamente ad avanzare nel cazà di Valona (1).

504

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1764/280. Parigi, 28 dicembre 1914, ore 20,30 (per. ore 1 del 29).

Fino ad ora qui nessuno ha in alcun modo accennato alla possibilità di intervento del Pontefice a1l futuro Congresso della pace (2). Non credo opportuno quindi di essere io il primo .a discorrerne ·e attenderò tenendo presenti le istruzioni di V. E. Quanto alla ripresa delle relazioni diplomatiche del Vaticano io comUJnicai già a V. E. quanto ebbe a dirmi Delcassé, mio telegramma

n. 268 (3). Ora persona che qui è abbastanza addentro nelle cose ecclesiastiche mi assicura che Signor Loiseau, ben noto in Italia per i suoi scritti sulJ.e cose adriatiche, che trovasi a Roma ed è in continuo contatto con Barrère, sarebbe l'Agente ufficiale incaricato dal Governo francese di esplorare dl terreno presso la Santa Sede. Secondo il mio informatore quello che fa il Loiseau

....._

potrà essere in seguito ratificato o sconfessato dal Governo francese secondo Le circostanze ,richiederanno. Io non posso garantire l'esattezza di queste informazioni ma a V. E. riuscilrà facile sorvegliare a Roma l'azione di detto signore.

(l) -Per la risposta di De Bosdari vedi D. 519. (2) -Vedi D. 489. (3) -Vedi D. 403.
505

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO,

T. GAB. 1765/281. Parigi, 28 dicembre 1914, ore 20,30 (per. ore 0,40 del 29).

Telegramma di V. E. n. 1264 (1).

Fino ad ora Romania non ha qui contratto, nè negoziato prestito. Ieri l'altro Lahovari, parlando ,con me mi disse che alla Romania accorrerebbero una qua11antina di milioni per potere megLio regolare il corso del cambio. Non mi accennò, nè a necessità di denaro, nè alla proposta inglese che probabilmente ignora. Però per gli acquisti qui combinati di cui al mio telegramma Gabinetto

n. 276 (2), è inteso che saranno convenute facilitazioni di pagamento. Del resto che la Romania debba trovarsi in situazione finanziaria non lieta, risulta da un comunicato della Legazione di Romania apparso ieri sera col qual1e si avverte che il pagamento del cupone pdmo gennaio della rendita dovrà essere differito ad epoca che il Governo romeno procurerà sia più prossima possibile.

506

IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. RR. 1766/1254. Durazzo, 28 dicembre 1914, ore 20,30 (per. ore 7 del 29).

Essad telegrafa essersi impegnato in violento combattimento nella pianura fra Kroia e Tirana, ma temerebbe circa esito causa mancanza munizioni da guerra.

Mi ha fatto chiedere quali provvedimenti il R. Governo intende prendere per eventuale posizione Durazzo e quali desideri l'Italia avrebbe circa campagna ora iniziata da lui ,stesso. Egli crede indispensabile l'invio di due navi da guerra. Ho risposto che una nave da guerra era stata inviata come segno del nostro interessamento ma che nessun'altra notizia erami giunta e che non potevo chiedere di più ,a V. E. Mi sono rigorosamente conformato istruzioni impartitemi coi telegrammi di V. E. Gabinetto 12 e 7314 (3).

Popolazione di Durazzo impressionatissima spera nella protezione efficace dell'Ita<lia ed augura uno sbarco come a Valona. Mi tengo nel naturale riserbo impostomi dalle circostanze.

(l) -Vedi D. 490. (2) -Con T. gab. 1722/276 del 23 dicembre, ore 21. Tittoni aveva riferito che il governo francese aveva accettato di fornire alla Romania cartucce per fucili. (3) -Vedi DD. 474 e 486.
507

IL CONSOLE A VALONA, LORI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. t,;AB. RR. 1762/1808 Valona, 28 dicembre 1914, ore 22 (per. ore 1 del 29).

Personale a S. E. il Barone Sonnino.

TranquilLità perfetta.

Sono giunti dn gdornata i trasporti militari: le truppe sbarcheranno domani.

Domattina, confocme le istruzioni ricevute, Ammiraglio Patris farà inoolz:are sul Konak bandiera italiana e albanese.

508

IL CAPO DI STATO MAGGIORE DELLA MARINA, THAON DI REVEL, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

L. P. Roma, 28 dicembre 1914.

Mi onoro sottoporre a V. E. la memoria di cui Le feci ieri cenno.

ALLEGATO I

THAON DI REVEL A SONNINO

MEMORIA (2). Roma, dicembre 1914.

Voglia consentirmi di comunicarle, in via del tutto confidenziale, alcune considerazioni che mi sono suggerite dalla situazione presente dell'Italia di fronte alla conflagrazione europea, con le quali, mentre ne traggo norma per la preparazione dell'Armata, ritengo di contribuire doverosamente a chiarire sempre meglio: lo -le condizioni nelle quali la Marina potrebbe essere chiamata ad operare, 2° -le eventualità alle quali probabilmente essa dovrebbe far fronte, 3° -le conseguenze più o meno immediate, alle quali essa, e con essa il paese, potrebbero trovarsi esposti un giorno.

Le limpide dichiarazioni fatte dal Governo alla Camera dei Deputati ammettono la possibilità che l'Italia debba, in un dato momento, prendere le armi in difesa di legittimi interessi nazionali. Sebbene la formola usata dal Governo sia come non poteva non essere -generica, l'ipotesi alla quale, pur senza trascurare le altre, io debbo dare la preferenza in questo momento, è quella di una guerra contro l'Austria; onde le ,considerazioni che mi preme di sottoporre all'E. V. sono tutte fondate su questa sola.

Prima e fondamentale considerazione: le condizioni politiche nelle quali la guerra all'Austria sarebbe da noi intrapresa. Parmi fuori d'ogni dubbio che, per il fatto solo della guerra, verrebbero senz'altro a decadere tutti gl'impegni politici assunti dall'Italia col Trattato

della Triplice Alleanza. Onde importa, prima di ogni altra cosa, sia bene stabilito se la guerra abbia ad essere, al caso, intrapresa in condizioni d'isolamento politico.

o se sia nel pensiero del Governo di appoggiarsi preventivamente ad altra combinazione.

L'esatta conoscenza della nostra potenzialità navale e della sua relatività verso quella dell'avversario, congiunta all'altra delle .condizioni strategiche delle due sponde adriatiche, mi permette di dichiarare essere mio fermo convincimento -conseguenza del più freddo calcolo -che anche da una guerra vittoriosa, quale ritengo potrebbe essere la nostra contro l'Austria, la Marina non potrebbe non uscire tanto indebolita, da lasciare per parecchi anni il paese quasi assolutamente esposto ad offesa dal mare, per parte di chi, avendo conservate intatte le sue forze navali, volesse eventualmente profittarne per attaccarci.

Precisando bene questo concetto, dirò che se, all'indomani d'una nostra completa vittoria sull'Austria, pagata inevitabilmente a caro prezzo in mare, la Francia, per ipotesi, volesse aggredirci, essa avendo custodite intatte le sue forze navali, le nostre coste. le nostre Città marittime, le nostre isole, le nostre colonie, specialmente le mediterranee, sarebbero inevitablimente alla mercé della flotta francese, Né questa ipotesi mi sembra assurda. Mi risulta in modo assoluto che, al primo accendersi dell'attuale conflitto europeo, essendo generale la persuasione che l'Italia, per i suoi impegni della Triplice, avrebbe dovuto entrare in campo a fianco delle Potenze Centrali, la flotta francese, allestita di tutto punto e già bene allenata, si teneva pronta a piombare sulla Maddalena, per attaccare quella nostra piazza forte, e che l'Ammiraglio francese provò quasi un senso di delusione quando, pochi giorni dopo, ricevette ordini molto diversi.

A questo precedente -che, ripeto, mi risulta accertato in modo positivo si deve forse anche quell'aspetto di incertezza che palesarono le prime mosse della flotta francese nel Tirreno e verso l'Adriatico: quell'incertezza era forse in parte dovuta a riluttanza dell'AmmiragHo de Lapeyrère nel credere a che la Francia avesse rinunziato definitivamente ad una guerra contro l'Italia.

Né a togliere verosimiglianza all'ipotesi fatta, credo possa valere la riflessione che una nostra guerra contro l'Austria, mentre dura l'attuale conflitto. costituirebbe anche un grandissimo vantaggio per la Francia, sostanzialmente non diverso da quello che le avrebbe potuto procurare una diretta cooperazione militare. Le cause di possibili conflitti tra Francia e Italia non sono da ricercarsi che nella gara per il dominio del Mediterraneo; esse sussisterebbero immutate anche dopo una nostra vittoria sull'Austria, a meno che non fossero intervenuti ad allontanarle accordi politici particolari. Una guerra navale contro l'Austria, senza gravi perdite da parte nostra -perdite di unità da battaglia, di naviglio sottile, d'ufficiali, di equipaggi, le quali richiederebbero alcuni anni per essere risarcite -non si può concepire nelle condizioni presenti dell'Adriatico, data la relatività delle flotte contrapposte (la quale non giunge, né giungerà con la prossima entrata in servizio di qualche nuova unità da battaglia, al rapporto di l, 2 a l) e la notevole inferiorità, a nostro danno, della capacità strategica delle sponde opposte, ossia delle possibilità topografiche e idrografiche ch'esse offrono per un buon impiego delle forze mobili. Il gran numero di torpedini e di mine, già disseminate dall'Austria, crea uno stato pericolosissimo d'insidia in quelle acque! certamente esso peggiorerebbe ancora ove noi entrassimo in guerra; ma le nostre navi dovrebbero pure avventurarvisi in ogni modo.

Una guerra contro l'Austria. pur essendo politicamente difensiva, dati i propositi manifestati dal Governo di non prendere le armi se non per estrema difesa di legittimi interessi nazionali, militarmente non potrebbe che avere carattere offensivo, data la necessità di proteggere dal mare l'avanzata nell'esercito.

Già l'Austria ha mostrato, in questi quattro mesi di guerra il suo proposito di non offrire battaglia alle forze navali anglo-francesi, nemmeno quando si avv1emarono in piccole frazioni alle sue basi, e di saper fare di tutto, appunto con torpedini e mine largamente diffuse, per tener lontana anche una provocazione. Se la flotta anglo-francese non ha creduto di prendere l'offensiva in Adriatico, ciò si deve forse a ragioni d'altro ordine prima di tutto, ma certamente lo si deve anche ad un calcolo di convenienza, basato sopra una valutazione delle perdite eventuali e dei vantaggi che quelle perdite avrebbero potuto verosimilmente compensare. È a ritenersi che questo bilancio preventivo abbia avuto parte nel determinare il contegno quasi passivo, costantemente mantenuto per quattro mesi dagli Anglo-Francesi in Adriatico.

Ma noi non potremmo mai, a parer mio, seguirne l'esempio.

Il dovere indeclinabile di offendere per difendere, cioè per proteggere le nostre coste e le nostre città marittime, andando noi a cercare il nemico per combatterlo in condizioni scelte da noi; quello di dare appoggio efficace all'Eser

cito operante sul fronte orientale, ed eventualmente in una sua avanzata lungo il mare; quello d'impedire possibili tentativi di sbarco alle spalle del nostro schieramento, e tanti altri minori, metterebbero le nostre forze navali nella dura necessità di affrontare qualsiasi pericolo, qualsiasi insidia, per disimpegnare anche questa parte difensiva del compito che loro spetta.

Provocare comunque a battaglia la flotta austriaca potrà essere per la nostra marina ineluttabile necessità; ed ho fede che, nonostante l'inferiorità strategica delle nostre coste, vi riusciremmo e con buona fortuna. Ma questa provocazione non potrebb'essere esercitata senza provvedere al tempo stesso ad una efficace protezione delle coste e Città marittime contro possibili devastazioni, abbastanza facili a compiersi, e i cui effetti morali, pericolosissimi, bisogna bene prevalutare in tempo. Farmi facile immaginare quali essi potrebbero essere il giorno in cui, con una audace scorreria, per esempio, da Fola, qualche nave austriaca bombardasse, anche solo per qualche ora. Venezia. I recenti esempi in Francia e nel Belgio ci permettono di fare questa valutazione preventiva. Un intervento attivo della nostra flotta in Adriatico sarebbe dunque inevitabile, a malgrado d'ogni rischio -rischio che potrà essere sì attenuato, usando opportunamente di quei mezzi che la tecnica ci somministra, ma non evitato -e questo rischio, come le eventualità prevedibili in battaglie tra flotte, in quanto concerne le perdite, mi conducono a prevedere, anche in caso di vittoria che, ripeto, ritengo più che probabile, quel grave indebolimento finale della Marina del quale ho fatto cenno da principio

Ben altre potrebbero essere invece le previsioni, quando la flotta italiana, in una eventuale guerra contro l'Austria, non si trovasse isolata. ma congiunta ad altra fotta cooperante. Le possibili perdite complessive sarebbero forse le stesse; ma, supposto come prima, ed a maggior ragione, che la vittoria rimanesse da parte nostra, sarebbe forse a priori scongiurato il pericolo di un'ulteriore aggressione d'altro lato, per il fatto che la cooperazione in una guerra presuppone accordi politici, sia perché, a guerra finita, anche la flotta cooperante avrebbe bisogno di tempo per rifarsi della sua parte di perdite.

Precisando anche in questo punto i concetti, un'azione navale combinata italo-anglo-francese in Adriatico, anche concordata in base a convenzioni soltanto occasionali, cioè non in dipendenza di fatti politici destinati ad avere poi un lungo seguito, escluderebbe forse del tutto, o quanto meno allontanerebbe abbastanza il pericolo d'un conflitto italo-francese susseguente, dando tempo all'Italia di riparare le sue perdite navali di uomini e di materiale.

Per rimanere sempre nel campo delle previsioni militari, un accordo con gli Anglo-Francesi è il solo che possa, indipendentemente dalla cooperazione navale nel fatto transitorio della guerra, garantirci per un prossimo avvenire.

Ove si escludesse questo accordo. l'ipotesi di un'aggressione da parte francese all'indomani d'una nostra guerra coll'Austria, risorgerebbe, e nessun'altra Potenza potrebbe mai darci un qualsiasi appoggio efficace in mare. Né parmi possibile -data l'odierna situazione politica generale, far conto sopra un aiuto dell'Inghilterra, in tale eventualità, essendo essa oggi stretta alla Francia da un'alleanza che dobbiamo ritenere durevole. Tanto meno poi si potrebbe contare su quello della Germania, dalla quale ci saremmo politicamente distaccati per il fatto stesso della guerra. Non ho d'uopo di diffondermi maggiormente in argomento, e meno ancora di entrare in particolari tecnici.

Ho creduto mio preciso dovere sottoporre all'E. V. queste considerazioni a riguardo di eventualità che, sebbene non immediate, ritengo doversi tenere in vista sin d'ora siccome possibili; e soprattutto ho creduto necessario segnalare previsioni che, in caso d'una guerra contro I'Austria, dobbiamo, anche nell'ipotesi della nostra migliore fortuna militare, avere presenti sin d'adesso. Né ho considerato il caso, pur meritevole della nostra attenzione, di eventuali complicazioni con la Grecia alle quali la situazione politica in Albania potrebbe dare facile esca. Anche la Grecia, avendo intatta la sua flotta, la cui potenza è oggi tutt'altro che trascurabile. potrebbe domani, dopo una nostra guerra contro I'Austria con l'esito ·che devesi prevedere, affrontarci in mare in condizioni, se non di assoluta superiorità, certo tali da procurarci non lieve preoccupazioni, data I'eccelente sua posizione strategica e l'ancora incompleto allestimento delle nostre basi di Taranto e Brindisi.

.ALLEGATO II

RAFFRONTO TRA LA MARINA ITALIANA E AUSTRIACA FINO AL 1914

GRANDI NAVI

ITALIA(2 S. Bon, 3 Garibaldi, 2 Brin, 4 R. Elena, 4 Pisa, l Dante, 3 Cavour). Numero . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 18 Dislocamento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 243.500 Cannoni da 254 in più . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 94 AUSTRIA -(3 Monarch, 3 Habsburg, l S. Georg. 3 Herzherzog, 3 Radetzki, 3 Viribus Unitis). (l) Numero . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 16 Dislocamento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 185.600 Cannoni da 240 in più (l) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 107

INCROCIATORI LEGGERI

ITALIA-(l Puglia, l Libia, 2 Marsala, l Quarto)

Numero ................................................... . 5 Dislocamento 17.000 Cannoni da 120 mm in più ............................... . 34

AUSTRIA -(2 Aspern, l AD. Spaun, 3 Saida)

Numero ................................................. . 6 Dislocamento ............................................. . 18.600 Cannoni 100 in più ....................................... . 40

SILURANTI

ITALIA-(2 Poerio, 2 Nullo, 10 Indomito, 11 Soldati, 6 Nembo, 5 Dardo, l Fulmine, 38 PN, 28 AM.)

Numero 102 Dislocamento ............................................... . 27.700 Cannoni da 76 in più ..................................... . 200 Lanciasiluri 270

AUSTRIA -(6 Russar, 6 Balaton, 24 da 200 tonn.. 6 da 250, 12 da 110 tonnellate)

Numero 54 Dislocamento 15.100 Cannoni da 76 in più ..................................... . 102 Lanciasiluri 108

SOMMERGIBILI

ITALIA-(5 Glauco, l Foca, 8 Medusa, l Atropo, 2 Pullino, 2 Nautilus)

Numero ................................................... . 19 Dislocamento ............................................. . 4.310 Tubi di lancio 45

AUSTRIA -(6 da 240 tonn. circa)

Numero .................................................... . 6 (l) Dislocamento ............................................... . 1.440 Tubi di lancio ............................................. . 14

Austria Riassunto: rapporto ---Italia

Numero Dislocamento Artiglieria Lanciasiluri

GRANDI NAVI 1,19 1,31 0,88 ESPLORATORI 0,83 0,91 0,85 SILURANTI 1,89 1,83 1,96 2,50

SOMMERGIBLI 3,17 2,88 3.30

Considerando la nostra deficienza nelle grandi navi e la prevalenza nelle siluranti si può ritenere che la potenza delle due Marine si equivalga.

(l) -In Archivio Sonnino, Montespertoli. (2) -La memoria era intitolata: c Considerazioni su alcune prevedibili eventualità navali in caso d'una guerra in Adriatico •.

(l) Nota del documento: • La "St. Istvan" non è ancora allestita: al suo approntamento il numero dei cannoni austriaci passerà da 107 a 119 •.

(l) Nota di Sonnino: «+l (Witehead) +5 d'alto mare pronti in Germania •·

509

IL MINISTRO A NISH, SQUITTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 12832/236. Nish, 29 dicembre 1914, ore 12 (per. ore 17,50).

Ho avuto una lunga conv,ersazione con Ministro di Russia Trubetzkoi nel corso della quale ho potuto comprendere su V'ari ~ugomenti quanto segue:

l o Nei primi passi fatti presso questo Governo per addivenire ad un accordo con la Bulgaria sulla base di cessione di territorio, egli ha avuto conferma che 'a guerra finita Serbia non vi si rifiuterà. Crede però accordo possibile anche ora a condizione che Bulgaria esca dana neutoolità e prenda parte alla guerra con la Triplice Intesa. Non fu mai e non è intenzione della Russia di forzare Serbia a cedere Macedonia serba alla Bulgaria come si è detto. Governo Imperiale intende soltanto adoperarsi pacificazione serbo-bulgara senza urtare menomamente sentimento serbo.

2° Personalmente grande amico dell'Italia, per la quale generali sono le simpatie in Russia, egli teme che nelle nostre aspirazioni nazionali venga compresa qualche regione slava, ciò che div;el'rebbe causa sicura di gravi dissidi e comp1kaZJioni presenti e future tra noi e gli slavi. Alludendo evidentemente alla Dalmazia.

3° Si mostrò spiacente che l'Italia tardasse troppo a partecipare alla guerra rischiando così trovarsi tutto ad un tratto di fronte qualche ingrata sorpresa: una pace parziale, per esempio, conclusa tra la Russia e l'Austria-Ungheria in seguito ad un avvenimento guerresco. Si supponga cessione della Galizia alla Russia e della Bosnia-Erzegovina alla Serbia come base di una pace, assieme alla garanzia integrità rima,nente territorio della Monarchia col consenso dell'Inghilterra e della Francia. Certo nè Italia nè Romania in tal caso potrebbero p~ù muoversi.

510

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI

T. GAB. 1272. Roma, 29 dicembre 1914, ore 13,30.

Telegramma di V. S. n. 1249 (1).

Ho dato istruz,ioni all'Ammiraglio Patris di procedere circa funzionari di Valona nel modo più opportuno per l'amministrazione della città senza provocare malcontenti ed esautorare troppo, all'inizio, Governo di Durazzo, il che secondo V. S. riferisee, potrebbe avere g.ravi conseguenze e ripercussioni nel-

l'Albania centrale.

(l) Vedi D. 502.

511

IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 12831/1256. Durazzo, 29 dicembre 1914, ore 16,30 (per. ore 17,17)..

Telegramma di V. E. n. 7314 (1).

In obbedienza alle istruzioni di V. E. ho comunicato al Vice presidente del Senato Mustafà Androcchi contenuto telegramma di V. E. n. 7312 (2). Mustafà parve evidentemente emozionato e mi chiese quale fosse la risposta W1a domanda del Governo di Durazzo. Gli ho rispo.sto genericamente avere l'Italia dato prova delle sue buone disposizioni verso questo Governo, sia con la fornitura delle armi e munizioni prossima a giungere, sia con l'invio di una nave da guerra destinata a dare prova concre.ta del nostro desiderio di far rispett<M-e l'ordine pubblico e la tranquillità dei forestieri dando un appoggio mol'ale alle autorità locali. Eg.1i parve soddisfatto di queste mie dichiarazioni, come pure del carattere provvisorio dei provvedimenti che saranno presi a Valona colla latitudine richi.esta dalla situazione normale di quella regione. Due furono però gli argomenti che fecero nna impressione determinante presso Mustafà che vuole evitare una esplosione di ostilità deJ. sentimento pubblico, cioè, la credenza che il nostro sbarco era inteso ·anche ad impedire che quelle autorità si trovassero •esposte ad intrighi locali dei nazionalisti toschi e soprr-atutto la persuasione che, a questo modo, verrà evitata l'avanzata dell'esercito greco. Mustafà mi ha detto ·Che Essad ed i .suoi amici stanno sviluppando un piano che renderà difficile, salvo imprevisto, l'organizzazione dei ribelli contro il Governo e quindi contro di noi. La coincidenza di questa ope.razione col nostro sbarco a Valona darà certamente da riflettere ai ghegi musulmani. L'ar:rivo della r. Nave • Piemonte • ha servito, almeno per ora, a rassicurare questa nostra Colonia.

512

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, BOLLATI, E A VIENNA, AVARNA (3)

T. GAB. 1274. Roma, 29 dicembre 1914, ore 17.

Il Principe di Biilow è venuto a comunicarmi un telegramma del Signor Jagow in cui propone di non pubblicare quest'anno il consueto testo dei telegrammi tra Sovrani della Triplice e tra Ministri, e ciò per evitare discussioni incresciose ma di darne semplicemente annunzio al pubblico.

Risposi che data la situazioni in cui due Stati erano belligeranti ed il terzo neutrale, a me· pareva miglior consiglio non pubblicare nulla, per non suscitare discussioni acri e passionate dei partiti.

Bi.ilow accettava il ccmsiglio e ne avrebbe riferito; proponendo che tele. grammi si scambiassero, ma che non se ne de·sse alcun annunzio. Se qualche giornale osservava ·che questo anno non erano stati scambiati !i soliti saluti si sarebbe potuto rispondere .senz'altro che questo non era esatto.

Quanto precede per noti:zlia di V. E.

(l) -Vedi D. 486. (2) -Vedi D. 484. (3) -Ed. in SoNNINO, Diario, cit., pp. 56-li7.
513

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. s. 1774/284. Parigi, 29 dicembre 1914, ore 21 (per. ore 23,25).

Facendo seguito al mio telegramma n. 281 (1).

Lahovary mi ha detto che la ragione del rinvio del pagamento dei cuponi è l'impossibilità di paga>rli in oro poiché l'aggio in Romania oscilla tra il 18 e 20 per .cento.

Mi ha soggiunto che la Romania conta pagare il cupone il giovno che entrerà in campagna poiché Governo francese ha dichiarato già che il giorno in cui Romania deciderà di entrare 1in guerra contro Austria la Banca di Francia le farà un prestito di 200 miliond.

Lahovary ha confermato che alla Romania accorrerebbero ora una quarantina di milioni per influire sul corso del cambio. Ma mi ha detto fino ad ora il Governo romeno non ha deciso di cercarli in Francia.

514

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1778/149. Vienna, 29 dicembre 1914, ore 21 (per. ore 23,05).

Telegramma di V. E. 1267 (2).

Le indagini da me iniziate mi porterebbero a ritenere, almeno per ora,

priva di fondamento la notizia riferita a V. E. da codesto Incaricato d'Affari

di Serbia.

D'altra parte il R. Addetto MilHare da me incaricato di indagare circa

la voce co:rsa di una possibile spedizione per mare da Trieste a Pola per

colpire la Serbia attraverso il Montenegro o l'Albania è giunto alle stesse con

cLusioni mie. Riferendosi alla notizia [comunicata] al R. Governo da un in

gegnere triestino e raccolta pure dal R. Console Generale in Trieste (mio

telegramma n. 1557) (3) secondo cui il Lloyd austriaco avrebbe ricevuto ordine

di tenere pronta la sua flotta per trasportare truppe, Tellini osserva che potrebbe trattarsi di limitati spostamenti di truppe lungo la costa dalmata al 11iparo delle isole nel caso che una incursione serba in Bosnia riuscisse ad interrompere l'unica ferrovia che da Brod collega Monarchia con la Bosnia ed Erzegovina.

Ma una spedizione per mare contro Serbia dovrebbe, a pavere competente, avere la forza di almeno centomila uomini e impiegare così almeno oento piroscafi senza contare rifornimenti, divenebbe, cioè, un'operazione così complessa che potl'ebbe attuarsi soltanto colla completa padronanza del ma·re.

E in queste condizioni non si trova certo attualmente l'Austria-Ungheda di fronte alla flotta anglo-francese che incrocia nell'Adriatico.

(l) -Vedi D. 505. (2) -Vedi D. 498. (3) -Vedi D. 492.
515

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. S. RR. 1779/275. Bucarest, 29 dicembre 1914, ore 21 (per. ore 24).

Telegramma di V. E. Gabinetto Segreto n. 1262 (1). Re Ferdinando mi ha ricevuto in una .1unga udienZJa nel corso della quale gli ho rimesso insieme alle 1ettere reali il telegramma di S. M. il Re.

Re Ferdinando mi ha detto essere riconoscente al nostro Augusto Sovrano per le affettuose espressioni contenute nel telegramma e da me confer, mategli.

Ha pure espresso la sua viva gratitudine per J.e cortesie e le facililtazioni usate da S. M. il Re e dal R. Govevno al Colonnello Rudeanu che aveva ricevuto in udienza poco prima di me e che ha detto al suo Sovrano, ed ha poi confermato a me, di essere profondamente commosso dalla benevolenza dimostratagli da S. M. il Re, dalla E. V. e da tutte le RR. autorità.

Venendo poi a parlare della situazione politica Re Ferdinando mi ha detto riconoscerne estrema gravità ed essere convinto non ci si possa fare guidare dal sentimento personale ma solo dai supremi interessi del Paese. Ha detto poi che nel movimento qui esistente per la guerra vi è una parte pienamente legittima ed un'altra che lo è meno: la prima è costiuita dalla aspirazione all'unità nazionale, che Sua Maestà ha trovato giustissima, mentre la seconda consiste nel parteggiare per l'una o per l'altra PotenZJa estera, al che ci si deve opporre risolutamente perché, ha osservato il Sovrano, se si deve fare la guerra ciò non deve verificarsi in favore della Francia o della Russia ma per gli interessi della Romania.

Ciò posto Sua Maestà ha riconosciuto la necessità di sempre più intimi rapporti con l'Italia e di mantener.si con noi in continuo contatto in modo da provvedere di comune accordo alla tutela dei nostri int.eressi a seconda della presente guerra. Avendogli Colonnello Rudeanu riferito che noi potremmo mettere sul piede di guerra alla fine febbraio da un mHione e mezzo a un

milioDJe e ottocentomiLa uomini, Re Ferdinando ha osservato che queste forze unite ai 500.000 uomini ·che Ja Romania potrà mettere lin campagna oltre ai 100.000 di riserva ne·l paese, costituirebbero •al momento opportuno un elemento decislivo.

Re Ferdinando mi ha incru-ica.to infine di informare S. M. il Re del suo vivo desliderio .che 1a Romania e l'Italia procedano d'accordo.

Natuvalmente non ho parlato al Re Ferdinando dell'accordo segreto del 23 settembre u. s. ma il Re mi ha detto incidentalmente che Bretianu lo aveva intrattenuto tempo fa delle relazioni italo-romene· ed ha •aggiunto che si proponeva di to:r~nare di propo6\ito sull'argomento col suo Presidente del Consiglio.

Linguaggio del Re è stato molto più cordiale di quello che non fosse stato precedentemente e mi è semb11ato ispirato al v.ivo sincero desiderio di simingere sempre più intimi rapporti tra le due Dinastie ed i due Paesi.

Domani vedrò Bratianu e potrò così rispondere al telegramma di V. E.

n. 1254 (1).

(l) Vedi D. 480.

516

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

f. GAB. 1773/412. Londra, 29 dicembre 1914, ore 22 (per. ore 1,50 del 30).

Telegramma 1264 (2).

Da fonte s1cura oggi ho saputo Governo romeno aver effettivamente chiesto

a questo Governo facilitazioni per un prestito del quale però non ho potuto

conoscere l'ammontare. Qui furono manifestate in massima favorevolissime

disposizioni .subordinate però alle eventuali decisioni che a sua voLta prenderà

Governo .romeno circa il suo contegno nel conflitto europeo.

Al riguardo regna qui impressione •essere Romani•a incamminata sulla

buona strada.

517

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, SALANDRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (3)

L. P. Roma, 30 dicembre 1914

Ho letto i telegrammi inviatimi ieri (4). Se Alaotti non esagera volontariamente o involontariamente bisogna proporsi il probLema: • Che cosa fa

32 -Documenti diplomatici -Serie V -Vol. II

remo in caso di sconfitta di Essad e di disordind gmvi a Durazw? • È bene pensarci prima.

Spero, fra oggi e domani, tirarmi fuori dei senatori.

Nel Consiglio di domani occorrerà che tu dica qualche cosa di politica estera, o almeno di Albania. Altrimenti i colleghi brontolano e si Lamentano di essere tenuti all'oscuro di tutto.

(l) -Vedi D. 462. (2) -Vedi D. 490. (3) -Da Archivio Sonnino, Montespertoli. Ed. 1n SONNINO, Carteggio, cit., D. 88. (4) -Vedi DD. 501, 506 e 511.
518

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, SALANDRA (l)

L. P. Roma, 30 dicembre 1914.

Sarebbe bene porter discutere per una mezz'oretta di ·alcuni temi del giorno:

l. -Durazzo e Albani·a;

2. -ritorno imminente di Macchio e contegno da tenersi.

Biilow è stato da me, come vedrai dai telegvammi di pa.rtenza (2), per parlarmi dei telegrammi tra i sovrani ·e ministri delLa Triplice alla fine dell'anno.

Egli mi ha pure riparlato della solita questione del Trentino, negli stessi termi·ni in cui ne par,lò a Te (3): cioè dell'assoluta necessità, se si voleva riuscire a qualcosa, di limi.tare tut.te le nostre esigenze al solo T.rentino. Trieste è considerata come il polmone dell'Impero, e piuttostoché pa.rlare di cederla andevebbero francamente contro ad una guerra con l'Italia.

Io mi tenni sulle generali, ripetendo che non si otteneva nessun rusulta1x> definitivo di conciliazione e di riamicamento tra i due Stati se non .si appagavano i sentimenti nazionali da noi. Ti racconterò meglio i dettagli •a voce.

Biilow mi ·chiese se avevo entamée la conversazione sull'art. 7 ·con Berchtold. Risposi che •aspettavo che lo facesse Macchio al suo ritorno da Vienna,

o almeno di giudicare •io della utilità di una discussione dalle impressioni di Macchio dopo le sue conferenze con Berchtold.

Sono a Tua disposizione oggi o domani per qualunque ora in cui Tu sia libero.

[P. S.] Ti unisco una lettera del Senatore Volterra (4), a favo.re del Roiti, mandatami con raccomandazione dal Marchiafava. Falla mettere nell'inserto dei candidati.

(l) Da ACS, Carte Salandra. Ed. in SoNNINO, Carteggio, cit., D. 89.

(2) -Vedi D. 512. (3) -Il colloquio avvenne il 19 dicembre; per il verbale si veda: SALANDRA, La neutralità, cit., pp. 466-470. (4) -Non pubblicata.
519

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1780/96. Atene, 30 dicembre 1914, ore 13,30 (per. ore 16,30).

Telegmmma di V. E. n. 1270 (1).

Politis mi ha pregato formalmente di dichiavare a V. E. che hl Governo ellenico non ha •alcuna intenzione di estendere la propria occupazione miLitare al di là dell'Epiro autonomo, e che in modo speciale per ciò che· concerne cazà di Valona eviterà esplicarvi azione alcuna senza previa intesa ed autorizzazione del Governo italiano. Solledtazioni alla Grecia di interveni,re non sono mancate anche da quella parte, ma il Governo ellenico le ha tutte respinte, e così continuerà a fare. A dare prova tanwibile delle inte,nzion~ del Governo ellenico per tutto ciò ·Che •concerne Valona mi ha chiesto spiegargli chiaramente se R. Governo (come gli è parso .arbi,trare dalle mie pa·role) avrebbe desidevato che que,l Console non fosse per ora inviato. Ho detto che effettiv.amente tale sarebbe desiderio del R. Govevno su cui io non avevo voluto koppo insis:te·re per motivi delicatezza. Ed a c[ò Polihls ha :replicato che così stando le cose per dellerenza verso il Governo ·italiano egli 'avrebbe sospeso invio Console la ·cui nomina era stata già decretata.

Ad evitare possibili incidenti la cui responsabilità potrebbe talo11a sfuggire al Governo elle.ni.co e la cui soluzione potrebbe essere oltremodo difficUe, mi sembrerebbe necessario che il R. Governo facesse atto di occupazione su tutta la regione da cui esso vuole e.scludecre Grecia.

520

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. CAB. R. SP. 44/151. Vienna, 30 dicembre 1914, ore 21 (per. ore 24).

Miei telegrammi gabinetto speciale 144 e 1555 (2).

Macchio parte stasel'a per Roma.

A quanto egli mi ha detto, Berchtold avrebbelo incaricato di ·COnfermare a V..E., ciò che mi aveva dichiarato nel primo dei .telegrammi suddetti e di ripeterle che egli era disposto ad entrare fin d'ora in uno scambio di idee circa !'·applicazione dell'arti·colo sette del traUato di alleanza.

Macchio ha soggiunto che BerchtoJ.d gli aveva pure impartito istruzioni di esprimersi, pl'esentando.si l'occasione, con V. E. a proposito sbarco truppe italiane a Valona nello stesso senso riferito a V. E. col secondo dei telegrammi suddetti.

(l) -Vedi D. 503. (2) -Vedi DD. 434 e 491.
521

IL MINISTRO A BUCAREST, F ASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 12866/390. Bucarest, 30 dicembre 1914, ore 21,10 (per. ore 23).

Telegramma di V. E. 7115 (1).

Contrariamente a quanto è stato detto a Squittì al Ministero degli Affari Estel'li Serbo questo Ministro di Russia mi assicum che non solo Trubezkoj continua insistere perché Serbi,a faccJa concessioni alla Bulgaria ma che Pasic ha dichiarato fo,rmalmente esse!I'e pronto cede!I'e linea del Vardar. In quanto al resto e specialmente a Monastir PaSic seguita dire che neppure Governo Serbo potrebbe cederla. Però Trubezkoj si propone insistere ed ho accennato a Pasic possibilità di compensi credo verso l'Adriatico. A tale scopo si desidererebbe sapere dove ,arrivano aspirazioni italiane su quel mal"e per non andare contro ad esse.

Pasic avrebbe risposto che era questione da trattare quando tali compensi sarebbero stati concretati.

Sembra ,che seguitino le insistenze anche ad Atene per conc,essioni alla Serbia ma con scarsa speranza di successo. I compensi da dare eventualmente alla Grecia pare riguardino parte almeno del Dodecanneso salvo ad 'indennizzarci sulla costa asiatica.

Prego mantenere segreto srulla pro\"enienza di queste notizie che riferisco per semplice debito d'ufficio.

522

IL MINISTRO A BUCAREST, F ASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (2)

T. GAB. RR. 1783/276. Bucarest, 30 dicembre 1914, ore 21,20 (per. ore 23,50).

Telegramma di V. E. gabinetto n. 1254 (3).

Bratianu, con cui ho avuto lungo colloquio stamane, ha risposto alla mia domanda di spiegazioni intorno all'eventuale • u1teriocre svolgimento deU'accordo del 23 settembre • colle seguenti due domande:

l. -C'rede il R. Governo che la guerra 'attuale si presenti in modo tale da fare prevedere come quasi inevitabile un parziale smembramento dell'Austria-Ungheria?

2. -nel caso affermativo non crede R. Governo sia giunto [i~ momento di] intavolare più concrete trattative tra Italia e Romania, allo scopo stabilire misure necessarie perché i due Stati abbiano pal'te che loro [spetta] in tale smembramento?

Dal canto mio ho chiesto al Signor Bratianu ·come egli considerasse la situazione, ed egl:i mi ha risposto che, secondo le notizie che gli pervengono:

l. -La Francia utilizza nel miglior modo forze e materiali di cui dispone ed il Comando fa buona prova;

2. --J.'eserdto russo ha subìto gvavi pe,rdite come soldati, ufficiali e materiale. Se l'elemento uomo è per la Russ.ta faC!ile a sostituire, lo stesso non può dirsi dei soldati addestrati e tanto meno degli ufficiali, e del materiale; d'altro lato sembm ·che i Russi non sappiano ben servirsi dell'artiglieria pesante loro ceduta dai giapponesi; 3. --per contro tedeschi ~anno ottima prova, ma si trovano di fronte a grandi difficoltà; 4. --Acustro-ungarici sono battuti su tutta la linea.

Riassumendo, ma>lgrado sforzi della Germania, Bratianu mi ha detto avere convinzione che il successo finale sarà della Triplice Intesa, e che Italia e Romania non potranno fare a meno d'entrare in azione. Difficoltà sta nello scegLiere momento opportuno, il quale dovrebbe esser tale da far sì che concorde intervento dei due Stati v1alga a far pendere in breve tempo e con limitati sacrifici bilancia dalla parte ove noi saremo.

È appunto in vista di ciò che gli mi ha fatto la domanda esposta nel mio telegramma gabinetto segreto n. 261 (1).

Ho chiesto a Bvatianu quali impegni Romania avesse con altri Stati, ed egli mi ha visposto che non ve ne erano altri, all'infuo·ri di quello con la Russia, di ·cui ho a suo tempo informato V. E. fornendole più ·ragguagli che lo stesso Bratianu non mi avesse dato. Da me intenogato, Bratianu mi ha detto sono in corso trattative pe·r La ·conclusione di un prestito, ma ha aggiunto che il Governo romeno si è rivolto a finanzieri di qua i quali a loro volta negozieranno i titoli (probabilmente buoni del tesoro?) negli Stati Uniti o a Londra. In fatto però si t.ratta del pre.stito che verrà collocato a Londr·a come ho già riferito e come lo stesso Bratianu ha finito col riconoscere. Tale prestito non potrà certamente essere concluso colà se Roman'ia non darà affidamenti circa suo contegno nella guerra attuale.

Circa Re Ferdinando Bratianu ripeté che il R. Governo non se ne deve preoccupare giacché Sua Maestà non porrà ostacoli, al momento opportuno all'•entrata in azione decisiva del suo esercito.

Anche io credo di poter dare alla E. V. •analoga assicurazione. Quello che mi preoccup•a, invece, ·e preoccupa lo stesso Brat.ianu, è oi1 contegno di alcuni suoi colleghi di Gabinetto, che tendono ad impegnare sempr:e più Govevno con La Triplice Intesa, talmente che Bvatianu mi ha lasciato intendere .teme che Austria-Ungheria non reagisca ·Contro qualche 'atto che fosse per v·evificarsi qui e ·che essa potesse considerare come provocazione.

Non vorrei trovarmi di ~ronte un giorno o l'altro ad impegni assunti

dalla Romania con altri Stati, giacché Bvatianu finisce sempre col farsi trasci·

nare dai più bellicosi tra i suoi colleghi, oppure ad incidenti tra la Roman1a e l'Austria-Ungheria che rendano inevitabile l'entrata in :azione di quella, prima del momento in cui ciò posSia convenire al R. Governo.

(l) È la ritrasmissione del D. 384.

(2) Ed. in SONNINO, Carteggio, cit., D. 90.

(3) Vedi D. 462.

(l) Vedi D. 451.

523

IL MINISTRO A CRISTIANIA, MONTAGNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

R. R. 352/151. Cristiania, 30 dicembre 1914.

Cessata la ridda dei commenti della stampa e la foga delle congetture negli ambienti polttici internazionali, si sarebbe condotti, nel giudizio e nella disamina della portata sostanz:iale del Convegno di Malmo a restare paghi di ciò che, in proposito, è stato diffuso dal comunicato ufficiale •apparso subito dopo la chiusura deU'incontro. È comp,rensibile che la pubblica opinione di ciascuna deHe parti impegnate nel confHtto europeo abbia voluto interpretare e considerare in modo diver.so, favorevolmente unilaterale, l'avvenimento ed i suoi risultati, ma sta il fatto che g.U uomini di stato che vi hanno preso parte o che sa:rebbero in grado di dire di più, si sono rigidamente contenuti, con peculiare uniformità e precisione, a ripe•tere nelle interviste e nelle conversazioni avute prima e dopo il convegno, gU stessi concetti chiari su i moventi della conferenza e su la sua opera: Desiderio fermo dei tre Stati di unirsi con legami morali più solidi nel proposito di conservazione della propria neutralità; esame delle questioni già sorte o che fo~sero per sopravvenire nella persecuzione di tale fine in rapporto allo stato di guerm della maggiocr parte di Europa; p~otezione degli interessi commer·ciali ed economici in generale; accordo completo, mutua coll:abot!'azione ed unità d'intenti in quell'ordine di idee e di fatti.

Non sembra esservi dubbio che non si sono conclusi trattati o patti foTmali. Vi si è molto discusso e si discute·rà ancora se occorresse. Questo adunque non esclude che in avvenire, ove fosse richiesto dalle circostanze, le intese verbali di oggi possano concreta.rsi, sotto altro aS])etto più positivo nella fo=a e nelLa sostanza. Ma per ora non sembra che si•asi giunti tant'oltre. S:i è visto ad esempio che una parte della stampa europea avrebbe dato come per certa una decisione del Convegno tendente ad assicurare la protezione del commercio marittimo dei tre paesi scandinavi. Certo il problema è fra quelli che si sono trattati, tuttavia dalle persistenti indagini che ho condotto, non pa:re che tali misure siano state fissate e non se ne sarebbe ancora :dconsciuta 1a necessità.

Lo stesso, ad un di presso, potrebbe forse dirsi di quasi tutte le supposizioni e le congetture lanciate ai quattro venti in questi giorni; quindi rinunciando ad •investigazioni che possono dare soilo esito problematico, privo dd sostanza, epperciò di nessun valore, giova meglio fermarsi agli aspetti chiari e determinati dell'avvenimento politico, sia quali sono stati dichi·arati dal

comunicato del 19 corrente, .sia quali ;risultano da fatti e circostanze po.sitivi ed inoppugnabili, manifesti al di fuori della prosa ufficiale.

A prescindere dai motivi particolari di cirascuno dei tre Governi nel promuovere o nell'aderire al convegno, ve n'è stato uno comune a tutti. Quello di dimostrare in forma solenne al mondo, ed rin specie alle Potenze belligeranti, ch'essi sono moralmente uniti, decisi a seguil"e la medesima politica di fronte alla dif,ficHe situazione fatta loro dal ·conflitto •europeo. Ed in vero il convegno di Malmo è riuscito una dimostrazione la quale non può non avere col suo valor·e, se vuolsi solo morale, conseguenz.e benefiche per i paesi scandinavi. I belligeranti usel"anno, per lo meno, dei riguardi onde nella loro politic·a beUica non abbiano a verifi·carsi troppo brusche violazioni di diritti e d'interessi. D'altro ~canto però quelli sono venuti più ·Che mai ad impegnarsi verso gli Stati in conflitto di mantenere la più stretta neutralità anche col preVlenire e reprimel"e i tentativi dei proprU cittadini che, per qualsirasi causa, minacciassero di romperl:a offrendo così a taluno dei belligeranti facile giustificazione od anche pretesto a misure dannose o lesive per tutto il paese.

In quanto alla Norvegia che dei t!'e Stati è il più debole ed il più impressionato per 1a situazione generale, che ha visto da vicino nel caso del

• Berlin • , in quello dei sommergibili tedeschi penetrnti clandestinamente nei suoi fjord, ecc., nell'atteggiamento di riflesso risentito ·ed a volta energico dell'Inghilterra, i pericoli cui questa specie d'i guerra abbandona un paese tanto esposto e tanto male preparato a difendere i suoi diritti sovmni, ha accolto con sincera soddi,sfazione l'iniziativa di Re Gustavo. Ma un altro motivo è stato per essa -e merita di essere registrato -a render·e la manifestazione generale entusiast:ca: il ravvicim:mento formale e solenne alla Svezia avvenuto -ed in dò rrisiede l'importanza del fatto -per volere delira nazione rivale e temuta. Questa non aveva mai perdonato alla vicina l'atto di separazione del 1905, ~anzi conta tuttora una corrente, peraltro non grande, dell'opinione pubblica che non ha rinunciato alla speranza di punire la ribelle. La Norvegia invece che con til patto di Karlstadt aveva conseguito la sua aspdrazione, non nutriva né dsentimento, né rancore verso la Svezia, ma conservava una specie di timore pel contegno riservato e non sempre ~amichevole di Q.uesta. Sopraggiunto il conflitto europeo, nell'interesse comune, i due Stati hanno sentito la necessità di affiatars'i. Il pericolo sovrastante ha reso le relazioni fra loro più cordiali, più frequenti gli scambi di vedute e d'idee fra i governi, si sono persino conclusi degli aceordi di carattere politico. Lo strato di ghia~ccio si andava assottigliando, ma sussisteva tuttora. L'incontro dci due Sovrani ra Malmo lo ha rotto e spazzato. La guerra europea ha reso questo di buono alla Svezia ed alla Norvegia. Esse se ne avvantaggerranno per molto tempo ancora perché il ·riavvicinamento non solo sopl"avvive·rà aH'attuale ·Conflitto delle nazioni, ma è destinato a rimanere ed a consolidarsi.

In tali termini, ad un di presso, esprimevasi ~con me il Ministro degli Affari Esteri norvegese nel CO['SO della più recente conversazione nostra sul Convegno dei Sovrani Scandinavi. Perché meglio comprendessi il carattere ed il valore, che da sd fatto punto di vista, ~assume l'ravvenimento, quegli ha richiamato altresì la mia atternzione su unra serie di dati, di pkcoli episodi e di indizi che provano la sincerità e cordialità dell'intesa. Non occorre accrennarli, ma mi basti dire che il linguaggio ed il contegno del Signor Ihlen mi hanno ancom più confermato nell'opinione già concepita e qui espressa circa il sign:ificato particolare e l'importanza che l'incontro di Malmo ha avuto per La Norvegia.

524

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1784/278. Bucarest, 31 dicembre 1914, ore 14,30 (per. ore 17,20).

Bratianu mi ha pregato passar·e da Lui e mi ha detto di avere da fonte inglese 1a notizia che Germania ed Austria-Ungheria avrebbero chiesto al Governo americano di prendere iniziativa delle trattative di pace. Non 1avendo Rappresentante a Washington, Governo romeno non è in grado di controllare questa notizia 'e Bratianu si rivolge, perciò, a mio mezzo ,a V. E.

Bratilanu dice che data la fonte, non ha speci,a1e ragione per ·c·redere alla attendibilità di questa notiza, ,tanto p'iù che Triplice Intesa cerca ogni mezzo di :!Jare entrare ·in azione Romania prima del momento in cui questa lo crederà opportuno, ma non può non preoccuparsi dell'eventualità di una pace che 1ascierebbe la Romania, e quindi anche l'ItaJi·a, senza akun vantaggio, malgrado enormi sacrifici già fatti. Nel corso della conversazione, Bratianu mi detto constargli, da fonte sicura che esiste grande malcontento in Francia contro l'Inghilterra accusata di non prestare concorso che avrebbe dovuto e di avanzal'e continue ed eccessive pretese (1).

525

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI

T. GAB. 1277/10. Roma, 31 dicembre 1914, ore 17.

Suo telegramma gabinetto n. 96 (2).

Dagli atti esistenti pres•so questo Ministero non risulta con precisione la deH

mitazione geografica dell' • Epiiro ~autonomo • non avendo avuto seguito la de

limitazione progettata dalla Conferenza di Corfù. Sarebbe quindi opportuno

che V. S. accertasse il punto di vista di codesto Governo evitando però di

prendere atto o in qualunque modo approvare le comunicazioni che le si fa

vanno 1al riguardo. Per eventuale no["ffie di linguaggio l'a informo che io considero di aSISOluto interesse politico italiano che il terrUorio di Valona, che fossimo per occupare, abbia a confinare con gLi interessi ellenici solamente a mezzogiorno (1).

(l) -Facendo seguito a questo telegramma, alle 21,30 dello stesso giorno Fasciotti telegrafava ancora (t. gab. 1789/280): • Sono informato, in via riservatissima, che la notizia è stata data a Diamandy dall'Ambasciatore d'Inghilterra a Pietrogrado. Prego mantenere il segreto perché non l'ho saputa da Bratianu a cui Diamandy non mancherebbe di telegrafare se sapesse che la notizia viene da me >. Entrambi i telegrammi furono ritrasmessi a Washington, Parigi, Londra, Pietrogrado, Vienna e Berlino con T. gab. 2 e 3 del l" gennaio 1915. (2) -Vedi D. 519.
526

IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. RR. 2/1266. Durazzo, 31 dicembre 1914, ore 20 (per. ore 9,05 del 1° gennaio 1915).

I capi dibrani rifiutano assumere responsabiUtà circa difesa città. Le persone di fiducia di Essad non riescono mantenere Oll"dine ,e disciplina fva gli armati. Essi mi hanno fatto sape!'e ·che !'esistel'anno fino •alla morrle nonostante mancanz.a di munizioni di guerra, ma a scanso di ogni Tesponsabilità, avverrlono che possono avvenire eccidi e saccheggi .soprattutto a danno lta1ia per l'oc·cupazione di Va1ona e dei f!'ancesi perché nemici del Sultano.

Ministro d"i Francia sarcasticamente mi domanda ·cosa fail"emo per mantene!'e Oèt"dine e salvaguaèt"dave str.anied dopo le promesse del governo ed il proclama deU'Ammiraglio Pat.ris, ore che Durazzo e gli .stranieri ivi ll"esidenti sono minacciati ben più qui che non lo ·siano mai stati Valona. Egli ha però rifiutato rifugiarsi a bordo del • Piemonte •.

Vengo informato che una lettera del Sultano è 'arrivata alla popolazione di Sciak, incitandola cacciare Essad ed iniziare guevra santa.

Capi di Sciak, fedeli al Governo si sono allontanati per !'aggiungere E.ssad. Bande fanatiche ,senza capi hanno -iniziato marcia •Contro Durazzo incendiando capanne abbandonate dalle forze governative nei sobbo·rghi della Capitale. Mischia può cominciare da un momento all'altro per cui ho avvisato la colonia, d'accordo ·col comandante, tenersi pronta per imbarco. Per ·conto mio rimarrò in città per •aspettare gli O!'dini di V. E.

Corrono voci di lotte feroci impegnate fra truppe Essad e ribelli.

È ca,!'attenistico gesto di questo goveTnatore e del Capo delle truppe che non vogliono assolutamente accetta.re denaro da nessuno per la difesa della città, ma domandano solo muni2lioni da guerra dichiarando che si batterebbero anche per l'Italia .loro amica suna cui fedeltà essi vorrebbero fare assegnamento.

P·rego V. E. ·caldamente, :impa1rtire d'utrgenm !Lstl'uzioni sull.la Linea di condotta .che questa R. Legazione e la R. Nave • Piemonte • devono seguire innanzi •ad una situazione in cui sono implicate la nostra lealtà verso i nostri partigiani in Albania, l1a sicurezza degli stranieri ed i.l nostro prestigio internazionale (2).

(l) -La risposta di Bosdari è al D. 533. (2) -La risposta di Sonnino è al D. 538.
527

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1785/123. Pietrogrado, 31 dicembre 1914, ore 21,30 (per. ore 4,40 del 1° gennaio 1915).

Gioma:l.i hanno riferito che Presidente è partito per Mosca. Ignoro se effettivamente egli sia colà, ma bensì mi risulta che egli rtrovasi al Quartiei-e Generale di B:aramovitch presso l'Imperatore.

A questo proposito, per.sona seria, ·Che però non è sempre bene informata, mi ha riferito confidenzialmente che, giusta notizia di fonte certa, il v·iaggio del Presidente del Consiglio è in l'elazione con aperture scambiate a Parigi frn persone private e irresponsabili per una pa·ce sepamta fra Russia e Austria. Governo avrebbe anzi già comunicato all'intermediario le esigenze della Russia, che sarebbero: cessione della Galizia senza Cracovia, della Bosnia ed Erzegovina ·alla Serbia e crreazione di un l'egna di Boemia su base del tutto analoga a quella del Regno di Ungher.ia, ossia la ·Costituzione trialista, anziché dualista, della Monarchia Da•nubiana. Evidentemente taU notizie richiedono controllo ed io porrò -e V. E. non ne dubiti -la più sollecita cura nelle indagini.

A p ima vista, date le circostanze presenti, mi sembra difficile che l'AustriaUngheria cerchi dissoeiare sue .sorti da quelle della Germania all'insaputa di questa. Ora, poiché manca, che io mi sapp~a, ogni indizio per credere a segrete [intenzioni] austro-tedesche a questo proposito, sarei indotto a credere che le 5\lrriferite notizie non abbiano serio fondamento.

Ma non sarebbe però da escludersi che si tratti di aperture di iniziativa

• veramente privata • (1).

528

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, SALANDRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (2)

L. P. Roma, 1° gennaio 1915.

Non voglio interrompere la consuetudine di mandarti un'agenda al primo dell'anno. Ma quest'anno è più ordinaria; perché quelle solite, inglesi, non sono arrivate.

Ma non importa. Importa che io ti dica ,come nessuna maggiore soddisfazione io abbia avuta, nessun maggior premio delle dure e continue fatiche di quello datomi da te col consentire ad assooiarti a me nei pericoli dell'ardua impresa. Te lo dico con tutto il ouove e senza retorica, che fra noi due non può aver posto.

Auguri<amoci pel 1915 che ,riesca, a noci due insieme, di portlaiJ:"e un reale incremento alla patria. Se ci riuscirà potremmo intonare con animo Heto il nunc dimitte quando ci toccherà.

Anche mia moglie e ,i miei figli ·si uniscono a me nel mandarti i migliori auguri.

(l) Ritrailmesso a Vienna, Berlino, Londra e Parigi con t. gab. l del l" gennaio 1915, ore 17.

(2) Da Bc.L, Archivio Salandra. Ed. in SoNNINO, Carteggio, cit. D. 91.

529

IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. uu. RR. 10/1. Durazzo, 1° gennaio 1915, ore 17,30 (per. ore 5,20 del 2).

Precedenza assoluta.

Una de1egazci.one di notabili della città mi è stata presentata dal Sindaco che mi ha esibito un t,elegramma che i capi di tutte le ,comunità religiose vorrebbero invitare a V. E. per implorare una efficace protezione dell'Italia in vista del grave pericolo che minaccia le città per pa·rte orde .indci.sciplinate e fanatiche ,capaC>i di m1assacrare e saccheggiare senza che nessuno possa esserne reso responsabile. Ho cercato di dci.stogliere il Sindaco da questo proposito e di rialzarne il morale in pveda all panico. Egli ha detto allora che si accontenterà ,rivolgersi all'Ammiraglio Patris affinché Dur,azzo più minacciata di Valona non venga abbandonata al momento opportuno più sfrenata anarchia. Governatore della città è venuto allarmatissimo stamane per informarmi che anche i difensori di Durazzo danno ,segni di defezione e costituivebbero una incognita pericolosa. Egli afferma nel modo più assoluto che il dragomanno della Legazione Austria ed altri austri,ac,anti, sia con de,naro, sia con lusinghe, sia cona assJcurazione che l'Italia a Durazzo non oserà fare nulla, tentano e ,con qualche successo, spinge,re i maomettani ancora fedeli a dvolgersi contro Essad

[e] l'ItaUa e unirsi ai ribelli. La cosa sarebbe confermata da testimoni. Ciò renderebbe la situazione oltremodo critica e tenderebbe ad avvalorare Le supposizioni che scopo degli austro turchi sarebbe quello di impedire all'Italia il consolidarsi in Albani•a per poter in .seguito recare a tempo molestia a Valona e immobilizzarvi numerose tvuppe nella doppia ipotesi che noi resteremo nella neutralità o ne usckemo. La prova conv.incente della buona fede di queste autorità sarebbe tra le altre cose il 'l"ifìuto di qualsiasi sussidio in denaro che esse vitengono insufficiente per calmare la sitUJazione.

530

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 4/1. Atene, 2 gennaio 1915, ore 14,30 (per. ore 16).

Venizelos è venuto in questo momento mostrarmi dei telegrammi di Varatassi .lin. cui si descrive come pericolosa all'estremo situazione a Durazzo e Berat.

Viavatassi domanda mvio di una nave da gu€'l1l'a e truppe ellenliche Bevat. Venizelos ha deciso invio nave da guerra, quanto truppe per Berat mi ha chiesto mio co.ooiglio. Gli ho risposto perentoriamente che [un'] avanzata greca oltre il confine •attuale [sarebbe] invisa 1al R. Governo (1).

531

L'AMMIRAGLIO PATRIS AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. RR. 33/10. R. Nave Sardegna, 2 gennaio 1915, ore 17,15 (per. ore 0,40 del 3).

Ho coniierito lungamente con Ministro Aliotti ed E.ssad.

DaUa esposizione fattami del1a non facile .situazione ritengo essa po.trebbe precipitave ·anche volutamente solo se Essad abbandonasse, come minaccia, direzione governo dicendo essere impotente far fronte eventi senza aperto appoggio Italia.

Per questa eventualità nonché per ·richieste dif,esa pervenute nostro Ministro da Ministro di Francia ed altri Consoli, richieste forse più interessate che necessarie, si presentano mio giudizio due soluzioni: primo: se Governo intende disinteressarsi Questa parte Albania non tenendo conto ipotesi che data anarchia .che ne seguirebbe ciò possa avere qualche ripercussione •SU Valona, sarebbe ,sufficiente tenere Durazzo disposiz·ione Consolato un trasporto per imbarco colonia quando necessario.

Secondo: se Governo vuole rendersi garante ordine città, e cosi poter Essad r·imanervi, allora converrebbe fare sapere pubblicamente che Consolati •esteri su loro richiesta provocata da situazione pericolosa vervebbero presidiati da picchetti armati sbarcati dalle navi e che queste impedirebbero

entrata Durazzo bande armate provocanti disordini. Ritengo che torpediniera ancorata... (2) basterebbe allo •scopo sebbene quasi certamente 'avviso delle precauzioni cambierebbe favorevolmente situazione.
(l) -Sonnino telegrafò subito a Bosdari (T. gab. 5/1, ore 17): « Approvo suo lingua!1gio con Venizelos •. E poco dopo aggiungeva (T. gab. 7/2, ore 20): « Pre~ola altresl far conoscere a Venizelos che s'intende che non dovranno effettuarsi sbarchi di marinai greci a Durazzo •. (2) -Gruppi indecifrati.
532

IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 49 (l). Durazzo, 2 gennaio 1915, ore 17,25 (per. ore 10 del 3).

Ritorno improvv·iso di Essad per via di ma11e ,e arrivo dell'Ammiraglio Patris hanno valso ·calmare almeno per ova dttà ·allarmata. Essad mi info.rma che 1a situazione dell'interno si è fatta assai grave, nonostante alcuni successi da :Lui viport,ati contro Ti:rana. Egli afferma che suoi nume,rosi armati cominciano tentennare volendosi 'assicuvare alle spal1e dalLe parti del mare. Egli mi dice che solamente ,i desiderata e la volontà di una grande po.tenza che volesse portare il peso di tutta ·la sua forza mo11ale potvebbe rJ.torna1re l'ordine nel paese •Col ga:rantire incolumità della ·capitale. Siccome· ho subJ.,to protestato ·che Italia, pure concedendo tutto il suo appoggio all'attuale Governo, non ha .intenzione fare sbarcare truppe, come più volte gli aveva già dich.LaI1ato, allora Essad visibilmente turbato e sconcerta.to mi ha risposto che non ci sarebbero ·che due vie per 1ui da seguire che si ~conciliano tutte e due col suo obbligo di fedeltà verso l'Italia: 1° far sc.iogliere la sua gente e ritirarsi all'estero insieme ai su.o,i capi più fedeli. Egli mi ha fatto considerare che in tal caso, oltve per:icolo di ·eccessi a danno deg.li stl1anieri e dei pacifici .cittadini di Durazzo, la nostra posizione in Albania sarebbe assai precard.a, ~senza contare le gravi molestie che sarebbero a11recate ·a Valona da una accozzaglia di gente fanati.ca sobillata dagli austro-turchi. 2° Ottenere dall'Italia, se non uno sbarco, per lo meno una garanzia di protezione della città d.i Durozzo m modo da rianimare i suoi pal1tigi•ani ·ed incutere timore alle popolazioni dei villaggi cirçostanti ·che sono espo,ste al ti.ro dei cannoni delle navi. J.n tal caso egli dice essere sicuro del suc·cesso e pensa che probabilmente non occorrerebbe neppure sbarcare. Per :alcuni giorni basterebbe tutto al più fave qualche sbarco come quello 'all'epoca di Wi,ed per tranquillizza11e stranieri ed incoraggiare nostr.i partigiani. Riferisco queste dichiarazioni per debito di ufficio facendo noto che l'ho •accolte con ogni riserva. V. E. vorrà perdonarmi se mi sento assai preoccupato e perplesso davanti .all'incognita ed a g11avi inconv,enienti inerenti :al ritiro del .solo uomo capace di far fronte alla situazione nell'Albania Centrale. Essad concludendo mi ha informato avere ottenuto dai capi delle rue forze riunite 'avanti a Kroja, un termine di sei giorni entro cui egli dovrà seiogliere i suoi armati oppure continuare lotta, dò che sa·rebbe possibil:e nel solo caso in cui Durazzo fosse gacrantita da noi.

Ho cercato invano persuaderlo continuare ·11eSistenza o di aspettare circostanze. Egli ;afferma essere costretto decide11si per forza maggiore e purtroppo ritengo egli sia in buona fede. Oramai non ,r.ima.ne più se non dare ad Essad una risposta definitiva giacché non ritengo sia prudente né possibile abbandonarlo o ingannarlo. Se inganna,to, non avremmo da 1amentarci se egli si metterà d'accordo cona Serbia cedendo alle vive premure fa.ttegli a varie

riprese: avremo perduto per forza maggiore, ma non per colpa di l.ru.i, una situazione eccezionalmente favorevole nelle future trattative per l'asseUo europeo. Essad lo sa e ammonisce che commettiamo un e'l'rore. V. E. si compiacerà fa,rmi perveni,ve in tempo utile le istruzioni che crederà opportune.

(l) Manca il numero di protocollo particolare.

533

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 14/2. Atene, 2 gennaio 1915, ore 20,30 (per. ore 23).

Telegramma di V. E. Gabinetto n. 1277 (1).

Venizelos mi ha detto che attuale O·ccupazione delle truppe greche nell'Epiro si estende più o meno alla linea di confine da Lui indicata a Londra e che deve esse·re nota a V. E. Ciò si intende colLa frase Epiro autonomo e visponde più o meno al1a definizione che di esso sembra adottarsi nel Protocollo Corfù dove, per Ep1ro autonomo si intesero Sangiakati Argirocastro e Coriza. Confermandomi per al.tro quanto egli mi aveva altre volte già accennato (mio teleg!'amma n. 498 (2) mi ha detto chiaramente ·che nel caso uno Stato albanese non potesse ricostituirsi le pretese deUa Grecia non si Limite,vebbero alla regione attualmente occupata. Invitato da me a precisare il suo concetto, mi ha ,spiegato che Gvecia aspire,rebbe andare fino al fiume Semani. Ma posc·ia mi ha pa·rlato anche del suo desiderio possedere pianura di Musachia unica regione fertile di tutta l'Albania, il che condurrebbe il .confine allo Skumbi.

In so•stanza tranne desiderio generico di andare assai più oltre al nord di quanto si trovi attualmente occupazione greca, non mi è parso che sue idee fosse,ro del tutto precise. Se V. E. lo erede opportuno gli chiederò una carta ·colla linea precisamente indicata delle aspirazioni greche.

Mi sono t~enuto con Venizelos nella più grande riserva ripetendo molte volte che noi consideravamo la occupazione greca al di là della linea come assolutamente provvisoria e giustificata unicamente dalla normalità della situazione europea; che però qualunque potesse essere lo svolgimento della ,situazione, a me sembra personalmente che desiderio del1a GreC'ia andasse molto troppo oltre e che riteneva ben dubbio che l'Italia nel caso in cui essa avesse dovuto mantenere propria occupazione di Va,lona avrebbe potuto tollerare che occupazione greca stringesse da tutte le parti quel Cazà. Mi sembra Venizelos non facoia ·al momento presente mistero alcuno delle sue tendenze espansioniste e ritengo quindi necessario che R. Governo o si intendesse perentoriamente colla Grecia, oppure ponesse senza indugio in esecuzione atti tali da tagliare senz'altro la lenta avanzata greca nelle regioni, dalle quali esso desidera di escluderla. In nessun caso, in questa seconda fase della questione albanese, converrebbe, a mio avviso, riprendere qui quella politka ·che riuscì tanto fatale

nella prima fase: di venire cioè ad ogni istante ad Atene fare rimostranze poco •effic·ad se non seguite dalla evidente intenzione di conquistarne in atto Ja sanzione ed a ricercare da Venizelos promesse ed assicurazioni le quali non possono essere date da lui che colla restrizione mentale di non mantenerle, se dr.costanze addi\nengano tali da permettere ciò.

(l) -Vedi D. 525. (2) -Vedi D. 382.
534

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 17/l. Berlino, 2 gennaio 1915, ore 21,20 (per. ore 3,25 del 3).

Telegrammi di V. E. nn. 2 e 3 (1).

La notizia che Germania ed Austria-Ungheria avil'ebbero chiesto al Gov:erno Sta·ti Uniti di prendere iniziativa delle trattative di pace è ,stata già lanciata più volte e fu Q!Ui sempre smentita come è smentita questa volta. Anche questo mio collega degli Stati Uniti, col quale ne avevo parlato appunto ieri, mi dkev:a non averne 'avuto mai sento.re e di crederla priva di fondamento. Quanto alle vod di malcontento esistente .in Francia contro Inghilterra esse sono circolate anche a Berlino e fra gli altri me ne aveva parlato Zimmermann. Non avevo stimato nemmeno necessario di riferirlo per 11 gl'ado molto limitato di credibilità che mi sembr,ano pre,sentare tutte le informazioni di fonte germanica circa quanto accade nel campo della offesa e vicev;ersa. Debbo però ·soggiungere che a quella voce accennavano anche diplomatici e altri funzionari americani qui venuti in questi ~iorni da Parigi e che essi parlavano pure di sintomi di esaurimento di resistenza militare e di disagi economici che si manifesterebbero in Fooncia.

535

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI SONNINO

T. GAB. 10/3. Parigi, 2 gennaio 1915, ore 21,30 (per. ore 3 del 3).

Telegramma di V. E. gab. n. l (2).

Questo Ministro di Grecia mi ha mostrato stamane il testo di un telegramma del Ministro di Grecia a Pietrogrado che, salvo i dettagli circa le condizioni di pace l'ichieste dalla Russia, informa anche egli Venizelos che, dopo sconfitta dell'esercito austriaco nei Carpazi, si ritiene probabile la conclusione di una pace ,separata tra la Triplice Intesa, Serbia e Ungheria. Noto che mentre il R. Ambasciatore •a Pietrog.rado pada di pace tra Russia e Au

stria il Min:i,stil"o di Grecia a Pietrogrado parla di pace .separata della sola Ungheria che dovrebbe distaccarsi dall'Austria. Le ape,z,ture a Parigi tra persone irresponsabili, alle quali accenna il R. Ambasciatore a Pi,etrogrado non possono essere che ·quelle tra Spitzer ed Adler drca le quali a suo tempo io informai V. E. delle voci che qui correvano (1). Atro non ho potuto sape~re, e le persone che qui parlano ancora della pace separata, continuano a pronunciare quel nome. Questo Ministro di Grecia nel comunicarmi il telegramma del Ministro di Grecia [a Pietrogrado] mi ha detto che ·anche lui ha ce!'cato qui di sapere qualche cosa e, ad eccezione delle voci vaghe e indeterminate, nulLa ho potuto sapeil"e. Delcassé continua a di:re che nulla sa .al riguardo e •con lui tutte le persone più •autorevoli del mondo politico e diplomatico sono concordi nel ·ritener.e la cosa impossibile, però dopo l'uLtimatum e la violazione della neutraHtà belga nessuna cosa da parte dell'Austria e Germania deve più meravigliare per quanto stravagante possa sembrare.

(l) -Vedi D. 524, nota l. (2) -Vedi D. 527, nota l.
536

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 20/2. Berlino, 2 gennaio 1915, ore 21,50 (per. ore 9,50 del 3).

Telegramma di V. E. gab. n. l (2).

Delle aperture scambiate a Parigi fra persone private appa·rtenenti a circoli finanziari della Francia e dell'Austria-Ungheria in vista negoziati di pace, già fu più volte questione in questi ultimi tempi recentissdmi nella corrispondenza telegrafica con codesto Ministero. Le ·condizioni di pace· che la Russia vorrebbe imporre all'Austria-Ungheria sono evidentemente nello stato attuaLe delle cose inaccettabili da quest'ultima ed è giustissimo quanto osserva Carlotti ckoo il nessun interesse che l'Austria-Ungheri·a avrebbe ora a dissociare le sue sorti da quelle della Germania. Circa la condizione relativa al trialismo nella Monarchia austro-ungarica mi è .stato recentemente confe;rmato che si Tisza si sarebbe qui espresso in senso non più interamente sfavorevole a quell'idea: fino ad ora però si era sempre creduto che il terzo regno dovesse comprendere non già ila Boemia ma gli Stati slavi meridionali della Monarchia. In ogni modo le manifestazioni avvenute in oc•casione del Capo d'Anno tanto nel proclama dell'Imperatore di Germania quanto nell'articolo del Fremden Blatt e nei discorsi di Tisza, sembrano volere provare l'inesistenza sia a Vienna che a Berlino di qualsiasi pro·posito di pace vicina, e la ferma intenzione di oontinuare la guerra fino al fondo. Con tutto ciò da diversi indiz.i venuti a mia .conoscenza credo potere dedurre che le rtendenze per una pace separata che parevano ad un certo momento appuntarSI verso la Francia si dirigerebbero ora piuttosto verso la Russia. Da fonte abituail

mente bene informata mi è stato riferito stamane che influenze femminili altolocate facenti capo all'ImperatrJce di Russia ed a Granduchessa Sergio, ambedue come è noto nate Pr-incipessa di Assia, agirebbero in questo senso. Vii ho .inteso fare allusioni [n circoli dell'alta finanza berlinese, senza però che mi si potesse citare alcun fatto concreto e positivo. Alla possibilità di una pace separata con la Russia ·come prima tra le soiluzioni che si potrebbero pr.esentare, mi è stato infirre a•ccennato negli ultimi giorni in queste sJiere governative ma ciò accadeva con evidente intenzione in relazione con suppo.sti propositi dell'Italia, come riferisco a V. E. in un rapporto riserv,atissimo ·Che le spedirò fra breve con sicura occasione (1). Continuerò intanto a indagare e rifedre con 1a più soll:eeita ·cura circa tutto quanto concerne l'argomento.

(l) -Vedi D. 388. (2) -Vedi D. 527, nota l.
537

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

R. RR. 55/14. Berlino, 2 gennaio 1915.

Il Conte Monts, ex-Ambasciatore di Germania a Roma, essendo in questi giorni di passaggio a Berlino, venne a f,armi una lunga visita: e mi parlò, molto diffusamente, dei risultati deUa ,sua missione ufficiosa a Vienna e a Budapest, circa la quale riferii a suo tempo a V. E. (2), e, in generale, dell'attuale situazione della guerra europea, in ·relazione, specialmente, coll'atteggiamento e coi propositi dell'Italia. V. E. conosce la durezza dd ·carattere e la crudità, perfino talvolta bvutale, di linguaggio, che distinguono il ·conte Monts: ed è naturale che queste sue caratteristiche trovino più completa e,splicazione ora, che 1nessun vincolo ufficiale non viene più ad imporgli una risenna qualsiasi. Debbo tuttavia riconoscere che di que,sta più •ampia libertà egli profittò soltanto per accennare con più franc'a chiarezza a questioni delicate e seabrose, esprimendosi con ogni maggior •correttezza e astenendosi da qualunque meno riguardosa allusione, che naturalmente ,io non avrei potuto tollerare. All'infuori di ciò, aggiungo che nessuna deUe asserzioni o considerazioni del conte Monts io lasciai passa.ve senza replica, contestandone redsamente talune, protestando anche viv,acemente 'contvo taLune altre; e man1tenendomi sempre fermamente sul terveno tvacciatomi dalle istruzioni del R. Governo.

Il conte Monts non aveva che un vago sentore dei negoziati stati avviaU ultimamente fra il R. Governo e il Governo Austro-Ungarico circ1a l'interpretazione e l'eventuale ·applicazione dell'>art. 7 del Trattato della Triplice Alleanza. Diceva però che, qualunque fosse per esseve n risultato fo,rmale di quei negoziati, essi non potevano ·condurre aUo scopo cui evidentemente tendevano da parte nostva: alla cessione a noi del Trentina. Una convinzione

33 -Documenti diplomatici -Serie V -Vol. II

In questo senso il conte Monts aveva dovuto formarsi appunto nel co:r:so del suo recente viaggio a Vienna e a Budapest, in tutti gli scambi di idee che aveva avuti con molti fra gli uomini dirigenti dell'una e dell'altra p~te della Monavchia. Certo, il divario negli apprezzamenti e nei motivi determinanti er.a abbastanza sensibi1e, in molte questioni e particolarmente in questa delle p~rov,incie italiane dell'Austvia, fra i govemanti austriaci e i governanti ungheresi. Certo, e per una maggiore larghezza e modernità di ·concetti politici, e perché si è sempre più disposti a propositi conciLiativi quando si tratta di cosa che non toc•ca direttamente i propri interessi, s'incontra in Ungheria una più esatta e spregiudicata comprensione, che non in Austria, dell'essenza della ·cosidetta questione de11'·ilrredentismo italiano. E forse, se l'influenza ungherese •avesse maggiormente predominato in questi ultimi anni nella divezione centrale della Monarchia -come ai tempi del Conte Andrassy -si sarebbe potuto dave a quella questione uno sviLuppo tale, che permettesse ora una soluzione in gran parte, se non dnteramente, conforme alle nostre aspi.razioni. Senonché -oUre che non vi è nessuna probabilità che, mentre dum la guerra, possa prodursi alla Ballplatz quel cambiamento di persona che è da tutti ritenuto inevitabile -al punto in cui sono giunte attualmente le cose quella soluzione non è possibiJ.e. Né il conte Tisza, se prendesse anche subito la successione del conte Berchtold né un altro uomo politico qualsiasi, potrebbe addossarsi la responsabilità di proporre .che 1a Monarchia austro-unga.rica, mentre appunto ha preso le armi per difendere l'integ.rità del suo territorio minacciata dall'azione panserba, si spogliasse volontariamente di una provincia, che fa parte del più antico patrimonio della Dinastia di Habsburg. L'Austria-Ungheria verrebbe con ciò ad abdicare a quella situazione di Grande Potenza che, con uno sforzo supremo, si studia di mantenere. Se anche fosse a ciò disposto un Governo Austro-Ungarico, esso si urterebbe, non solo contro la volontà espressa dal Sovrano, già più volte in termini recisi manifestata, ma anche contro una rivolta indomabile del sentimento popolare, speciahnente in quella parte della Monarchia, che è più vicina ·alle provincie cedende. Noi non savemmo affatto sicuri -avrebbe detto lo stesso conte Tisza -che i soldati austriaci, specialmente quelli delle riserve· territor.iali che ora ne costituiscono appunto i presidii, ubbidirebbero •all'ordine che venisse loro dato di evacuare le piazze del Trentino (?). Non .sa·remmo del resto, nemmeno sicuri -avrebbe egli aggiunto -che la volontà popolare, liberamente consultata, si pronuncerebbe in maggioranza in favore dell'unione coll'Italia: ciò accadrebbe senza dubbio a Trento, a Rovereto, a Riva, e in taluni a1td centri più popolati ·e più prossimi all'attuale frontiera; ma· nel resto del Pae,se, in tutte quelle vani alpine, dove gli abitanti non sono neppure tutti di razza e di lingua italiana, e sono avvinti all'Austria da antiche e potenti tradizioni, si avrebbe molto probabilmente un risultato assai diverso (? !). In ogni modo, l'Aus.tria-Ungheria, per QUieste, per molte altre ragioni, sarebbe obbligata a rifiutare la chiesta ce,ssione: vi sarebbe obbl·igata, pur rendendosi perfettamente conto del pericolo gravissimo cui il rifiuto la esporrebbe. Perché, diceva il conte Monts, ho potuto constata.re come e a Vienna e a Budapest non si

facessero più ,aJ.cuna ilLusione: dopo le ma.nifesta.zioni evJdenti e ,sempre

più vivaci di una parte dell'opinione pubblica italiana, dopo le dichiarazioni stesse del R. G<>ve:rno, tutti sanno in quelle due capitali che, se l'Italia non ottiene, .in via pacifica, la soddisfaz,ione delle eue aspirazioni nazionali, la minaccia che essa entri in gue!'ra contro l'Austria-Ungheria diviene imminente e quasi inevitabiLe. • Quasi • -soggiungeva H conte Monts -• lo dicevano colà, e lo voglio ripete11e anch'io •, pe11ché, davvero, che quella minacda si traduca in atto pare a me, ancol'a adesso, inconcepibile. Lascio andar la questione di sentimento. I Governi Germanico ed Austro-Ungarico hanno pienamente riconosciuto che, dato n modo -assai in1le1ice, a m.io avviso -col quale era stata impostata la questione che condusse fatalmente alla guerra, n • .c.asus foededs •, secondo la lettera del Trattato, non si presentava, e La dichiarazione di neut11a1ità dell'Italia ere giustificata. Anche l'opinione pubbLica dei due paesi, dapprima penosamente sorpresa, ha finito coll'acconciarsi alla realtà delle cose, e non ne serba alcun .rancore. Ma se ora l'Italia -sia pure per realizzare aspkazioni nazionali che, per quanto plausibiLi per se stesse, preesistevano ,all'alleanza, e la cui ·!1ealizz,azione s'intendeva dall'alleanza implicitamente escLicusa -si voltasse contro i .suoi antichi alleati, appunto nel momento in cui, cir·condati da potenti nemici, essi lottano ·eroicamente per la loro esistenza; se ai nemici dei suoi alleati l'Italia ore si •unisse, rinnegando tutto un già lungo passato di sforzi comuni, di accordi sinceri, di reciproci appoggi anche per essa non inefficaci, l'atto suo sarebbe più ·che seve,ramente giudicato, e l'indignazione in tutti i popoli dell'Austria-Ungheria e dn tutto il popolo germanico -che 'avrebbe il dovere assoluto di non separare la sua causa daLla causa loro -sarebbe estrema... Ma, lo 11ipeto, su questo non vogLio insistere, nè mi permette.reste di farlo. Voglio, invece, cercare di convincervi dei pericoli seri che l'Italia potrebbe cor·rere prendendo una simile risoluzione, e dell'interesse massimo che essa avrebbe, ,sotto ogni aspetto, a mantenere le buone ·relazioni coi suoi antichi alleati. I perkoli sono innegabili. Piur ammettendo che la situazione sia relativamente favorevole, nelle contingenze attuali, per •un attacco italiano contro l'Austria, non è a supporre che 1a resistenza che da questa sa·rebbe 'apposta sia così kascul'abile, come alcuni affettano di credere dopo il poco lieto successo di talune recen·ti azioni austriache. E l'aiuto che la Germania presterebbe all'Austria, facendo scendere per il Tirolo tutte le •considerevoli forze di •Cui anco['a dispone nei suoi Stati meridionali, potrebbe porre a dma prova l'esercito italiano. Nè si debbono dimenticare le difficoltà -la gue!'ra di Libia è di troppo rec,ente 1.1icordo che nelle colonie d'Africa può all'Italia suscitair la Tul'chia. Nè, d'altre parte, sembmmi possa essere molto rilevante il sussidio che ,l'Italia .rkeverebbe dai suoi nuovi compagni d'arme, troppo occupati in casa loro per potergliene fornire. Soltanto sul mare, la flotta italiana, uni·ta a quella francese e alla .squadra inglese del Mediter!'aneo, avrebbe -lo ammetto -tutte le p,roba

biLità di successo contro le for:z;e troppo inferiori della flotta austri-aca. Senonché occorre tener pireeente un altro elemento. Ed è che l'aggressione italiana suscite1.1ebbe in Austrua un tale scoppio di furoire, che potrebbe a·cc.adere che, rassegnandosi anche a forli .sacrifici, il governo .austro-ungarico si determinasse a conchiudere una pace, sia pure g11avosa, colla Russia, al solo scopo di

aver mano libera verso l'Italia. E, una volta che tali propositi dominassero a y,ienna, sarebbe anche più facile alla Germania, la cui situazione verso la Russia è incomparabilmente più favorevole, di venire essa pure ad accordi con quella potenza, dalla quale potrebbe certo ottenere condizioru di pace soddisfacenti. Voi ml obiettate l'accordo del 5 settembre (l): ma non sarebbe la prima volta, nella storia, che simi1i accordi non ,sono osservati; e quanto ana Russia, da Tilsit in poi, tutti sanno ,in qual modo essa rispetti i suoi iimpegni, quando i suoi interessi le sembrino consigliare il contrario. In quaLe posizione, dunque, verrebbe a trovarsi l'Italia, quando si trovasse di fronte tutto l'esercito austro-ungarico, e, tutta o quasi tutta quelLa parte dell'·eserdto germanico che sta ora ~combattendo contro la Russia, è abbastanza facile immaginare... Ma io voglio ammettere che tutto ciò non accada: e che invece, come a molti può apparire con un certo fondamento più probabile, l'intervento dell'Italia -soprattutto se, come da alcuni, non da me, si crede, esso traesse seco quello della Rumania -f,accia tvaboccare la bilancia finora oscillante, decidendo definitivamente le sorti della guerra in un senso contrario alla Potenze Centrali. Anche qui mi astengo dall'accennare a dò che avrebbe di particolarmente doloroso, che fosse proprio l'ItaHa la causa definitiv,a della rovina dei suoi antichi alleati. Ma dico e sostengo fermamente che ciò sarebbe disastroso per gli interessi dell'Italia ~stessa. Lo sarebbe già una d~sfatta e un'eventuale disgregazione diell'Austri,a-Ungheria. Negli anni da me passati in Italia ho sempl'e inteso dire, da tutti gli uomini politici anche i meno favorevoli alla Triplice Alleanza e specialmente al1a Duplice Monarchia, ~he, se l'esistenza di un'Austria-Ungheria troppo forte non ~eva desiderabile per l'Italia, non conveniva però neppure a quest'ultima che l'Austria-Ungheria fosse sove,rchiamente indebolita, ,tanto meno poi che fosse disgregata e .iistrutta. E gli avvenimenti sopravvenuti da poi non hanno fatto altro, mi sembra, che confe,rmare la profonda verità di questo apprezzamento. Ma v'ha di più. Una disfatta degli Imperi Centrali, provocata dall'intervento dell'Italia, av~rebbe anche naturalmente, per conseguenza, se non l'annientamento -non si annienta un popolo che ha la forza e la vitalità di questo -certo un gravissimo indebolimento della Germania, la quale per molti anni non potrebbe più riprendere la posizione che ha e cui c:rede aver dirHto nell'Europa e nel mondo (posizione che essa voleva mantenere soltanto, e non ingrandire, come, male interpretando o troppo generalizzando le enunciazioni prevalentemente teoriche di pochi visionari pangermanici, affettano di credere i suoi nemici). Ora, di dò ho un'assoluta ed incrollabiJ.e convinzione, un simile fatto costituirebbe un danno irreparabile anche per l'Italia. Non vi sono forse nel mondo intero due paesi, che abbiano minor contrasto d'interessi, e che invece abbiano reciprocamente maggior bisogno l'uno dell'altro, che non l'Italia e la Germania. Quando quell'uomo eminentemente pratico che era dl Principe di Bismarck sollecitò ed ottenne l'adesione dell'Italia all'alleanza degli Imped Centrali, non lo fece certamente per i • begli occhi • italiani, ma per 1a coscienza che egli aveva della identità di quegli interessi e del vantaggio che

presentava per la Germania l'a,ccordo con una Potenza ,come l'Italia. Lo sviluppo che questa ha p['e.so negli ultimi anni, l'aumento della sua potenzialità politica, militare, economica che, insieme cona ,sua situazione geogmfica, me hanno costituito un fattore internazionale di primo ordine, hanno senza dubbio reso ancorra più p~ezioso per la Germania tale a,ccordo, e più manifesto l'interesse suo a concederre in ogni campo il suo appoggio all'Italia di fronte alle aspirazioni dei suoi avversari. E s:arrebbe ingiusto, sembrami, e contrario alla verità storica, il negare che tale appoggio sia .sta,to in molte ,circostanze effi

cace, ed abbia contribuito a far pe,rco['I':ere all'Ita!.ia quella vis di successivi progressi 'che l'hanno condotta all'attuale sua posizione. I vantaggi .che ha procurati all'Italia, dumnte trentatre anni, la Triplice alleanza, :flurono troppo soventi citati perché io voglia ancora enumerarli: a.ccennerò soltanto che, senza la triplice 'alleanza, .completata in questo caso dag1i accordi colle Potenze occidentali, la ~conquista della Libia rnon sarebbe stata possibile'. Non è dunque meno evidente l'interesse che l'Italia ha, dal canto suo, a sostenere e ad appoggiare la Germania. Anche per rimanere nell'Adriatico, che sembra attualmente ipnotizzare gli HaHani, è solo una Germanj,a forte che, unita all'AustdaUngheria o, se ciò dovesse avvenire, anche senza questa, può preserva;re l'ItaHa dall'avanzarsi della minacciata invasione sl,ava verso quel mare, dalla ~corncorrenza di uno Stato giovane e fatto ardito dai suoi successi come la Serbia, spalleggiata dal1a Russia; la quale, ad onta di qualsiasi temporaneo a·ccordo in contrario, sarebbe sempre più portata ad esercitare così la sua pretesa missione di protettrice del mondo slavo. Ma non vi è soltanto la questione adriatica per l'Italia, mi pare: la sua importanza come Grande Potenza è ancora più di'rettamente legat'a col1a posizione che essa potrà ,avere ,in tutto il bacino del Medi·terraneo, dove, fatalmente, per la forza delle cose, essa è, sarà, e dovrà essel'e sempre, la rivale della Francia, e per conse~enza dell'Inghilter·l'a, finché queste due Potenze saranno così strettamente legate. E quella posizione d<?ll'Italia sarà ancor più seriamente minacciata quando, avvenuta l'apertura degli Stretti, penetrasse nel Mediterraneo anche la flotta Russa, la Quale, unita a quelle dei .suoi aUeati, dominerebbe interamente quel mare, con grave danno dell'Italia. È bensì vero che sarebbe eccessivo pre.sumere che !'·attuale ·commov·ente acco,rdo fra i membri della Triplice Intesa avesse a durare eternamente: ma è anche vero che ciò che non può mutare, perché basato su considerazioni essenziali e permanenti, è l'interesse della Germania a sostenere l'Italia come Grande Potenza Mediterranea, e, per conve11so, l'interesse dell'ItaLia a mantenere la forza di u:na Potenza, che sola può assicurarle l'appoggio ed il contrappeso che le occo.rrono ».

• Io ,so bene • -continuava il conte Monts -« che ciò che più si teme in Italia è un aumento territorial>e o anche soltanto d'influenza dell'AustriaUngheria, che pro,curi ,a (luella Potenza una specie di predominio nell'Adriatico ·e nei Balcani, tale da spostare l'equilibrio a danno deH'ItaUa. Senonché, senza voler dire nulla di spiacevole per i nostri aUeati, parmi che, dato l'andamento attuale delle operazioni di guerra, una siffatta eventualità possa fin d'ora ritenersi com einteramente esclusa. Noi speriamo bensì ancora che, grazie al nostro aiuto, gli eseiroiti austro-ungarici riescano a .respingere i russi dalla

Galizia ed a precludere ai serbi il territorio della Monavchia; ma che l'Austria-Ungheria esca dalla guerra notevolmente e minacciosamente rafforzata, credo che anche i suoi più ardenti amici non potrebbero ormai più prevedere. Tutto quello ·che desideriamo è che essa non ne esca troppo indebolita. I motivi veri del1a guerra sono ben più complessi e remoti di quello che si c.veda da molti: e lo storico dell'avveniTe dovrà ammettere che la Germania non ha fatto che difendersi contro un'aggll'essione premeditata che presto o tardi sarebbe inevitabilmente avvenuta e che ne minacciava l'esistenza stessa. Per quel che ·concerne, però, la causa occasionaJe e determinante della guerra, è certo che era interesse attuale grandissimo della Germania -e, a parrer mio, anche dell'ItaUa -il non permettere che la situazione di Grande Potenza dell'Auskia-Ungheria venisse distrutta, come voLevano fave la Russia e i suoi alleati. Senonché, ho detto: intevesse attuale, soltanto; perché, per l'avvenire, anche in Germania si riconosce perfettamente che la questione austro-unga:dca dovrà per forza subive, a più o meno breve scadenza, gravissime e radicali trasformazioni. Anche fra di noi, molti comprendono che l'esistenza di uno Stato, fondato appunto sulla negazione di ciò che forma La base di tutti gli altrd, costituisce un'antinomia ed un anacronismo, e non potrà reggersi molto a lungo, nelle condizioni e coi principi •Che dominano l'Europa: anche fra noi, non v'è chi non veda i sintomi di decomposizJ.one e di disgregazione che si moltiplicano nella vicina Monarchia. Ma io sono fermamente convinto che •convenga alla Germania -e all'Italia -cercare, per quanto è possibile, di opporsi a.l troppo rapido sviluppo di questo processo di dissolvimento, finché non si sia opportunamente prepa·rati rad affrontare le conseguenze che ne deriveranno. È in Quel momento, che non può essere molto lontano, che le aspirazioni italiane, e non .solo sul Tventino, ma anche su • Trieste • -(H conte Monts disse proprio • Trieste • senza alcuna riserva) -• ed altri luoghi potrebbero trovare intera soddisfazione; non si tratterebbe dunque, che di un ritardo relativamente breve •. E, ven·endo così a ripar1ave del Trentino, il ·conte Monts insistè di nuovo sulle difficoltà per l'Aust11ia-Ungheria di consentire ora aUa sua cessione: ma si espresse, cosi almeno ne ebbi l'impressione, in modo meno reciso ed assoluto, ,lasciando come intravedere qualche vaga speranza.

Mi sono studiato di 11iprodurre, il più fedelmente che mi fu possibile, le cose statemi dette dal conte Monts. Io non credetti di dovermi astenere dal discuterle con lui, nè credo di potermi esimere dal ·riferirne a V. E. Esse presentano indubbiamente un certo interesse, pe·rché rispecchiano, -in quella forma chiara ed esente da sottintesi e circonlocumoni ·che non potrebbero forse essere usata da chi ha responsabilità di Governo -le idee prevalenti in questi ci.rcoli po1itid sullo stato presente delle relazioni fra la Germania e l'Italia. Beninteso, il conte Monts non mi espose tutte le sue considerazioni cosi di seguito, come io le ho riprodotte: fu invece ,..tutta una lunga di•scussione a botta e risposta, nella Quale io, pur ammettendo. in ralcuni punti n fondamento di quanto diceva il mio interlocutore, non trascura,i di ribatterlo in molti altrr-i, adoperandomi a fa·r valere il punto di vista del R. Goverrno, a norma delle istruzioni generali dell'E. V. Gli dissi, in ·sostanza, che la questione non poteva più essere posta come regJri la poneva. Non si tratta, per ril momento, di esami

nare i vantaggi che la Triplice Alleanza ha recati e potrebbe ~ancora recare all'Italia: si tratta di tener conto delle speciali questioni e dello speciale stato d'animo ·che l'immane conflagrazione europea ha fatto e doveva inevitabilmente far •SO·rgere dappertutto e particolarmente in Italia: si trotta delle difficoltà gravissime ·che scaturiscono per il R. Governo dal compito assuntosi di conciliare il mantenimento della neutralità; desiderato dalla maggioranza del Paese, col conseguimento deHa soddisfazione di alcune aspirazioni nazionali, volute da tutti: si .tratta delle manifestazioni imperiose di una opinione pubblica, che i.l Governo può bensì moderare e rattenere, ma non può sopprimere e lasciare completamente inosservate. A tutto ciò si può soltanto provvedere, se l'Austria Ungheria desse prova di quello spirito di conciliazione di fronte all'Italia, ·che rappresenterebbe per essa la migliore de.Ue politiche. E spettava alla Germani·a, appunto in v:ista di quella consolidazione dei buoni rapporti coll'Italia, che essa dice di volere e che 'anche noi 11iconosciamo essere nell'interesse nostro, di additare all'Austria Quella via e di persuaderla che era nel suo reale interesse di seguirla. Nello stesso senso, se non predsamente negli stessi termini, io mi sono espresso dpetutamente col signor Zimmermann al Quale non ho trascurato occ•asione di far rHevare la necessità assoluta di ottenere che le aspirazioni nazionali italiane trovassero col mantenimento della neutralità una valida tutela ·ed una effettiva soddisfazione, e di premere, a questo scopo, energicamente sull'Austria Ungheria. Una di queste occasioni si era pres•entata ier.i l'altro quando, insistendo io per avel'e dal Signor Zimmermann conferma sc.ri.tta delle dichiarazioni statemi da lui fatte verbalmente riguardo all'occupazione permanente di Valona (mio tel. n. 1133) (l) egH mi obiettò; che, perché Quelle dichiarrazioni costituissero un impegno formale di Governo, conveniva che dichiarassimo da parte nostra di non avere alcun proposito aggressivo contro l'A,ustria-Ungheda. Io gli replicai che le due Questioni non avevano alcun rapporto; poiché, nel caso che la neutralità nostra non avesse potuto essere mantenuta, la gue.rTa avrebbe evidentemente reso caduca qualunQue dichiaraZJione dall'una e dall'altra parte. E ne profittai per rivolgergli nuove sollecitazioni sulla quest,ione che più ci interessa. Il Signor Zimmermann mi opponeva, naturalmente in forma meno aperta ed in tono meno reciso, una buona parte degli a·rgomenti stati messi in campo dal Conte Monts: ed accennò egli pure, con singolare insistenza, alla eventuaLità di una pace separata dell'Austria Ungheria, e poi della Germania, colla Russia, la quale avrebbe, a suo dire, già grandemente a soffril'e per il difetto di armi e di munizioni, per la di.sorganizzazione dei ·servizi, per 1a difettosa dirrezione dell'esercito, •e per Il profondo malcontento che in esso si manifesta contro i procedimenti di,spotici dei suoi capi, e sopratutto del Granduca Nicola. (OsserV1erò che ~ueste informazioni, alle quali, come a tutto ciò che qui si racconta drca i nemici della Germania, io non voglio prestare ·che una fede molto l'elativa, sarebbero state .confermate dall'Addetto militare di Spagna a Pietiroburgo, di passaggio in Questi giorni a BerUno). Con tutto ciò, Zimmermann si esprimeva anche questa volta, in termini abbastanza ottimisti, e, nel con·

gedarsi da me, mi manifestava la sua persistente fiducia che la questione fra l'ItaLia e l'Austda per le nostre aspirazioni nazionali • avrebbe potuto accomodarsi •, ed il suo proposito di continuare a lavorare in questo senso.

(l) -Vedi D. 537. (2) -Vedi D. 191.

(l) Trattato di Londra del 5 settembre 1914 tra Gran Bretagna, Francia e Russia contenente l'impegno di non concludere pace o annistizio separati.

(l) Si tratta del T. 12909/1133 del 31 dicembre, non pubblicato.

538

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI

T. GAB. 8/2. Roma, 3 gennaio 1915, ore 12.

L'Ammiraglio Patris è autorizzato a sparare cannonate se fosse necessario per difesa Legazione e Coloni,a All'occorrenza potrà fare imbarcarre Legazione e colonia nost!'a oltre Legazioni e colonie straniere. Non autorizzo sbarco. È stato disposto 'invio trasporto per eventuale imbarco colonie.

539

IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. RR. 62/11. Durazzo, 3 gennaio 1915, ore 14 (per. ore 20,30).

Senza voler peccare di eccessivo pessimismo ,credo di dover segnalare a

V. E. il pericol0 che i ribeUi ent,rando Durazzo pltre al commettere eccess[ tentino arrestare italiani trasportando ostaggi nell'interno, come è già avvenuto cog1i ufficiali olandesi ad Elbassan t1rattenuti vari mesi. Siccome la R. LegaZlione sarebbe rispettata forse meno dei membri della colonia, avverto V. E. ad ogni buon fine che sono determinato asserraglia,rmi all'ultimo momento con tutti gli italiani che non volessero o non potessero imbarcarsi. Ci difenderemo così contro ogni tentativo di aggressione. Non ho bisogno di far presente a V. E. i gravi imbacr·azzi che deriverebbero dalla c~attura di qualche funzioznario della R. Legazione nè potrei immaginare o ~consig1iare l'imbarco della Legazione che segne!'ebbe la fine della nostra influenza non soltanto a Durazzo.

540

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP 1/1. Bucarest, 3 gennaio 1915, ore 15 (per. ore 20).

Bratianu ha comunicato al Re Ferdinando accordo 23 settembre. Sua Maestà mi ha rimesso una lettera autografa sigillata per S. M. il Re ,che spedisco col corriere ausiliario che parte oggi (l).

Sua Maestà mi ha fatto comunkare confidenzialmente contenuto di questa lettera che è approssimativamente seguente: Lettera incomincia colle feLicitazioni per la nascita di S. A R. Principessa Mari•a osservando che tale fausto avvenimento costituisce raggio di gioia e pace in un momento olt!'iemodo burrascoso.

Preoccupazioni dei due Sov;rani sono analoghe colla differenza però che Nostro Augtusto Sovrano è meglio armato per ri,solv•erle ·e sopportarle, Dinastia Sabauda essendo Nazionale. Re Ferdinando constata con piacere dn seguito alle ultime manifestazioni che i due popoli memori deUa comune origine hanno spontaneamente ·compresa solidarietà loro ·interessi e rassomiglianz,a loro situazione politica e si sono resi conto dei vantaggi di una più stvetta unione tra loro.

Dke QUindi che nel corso dell'ultima conversazione avuta con me ha creduto non ingannarsi supponendo che questa manifesta21ione sia nello stesso .tempo eco dei sentimenti del R. Governo e conclude ·che attende con impazienza risposta di S. M. il Re per sapere se momento attuale sembra propiz,io per ampliare e precisare •accordo scorso settembre.

Questa lette~a conferma auanto ho riferito anteriormente a V. E. intorno ai propositi di Re Ferdinando di fronte alla situazione internazionale ed ad sentimenti ·che &Ula Ma•està nutre verso Nostro Augusto Sovrano ed il nostro Paese pvomettendo bene per le future relazioni fra le due Dinastie e le due Nazioni (1).

(l) Non è stato rinvenuto né l'originale, né una copia della lettera di Re Ferdinando, il cui testo, qui riassunto, è però pubblicato integralmente in L. ALDROANDI MARESCOTTI, Nuovi ricordi e frammenti di diario, Milano 1938, pp, 194-197.

541

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AI MINISTRI A DURAZZO, ALIOTTI E A NISH, SQUITTI

T. GAB. 9. Roma, 3 gennaio 1915, ore 16,55.

(Per Durazzo) Ho teleg.rafato quanto ,segue al R. Ministro a Belgrado.

(Per entrambi) Questo Ministro di Serbia mi ha fatto sapere d'ordine del suo Governo che numerose bande albanesi passano la frontiera; inoltre alcune tribù albanesi hanno chi•esto al Governo serbo di protegge'l'le contro gli insorti; in queste ci·rcostanze n Governo serbo chiede parere e consiglio al Governo italiano assi·curando •ancora di nulla voler intraprendere se non d'accordo con l'Italia.

Ho fatto rispondere al Ministro di Serbia reiterando H consiglio già dato al suo Governo di astenersi da qualunque invasione de·l territorio albanese determinato dal1a Conferenza di Londra.

Tanto le comunico per sua norma di linguaggdo (2).

(l) -Per la risposta di Vittorio Emanuele III, vedi D. 645. (2) -La risposta di Squittì è al D. 552. II telegramma fu ritrasmesso alle principali ambasciate con T. gab. 13 del 3 gennaio.
542

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, BOLLATI, A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, A VIENNA, AVARNA, E AL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI

T. GAB. 10. Roma, 3 gennaio 1915, ore 19,35.

(Per tutti meno Londra) R. Ambasciatore a Londra ,telegrafa quanto segue: • Da fonte ordinariamente bene informata mi viene riferito che Governo ellenico avrebbe manifestato, in caso d'una eventuale spartizione Turchia, aspirazioni su Smkne e tel'l"ito~io adiacente abitato cinque compatte popolazioni di nazionalità elleniche. Accoglienza Londra e Parigi non sarebbe stata in massima sfavorevole. Quanto precede a titolo di semplice ,informazione. Salvo ordini contrari di V. E. per il momento almeno r,iterrei opportuno eseguire qui investigazioni presso circo1i sicuri ed autorevoli • (t. gab. 15/1).

Ho risposto ad Imperiali come segue:

(Per tutti) Prego V. E. eseguire investigazioni presso codesti circoli autorevoli.

(Per tuttt meno Londra) Prego anche V. E. (V. S.) aSS~Umere rinformazioni e telegrnfarmi (1).

543

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 23/3. Bucarest, 3 gennaio 1915, ore 19,50 (per. ore 7,50 del 4).

Mio telegramma Gabine\to n. 278 (2).

Re Ferdinando ha avuto, questa volta da fonte germanica, conferma di

trattative di pace tra le quattro Grandi Potenze continentali, alle quali tratta

tive si opporrebbe Inghilterra. Mi vriene nuovamente chiesto che notizie abbia

in proposito il R. Governo.

Prego volermi porre in grado di rispondere (3).

(l) -Per le risposte, vedi DD. 558, 561, 569 e 575. (2) -Vedi D. 524. (3) -Vedi D. 550.
544

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, BOLLATI, A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, A VIENNA, AVARNA, E A MINISTRI AD ATENE, DE BOSDARI, A BUCAREST, FASCIOTTI, A NISH, SQUITTI, E A SOFIA, CUCCHI.

T. GAB. 12. Roma, 3 gennaio 1915, ore 20,30.

(Per tutti meno Atene) Il R. Ministro ad Atene telegrafa quanto segue: (come nel telegramma Gabinetto n. 14-2) (1). Ho risposto a Bosda.ri come segue :

(Per tutti) Credo poco opportuno chiedere a Venizelos una carta con la linea indicante precisamente le aspi11azioni in Epiro, ciò che potrebbe fargli credere che noi entra·ssimo nell'ordine di idee di tali vaste aspirazioni. Per quanto riguarda i confini g.l'ed in Albania noi non possiamo ammettere, allo stato delle cose, una modific·a delle decisioni del Protocollo di F:i:renze; e per il caso .che le PotenZie firmatarie della Conferenza di Londra e di tale Protocollo doveSISero trattare una modi,fica di esso non non potremmo mai accordarci con la Grecia in una linea che olkepassasse i sangi,accati di Argd!l'ocastro e Koritza {2).

(Meno Atene) Qtuanto precede per opportuna sua norma di linguaggio.

545

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, MACCHI DI CELLERE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 28/5. Washington, [3] gennaio 1915, ore... (per. ore 15,45 del 4).

T·elegramma di V. E. n. 2 -Riservatissimo (3).

Non è .esatto ·che Germania ed Austda-Unghel'lia abbiano chiesto a questo Governo di prendere iniziativa di trattative di pace. Al Dipartimento di Stato mi ,si è costantemente ripetuto e ·Confermato anche ieri inesistenza di qualsiasi proposta in tal senso. Mi risulta invece .confidenzialmente che mio collega tedesco fa insinuare in q:uesti ultimi tempi al Presidente Wdlson per mezzo influenti tntermediari ufficiosi che Germania non si opporrebbe a tl'attare pace spingendo fino a dichiarare sebbene in nome p~roprio •che eventuald tlrattative potrebbero contemp.lare anche evacuazione del Belgio tranne Anversa.

{l) Vedi D. 533.

In questi circoH diplomatici si viene accentuando impressione che Germania ·ed Austria-Ungheria @ano desidero·se di pace. Pur non escludendolo, io ritengo ·Che atteggi•amento mio collega tedesco nasconda sopl.'attutto desiderio di ingraziarsi P~esidente, lusingandolo con mire di mediazione •Che gli sono contrastate sino ad ora in modo assol.Juto dalla resistenza degli alleati e di as@ourarne quindi il favore a certe misure di ordine interno ogg,i in discussione che se attuate sarebbero indirettamente di immenso vantaggio alle sorti belliche tedesche. Presidente che contrariamente alla leggenda è debol·e e vanitoso e che una pace .conclusa sotto auspici americani cerca pure un rafforZJamento del suo prestigio sco,sso e la base di una rielezione altrimenti pericolante .si astiene nulla di meno da ogni tentativo oggi inutile. So da fonte sicura che le recenti reeise dichiarazioni del Presidente Poincaré al Parlamento francese furono pronunziate specialmente pe'r Ambasciatore Stati Uniti a Parigi e per togliere a questo Governo ogni velleità di iniziativa che gli alleati allo stato attuale delle cose respingerebbero (1).

(2) -Con riferimento a questo telegramma Fasciotti riferk con T. gab. 58/7 dell'8 gennaio: • Ministro degli affari esteri è molto preoccupato dalla eventualità del passaggio dei Cutzo-Valacchi sotto sovranità ellenica e mi ha ripetuto che vorrebbe vederli sotto di noi •· Sonnino rispose con T. gab. 35 del 9 gennaio: • Non intendendo estendere la nostra occupazione di Valona, non ci è possibile andare incontro al desiderio di Bratianu per quanto riguarda i Cutzo-Valacchi •. (3) -Vedi D. 524, nota l.
546

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, BOLLATI, A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, E A VIENNA, AVARNA, E AI MINISTRI AD ATENE, DE BOSDARI, A BUCAREST, FASCIOTTI, A NISH, SQUITTI, E A SOFIA, CUCCHI

T. 39. Roma, 4 gennaio 1915, ore l.

R. Ministro a Durazzo riferisce (2) ·che in questi ultimi giorni la situazione a Durazzo si è f•atta gravissima. I nemici di E·ssad stanno alle porte della oittà che è minacciata di essere posta a sacco. Talune rappresentanze estere si sono rivolte alla R. Legazione chiedendo quali siano le intenzioni del R. Governo se non intenda proteggere la vita e gli averi degli stranieri •a Dul'azzo (3). Ci consta che il Ministro ellenico ha indirizzato telegrammi al signor Venizelos che ha deciso l'invio di una nave greca ·in quelle acque ( 4). Per conto nostro abbiamo già provveduto all'invio della • Sardegna » al comando dell'ammiraglio Patris. Perdurando il panico e l'agitazione abbiamo proceduto anche all',invio di un trasporto per eventuale imbarco del pe·rsonale delle Legazioni, dei consolati e delle colonie stranie!'e. L'ammiraglio P.atris è stato altresì autorizzato a provvedere a quanto fosse indispensabile per l'imbarco stesso.

Prego V. E. (V. S.) tener parola di quanto precede a codesto Governo (5).

(l) -Ritrasmesso a Parigi, Londra, Pietrogrado, Vienna, Berlino e Bucarest con t. gab.21 del 5 gennaio, ore 11. (2) -Vedi DD. 529 e 539. (3) -Informazioni fornite da Aliotti con T. 36/7 e 44/3 del 2 gennaio. (4) -Vedi D. 530. (5) -Bosdari, Cucchi e Fasciotti non risposero direttamente; Imperiali riferì con T. 93/9 del 4 gennaio: « Feci oggi prescritta comunicazione a Nicolson il quale disse che ne avrebbe reso edotto Grey >. Per le altre risposte vedi DD. 554, 559, 562, 567 e 573.
547

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 29/2. Pietrogrado, 4 gennaio 1915, ore 14 (per. ore 18).

Circa voci di pace risultami da varie ottime fonti informazioni confidenzi,ali seguenti:

1° -Una decina di giorni or .sono Ambaseiatore di Germania e Ambasciatore d'Austria-Ungheria si sarebbero recati presso Presidente degli Stati Uniti e gli 'avrebbero chJesto a titolo personale se non credesse essere giunto momento per iniziar·e .Siua opera mediatrice. Presidente ~avrebbe risposto che a suo parere i tempi non etrano maturi per prendere tale iniziativa. Wilson avrebbe poi riferito questo suo ·colloquio ad un terzo Ambasciato11e che non era l'inglese, dal quale sarebbe poi pervenuto in Europa.

2° -Un Ambasciatore francese avrebbe telegrafato a Delcassé accennando alla voce di scambio vedute fra personalità dell'alta finanza austriaca e francese per separata pac'e con Austria-Ungheri~a e ~chiedendo se, ciò essendo esatto, si potesse presumere che dietro il finanziere austriaco stesse il suo Governo. Delcassé avrebbe ·r,isposto che • nessun indizio lasciava [pensal'e] ad intenzione di pace da parte Austria-Ungheria •.

3° -Viaggio di Go·remkin presso Czar nulla ave\èa a che fal'e con proposte di pace né diretta né indiretta da pall'te Austria e Germania.

Nella prima informazione mi sembr.a degna di nota anche la simultaneità del passo degLi ambasdatori di Aiustria-Ungheda e Germania presso Wilson che conferma previ,sione deJla somma improbabilità in questi momenti di iniziative per separata pace Austria-Ungheria (1).

548

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 32/3. Atene, 4 gennaio 1915, ore 15,30 (per. ore 18).

Non appena ricevuto telegramma di V. E. gabdnetto n. 2 (2) ho scritto una lettera priva~ta di Venizelos confermandogli quaruto gli aveva già detto rispetto avanzata truppe greche verso Berat ed aggiungendo che R. Governo desiderava che non vi fosse sbar·CO greco a Durazzo. Stamane ho veduto PoUUs mi ha detto quanto allo sbarco a Durazzo non ne po.teva essere questione. Ma

quanto avanzata truppe greche verso Berat egli non comprendeva motivo opposimone del R. Governo. Se era per lasciave paese nell'anarchia e nel disordine egli non si rendeva conto come R. Governo potesse desdderrare ciò. Se era per estendere occupazione italiana da quella parte d.ò sarebbe stato in opposizione colle dichiarazioni ufficiali del Governo italiano e quindi avrebbe agitato opinione pubblica greca. Ho risposto a Politis in tono molto reciso, che Venizelos mi aveva chiesto mio consiglio Siuill'avanzata greca verso Bevat e .che glielo aveva dato in termini che venivano ora espressamente confermati da V. E.; che non erro auto·rizzato a dargli spiegazioni né informazione veruna oirca quanto avrebbe fatto R. Governo e che se Governo ellenico credeva richiederne, avrebbe potuto incaricare proprio rappresentante a Roma di parlarne a V. E.

(l) -Ritrasmesso a Vienna, Parigi, Berlino, Londra e Washington con T. gab. 22 del 5 gennaio, ore 12. (2) -Vedi D. 530, nota l.
549

IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 83/4 (1). Durazzo, 4 gennaio 1915, ore 15,40 per. ore 21,40).

Nelle prime ore della notte città venne attaccata dai ribelli. Governa,tore città avvisò Legazione esservi grave pericolo che rendeva nec,essario uso artiglievia per proteggere imbarco colonia disperrdendo ribelli. Furono immediatamente presi provvedimenti e mentre RR. navi sparavano aleuni colpi colonia intera si ritirò bordo navi ove si recavano persona1e deUa Legaz·ione francese e serba. Le Legazioni di Austria e di Builgar:Ia per ovvii motivi declinarono offerta di recarsi bordo. Fuoco delle artiglierie ottenne risultato aspettato e nemico fuggì rapidamente in disordine. Si crede ora che vmaggi ribelli prima di riattaccare prenderanno deliberazione in comune. Essad recatosi stamane conferire a bordo Sardegna .afferma effetto morale delle cannonate ha bastato come basterebbe in avveni,re per allontanare qualsiasi per,icolo rapp11esaglie contro sudditi esteri ma ha dichiarato che partenza della colonia non mancherebbe di produrre effetto poco favorevole per il prestigio Governo di Durazzo che popolo crederà lasciate dall'ItaLia in balia di se stesso. Gli ho mostra,ta necessità provvedimento specialmente dopo sparo cannoni. Dopo lunga conferenza cui prese parte ammiraglio egli si è sottome•sso alle necessità nostra politica e mi ha dichiarato formalmente che se Italia non gli potrà prestare quell'aiuto efficace e continuato indispensabile per mantenere al potere suod partigiani aLlova egli per forza maggiore scioglierà la ·sua gente· alla prima occasione favorevole e si ritirerà in [Italia]. Egl:i mi ha assicurato che continuerà a fare quanto sarà nei suoi mezzi per difendere i nostri eventuali interessi. Egli mi ha chiesto soltanto nel nostro stesso interesse di •continuargli per breve tempo nostro appoggio finanziario per pagare sue truppe e fargli pervenire le ar

mi e munizioni già chieste che vanno in mano di gente a noi non avversa che potrebbe forse ricostituire elementi utili in determinate ·Circostanze. Gll ho risposto che avrei preso ordind di V. E. Sarebbe poti [opportuno] anche per tutelaTe averi nostra colonia lasciare per qualche tempo nella rada di Durazzo una nostra nave da guerra. Imbarco della colonia mette -in condizione poter deliberare senza ulterio'ri imminenti .rischi sulla situazione. D'accordo coll'ammiragLio credo indispensabile recarmi a Roma primo mezzo riferire in proposito a V. E. ·che prego darmi istruzioni (1).

(l) Partito come telegramma di gabinetto è stato protocollato nella serie dei telegrammi ordinari in arrivo.

550

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI,

T. GAB. 19/5. Roma, 4 gennaio 1915, ore 17,20.

Telegramma di V. E. gab. n. 3 (2).

Voci di pace separata dell'Austria-Ungheria pervennero anche recentemente a questo Ministero. R. Ambascia·tore a Parigi riferl che esse devono essere messe in relazione a tentativi di gruppi finanziari franco-austro-germanin (3). Conte Forgach confermò al Duca Avarna che tali tentativi avevano avuto luogo alla • Ballplatz • da parte di peTsone appartenenti al mondo finanziario francese, ma senza risultato (4). A Questo stesso proposito Ti.ttoni telegrafa in data 2 corrente quanto segue: (come nel telegramma n. 10/3 (5).

551

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, SALANDRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (6)

L. P. Roma, 5 gennaio 1915.

Ho letti stanotte 'Ì teilegrammi che mi hai mandati ieri (7). Ne risulta che Aliotti persiste nella sua politi·ca, nonostante tutte le dnibizioni fattegli da San Giuliano, da me e da te. Dato l'uomo non sono da escludere anche fini materiali: vedi i suoi precedenti costà, aUa Consulta. Io penso ·che occorra farla finita con lui. Ma a questo ci si può pensare ancor'a un poco.

Lnvece mi fa impressione di pericolo immediato il suo telegramma n. 62, in cui .si parla della possibilità che i funzionari della legazione si asserraglino in casa per difendersi e che qualcuno di essi sia podato come ostaggio ad Elbasan. E si conchiude escludendo assolutamente l'imbarco della legazione.

Date queste premesse, è possibile che Essad, anche d'accordo con Al.iotti, monti la macchina del ratto di un nostro funzionar:o. E allora? L'imbarco della legazione è .ipotesi, a parer mio, da contemplare senza orrore. Di fatti, che altro potremmo far,e se i ribelli diVJentano padroni di Dlllrazzo? : J

Credo che in tale senso vadano dati ordini precisi e categorici ad A1iotti, anche perché l'atteggiamento eventuale dei funzionari deUa legazione non dipende dagli ordini di Patris. Si dovrebbe quindi far sentire ad Aliotti che non deve permettersi ·Colpi di testa e che ne va della sua carriera.

Arriva il momento in cui occorre far capire che dell'Albania noi intendiamo tenere Valona ·e null'altro. Anche l'insieme delle notiZ'ie dalla Rumenia (l) accenna alla necessità di risoluzioni. Ma dobbiamo anco.ra per questo tempo a discorrere. Per Aliotti invece, cioè a evitare colpi di testa, a me pa,rrebbe, salvo il tuo giudizio, che occorra provvedere immediatamente.

(l) -Con T. 64/4 del 5 gennaio, ore 21, Sonnino rispondeva ad Aliotti: « Autorizzo sua venuta a Roma primo mezzo. Confido che durante sua assenza non avverranno pericolosiincidenti e attriti. Faccia opportune raccomandazioni in questo senso a Piacentini •. Ma si veda anche il D. 555. (2) -Vedi D. 543. (3) -Vedi D. 388. (4) -Vedi D. 419. (5) -Vedi D. 535. (6) -Da Archivio Sonnino, Montespertoli. Ed. in SONNINO, Carteggio, cit. D. 93. ''1) Vedi DD. 529, 531, 532, 539 e 549.
552

IL MINISTRO A NISH, SQUITTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 109/5. Nish, 5 gennaio 1915, ore 12,30 (per. ore 23).

Essendo stato informato da fonte attendibile che si fanno qui preparativi di uomini e materiale da guerra per di.rig:erli alla frontiera albanese ho domandato a Jovanovic se notizia fosse vera e in tal caso quali sarebbero iintenzioni del Governo. Riferisco presso a poco testualmente la sua risposta: • Nulla di speciale si prepara anche perché noi non possiamo distrarre le nostre forze da ben altro compito. Ciò ,che vi ho detto a più riprese vi ripeto ora, vale a dire ·che la Serbia desidera procedere d'acco.rdo con l'Italia per quanto concerne Albania. Noi siamo costretti però a respingere .incursioni delle bande e lo faremo con la maggiore energia inseguendole sul territorio albanese dove occuperemo alcune posizioni strategiche necessarie alla difesa deii nostri confini. Recentemente siamo stati richiesti da vari capi e da Essad pascià di intervento nel paese per proteggere quelle popolazioni dagli insorrti ma non intendiamo agire senza consenso dell'Italia. Vi debbo dire ·a questo proposito che una parte dell'opinione pubblica serba si è allarmata deU'occupazione

italiana di Valona ritenendo che essa non si·a fine a se stessa ma il principiO

di più vaste conquiste. Sarebbe pertanto utile chiarire più esplicitamente le

cose •. Mi sono meravigliato a queste parole .che si possa trova!I'e oscura o

ambigua la relativ;a comunicazione del R. Governo e gli ho detto che questo non solo ha espresso la sua intenzione di non procedere ad alcuna oc~cupazione oltre Valona ma ha anche .aggiunto che l'ocaupazione di VaJona stessa è provvisoria ferma restando deiliberazione di Londra. Non è •po:ssibile essere più chiari e categorici di ·COsì. Ma qui la gente non crede alla lealtà Jn politica e teme nel caso speciale che l'Italia voglia sostituke all'Austria nelle aspirazioni di dominio suila maggio.r parte dell'Albania. Ho fatto il possibHe per rassicurare Jovanovic su questo punto e mi è sembrato persuaso ma non sono certo che lo sia.

(l) Vedi D. 543.

553

IL MINISTRO A SOFIA, CUCCHI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 40/1. Sofia, 5 gennaio 1915, ore 18 (per. ore 2,05 del 6).

Persona a me devota e che è •in intimi rapporti [con personaggi del partito] stambulovista mi ha confidato quanto segue: le Legazioni di Germania e Austria-Ungheria, coadiuvate da tutti i lo·ro emissari, •continuano a fare la più attiva propaganda presso il Re ed H Governo bulgaro e nel paese per ·attirare a loro Bulgaria. Argomenti di cui austro-tedeschi si valgono sono i seguenti: Germania considera trovar,si in eccellente posizione militare, ·ed è sicura del successo finale poiché è già ,aJle porte di v,arsavia (che si propone di occupare quanto prima) e fortificatosi sulle forti posizioni ~conQuistate li!n Polonia, esercito tedesco non ha più nulla da temere dalla Russia. Gli anglo-franco-belgi non hanno potuto compiere nulla di importante sul teatro occidentale della guerra, sebbene moltissime truppe tedesche siano state distolte da quel teatro della guerra per combattere in Polonia. Alleati dimostrano con ciò la loro importanza da quel lato: Germania non ha preoccupazioni. Potendo quindi esercito tedesco fronteggiare senza timore front'e .russa l'esercito austriaco potrà iniziare .quanto prima la nuova campagna, preparare .catastrofe serba, e colla sua super.iorità numerica non dubita poterla schiacciare. Quando truppe austriache saranno al .confine della Bulgaria, questa dovrà a,ssolutamente unirsi al blocco austro-tedesco per operare congiungimento fra gli aust,ro-tedeschi e 'Ilurchia. Così facendo Bulgaria potrà occupare subito Macedonia. Ove Bulgaria credesse di seguire un'altra linea di condotta e non aderisse al piano austrotedesco, avrebbe la stessa so.rte del Belgio. Aggiunge ·che nei circoli stambulov.isti, militari e .civili, si dà per cosa certa la prossima completa sottomissio[}Je dèlla Serbia; al riguardo si esclude intervento romeno-greco in suo favo.re.

34 -Documenti diplomatici -Serie V -Vol. II

554

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 124/16. Vienna, 5 gennaio 1915, ore 20,20 (per. ore 2,30 del 6).

Telegramma di V. E. n. 39 (l). Ho potuto tenere parola aJ. Conte Berchtold oggi soltanto di quanto V. E. mi comunica col telegramma suddetto, questo essendomi pervenuto ieri sera molto in ·ritardo. Avendomi Berchtold chiesto se ammiraglio Patris avrebbe sbarcato truppe a Durazzo ho risposto che come avevagli già fatto conoscere egli era stato ·autorizzato dal R. Governo a provv.edere a quanto fosse indispensabile per imbarco del pe.rsonale delle legazioni dei consolati e delle colonie estere. Berchtold mi ha detto quindi che ncm aveva ricevuto finora alcuna notizia circa situazione in Durazzo. Non credeva che l'insurrezione fosse fomentata dai giovani turchi. A Costantinopoli si dichiarava che non si aveva alcuna relazione con quel movimento ed una simile dichiarazione gli era stata fatta pure da Hilmi pasc.ià. Dal canto suo poi aveva fatto raccomandare alla sublime Porta di astenersi da qualsiasi ingerenza cogli insorti.

555

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI

T. 65. Roma, 5 gennaio 1915, ore 21.

Per Ammiraglio Patris.

Per quanto riguarda la colonia italiana o estera a Durazzo lascio giudice

V. S. comportarsi secondo la necessità autorizzando ove occorra invio degli italiani o stranieri che lo desiderino in Italia. Pregola rimanere ancora con

R. Nave Sardegna a Durazzo per presenziare gli eventi. Mantenga ferme istruzioni escludenti sbarchi. Se Essad risolve di abbandonare Durazzo coi suoi immediati aderenti rimane inteso che armi e munizioni da noi ultimamente inviate non dovranno essere consegnate ad alcuno.

556

IL MINISTRO A SOFIA, CUCCHI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 35/3. Sofia, 5 gennaio 1915, ore 21 per. ore 3 del 6).

Ho saputo da buona fonte che dopo risposta data dal Governo bulgaro ai Rappresenti della Triplice Intesa (mio telegramma Gabinetto n. 79) (2) questi

hanno nuovamente preso atto per iscritto della dichiarrazl.one neuwa1ità della Bulgaria assicurando Governo bulgaro che se esso non attaccherà né Serbia né Grecia né Romania Triplice Intesa assicura alla Bulgaria alla fine conflitto linea Enos-Midia e un equo miglioramento territoriale in Macedonia.

(l) -Vedi D. 546. (2) -Vedi D. 369.
557

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

T. GAB. 42/7. Parigi, 5 gennaio 1915, ore 21 (per. ore 0,30 del 6).

Le voci corse circa la pace separata hanno dato luogo a discussioni tra i diplomatici. Tanto gli ambasciatori di Inghilterra e Russia quanto i Ministri degli Stati Balcanici sono .concordi nel dirre che le indagini da essi fatte per appurare le origini di queste voci, hanno avuto risultato negativo e sono tutti e~mente concordi nel ritenere impossibile la paoo separata. Izwolsky dice ormai gli eserciti tedeschi ed austriaci sono talmente mescolati insieme che non vede come si potrebbero separare. Izwolsky manca al ri.'guardo di qualsiasi notizia da Pietroburgo ma interrpreta il silenzio del suo Governo come indizio certo che le cose non hanno alcuna apparenza di serietà. Vi è stato chi wn momento ha sospettato del Governo francese, ma Delcassé mi ha fatto in proposito •ripetute dichiara2'!ioni negative ed anche i giornali francesi che hanno accennato alla •Cosa, l'hanno menzionata •Come ingiuriosa per la dignità della Francia. Quanto situazione militare le conversazioni recentemente avute coi miei colleghi del Corpo diplomatico e cogli 'uomini poli.tici francesi hanno mostrato che, salvo insignificanti sfumature in senso un poco più ottimista o un poco pessimista (tutti concordano nel pensiero che ormai è [stabilito] l'equdlibrio quasi perfetto delle forze belligeranti sui due teatri delila guerra e quindi la guerra si prolungherà all'infinito fino a esaurimento di forze di una delle [parti]. Tutti i giornali francesi fanno propria la tesi del critico militare del Times che basta adesso limitarsi a resistere per poi a tempo opportuno, quando la Germania sarà stremata di risorse, piombarle addosso; però tanto gi;i uomini di Stato francesi quanto i diplomatici della Triplice Intesa comprendono che ciò richiederà una lunga attesa che riuscirà a vincitori e vinti. Invocano quindi un nuovo intervento contro la Germania e l'Austria per porre fine alla guerra. Attendono per primo quello dell'Italia e quello della Romania; ritengono l'Italia meno proclive della Romania ad entrare in azione ma sperano che l'intervento romeno, sul quale credono poter ·contare, trascinerà quello dell'Italia per fatale necessità di cose.

Ove poi l'intervento italo-romeno a primavera non dovesse verificarsi rivolgono .l'ultima sperranza al Giappone. L'idea di tale intervento che dapprima quando l'accenno ne venne dal Giappone, sembrò ripugnante, ora g.uadagna terreno ogni giorno. Ho inteso pe11sino un uomo politico, che non ha

però alcun ufficio responsabile, dire che la Francia potrebbe cedere al Giappone .l'Indooina, colon~a che non è difendibile, compensandosi largamente sulle colonie tedesche dell'Africa.

(l) Ed. parziabnente in SALANDRA, L'intervento, cit., pp. 23-24.

558

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. S. 39/9. Parigi, 5 gennaio 1915, ore 21 (per ore l del 6).

Telegramma di V. E. n. 10 (1).

Che la Grecia in caso di sfacelo della Turchia aspiri a Smirne non V\Ì è dubbio alcuno. Denis Cochin, che è in rapporti intimi con questo Ministro di Grecia e cogli uomini di Stato greci, lo dice chi·aramente nel suo articolo di ieri del Figaro nel quale seioglie un inno alla unione tra Italia e Greda i cui interessi dichiara essere conciliabili. Però qui non è stato fatto alcun passo, e Delcassé parlando della questione orientale mi ha detto oggi che non è il caso di affrettarsi a proporre spartizioni perché l'assetto territoriale che dovrà far seguito alla cessazione della guerra, dovrà essere esaminato nel suo complesso col conco.rso di tutti. Per questa ragione egli divide il nostro modo di vedere, quale è espresso nei telegrammi di V. E. n. 11, 12 e 13 (2), circa eventuale avanzata serba o greca in Albania. Però nessuna comunicazione al riguardo gli è giunta da Belgrado né da Atene.

559

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 119/13 Parigi, 5 gennaio 1915, ore 21 (per. ore l del 6).

Ho parlato a Delcassé nel senso indicato dal telegramma di V. E. n. 39 (3). Delcassé è pienamente d'accordo con me che sarebbe utiLissimo •che Essad paseià potesse mantenersi a Durazzo quando anche dovesse r:1manervi chiuso e gli insorti restino padroni della regione occupata Essad pascià a Durazzo è sempre il capo della Albania. Se fosse costretto ad imbarcarsi non sarebbe P'iù nulla. Ciò costituirebbe uno scacco per il'ltaH•a alla quale Essad si era appogg.iato ed una grande complicazione della situazione. Sarebbe perciò desiderabile che le nav·i da guerra italiane, pur non sbarcando uomini, continuassero a bombardare vigorosamente gli insorti per allontanarli da Durazzo.

(l) -Vedi D. 542. (2) -Il T. gab. 11 è la rltrasmissione alle rappresentanze interessate del D. 530, compresi i telegrammi riportati nella nota; per il T. gab. 12 vedi D. 544; il T. gab. 13 è la trasmissione alle altre rappresentanze interessate del D. 541. (3) -Vedi D. 546.
560

IL MINISTRO A SOFIA, CUCCHI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 131/7. Sofia, 5 gennaio 1915, ore 21,16 (per. ore 4,20 del 6).

Mio telegramma n. 3 (1). Attitudine Giuenadiev continua ad accreditare voce di una crisi ministeriale. Seduta ieri Sobranje Guenadiev si oppose progetto fiscale sui vini che venne a malincuore abbandonato dal Governo.

Persiste opposizione ·energka di Radoslavov all'entrata Guenadiev nel Ministero e si dice che ove Stambulovisti uscissero dalla maggioranza Presidente del Consiglio potrebbe contare su .collaborazione dei deputati democra

tici o agrari, ma alcuni affermano che Guenadiev potrebbe riuscire nel suo intento valendosi delle minacce fatte dagli elementi torbidi macedoni al Re ed ai Ministri. Com'è noto, entrata Guenadiev nel Mintstero sarebbe p~trocinata da Legazione di Germania e Legazione d'Austria Ungheria. Mtnistro di Francia e Ministro d'Inghilterra non credono possa verificarsi, ma la vedrebbero .sfavorevolmente. Ministro di Russia non ritiene che presenza Guenadiev nel Gabinetto avrebbe importanza che alcuni vorrebbero attr.ibuirle.

561

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 38/3. Berlino, 5 gennaio 1915, ore 22,10 (per. ore 6,50 del 6).

Telegramma di V. E. n. 10 (2).

Avendo io accennato vag·amente a voce ·che circolava circa aspirazioni della Grecia su Smirne e territorio adiacente in caso di una eventuale spartizione della Turchia, Zimmermann mi disse che nulla fino ad ora gliene era pervenuto. Naturalmente cominciò col non ammettere la premessa della spartizione della Turchia: soggiunse poi che aspirazioni su Smirne costituiscono bensì un antico retaggio del panellenismo, del quale anche in recenti occasioni molto era stato parlato a proposito dell'occupazione delle isole dell'Egeo la quale nei desideri dei nazionalisti g.reci doveva costituire un punto per la penetrazione ellenica nell'interno Asia Minore. Ma che fin d'allora la cosa era stata ufficiosamente smentita da Atene, dove era stato anzi detto che una annessione di Smirne e territorio non eva nemmeno nell'interesse della Grecia. Qualche cosa di simile infatti era stato detto anche a me dal Signo'r Theotoky

(mio telegramma n. 1060 dell'8 dicembre) (1). Gli avvenimenti che si stanno svolgendo sono però tali da fare comprendere che possono sorgere anche progetti più fantastici: e Zimmermann avrebbe assunto informazioni.

(l) -Non rinvenuto nella raccolta dei telegrammi ordinari. (2) -Vedi D. 542.
562

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 133/6. Berlino, 5 gennaio 1915, ore 22,20 (per. ore 6.50 del 6).

Telegramma di V. E. n. 39 (2). Circa situazione a Durazzo ed ai propositi del R. Governo mi sono espresso con Zimmermann nel senso prescrittomi da

V. E. Egli aveva preso cognizione appunto in quel momento del telegramma dell' • Agenzia Stefani • sui fatti di ieri stati qui comunitati: e mi disse che non poteva che riconoscere l'opportunità di tutti quei provvedimenti che il

R. Gove11no credesse dover prendere per la tutela della si·curezza degli italiani e di tutti gli stranieri in quella città. La colonia germanica, a quanto egli sapeva, doveva esservi composta tutto al più di pochi individui.

563

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. S. 44/6. Bucarest, 6 gennaio 1915, ore 14,30 (per. ore 17,30).

Telegramma di V. E. Gabinetto n. 19 (3). Notizie giunte a questo Governo sono analoghe a quelle comunicatemi da

V. E. Si ritiene però che la .iniziativa venga da Vienna e mi è stato anzi detto dal Ministro degli Affari Esteri ·che certo Rosenberg dovrebbe a tale ruopo recarsi da Vienna a Parigi.

Pretese russe consisterebbero nella cessione della Galizia e Bucovina alla Russia, della Bosnia-Erzegovina alla Serbia, costituzione della Boemia in Ducato autonomo. Ho fatto comunicare a S. M. il Re Ferdinando le notizie trasmessemi da V. E. e da Sua Maestà desiderate. Sua Maestà ringrazia ma desiderebbe sapere che cosa ne pensa il R. Governo ed in particolare che cosa vi sia di vero nelle notizie di fonte germanica di un accordo italo-tedesco in base al quale Germania lascerebbe le mani libere all'Italia di fronte aWAustria-Ungheria (4).

Credo utile aggiungere che tanto Bratianu quanto Re Ferdinando sono molto impressionati da queste voci di pace.

l'Austria-Ungheria •.

(l) -Vedi D. 356. (2) -Vedi D. 546. (3) -Vedi D. 550. (4) -Sonnino rispose (T. gab. 28 del 7 gennaio): «Nulla vi è di vero circa accordo italo-tedesco in base al quale Germania lascerebbe le mani libere all'Italia di fronte al
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L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 45/5. Berlino, 6 gennaio 1915, ore 15 (per. ore 19).

Telegrammi di V. E. gab. n. 21 e 22 (1). Voce riferita da R. Ambasciatore a Pietroburgo di un passo fatto presso Presidente degli Stati Uniti da quegli Ambasciatod di Austria-Ungheria e Germania è .stata già smentita qui e viene ora dichiarata inesatta anche dal

R. Ambasciatore a Washington. Mi pare molto fondata supposizione di questo ultimo che atteggiamento

personale del Conte Bernstorff di cui del resto Viiene qui sovente rilevato eccesso zelo, e d[ altri agenti tedeschi a Washi.ngton, abb.ia mira ottenere consenso del Presidente Stati Uniti a taluni divieti d'esportazione ed altri provvedimenti che sarebbero infatti di grande utilità alla Germania la quale non può importare dall'America contrabbando di guerra che sa.rebbe inevitabilmente catturato dalla marina inglese, padrona dell'Atlantico.

A Berlino malgrado le recise smentite dell'Ambasciatore di Russia a Roma state riprodotte da tutti questi giornali si persiste a volere credere ·Che Russia sia desiderosa e disposta alla pace. Ho inteso perfino dire che a questo scopo si troverebbe qui da qualche giorno il Granduca Cirillo. Benché la notizia mi sia velliUta da più parti la credo inverosimile e la riferisco a V. E.

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L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (2)

T. GAB. R. SP. 2/6. Berlino, 6 gennaio 1915, ore 15 (per. ore 20,30).

In conformità delle istruzioni generali impartitemi da V. E. col suo telegramma gabinetto n. l riservato speciale (3), io non ho trascurato alcuna occasione per cercare di ottenere l'appoggio del Governo germanico ai passi che il R. Governo aveva avviato a Vienna circa l'interpretazione dell'a·rt. 7 del trattato. Avendone parlato nuovamente nella mia conversazione di ieri con Zimmermann, questi mi disse che Biilow aveva riferito da Roma le stesse cose che io gli aveva più volte .ripetute: che cioè sa!l"ebbe assai malagevole al

R. Governo, senza il soddisfacimento di alcune aspirazioni nazionali mante

nere quell'atteggiamento di neutraUtà nel quale ha il consenso della maggioranza del Parlamento e del Paese. Zimmermann mi assicurò che si rendeva perfettamente conto di questo stato di cose e che non aveva mai cessato di insistere perché se ne rendessero conto anche a Vienna traendone le conseguenze che inevitabilmente ne derivavano. Ma si era sempre finora 'incontrato in un ['ifiuto i cui motivi, per quanto non fossero forse basati sui dettami di una politic,a pratica, egli non poteva non trovare giustificabili.

Con tutto ciò proseguiva i suoi sforzi ,e non dispera ancora. La convinzione della assoluta necessità che l'Austria si rassegni a qualche sacrificio di fronte all'Italia, se vuole evitare maJ.i maggiori, è O'rmai penetrata in tutti questi circoli dirigenti. * Un personagg'io che non ha aJ.cuna situazione ufficiale nè politica, ma è ·capo di una delle più grandi famiglie germaniche e conta fra gli intimi dell'Imperatore di Germania, mi diceva ieri essere persuaso che un intervento personale energico di quest'ultimo presso Impm-ato.ve d'Austria-Ungheria potrebbe ottenere un notevole risultato e si mostrava disposto a porre in opera tutta la influenza sua perché quell'intervento si verifi·casse. Io mi limitai a rispondergli che certo la cosa sa•rebbe altamente desiderata. Non avendo però ulteriori istruzioni su questo argomento sarei grato a V. E. volermi dire di fronte alla possibilità di altre aperture di tale genere se sia io autorizzato ad occuparmene. *

(l) -Vedi D. 545, nota l, pag. 452, e D. 547, nota l. (2) -Ed. in LV 108, cit., D. 9, con soppressione delle parti tra asterischi. (3) -Vedi D. 360.
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IL MINISTRO A NISH, SQUITTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 158/8. Nish, 6 gennaio 1915, ore 18,40 (per. ore 2 del 7).

Rilevo da alcuni telegrammi di V. E. e dalla stampa internazionale che si discute ancora sulle concessioni territoriali della Serbia nonché della Grecia e della Romania alla Bulgar.ia in vista di un accordo fra gli Stati balcanici.

Per Quanto concerne Serbia le ipotesi e le supposizioni fatte ·circolare al riguardo sono senza fondamento.

Il vero ,stato dele cose è stato già da me criferito e confermato a V. E. a più riprese. Esso non è cambiato nè accenna a cambi,are. Mi permetto riassumerlo ancora una volta nella fo·rmula seguente.

Governo serbo consente trattare questione soltanto a guerra finita salvo il caso in cui Bulgari'a entrasse ora in guerra dalla parte della Triplice Intesa. Principe Trubetzkoij trova giustificate tali disposizioni delila Serbia e non insiste per modificarle in un senso più favorevole ai bulgari.

In tesi generale è lecito di ritenere che la idea di una intesa balcanica è programma minimo incerta attuazione. Intesa dipenderà più daH'esito dell'attuale ·conflagraz,ione e dall'opera diretta dei govm-ni interessati che da estranei consigli ed influenze.

567

IL MINISTRO A NISH, SQUITTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 162/9. Nish, 6 gennaio 1915, ore 18,40 (per. ore 5,05 del 7).

Ho comunicato al Governo serbo contenuto telegramma di V. E. n. 39 (l) dando in pari tempo le più ampie spiegazioni sullo scopo unico dell'invio a Durazzo della R. Nave c Sardegna •.

Questo era necessario per dissipare apprensioni nate qui in questi ultimi giorni sui nostri propositi circa Albania. Ne ho parlato pure con altri fattori della opinione pubblica estranei al Governo e con qualche deputato influente.

568

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 3/2. Vienna, 6 gennaio 1915, ore 20,50 (per. ore 3,55 del 7).

R. console generale a Budapest mi prega di trasmettere seguente telegramma:

c Budapest 5 gennaio 1915. l gabinetto. Al mio ritorno da Roma avevo chiesto di vedere il conte Tisza per fargli i miei auguri pel nuovo anno. Essendo egU molto occupato ed avendo dovuto recarsi a Vienna, mi ha ~iceVIUto ,solo stamane. Nel corso della conversazione l'ho intrattenuto secondo le istruzioni di V. E. nel senso che R. Governo ha desiderio e proposito di mantenere n~utral.ità ed ha in questo l'appoggio della grandissima maggioranza del Parlamento e del Paese la quale però appoggia la neutralità col presupposto che da essa deriveranno all'Italia vantaggi e compensi di natura da soddisfare interessi italiani. Gli ho detto pure confidenzialmente e come idea mia quanto

V. E. mi aveva autorizzato a dire, che cioè se pace europea si concludesse senza che all'Italia venisse alcuno di quegli acquisti e vantaggi, la situazione in Italia potrebbe farsi gravissima perché si rimprovererebbe al Governo di non avere conseguilto ciò che potevasi conseguire. Aggiunsi ,che la situazione potrebbe farsi tanto più grave in Quanto già ora vi era nel Paese una minoranza attiva e rumorosa che reclamava un intervento immediato.

Nel parlare di acQuisti e soddisfazioni a interessi italiani mi espressi nei termini più generali evitando qualunque specificazione. Così pure evitai accuratamente le parole di alleanza e alleatd. Anche il conte Tisza l'evitò e parlò della Germania e dell'Austria-Ungheria come dei paesi amici dell'Italia.

Il conte Tisza mi rrispose che se i paesi amici dell'Italia riesciranno vincitori, l'Italia certamente riceverà compensi e soddisfazione dei suoi interessi. Egli mi disse che mentre ad alcuni le dichiarazioni fatte da S. E. il presidente del Consiglio e da V. E. al Parlamento Nazionale non erano piaciute

molto, egli aveva ben capito la necessità parlamentare pel Governo italiano di fare delle dtchiarazioni che assicurassero quella unione degli animi, indispensabile in periodi quali gli attuali. Egli confidava che Governo italiano appoggiato alla maggioranza avrebbe mantenuto neutralità. E che volere della maggioranza si sarebbe vittoriosamente affermato non solo nel Parlamento Nazionale ma anche nel paese di fronte minoranze faziose e mosse forse più da ignoranza dei veri interessi italiani che da programma definito. Tisza aggiunse che nessuno meglio di lui scorgeva difficoltà che vi era in certi casi a fare trionfare un programma anche il più sensato, ed anche desiderato dalla maggioranza, di fronte minoranze appassionate. Ma egli considera questo essere eompito più nobile di un Governo.

Mi disse era ,stato molto dispiacente di non aver veduto barone Macchio durante recente suo breve congedo, ma che dal conte Berchtold e dal barone Burian aveva saputo che Macchio considerava che opinione pubblica in Italia era divenuta più calma ed obiettiva e cominciava a giudicare più serenamente la situazione attua,le e le 'eventualità future.

Parlando poi della situazione militare Tisza mi disse che in Galizia e in Polonia le operazioni procedono molto lentamente ma soddisfacentemente. Enorme superiorità numerica dei russi è andata sempre più diminuendo per le grandi perdite subite e perché eserciti tedesco e austro-ungarico ricevono rinforzi proporzionalmente maggiori che non esercito russo. Quanto all'Ungheria egli ritiene che presto i russi saranno di nuovo inter,amente ricacciati al di là dei Carpazi. In Serbia offensiva sarebbe ripresa tra alcune settimane. Sulla costa adriatica era stato dimostrato dai fatti che flotte nemiche nulla potevano fare. Egli dunque guardava fiduciosamente l'avvenire senza nascondersi naturalmente che la lotta sarebbe dura e lunga. Egli non dubitava che Germania e Austria-Ungheria avrebbero finito per uscirne vittoriose e Italia avrebbe riceV\uto compensi e vantaggi.

Tisza fu con me, secondo il suo costume, ,sobrio di parole ma cordialissimo, e ebbe parole di speciali riguardi per opera di V. E. e di S. E. il Presidente del Consiglio •.

(l) Vedi D. 546.

569

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 49/5. Londra, 6 gennaio 1915, ore 23,28 (per. ore 5,05 del 7).

Telegramma di V. E. gab. n. 10 (1).

Tanto Nicolson quauto Tyr,rell mi hanno detto non aver alcun fondamento informazione di cui al mio telegramma Gabinetto n. l la quale mi fu data da un rappresentante balcanico.

(ll Vedi D. 542.

570

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. CONFIDENZIALE 50/6. Londra, 6 gennaio 1915, ore 23,28 (per. ore 3,55 del 7 ).

Telegramma di V. E. gabinetto n. 22 (1).

In J:ecente colloQuio famigliare Nicolson mi diceva non intravvedere pel momento aJ.cuna probabilità di pace perché Germania è ancor'a lungi dal trov~ nella necessità di concluderla alle condizioni cui in modo assoluto intendono subordinar1a gli alleati. Farsi per ora illusione al ri~lélrdo sembrava a lui semplicemente puerile.

571

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 47/7. Londra, 6 gennaio 1915, ore 23,28 (per. ore 4,20 del 7).

Uno di questi nostri cor·rispondenti mi ha riferito risultargli da ottima fonte che tre emissari ungheresi sono realmente venuti qui. Essi .sarebbero stati pure ricevuti dal Foreign Office. Discorrendo ieri con Tyrrell cercai, con le debite precauzioni, sapel'e se notizia è esatta. Si limitò a dire che il Libro bianco ingJese è stato letto da molti ungheresi ed ha prodotto enorme impressione. Aggiunse, evidentemente in Ungheria vi è fermento ed una tendenza non disprezzabile ad uscire in un modo o nell'altro dall'attuale situazione.

Secondo Tyrrel se i russi con la loro rapida avanzata •arrivano a minacciare seriamente Vienna o Budapest si potrebbe avere delle sorprese. Riferisco a semplice titolo di informazione in mancanza di QJUalsiasi fondato elemento di giudizio (2).

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, BOLLATI, E A VIENNA, AVARNA (3)

T. GAB. R. SP. l. Roma, 7 gennaio 1915, ore 20.

Riservatissimo -Decifri Ella stessa.

(Per Bertino) Ho telegrafato alla R. Ambasciata Vienna quanto segue:

(Per entrambi) In un colloquio che ho avuto ieri con questo Ambasciatore d'Austria-Ungheria egli mi disse di aver rilevato una maggiore disposi

zione guerresca nella opmwne pubblica italiana da quando era partito per Vienna nel dicembre scorso.

Risposi che non mi pareva ciò fosse esatto; che nei due ultimi mesi l'opinione pubblica si era calmata accettando la neutralità secondo il programma del Governo; che però conveniva francamente riconoscere che la stessa opinione più neutralista partiva dal presupposto che con la n€!Utralità si potevano appagare alcune aspirazioni nazionali; e che appunto in questo sottointeso stava tutta la difficoltà della situazione.

Ciò mi riconduceva alla questione dei compensi secondo l'articolo sette del trattato della Triplice·, cioè all'oggetto del passo che avevo mosso or fa circa un mese a V:ienna (1).

Il conte Berchto1d aveva ora ammesso la possibili.tà di invocare i'articolo sette del Trattato della Triplice Alleanza per parte dell'Italia nelle presenti circostanze, e la convenienza di impegnare una discussione sugli eventuali compensi da concedersi all'Italia di fronte ad un'azione dell'Impero austroungarico tendente a modificare l'equilibrio nei Balcani.

Il riti.ro delle truppe imperiali dalla Serbia sembra forse rendere meno opportuna una tale discussione, togliendole ogni carattere di urgenza se non di attualità, nè io volevo col troppo sollecitarla aver l'aria di chercher querelle aH'Austria-Ungheria. * La base diplomatica dell'invocazione dell'articolo settimo riesce più debole fin tanto che l'Austria-Ungheria non mostri di voler ritentare l'impresa contro la Serbia. *

D'altra parte però restano di eguale forza le ragioni logiche e politiche per trattare della questione dei compensi; oltre che da un momento all'altro può ripresentarsi e molto probabilmente si ripresenterà la condizione di fatto di un attacco del territorio serbo o di un altro punto dei Balcani per parte degli eserciti imperiali.

La ragione logica fondamentale che giustifica e reclama la discussione da me invocata parte dal fatto che tutta intera la guerra è stata intentata dall'Impero fin dal primo giorno con finalità e direzione assolutamente opposte agli interessi più chiari e palesi della politica italiana neU:a penisola balcanica.

La ragione politica si ravvisa nella necessità di creare una buona volta tra: l'Austria-Ungheria e l~talia, ove si voglia provvedere all'avvenire ed a rendere •utile e feconda una alleanza tra i due Stati, una situazione atta ad eliminare i continui attriti ed i malintesi fra .i due popoli sostituendovi relazioni di simpatia e di cordiaLità tali da •rendere possibile una cooperazione normale verso scopi comuni di politica generale.

Ogni alleanza che non venga alimentata dall'amicizia e che non contribuisca per suo conto ad aumentare l'amicizia non può riuscire che sterile e vana.

Per arrivare ad una siffatta situazione bisogna avere l'ardire e .insieme la calma di affrontare serenamente, in occasione della discussione sui compensi di cui all'articolo sette del Trattato della Triplice Alleanza, la delicata que

stione ,riflettente la possibile cessione di territori già oggi appartenenti all'Impero Austro-Ungarico. È disposto il Governo Imperiale e Reale a trattare la questione anche se portata su questo terreno?

Non potersi oggi da noi .come neutrali accettare la discussione sulla base di compensi eventuali riflettenti territori posseduti da altri belligeranti, perchè ciò equivaHebbe al prendere parte fin da ora nella contesa.

Il barone Macchio rispondendomi ammetteva la opportunità di discutere liberamente di tutto, senza far questioni di suscettibilità e di amor proprio. Accennò alla possibilità di compensi in relazione con l'Albania, paese così vicino all'Italia e facilmente ac,cessibile.

Risposi che in Albania io non vedevo per l'Italia che un soJo interesse vero: quello negativo, consistente cioè nell'impedire che vi andasse qualche altra potenza; che per il resto essa non aveva nessuna attrattiva per noi.

L'Ambascjiatore d'Austria osservò che ogni impegno recipro.co doveva essere fondato sul principio del do ut des; onde anche l'Italia av.rebbe dovuto determinare la sua pa.rte di contributo, oppure doveva fissarsi la parte di vantaggio che a guerra finita av'rebbe dovuto ritrarre l'Austria-Ungheria, ed a questa parte commisurare i vantaggi dell'Italia. L'Austria-Ungheria non mirare a incrementi territoriali a carico della Serbia.

Risposi che i vantaggi potevano essere non soltanto territoriali; e che si potevano assicurare molti vantaggi di influenza e di preponderanza politica, economica e morale, che tutti venivano in genere contemplati dall'articolo sette.

E il do ut des ci sarebbe anche se, entro limiti predeterminati, uno dei contraenti lasciasse all'altro mano libera nella sua azione, contro concessioni precise e fisse.

Alla osservazione spesso ripetuta del barone Macchio che ogni patto dovesse esser fatto dipendere dai risultati finali della guer,ra, rispondevo che se volevamo guidare l'opinione pubblica italiana piegandola in senso favorevole agli accordi, bisognava poterle far pl'e,sentire fin dall'inizio un minimo di vantaggi tangibili e sicuri non dipendenti soltanto da eventualità incerte e remote. Altrimenti ogni impegno sarebbe rimasto senza alcun effetto pratico.

* Ll ministero può sempre cadere per un movimento dell'opinione, e non si sarebbe ottenuto nessun risultato durevole e certo. *

Il barone Macchio avendo accennato alla difficoltà estrema di trattare di simili temi, non solo per le questioni di amor proprio e di suscettibilità da me accennate, ma anche dal punto di vista dei precedenti che ,si costituirebbero in un Impero formato come quello austro-ungarico, risposi che il distacco dei pochi italiani rimasti sudditi austriaci non poteva costituire un precedente pericolo.so per l'Impero perchè ormai dopo il 1859 ed il 1866 l'elemento .italiano era così esiguo per ll!umero da non potersi difendere di fronte alle altre nazionalità consociate, e da non poter ma·i aspirare ad alcun svolgimento nell'ambito dell'Impero, come potevano sperare altre nazionalità. Citai l'esempio di Trieste dove negli stessi momenti in cui più si erano resi cordiali i .rapporti tra i due Stati, la pressione degli slavi aveva spinto il Governo Imperiale a fare atti contrari all'elemento italiano, ma,lgrado il danno che ne risultava alla stessa situazione internazionale. All'elemento italiano in Austria non restava che di sparire soffocato dalle altre nazionalità slave o tedesche che lo premevano, oppure di staccarsi dall'Impero.

Per la situazione generale e internazionale poteva essere più consigliabile per lo stesso Impero di eseguire l'amputazione chirurgica. • Un simile fenomeno non si verificava che pel solo elemento italiano, onde un distacco concordato all'amichevole non poteva costituire alcun precedente temibile per la stabilità del resto dell'Impero.*

Restammo d'intesa che si sarebbe discusso amichevolmente di ,tutte queste questioni, precisando da una parte e dall'altra le idee e le proposte; e dibattendo la cosa così a Vienna come a Roma.

* Prego V. E. di intrattenere il Conte Berchtold nel senso di quanto precede. *

(Per Berlino) Quanto precede per sua norma di linguaggio.

(l) -Vedi D. 547, nota l. (2) -Ritrasmesso a Vienna con T. gab. 27 del 7 gennaio, ore 18,30. (3) -Ed. in LV 108, cit., D. 10, con soppressione delle parti tra asterischi, e, integralmente in SONNINO, Diario, cit., pp. 62-65.

(l) Vedi D. 360.

573

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 52/4. Pietrogrado, 7 gennaio 1915, ore 20,40 (per. ore 1,30 dell'8).

In conformità delle istruzioni di V. E. ho tenuto parola a Sazonov del contenuto telegramma di V. E. n. 39 (l) relativo alla situazione a Durazzo ed all'invio della • Sardegna • e di un trasporto per eventuale imbarco colà delle Legazioni, Consolati e Colonie estere.

Sazanov non ha fatto alcuna obiezione a tale decisione del R. Governo ma ha ripetutamente espresso il voto, del quale mi ha pregato rendere edotto

V. E., che non si tratti di sbarco di marinai nè di truppe.

Sazonov mi ha detto di non aver ricevuto comunicazione di sorta circa intenzione Governo ellenico inviare nave nelle acque di Durazzo o prendere qualunque altra misura in seguito situazione ,in Albania.

574

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 53/5. Pietrogrado, 7 gennaio 1915, ore 20,40 (per. ore 3 dell'8).

Non mi consta che fino ad ora Triplice Intesa abbia fatto proposte alla Serbia e alla Grecia circa ripartizione Albania fra di loro in compenso di concessioni alla Bulgaria.

Ma simultaneamente • domanda di consigli (sic) • recentemente rivolta da quei Paesi all'Italia circa eventuali loro rispettive azioni in Albania (l) mi induce a pensare che essi avessero qualche notizia del progetto in questione e volessero schermirsene provocando la ben prevedibile nostra risposta negativa della quale si sarebbero serviti per dimostrare inattuabilità proposte e giustificarne rifiuto.

(l) Vedi D. 546.

575

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 51/6. Pietrogrado, 7 gennaio 1915, ore 19,20 (per. ore 3 dell'8).

Telegramma di V. E. n. 10 (2).

Da fonte autorevolissima mi è stato assicurato che Governo ellenico non ha fatto Qui aperture e nemmeno accenni alle sue aspirazioni su Smirne e territori adiacenti in caso di spartizione Turchia.

Secondo le informazioni da altra fonte ma 1ugualmente meritevole di ere~ dito, nei progetti ancora molto vaghi e embr,ionali di ripartizione fra le Potenze della Triplice Intesa di zone di influenza in Turchia, Smirne rientrerebbe nella zona d'influenza inglese.

576

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 4/7. Berlino, 7 gennaio 1915, ore 22 (per. ore 2,35 dell'8).

Da fonte abitualmente bene informata mi si comunica confidenzialissimamente quanto segue: Vi sono attualmente in Austria-Ungheria correnti molto influenti che spingono ad una rapida pace colla Russia, occorrendo mediante la cessione della Galizia. A giustificazione di ciò si dice che la Galizia è stata sempre i,l punto debole della Monarchia; che i danni re,cati dalla guerra in quelle provincie ammontano già a circa tre miliardi, cui l'Austria non saprebbe come provvedere e che quindi la cessione alla Russia della Galizia rappresenterebbe persino 1un buon affare.

Ma con questa soluzione si vorrebbe soprattutto assicurare· il vantaggio di aver le mani libere contro l'Italia, la cui at,titudine minacciosa e provocante non potrebbesi più a lungo sopportare. Una guerra contro l'Italia sarebbe, in tutti i popoli dell'Austria, assai più popolare ,che quella contro la Russia. Si starebbe cercando di guadagnare terreno anche in Germania per questi piani, finora senza risultato; essi non si sarebbero però urtati contro un rifiuto defi

nitivo. Non vi ha dubbio che se cercassimo di scrutare il [fondamento] di tali informazjoni neUe sfere ufficiali, esso mi verrebbe, almeno, in questa forma, smentito; debbo, però, >ricordare quanto mi dissero in proposito Zimmermann e il Conte Monts, come non mancai riferire a V. E. (1).

(l) -Vedi DD. 541 e 530, ritrasmessi a Pietrogrado con T. gab. 13 e T. gab. 11. (2) -Vedi D. 542.
577

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. CONFIDENZIALE 57/8. Londra, 7 gennaio 1915, ore 23 (per. ore 4,20 dell'8).

Telegramma di V. E. n. 21 (2).

Ieri sera in conversazione famigliare con persone autorevole potei constatare che informazioni qui giunte collimano a pieno con quelle di Cellere. Del pari concordano impressiond circa azione personale di Bernstorff presso il Presidente. Interlocutore osservava comunque che la recente nota americana riuscita a Parigi ed a Pietroburgo forse anche più sgradita che qui tende a diminuire considerevolmente le probabilità della accettazione da parte alleati di una eventuale mediazione del Presidente. Interlocutore rilevava oltre del Presidente, Germania nulla tralasciava per conciliare simpatia e benevolenza del Re di Spagna e della Santa Sede. Del primo sollecita nota vanità e megalomania col fargli continuamente intravedere accrescimento di prestigio spagnuolo in seguito ad azione mediatrice del conflitto. Della seconda incoragg,ia segretamente aspirazioni a partecipare al Congresso lasciando pure balenare chiaramente appoggio per riapertura questione romana, salvo poi a trarsi indietro a pace conclusa. In v.ia strettamente confidenziale mi fu detto essersi, in modo indiretto ma molto chiaro, spiegato a questo Cardinale Arcivescovo che missione inglese fu accreditata presso il Capo • spirituale • della Chiesa cattolica per scopo definito e reso pubblico.

Il giorno in cui questo Governo si accorgesse intenzioni Santa Sede di servirsene per scopo politico la missione avrebbe presto termine.

Colsi l'occasione per ripetere in modo categorico che per quanto riguarda noi, quali che possano essere le speranze e le mire palesi o recondite della Santa Sede, noi in nessun caso consentiremo a vederla eventualmente rapp>resentata al futuro Congresso. È questa una questione di principio suhla quale a nessun Governo in Italia sarebbe possibile accettare benché menoma transazione. Osservai del resto che se si capiva interesse Padre spirituale di ,tanti cattolici ad adoperarsi ad affrettare pace, inconcepibile ed inammissibile appariva la presenza di un Rappresentante pontificio nel Congresso che potrebbe

riunirsi solo a pace condusa per discutere questioni esclusivamente politiche, che pertanto non concernono in alcun modo S. Sede. In questa osservazione interlocutore si mostrò pienamente consenziente (1).

(l) -Vedi D. 537. (2) -Vedi D. 545, pag. 452, nota l.
578

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, MACCHI DI CELLERE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. 59/12. Washington, [7] gennaio 1915, ore... (per. ore 15,55 dell'8).

Telegramma di V. E. n. 22 -Riservato (2).

Sono in grado di confermare in modo positivo inesistenza del preteso passo simultaneo degli Ambasciatori tedesco ed austro-ungarico presso Wilson. Nè l'uno nè l'altro de:i miei colleghi ha visitato il Presidente da molto .tempo. Posso aggiungere anzi che l'Ambasciatore d'Austria-Ungheria ha escluso recentemente a persona intima del Presidente opportunità per WiJson di assumere al presente QIUalunque iniziativa di pace rilevando che momento attuale non sarebbe propizio neanche per Austria-Ungheria che è battuta ma non vinta e che deve cercare di ·ricuperare proprio prestigio. Mi risulta pure che Ambasciatore germanico su conforme istruzione del suo Governo domanderà probabtlmente fra Qualche giorno di vedere Wilson per chiedergli di premere sul Governo russo onde ottenere miglior trattamento ai prigionieri tedeschi e austro-ungarici internati in [Russia] che morirebbero di freddo e di fame. In questo passo come in ogn'l altro i due Ambasciatori procedono di pieno accordo confermando in ciò informazioni del R. Ambasciatore a Pietroburgo circa nessuna probabilità presente di separata pace austro-ungarica.

579

L'AMMIRAGLIO PATRIS AL MINISTRO DELLA MARINA, VIALE

R. 47. Durazzo, 7 gennaio 1915.

Dai telegrammi che ho avuto l'onore di inviaT"e e dall'unito diario si rilevano Jo svolgimento dei fatti occorsi dal mio arrivo e la nostra situazione a Durazzo. Purtuttavia .credo mio dovere di maggiormente chiarire alouni punti, esprimendo all'E. V. esplicitamente U mio pensiero in merito ad essi.

Dai ·Colloqui avuti con Essad in occasione di precedenti mie visite a Durazzo, avevo Tiportata l'impressione che egli esagerava nel descrivere la situazione interna dell'Albania; e che, mentre da un lato mirava ad impegnare a fondo l'Italia e ad ottenere aiuti ingenti di uomini, di armi e di danaro,

35 -Documenti diplomatici -Serle V • Vol. II

dall'altra dava eccessiva importanza all'ascendente suo personale oltre Durazzo. Trattandosi di semplice impressione mi astenni dall'esprimerla; pur continuando a seguire con alqruanto scetticismo gli avvenimenti locali, attraverso telegrammi spesso allarmanti. I fatti occorsi mi sembrano diano ragione al mio modo di vedere, giacché se da un lato non v'ha dubbio che il desiderio di Essad fosse quello che la occupazione italiana si iniziasse ,e sopratutto si affermasse a Durazzo per garentirne la sua precaria posizione, dall'altro il modo come gli avvenimenti si sono svolti dimostra che volutamente siamo stati tratti a compie,re atto che per lui avrebbe dovuto riuscire a consolidarne la vacillante situazione e che invece ha avuto conseguenze che molto probabilmente era ben lungi dal supporre, cioè che tanto le autorità quanto la nostra colonia non fecero più .ritorno a terra.

Basta dare uno sguardo alla configurazione di Durazzo per convincersi che in questa stagione dopo le abbondanti piogge, la città, alla quale si accede solo da due punti molto stretti, è facilmente difendibile da attacchi di bande armate sprovviste di artiglieria. Un uomo intelligente e furbo come Essad, ciò non può ignorare; e del resto ha dimostrato di non essere in buona fede dipingendo insostenibile la sua posizione a Durazzo per deficienza di munizioni, quando ricevendo i 500 Mauser e le relative cartucce le inviava a Capo Rodoni sebbene invitato a trattenerle. Ma da dove ancora più chiaramente emerge il deliberato suo proposito di comunque impegnare 1'ItaUa nelle sue imprese, è nel contegno tenuto colla Legazione di Francia.

Occorreva premere sul Ministro d'Italia; e chi meglio poteva ciò fare se non i colleghi di Francia e di Serbia? Ed Essad dimostra di averlo compreso meglio di ogni altro quando il 3 gennaio si reca da entrambi; mostra loro una lettera dei suoi nemici in cui s1 chiedono le loro persone in ostaggio e dichiara che ciò costituisce per lui motivo di seria preoccupazione e li prega alla prima fucilata di mettersi in salvo a Palazzo o alla Legazione d'Italia.

È tale e tanta la prevenzione inculcata che la prima persona che nella notte dal 3 al 4 mise piede sul • Misurata • fu il Ministro di Francia, seguito subito dopo dal collega di Serbia.

Il 4 nelle ore antimeridiane Essad viene a bordo. È soddisfatto e parla del colpo di cannone della • Sardegna • come di un tocca sana per i suoi mali. Quando però comprende che, conforme alle istruzioni del Governo, il nostro intervento doveva intendersi esclusivamente avvenuto per di:fesa della colonia; che non si sarebbe potuto in alcun modo ripetere, perché non l'avremmo più esposta a simile pericolo, Essad si turba e subito dopo cerca di convincere tutti che ogni pericolo è scomparso; dice la lette·ra richiedente in ostaggio i due Ministri opera di un pazzo; e dirige al Ministro di Francia la lettera che unisco in copia (l) senza che nessun fatto giustifichi, a 24 ore d'intervallo un cosl radicale cambiamento nella situazione locale. A tali raggiri alcuni hanno resistito forse per maggiore accorgimento, altri no, forse perché subordinarono la decisione al punto di vista politicamente più conveniente. E così, mentre il Ministro di Francia non ha più messo piede a terra, il Ministro di Serbia dapprima vi è ritornato per provvedere ai suoi interessi, poi vi è rimasto per

le condizioni del mare, ed infine non si è fatto più vedere a bordo, limitandosi a farmi pervenire pel tramite del nostro console Cav. Piacentini i suoi ringraziamenti.

Non esito a dichiarare che il discoTso di Essad fu tanto persuasivo che quasi certamente senza il mio intervento basato sulle direttive del R. Governo, concretate nella mia comunicazione fatta al Ministro Aliotrti, col foglio n. 22 del 3 gennaio di cui allego copia (l) il nostro Ministro avrebbe preso una decisione analoga a quella del colle·ga di Serbia. Fermo in tale linea di condotta dissi recisamente che le navi avevano dovuto fare uso del.le armi per difendere la colonia perché dichiarata in pericolo, ma che mai più sino a cambiamento radicale della situazione la Colonia sarebbe ritornata a terra e perciò cessava di fatto ogni azione coeTcitiva. Pumroppo mi dovetti convincere che nessuna seria ragione giustificava la richiesta fatta da Essad e trasmessami ripetutamente con segnali ed a mezzo del tenente Boscia, di impiegare le armi; e sono lieto di averle usate in modo così limitato ed innocuo.

Quanto precede oltre al modo col quale furono mandate a bordo la notte dal 2 al 3 gennaio nove donne e tre bambini, mi rafforza nel ·convincimento che Essad ha voluto inscenare un incidente, per dimostrare che le navi italiane avrebbero sparato contro i suoi nemici; e perciò pure non credendo di potermi opporre a brevi gite delle nostre autorità a terra, volli che pll.'ima del tramonto tutti facessero ritorno sulle navi, perché solo così era sicuro di evitare inconvenienti.

Non vi ha dubbio pea.-ò che ora Essad è iJ p:dmo interessato ad evitare nuovi incidenti pe.rché, malgrado tutto, solo sotto l'usbergo itaUano può trovare s~lvezza; la posizione sua tuttavia diventa giorno per giorno sempre più precaria. Ieri partito col Misurata per Capo Rodoni (per recarsi a pagare ed incoraggiare i suoi uomini) con 42 mila lire di ben nota provenienza, raccomandava al Comandante del • Misurata • di aver pronte le armi per eventualmente difenderlo, e faceva ritorno, senza aver messo piede a terra, con ben inteso la somma suddetta.

Così stando le cose ho creduto miglior partito ·Consigliare il rimpatrio rinviando in Italia 2/3 deHa Colonia e lasciando in Durazzo sulle navi, oltre al personale del consolato, quei pochi di aui unisco elenco nominativo.

Pur non escludendo che possano anche di giorno verificarsi incidenti, specialmente se voluti, tuttavia li ritengo più difficili; ed a mio avviso il personale rimasto potrà continuare come ora a comunicare di gio.rno con Durazzo, facendo prima di notte -ritorno sulle navi ,fino a che, cosa poco pll.'obabile per ora, la posizione di Essad non siasi rafforzata in modo da offrire effettivamente ogni maggiore garanzia.

Sistemate in tal modo le cose, iJ. prolungare la permanenza in Du-razzo della nave Ammiraglia specie dopo il -richiamo dei Ministri d'Italia e di Francia potrebbe essere superfluo, e forse più opportuno sarebbe, anche in considerazione che il Comandante della nave da guerra greca è Capitano di fregata. !asciarvi l' • Etna • quando la • Sardegna • dovrà -reca.rsi a fall.' carbone.

Sarebbe però a mio avviso di grande utilità fare pubblicamente conoscere la linea di condotta adottata in riguardo alla colonia dopo i noti incidenti, sempre quando siasi esattamente .interpretato il pensiero del Governo, per spiegare qul ila ~ave preoccupazione che motivò la nostva azione; aggiungendo che se da essa chiaramente apparisce la nessuna mira politica dell'Italia su questa parte dell'Albania, nulla ci tratterà da intervenire energicamente ogni qualvolta i disordini si propagassero al sud, in modo da costituire pericolo per Valona.

(l) -Ritrasmesso a Parigi, Pietrogrado, Vienna, Berlino e Bucarest con T. gab. 29 del 9 l{ennaio, ore 10. (2) -Vedi D. 547, nota l.

(l) Non rinvenuta.

(l) Non rinvenuta.

580

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI (l)

L. P. Vienna, 7 gennaio 1915.

Comprendo che ciò che ti riferii circa quanto mi disse l'alto per.sonaggio abbia potuto dispiacerti (2). Ma permettimi di dirti che non dovresti prendere la cosa tanto a cuore. Tu sai che, dacché mi trovo qui, mi venne sempre rivolta .l'istessa accusa che ti è ora rivolta. Io non ne feci mai alcun caso e continuai a comportarmi come avevo fatto giudicando, cioè, le cose secondo coscienza e non già come si voleva dai nostri uomini politici e dall'opinione pubblica.

D'altra parte non vedo perché dovresti formalizzare se non ti si fa cenno di avere ricevuti i tuoi telegrammi e rapporti e non si tiene conto delle tue idee e proposte. A me pure accade lo stesso dacché morì il povero San Giuliano e non me ne curo affatto, perché so quale è il trattamento riservato da noi agli ambasciatori -verso i quali si ha l'abitudine di usare talvolta dei procedimenti che non si userebbero neppure verso un domestico.

Circa le considerazioni con cui tu spieghi i concetti che esponesti nel telegramma del 18 dicembre scorso (3), osservo che anche nelle operazioni militari e navali, come bombardamenti, ecc. che volevamo fare durante la guerra di Libia contro le coste e le isole ottomane dell'Egeo, non si potevano ·ravvisare i due elementi che tu citi, cioè, vantaggi territoriali per noi e veri mutamenti di statu quo. Eppure, nonostante ciò, il governo I. e R. insistette presso di noi per l'osservanza delle stipulazioni dell'art. 7 e ci impedì le operazioni suddette.

Di più l'obiezione da noi fatta allora che quelle operazioni non erano che una conseguenza dello stato di guerra in cui ci trovavamo colla Turchia e che venne respinta dal governo I. e R., c:i è stata ora fatta da esso per le operazioni in Serbia.

Mi pare quindi che i due casi siano identici e che noi avevamo pieno diritto di rttorcere al governo I. e R. l'argomento che ci aveva addotto all'epoca della guerra di Libia.

Come sai Berchtold ha consentito ad entrare fin d'ora in scambio di .idee con noi circa l'art. 7. Io persisto a credere con te che questo scambio di idee è condannato almeno per ora ad un insuccesso certo per le ragioni stesse da te esposte.

Però non mi sembra che si debba escludere in modo assoluto che la Germania, qualora si convincesse che un simultaneo attacco dell'Italia e della Romania potrebbe condurre i due imperi ad una certa catastrofe, si possa decide·re forse a fare una forte pressione sull'Austria-Ungheria per farle fare le concessioni da noi desiderate.

Alcune parole che sarebbero sfuggite, a quanto mi è stato affermato, a Tschirscky me lo farebbero quasi supporre. Inoltre mi risulta che Biilow sarebbe di parere che da noi non si debba perdere il contatto con Berlino e Vienna e vorrebbe perciò che si addivenisse allo scambio di idee.

Biilow non può .ignorare che il compenso che noi domanderemmo in questo scambio di idee sarebbe il Trentino ed una rettifica di confine all'Isonzo e che un rifiuto da parte dell'Austria-Ungheria potrebbe avere conseguenze gravi e condurre forse alla gruerra.

Ciò farebbe supporre che Biilow sia deciso a fare ogni sforzo per evitare una rottura e creda o si faccia l'illusione che un'azione energica del proprio governo a Vienna possa far •raggiungere lo scopo.

Se queste mie informazioni ed impressioni fossero esatte e se il nostro governo fosse tuttora nelle idee manifestatemi a Roma da Sonnino, converrebbe che lo scambio di .idee venisse fatto con molto, molto garbo, senza però precipitarlo troppo, cercando invece di tirare le cose in lungo per condurle gradatamente al punto che dovrebbe farci raggiungere possibilmente J'intento. E questo procedimento sal'ebbe necessario per dar tempo alla Germania di lavorare a Vienna ed a Berchtold di convincersi della necessità di addivenire alle cessioni.

Tu sai come me che Questi uomini di governo non brillano per intelligenza e sono poi eccessivamente lenti alla • detente •, per .cui prima di far loro comprendere una cosa e condurli a prendere una decisione ci vuole tempo e poi tempo.

Temo però che Sonnino non sia l'uomo indicato per condurre le cose nel modo sopraindicato.

Quello che a noi conviene di evita.re ad ogni costo è una guerra contro i nostri alleati e dobbiamo tutti lavorare in tal senso, perché essa sarebbe una grande sventura e non potrebbe avere in avvenire, anche se riuscissimo vittoriosi, che le gravi ·conseguenze da te accennate.

Io del resto non ho l'istessa fiducia tua nel nostro esercito, il quale non è ancora in grado di scendere in campo. Si comincia o.ra soltanto ad addestrare gli art1g1ieri nel maneggio dei nuovi cannoni, non sono ancora giunti dall'America i cavalli di ·cui hanno bisogno il treno e la nostra cavalleria e quel che è peggio e~sterebbe una grande indiseiplina nelle varie armi.

Queste informazioni le· ho avute da buona fonte militare, che deplora sopra

tutto la mancanza di disciplina che attribuisce all'inazione del passato capo di

stato maggiore ed alla quale si cerca ora di rimediare per quanto si può.

Non posso certo dubitare di queste informazioni.

Ma io mi domando se non sia da condannarsi severamente un governo, il quale, sapendo le tristi condizioni del nostro esercito, conduce con tanta leggerezza il paese ,ad una guerra lunga, di cui nessuno può prevedere le sorti.

Questo tinsieme di cose non può che amareggiare profondamente chi ha veri sentimenti patrii.

P. S. Martin Frankl'in reduce da Roma (1), è venuto a vederrmi in questo momento e mi ha detto che, da quanto gli aveva detto Sonnino e dai discorsi avuti con pare,cchi uomini politici ,anche nazionalisti, aveva tratto l'impressione che l'Italia non avrebbe mosso affatto la guerra all'Austda-Ungheria. La gran maggioranza del paese era ora più che mai decisa a mantenere la neutralità fino alla fine a condizione di ottenere, alla conclusione della pace, le provincie irredente o alcune di esse.

Ha aggiunto che il cambi,amento avvenuto nel governo era dovuto alla relazione dei varii prefetti, secondo le quali una dichiarazione di guerra avrebbe provocato una rivoluzione.

Se ciò fosse esatto dimostrerebbe quanto colpevoli sono stati Salandra e Sonnino di pensare ad un eventuale conflitto cogli alleati senza prima ,essersi assicurati delle condizioni e disposizioni del paese.

Ti ricorderai a questo proposito quanto mi disse Salandra quando gli feci rilevare i pericoli interni, a cui una guerra avrebbe potuto esporre il paese. Egli non prevedeva allora, ed aV'eva torto, quanto gravi e,rano questi pericoli.

(l) Ed. in Carteggio Avarna-Bollatt, cit., pp. 43-45.

(2) -Vedi D. 470. (3) -Vedi D. 423.
581

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 215/29. Parigi, 8 gennaio 1915, ore 13,15 (per. ore 18,30).

Izvolskij ,convel'sando con me e ripetendomi le note opinioni sue e del Governo circa l'impossibilità di creare uno Stato albanese vitale, mi ha chiesto se io proprio intendevo l'esistenza di uno Stato albanese come un dogma sul quale non ammettevo discussione Ho risposto che in politica non esiste dogma perché differenti situazioni in momenti diversi possono consigliare differenti soluzioni della stessa q~uestione Però, una cosa è fuori discussione che le decisioni della Conferenza di Londra, se in seguito alla guerra non legano più le potenze della Triplice Intesa verso la Germania e l'Austria-Ungheria le legano sempre verso l'Italia che partecipò con esse alle decisioni stesse. Certo l'Italia non si rifiuterà di esaminare e discutere le modificazioni che alla fine della guerra la Triplice Intesa crederà di proporre alle decisioni di Londra; ma queste dovranno essere il punto di partenza e la base di qualsiasi discussione.

A questa discussione l'Italia parteciperà con spirito di conc.iliazione, ma il suo consenso ilUmitato sarà necessario. Izvolskij non si è pronunciato in proposito.

Vesnic si è intrattenuto meco sullo stesso argomento ed avendogli io detto le stesse cose, mi ha replicato che io avevo pienamente ragione, che la Serbia desiderava modificare le decisioni di Londra ed avere lo sbocco nell'Adriatico, ma che desiderava fare tutto ciò d'accordo coll'Italia e che riconosceva che le decisioni della Conferenza di Londra dovevano essere prese come punto di partenza della discussione.

(l) Vedi D. 568.

582

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 61/12. Bucarest, 8 gennaio 1915, ore 13,30 (per. ore 16).

Comunico in via riservatissima e con preghiera mantenere segreto sulla provenienza seguenti notizie a completamento di quelle riferite con mio telegramma n. 390 (1).

Trubetzkoij ha chiesto e ottenuto da Sazonov autorizzazione di ritardare passo decisivo che si propone fa,re presso Pasic per indurre il Governo serbo alle necessarie concessioni alla Bulgaria, finché non gli sembri giunto momento opportuno. Questo momento sarebbe costituito dalla nuova avanzata austroungarica in Serbia che si reputa imminente e che si ritiene avrà luogo con grandi forze. Allora passo verrebbe fatto in modo da non permettere al Governo serbo sottrarsi ai necessari sacrifici.

So che Carlotti ha chiesto a Sazonov informazioni intorno scambio d'idee esistente tra le Potenze Triplice Intesa circa Dodecanneso, Albania e Dalmazia. Indipendentemente da quanto Sazonov può aver detto, confermo esistenza tale scambio d'idee sulla base di concessioni in Dalmazia e nell'Albania settentrionale alla Serbia, nell'Albania meridionale e nel Dodecanneso alla Grecia in compenso delle conceo;sioni che questi due Stati dovrebbero fare alla Bulgaria.

583

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, A PIETROGRADO, CARLOTTI E AI MINISTRI AD ATENE, DE BOSDARI, NISH, SQUITTI, E A SOFIA, CUCCHI

T. GAB. 31. Roma, 8 gennaio 1915, ore 21.

Mi viene confermato (2) esistenza scambio di idee sulla base di concessioni in Dalmazia e nell'Albania settentrionale alla Serbia e nel Dodecanneso

e nell'Albania meridionale alla Grecia in compenso delle concessioni che questi due Stati dovrebbero fare aHa Bulgaria.

Prego V. E. assumere informazioni riservatamente e telegrafarmi (1).

(l) -Vedi D. 521. (2) -Vedi D. 582.
584

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI

T. GAB. 32/12. Roma, 8 gennaio 1915, ore 20.

Telegramma di V. S. n. 10 (2).

EUa può dire a Bratianu che pur ritenendo che sarà utile e necessario intavolare più concrete trattative tra Italia e Romania credo sia ancora prematuro il farlo.

585

IL MINISTRO A SOFIA, CUCCHI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. R. 225/10. Sofia, [8] gennaio 1915, (per. ore 0,20 del 9).

Mio telegramma n. 7. (3).

Guenadiev ha rinunziato sua aspirazione rientrare nel Ministero e mi risulta che le sue pretese non vennero nemmeno sostenute dai due membri del partito ,stambulovista che fanno parte del Governo.

Da qualche giorno circola la voce che Guenadiev avrebbe potuto essere inviato dal Governo all'estero col pretesto di una missione e si accennò possibilità di suo viaggio in Italia benché vari membri influenti del suo partito si fossero pronunziati ,contro eventuale sua partenza.

In Questo momento mi viene richiesto lasciapassare doganale per Guenadiev, il quale quindi è sulle mosse di partire per l'Italia. Finora questo Governo nulla mi ha comunicato ciTca il viaggio in Italia di quest'uomo pol!Itico tanto discusso.

(l) -Per le risposte si vedano rispettivamente i DD. 658, 604, 623, 589, 615, 598. (2) -Con tale telegramma del 7 gennaio Fasciotti aveva riferito: • Bratianu insiste ogni giorno per avere una risposta alla domanda riferita nel mio telegramma n. 276 del 30 dicembre u.s. > (vedi D. 522). (3) -Vedi D. 560.
586

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 65/3. Vienna, 8 gennaio 1915, ore 23,20 (per. ore 2,30 del 9).

Telegramma di V. E. n. 10 (1).

Dalle riservate e accurate indagini da me fatte in via indiretta, risulta che, tanto a questo Ministero degli Affari Esteri quanto alla Legazione di Grecia e all'Ambasciata germanica, si ignora totalmente idea che Governo ellenico avrebbe manifestato secondo cui in caso eventuale di spartizione della Turchia, Grecia a,spi,rerebbe a Smirne e territorio abitato da compatta popolazione di nazionalità ellenica.

Riesce de'l resto quasi impossibile controllare qui notizie provenienti da Stati stessi con cui Austria-Ungheria è in guerra, data la mancanza dei Rappresentanti di quegli Stati stessi, nonché J.a difficoltà delle comunicazioni con quei paesi.

587

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 66/4. Vienna, 8 gennaio 1915, ore 23,15 (per. ore 2,20 del 9).

Telegramma di V. E. gab. n. 27 (2).

Risulta dalle indagini riservate da me fatte in via indiretta che in questi circoli politici e finanziari non si ha sentore dell'andata a Londra di tre emissa~i ungheresi per tastare il terreno eventualmente per la pace.

I dati di cui dispongo mi porterebbero pure ad escludere, almeno per ora, che in Ungheria vi sia fermento ed una tendenza non disprezzabile ad usdre in un modo o nell'altro dall'attuale situazione. Ma su questo argomento potrà riferire più ampiamente a V. E. il R. console generale in Budapest cui ho comunicato il telegramma suddetto (3).

Per quanto concerne infine l'affermazione di TY'rrell ,che, se i russi con la loro rapida avanzata arrivano a minacciare seriamente Vienna o Budapest, si potrebbe ,avere delle sorprese, credo riferire a V. E. quanto in proposito mi ha riferito il R. addetto militare.

Tellini ritiene che non si possa per ora dire vi sia stata una rapida avanzata ,russa nei Carpazi atta a minacciare le due capitali. I russi si sono bensì avvicinati per la seconda volta con le loro masse ai Carpazi, ma non li hanno ancora passati che facendo qrualche puntata in certi passaggi ed alte vallate dei Carpazi stessi.

Ma attualmente nuove forze austro-ungariche si apprestano a difendere nuovamente i Carpazi. Soltanto dopo le g·randi battaglie che si prevedono, si potrà dire, qualora queste fossero favorevoli pei russi, se essi potranno aprire un libero passaggio per i Carpazi e minacciare Vienna o Budapest.

(l) -Vedi D. 542. (2) -Vedi D. 571, nota 2. (3) -Vedi D. 637.
588

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, BOLLATI, A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, A VIENNA, AVARNA E AL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI

T. GAB. 34. Roma, 9 gennaio 1915, ore 11,50.

(Per tutti meno Pietrogrado) R. Ambasciatore a Pietrogrado telegrafa quanto segue: (come nel telegramma n. 52/4) • (1). Ho risposto a Carlotti quanto segue:

(Per tutti) V. E. può dire a Sazonov che non abbiamo alcuna 'intenzione di procedere a sbarchi di marinai nè di truppe a Durazzo, ma che, (mio te·legramma n. 39) 2) intendiamo altresì che non avvengano a Durazzo sbarchi di marinai greci. Gradiremmo anzi che Sazonov si esprimesse analogamente ad Atene.

(Per tutti meno Atene) Quanto precede per norma di linguaggio di V. E. con codesto Governo che sarebbe opportuno facesse una comunicazione nel senso da noi desiderato ad Atene.

(Solo Atene) Telegrafato analogamente a Vienna, Berlino, Parigi, Londra (3).

589

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 71/4. Atene, 9 gennaio 1915, ore 12,30 (per. ore 19).

Telegramma di V. E. n. 9 (4).

Non è dubbio e l'ho sovente riferito a V. E. che Serbia e Grecia siano d'accordo per una eventuale spartizione Albania ove circostanze addivengano favorevoli. È ugualmente chiaro che le Potenze Triplice Intesa sono favorevolissime ad una simile soluzione, ed in Grecia è conosciuto questo loro modo di vedere fino da quando nel periodo in cui esisteva una sembianza di accordo europeo per la Questione albanese, esse Potenze ed in modo speciale la Francia, non si astenevano dal fa·r comprendere la loro nessuna fiducia nella possibilità di costituire uno Stato albanese indipendente, e la loro preferenza non dubbia per l'altra soluzione. Ritengo certo che in caso di vittoria nell'attuale conflitto europeo

la Triplice Intesa si adopererà per la spartizione Albania fra Grecia e Serbia a meno che l'Italia abbia nel frattempo messo ad esecuzione atti tali da rendere necessaria quella spartizione con un atto ostile contro essa. In tale eventualità mi mancano gli elementi pe.r dire se Potenze Triplice Intesa sarebbero disposte commettere tale atto ostile contro Italia per favorire Grecia e Serbia.

È una questione di nostri rapporti colla Francia, Inghilterra e Russia intorno alla quale io non mi sento in grado di pronunziarmi. È ugualmente questione di buoni o ·cattivi rapporti fra Italia e Triplice Intesa H dire se Triplice Intesa macchina di disporre del Dodecanneso a favore della Grecia senza il nostro consenso. Ciò che posso assicurare V. E. si è che Dodecanneso è sparito dagli argomenti di oui si ama discutere qui, e nè nella stampa nè nelle mie conversazioni coi colleghi mi accade mai udirne fare menzione.

(l) -Vedi D. 573. (2) -Vedi D. 546. (3) -Per le risposte Vedi DD. 605, 606, 609 e 612. Imperiali non risulta aver risposto. (4) -Vedi D. 583, il n. 9 è il protocollo particolare per Atene.
590

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 248/33. Parigi, 9 gennaio 1916, ore 13 (per. ore 17,20).

A proposito del telegramma da Milano pubblicato ieri sera dal Temps e nel quale si dice essere intervenuto un accordo tra Italia e Serbia per uno sbocco della Serbia nell'Adriatico Vesnic, convenendo m eco che la notizia non doveva essere vera, mi ha dichiarato: Un ·accordo limitato alla questione· di massima di uno sbocco nell'Adriatico per Serbia sarebbe superfluo perché in Serbia tutti sono convinti che in Italia tranne pochi arrabbiati nazionalisti, nessuno pensa a contrastare alla Serbia uno sbocco nell'Adriatico senza il quale Serbia rimarrà sempre economicamente soffocata e dovrà dipendere per suo approvvigionamento e per suo commercio dal beneplacito di altri Starti. Se poi invece di un accordo di massima dovesse trattarsi di un accordo su dettagli di attribuzione territoriale questo sarebbe prematuro perché solamente aUa [fine] della guerra si saprà in quali termini il problema delle ripartizioni territoriali sarà posto Ho risposto a Vesnic che trovavo giusti i suoi apprezzamenti.

591

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 68/17. Bucarest, 9 gennaio 1915, ore 14 (per. ore 18).

Miei telegrammi gab. nn. 15 e 16 (1).

Avverto per ogni buon ,fine che ministro di Austria-Ungheria dice che il suo Governo ha affidamenti sicuri che l'Italia non marcerà in nessun caso contro l'Austria-Ungheria e che esistono accordi tra Italia e Austria-Ungheria.

D'altro lato mi viene confermato che da alcuni giorni si va spargendo qui ad arte la voce che l'Italia abbia già sistemato per proprio conto ·COi due Imperi Centrali i propri interessi e non si preoccupa della sorte della Romania.

Se queste notizie non sono vere e se codesto Ministero crede utile conservare qui quella influenza che forse potrebbe giovare alla tutela della nostra situazione nel presente conflitto, reputerei opportuno che mi autorizzasse smentire tali voci ed a rkonfermare H nostro deside·rio di tenerci uniti alla Romania ed il nostro interessamento per la sorte di essa.

(l) Con i telegrammi gab. 63/15 e 64/16 dell'B gennaio Fasciotti aveva riferito circa le pressioni esercitate da Vienna e da Berlino sulla Romania per distoglierla dall'intervenire nel conflitto.

592

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, SALANDRA (l)

L. P. Roma, 9 gennaio 1915.

Ben tornato! Spero che l'aria marina Ti abbia giovato.

Ho ricevuto da Berlino il rapporto che Ti compiego (2) (con preghiera di restituzione) e che mi pare interessante per parecchi riguardi. Si tratta di conversazioni del Bollati con Monts e con Zimmerman~.

Le cose sembrano precipitare. La Rumenia (3) si è evidentemente impegnata, e non tarderà a marciare, verso la fine di febbraio, se pure starà tanto.

L'Austria minaccia una nuova grossa spedizione in Serbia (4), con truppe proprie e tedesche. Sarà allora il caso di mettere, più o meno blandamente, l'aut aut per l'applicazione dell'art. 7. O accordarsi o scioLti!

Perderemmo altrimenti l'unica base giuridica per riacquistare la libertà d'azione. È singolare che anche Io Zimmermann, nei colloqui con Bollati, parli della possibilità di una pace separata dell'Austria con la Russia, e poi della Germania.

593

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (5)

T. GAB. R. SP. 6/5. Vienna, 9 gennaio 1915, ore 21 (per. ore 0,40 del 10).

Telegramma di V. E. segreto n. l riservato speciale (6). Secondo quanto Berchto·ld fece conoscere ieri al Tschirschky il barone Macchio, gli avrebbe telegrafato per informarlo del colloquio avuto con V. E.

(31 Vedi D. 584.

di cui al suo telegramma suddetto, aggiungendo che si riservava di riferirgli per corriere circa i particolari del .colloquio stesso.

Siccome il corriere austro-ungarieo non potrà essere qui, a quanto sembra, che domani sera mi ,sembrerebbe opportuno di ritardare fino a lunedl ad intrattenere il conte Berchtold dell'argomento perché egli possa essere in grado di discutere meco con piena conoscenza di causa.

V. E. giudicherà fo.rse convenienza di comunicare il colloquio da Lei avuto con Macchio e quello che sarò per avere con Berchtold al gabinetto di Berlino perché esso possa così coadiuvare la nostra azione essendo interessato a che la questione sia risolta a seconda dei nostri interessi.

Mi risulta infatti da alcuni accenni fatti dal Tschirschky che a Berlino si desidererebbe far ogni sforzo per evitare un conflitto fra Italia e Austria-Ungheria perché non si disconosce il pericolo che potrebbe derivare ai due Imperi centrali da un attacco simultaneo dell'ItaHa e della Romania.

Nell'interesse poi della buona riuscita di questo scambio di idee sarebbe opportuno secondo il mio parere di non precipitarlo troppo col brusquer 1le cose ma condurlo piuttosto in modo tale da giungere gradatamente al punto che dovrebbe farci conseguire, ove fosse possibile, il desiderato intento. E ciò non solo per esperienza fatta in occasione del rifiuto opposto dal conte Berchtold alla proposta da me fatta di procedere con noi ad uno scambio di idee, ma anche per dare agio al gabinetto di Berlino di fare nel frattempo le debite pressioni a Vienna e al conte Berchtold di convincersi della necessità di accontentarci adoperandosi a rimuovere la reoisa opposizione dell'Imperatore ad addivenire a qualsiasi cessione di territori appartenenti alla Monarchia.

V. E. al pari di me sa come questi uomini di Stato non brillino per intelligenza, e siano poi eccessivamente lenti nella détente, per cui, prima di fare loro comprendere una cosa e indurli a prendere una decisione, ci vuole tempo e poi tempo.

(l) Da ACS, Carte Salandra. Ed. in SoNNINO, Carteggio, cit., D. 94.

(2) -Vedi D. 537. (4) -Vedi D. 553, 568 e 582.

(5) Ed. in SoNNINO, Carteggio, cit., D. 96.

(6) Vedi D. 572.

594

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 5/6. Vienna, 9 aprile 1915, ore 21 (per. ore 0,20 del 10).

T·schirschky mi ha informato, in via personale, di avere parlato ieri al Conte Berchtold, in seguito istruzioni impartitegli da Jagow, della questione dei compensi da accordarsi eventualmente all'Italia, in forza dell'articolo sette del Trattato di Alleanza.

Egli ha rappresentato in tale occasione al Conte Berchtold lo stato attuale di cose in Italia, tale quale è in realtà, facendogli conoscere le disposizioni che da noi si manifestavano verso aspirazioni nazionali, i pericoli che avrebbero potuto correre le istituzioni dinastiche se a quelle aspirazioni non si fosse data soddisfazione, nonché la necessità in cui il R. Governo si sarebbe tro

vato in tale caso di muovere guerra alla Monarchia. Tschirschky ha fatto quindi comprendere a[ Conte Berchtold urgenza di accontentarsi e ha accennato, a tale proPQsito, alla cessione del Trentino, essendo necessario evitare ad ogni costo un conflitto fra Italia e Imperi Centrali.

Senza sollevare serie obiezioni al riguardo Berchtold si sarebbe limitato a risPQndere a tale comunicazione col fa,r rilevare le difficoltà di risolvere la questione e soprattutto l'imPQssibilità di poter addivenire alla cessione suddetta mentre dura la guerra trovandosi attualmente nell'esercito imperiale e reale numerosi soldati appartenenti alla provincia suddetta.

Mi risulta che Tschirschky, che a più riprese avrebbe parlato al Conte Berchtold per sommi capi e senza entrare in particolari della questione di cui si tratta, si adopera ora per appianare la via al Governo imperiale e reale a conferire confidenzialmente con persone politiche di sua conoscenza, e a far agire indirettamente presso alcune di esse persone di sua fiducia al fine famigliarizzarle in certo modo all'idea di soddisfare le nostre aspirazioni nazionali.

Dal canto mio ho procurato fino dal mio ritorno qui di tenermi in contatto costante col Tschirschky, con cui sono legato da antica amicizia, per convincerlo del vero stato di cose esistente da noi affinché egli ne rendesse edotto il suo Governo, come pure Berchtold, :impegnandolo a coadiuvare l'azione che saremmo per svolgere per conseguimento dei nostri fini.

595

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 72/19. Bucarest, 9 gennaio 1915, ore 22,20 (per. ore 5,10 del 10).

Mi sono espresso con Bratianu secondo le istruzioni convenute nel telegramma di V. E. Gabinetto 32 (1).

Per quanto io abbia circondato le mie dichiarazioni colle più calde manifestazioni di amicizia impressione nel mio interlocutore non è stata buona. Egli mi ha risposto che ufficialmente ne prendeva atto ma che amichevolmente non poteva fare a meno di dire che si attendeva a qualcosa di più concreto. Quattro ipotesi egli ha aggiunto si possono fare circa contegno dell'Italia e della Romania nell'attuale conflitto: l o -che ambedue le Potenze entrino insieme ·in azione; 2° -che entrino in azione separatamente; 3° -che una entri in azione e l'altra si astenga; 4° -che ambedue si astengano dal parteeipare alla guerra.

La seconda e la terza ipotesi gli sembrano doversi escludere perché .indebolirebbero azione di ambedue Potenze e diminuirebbero vantaggi che esse [potrebbero trarre] dal loro intervento.

La prima e la quarta ipotesi sono le sole ammissibili, ed esse richiedono tra i due Governi trattative che, al punto .in cui è ormai giunta la guerra europea, non possono essere più oltre ritardate. Romania, mi ha detto Bratianu, non può vincolare sua azione senza sapere dove si va: può darsi convenga ad ambedue gli Stati di decidere non entmre in azione, ma ad ogni modo, dato che due o tre mesi appena ci separano dalla primavera, non è troppo tardi per discutere into•rno al da farsi. Bratianu ha detto poi che non poteva interpretare la mia risposta che in due modi e cioè, o come di un atto di sfiducia verso di lui, che pure ha coscienza avere dato prova di prudenza e discrezione, o come manifestazione della incertezza in cui Governo italiano si trova.

In quanto a lui egli mi ha detto ritenere che si oramai stabilito, sui varii teat•ri della guerra, uno stato di equilibrio che il tempo va spostando a danno della Germania; ed egli si è formata la convinzione che l'intervento concorde e simultaneo dell'Italia e della Romania segnerebbe il c.rollo austro-ungarico. Ad ogni modo egli ha concluso così politica della pace come quella della guerra .possono essere sostenute purché vengano discusse 'in tempo utile e di comune accordo. Bratianu infine mi ha accennato che se le due Potenze dovessero agire separatamente in un così grave frangente crollerebbero .i progetti da lui formati per una azione concorde anche in avvenire, ed i loro reciproci rapporti diverrebbero relazioni se non di ostilità almeno di 'indifferenza.

Ho creduto mio dovere di riferire all'E. V. quasi testualmente .le parole del Signor Bratianu, e dal mio lato credo egualmente mio dovere aggiungere che al punto in cui sono le cose che non è più possibiLe non parlare francamente con questo Governo. Sovrano, Governo ed opposizione sono concordi nel proposito di conformare condotta dal loro Paese a quella dell'Italia. Noi abbiamo in questo momento in Romania una S'ituazione auale non abbiamo avuto mai noi, e quale non è sicuro abbiano avuto mai altri. Io ho conoscenza d'avere cooperato a raggiungere questo risultato con tutte le mie forze e malgrado difficoltà di ogni genere. L'ho fatto in modo da non impegnare R. Governo né in un senso né nell'altro, ma mi trovo oramai nella impossibilità di continuare per questa via di fronte alle esplicite domande non solo del Bratianu ma dello stesso Re Ferdinando.

Se R. Governo vuole che la mia modesta opera sia ancora di qualche utilità occorre che io conosca le sue direttive e sia tenuto volta per volta al corrente dei suoi propositi.

Se R. Governo reputa che io non meriti tale prova di fiducia prego V. E. voler sottoporre a S. M. il Re le mie dimissioni. Interessi di famiglia e condizioni di salute giustificheranno per il pubblico tale mia decisione, mentre per parte mia sono pronto secondo lo si crederà preferibile o lasciare immediatamente in questo caso residenza, o attendere qui mio successore per introdurlo e facilitargli nel migliore modo il suo compito, giacché tengo a porre in chiaro che non è la suscettibilità personale ma H puro e semplice interesse del R. servizio, che mi fa prendere questa decisione.

(l) Vedi D. 584.

596

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, DE MARTINO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

RELAZIONE. Roma, 9 gennaio 1915.

Il negoziato con l'Austria-Ungheria per l'appplicazione dell'articolo VII è ormai formalmente intrapreso. Il punto di vista italiano è chiaramente stabilito sulla base delle • aspirazioni italiane •. L'esplicita menzione di Trieste fatta da V. E. al Barone Macchio (2) indica che non solamente al Trentino si limita la nostra pretesa.

Il Principe Bi.ilow ha detto a V. E. che confida si otterrà il consenso dell'Austria alla cessione del Trentina (parte italiana) (3). Viceversa con telegramma del 6 corrente (4) Bollati informa che il Governo Germanico si è sempre fino ad ora urtato in un rifiuto per parte dell'Austria, sul tema delle aspirazioni nazionali italiane.

Qualunque sia la risposta di Vienna, è mio subordinato avviso che convenga, per la tattica del negoziato xeplicare insistendo sul binomio Trento e Trieste. E mi permetto esporne brevemente le ragioni.

L'obbiettivo fondamentale della nostra potitica deve, a mio avviso, essere sempre il seguente: l'Italia, alla soluzione del presente conflitto, non può trovarsi dalla parte del vinto. E tale sarebbe la situazione dell'Italia non solo se, vincendo Germania e Austria, avremo fatto la guerxa contro di esse a fianco della Triplice Intesa, ma ben anche se, vincendo la Triplice Intesa, saremo rimasti neutrali in seguito ad un accordo cogli Imperi Centrali, vinti.

La seconda ipotesi riesce meno chiara, a prima vista, anzi vedo che nel pubblico si fanno strada pericolose illusioni sulla etfi.cacia che in certe circostanze potrebbe avere la semplice azione diplomatica, imperniata nella neutralità, senza il concorso delle armi. Occorre dunque ben pondera·re la situazione che risulterebbe nei riguardi dell'Italia rimasta neutrale per accordi cogli Imperi Centrali, dopo una vittoria della Triplice Intesa.

Credo che nella inevitabile dissoluzione della Monarchia duale l'Italia otterrebbe dai vincitori (e chi sa a quali dure condizioni) il Trentino i,tal'iano.

Ma il vitalissimo problema adriatico sarebbe tuttavia per sempre e definitivamente risoluto a danno dell'Italia e a tutto vantaggio degJ.i slavi. L'attuale statu quo adriatico, strategicamente a favore dell'Austria, è per noi tollerabile solo perché l'essenza stessa dell'Austria ha carattere provv!sorio; ma quando la signoria dell'Adriatico fosse passata agli slavi, allora l'ItaHa, nonostante Valona, nonostante la estensione della sua costiera (anzi per quanto appunto) passerà a potenza adriatica di second'ordine, in confronto della razza

slava che avrà Fola, Cattaro e le isole dalmate, (vedere il promemoria del Capo di Stato Maggiore della Marina) (1).

Inoltre -sempre nella stessa ipotesi -sarebbe irrimediabilmente compromesso a danno nostro l'equilibrio del Mediterraneo orientale. Nessun motivo avrebbero i vincitori di fa,r partecipare l'Italia alla prevedibile J.iquidazione del vinto Impero Ottomano. La piccola zona di Adalia ha molto valore nella ipotesi dell'esistenza della Turchia, tenuto conto che fummo ultimi a presentarci nella competizione delle Potenze in Asia Mino•re, ma av.rebbe valore nullo in caso di spa'I'tizione. I vincitori ci lascieranno anche, forse, alcuna isola del Dodecaneso, e non senza condizioni; ma ciò non salverà l'equilibrio del Mediterraneo orientale comp·romesso a nostro danno; anzi, nella diminuzione morale che subirà l'Italia per effetto della sua assenza nel vasto campo di azione politica ed economica -che si aprirà in Asia Minore·, le isole del Dodeca-, neso, che ci saranno attribuite, costituiranno piuttosto un elemento di debolezza.

Altro elemento da tenere in conto sarà la inevitabile oltracotanza della Francia clerica•legglante, la quale peT naturale tendenza ormai constatata sarà indotta a .integrare, mediante affermazioni a danno degU .interessi mediterranei italiani, quella vittoria poco degna che grazie a tanti aiuti stranieri avrà riportato sulla Germania.

Un tale complesso di risultati negativi e di danni permanenti sarà immediatamente realizz,ato dalla ·Coscienza nazionale italiana. La nostra nazione mostra di profondamente sentire e comprendere i grandi problemi e i grandi interessi internazionali: prova ne sia l'unanime consenso per la guerra libica, la quale fu imposta suila base dell'equilibrio del Mediterraneo occidentale, in seguHo ai fatti del Marocco. I clamori, che verranno dall'Istria e da altre terre italiane attribuite agli slavi, ecciteranno la sensibilità patriottica del paese, e i facili critici faranno con violenza Tisplendere in vantaggi perduti per non aver preso le armi. I partigiani della neutralità sono ora ·la grande massa, ma quando verrà il tempo delle facili rampogne, si ridurranno a pavida minoranza. Ogni benefico effetto dell'acquisto del TTentino sarà neutralizzato. E i partiti sovversivi, dopo l'assaggio del giugno scorso, avrebbero troppo buon giuoco. L'azione di essi trascinerebbe il paese a un movimento interno di conseguenze incalcolabili, col punto di partenza di esigere stretto .conto dei miliardi di spese militari.

Con queste considerazioni io ritengo provata ~a promessa che in caso di vittoria della Triplice Intesa, l'Italia, rimasta neutrale, ·si troverà dalla parte del vinto.

Ancora oggi previsioni serie sull'esito deUa guerra non si possono fare. Le forze militari delle due parti risultano equilibrate. Mancano a noi elementi per valutare la resistenza economica della Germania, e mi permetto proporre all'E. V. di dare istruzione al R. ambasciatore a Berlino di avviare senza partito preso (com'è un po' suo costume) accurate indagini in proposito. Ma senza

36 -Documenti diplomatici -Serie V -Vol. II

fare previsioni, si possono stabilire sin da ora le probabili ipotesi; le quali, a mio avviso, sono cinque:

l o Vittoria della Triplice Intesa.

2° Vittoria della Germania, con salvataggio dell'Austria.

3° Pace separata dell'Austria-Ungheria.

4° Pace separata della Russia.

5° Pace generale per esaurimento senza vinti né vincitori.

Nella presente relazione ho preso in esame le sole due prime ipotesi. Mi permetterò trattare le altre con altro rapporto (1), ma fin d'ora attiro l'attenzione di V. E. sulla conclusione del rapporto del cav. Bollati in data 2 corrente

n. 55/14 (2). Finora si è ritenuto che una pace separata dell'Austria sarebbe considerata in Germania come H peggiore dei tradimenti: ecco ora lo Zimmermann accennare naturalmente, e con insistenza, a una pace separata della Austria, d'accordo colla Germania. Si apre così un nuovo campo di previsioni doverose da parte nostra, soprattutto nei riguardi delle nostre relazioni colla Germania.

Tornando ora al mio punto di partenza credo sia conveniente insistere, nell'attuale negoziato con l'Austria, sul binomio Trento e Trieste. Difatti è prevedibile ragionevolmente che se l'Austria, coartata dalla Germania, consentirà forse pel Trentina, non consentirà mai per Trieste. E il rifiuto per Trieste ci servirà a scopo di negoziato, poiché quando verrà il momento di prendere la grande decisione, cioè di stringere cogli imperi Centrali ovvero colla Triplice Intesa, allora noi rinunzieremo alla pretesa su Trieste nella prima ipotesi, mentre nella seconda ipotesi quel rifiuto potrà servirei di base per rompere le trattative.

Intanto il negoziato preseguirà più o meno intensivamente, e se l'Austria, com'è prevedibile, passerà ancora la frontiera serba con una spedizione militare, avremo una base più praticamente gi1uridica per trattare in forza dell'articolo VII. L'argomento opposto dall'E. V. al barone Macchio non potersi da noi ,come neutrali accettare la discussione sulla base di compensi ,riflettenti territori che appartengono all'altro belligerante, ci assicum il notevole vantaggio di costringere l'Austria a rimanere sul terreno delle nostre aspirazioni nazionali. E questo punto di vista ci conviene mantenere. Credo però che a un dato momento si presenterà una seconda fase del negoziato nella quale d converrà fare un passo più innanzi, e cioè prendere atto del consenso pel T>rentino (se ci sarà dato), lasciare impregiudicata la questione di Trieste (sempre allo scopo detto più sopra), e farci offrire, e quindi accettare, la Tunisia, per dopo l'eventuale vittoria germanica.

In caso di vittoria degli Imperi Centrali, nostro obbiettivo, dovrebbe essere, a mio avviso, di uscirne col Trentina, con Valona e con Tunisi. A seconda della

situazione militare dell'Austria potremo anche avere una rettifica della frontiera a1l'lsonzo; ma l'obbiettivo principale dev'essere Tunisi, pel Mediterraneo, e Valona, per l'Adriatico. Dovranno pure, per quanto possibile, armonizzaTSi glli interessi balcanici. Dovremo avere garanzie riguardo ·le no·te aspirazioni austriache in Asia Minore, direttamente contr·astanti ai nostri progetti e dovremo conse·rvare, beninteso, quanto ci conviene del Dodecanneso.

Io credo che l'innato buon senso politico del popolo italiano si renderà conto, in caso di vittoria degli Imperi Centrali, che la questione delle nostre terre irredente diventa una partita rimessa. Rimessa, cioè, alla futura inev,itabile dissoluzione della Monarchia Danubiana. E si renderà conto del valore grande degli acquisti puramente politi.ci: Tunisi e VaJ.ona.

La Questione di Valona è singolarmente facilitata dalla felice decisione di stabilirvi un fatto compiuto. E la questione di Tunisi non sa·rà neppure difficile perché la Germania non avrà alcun interesse di acquistare la Tunisia coi 120 mila italiani e creare un abisso fra essa e l'Italia, mentre avrà un interesse grande di creare una causa di dissenso fra l'ItaHa e la Francia Del resto neHe parole tenute al Cav. Bollati dal Cancelliere· Germanico mi sembra chiara l'allusione alla Tunisia (telegramma 1650/163 del 7 dicembre scorso) (1).

Appunto in vista del complesso dsultato finale cui deve tende.re i•l negoziato, credo ·convenga, sin da principio, associarsi Aust11ia e Germania, e dissodare l'una dall'altra solamente quando 1e cose volgessero a male.

Tale a mio avviso potrebbe essere il modus procedendi, e l'obbiettivo finale dell'intrapreso negoziato cogU Imperi Centrali.

Occorre tener presente J.a ben differente disposizione d'animo dei nostri due contraenti. In Germania si desidera e, sopratutto, si ha interesse, di concludere. In Austria-Ungheria ·la pl'etesa da noi ora foTmulata pvende Ìlllevitabilmente l'aspetto di aggressione e di ricatto e a male pena sarà subita. Il negoziato avrà esito felice ad una condizione: che Austria e Ge!'mania siano convinte che ad ogni momento, quando lo esigano gli .Ìillteressi vitaH del paese, l'Italia è pronta e disposta a dare colle armi il tracollo alla bilancia, seguita dalla Romania.

Grazie a questa pressione morale, sottintesa ma incontestabile, saremo in grado di •evitare con opportune mosse la tattica temporeggiatrke a cui prevedibi.lmente si appiglierà la diplomazia austro-germani.ca. Ma per ciò ottenere occorre a mio avviso provv·edere a meglio illuminare la nostra pubblica opinione, che ora minaccia seriamente adagiarsi nella comoda e falla·ce sicul'ezza della neutralità Occorre che il Governo contl'asti indirettamente l'efficace campagna neutraUsta, che ha pure origini straniere, e che, colla stampa e altrimenti, si spieghi aJ.la massa la Quale forZJatamente ignora oggi il così complicato ingranaggio internazionale che la neutralità, dati certi eventi deter

minati, si risolverebbe in un disastro. E quando l'opinione pubblica sarà di ciò resa manifestamente capace, si avrà maggior probabilità di ·evitare, appunto, la guerra.

(l) Ed. in SONNINO, Carteggio, cit., D. 95.

(2) -Vedi D. 572. (3) -Vedi SONNINO, Diario, cit., pp. 54-56. (4) -Vedi D. 565.

(l) Vedi D. 508.

(l) -Vedi D. 722. (2) -Vedi D. 537.

(l) Vedi D. 352.

597

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. s. 73/20. Bucarest, 10 gennaio 1915, ore 14,30 (per. ore 17).

A completamento mio telegramma Gabinetto segreto n. 19 (l) aggiungo avermi Bratianu detto di avvertire nuovamente V. E. che nè Diamandy nè !strati nè tanto meno Lucaci rappresentano ,idee sue e del Governo romeno. Così pure egli deplora di non potersi fidare di Ghika e di non aver assolutamente persona adatta ed in cui riporre intera fiducia da mandarsi cos'tì, Slicchè si serve esclusivamente d'i me per le trattative col R. Governo e prega V. E. non prestar fede a queLlo che Le pervenga da altra fonte. Egli aveva pensato un momento di inviare a Roma in missione straordinaria Mishu ma vi ha rinunziato sia per non allontanarlo da Londra sia per evitare commenti che sarebbero forse riusciti sgraditi al R. Governo.

598

IL MINISTRO A SOFIA, CUCCHI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 75/4. Sofia, 10 gennaio 1915, ore 15,30 (per. ore 18).

Telegramma d:i V. E. n. 31 (2).

Dalla Triplice Intesa (mio telegramma Gabinetto 3) (3) sarebbero stati promessi alla Bulgaria in cambio .sua neutralità equi compensi in Macedonia nonché linea Enos-Midia ma dalle notizie che ho potuto raccogJriere non mi risulta che Governo bulgaro sia informato de1lo scambio d'idee fra le Potenze della Triplice Intesa per indennizzare Grecia e Serbia dei sacrifici che si chiederebbero a questi due Stati a favore della Bulgaria.

599

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI

T. GAB. 37/14. Roma, 10 gennaio 1915, ore 16,

Telegramma di V. S. n. 17 (4).

R. Governo non ha avuto occasione di stringere ac,cordi con gli Imperi Centrali nè di dare affidamenti all'Austria-Ungheria. Sentimenti del R. Go

verno per la Romania rimangono identici a quelli che indussero a firmare l'accordo del 23 settembre V. S. può comunicare quanto precede a Bratianu in via confidenziale (1).

(l) -Vedi D. 595. (2) -Vedi D. 583. (3) -Vedi D. 556. (4) -Vedi D. 591.
600

IL MINISTRO DEL! ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI

r. GAB. 38/15. Roma, 10 gennaio 1915, ore 18.

Telegramma di V. S. n. 19 (2).

R. Governo apprezza opera svoHa sin qui da V. S. presso codesto Governo; dtiene che essa non avrebbe potu,to essere nè meglio condotta nè più efficace ed ha piena fiducda nell'ulteriore svolgimento di tale opera per parte di lei. Dopo ave11la assicurata di ciò e confe,rmandole quanto le dichiaravo nel mio telegramma odierno n. 37/14 (3) debbo insistere nel signi:llicarle che, per quanto riguarda l'Italia, ritengo prematuro prendere oggi deliberazioni definitive -e quindi stringere adesso accordi più predsi per quanto convenga fare nella primavera prossima (4).

601

IL MINISTRO A SOFIA, CUCCHI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 78/5. Sofia, 10 gennaio 1915, ore 20 (per. ore 2 dell'11).

Mio telegramma n. 10 (5).

Genadiev è venuto a vedermi e mi ha detto che, data situazione europea e l'importanza dell'Italia nel momento poliUco attuale, in parti,colar modo nei riguardi dei Balcani, egli aveva avuto incarico di recarsi a Roma per mettersi in contatto sia col R. Governo che con i vari circoli politid. Avendogli chiesto se la sua mi,ssione avesse uno scopo preciso, mi rispose che, per ora, questo era indeterminato, ma che, secondo le circostanze, avrebbe potuto assumffi"ne uno. Aggiunse che questa sua missione venne decisa 1improvvisamernte, e che Presidente del Consiglio dei Mi.ni,stri me ne avrebbe pa.rlato. Rizov riceverà istruzioni da questo Governo per le eventuali ~comunicazioni a V. E.

Genadiev ,che parte stasera si recava in questo momento da Re Ferdinando.

\4) Per la risposta vedi D. 618. l5) Vedi D. 585.
(l) -Per la risposta Vedi D. 618. (2) -Vedi D. 595. (3) -Vedi D. 599.
602

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI

T. GAB. 42/14. Roma, 11 gennaio 1915, ore 15,30.

Prego V. E. raccogliere in via riservata notizie cir,ca situazione economica della Germania per giudi·care suo grado resistenza sotto tale a.spetto, nel presente confli.tto. Gradirò conoscere specialmente :situazione circa vettovaglie e munizioni e quali pratiche conseguenze hanno avuto misure adottate da Inghilterra e Francia circa commer-cio marittimo. Prego assumere tali notizie a fonti dive11se a scopo controllo e per accertare realtà delle cose (1).

603

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 81/23. Bucarest, 11 gennaio 1915, ore 19 (per. ore 23,30).

Bratianu ha ricevuto stamane in visita di congedo Ristic e l'ha incaricato dire a a Pasi.c che la Serbia dovrebbe piuttosto cedere subito qualche cosa ailla Bulgaria che non promettere dippiù pel futuro. Ha poi aggiunto essere convinto che in nessun ·caso Bulgaria si contenterà di promesse, mentre ha impressione che sarà molto più sensibile ad una concessione territoriale immediata.

Mi consta che Filalit riceverà fra qualche giorno, e cioè in modo dar tempo a Ristic di giungere a Nish aggiungendo che così Bratianu come questo Ministro di Russia pal'agonano C()ntegno attuale di Pa.Sic a quelilo dell'anno scorso di Danev che condusse Bulgaria alla rovina, che Bratirunu ha insistito presso questo Ministro di Grecia affinché anche Grecia faccia concessioni territoriali alla Bulgaria (2).

604

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 86/10. Parigi, 11 gennaio 1915, ore 20,30 (per. ore 23,30).

Telegramma di V. E. Gabinetto n. 31 (3). Le indagini fatte mi pongono in grado affermare che dopo le promesse gene•riche circa .1'Albania fatte nell'ottobre scorso alla Serbia e Grecia e che

ebbero per risuJ.tato una risposta di Pasic favorevole alla concessione delle linee del Vardar a1la BUJ1gar.ia dopo che finita la guer·ra la Serbia si fosse i:rigrandita altrove, ed una rispo.sta di Venizelos, che nel modo più reciso rifiuta qual,siasi conclusione, nessun passo la Triplice Intesa ha più fatto verso la Serbia e la Grecia.

Del Dodecanneso non ho mai sentito parla~e· da alcuno. Quanto ail.la Dalmazia pur non essendovi impegni, è noto che RUJSSia desidera che Dalmazia, che nelJla sua grandissima maggioranza è slava, venga assegnato alla Serbda. La Francia e l'Inghilterra su que.sto punto si uniformano aU'azione russa. Mia opinione è che l'Italia, se vJnce la Triplke Intesa, non potrà impedire che la Dalmazia e parte dell'Albania settentrionale, vadano alla Serbia e parte dell'Albania meridiona[e aHa Grecia. Potrà pero ottenere in compenso o~tre Trieste e Valona e •altri vantaggi in Albania, le principali isoLe della Dalmazia e parte del Dodecanneso ovvero, in cambio di questo, notevoli concessioni in Asia Minore. Naturalmente la situazione può cambia.r da un momento all'altro e modificare que·ste mie previsioni.

(l) -Per la risposta vedi DD. 663 e 796. (2) -Ritrasmesso a Londra, Parigi, Pietrogrado, Sofia, Nish e Atene con t. gab. 44 del 12 gennaio, ore 17 ,45. (3) -Vedi D. 583.
605

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 79/11. Parigi, 11 gennaio 1915, ore 20,30 (per. ore 22,06).

Telegramma di V. E. Gabinetto n. 34 (1).

Delcassé ha teleg,rafato ail Ministro di Franoia a Atene di consiglia~e al Governo greco di astene·rsi dallo sbarcare marinai a Durazzo. Ritengo però che oltre ai consigli deHa Russia e della Francia sarebbe utile che noi di-chiarassimo fermamente alla Grecia che noi non potremmo in nessun caso ammettere lo sbarco.

606

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 80/7. Pietrogrado, 11 gennaio 1915, ore 21,20 (per. ore 0,30 del 12).

Telegramma di V. E. n. 34 (1).

Sazonov mi assicura che farà tosto pervenire ad Atene consigli noo permettere sbarchi di soda alla nave eUenka a DlNazzo e limitarsi accogliere persone rifugiantisi suo bordo.

(l) Vedi D. 588.

607

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 8/9. Berlino, 11 gennaio 1915, ore 22 (per. ore 2,30 del 12).

In una conversazione avuta ieri l'altro con questo amba,sciatore d'Austria-Ungheria il disco11so venne sullo scambio d'idee che si sta facendo fra i nostri due Governi ci.rca l'interpretazione e l'appHcazione de1l'artkolo sette del Trattato deHa TripiHce Alleanza. Egli mi disse che non aveva ancora avuto comunicazione da Vienna dell'ultimo colloquio seguito fra V. E. e Barone Macchio (telegramma di V. E. Gabinetto del 17 gennaio n. l Riservato speciale) (l) e che non mi avrebbe quindi espresso che le sue idee personali basate però su quanto gli era noto dei propositi e delle direttive del suo Governo. Avendogli io accennato alla questione chiaramente posata da V. E. a1l Barone Macchio e riflettente la possibi[e cessione di territori appartenenti alla Monarrchia austro-ungarica, il Principe Hohenlohe cominciò, come mi aspettava, ad oppormi la difficoltà grandissima di portare la discussione su un terreno così delicato, e ad affacciarmi le consuete obiezioni circa la resistenza che quella cessione avrebbe incontrato presso l'Imperatore d'Aus-tria-Ungheria, ckca le considerazioni di natura sentimentale che non potevano permettere al Governo imperiale e reale di disporre durante la guerra deHa sorte di popolazioni, i cui figli stavano versando il loro sangue per la integrità della Mona,r,chia ecc. Ma soggiunse subito che consentiva a discutere amichevolmente con me, prendendo, come punto di partenza la supposizione che quella obiezione pregiudiziale avrebbe potuto essere eliminata. Le sue argomentazioni si possono riassumere nei tre punti principali che del resto concordano con quelli esposti a V. E. da Macchio:

l o -L'articolo sette è fondato sul principio del do ut des: come può l'Austria determinare fin d'ora ciò che darebbe all'Italia in compenso di ciò che essa acquisterebbe mentre questi suoi acquisti sono puramente ipotetici, ed essa non aspira ad alcun incremento territorial~e in Serbia? Replicai co,ll'argomento addotto da V. E. sulla natura anche non territoriale dei vantaggi contemplati da1l Trattato, ed insLstendo particolarmente sulla felice definizione del do ut des coHa formula che entro predeterminati limiti, uno dei contraenti lasciasse all'aUro libertà d'azione contro una concessione precisa e· fissa;

2° -Perchè un eventuale accordo potesse esercitare sull'opinione pubblica italiana l'effetto desiderabile o-ccorreva che esso fosse reso di pubblica ragione. Ora la pubblicazione durante guerra di un acco,rdo co1l quale la Monarchia si spogliasse di una parte del suo territorio era dncompatibile colla sua dignità e wlla sua situazione di grande Potenza. Replicai che la forma e i limiti della pubblicazione potevano essere studiati e concordati: che in ogni caso era però indispensabile, che aU'opinione pubblica italiana potesse essere in quakhe modo fatto presente quel minimo di vantaggi tangibili che fin da ora verrebbero all'Italia assicurati;

3° -Una cessione come quella da noi reclamata non potrebbe non essere invocata come precedente da q:uegli altri Stati che si trovano di fronte ahla Monarchia in una situazione analoga a queHa dell'Italia, e più precisamente in primo luogo dalla Romania. Replicai adducendo i validi argoment'i di cui si era servito V. E. per dimostra,re le condizioni interamente diver,se dell'e~emento italiano in Austria, da quelle degJi altri elementi naztionaH che costituiscono la Duplice Monarchia. La mia cooversazione col coUega austro-ungarico terminò come que:Lla di V. E. con Macchio coll'intesa che av~remmo ulteriormente discusso, aLl'amichevole, di tutte queste questioni. Frattanto in un coLloquio che ho avuto stamane con Zimmermann, questi mi parlò spontaneamente della cosa in un taJe modo da farmi compcr-e[udere, senza che me lo dicesse, esplicitamente essere egli già edotto di quel mio scambio di idee col principe Hohenlohe.

Avendogli io ripetuto le risposte che avevo dato ane obiezioni statemi mosse da questo ultimo, Zimmermann ne ammetteva in gran parte ~l fondamento, ma si soffe,rmava sped:aLmente sul secondo e sul terzo dei punti qui sopra riferiti. Circa la Questione dei precedenti diceva eg1li pure, che i,l perkolo che una cessione ana,loga a quella eventualmente a noi fatta da'lrl'Austria venisse reclamata da:Ua Romania, era evidente; a scartacr-lo occorreva che l'Italia facesse poi valere tutta la considerevole influenza di cui disponeva attualmente a Bucarest. Replicai che in ogni caso la situazione molto differente nelila quale la Romania si sarebbe trovata di fronte aH'Austria-Ungheria, quando un accordo fosse intervenuto fra Questa e l'Italia, av,rebbe potuto inspirare a Bucarest più matura riflessione suUe delibenzioni da prendersi. Circa la pubblicità da dare all'eventuale accordo, Zimmermann accennò ad una possibi!le soluzione sulle basi seguenti: Un trattato sarebbe stipulato fra Italia e Austria coHa garanzia della Germania, e avendo [pattuito] le pcr-ecise modalità della cessione e delle relative condizioni; i,l trattato sarebbe rimasto segreto sino alla fine della gue11ra, ma sarebbe subito pubblicamente ed ufficialmente annunziato che le due Potenze si e1rano messe d'accordo sulla ba,se di una rettifficazione di frontiera concessa daJ11'Austria aH'Itail.ia.

Zimmermann disse che questa per il momento non era che una sua idea personale; ma da~ tono con cui par'lava ebbi l'impressione che egli era già sicuro dell'approvazione del suo Governo. Egli concluse del resto che avrebbe continuato ad adoperarsi per una soddisfacente soluzione di tale questione piènamente conscio della capitale impo1rtanza che essa presentava non soltanto nella attuale situazione ma anche in vista di tutto l'insieme dei futuri rapporti fra le Potenze della Triplice AHeanza. Gli risposi che mi sarei affrettato riferire a V. E. le cose da lui dettemi. Esse mi sembrano confermare quanto ebbi già l'onere di esporle, col mio telegramma Gabinetto riservato spec,iale

n. 6 (1), circa la persuasione ormai qui penetrata della necessità imprescindibile di far valere a Vienna il punto di vista ita'liano. A rafforzare questa convinzione ed a ottene,re un'azione più energica ed efficace di questo Governo sto consacrando tutti i miei sforzi.

(l) Vedi D. 572.

(l) Vedi D. 565.

608

IL MINISTRO A SOFIA, CUCCHI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 82/6. Sofia, 11 gennaio 1915, ore 22 (per. ore 6,25 del 12).

Mio telegramma Gabinetto n. 5 (1).

Presidente del Consiglio dei Ministri nel confermarmi pienamente le notizie da me fornite all'E. V. sull'attitudine di Genadiev verso il Gabinetto mi disse aveva creduto opportuno allontanarlo in questo momento da Sofia, ma non escluse che in futuro egli avrebbe potuto rientra:re attuale Ministero.

Radoslavov mi ripetè che ii viaggio Genadiev non aveva ca.rattere ufficiale ma che, come amico del Governo, egli si recava a Roma per studiare situazione internazionale poiché Roma secondo il Presidente del Consiglio è il centro della futura politica dell'Europa. Presidente del Consiglio aggiunse che Genadiev non è autorizzato parla:re in nome Governo bulgaro e che se questi avesse qualche proposta da fare si indirizzerebbe esclusivamente a me.

609

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 84/8. Vienna, 11 gennaio 1915, ore 23 (per. ore 3,30 del 12).

Telegramma di V. E. Gabinet.to n. 34/13 (2).

Nel ricordare al Conte Berchtold la domanda da [ui rivoltami nel colloquio di martedì scorso (mio telegramma n. 16) (3) ho creduto opportuno di fargli conoscere che noi non abbiamo alcuna intenzione di proeedere a sba'l'chi di truppe nè di marinai a Durazzo ma che intendiamo altresì che non avvengaJno a Durazzo sbarchi di marinai greci. Berchtold mi ha detto che Signor Gryparis avevalo informato dell'invio di una nave da guerra a DUirazzo aggiungendo che essa aveva per scopo di provvedere alla protezione della Colonia greca ma che comandante aveva ordine di non sbarcare marinai.

610

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 7/9. Vienna, 11 gennaio 1915, ore 23 (per. ore 2,45 del 12).

Telegramma di V. E. Gabinetto segreto n. l rise·rvato speciale (4). Ho intrattenuto oggi Be:rchtoad dei vari argomenti esposti da}ll'E. V. al Barone Macchio nel colloquio avuto con lui circa la questione dei compensi

contemplati dall'articolo sette del trattato della Triplice Alleanza. Berchtold mi ha detto che era già stato informato per telegrafo dal Barone· Macchio di tale co1loquio, ma che non eragli ancora pervenuto H rapporto che l'Ambasciatore imperiale e reale erasi riservato d'inviarg11i per rifedrgli i particolari del colloquio stesso. Mi ha espresso quindi il suo rincresc,imento di non poter pel momento intrattenersi meco circa la questione, poiché desiderava prendere prima visione del rapporto suddetto per essere in grado di discuterlo con maggio,re conoscenza di causa. Ma Berchtold mi ha promesso che non appena quel rapporto gli sarebbe giunto, mi avrebbe pregato venire a vederlo.

(l) -Vedi D. 601. (2) -Vedi D. 588. (3) -Vedi D. 554. (4) -Vedi D. 572.
611

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 88/10. Berlino, 11 gennaio 1915, ore 23,20 (per. ore 6 del 12).

Telegramma di V. E. gab. n. 29 (1).

Pal"lando stamane con Zimmermann dehle vod che persistono a circolare di prossimi negoziati di pace f,ra l'una e l'altra Potenza e della eventualità che quando ad una pace si dovrà una buona volta arriva·re realmente, essa possa essere regolata in seno ad un cong-resso internazionale, credetti opportuno in seguito alle info·rmazioni contenute nel telegramma del R. Ambasciatore a Londra di ripetere l'enunciazione già fattagli del nostro punto di vista circa una partecipazione a C!!Uiel congresso della S. Sede che R. Governo non potrebbe assolutamente ammettere, e mi servii a questo scopo anche della

giusta argomentazione svolta da Imperiali. Zimmermann rispose che apprezzava perfettamente i motivi dai quaili era dettato il nostro modo di vedere. Soggiunse però che la questione era per lo meno prematura; che il Governo germanico era in mass'ima recisamente contrario alla riunione di un congresso e che del resto eg,U era convinto essere molto più probabile che a1l'attua[e conflagrazione si dovesse porre termine con una [ser1ie] di paci separate.

Che il Governo germanico vogilia evitare una occasione di scontentare apertamente la Santa Sede il cui contegno relativamente benevolo gli è di non poco vantaggio in Germania e fuori, ho già avuto luogo di rife.vi,re a V. E. Ma che si spinga fino a fal"le anche soltanto balenare il suo appoggio per la riapertura della questione romana parmi possa essere esclu,so.

(l) Vedi D. 577, nota l, pag. 473.

612

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 85/11. Berlino, 11 gennaio 1915, ore 23,25 (per. ore 5,25 del 12).

Telegrammi di V. E. nn. 13 e 14 (1). Ho detto stamane a Zimmermann che siccome egH non mi aveva mosso alcuna o,sse,rvazione circa .l'azione delle nostre navi a Durazzo, non aveva nemmeno creduto necessario di parlargliene ulteriormente. Come egli aveva del reS<to potuto vedere dai comunicati dell'Agenzia Sterani il R. Governo si era limitato a fare q_uanto era strettamente necessario per la tutela deile Rappresentanze e CoJonie estere, e non aveva alcuna intenzione di procedere a sba1rchi di marinai nè di truppe. Il R. Governo però intendeva che la stessa attitudine fosse tenuta da parte Governo ellenico, il qua,le aveva pure inviato una sua nave nelle acque di Durazzo. Zimmermann mi disse che trovava ciò interamente gi,ustificato, e che avrebbe fatto sentire ad Atene che tale era anche il modo di vedere del Governo germanico. Zimmermann avendo acoennato a velleità della Serbia di • cogliere pretesti • per passare la frontiera albanese, credetti opportuno di informarlo del linguaggio che V. E. aveva tenuto in proposito a codesto Incaricato d'Affari di Serbia (2). Egli ne esprimeva "il suo compiacimento.

613

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO A NISH, SQUITTI

T. 173. Roma, 12 gennaio 1915, ore 1.

Questo Minist~ro di Serbia mi ha fatto cenno delle apprensioni sorte costà

a proposito dell'azione del R. Governo a Durazzo intorno alle quali mi riferiva

ultimamente anche V. S.

Ho risposto al Signor Michailovich nel senso dei miei telegrammi n. 39 e

Gabinetto n. 12 (3), aggiungendo che l'Italia non ha alcuna intenzione di ope

rare sbarchi a Durazzo nè impegnarsi in altre parti deH'Albania; che si attiene

ai deliberati della Conferenza di Londra; e sostiene Essad perché il suo Gover

no è quello che da maggiore affidamento in quanto contrasta un dissolvimento

del paese ad opera degU insorti (4).

(l) -Vedi rispettivamente DD. 546 e 588, i nn. 13 e 14 sono particolari per Berlino. (2) -Vedi D. 541. (3) -Vedi DD. 544 e 546. (4) -Questo telegramma venne inviato anche a Vicnna, Berlino, Londra, Parigi, Pietrogrado, Atene, Sofia e Bucarest.
614

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, BOLLATI, A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, A VIENNA, AVARNA, AI MINISTRI AD ATENE, DE BOSDARI, A DURAZZO, ALIOTTI, E AL CONSOLE A VALONA, LORI

T. GAB. 43. Roma, 12 gennaio 1915, ore 12.

(Per tutti meno Atene e Valona) In data 10 corrente il R. Conso·le a Valona telegrafava quanto segue: • Il Mudir di Vrani.sti ha te:legrafato po·co fa che il Capo-posto della gendarme·ria greca di Kala:at ha intimato aJ. posto di genda·rmeria valonese di Vrani'St·i di sgombrare perché fra due giorni i greci intenderebbero occupare que~}a località.

Credo superfluo richiamare l'attenzione di V. E. sulla gravità che av.rebbe per noi, sia di fronte al,la popolazione sia per un eventuale futuro regoJ.amento dei nostri interessi, simile mossa greca se effettivamente dovesse compiersi •. (Telegramma n. 74/47).

Nel comunicare tale telegramma ad Atene H giorno stesso, telegrafavo a Bosdari quanto segue: • Prego V.S. attirare la più seria attenzione del Signor Venizelos su quanto precede. E.lla vorrà richiamarllo alle nost,re categoriche dichiarazioni contrarie ad una ulteriore avanzata greca nell'.Ailbania; e gli farà osservare che con un passo come quello annunciatoci da R. Console a Valona, riferentesi a territori conti.gui a quelli da noi tut~lati, il Governo ellenico, oltre a violare le assiCiurazioni da lui date a più riprese, si troverebbe a creare una situazione specificatamente grave verso di noi, obbligandoci a provvedere», (Telegramma ad Atene Gab. n. 40).

(Per Valona) Mio telegramma n. 41 (1).

(Per tutti meno Atene) Il R. Ministro ad Atene ha risposto quanto segue:

• Venizelos ha in mia presenza fatto inviare ordine al po·sto gendarmeria di Kalarat di r.inunziare ad ogni idea di avanzata verso Vranisti seppure, il che Venizelos ignora e non crede, tale intenzione esisteva. Eg:li mi ha assicurato che nessuna avanzata sa,rà fatta dalle truppe greche senza il consenso Italia e perché non si formi equivoco al riguardo, mi darà, come stato di fatto e non come espressione di domande o pretese greche, la linea precisa attuale occupazione greca. Si è do.luto del tono della comunicazione che V. E. mi ha incaricato fargli e mi ha di nuovo espresso speranze che Italia voglia avere fiducia nella sua politi:ca asserendo essere stato sempre franco e leale. (Telegramma ad Atene Gab. n. 87 /5).

Ho risposto a Bosdari.

(Per tutti) Prendo atto deJle dichiarazioni fattele da Venizelos, che la prego di ringraziare in mio nome, dicendogli che nulla mi sarebbe più grato che concorrere a rafforzare le relazioni di mutua fiducia e di amicizia fra Italia e Grecia (1).

(l) Con t. gab. 41/4 del 10 gennaio, ore 20,10, Sonnino, aveva inviat? al telegramma di Lori la seguente risposta: • Ho telegrafato ad Atene. Pregola tenerm1 al corrente di ogni eventuale svolgimento della questione di Vranisti »,

615

IL MINISTRO A NISH, SQUITTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 93/18. Nish, 12 gennaio 1915, ore 12,15 (per ore 7 del 13).

Telegramma di V. E. Gabinetto n. 5 (2).

Dalle informazioni assunte finora al:le fonti più sicure uffidali ed extraufficiali risulta che qui non è giunta alcuna notizia circa scambio di idee sulla base deLle concessioni di cui è cenno nel citato telegramma.. Una siffatta base mi fu poi chiamata al Ministero degli Affari Esteri addirittura inverosimile ed assurda visto che chi la discute non tiene verun conto deLle dichiarazioni della Serbia riguardo cessioni di territorio aHa Bulgaria, dichiarazioni dalle quali essa non recederà mai, in nessun caso, volontariamente. A questo venne aggiunto che probabilmente si tratta di uno dei soliti trucchi immaginati daLla Bulgaria e messi in giro con arie. Di ciò stampa [si fa eco] allo scopo di fuorviare ed ingannare opinione pubblica europea la quale non dovrebbe ignorare che nè Dalmazia nè Dodecanneso nè Albania sono paesi di cui possano liberamente disporre coloro che con essi vorrebbero indennizzare Serbia e Grecia della cessione d'importanti territori alla Bulgaria.

616

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, BOLLATI E A VIENNA, AVARNA

T. GAB. 45. Roma, 12 gennaio 1915, ore 20,35.

(Per Vienna) Ho telegrafato quanto segue a Bollati. Ne dò comunicazione a V. E. per sua notizia personale e la prego tele·grafarmi iii. suo modo di vedere in proposito.

(Per entrambi) Nel suo rapporto del 2 corrente n. 55/14 (3), trovo un accenno di quanto Zimmermann disse a V. E. • con insistenza • circa la possibiHtà di una pace separa1ta prima dell'Austria-Ungheria e poi della Germania colla Russia. La eventualità di una pace separata che l'Austria-Ungheria, col consenso deUa Germania, possa concludere col.la Russia, non è stata sino ad ora esaminata.

Premetto che non sono alieno dal ritenere che almeno in parte le parole di Zimmermann abbiano pe.r fine di esercitare una pressione morale sul Governo italiano, lasciando int·ravvedere la possibilità che l'Austria-Ungheria si trovi mHitarmente in grado di concentrare le sue forze contro l'Italia per resistere ed eventualmente reagire contro le nostre pretese relative alle aspirazioni nazionali ita!l.iane.

Tuttavia il fatto che l'ipotesi suaccennata sia semplicemente ammessa da codesto Governo è degno della nostra attenzione. Fino ad ora dane informazioni dei nostri Rappresentanti all'estero è risultato che una pace separata dell'Austria-Ungheria col·la Russia sarebbe in Germania considerata come un tradimento, e che per ragioni politiche e militari sarebbe da ritenersi quasi impraticabile.

DaLle paro•le di Zimmerrmann risulterebbe che la Germania potrebbe consentire ad una pace dell'Austria colla Russia nello scopo di facilitare poi una pace sua propria con la Russia stessa, con violazione per parte di questa del patto del 5 settembre.

Per ovvie ragioni a noi preme di conoscere le possibili intenzioni di codesto Governo di fronte alle diverse eventualità prevedibili.

Prego V. E. di vo1erre, colla sco>rta de~li eleÌnenti che ella so~amente trovandosi sul posto è in grado di raccogliere e valutare, sottoporre ad attento esame la interessante questione (1).

(l) -Per la risposta di Bosdari vedi D. 650. (2) -Vedi D. 583; il n. 5 è il protocollo particolare per Nish. (3) -Vedi D. 537.
617

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 9/10. Vienna, 12 gennaio 1915, ore 21,30 (per. ore 22 del 13).

A quanto mi viene riferito confidenzialmente da persona di mia fiducia, sembrerebbe che Berchtold pretenda che la nostra occupazione di Valona e territorio adiacente cade sotto il disposto deH'arti.colo sette de·l Trattato di Alleanza ed impone quindi all'Italia obbligo di accordare adeguati compensi all'Austria-Ungheria.

A tale pretesa, si potrebbe obiettare, se>eoodo il mio parere, in primo luogo che l'occupazione suddetta fu provocata dalla situazione anorrmale in cui quella regione si trova, e non ha altro scopo che di tutelare la colonia italiana ed estere e provvedere aJ ristabilimento delil.'ordine. In secondo luogo che Italia agì in tale occasione come potenza firmataria derl.la Conferenza di Londra e nell'interesse mantenimento deliberazioni da essa prese. Pe•r cui non vi sarebbe 1uogo d'invoca.re per quella occupazione l'articolo sette del trattato. Tuttavia, per il caso che Berchtold nel prossimo coiloquio che sarò per aver con lui circa questione compensi, avanzasse simile pretesa sarò grato a V. E. telegrafarmi in aual senso Elrla desidera che io l'lisponda (2).

ll) Per le risposte di Bollati e Avarna, vedi DD. 628 e 642.

(2) Vedi la risposta di Sonnino al D. 626.

618

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. RR. 92/27. Bucarest, 12 gennaio 1915, ore 21,30

Riservatissimo per Lei solo -Telegrammi di V. E. gab. n. 37 e n. 38 (1).

Ho cercato di persuadere Bratianu di contentarsi delle dichiarazioni che ero autorizzato a fargli e che almeno dissipavano dubbi che gli erano stati fatti nascere circa accordo tra noi ed i due Imperi. Bratianu mi ha incaricato

far presente a V. E. da un lato la difficile situazione in cui Romania si trova all'interno di fronte a coloro (e sono l'immensa maggioranza del Paese) che vogliono guerra immediata all'Austria-Ungheria ed all'estero, di fronte alla pressione che russi esercitano su di essa avanzandosi sempre più come già fanno in Bucovina ed in Transilvania come minacciano fare da un momento all'altro. Dal punto di vista della situazione interna egli si fa fode di moderare anche gli elementi più avanzati se ha la certezza di non essere abbandonato dall'Italia. Allo stato delle cose invece chi lo può assicurare che l'Ita!lia non si valga della Romania per aumentare la propria influenza di fronte ai belligeranti, salvo a regolare i propri interessi per proprio conto, ed al momento opportuno cogli uni o cogli altri, lasciando Romania nelle piste a trarsi d'affare come megiio potrà coi soli suoi mezzi? Che garanzia può egli dare al Paese di averne tutelati interessi? Crede forse il R. Governo che la guerra europea possa durare oltre un anno e che perciò non sia indispensabile prendere una decisione per la prossima primavera? Circa i russi egli non si iHude intorno alla loro forza (mio telegramma odierno Gabinetto segreto n. 26) (2).

Ma non è men vero che stanno battendo gli austro-ungarici e possono occupare Transi,lvania. Giudichi alllora R. Governo nella sua equanimità in quale situazione ciò metterebbe il Governo romeno di fronte al Paese.

Bratianu è tornato sull'idea di far venire qui Mi,shù e fargli fare il viaggio di ,ritorno a Londra passando, anziché per l'Austria-Ungheria, per la Serbia, Grecia e Brindisi, in modo da fermarsi costì per spiegare meglio tutto ciò, tanto alla E. V. quanto al Presidente del Consiglio. lo ho cercato distogliedo da tale proposito pensando che il R. Governo desideri mettere meno in evidenza che sia possibile gli intimi rapporti esistenti tra l'Italia e la Romania. Non so se vi sono riuscito ma ad ogni modo visita Mishù costì non avrebbe luogo prima di una ventina di giorni e frattanto [Ghika] sarà incaricato di far presente difficile situazione in cui avanzata russa mette questo Governo. In previsione di ciò confermo che Ghika non sa nulla del nostro accordo.

Ho creduto mio dovere ripetere a V. E. fedelmente quanto Bratianu mi ha detto perché V. E. giudichi quale co1nto se ne vorrà tenere secondo equità e compatibilmente nostri interessi.

V. -E. non ignora certamente che politica italiana non ha mai ispirato soverchia fiducia all'estero fin daU'inizio del nostro Stato, contrariamente a quello che era avvenuto con un piccolo Paese qua,le e<ra Piemonte. Più che dalla sostanza questa sfiducia è stata causata dalla forma della nostra politica estera. Quanti hanno avuto l'onore di par[are in nome de[ R. Governo (e ricorderò a tale proposito il Conte Nigra) hanno dovuto constata,re e deplorare debolezza che ci deriva da ta,le ingiusto apprezzamento della nostra politica estera. Io ho cercato, e credo di essere riusdto, a inspir,are fiducia così a questo Governo come allo stesso Re Ferdinando nel nostro contegno vel'so la Romania. Sarebbe ora a mio avviso essenziale che noi non perdessimo tale fiducia ed a tale uopo occorrerebbe a1meno che io fossi tenuto al corrente deilila situazione generale in modo da ispirare a questo Governo queUe stesse apprensioni che giustificano riserve del R. Governo, ad esempio mi è stato oltre modo utile il telegramma di V. E. n. 25 (1).

Rinnovo quindi viva preghiera aUa E. V. farmi forni<re elementi necessari per svolgere quell'azione che lo stesso R. Governo ha voluto e~logiare.

Bratianu mi ha chiesto se è stata consegnata a S. M. iii. Re la lettera di Re Ferdinando (2) e prego porm"i in grado di rispondere. Mi permetto suggerire che la risposta sia più che possibile cordiale e che non tardi troppo. Forse potrebbe essermi spedita co1l corriere ausiliario del 16 corrente.

(l) -Vedi DD. 599 e 600. (2) -Con T. gab. 91/26 del 12 gennaio, ore 21,30 Fasciotti riferiva avergli detto Bratianu che l"esercito russo « manca di ufficiali e si trova in presenza di altre non piccole difficoltà , .
619

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA (3)

L. P. Berlino, 12 gennaio 1915.

Ho ricevuto la tua buona lettera del 7 (4), e ti 11ingrazio vivamente, innanzi tutto, delle parole di affettuoso conforto che hai voluto indirizzarmi. So perfettamente qual ,sia il poco riguardoso trattamento che si fa, in generale, agli ambasciatori: ma per me, credilo, è un caso speciale, in relazione anche con una vecchia ruggine di un certo • personaggio •, e, da qualche tempo, ho il sicuro presentimento che, comunque vadano a finire le cose, il primo capro espiatorio sarò proprio io! Ma ciò poco importa: purché potessero essere risparmiati al nostro paese l'onta e il disastro che lo minacciano. Sotto questo aspetto, Questa ultima tua lettera era forse un pachino meno scoraggiante del1e precedenti. Ancor più conSO'lanti sarebbero poi le notizie che ha riportate dall'Italia Martin-Franklin. Ma io conosco il mio bravo Martin che, ma[grado il suo apparente scetticismo, si convince molto facilmente di ciò che

37 -Documenti diplomatici -Serie V -Vol. II

desidera. Non son quindi disposto a tenere un gran conto delle cose da lui riferite. Più importanti mi sembrano invece cevti sintomi che ho rilevati nei nostri giornali e mi furono anche segnalati dall'Italia, e che farebbero conchiudere ad una conversione di Gioli:tti a•l partito della neutra:lità. Il linglUaggio della Stampa di To·rino, che è l'organo suo personale, si è singolarmente mutato in questi ultimi giorni: e so che molti vogliono vedere in questo mutamento dell'ex presidente del consiglio un risultato dell'influenza su di lui esercitata da Billow, il quale infatti disse a me che si proponeva di esercital'la. Certo che il. contegno di Giolitti, che, malgrado tutto, ha sempre una posizione dominante nel nostro mondo parlamentare, può essere di molto peso nelle àedsioni da prendersi. Ma io son certo che nemmeno lui riuscirà a mantenere l'Ita'lia neHa neutralità, se non si otterrà la soddisfazione di c alcune nostve aspirazioni nazionali • a spese dell'Austria. Ora, su questo punto, non parmi che le cose da te ersposte ci possano lasciare arlcuna speranza. Tu dici, bensì, non doversi escludere in modo assoluto che la Germania, qualora si convincesse dell'inevitabilità di un attacco dell'Italia e della Rumania, si possa decidere a fare una forte pressione sull'Austria per persuaderla alrla cessione. Dell'inevitabilità e dell'imminenza del perko·lo qui sono ormai più che conv·1nti: oltre che bisognerebbe esser.e ciechi per non vederlo, io, specialmente in questi ultimi giorni, ho parlato abbastanza chiaro per non lasciar più alcun dubbio al rig1ua.rdo. Ma non credo che ciò basti, almeno finora, per indurre la Germania a fare una pressione realmente forte, e non credo nemmeno che questa eventuale pressione potrebbe bastare a indurre l'Austria ad un artto, che costituirebbe per essa la più grande, la più insopportabi·le delle· umiliazioni. Suppongo che ti saranno stati comunicati i miei telegrammi ciirca le conversazioni che ebbi con Zimmermann e, ieri l'altro, con Hohenlohe (1). Questi, per quanto abbia fini•to col veni.re a patti e discutere sulla cessione, come su cosa possibile, aveva però cominciato co.I Monter sur ses grands chevaux •,

c

e dall'insieme del suo linguaggio ebbi l'impressione che considerava sempre la cessione del Trentino come un'eventualità da escludersi asso·1utamente. (È vero che egli continuava a farsi, o a fingere, così singolari Hlusioni sulle sorti degli eserciti austriaci, i quali secondo lui, in tre o quattro settimane, avrebbero inflitto una disfatta definitiva agli eserciti russi!). Zimmermann, invece, parlava in termini assai più incoraggianti: e ciò concorda con quanto tu mi scrivevi circa ta:1une frasi sfuggite a Tschirschky e cirrca i•l compito assuntosi da Biilow -il Quale sa benissimo che noi vogliamo il Trentina e che se non l'avremo, faremo la guerra. -Ma Zimmermann -l'ho già constatato in molte o·ccasio·ni -è sempre molto ottimista e molto conciliante, e, per quanto ora sia Q:Ui lui solo che rappresenti il suo governo, non si può esser proprio sicud che le sue idee siano sanzionate in alto luogo: e poi, ripeto, non basta l'adesione della Germania, che disporrebbe della roba d'altri, ci vuole quella dell'Austria, e quello che tu dici molto giustamente sullo stato d'animo di codesti governanti non è molto rassicurante. Certo le cose dettemi ieri da Zimmermann il quale andò fino a tracciMe un pi·ccolo programma per

il c modus p~rocedendi • in occasione della cessione, potrebbero perfino far credere alla probabilità di un risultato favorevole dei negoziati... Ma, accanto a ciò, conviene credo, tene~ conto delle possibilità, emi anche tu accennavi in una precedente lettera (1), che questi qui finiscano col perder la pazienza di fronte alle nostre incessanti provocazioni, se appena le cose vanno un po' meglio per loro, oppure se riuscissero ad avviarsi ad un'intesa colla Russia.

Non so, a questo P'roposito, se ti sia stato comunicato un mio telegramma (Gab. n. 7, del 7 gennaio) (2), nel quale rife:r;ivo la notizia, giunta !lll mio orecchio, che l'Austria era disposta a far la pace co Ha Russia, mediante la cessione deHa Galizia, per potersi getta~re contro l'Italia: e che la Germania, senza avervi ancora consentito, non si era mostrata a ciò risolutamente contraria. La cosa sarebbe senza dubbio g~raviss:ma. È vero che bisognerebbe ancora vedere, se sarebbe di,sposta ad entrare in trattative di pace la Russia, la Quale, nelle attuali circostanze, olt!re che la cessione deUa Galizia reclamerebbe almeno quehla della Bosnia Erzegovina alla Serbia. Ed è anche vero che la c fonte • dalla quale ebbi quella informazione -per quanto essa ne abbia già fornito alt!re che si chiarirono esatte, ed io abbia ragione di crederla • Zuverliissig • -è però in una certa relazione colle sfere goveTnative di Qui, dalle quali, dunque, è possibile sia stata consigliata • a faTe a me

c

quella pretesa rivelazione, che ci facesse l'effetto di uno spauracchio... In ogni caso, v'è da stare all'erta: e tutto ciò non fa che confermare la verità delle osservazioni tue circa la necessità che il nostro scambio di idee con Vienna proceda con molto garbo, e senza precipitazione, per potere eventualmente trar profitto dalle modi,ficazioni della situazione che sopravvenissero. Ma, come tu dici, non v'è a sperar moito che i nostri attuali governanti siano indicati per condurre le cose in questo modo. Rammento che, in un teleg,ramma a te, Sonnino diceva che • dovremmo considerare come gravemente dannosa ai nostri interessi una proLungata nostra conversazione ~con Vienna • (3), e anche nel suo ultimo colloquio con Macchio, Sonnino, pur avendo avuto H merito di porre chiaramente e in certi punti anche abbastanza abilmente la questione, è però forse già andato troppo lontano... (4). La mia convinzione, vedi, è sempre stata ed è tuttora che chi vuoLe la guerra è proprio iiJ. governo e chi sta sopra di esso: e, al punto in cui son giunte le cose, temo che oramai nulla potrà più trattenerli! In ogni modo, continuiamo pure tutti a lavorare per cercarre d'impedire Quella che tu giustamente dici sarebbe per no'l la più grande sventura...

Sono quest'oggi, un po' più breve dell'usato, per~ché ho ancora parecchio

da fare, e ci tengo a non ritardare più oltre la partenza del corriere, che è già

rimasto quattro giorni a Berlino. Scrivimi ancora, ti prego: non ti so dire

abbastanza quanto bene mi facciano le tue lettere!

P. S. All'ultima ora mi giunge una notizia peregrina: quella che Giolitti sarà nominato ambasciatore a Bel'lino! Peregrina, ma non inverosimile, per

tre ragioni. Primo: sarebbe una specie di • gegensti.ick • alla nomina di Bi.ilow a Roma. Secondo: sarebbe una soddisfazione data ai nazionalisti ed a,gli ultrapatriotti, i quali reclamano ins;.stentemente la testa dell'attuale ambasciatore, venduto alla Germania. Terzo, e molto più importante degli altri: sarebbe un modo elegante per il mini:stero di sbarazzalìSi, dando-gli una beHa posizione lontano, di un personaggio, incomodo come avversario, e forse ancora più incomodo come protettore... Capirai, che io non posso far nulla per appurare il fondamento di questa informazione, che un italiano di qui disse di aver letta in un giornale nostro, senza poterlo precisare: io devo agpettare serenamente il colpo di mannaia che mi dovrà decapitare. Ma, se tu potessi cercare riservatamente di saper qualche cosa, perché io fossi almeno in grado di preparamici! Grazie e ancora saluti.

(l) -È la ritrasmissione del D. 557. (2) -Vedi D. 540.

(3) Ed in Carteggio Avarna-Bol!ati, cit., pp. 45-48.

(4) Vedi D. 580.

(l) Vedi DD. 565 e 607.

(l) -Vedi D, 407. (2) -Vedi D. 576. (3) -Vedi D. 408. (4) -Vedi D. 572.
620

IL CAPO DI GABINETTO, ALDROVANDI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

APPUNTO (1). Roma, 13 gennaio 1915.

Il Conte De Berchem, Primo segretario del'!.'Ambasciata di Germania a Roma, che ho conosciuto per la prima volta ieri sera, mi ha detto:

l o che gli pareva che le attuali operazioni guerresche, che si equiltibrano, non siano condotte in modo da condurre a nulla di pross1mo e di positivo. Se ne doleva e pareva temere che l'intervento di terzi facesse traoo,ccare la bilancia;

2° che giornaHsti portano all'Ambasciata di Germania notizia di armamenti febbrili dell'Italia;

3° che Burian sarebbe stato scelto per parlare aU'Imperato,re Francesco Giuseppe più fermamente di quello che non sapeva fare Berchtold circa le aspirazioni italiane;

4° che la Germania è convinta della necessità di appoggtiare l'Italia in queste aspirazioni;

5° che non è chiaro nè certo se e Q.uanto l'opinione pubblica italiana si contenterebbe definitivamente del successo dei negoziatti che il Governo Italiano ha ora iniziato. Berchem non nominò i territori italiani da cedersi dall'Austria, ma parlò in modo da oltrepassare il Trentino e da ritenere una pretesa eccessiva la Dalmazia;

6° che si ha l'impressione che gli attuali negoziati del Goverrno Italiano rappresentino le idee del Ministro degli Esteri, ma non quelle· più avanzate del Presidente del Consiglio;

7° che sarebbe necessario sotto molti riguardi che i negoziati fossero conchiusi prima dell'apertura dellLa Camera; 8° che gli sembra estremamente necessario influire sulla stampa italiana troppo sregolata; 9° parve scontento dell'opera di Macchio; 10° di.sse che la Germania vincitrice non saprebbe che farsi della Tunisia, che avrebbe interesse di cedere all'Italia.

Come ho detto, ho conosciuto Berchem per la prima volta ieri sera. Mi è sembrato uomo di atteggiamenti intellettuaili di franchezza e non di astuzia.

(l) Su questo appunto Sonnino ha annotato • Vedo Bi.ilow alle ore 16 •.

621

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 10/12. Berlino, 13 gennaio 1915, ore 15 (per. ore 19,15).

È stato a Berlino per (lualche giorno il conte Khuen-Hédervàry, già più volote presidente del Consiglio Ungheria, attualmente capo del partito governativo colà e intimo del Tisza. Lo scopo del suo viaggio era di visitare H figlio segretario a questa Ambasciata I~peria1e e Reale. In realtà non vi è dubbio che egli compiva una missione bensì soltanto uffidosa, ma che 1o pose in contatto con uomini politici dirigenti della Germania. Conosco il Khuen-Hédervary fin dai tempi del mio soggiorno a Budapest, e avendo avuto occasione di vederlo in una casa amica, egli mi parlò abbastanza a lungo de.Ua situazione attua'le in generale e particolarmente dei rapporti fra Austria ed Italia. L'impressione che ho riportato da quella conversazione è che la questione di una concessione territoriale da fare dana Monarchia all'Italia è ormai esaminata, almeno in alcuni circoli competenti della prima, non col proposito di scartarla definitivamente respingendo gli argomenti avversi, ma collo scQpo di trovare i mezzi pratici ed opportuni per effettuarla eventualmente, in una forma compatibi·le colla dignità dello Stato. Il Khuen.-Hédervary premettendo che si esprimeva come semplice privato, non avendo egli per il momento alcuna posizione ufficiale, diceva che per poter persuadere l'opinione pubblica, tanto in Austria, quanto in Ungheria (secondo lui, non vi era in ciò a·lcuna differenza fra l'una e l'altra parte della Monarchia, la quale si era già difficilmente rimessa dalla penosa sorpresa prodottavi dalla dichiarazione di neutra'lità dell'Ltalia) della necessità di assicurare il mantenimento di tale neutralità mediante un grosso sacrificio, occorreva dimostrare che que,sto sacrificio sarebbe in qualche modo compensato. Risposi che quel compenso avrebbe potuto essere dato all'Austria dal grado incomparabilmente maggiore di sicurezza che sarebbe

garantito anche-durante la guerra dal regolamento delle questioni pendenti coll'Italia, nonché per l'avvenire dalla prospettiva di porre sopra solide basi, una volta eliminate queill.e questioni, la co·rdialità delle relazioni fra i due paesi.

Il Khuen-Hédervary parte oggi per Vienna, dove, mi è stato assicurato, sarà ricevuto dall'Imperatore e poi farà ritorno a Budapest, dove vedrà Tisza.

Aggiunto che per il caso già ripetutamente accennato di una chiamata di quest'ultimo alla Ballplatz, in sostituzione di Berchtold, [è proprio] Khuen Hédervary, che avrebbe le maggiori probabilità alla sua presidenza del Consiglio in Ungheria.

622

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 378/54. Vienna, 13 gennaio 1915, ore 10,30 (per. ore 20,15).

Mio telegramma n. 53 (1). Berchtold è venuto testè all'Ambasciata e mi ha confermato di avere rassegnato a S M. l'Imperatore le sue dimissioni. Egli ha aggiunto che ~uando era stato chiamato dalla fiducia del Sovrano a reggere il Ministero degli Affari Esteri aveva fatto pTesente all'Imperatore che non ·cTedeva di avere la capacità per stare ad un posto dirigente, perché egli aveva ricoperto prima, solo per breve tempo, la carica di ambasciato.re· e non aveva famigliarità colle molteplici questioni da trattare come ministro. Egli aveva ripresentato le sue dimissioni ano scoppio della guerra balcanica ed aWinizio dell'attuale confUtto europeo, ma Sua Maestà non aveva mai voluto, prima d'ora, accogliere la sua preghiera di essere esonerato dall'ufficio: nell'udienza accordatagli ieri Sua Maestà, dietro le nuove sue insistenze, aveva però aderito al suo desiderio e designato come suo successore il Barone di Burian. Berchtold mi ha detto Quindi che aveva voluto venire personalmente ad accomiatarsi da me per esprimermi il suo rincrescimento di dover interrompere i cordia:lì rapporti politici intrattenuti meco durante quattro anni ed ha aggiunto che il Barone di Burian avrebbP. continuato verso l'Italia la stessa poEtica amichevole da lui seguita. Egli ha concluso col dirmi che l'annunzio ufficiale delle sue dimissioni e della nomina di Burian a Ministro Affari Esteri sarebbe stata data nella sera e che domani stesso Buri{m avrebbe prestato giuramento e preso possesso dell'Ufficio.

(l) Con t. 372/53 delle ore 17,30 Avarna aveva comunicato: c Sono stato informato all'istante che Berchtold che aveva a più riprese, come informai, il predecessore di V. E., espresso all'imperatore il desiderio di essere esonerato dall'ufficio, non riconoscendo in sé la capacità sufficiente per far fronte alle difficoltà del momento, ha insistito ieri nuovamente presso lui presentando le sue dimissioni che sono state accettate da Sua Maestà. Si designa suo successore il barone di Burilin, ministro ungherese a latere •.

623

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 98/8. Pietrogrado, 13 gennaio 1915, ore 20,35 (per. ore 8 del 14).

Telegramma di V. E. Gabinetto n 31 (1).

Attendibili riservate informazioni di varie fonti mi inducono a ritenere che scambio d'idee fra Potenze Triplice Intesa per ·compensi alila Serbia e alla Grecia in compenso loro concessioni alla BuLgaria non sia cessato ma non sia giunto ad akuna conc1usione concreta. Frattanto nessuna proposta sarebbe

stata fatta alla Grecia nè alla Serbia ma (]ueste non ignorerebbero desiderio Russia di spartire fra di loro Albania a condizione che Macedonia quale è determinata dal trattato del 1912 venga abbandonata alla Bulgada.

È chiaro che per Grecia nessun compenso potrebbe uguagliare il danno di avere la sua frontiera settentrionale quasi interamente circondata dai bulgari e che per Serbia la perdita della Macedonia e deHa quasi libera comunicazione con Egeo, non sarebbe ·compensata dall'acquisto di uno sterile territorio, per la conservazione del Quale dovrebbe immobilizzare non poche forze, e che, se indispensabile quando era Funico tramite per lo sbocco all'Adriatico, diverrebbe supernuo quanto una parte della Da1maz:a col buon porto di Meskovitich, già allacciato con ferrovia al retro-terra, venisse in suo potere, come a quanto sembra le si lascia sperare. Ma soprattutto non può sfuggire ai due Paesi necessità assoluta di mantenere am:Lchevoli rapporti con Italia che [sarebbero] invece pe<r dire poco alterati se da loro si tentasse di turbare cosi gravemente eauilibrio Adriatico.

Quanto alla Russia essa nutre in buona fede l'illusione che il suo progetto renderebbe possibile il pa,ssaggio pacifico della Macedonia alla Bulgaria e placherebbe animosità serbo-bulgara. Ma non è forse estranea alle sue vedute l'intenzione di appagare le asp:razioni bulga,re in Macedonia per !imitarle in Tracia alla linea Enos-Midia, oltre la quale essa potrebbe estendersi ad una non desiderata vicinanza del Bosforo e dei Dardanelli.

Ma anche per la Russia, nell'interesse della sua politica generale, dovrebbe prevalere il concetto che fra Italia e Serbia regni buona armonia, ed !o non sarei meravigliato se particolarmente a questa considerazione essa finisse un giorno per abbandonare il suo poco felice progetto.

Ma prima di decide<rsi a ciò, mi sembra probabile che Russia voglia rendersi conto delila situazione riservata ai territori che essa vorrebbe ora destinare alla Serbia e alla Grecia, e che non potrebbero essere abbandonati a se stessi senza perenne pericolo dei vicini.

Quanto a estensione di costa dalmata che Russia desiderebbe assegnata ai serbi non posseggo che elementi indiziari, giusta i quali sarebbe supponibile che nel suo concetto il limite settentrionale oscilla fra Spalato e Sebenico.

Quanto infine alle concessioni alla Grecia ne!l Dodecanneso, da V. E. accennate, la questione è qui considerata come prevalentemente inglese, e si evita parlarne. Ma a due riprese ho sentito accennare da persona ufficiale, alla possibilità di una transa~ione che lascerebbe Rodi all'Italia.

Non bisogna tuttavia dimenticare che presunte disposizioni della Russia sarebbero la riduzione di aspirazioni più larghe da essa nutrite a nostro favore alcuni mesi or sono, e corrisponderebbero aiJ.l'• attualità • della situazione politica generale.

(l) Vedi D. 583.

624

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 388/56. Vienna, 13 gennaio 1915, ore 21,45 (per. ore 3,45 del 14).

Miei telegrammi 53 e 54 (l) -Tschirschky che è venuto a vedermi mi ha detto di aver appreso la notizia del1e dimissioni di Berchtold da esso stesso, essendosi egli recato pure da lui per prendere commiato. Tschirschky ha aggiunto che oltre le ragioni addotte da Berchtold a giusti,ficazione delle sue dimissioni, credeva che avesse,ro contribuito, almeno in parte alla sua decisione, anche le condizioni della politica interna della Monarchia. Doveva ad ogni modo escludere in modo assoLuto vi fossero pure ragioni di politica estera e se Berchtold aveva creduto insistere in questo momento pr·esso S. M. l'Imperatore perché accettasse le sue dimissioni, lo aveva fatto approfittando di un momento di relativa tr.egua nella politica estera. Anche il Conte Forgach col quale ho avuto occasione di. intrattenermi oggi mi ha detto che non si doveva scorgere nelle dimissioni di Berchtold alcun substrato di natura politica e che la partenza di lui dal BaHplatz non avrebbe significato menomamente un mutamento nell'indirizzo politico della Monarchia. Le dimissioni di Berchtold erano state accettate da S. M. l'Imperatore per tener conto di un antico ed insistente desiderio di lui di ritirarsi nuovamente a vita privata.

625

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (2)

T. 387/12 GAB. (3). Vienna, 13 gennaio 1915, ore 21,45 (per. ore 3,45 del 14).

Buril1n è ungherese e diplomatico di carriera. Ebbi agio di conoscerlo durante mia missione ad Atene dal 1897 al 1902. Venne quindi chiamato al posto di Ministro comune delle finanze che ricoprì durante periodo annessione

(2} Ed. in SALANDRA, L'intervento, cit., pp. 90-91.

della Bosnia Erzegovina fino alla morte di Aerenthal. E'gli è persona indubbiamente intelligente dotato di vasta cultura e di grande pratica di affari politici ed amministrativi. È di indole franca ma alquanto duro, poco espansivo e molto burocratico come la maggior parte dei di•plomatici austro-ungarici. Egli fu in predicato come Ministro degli Affari Esteri aH'epoca in cui il Goluchowsky lasciò i!! BaUplatz. Sembra che vedendo avvidnarsi la propria fine Aerenthal avesse designato Burian all'Imperatore come "uccessore ma che fosse poi prevalsa l'idea di scegliere Berchtold pel carattere m[te ed i modi affabili di questo, che davano a:lifidamento che egli sarebbe riuscito, come riuscì, a destreggiarsi fra l'Imperatore, l'Arciduca e gli Unghe·resi. All'epoca della nostra comune missione ad Atene Buri!in non mi sembrava molto amico dell'Italia di cui diffidava. Ma avrebbe modificato le sue vedute a Vienna come Ministro delle Finanze comuni e sarebbe stato anzi fautore della politica d'int·imità di rapporti coll'Italia dell'Aerenthal che per questa ragione lo avrebbe designato a suo successore.

In base agli elementi di giudizio che sono a mia disposizione sarebbe da ritenersi che la sua attuale chiamata al potere non sia stata motivata da ragioni differenti da quelle addotte nei miei odiern'i telegrammi 53, 54 e 56 (1). Certo egli rappresenta ai Ballplatz le idee Tisza che non potè essere chiamato al Ministero Affari Esteri incombendogli in questo momento altro grave compi:to in Ungheria. Ad ogni modo però è da dubitaTe che i rapporti ufficiali col Burian possano essere così facili almeno per i pr•imi tempi, come lo erano quelli col Berchto1d.

(l) -Vedi D. 622 e nota allo stesso. (3) -Partito come telegramma di gabinetto è stato protocollato nella serie dei telegrammi ordinari in arrivo.
626

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, BOLLATI, E A VIENNA, AVARNA

T. GAB. R. SP. A. Roma, 13 gennaio 1915, ore 22.

(Solo Vienna) Telegramma di V. E. n. 10 (2).

(Solo BerLin<J) Il R. Ambasciatore a Vienna telegrafa quanto segue:

(come nel telegramma n. 9/10).

Ho risposto ad Avarna quanto segue:

(Per entrambi) È un fatto che la nostra occupazione di Valona fu determinata dallo stato generale di disordine esistente in Albania e di fronte alle agitazioni locali, in base e a tutela delle deliberazioni della Conferenza di Londra, essendo l'Italia l'unica potenza, tra le firmatarie, che non fosse implicata nella guerra.

I nostri sforzi diplomatici sono tutti diretti a conservare per quanto più è possibile to statu quo in Albania, in attesa delle deliberazioni finali che vorrà prendere al riguardo l'Europa al termine della guerra.

Non è Quindi il caso d'invocare per la nostra azione a Valona l'articolo sette del trattato del'la Triplice alleanza.

(1) -Vedi DD. 622 e nota allo stesso e 624. (2) -Vedi D. 617.
627

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI (l)

T. GAB. R. SP. 2/2. Roma, 14 gennaio 1915, ore 9,20 (2).

Telegramma di V. E. n. 9 (3).

In relazione alle conversazioni che V. E. può avere occasione di tenere con codesto Governo intorno all'articolo sette o agli eventuali compensi da concordarsi con l'Austria-Ungheria debbo raccomandarle di non fare alcuna affermazione che possa dar luogo a ritenere che noi ci contentiamo di quelle concessioni per parte deU' AIUstria che attua·lmente sembra patrocinare il principe di Bii:low d'accordo col suo Governo e che sembrano limitarsi al Trentino.

Nelle mie risposte al principe di Biilow e nel mio colloquio con Macchio (4) nulla dissi in Questo senso, e conviene tenere oggi assolutamente aperta la questione del quantum di concessioni territoTiali, pur senza intralciare fin da ora i primi tentativi di pressione che mostri di voler esercitare Berlino su Vienna per indurla a mettersi sulla via delle concessioni stesse (5).

628

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 99/13. Bertino, 14 gennaio 1915, ore 15,45 (per. ore 20,15).

Telegramma di V. E. Gab. n. 45 (6).

Non vi ha dubbio (ed è appunto essenzialmente in r·elazione a ciò che io ne aveva fatto menzione nel mio rapporto 14 come già mio telegramma Gabinetto n. 2) (7) che 11e parole di Zimmermann avevano per fine precipuo di esercitare una pressione morale sul Governo italiano in vista dell'eventualità indicata da V. E. Ho anzi ragione di sospettare che le informazioni da me riferirte col mio telegramma Gabinetto n. 7 del 7 corrente (8), siano state

(l} Ed. in SONNINO, Carteggio, cit., D. 97.

forni,te al mio informatore da qualcheduno che aveva interesse a farmele giungere a Quel:lo stesso fine. D'altra parte che una pace interamente separata dell'Austria-Ungheria colla Russia sarebbe dalla Germania considerata come un tradimento ma considerata soprattutto come quasi impraticabile e fatale per l'Austria-Ungheria stessa, è cosa che qui tutti persistono a sostenere e che non ho mancato far rilevare anche io a più riprese fra altri nel mio telegramma Gabinetto n. 134 (1). Senonché dalle parole di Zimermann, ,come da quelle citate nello stesso rapporto di Monts, risultava che nei concetti loro una pace dell'Austria-Ungheria con la Russia non avrebbe costituito che il preludio immediato di una pace della Russia con la Germania, la quale trovandosi in situazione c -incomparabilmente più favorevole • della sua allea,ta, avrebbe potuto ottenere condizioni più soddisfacenti. L'ipotesi che praticamente si prevederebbe sarebbe dunque quella che l'apertura dei negoziati da parte dell'Austria-Ungheria precedesse solo di qualche poco l'apertura da parte della Germania. Le voci reilaHve alla non remota possibilità di una pace siffatta continuano a circolare Qui, anche in relazione colla pretesa presenza in Germania del Conte Witte.. che alcuni affermano essere stato visto a Berlino ed a Colonia. Quelle voci sono ora smentite di nuovo tanto dalla Germania specialmente con un notevole articolo della Frankfurter Zeitung, quanto e molto recisamente dalla Russia, dove però notizie giunte qui pretendono esistere realmente un partito favorevole alla pace. Certo in questo momento le aspirazioni o previsioni per la pace, che prima sembravano appuntarsi piuttosto verso la Francia, si rivolgerebbero più speciahnente dal lato della Russia, ma ciò parmi dipendere più che altro dalla piega che prendono le operazioni militari.

In ogni modo perché tutto ciò possa prendere anche soltanto un pTincipio di forma concreta, ben altre questioni dovrebbero essere risolute: quella per esempio delle relazioni con la Turchia, la quale trascinata nella guerra accanto alla Germania ad all'Austria-Ungheria non potrebbe da queste venire senz'altro abbandonata al proprio destino. Non mancherò comunque di vigilare attentamente e riferire su tutto ciò che si riferisce all'interessante argomento.

(2) -Protocollato la sera del 13 e spedito la mattina del 14. (3) -Vedi D. 607. (4) -Vedi DD. 433 e 572. (5) -Il telegramma di Bollati in riferimento e questa risposta di Sonnino furono tra• smessi anche ad Avarna. Per la risposta di Bollati vedi D. 634. (6) -Vedi D. 616. (7) -Vedi D. 536 e 537. (8) -Vedi D. 576.
629

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI (2)

T. GAB. R. SP. 4/1. Roma, 14 gennaio 1915, ore 17.

Partirà col corriere del 16 corrente la risposta di S. M. alla !lettera del Re Ferdinando di cUli al suo rapporto del 3 corrente (3).

S. M. ha risposto con termini di simpatia e di affetto. Circa il punto che riguarda l'accordo del 23 settembre S. M. si è espressa come segue: c Tu as

parfaitement saisi le sens des manifestations que le baron Fasciotti, fidèle interprète de mon Gouvernement, a eu l'occasion de te faire au cours de ta dernière conversation avec ~ui. Aussi est-ce avec une parfaite assurance que j'attends le moment le plus propice pour amplifier et préciser l'heureux accord du mois de septembre, et en attendant ce moment nos deux Gouvernements pourront, je l'espère, continuer à rester dans un contact intime de solidarirté loyale et confiante, pour le bien commun de nos deux pays •.

S. M. conclude col formare voti per la prosperità e la «grandezza • della Romania.

Ritornando sulle domande fattele da Bratianu e riferitemi da V. S. nel suo telegramma n. 276 del 30 dicembre u.s. (l) osservo .che nessuno può dire che in questo momento la guel'ra attuale si presenti già in modo tale da fare prevedere come quasi inevitabile un parziale smembramento dell'Austria-Ungheria. Da questa risposta negativa alla prima domanda di Bratianu rimane implicitamente esclusa una risposta positiva alla sua seconda domanda, ed è perciò che io Le ho telegrafa,to (2) dii credere sia ancora prematuro intavolare più concrete trattative fra Italia e Romania allo scopo di stabilire le misure necessarie perché i due Stati abbiano la parte che loro spetta in tale smenbramento.

Dai miei recenti telegrammi e dalla letrtera di S. M. ill Re, qui sopra riassunta, V. S. può, non ne dubito, trarre validi argomenti per provare a Bratianu che non vi può essere questione di sfiducia verso di lui, secondo egli mostrava di dubitare (telegramma di V. S. n. 19) (3).

Il fatto si è che il R. Governo, contrariamente a quello che va dichiarando il conte Czernin, che mostra di saperne più di noi circa la futura condotta dell'Italia, non ha dato alouna assicurazione, come non ha preso alcun impegno, nè alcuna decisione definitiva; perché i suoi interessi non sono stati finora lesi, né minacciano di esserlo in un tempo imminente, ma, come la Romania, esso si prepara intensamente, anche militarmente, ad ogni evenienza. Ed in ciò e perciò l'Italia apprezza l'utilità del suo accordo del 23 settembre con la Romania e gli intimi contatti con codesto Governo, che potranno eventualmente condurre a trattative ancora più concrete (4).

(l) Vedi Serie V, vol. I, D. 709.

(2) Ed. in SONNINO, Carteggio, cit., D. 98.

(3) Vedi D. 540.

630

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 432/32. Berlino, 14 gennaio 1915, ore 21,50 (per. ore 5 del 15).

La notizia del !l'itiro di Berchtold è giunta qui interamente inaspettata alla stampa e al pubblico e avrebbe prodotto non minor sorpresa nelle sfere ufficiali.

Così almeno pretende Zimmermann che mi diceva stamane che ieri ancora egli non ne aveva alcun sentore e che non ne sapeva nulla nemmeno questa Ambasciata d'Austria-Ungheria.

Nel riferire ora la notizia Tschirschky non aveva fatto che riprodurre circa i motivi del ritiro la versione ufficiale viennese.

Zimmermann soggiungeva essere noto già, come infatti più voUe mi aveva ripetuto, ·che la situazione di Berchtold era assai scossa e che egli stesso aveva esposto il desiderio di ritirarsi dagli affari, ma non si credeva che ciò potesse avvenire durante la guerra e in ogni caso nulla faceva prevedere una soluzione così improvvisa.

Ha pure qui alquanto stupito sempre stante a ciò che afferma Zimmermann 'la scelta del successore mentre finora era generale la supposizione che questa sarebbe caduta sul conte Tisza. Si sa però che con quest'ultimo si trova in perfetta comunanza ed entità di idee il nuovo Ministro degli Affari Esteri della Monarchia il quale ha la riputazione di essere uomo intelligent.e ed energico e il vantaggio qui apprezzato di essere ungherese. Ad una possibile nomina di Burian aveva con me accennato nel nostro ultimo colloquio il Conte di Monts (1). In complesso il ritiro di Berchtold avrebbe in Germania destato sorpresa ma non rammarico: e si attende l'opera del suo successore con magg;ior fiducia di quella che non si ponesse nella sua.

Ciò traspare anche dal linguaggio dei giornali berlinesi i quali pur rendendo omaggio pro-forma alle qualità diplomatiche di Berchtold tessono fin d'ora un elogio assai più ca~loroso del Burian che nella sua qualità di ungherese saprà fare rivivere le tradizioni della politica così efficace e ·così profi.ttevole allo stretto accordo colla Germania che fu tito,lo di gloria del Conte Andrassy. Il Berliner Tageblatt dice fra l'altro che il rititro di Berchtold potrebbe contribuire ad eliminare o a!lmeno ad alleviare le difficoltà esistenti nelle relazioni fra Austria e Italia.

(l) -Vedi D. 522. (2) -Vedi D. 584. (3) -Vedi D. 595. (4) -Per la risposta vedi D. 639.
631

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 11/14. Berlino, 14 gennaio 1915, ore 21,50 (per. ore 23,50).

Nel parlarmi stamane (mio telegramma n. 32) (2) del ri,tiro di Berchtold, Zimmermann mi aveva espresso la supposizione che esso avesse potuto essere cagionato, fra le altre cose, anche dalle difficoltà esistenti per ·1ui da i suoi precedenti e le attinenze austriache e feudali, di condurre innanzi in modo soddisfacente e le trattative in corso co!l R. Governo. Zimmermann soggiunse che quello che egli esprimeva non era soltanto una supposizione, ma anche speranza, poiché sarebbe auto,rizzata la fiducia che, in seguito al cam

biamento di persona avvenuto ora alla Ballplatz, venissero aumentate le probabilità di un felice successo di quelle trattative, alle quali il Governo Impe·riale accorda tutto il suo appog.gio. Zimmermann aveva parlato l'altra sera con Khuen-Hédervary, dopo il colloquio che questi aveva avuto con me mio telegramma Gabinetto n. 12) (1), ed aveva V·ivamente insistHo perché questi riferisse a Vienna tutto ciò che aveva a.ppreso a Berlino, e perché facesse valere egli pure presso il Governo Imperiale e Reale ·tutite le capi•tali ragjoni che neill'otpinione del Governo Imperiale consigliano imperiosamente una favorevole solutione deUa questione sollevata dal Governo del Re. Io gli ripetei la preghiera di adoperarsi in ogni modo per fatr sì che tale azione del Governo germanico, la quale sola può assicurare un buon risultato a Vienna, fosse continuata colla massima energia e perseveranza; ed egli mi promise di farlo, rivolgendo in cambio la raccomandazione che sopra tutto ciò, fosse serbato il più assoluto segreto: al che non ho esitato a rispondere che potevo dargliene fin d'ora in nome del R. Governo, cate.gorica assicurazione.

(l) -Vedi D. 537. (2) -Vedi D. 630.
632

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, BOLLATI, E A VIENNA, AVARNA (2)

T. GAB. R. SP. 5. Roma, 15 gennaio 1915, ore 4.

Riservatissimo per lei solo. Decifri ella stessa.

Per notizia esclusiva di V. E. Le comunico il sunto di alcuni m'lei recenti colloqui.

I. -11 gennaio 1915.

Il Principe di Biilow mi narrava in modo riservatissimo che la Germania manda a Vienna il Principe di Wedel, che fu Ambasciatore a Roma e poi per vari anni a Vienna, ·e ciò per indurre il Governo austriaco a cedere il Trentino all'Italia.

Sono, diceva Btilow, di due ordini le diffico:ltà mag,giori che si prevedono e a cui converrebbe trovare una via di uscita:

l. -di carattere militare: l'elemento militare farà difficoltà al rilascio, durante la guerra, di tutti i militari provenienti dalla :regione di cui si tratte·rebbe la cessione. Dice che 1i Trentini nell'esercito Imperiale si battono bene. Non sarebbe possibile aspettare, pel rinvio dei soldati, a quando sarà fatta la pace?

2. -di carattere dinastico: non si vorrebbe urtare nelle suscettibilità dell'Imperatore che porta tra i suoi titoli quello di conte del Tirolo. Si vedrebbe una Qualche via formale di 'uscita nel fare una cessione del territorio dell'an

tico Vescovado di Trento, che formava parte dell'Impero Germanico Romano e che fu aggregato al Tirolo in epoca relativamente recente. Ma i confini del Vescovado quali erano precisamente? Il principe Bi.tlow me lo chiedeva.

Risposi che quanto alla questione militare non vedevo la possibilità di rinviare il rilascio dei militari di provincie che fossero cedute; che, data la cessione, ogni .trattenuta sotto le anni dei soldati di leva farebbe un effetto deplorevole nell'opinione pubblica italiana. * Come prima idea, mi pareva che si potrebbe lasciar liberi individualmente i militari in questione di restare

o no sotto le armi, o passare subito so.tto il nuovo regime, ma che avrei potuto pensarci meglio; che ne avrei riferito, riservatamente al Presidente del Consiglio *.

Quanto alla questione del V esco vado di Trento non potevo oggi dire nulla; e che avrei cercato d'informavmi. Nella formazione del primo Regno Italico napoleonico era stato distaccato il Trentino dal Tirolo, arrivando fino a Bolzano. Bi.i:low osservò che a Bolzano la popolazione era .tedesca, almeno nella grande maggioranza, e che la vallata di Merano era interamente tedesca.

Ei mi raccomandava di fare qualche ricerca sui confini dell'antico Principato ecclesiastico di Trento; che egli pure avrebbe cercato d'informarsi; e che conveniva far di tutto per facildtare ii compito di Wedel.

Bi.ilow parla come se dovesse esse·re co•sa intesa che se l'Austria ci offre il Trentino contro l'impegno nostro della neutralità assoluta, noi non esigeremo altro.

no colloquio.

Nel pomeriggio dello stesso giorno 11 gennaio il Barone Macchio parlandomi dell'articolo sette e degli eventuali compensi tornò a discorrere dell'Albania, dicendo di non capire perché ora l'Italia non vi annetta più quella impovtanza che dimostrava di annettervi negli ann:l scorsi.

Risposi ripetendo che il nostro interesse nell'Albania era, più che altro negativo, cioè che nessuna altra potenza l'occupasse; e che non avevamo alcun desiderio di esser presi forzatamente nell'ingranaggio delle questioni interne balcaniche, e di trovarci inevitabilmente e durevolmente· in contrasto con la Serbia o la Bulgaria. Che del resto anche l'Austria mostrava ora di annettervi meno interesse. Che portavamo la questione· dei compensi sopra le provincie che erano prese di mira dal sentimento popollare nazionalista, * per poter appunto trarne la forza necessarria politica per •prendere e mantenere eventuali impegni diplomatici *.

Macchio insisteva, non sapendo rassegnarsi a questo mettere ~uori di

discussione l'Albania come materia di compenso. Egli osservava che l'articolo

sette contemplava CJ!Uestioni balcaniche e non altre.

Risposi che contemplava modificazioni nei Balcani come motivo di trattare

di compensi, ma ciò non implicava affatto che i compensi stessi dovesso riguar

dare esclusivamente i Balcani.

Macchio * (si mostrava .turbato e di cattivo umore) * parlò dei nostri ar

mamenti, e del nostro concentramento truppe specialmente nelle provincie più

vicine al confine austriaco Accennò * (con tono di ironia) * alla benevola neutralità che si doveva mantenere, quando uno degli alleati riteneva non dover prendere parte alle ostilità insieme con gli altri. * Evitai di rispondere direttamente su questi tasti. Dissi che aspettavo notizia da Vienna di quando Avarna avesse conferito con Berchtold.

(Restammo che Macchio sarebbe tornato verso la fine della settimana) *.

III0 coHoquio.

In una sua visita oggi 14 gennaio, * il Principe di Biilow mi narrava che invece del Principe Rupprecht di Baviera, di cui egli aveva annunciato ieri a Salandra la missione a Vienna per persuadere l'lmperatore suo nonno della necessità di fare qualche cessione di territorio all'Italia, si era deciso di mandare, a sostegno del Principe di Wedel il conte di Podewils stato esso pure ministro di Baviera così a Roma come a Vienna.

Mi chiedeva se ritenessi che il ritiro di Berchtold e la sua sosti,tuzione con Burian avessero relazione con la questione del Trentino.

Dissi che non sapevo nulla delle vere ragioni del ritiro del conte Berchtold, ma che era naturale il pensare che qualunque fossero in realtà, n conte Berchtold nell'andarsene avrebbe motivato il ritko presso l'Imperatore con la propria riluttanza al trattare [a questione di eventuali cessioni territoriali all'Italia; onde ne arguivo che l'Imperatore ormai fosse al corrente delle trattative pel T,rentino e non fosse • a priori » avverso ad ogni discussione, perché altrimenti avrebbe risposto a Berchtold che per tale questione doveva appunto restare e non andarsene a fine di meglio resistere.

Btilow ammetteva che ciò dovesse essere; ma ne traeva argomento per ritenere che col successore Burian, l'Imperatore fin da principio, pur dichiarando di poter accettare la discussione sulla questione dei compensi territoriali in forza dell'articolo sette e magari sulla cessione del Trentino deve aver insistito sulla necessità di non mai oltrepassare questi limiti delle trattative *.

Biilow mi chiedeva se non si poteva eventualmente, quando si arrivasse ad un accordo sul Trentino, non annunciare la cosa al pubblico e nemmeno a!lla Camera, dicendo soltanto il Governo a questa, che aveva tanto in mano da ritenere che si sarebbero soddisfatte le maggiori aspirazioni nazionali.

Dissi che ciò era assolutamente impossibile; che le fantasie popolari s'i sarebbero subi,to montate di modo che poi al giorno in cui si fosse poi saputo di che cosa si trattava ci sarebbe stata una universale disilLusione ed una conseguente reazione. Meglio sarebbe stato perfino non farne niente; e non annunziare niente come concluso.

Quanto alla forma della cessione per quel che riguardava il Trentino poteva benissimo l'Imperatore, anche dopo la cessione serbare i!l ,suo titolo di Conte del Tirolo, perché n Trentino fu riunito amministrativamente alla Contea del Tirolo soltanto nel 1802. Bastava che facendo la cessione si dete,rminassero con precisione i confini, perché nei secoli il Principato ecclesiastico di Trento aveva avuto confini assai varii.

Aggiunsi che non ritenevo che il sentimento po'polare dovesse contentarsi del solo Trentino. Che una condizione stabile di concordia fra Austria e Italia non si sarebbe avuta che quando potesse eliminarsi la formala irredentista di • Trento e Trieste •.

Biilow si raccomandava che non alla,rgassimo le domande, perché certamente l'Austria avrebbe preferito la guerra alla cessione di Trieste E mi dimostrava tutta l'importanza che si annette in Austria al possesso di quel porto. Egli riteneva di poter riuscire col Trentina, ma non più oltre. Ripeteva che era di somma importanza per la Germania come per l'Italia che l'accordo si facesse e si evitasse una guerra. * Mi chiese se avevo riparlato con Macchio.

Risposi che avevo riveduto Macchio e che lo avevo trovato di cattivo umore, insistendo egli sull'Albania come materia di compenso, e cose simili. Che del resto si saremmo riveduti dopo che Avarna avesse parlato a Vienna con Buri{m * (1).

(l) -Vedi D. 621. (2) -Ed. in LV 108, cit., D. 11, con soppressione delle parti tra asterischi, e, integralmente, in SoNNINO, Diario, cit., pp. 68-74.
633

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, BOLLATI, A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A DURAZZO, PIACENTINI, E AL CONSOLE A V ALON A, LORI

T. GAB. 46. Roma, 15 gennaio 1915, ore 16.

Il R. Ministro a Sofia telegrafa (2) quanto segue:

• Da confidenze avute da persona in intimi rapporti con questa Legazione di Grecia ho saputo che in seguito ai passi faHi dalla Grecia sia presso i Gabinetti di Berlino e Vienna che quelli della Triplice Intesa, essa ha ottenuto permesso dei due gruppi Potenze belligeranti di occupare fino oltre Berat •.

Quanto precede per sue indagini riservate (3).

634

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 14/15. Berlino, 15 gennaio 1915, ore 16,23 (per ore 24).

Telegramma di V. E. n. 2 riservato speciale (4). Conformemente alle istruzioni date da V. E. io mi sono sempre astenuto dal precisare in che consisterebbero le concessioni che chiederemo all'Au

38 -Documenti diplomatici -Serie V -Vol. II

stria sulla base dell'articolo sette: rammento ad esempio la risposta che diedi a Jagow e riferii nel mio telegramma dell'll dicembre (1). Debbo, però infatti confermare che da qui da tutti e· in ogni occasione, a ragione o a todo, soltanto si parla del Trentina; e che è quindi supponibile che su questa premessa siano fondati i tentativi di pressione che furono già e saranno ulterio.rmente ese·rcitati da questo Governo a Vienna.

Non mancherò, se si presenterà [l'occasione] di attenermi scrupolosamente alle istruzioni di V. E., continuando a parlare come fece V. E. della necessità di dare soddisfazione ad alcune nostre aspirazioni nazionaliste.

(l) -Per la risposta di Avarna vedi D. 641. (2) -Il 14 gennaio (T. gab. 100/7) con riferimento al D. 583. (3) -Per le risposte si vedano rispettivamente i DD. 652, 658, 668, 656, 638, 698 e 673. (4) -Vedi D. 627.
635

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 12/13. Vienna, 15 gennaio 1915, ore 21 (per. ore 4,55 del 16).

Il nuovo ministro degli Affari Esteri è venuto a farmi la sua visita ufficiale.

Egli mi ha detto che avrebbe continuato verso il R. Governo l'identica politica seguita dal suo predecessore e che si sarebbe adoperato a rendere sempre migliori i reciproci rapporti. Nel ricordare quindi le nostre antiche amichevoli relazioni, si è raccomandato a me perché .gli prestassi stessa cooperazione prestata al Conte Berchtold. Ho riposposto al barone Burian che avrei comunicato a V. E. dichiarazioni da lui fatte e che potevo assicurarlo Ella era animata dagli identici sentimenti di rendere sempre migliori relazioni .reciproche e che, per parte, mia, non avrei mancato di cooperare con lui in tal senso. Il discorso essendo caduto sul colloquio da me avuto col conte Berchtold (2) circa questione dei compensi contemplati nell'articolo settimo del trattato di alleanza, il barone Burian mi ha detto che era un triplicista convinto, ed un i.talofilo, e che avrebbe messo ogni impegno per far sì che l'alleanza potesse continuare a sussistere anche per l'avvenire.

A tale riguardo ha rilevato che recenti dichiarazioni fatte da V. E. dimostravano che Ella divideva pure tale parere.

Ha detto egli era animato dalle migliori intenzioni, e che si sarebbe adoperato al fine di addivenire ad una intesa per evitare così mali maggiori, che non avrebbero potuto non ridondare a danno di entrambi i paesi, e che per ciò che riguardavalo non disperava poter conseguire tale scopo.

Burian mi ha dato infine appuntamento per domenica, per intrattenerlo della questione sopra accennata che egli mi ha detto avrebbe discusso con me amichevolmente.

(l) -Vedi D. 367. (2) -Vedi DD. 434 e 463.
636

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. S. 103/29. Bucarest, 15 gennaio 1915, ore 21 (per. ore 4,55 del 16).

Mi risulta che Marghiloman Capo del partito conservatore ha fatto dichiarare al Re Ferdinando esser suo dovere segnalare a Sua Maestà che .se nel febbra·io o marzo prossimo, la Romania non entrasse in azione, o almeno non si e:Uettuasse mobilitazione, l'eccitazione sarebbe tale da costringere alla guerra anche contro volontà del Governo e dello stesso Sovrano. Dato quindi che oramai dalla parte dei due Imperi i ponti sono bruciati, Marghtloman insiste per un sollecito accordo coll'Italia, ed 1una intesa colla Bulgaria. A tal uopo egli propone invio di uno speciale incaricato costì ed ho ragione di credere che asp·irerebbe ad avere egli stesso tale incarico.

Quello che è più strano, e che io non riesco a spiegarmi, è che in una conversazione con persona di mia fiducia, Marghiloman, che è creatura dei tedeschi, si è lasciato andare a dire che la sua presenza a Roma sarebbe ben vista anche dal Governo germanico, il quale desidera che egl,i entri in contatto con Bi.ilow. La mia opinione è che agitazione sarà quasi artiUìciale finché, o noi saremo entrati in guerra, od i russi non avranno invasa la Transilvania. Fino ad allora il Governo potrà agire efficacemente sui Capi dell'opposizione, senza intervento dei quali non è possibile una agitazone popolare veramente seria. Basterà a tal uopo che il Governo romeno sia posto in grado di far loro capire che la bilancia non pende ancora dalla parte della Triplice Intesa, e che quindi i rischi dell'entrata in azione sono ancora troppo .grandi.

In quanto all'invio di Marghiloman in Italia è una proposta che se corrisponde alla vanità di questo uomo politico ed al desiderio di riacquistare prestigio, non può però essere vista di buon occhio dal partito liberale e da quello democratico-conservatore, e che può essere pericolosa per ilo stesso Sovrano, giacché, in caso di insuccesso con noi, si direbbe ohe il Re ha scelto apposta un germanofilo come Marghiloman per far andare a monte accordo itala-romeno contro gli Imperi centrali.

Prego mantenere segreto su quanto precede.

637

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 104/14. Vienna, 15 gennaio 1915, ore 21,45 (per. ore 4,55 del 16).

R. Console Generale Budapest mi prega trasmettere all'E. V. seguente telegramma:

• Gabinetto 2. Mi riferisco telegramma Gabinetto n. 27 comunicatomi dal R. Ambasciatore a Vienna (1). Credo potere escludere nel modo più asso

luto che emissari di un qualsiasi partito politico W1gherese si siano recati a Londra. Non vi è in Ungheria alcuna traccia di fermento: lo stesso partito del 48 o dell'indipendenza, appoggia il Governo. Conte Michele Karolyi, che ne è il Capo ed era personalmente acerrimo nemico di Tisza, ha fatto pure adesione al Ministero. Egli si trova in campagna: se vi fosse intenzione o sentore di agitazioni non sarebbe là, dove corrispondenza e abboccamenti sono assai più facili a sorvegliare, che non a Budapest.

Tutte le voci che circolano da qualche tempo sulla Ungheria in una parte della stampa inglese, non sono che espressioni di pii desideri. Ho veduto del resto che lo stesso Times ha finito per mettere in guardia contro simili notizie e illusioni. Analogamente circolano qui ogni sorta di voci su dissensi franco-inglesi, che ho creduto superfluo riferire. Contrariamente affermazione Tyrrell osservo che pochissimi lessero qui libro azzurro inglese. Il mio collega americano lo aveva, e ne fu ·richiesto da due o tre personalità politiche: non avrebbe potuto fare del resto nessuna speciale impressione visto che attuale Governo è popolarissimo in Ungheria.

In quanto poi alle incursioni r-usse esse hanno destato qualche preoccupazione, ma avanzata dei russi non è stata mai rapida e non ha dato quindi mai impressione di situazioni catastrofiche •.

(l) Vedi D. 571, nota 2.

638

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 109/6. Atene, 16 gennaio 1915, ore 18 (per. ore 6 del 17).

Notizia contenuta nel telegramma di V. E. n. 46 (l) non mi sorprende affatto e corrisponde del tutto a previsioni da me esposte nel mio rapporto

n. 14 (2) sul quale mi permetto attirare attenzione di V. E. In un telegramma (3) ho espresso chiaramente mio modo di vedere che Italia è sola a fare opposizione alla Grecia nella sua tendeà1za espansionista verso 'l'Albania.

639

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. RR. 107/30. Bucarest, 16 gennaio 1915, ore 20,30 (per. ore 1,50 del 17).

tttservatissimo pe1· Lei solo -Decifri Ella stessa.

Telegramma di V. E. 4/1 (4). Tanto Re Ferdinando quanto Bratianu sono stati oltremodo lieti per H tenore della risposta di S. M. il Re.

Ho cercato persuadere Bratianu e credo essere almeno riuscito rassicurarlo. Egli dice non dubitare R. Governo non si faccia illusioni sulla sorte riservate all'Italia ed a Romania presso ambedue gruppi belligeranti se esse rimarranno neutrali fino in fondo: né l'uno né l'altro perdonerà loro di non aver partecipato aUa guerra.

Ha però concluso col convenire circa opportunità di tenersi per ora tranquilli ed attendere svolgimento operazioni militari per decidere. Egli ha anche paura che l'opinione pubblica gli prenda la mano.

(l) -Vedi D. 633. (2) -Non pubblicato. (3) -Vedi D. 589. (4) -Vedi D. 629.
640

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, BOLLATI E A VIENNA, AVARNA (l)

T. GAB. R. SP. 6. Roma, 16 gennaio 1915, ore 20,45.

Riservatissimo per Lei solo -Decifri Ella stessa.

Oggi il Principe di Btilow è tornato ad insistere sulla necessità di facilitare al nuovo ministro Burian il principio dei negoziati tra Austria e Italia; onde riteneva essenziale l'accordarsi sul non pubblicare il risultato eventuale dei negozia·ti stessi senonché a guerra finita si annunzierebbe che si è fatto un accordo per rettifiche di frontiera vantaggiose all'Italia, e non più.

Risposi, ripetendo quanto già gli esposi l'altra volta (2). Non ritenere che possa esservi in Italia un Governo, né Questo, né un altro che si costituisse, che possegga tanta forza politica di mantenersi ·in piedi dopo un annunzio simile; esso provocherebbe una esplosione del sentimento pubblico, che rovinerebbe tutto. A parte il desiderio che ha ogni cittadino di avvantaggiare la propria patria, noi dobbiamo pure prefiggerei, con questi negoziati diret!Ìi ad ottenere Qualche appagamento delle aspirazioni nazionali, il compito di salvare le istituzioni e il prestigio della Monarchia, e dobbiamo Quindi assicurarci una forte presa sul sentimento pubblico. Il se•greto sul contenuto degli accordi che si sapessero già conclusi sarebbe assolutamente impossibile.

Biilow disse che Zimmermann aveva capito da Bollati che il Governo fosse consenziente in tale progetto del segreto (3).

Risposi che ci doveva essere stato Qual·che malinteso; che Bollati avrà parlato della ferma intenzione del Governo di mantenere l'assoluto segreto sul fatto che si stesse negoziando e sull'oggetto dei negoziati mentre du!"avano; mentre Zimmermann avrà forse capito che si trattava del segreto da mantenere a negoziato concluso.

Btilow tornò a raccomandare che non allargassimo le nostre domande oltre il Trentino. Ammetteva che tutto al più, di fronte a qualche discussione sul più o meno del Trentino si potesse accennare come compenso a qualche lieve rettifica della frontiera militare verso l'Isonzo. Occorreva soprattutto,

13) Vedi D. 631.

ora, avviare le trattative e la diplomazia doveva lavorare a eliminare le difficoltà e gli attriti.

Tornai ad esprimere i miei dubbi che del solo Trentino si potesse appagare l'opinione pubblica in Halia; e si potesse con ciò ottenere quel tanto di effetto politico da rendere realmente utile ed ,efficace l'accordo. Riconoscevo però l'opportunità di intavolare intanto il negoziato senza defininirne fin da principio i limiti estremi.

Biilow appoggiò moHo sulla necessità di rendere possibile agli ungheresi (Burian e Tisza) di sostenere la loro posizione, col non chiedere noi troppo. Citò il motto italiano, che il • tempo è galantuomo •, quasi accennando che quel che oggi non si potesse comple,tare si sarebbe poi potuto llln giorno raggiungere in altra occasione.

Dissi a Billow che Avarna avrebbe avuto un primo colloquio con Burian nella giornata di domanj, e che supponevo che avrebbero parilato del noto argomento.

Quanto precede per opportuna notizia di V. E. (1).

(l) -Ed. in SONNINO, Diario, cit., pp. 74-76. (2) -Vedi D. 632.
641

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 15/15. Vienna, 16 gennaio 1915, ore 21 (per. ore 24).

Telegramma di V. E. gab. r. sp. n. 5 (2).

Mi risulta che la Questione delle trattative in co,rso, drca Trentino, non sarebbe stata causa immediata e nemmeno principale delle dimissioni del conte Berchtold.

Persona di mia fiducia, intima del conte Berchtold, mi ha detto infatti che questi avevagli confidato che era sua intenzione giungere coll'Italia ad un accordo procedendo cessione di quella provincia italiana.

Non è del resto da ammettersi che in un paese, come l'A<Ustria-Ungheria, il ministro degli Affari Esteri possa entrare in discussione con un ambasciatore estero drca questione così delicata senza informare immediatamente l'Imperatore e prenderne gli ordini.

Cosicché è da supporre che S. M. sia a quest'ora al corrente trattative di cui si tratta. La ragione vera per cui il Sovrano si sarebbe deciso ad accettare improvvisamente le dimissioni del conte Berchtold consisterebbe, a quanto mi viene riferito da fonte autorevolissima e in grado di saperlo, nel malcontento dell'Imperatore per il fatto che il conte Berchtold si limitava sempre durante le udienze accordategli a fare a S. M. relazione avvenimenti senza esprimere mai suo avviso sopra linea di condotta da seguire chiedendo per contro sempre e in tutto al Sovrano di impartirgli ordini. Ora l'Imperatore è dal canto suo

alieno dell'assumere direttamente responsabilità delle decisioni, e desidera invece che ministro Affari Esteri gli esponga il suo parere circa le varie questioni politiche. Non aver questo aiuto da parte del conte Berchtold S. M. l'Imperatore era stato costretto negli ultimi tempi a ricor·rere per consigli al Tisza, ma essendo persuaso che non era possibile proseguire in questo modo aveva deciso da un giorno all'altro di sostituire i1 conte Berchtold accettando dimissioni da questi offerte a più riprese.

(l) -Per la risposta di Bollati vedi DD. 647 e 633. (2) -Vedi D. 632).
642

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 108/16. Vienna, 16 gennaio 1915, ore 21 (per. ore 24).

Telegramma di V. E. gab. n. 45 (1).

Le parole dette da Zi:mmermann al R. Ambasciatore in Berlno circa la possibilità di una pace separata prima dell'Austria-Ungheria e poi della Germania con la Russia, oltre ad essere in opposizione con le disposizioni manifestate finora pubblicamente dai due Governi, non sembrerebbero giustificate dalle circostanze militari e politiche attuali le quali non sono così precarie come si afferma da taluni giornali esteri.

Per ciò che riguarda l'Austria-Ungheria non mi risulta dalle indagini indirette da me praticate in via confidenziale che una tale eventualità sia stata qui contemplata, almeno per ora.

L'insistenza però che il signor Zimmermann avrebbe messo nell'affermare quella possibilità farebbe quasi supporre che a Berlino non si dubita che aperture suddette sarebbero per sortire favorervole accoglienza a Pietrobungo. Dati che sono a mia disposizione non mi permettono giudicare quali sono in questo momento le disposizioni della Russia. Ma perché essa si potesse indurre a violare patti del 5 settembre occorrerebbe che sue condizioni militari le consigliassero aderire alle aperture suddette. Da quanto qui risulta non sembrerebbe che queste fossero per ora tali da indurla a fare simile passo.

Ma prescindendo da ciò, perché eventualità accennata da Zimmermann possa realizzarsi sarebbe necessario che Germania e specialmente AustriaUngheria fossero disposte accettare condizioni che sarebbe per imporre loro Russia, che sembra po·co probabile possa deporre armi se non dopo aver attuato programma che si è prefisso nell'accingersi alla guerra.

E siccome tale programma per ciò che riguarda Austria-Ungheria mira non solo a togliere la Galiz~a, ma anche a impedirle ognd. possibilità di preponderanza e influenza nei Balcani, colil'obbligarla cedere alla Serbia terre della Monarchia, non è ammissibile che Governo Imperiale e Reale possa indursi a consentire a condizioni siffatte che segnerebbero il principio dello sfacelo della Monarchia stessa.

Tali condizioni on potrebbero essere accettate da Austria-Ungheria che nel caso che essa esausta di forze non fosse più in grado di difendere territorio della Monarchia.

(l) Vedi D. 616.

643

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 478/63. Vienna, 16 gennaio 1915, ore 21 (per. ore 0,15 del 17).

Console Generale a Budapest mi prega di trasmettere seguente telegramma.

• Budapest, 14 Gennaio 1915, n. 5. Notizia cambiamento Ministro Esteri produce qui sorpresa, mentre se ne era molto parlato prima della guerra ed anche dopo, sembrava in questi ultimi giorni che ogni probabilità ne fosse stata scartata, nonostante fosse sembrato strano che Tisza anziché Berchtold si fosse recato a colloquio coi Gove·rnanti germanici. Si crede qui che il Re desiderasse che Tisza assumesse portafoglio Esteri e che abbia finito per accondiscendere a che rimanesse Presidente del Consiglio d'Ungheria ove ha già compiti gravissimi da proseguire mettendo invece Buriàn agli Esteri. Si dice qui che Buriàn agl:i Esteri è come se ci fosse Tisza. Notizia è quindi accolta colla massima soddisfazione perché vi si vede nuova prova influenza sempre maggiore che Ungheria acquista nella Monarchia duale. Berchtold non era qui considerato come un vero unghe·rese ma piuttosto come austriaco nonostante sua sudditanza ungherese. Non gli si perdonava di prender così nell'attuale Ministero comune un posto che avrebbe potuto spettare ad un ungherese. Invece Burian per quanto abbia appartenuto carriera diplomatica comune ed abbia soggiornato a lungo a Vienna come ministro comune delle finanze e e come ministro a latere è un puro ungherese ed è anzi considerato un uomo di stato quantunque si sia sempre tenuto alquanto appartato dalle lotte di partiti. Si crede che tenuto conto influenza grandissima di Tisza eserciti sul Sovrano, dèlla sua autorità indiscussa, con un ministro degli affari esteri ungherese, con un nuovo ministro a !etere che si vuole sarà scelto fra gli uomini più influenti (si parla di Khuen Hédervarj) influenza ungherese sarà certo grandissima se non addirittura predominante. Si comprende quindi soddisfazione generale, Quanto alla influenza dell'attuale mutamento sull'andamento politico estero i più credono che non ve ne sarà perché era già da tempo che Tisza ne aveva l'alto controllo. Certi ottimisti vogliono che con simile supremazia ung.herese non •si possa più parlare di •concessioni ai rumeni ma piuttosto di concessioni agli italiani d'Austria e di • avances • all'Italia. Certi pessimisti invece sono d'opinione precisamente contraria ritenendo che un ministro ungherese potrebbe fare concessioni a spese Ungheria che un austriaco non potrebbe fare. Stampa si mantiene corretta ma fredda verso il Conte Berchtold. Lo stesso uffido Pester Lloyd fa del Berchtold elogio che si può riassumere nelle parole gentiluomo e funzionario coscienzioso mentre parla di Burian come d'una forte e interessante personalità. Pester Lloyd dice pure che Berchtold aveva chiesto molte volte di essere dispensato dall'Ufficio e che è stato accon

tentato ora che vi è una certa calma neHe questioni estere. Giornali ministeriali e quello di Andrassy si esprimono analogamente. Giornali d'opposizione quarantottisti si esprimono severamente sul Conte Berchtold e augurano una politica estera :llutura che cambi sistemi antiquati diplomazia viennese e tenga maggior conto interessi ungheresi , .

644

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, SALANDRA (l)

L. P. Roma, 1 6 gennaio 1915.

La situazione oggi mi pare la seguente. La Germania incita l'Austria a ritentare l'impresa della Serbia, per poter così influire sulla Bulgaria e insieme trattenere la Rumenia dall'entrare in campo. La Bulgaria, ave vedesse avvicinarsi gli austriaci al proprio confine, passerebbe di certo dalla parte loro; e la Germania potrebbe così dar la mano alla Turchia e minacciare più seriamente gl'inglesi anche in E.gitto. D'altra parte i rumeni non si muoverebbero se temessero di essere attaccati di fianco dai bulgari. All'imperatore d'Austria e agli ungheresi, che ora dominano anche a Vie:nna, non parrebbe vero di poter dare una buona lezione ai serbi e rifarsi così della recente sconfitta.

Ma vi è un timore che trattiene t.utti: quello cioè che l'Italia profitti del momento in cui l'Austria è impegnata fortemente nell'impresa serba (la quale si inizierebbe verso la fine di gennaio o giù di lì) per entrare in campo contro la vicina, trascinando dietro di sé la Rumenia o trascinata da questa.La Germania aiuterebbe volentieri gli austriaci in Serbia, mandandovi quakhe corpo d'armata (probabilmente di bavaresi), ma non si fida di farlo finché non sia rassicurata sul contegno degl'italiani, perché se questi si muovessero quegli stessi bavaresi dovrebbero invece sostenere contro di noi le truppe austriache.

Di qui tutto l'impegno che mettono Biilow, gli ungheresi, e perfino lo stesso imperatore Guglielmo per disinteressare l'Italia con la promessa del Trentina; di ~ui pure le dimissioni di Berchtold e la fretta di venire ad una conclusione.

Biilow esclude in modo assoluto che si possa parlare di cessione di Trieste e tanto meno dell'Istria; ammette solo che negoziando del più o meno nel tracciare i confini del Trentino si possa rimediare o compensare· con qualche lieve rettifica del •confine verso l'Isonzo. Si raccomanda perché non chiediamo di più, e insiste sulla necessità di intavolare e avviare le trattative a Vienna.

Morale di tutto questo: dovremo venir presto ad una conclusione, precisando in primo luogo noi stessi per conto proprio qual'è il minimo di concessioni territoriali sul quale consentiamo di trattare seriamente e di impegnarci.

Io ho ammesso col Biilow che poteva essere opportuno intavolare le trattative a Vienna senza precisal.'ne fin da principio i limiti estremi; e così si

potrà andare avanti per qualche giorno; ma gli avvenimenti corrono veloci, e prima della fine di gennaio dovremo parlare chiaro e preciso.

Ho voluto richiamare su ciò la Tua attenzione perché Tu ci pensi. Sarebbe forse bene porre, fin da ora, chiaramente il problema dinanzi a Sua Maestà. Dobbiamo poi consultare altri uomini politici? La cosa non è priva di pericoli.

Macchio scrive acido intorno all'intonazione dei .giornali nei rispetti dell'Austria. Vorrebbe smentite e rettifiche. Avarna deve conferire domami con Buriéin sul grande tema (1).

(l) Da ACS, Carte Salandra. Ed. in SoNNINO, Carteggio, D. 99.

645

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO A BUCAREST, F ASCIOTTI

[D. R. 36]. Roma, 16 gennaio 1915.

In relazione al mio telegramma n. 4/1 (2) in data del 14 conente mi pregio inviare qui acclusa a V. S. Illustrissima la risposta che Sua Maestà il Re Nostro Augusto Sovrano ha diretto a S. M. il Re Ferdinando di Romania.

Nel pregare V. S. Illustrissima di voler far pervenire tale documento al Suo Alto destino...

ALLEGATO

VITTORIO EMANUELE III A FERDINANDO I DI ROMANIA (3)

[Roma,] 14 gennaio 1915.

C'est avec un gran plaisir que j'ai reçu Ta lettre en date du premier janvier (4), par laquelle Tu m'adresses des expressions si chaleureuses qui m'ont profondément touché; est c'est de tout mon coeur que je T'assure de l'identité de mes sentiments, qui correspondent si heureusement aux sentiments réciproques de nos deux pays, liés par tant de liens d'origine, de symphatie, d'intérets communs, et qui se trouvent maintenant dans une situation politique qui a tant d'analogies.

Tu as parfaitement saisi le sens des manifestations que le Baron Fasciotti, fidèle interprète de mon Gouvernement, a eu l'occasion de Te faire au cours de Ta dernière conversation avec lui (5).

Aussi est-ce avec une parfaite assurance que j'attends le moment le plus propice pour amplifier et préciser l'heureux accord du mois de septembre; et en attendant ce moment nos deux Gouvernements pourront, je l'espère, continuer à rester dans un contact intime de solidarité loyale et confiante, pour le bien commun de nos deux pays.

Je Te remercie vivement et affectueusement, aussi au nom de la Reine, des voeux si aimables que tu as bien voulu former pour le bonheur de ma fille nouveau-née.

J e saisis cette occasion pour réitérer mes voeux les plus sincères pour To1, La fteine, et les tiens, aussi bien que pour la prospérité et la grandeur de la Roumanie...

(l) -Vedi D. 648. (2) -Vedi D. 629. (3) -Ed. in ALDROVANDI MARESCOTTI, Nuovi ricordi, cit., pp. 196-197. (4) -Vedi D. 540. (5) -Vedi D. 515.
646

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 111/10. Pietrogrado, 17 gennaio 1915, ore 14,45 (per. ore 24).

Persona intima del Conte Witte mi ha detto, sotto vincolo di segreto, che il conte, d'accordo coi suoi amici politici, ha elaborato un programma massimo di esigenze territoriali della Russia in Turchia, secondo il quale sarebbe abbandonata idea della annessione delle due [parti dell'] Armenia e dello sbocco nel golfo di Alessandretta, sarebbe invece adottata una linea che, partendo dalla frontiera del Caucaso e passando a sud di Erzerum Erzinghian ed Angora, andrebbe a far capo al golfo di Edremid rimpetto a Metelino. Nella Turchia europea Russia dovrebbe acquistare tutto ciò che non sarà attribuito alla Bulgaria, ossia dalla linea Enos-Midia fino a ... (1) e compresi gli stretti. Nessuna isola fuorché nel Mar di Marmara sarebbe destinata alla Russia. Secondo il concetto di Witte, se Russia ottenesse siffatti acquisti territoriali, essa potrebbe rinunziare, dopo di ave·r cacciato i tedeschi dalla Polonia, ad ogni esigenza verso Germania, favorendo anzi l'annessione alla medesima di alcune :provincie austriache di popolazione quasi perfettamente tedesca.

Su questa base dovrebbe essere conclusa prontamente pace russo-germanica.

Ben altra sorte riserverebbe il conte ed amici all'Austria-Ungheria, la quale, giusta loro vedute, dovrebbe decomporsi in vari Stati fra cui primeggerebbe Ungheria con undici milioni di abitanti. Galizia e parte della Bucovina passerebbero alla Russia; la Transilvania e l'altra parte deUa Bucovina alla Romania; Trento e Tdeste e la metà occidentale dell'Istria all'Italia. Nel Nord sarebbe creato un regno di Boemia Moravia, e nel Sud uno Stato jugoslavo comprendente gli sloveni, la metà orientale dell'Istria, la Croazia Slavonia, la Dalmazia e parte della Bosnia. La Serbia acquisterebbe l'altra parte della Bosnia e Erzegovina. L'Austria con Vienna sarebbe ridotta a circa sei milioni di abitanti. Circa i mezzi per creare e mantenere tale stato di cose i rimaneggiatori dell'Austria-Ungheria non si sarebbero però pronunziati.

Sarebbe infine opinione di Witte che una pace fra Germania e Francia sia ottenibile più facilmente di cyuanto in generale si crede, Germania essendo disposta a suo parere a qualche transazione in Alsazia Lorena contro il ricupero delle sue colonie.

Il compimento di tutto questo piano è però ostacolato, secondo il Conte, dalle mire ambiziose dell'Inghilterra la quale non ammetterebbe la cessazione

delle ostilità se prima non fosse demolita la potenza navale e prostrato 11 commercio marittimo della Germania. Germania, Francia e Russia comincerebbero bensì ad avvedersi che il bilanciarsi delle loro forze, non può condurre che al loro esaurimento senza un definitivo risultato finale, ma le due ultime, e particolarmente la Russia, si lascerebbe trascinare a rimorchio da Londra, che fa loro balenare il miraggio di un completo trionfo e di una lunga pace dopo schiacciato il militarismo prussiano.

Nei vari colloQui coi suoi amici Conte Witte avrebbe sempre sostenuto non doversi fare assegnamento sull'entrata in azione dell'Italia che, a suo avviso, sarebbe convinta di poter raggiungere le sue mete senza fare guerra, [soltanto] con la presenza di un esercito e di un'armata in buon assetto e fresca nonché con l'abilità della sua diplomazia.

A quanto precede, e che prego V. E. voler considerare segreto, mi affretto a soggiungere che le idee del Conte Witte sulla pace non hanno eco attualmente in Russia e sono condivise soltanto dalle pochissime persone rimastegli fedeli che tuttora sperano nel ritorno del suo astro.

(l) Gruppo indecifrato.

647

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 16/16. Berlino, 17 gennaio 1915, ore 15,05 (per. ore 17,50).

Telegramma di V. E. gabinetto n. 6, riservato speC'iale (1).

L'interpretazione data da V. E. nel suo colloquio con Biilow agli scambi d'.idee intervenuto fra me e Zimmermann, circa il segreto, è rigorosamente esatta. Io dissi a Zimmermann (mio telegramma gabinetto 14) (2) che credevo potergli dare • la categorica assicurazione che sarebbe serbato il più assoluto segreto • circa esistenza e l'andamento dei negoziati. Ma in una conversazione precedente (mio telegramma gabinetto 9) (3) avevo ripetuto a Zimmermann ciò che avevo già detto a Hohenlohe • essere cioè indispensabile che all'opinione pubblica italiana potesse essere in qualche modo fatto presente quel minimo di vantaggi tangibili che fin d'ora verrebbero all'Italia assicurati •. E quando Zimmermann mi ha parlato del suo progetto di un trattato da rimanere segreto sino alla fine della guerra, ma coUa condizione che • si sarebbe subito pubblicato ed ugualmente annunziato che le due Poten:z:e si erano messe d'accordo sulla base di una rettificazione di frontiera concessa dall'Austria all'Italia • io mi limitai rispondere che • mi sarei affrettato riferire a V. E. le cose da lui dettemi •.

(l) -Vedi D. 640. (2) -Vedi D. 631. (3) -Vedi D. 607.
648

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

T. GAB. R. SP. 17/17. Vienna, 18 gennaio 1915, ore 3 (per. ore 10,40).

Telegramma di V. E. gab. s. n. l r. sp. (2). Nella conversazione avuta oggi (3) con questo Ministro degli Affari Esteri che si è protratt aper circa tre ore gli ho esposto i vari argomenti svolti da

V. E. al barone Macchio nel colloquio avuto con lui circa applicazione dell'articolo sette del trattato di alleanza.

Burian ha ricordato * innanzi tutto le conversazioni da me avute col conte Berchtold di cui ai miei teleg·rammi gabinetto nn. 137 e 144 riserva'ti speciali (4), aggiungendo * che teneva a dichiararmi nuovamente che ove Austria-Ungheria avesse fatto vera occupazione temporanea essa e·ra disposta a dare all'Italia i dovuti compensi contemplati dall'articolo suddetto.

Ha rilevato poi che non comprendeva come si potesse affermare che Austria-Ungheria aveva intentato guerra attuale con finaLità e direzione opposte agli interessi della politica italiana nella penisola balcanica, lo scopo che Austria-Ungheria si era prefisso nel muovere guerra alla Serbia era quello di tutelare gli interessi della Monarchia e per conseguenza lo statu quo esistente minacciato da quella potenza.

La guerra aveva quindi scopo difensivo e non aggressivo come Governo imperiale e reale aveva dichiarato a più riprese.

Ho fatto osservare al barone Burifm che noi eravamo interessati al mantenimento della indipendenza politica ed economica della Serbia e dell'equilibrio della penisola balcanica.

Era evidente come questa indipendenza e questo equilibrio fossero grave·mente minacciati dalla guerra attuale che per conseg.uenza non poteva esse·re da noi considerata che come contraria a,i nostri 'interessi nei Balcani.

Avendo Burian soggiunto che Austria-Ungheria non mirava affatto a modificare lo statu quo nei Balcani nè a fare acquisti territoriali in Serbia o altrove giacchè non era sua intenzione di aumentare la popolazione serba della Monarchia, ho osservato che indipendenza della Serbia e equilibrio dei Balcani non sarebbero stati minacciati soltanto da acquisti territoriali che AustriaUngheria avesse potuto fare in quel regno o altrove ma anche da qualsiasi vantaggio di influenza e preponderanza politiche come da vantaggi economici

o morali e di altra natura che si fosse assicurati che erano tutti contemplati dall'articolo settimo del Trattato.

Burian mi ha detto poi che era disposto a cooperare con V. E. per contribuire ad eliminare tra i due Paesi continui attriti e malintesi, per far riposare

mente in SONNINO, Carteggio, cit., D. 100. (2l Vedi D. 572.

relazioni reciproche sopra basi di simpatia e cordialità, e che era inoltre pronto a sottoscrivere alle parole da Lei dette a Macchio relative alla sterilità e inutilità di un'Alleanza che non fosse alimentata dall'amicizia.

Acce•nnando poi alla eventuale cessione di territori appartenenti attualmente alla Monarchia ha espresso la sua meraviglia che questione fosse posta sopra un terreno così delicato, questi territori essendo qui considerati come Erbland. Nel rilevare le gravi difficoltà che tale questione sollevata ha aggiunto che se domanda formulata dall'Italia fosse stata conosciuta nel pubblico, essa non avrebbe potuto non provocare la più viva opposizione in tutte le regioni della Monarchia. Ho osservato che una domanda alla quale egli aveva accennato non mi sembrava dovesse impedire di discutere amichevolmente la questione, prendendo come punto di partenza la supposizione che quella condizione pregiudiziale avrebbe potuto essere eliminata in seguito.

* Ma Buriim proseguendo ha rilevato che il trattato aveva per fine di garantire ai contraenti l'integrità territoriale propria, e premunirli contro pericoli che potevano minacciare territori stessi. Credeva che voler chiedere all'Austria-Ungheria la cessione di uno dei territori appartenenti alla Monarchia fosse contrario alle disposizioni del trattato. E ha aggiunto che a suo parere il compenso da attribuire da uno dei contraenti all'altro qualora procedesse ed acquisti territoriali nella regione dei Balcani dovesse essere ricercato in quella regione stessa secondo lo spirito del trattato.

Ho risposto che era vero che trattato garantiva inte·grità del territorio dei contraenti ma questa garanzia riguardava il caso in ·cui territori di uno di essi fossero stati attaccati senza provocazione diretta da una terza potenza, ciò che imponeva obbligo all'altro contraente di venire in aiuto con tutte le· sue forze. Ma nel caso presente non mi sembrava si potesse invocare tale garanzia spontanea che uno dei contraenti avrebbe fatto all'altro di territori che gli appartenevano basandosi sulle stipulazioni dell'articolo settimo del trattato. D'altra parte l'articolo settimo parlava bensì di modificazioni nei Balcani come del motivo di trattare dei compensi, ma ciò non implicava affatto che questi dovessero essere ricercati esclusivamente nei Balcani.

Del resto non vi era nell'articolo settimo o in altro articolo del trattato, alcuna espressione che venisse a confermare tale affel'mazione. A tale proposito ho creduto ricordargli che Conte Aehrenthal non mi aveva mai manifestato tale opinione in occasione dei negoziati per l'accordo segreto del 1909, relativo ai compenS'l da attribuirsi alntalia nel caso in cui l'Austria-Ungheria avesse occupato il Sangaccato di Novi Bazar. Anzi 1in tale occasione egli miÌ aveva detrto che ove tale occupazione fosse avvenuta, l'Italia avrebbe potuto procedere dal canto suo all'occupazione di altri territori s'ltua.ti in altra parte del territorio ottomano e con ciò egli alludeva alla Tripolitania. Alle osservazioni di Burian, che ogni patto doveva essere fondato sul principio del do ut des e che il patto stesso doveva dipendere dai risultati finali della guerra, ho 11isposto esponendo argomenti stessi addotti da V. E. al barone Macchio. * Avendo Burian rilevato che cessione di territori da noi richiesti avrebbe potuto costituire un precedente in una Monarchia come l'austro-ungarica, gli ho spiegato come dii. distacco di pochi italiani sudditi austriaci non poteva costituire un precedente pevicoloso per la Monarchia e a tale proposito gli ho svolto gli altri argomenti contenuti nel telegramma suddetto di V. E. Nel parlare poi della nostra occupazione delle isole del Dodecaneso e di Valona, Burilin ha osservato che per queste occupazioni si avrebbe potuto invocare l'articolo settimo de[ trattato e ha alluso alla sfuggita ad una ulteriore espanS'ione per parte nostra dell'occupazione in Valona.

Ho risposto che non mi sembrava si potesse invocare articolo suddetto per quella occupazione. Era noto come fosse avvenuta occupazione del Dodecaneso. Quanto a quella di Valona essa era stata motivata dallo stato di disordine ·che regnava in Albania e mirava a tutelare le deliberazi,oni della riunione di Londra, ItaLia essendo la sola Potenza che non fosse implicata nella guerra.

Del resto gli sforzi del R. Governo erano diretti a conservare per il momento per quanto è possibile lo statu quo in Albani'a in attesa delle deliberaz;ioni finali che sarebbero prese al riguardo dall'Europa al termine della guerra. Ho aggiunto che Albania non aveva per noi che ~interesse negativo quello cioè di impedir'e che quache altra potenza vi andasse e che quella regione non aveva per l'Italia alcuna attrattiva. Noi non avevamo alcun desiderio di essere presi forzatamente nell'ingranagg,io delle questioni interne balcaniche e trovarei durevolmete in conflitto colla Serbia o altra potenza balcanica. Non dubitavo che Barone Maechio gli avesse rappresentato quale fosse in reaLtà la situazione in Italia. La maggioranza del paese voleva la neutralità ed era decisa a sosteneve il Governo ma colla presupposizdone di ottenere qualche soddisfazione per le aspirazioni nazional:L * Dalla soluzione di tale questione dipendeva la sorte non solo del Ministero ma anche quella delle nostre istituzioni. *

Non si doveva dimenticare che Monarchia da noi traeva la sua forza specialmente dalla rappresentanza del sentimento nazionale. Era perciò che il R. Governo aveva portato questione del compenso sulle rewioni verso le qua1i era rivolto il sentimento popolare nazionalista per poterne trarre la forza necessaria al fine di prendere e mantenere gli eventuali impegni diplomatici. Ho ricordato quindi a Burian quanto egli mi aveva dichiarato nella prima visita fatta (1), che egli si sarebbe C'ioè adoperato perché l'alleanza ·avesse potuto sussistere anche in avvenire. Ma per potere raggiungere lo scopo bisognava dare alla Alleanza, siccome avevo già fatto osservare, ciò che le mancava attualmente, cioè la perfetta cordialità reciproca e porre le cose sopra una base sicura e costante ed a ciò mirava V. E. col portare questione dei compensi sul terreno da me indicatogli. Al che Burian ha replicato che riconosceva che lo scopo era amichevole e ne era grato a V. E. ma non poteva che ricordarmi quanto mi aveva detto al riguardo.

Per ultimo Burian ha osservato che non comprendeva come l'Italia nella sua qualità di potenza neutrale non potesse accettare una discussione circa i compensi riflettenti territori posseduti da altri Stati belligeranti, mentre chiedeva a titolo di compenso la cessione di territori appartenenti all'AustriaUngheria che era pure uno Stato belligerante Non gli sembrava che si potesse

chiedere all'Austria-Ungheria ciò che non si credeva domandare alle altre Potenze che erano al pari di essa belligeranti Mi ha interessato perciò a pregare V. E. di meglio spiegare il suo pensiero al riguardo.

Burian ha concluso dicendo, che avrebbe studiato meglio la questione di cui lo aveva intrattenuto, e consultato più attentamente i termini dell'articolo sette del Trattato, che non aveva presente, e che era disposo a discutere meco amichevolmente questione stessa esaminando le idee e le proposte che venissero emesse al riguardo.

* Ha aggiunto che gli sembrava però che sarebbe opportuno che le discussioni avessero luogo piuttosto a Vienna che a Roma, ove beninteso V. E. non vi avesse obiezioni, per impedire così che il filo delle nostre conversazioni potesse essere interrotto.

Quantunque Burian si era espresso meco nei ,termini più amichevoli, mostrandosi animato dalle migliori disposizioni e sinceramente desideroso di arrivare ad un accordo, non posso tuttavia nascondere all'E. V. che dal modo con cui egli mi ha parlato ho potuto comprendere che gravi difficoltà si frappongono tuttora al conseguimento dell'accordo stesso tale quale noi lo desideriamo. *

(l) Ed. in LV 108, cit., D. 12, con soppressione delle parti tra asterischi ,e, integral

(3) -17 gennaio. (4) -Vedi DD. 371 e 434.

(l) Vedi D. 635.

649

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, BOLLATI, A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, A VIENNA, AVARNA E AL MINISTRO A NISH, SQUITTI

T. GAB. 50. Roma, 18 gennaio 1915, ore 17.

(Per tutti meno Nish) R. Ministro a Belgrado telegrafa quanto segue: • Ho saputo da Jovanovitch che Essad Pascià fa continuamente appello alla Serbia per essere aiutato contro gli insorti che minacciano sopraffarlo. Governo serbo teme che i nemici di Essad sostenuti dai giovani turchi e dall'Austria possano riuscire vittoriosi e voltarsi poi con le loro forze contro la Serbia. Vorrebbe perciò sapere dall'Italia che cosa intende fare in tale eventualità se cioè agire d'accordo con la Serbia oppure lasciare prendere a questa le misure necessarie per premunirsi efficacemente contro i pericoli che la sovrastano. Il sostituto di Pasic continuò come segue: • Situazione in Albania è grave, nel senso che imperando colà arbitrio ed anarchia fra cui si prepara una aggressione alla Serbia questa deve provvedere alla propria sicurezza e non lasciarsi sorprendere dagli avvenimenti Se Italia non desidera intervenire· nelle faccende albanesi oltre Valona di concerto Serbia bisogna che riconosca diritti della Serbia di difendersi da un'Albania non già quale le deliberazioni di Londra l'avevano concepito ma Quale i fatti la hanno creato vale a dire un pericolo permanente ed una base d'operazione ostile contro i vic'ini.

Nessuna disposizione concreta è stata ancora presa qui riguardo ad un intervento in Albania ma si tenga presenrte ... (1). Se la Serbia sarà attaccata risponderà con la invasione del territorio albanese senza ascoltare [preventivamente] consigli di alcuno ed è probabile che darà al nemico una dura lezione occupando poi il territorio che crederà forse anche fino a Durazzo. Ma prima di un attacco diretto e come misura di precauzione .potrebbe darsi che il Governo serbo non rimanesse più oltre estraneo alla lotta tra Essad ed i suoi avversari • (telegramma in arrivo n. 487/2).

Ho risposto a Squitti come segue:

(Per tutti) R. Governo non ha alcun motivo per mutare il suo atteggiamento rispe·tto all'Albania nè modificare i consigli di astensione che egli ha dato finora a tale proposito alla Serbia (2).

650

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 112/7. Atene, 18 gennaio 1915, ore 20 (per. ore 6 del 19).

Telegramma di V. E. n. 43 (3).

Venizelos ringrazia vivamente V. E. del suo cortese messa.ggio. Esprime di nuovo la speranza che se l'Albania non potrà ricostituirsi sulle antiche basi il Governo italiano nel regolamento finale vorrà tener conto delle aspirazioni della Grecia.

651

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 114/8. Atene, 18 gennaio 1915, ore 20 (per. ore 2 del 19).

Telegramma di V. E. Gabinetto n. 44/13 (4).

Venize1os mi ha detto che richieste della Romania alla Grecia per concessioni territoriali della Grecia alla Bulgaria fatte già da qualche tempo in forma del tutto amichevole anzi per intermediari di persone non ufficiali. Avendo egli ripetuto il proprio punto di vista, che la Grecia non si trovava nella possibilità di fare concessioni nè a Cavalla, citta essenzialmente greca, nè a Vodina indispensabile per la difesa di Salonicco, Romania non ha più insistito e Veni

zelos non •ritiene che insisterà.

39 -Documenti diplomatici -Serle V -Vol. II

Circa telegramma di Bratianu a Venizelos e circa spiegazioni qui date circa asserito accordo bulgaro particolareggiate incfo.rmazioni [invio] con mio rapporto di oggi n. 23 (1).

(l) -Gruppi indecifrati. (2) -Non risulta che Squittì abbia risposto a questo telegramma. (3) -Vedi D. 614. (4) -Vedi D. 603, p. 494, nota 2.
652

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 113/17. Berlino, 18 gennaio 1915, ore 21,40 (per. ore 8 del 19).

Telegramma di V. E. n. 46 (2).

Da indagini in via riservata mi risulterebbe che non solo il Governo germanico non avrebbe accordato alla Grecia il permesso di occupare l'Albania fino oltre Berat, ma che il Governo ellenico non avrebbe nemmeno mosso qui alcun passo a questo scopo.

Questo Ministro di Grecia è del Testo da due settimane indisposto e assente da Berlino. Proseguirò in ogni modo le indagini e riferirò ulteriormente se del caso.

653

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 18/18. Berlino, 18 gennaio 1915, ore 21,40 (per. ore 5 del 19).

Telegrammi di V. E. gabinetto n. 5 e 6 riservato speciale (3).

Zimmermann mi confermava stamane in via strettamente confidenziale la notizia che il principe Wedel già Ambasciatore a Roma ed a Vienna e Governatore dell'Alzazia e Lorena si era recato a Vienna con speciale precisa missione di condurre l'Imperatore e il Governo austro-ungarico a consentire alle concessioni richieste dall'Italia Wedel non aveva finora nulla riferito al dipartimento degli Affari Esteri ma Zimmermann supponeva che l'avesse fatto direttamente al quartiere generale dell'Imperatore di Germania. Era invece giunto ieri un telegram:na di Tschyrschky il quale diceva che tanto Burian quanto Avarna avevano mostrato di aver reciprocamente ricevuto buone impressioni dal loro primo colloquio.

Io profittai dell'occasione per chiarire con Zimmermann il malinteso circa la que~tione del segreto. Egli mi disse che, malinteso a parte, dove·va insistere di nuovo sulla necessità di non pubblicare senz'altro il risultato eventuale dei negoziati fra Italia e Austria. Voi dovete comprendere, soggiungeva, quanto

sia difficile ad uno Stato che ha affrontato una guerra per mantenere l'integrità del suo territorio, l'annunziare che si è spogliato volontariamente di una provincia, che da tanti secoli gli appartiene: Vi è opinione pubblica anche nella Monarchia, e questa non potrebbe ammettere, mentre che la guerra dura, un sacrificio così penoso per la dignità e la situazione di grande potenza dello Stato.

l 1

Replicai che l'impressione nell'opinione pubblica austro-ungarica sarebbe la stessa anche se si fosse semplicemente annunziato, come Zimmermann proponeva, una rettificazione di confine [dalla quale] si poteva anche supporre di peggio. Che d'altra parte un annunzio come quello sarebbe stato per la opinione pubblica italiana da un lato asso·lutamente insufficente e dall'altro pericoloso: perché potendo esso dar luogo ad ogni sorta di supposiztoni quando la realtà venisse poi ad essere conosciuta sarebbe subentrata una delusione tale da avere le più funeste conseguenze.

Era dunque indispensabile dar modo al R. Governo di assicurarsi una forte presa sul sentimento del popolo italiano.

Zimmermann ripeté pure le esortazioni rivolte a V. E. da Biilow sulla necessità di mantenere in limiti moderati le nostre domande, raccomandando di non • tirare la corda •.

Disse che il Governo germanico aveva preso riservatissimamente le parti del R. Governo esercitando una forte pressione sul Governo austro-ungarico per indurlo a risoluzioni cui certamente questi non poteva facilmente piegarsi. Il Governo germanico si era determinato a ciò allo scopo mantenere non soltanto durante attuale eccezionale momento ma anche per l'avvenire, quella cordialità di relazioni fra le tre potenze che costituisce un interesse capita·le per la Germania. Risposi che appunto per raggiungere questo scopo occorreva togliere di mezzo tutte quelle questioni che finché rimangono insolute rappresenteranno sempre un gravissimo ostacolo per i rapporti fra Italia e l'Austria.

(l) -Non pubblicato. (2) -Vedi D. 633. (3) -Vedi DD. 632 e 640.
654

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, SALANDRA (l)

L. P. Roma, 19 gennaio 1915.

Leggi le due accluse carte riservatissime. Vengono da diversa fontli, ma parlano evidentemente della stessa conversazione. Chi avrebbe date queste notizie sulle opinioni e sullo stato d'animo dell'imperatore Francesco Giuseppe è un grande austriacante, e persona bene informata.

A voce ti dirò altri dettagli. Ti prego restituirmi poi queste carte di cui non ho copia. Avrei piacere di vederti per conferire sulla situazione estera, ma Ti so schiacciato dal lavoro.

ll) Da ACS, Carte Sa!.andra, ed. in SoNNINo, Carteggio, cit., D. 101.

655

IL MINISTRO A NISH, SQUITTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 118/26. Nish, 19 gennaio 1915, ore 18 (per. ore 22,20).

Telegramma di V. E. Gabinetto n. 44 (1).

Ristich arrivato l'altro giorno da Bucarest ha parlato con Pasic nel senso desiderato da Bratianu, e ne ha avuto la sola unica risposta che poteva avere. Serbia non intende cambiare menomamente attitudine riguardo cessione di territori alla Bulgaria. A questo proposito confermo il mio telegramma n. 8 (2) in tutto ed in ogni sua parte. Quanto Ministro di Romania a Belgrado egli è meco pienamente d'accordo sulle disposizioni della Serbia nella questione di cui si tratta e non dubito che nello stesso senso abbia informato suo Governo.

I bulgari si devono persuadere che vane riusciranno le loro manovre tendenti ad ottenere e senza alcun sacrificio da parte loro, dei vantaggi territoriali dalla Serbia. [Se credono] di esimersi da un doveroso... (3) per essi si preparano amare delusioni (4).

656

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 119/11. Pietrogrado, 19 gennaio 1915, ore 21,40 (per. ore 21,40 del 20).

Telegramma di V. E. n. 46 (5).

Gulkevitch mi ha dichiarato che nessun passo è stato fatto dalla Grecia

presso Governo russo per ottenere permesso di occupare Albania fino oltre

Berat.

Da parte sua questo Ministro di Grecia ha, a parecchie riprese, affermato che aspirazioni territoriali elleniche corrispondono sempre a moventi di carattere etnico e che non esistendo che scarsissimi gruppi greci o ellenicizzati a nord dei sangiaccati di Koritza e di Argirocastro, la Grecia non ha mai pensato a oltrepassare la linea della sua attuale occupazione provvisoria. Di queste dichiarazioni ho intrattenuto Gulkevitch dicendogli che esse concordavano con quelle fatteci da Venizelos, e rilevando che esse si troverebbero in assoluto contrasto con un'eventuale domanda della Grecia di procedere oltre linea suddetta.

Aderendo poi al mio suggerimento Gulkevitch mi ha promesso di telegrafare ad Atene che Governo ftUSSP non crede alla voce di una possibile

avanzata greca verso Berat, ma tiene a far conoscere per ogni buon fine che esso la disapproverebbe. Gulkevitch mi ha altresì assicurato che Governo russo avrebbe comunicato telegraficamente questo suo modo di vedere a Parigi e a Londra.

Da confidenze avute al tempo del nostro sbarco a Valona e successivo arrivo nave a Durazzo, mi è risultato che Grecia ha nutrito per alcuni giorni il pensiero che l'Italia volesse porre la mano su alcuni centri della costa, per conservarli quali pegni da scambiare più tardi con altri contro-valori. Può darsi che in quell'occasione qualche uomo politico greco abbia espresso velleità per analoga assunzione di pegni da parte Grecia al nord dei due predetti sangiaccati. Ad ogni modo, se queste velleità sono esistite, esse debbono essere state dileguate dalle categoriche dichiarazioni del R. Governo interpretanti sua azione e sue intenzioni verso Albania nel presente stato di cose.

A proposito di quelle mi è stato detto all'Ambasciata inglese che esse non potevano essere più esplicite né più appropriate alle circostanze (1).

(l) -Vedi D. 603, nota l. (2) -Vedi D. 566. (3) -Gruppo indecifrato. (4) -Ritrasmesso a Londra, Parigi, Pietrogrado, Sofia, Atene e Bucarest con t. gab. 53 del 20 gennaio, ore 17,20. (5) -Vedi D. 633.
657

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 117/19. Vienna, 19 gennaio 1915, ore 22,05 (per. ore 3 del 20).

Telegramma di V. E. n. 46 (2).

Mi risulta in via confidenziale che Grecia non avrebbe sino ad ora fatto presso Governo austro-ungarico alcun passo per ottenere da esso il permesso di occupare Albania fino oltre Berat.

Mi risulta pure che a questo Ministero degli Affari Esteri si è avuto sentore delle aperture fatte in senso analogo da Venizelos col R. Ministro in Atene (telegramma di V. E. Gabinetto n. 12) (3) e della risposta datagli dal Conte De Bosdari, nel senso di sconsigliare alla Grecia una estensione della sua occupazione, contraria alle deliberazioni della riunione di Londra (4).

658

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 116/10. Londra, 19 gennaio 1915. ore 22.55 (per. ore 4,30 del 20).

Telegrammi di V. E. gab. 31, 46 (5). Tyrrel mi assicurò ieri nel modo più assoluto che informazione di ·cui ai predetti telegrammi non avevano alcun fondamento, nessun affidamento es

t. -gab. 52 del 20 gennaio, ore 22.

sendo stato dato alla Grecia e Serbia e nessun recente scambio di idee avendo avuto al riguardo.

lo non ho alcun motivo di dubitare della sincedtà di Tyrrell, ma naturalmente non posso prendere atto sue dichiarazioni che hanno carattere strettamente amichevole e privato. Se Quindi V. E. desidera assi.curazioni più precise non po·tred ottenerle che da Grey .e sarò grato pertanto autorizzarmi eventualmente a parlare con lui (1). In tesi generale a me sembrerebbe poco verosimile che in questioni che così precipuamente ci interessano Triplice Intesa segua al momento presente una linea di condotta di natura a provocare nostro giusto risentimento. Questa è beninteso semplice impressione mia.

Prego V. E. scusare ritardo mia risposta, ma ieri soltanto fui autorizzato dal medico ad uscire da casa (2).

(l) -Ritrasmesso a Vienna, Berlino, Parigi, Londra, Atene, Durazzo e Valona con t. gab. 52 del 20 gennaio, ore 22. (2) -Vedi D. 633. (3) -Vedi D. 544. (4) -Ritrasmesso a Berlino, Pietrogrado, Parigi, Londra, Atene, Durazzo e Valona con (5) -Vedi DD. 583 e 633.
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L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 19/18. Vienna, 19 gennaio 1915, ore 23 (per. ore 3,55 del 20).

Principe Wedel che conosco da oltre venticinque anni giunto qui ieri l'altro sera fu ricevuto ieri in udienza privata da Sua Maestà l'Imperatore.

Egli venne da me ieri stesso ed è tornato a vedermi oggi. Mi ha detto che aveva intrattenuto Imperatore della questione della cessione del Trentina all'Italia, e che Sua Maestà, che era stato prevenuto dello scopo della visita non si era mostrato sorpreso che egli avesse toccato un argomento cosi delicato, ma avevagli fatto conoscere impossibilità di addivenire alla cessione di una provincia che era un Erbland della Corona e le eu~ popolazioni erano state sempre suoi fedeli sudditi.

Principe Wedel ha osservato che si comprendeva che Imperatore non si fosse mostrato fino dal primo momento disposto a entrare in tale ordine di idee a cagione delle conseguenze che la cessione della provincia suddetta avrebbe potuto avere, non solo per la dignità e prestigio della Corona, ma anche per l'impressione che sarebbe per produrre tra la popolazione della Monarchia. Ha aggiunto che bisognava quindi aspettare di vedere il risultato delle influenze che si sarebbero esercitate sull'Imperatore dalle persone che lo avvicinavano, e che erano ascoltate da Sua Maestà, e ha citato a tale proposito il generale Bolfras, il principe Montenuovo, il conte Tisza e il barone Burian. Credeva però che Tisza non fosse molto favorevole alla cessione in discorso. Egli non era del tutto ottimista ma neppure pessimista e riteneva che noi avremmo dovuto evitare di brusquer pel momento la situazione col precipitare troppo le cose e procedere arrivare forse a definire la questione.

• V. E. può intrattenere Grey circa il presunto permesso concesso alla Grecia dalle Potenze della Triplice Intesa perché la Grecia occupi l'Albania fino a Berat ed oltre>.

t. -gab. 52 del 20 gennaio, ore 22.

Intanto conveniva che R. Governo procurasse di stabilire il territorio preciso costituente il Trentina che noi desideravamo ottenere.

Ho creduto far notare al principe Wedel che nello scambio di idee col conte Berchtold e nel recente colloquio col barone Buri{tn (l) circa applicazione articolo sette della Triplice Alleanza io non avevo fatto alcun cenno speciale al Trentina o altra provincia italiana dell'Austria-Ungheria. Ma il Wedel proseguendo ha rilevato che la cessione di territori compresi nell'antico principato ecclesiastico di Trento che fu aggregato nel 1803 all'Austria-Ungheria, avrebbe potuto conseguirsi più facilmente di quella del Trentina tale quale fu costituito in occasione della formazione del Regno italico-napoleonico, perché Bolzano e specialmente la regione di Merano ab'itate da popolazioni tedesche. Inoltre era necessario che R. Governo facesse conoscere quali concessioni era sua intenzione di accordare all'Austria-Ungheria, ove la cessoine suddetta fosse avvenuta. Doveva però prevenirmi che se noi avessimo esteso le nostre domande ad altri territori della Monarchia queste, a suo parere, non sarebbero state accolte. E nell'accennare a tale proposito a Trieste mi ha detto che sua eventuale cessione sarebbe stata impossibile perché si verrebbe a privare la Monarchia del suo polmone.

Del resto Germania vi si sarebbe opposta dal canto suo in modo assoluto essendo essa interessata a che quel porto rimanesse in possesso dell'AustriaUngheria a cui era necessario per la sua esistenza. Principe Wedel mi ha informato da ultimo di avere veduto ieri Burian che si era espresso con lui presso a poco nello stesso senso che con me.

Wedel lascia questa sera Vienna per rientrare a Berlino.

(l) Su questo punto Sonnino rispose subito con t. gab. 54/23 del 20 gennaio, ore 19,05:

(2) -Ritrasmesso a Vienna, Berlino, Pietrogrado, Parigi, Atene, Durazzo e Valona con
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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, SALANDRA, A LMINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (2)

L. P. Roma~ 20 gennaio 1915.

Ti restituisco le due conversazioni, che, in fondo, sono identiche (3). Tutto sta che vengano da fonte seria: se sì, sono molto interessanti.

D'Atri, che ti porta la presente, viene per concordare il comunicato che occorre far alla stampa, avendo il Messaggero pubblicata la notizia dello sfregio alla targa del consolato germanico e dei conseguenti provvedimenti disciplinari a carico dei funzionari di P. S.

È bene farlo subito perché la cosa non s'ingrossi nei giornali.

Dovrebbe risultare che i'l provvedimento fu preso da me immediatamente, dietro rapporto telegrafico del prefetto di Genova, e prima che il console di Germania presentasse la sua rimostranza del resto in forma amichevole.

Vedrai i telegrammi del prefetto di Genova ed anche H telegramma del console a Biilow.

Questi venne da me ier sera. Nulla disse dell'incidente di Genova; né io gliene feci parola. Ripetette presso a poco le solite cose. Io misi il discorso sulle voci di pace separata. Egli ne escluse la possibilità.

Arrivederci oggi pel Consiglio. Bisognerà annunziare grossi provvedimenti per l'Abruzzo, dove la contestazione del disastro diventa ogni giorno più paurosa.

(l) -Vedi DD. 371, 434 e 648. (2) -Da Archivio Sonnino, Montespertoli. Ed. in SoNNINO, Carteggio, cit., D. 102. 13) Vedi D. 654. I due allegati non sono stati rinvenuti.
661

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA,

T. 289. Roma, 20 gennaio 1915, ore 11.

Seguitano a circolare con insistenza voci di pace dell'Austria-Ungheria. Prego iiJJtensificare indagini per riferirmi ogni giudizio in proposito (1).

662

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 122/12. Pietrogrado, 20 gennaio 1915, ore 13,40 (per. ore 21,35).

Telegramma di V. E. gabinetto n. 50 (2).

Essendomi stato confidenzialmente riferito che fra le posizioni strategiche alla cui occupazione Serbia vorrebbe procedere per premunirsi contro bande si troverebbe Elbassan, mi sono affrettato intrattenere di questa eventualità Gulkeevich al quale ho detto: l o che posizione Elbassan a piede dei monti e dominante soltanto la valle dello Scumbi, non poteva avere valore strategico se non per chi intendesse invadere quella valle e non già difendersi da incursioni; 2° che la presa di quella città prettamente albanese scatenerebbe agi,tazione popolare in tutta l'Albania centrale e provocherebbe ~conflitti nei quali Serbia dovrebbe impegnare considerevoli contingenti; 3° che siffatta occupazione non potrebbe essere ben Vlista da noi che propugniamo osservanza dei deliberati di Londra, e non favorirebbe certamente politica di buona armonia italo-serba.

Gulcheevich mi ha risposto che ignorava quali fossero i punti strategici che Serbia intendeva provvisoriamente occupare per difendersi dalle bande, che il Governo 11usso aveva già fatto pervenire consigli di Umitare al puro necessario difensiva le sue mi,sure sulla frontier,a (mio telegramma n. 54) (3). e che ora di fronte ai pericoli che io gli segnalavo avrebbe rinnovato quei consigli a Belgrado con particolare menzione per Elbassan.

(l) -Per la risposta vedi D. 665. (2) -Vedi D. 649. (3) -Con T. 558/54 del 19 gennaio, Carlotti aveva riferito: • Mi consta che questo governo ha fatto pervenire a Nish consigli di limitare occupazione provvisoria di qualche puntostrategico su frontiera albanese allo stretto necessario per difesa contro bande e di evitare con la maggior cura dispersione forze da quel lato •·
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L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 123/19. Berlino, 20 gennaio 1915, ore 15,45 (per. ore l del 21).

Telegramma d'i V. E. gabinetto n. 42 (1).

Spedirò fra breve sulla base di materiale che sto raccogliendo un rapporto più particolareggiato (2) in risposta ai quesirt;i PQsUmi da V. E. Come risultato complessivo di informazioni attinte a fonti degne di fede e diverse posso dire fin d'ora: l 0 ) che le misure adottate dall'Inghilterra (la Francia poco o nulla conta) hanno reso impossibile qualsiasi comunicazdone fra la Germania e le sue colonie e quasi completamente annientato hl commercio mondiale e transoceanico tedesco fatta eccezioni di quello coll'America del Nord, verso la quale si verifica ancora una discreta esPQrtazione sotto bandiera neutrale; 2°) che ciò malgrado la situazione finanziaria propriamente detta della Germania è relativamente favorevole e tale da assicurarle forza di resistenza per lungo tempo; 3°) che l'impossibilità di introdurre dall'estero i materiali occorrenti ha naturalmente influito anche sulle munizioni, per le quali si teme specialmente la mancanza del rame. Si afferma però da ogni parte e nel modo prù reciso che sotto questo aspetto si troverà mezzo sicuro di provvedere, qualunque possa essere la durata della guerra; 4°) che invece la situazione è assai meno soddisfacente per quanto concerne le vettovaglie facendosi soprattutto già sentire la scarsità di approvviggionamento del grano e di altri generi di necessità quali uova e caffé: fin d'ora sono stati presi provvedimenti restrittivi per la distribuzione e il consumo di taluni al'ticoli, e altl'i se ne prevedono.

Si pretende tuttavia che coll'adozione di un regime, progressivamente più severo, di economi'a e di risparmio la resistenza della Germania sarà a questo riguardo assicurata.

664

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 20/[20]. Vienna, 20 gennaio 1915, ore 21,15 (per. ore 23,45).

Da persona colla quale sono legato da antichi vincoli d'amicizia e che è in contatto continuo coll'Arciduca Ereditario, mi è stato riferito in via personale che la missione del principe Wedel (3) non sarbbe stata vista di molto buon occhio da questa Corte Imperiale e Reale.

Si considera infatti che se l'Imperatore finisse per decidersi a fare all'Italia la cessione di territori appartenenti alla Monarchia, questa cessione dovrebbe apparire come un atto spontaneo di Sua Maestà, e non già come il risultato di una pressione esercitata su di lui dalla Germania e ciò non solamente in vista delle future relazioni coll'Italia, ma anche e soprattutto per salvaguardare la dignità del Sovrano ed il suo prestigio di fronte all'estero ed alle popolazioni della Monarchia.

Per cui si ritiene che la missione del Principe Wedel sia stato poco opportuna perché atta a ferire le suscettibi'lità dell'Imperatore e si teme che possa se non compromettere il negoziato in corso, ritardarne forse in parte la conclusione.

(l) -Vedi D. 602. (2) -Vedi D. 796. (3) -Vedi D. 659.
665

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 592/71. Vienna, 20 gennaio 1915, ore 21,20 (per. ore 23,30).

Telegramma di V. E. n. 289 (1). Mi risulta che la tendenza ad indurre Imperatore a fare una pace separata colla Russia esiste realmente in taluni circoli dell'alta aristocrazia e specialmente in quelli polacchi. Da fonte autorevolissima mi viene riferito però che S. M. l'Imperatore avrebbe durante udienza accordata di recente al Principe Wedel dichiarato a quest'ultimo ripetutamente che egli non aveva affatto intenzione di concludere una pace separata dalla Germania. Quantunque non vi possa essere alcun dubbio sulla lealtà dell'Imperatore e sulle intenzioni dopo la dichiarazione fatta al Principe Wedel, assicuro V. E. che non mancherò da parte mia di intensificare le indagini e riferirle ogni indizio in proposito.

666

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO,

T. GAB. 120/13. Londra, 20 gennaio 1915, ore 22,35 (per. ore 4,30 del 21).

Mi viene riferita da fonte attenedibile che, auspice Steed, il noto Supilo è stato ricevuto da Grey e da Asquith. Ebbe accoglienza molto cordiale. Lasciò a quanto pare favorevole impressione.

(l) Vedi D. 661.

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L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI (l)

L. P. Vienna, 20 gennaio 1915.

Grazie della tua buona lettera del 12 corrente (2).

Le notizie datemi da Martin Franklin sono ormai smentite dal tenore dei vari telegrammi che ho ricevuto da Sonnino e dalle notizie che mi pervengono dall'Italia.

Quanto aHa pretesa conversione di Giolitti al partito della neutralità ed al mutamento di linguaggio della stampa, non mi sembra ch'esse debbano essere interpetate nel senso che quel giornale e Giolitti stesso vogliono mantenere la neutralità assoluta fino al termine della guerra.

Credo invece ch'essi mirino a non fare precipitare le cose, come desidererebbe il partito d'azione per vedere se dai negoziati in corso si possa ottenere dall'Austria-Ungheria qualche concessione alle aspirazioni nazionali. Ma se queste non approdassero, essi sarebbero concordi col governo per muovere guerra all'Austria-Ungheria.

Le cose qui non vanno bene e non fanno prevedere per ora almeno che il governo I. e R. sia disposto ad una cessione qualsiasi di territorio in nostro favore. Il primo colloquio da me avuto con Burian (3) che non dubito ti sarà stato comunicato, lo dimostra chiaramente.

Forse dal modo col quale Burian si espresse meco si potrebbe supporre ch'egli abbia voluto, per tattica, fare apparire dapprima come impossibile o quasi la conclusione d'un accordo sulla base da noi desiderata per cercare di conoscere intanto le nostre intenzioni circa le concessioni che faremmo all'Austria-Ungheria ed ottenere possibilmente serie garanzie in contraccambio della cessione che ci verrebbe fatta.

D'altra parte il risultato della missione di Wedel (4), ritornato ieri sera a Berlino, non è affatto soddisfacente e non dà a sperare per ora sulle disposizioni favorevoli dell'Imperatore.

Egli mi disse che non era ottimista, ma neppure pessimista e non escludeva che la questione potesse essere forse definita, a seconda dei nostri desideri, se seguissimo il modus procedendi che ti indicai neLla mia ultima (5) evitanto, cioè, di • bl"\usquer • la situazione col precipitare le cose.

Finora Sonnino non ha risposto al mio telegramma del quale non credo sarà stato soddisfatto, per cui lo scambio di idee è per ora sospeso. Ma è necessario di riprenderlo al più presto, perché non è lontana la riapertura della Camera .

Temo però che se qui continuassero a tentennare e non si decidessero a mostrarsi meno intransigenti Sonnino sarebbe capace di mandare a monte tutto.

Mi sembra naturale che qui non si voglia cambiare per ora atteggiamento prima di sapere se l'Italia s'impegnerebbe a mantenere una neutralità assoluta e benevola fino alla fine della guerra e a dare all'Austria-Ungheria mano libera nei Balcani.

Dubito che da noi si sia disposti a prendere impegni simili.

Il certo si è che se da noi si vuole sinceramente addivenire ad un accordo, urge che si parli facendo conoscere le nostre intenzioni, che finora non abbiamo comunicato al Governo I. e R.

Ma da noi non si può ignorare che l'accordo è impossibile, perché l'Austria-Ungheria non potrebbe mai accettare di soddisfare le nostre pretese esagerate, che comprendono pure Trieste, a quanto Sonnino disse a Btilow (1). E ad una cessione di Trieste si opporrebbe in modo assoluto pure la Germania, come mi dichiarò Wedel. Per cui non si può uscirne che colla guerra, la quale, come ho sempre affermato, è inevitabile.

Quanto ad un'intesa colla Russia per una pace separata dell'Austria-Ungheria, io la escludo, per ora almeno, per le ragioni che esposi nei miei telegrammi (2). Telegrafai pure a Roma nello stesso senso cinque giorni fa in seguito alla comunicazione di un telegramma al riguardo.

A conferma di ciò posso diri che, da quanto mi ha detto Tschirschky, l'Imperatore dichiarò ripetutamente a Wedel che non era affatto sua intenzione di fare colla Russia una pace separata dalla Germania.

Questa pace separata colla Russia sarebbe possibile e verrebbe anzi consigliata dalla Germania, che la concluderebbe dal suo lato, qualora noi partissimo in guerra contro i nostri ex alleati e ciò per dare agio a questi di concentrare tutte le loro forze contro di noi.

Convengo con te che Sonnino pose chiaramente la questione a Macchio, ma nel far ciò non fu secondo me, abile, ma brutale e Burian me ne espresse m via privata la meraviglia.

Sonnino, che non è diplomatico e non 'lo sarà mai, da buon parlamentare pose la questione come l'avrebbe posta alla Camera. San Giuliano però non avrebbe certo usato un simile linguaggio, ma avrebbe esposta la questione tn modo tale da far capire qui il nostro punto di vista senza mettere il coltello sotto la gola.

Intanto l'eccitazione per la guerra non fa che aumentare da noi di giorno in giorno, come mi è stato riferito da persona giunta dall'Italia.

Che sventura. Io non posso pensare come il nostro Governo s'imbarchi con tanta leggerezza in un'impresa così grave e difficile senza considerare le conseguenze disastrose che potrebbero risultare per il paese anche . se riuscissimo vittoriosi.

La Germania e l'Austria-Ungheria non dimenticheranno mai quest'atto di ignominia, che noi ci prepariamo a commettere. Ma non è certo poi, come lo si crede fermamente da noi, che la sorte dell'armi ci sorriderà. Sebbene un attacco nostro e della Rumania non possa

che preoccupare seriamente i nostri ex alleati, essi hanno ancora forze sufficienti per resistere e battere il nostro esercito. Ed a ciò da noi non si pensa. Quanto alla notizia dell'eventuale nomina di Giolitti a Berlino nessuno me ne ha fatto cenno, nè le informazioni da me raccolte vengono a confermarla.

Credo q,uindi che la notizia sia infondata. Del resto mi pare poco probabile che Giolitti, che non può ignorare le vere intenzioni del governo, possa accettare di fare questa gita di piacere a Berlino.

(l) Ed. in Carteggio Avarna Bollati, cit., pp. 48-50.

(2) -Vedi D. 619. (3) -Vedi D. &m. (4) -Vedi D. 659. (5) -Vedi D. 580. (l) -Vedi D. 640. (2) -Vedi DD. 642 e 665.
668

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 125/15. Parigi, 21 gennaio 1915, ore 21 (per. ore 1,10 del 22).

Telegramma di V. E. n. 46 (1). Le indagini fatte mi pongono in grado di escludere l'assenso della Triplice Intesa all'occupazione di Berat da parte Grecia. I tentativi fatti nel novembre scorso per indurre la Grecia a fare concessioni alla Bulgaria in Macedonia erano basati sulla promessa da parte Triplice Intesa di tener conto delle aspirazioni greche nel regolamento della questione territoriale alla fine della guerra, ma ·la promessa era generica. Dopo risposta così ruvidamente negativa di Venizelos, il tentativo non è più stato rinnovato e quindi la Triplice Intesa non ha avuto occasione di far altre promesse alla Grecia. Nè la Grecia ha fatto e è verosimile che faccia domanda specialmente alle Potenze della Triplice Intesa poiché essa ben sa che queste ne profitterebbero per rinnovare le insistenze per con

cessioni alla Bulgaria. Avendo veduto Delcassé stamane ho ripreso con 'lui il discorso della sistemazione della questione balcanica alla fine della guerra ed egli mi ha :nipetuto e confermato che non aveva obiezioni da fare al nostro

punto di vista di prendere come base di discussione le decisioni della Conferenza di Londra, salvo ad intendersi sulle indispensabili modificazioni che la mancanza della vitalità dell'Albania, oramai sperimentalmente risultata, e l'esame delle domande degli Stati balcanici, suggeriranno.

Delcassé dice che volendo creare uno stato di cose che assicuri una pace durevole è necessario che all'infuori della Germania e dell'Austria tutti gli altri Stati non abbiano serie ragioni di malcontento, che facilmente si trasformeranno in germe di future guerre. Quindi, secondo Delcassé, la sistemazione della penisola balcanica dovrebbe soddisfare allo stesso tempo e l'Italia e tutti gli Stati balcanici, Bulgaria compresa. Delcassé ha detto inoltre che sarebbe inopportuno che le grandi Potenze prendessero fin d'ora impegni preventivi specificati verso i piccoli Stati, poiché legandosi sin da ora le mani randesi più difficile la sistemazione generale, per la quale è necessario che non ci sia

per alcuno preventive assegnazioni irrevocabili. Beninteso egli considera a parte quella di Valona all'Italia che nessuno contrasterebbe tranne l'Austria-Ungheria se riuscisse vittoriosa (1).

(l) Vedi D. 633.

669

IL MINISTRO A SOFIA, CUCCHI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 633/24. Sofia, 22 gennaio 1915, ore 1,05 (per ore 9,50).

Sono in viaggio per Berlino Direttore Debito Pubblico e Direttore questa Banca di credito che partecipò negoziati ultimo prestito bulgaro di cui al mio rapporto 3773 del 24 luglio p. p. (2).

Si mette in relazione tale viaggio con regolamento questione prestito e con richiesta da parte Governo bulgaro di un nuovo anticipo di cinquanta milioni un primo versamento prestito.

Sembra evidente che se Governo germanico (il quale si è tanto interessato prima della guerra europea alla conclusione di questo prestito) vorrà indurre banche tedesche a mantenerlo valido, malgrado facoltà loro riservata rinunziare ad esso e per di più se discuterà nuovo anticipo al Governo bulgaro vorrà assicurare con serie garanzie che la condotta politica della Bulgaria sia conforme ai suoi interessi.

D'altra parte nei circoli della Triplice Intesa si ritiene che il Governo Bulgaro, dopo le ripetute dichiarazioni di neutralità, piuttosto di cedere alle pressioni che il Governo germanico facesse per rompere neutralità a favore degli Imperi Centrali, rinunzierebbe prestito tanto più che, come mi viene riferito, vi sono delle proposte francesi per un aiuto finanziario.

670

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (3)

T. GAB. R. SP. 21/20. Berlino, 22 gennaio 1915, ore 2,55 (per. ore 8,55).

Il cancelliere venuto per due giorni a Berlino ha espresso il desiderio di vedermi ed ho avuto ieri sera una conversazione con lui. Mi disse che era al corrente di scambi d'idee che erano stati iniziati fra il R. Governo ed il Governo austro-ungarico e che egli desiderava vivamente potessero condurre ad un risultato soddisfacente per le due parti nell'interesse del mantenimento e della consolidazione dei buoni rapporti tra le due potenze, che rappresentano un

cardine della politica del Governo germanico. A questo intento il Governo germanico aveva già appoggiato e continuerà ad appoggiare con ogni insistenza i nostri passi a Vienna; ma occorre, soggiungeva, che anche il R. Governo si adoperi a facilitarci il compito conducendo i negoziati con quella prudenza e quella moderazione che si addicono alla natura particolarmente delicata della questione che si tratta. * E il Cancelliere mi ripetè a questo riguardo le cose che già mi aveva detto Zimmermann e che io riferii a V. E. col mio telegramma gabinetto n. 18 (2). Aggiunse che conveniva altresì tener conto dell'opportunità di appianare la via al nuovo Ministro Imperiale e Reale degli Affari Esteri non ponendolo subito nella situazione di compiere atti direttamente contradditori all'opera del suo predecessore: egli, il Cancelliere, non conosceva ancora personalmente il Barone Buriàn, ma da quanto aveva appreso traeva motivo di confidare nelle sue relativamente buone disposizioni per la riuscita dei negoziati. Replicai che non dubitava che il R. Governo aveva presenti queste considerazioni, ma che bisognava d'altra parte persuadersi e da Vienna ed a Berlino della assoluta necessità per il R. Governo di dare soddisfazione neUa gravità del momento presente ad alcune nostre aspirazioni nazionali e di rendere in qualche modo di pubblica ragione la soddisfazione ottenuta: senza di che non gli sarebbe possibile trattenere le manifestazioni del sentimento popolare italiano. Il cancelliere concluse dichiarando che un accordo deve assolutamente essere raggiunto: egli si rifiutava persino ad accogliere col suo pensiero una eventualità che avrebbe dato una brutale smentita alla storia di tre grandi Nazioni durante quasi un mezzo secolo. Il cancelliere è partito stanotte per il Quartiere Generale dove sarà presentato oggi all'Arciduca Ereditario d'Austria: domenica 24 avrà colà un colloquio col Barone Buri{m presso il quale mi assicurò che si sarebbe adoperato con ogni impegno nel senso da noi desiderato•.

(l) -Ritrasmesso a Vienna, Berlino, Pietrogrado, Londra, Atene, Sofia e Durazzo con t. gab. 58 del 22 gennaio, ore 22. (2) -Non pubblicato, ma vedi Serie IV, vol. XII, DD. 152 e 206. (3) -Ed., ad eccezione della parte tra asterischi, in LV 108, cit., D. 13.
671

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, SALANDRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

L. P. Roma, 22 gennaio 1915.

Ti rimando la lettera dalmata, che credo s'illuda circa le disposizioni italofile degli slavi.

Ti rimando pure il biglietto di SanminiateUi (2), il quale deve persuadersi che in questo momento tra serv;izio di controspionaggio, agitazioni o pseudoagitazioni garibaldine e, per colmo, il terremoto, io poco posso fare e senza impegni continuativi.

Tuttavia vedrò di racimolare quello che si potrà. Tu, che dagli strilli e dai lamenti che si fanno arrivare a me desumo abbi realizzate delle economie, potresti anche aggiungere qualche cosa

Sanmirnatelli dovrebbe indicare dove ed a chi far pervenire gli aiuti, designando persone che non li fermino per via e, possibilmente, per mezzo dei prefetti che potrebbero in certo modo controllare.

[P. S.] A Vienna mi pare che non si concluda nulla (1). Ma conviene anche a noi causer. Bisogna digerire il terremoto e, a quanto mi pare, se si dovrà fare qualche cosa, coincidere con l'entrata in iscena del grosso esercito inglese che si prepara per la primavera e che impegnerà le maggiori forze tedesche.

ALLEGATO

LETTERA PERVENUTA DALLA DALMAZIA, PROVENIENTE DA UN EGREGIO PATRIOTA DALMATA, PERSONA SERIA ED AUTOREVOLE

12 gennaio 1915.

Il riassunto della conferenza del Colonnello Barone, pubblicato dal Giornale d'Italia, ci ha costernati. Se ne deduce che ancora una volta e sotto le più gravi e serie apparenze, si ritiene di dover limitare le aspirazioni italiane al Quarnero, ai confini danteschi, abbandonando e condannando la Dalmazia. Ciò sarebbe odioso e colpevole. Il colpo di grazia, la sentenza suprema, ci verrebbe d'Italia. E l'Italia, follemente, nel tradire i propri fratelli di Dalmazia, tradirebbe se stessa. Perché non solo la Dalmazia strategicamente ed economicamente le abbisogna, più di Trieste, ma le riescirebbe anche ben più facile a conquistare in questo supremo momento. È inconcepibile che italiani si formalizzino delle suscettibilità slave, postergando quelle, assai più sensibili, dei propri fratelli dalmati, che invano avrebbero per mezzo secolo tutelato con cruenti sagrifici il carattel'e di questa disgraziatissima terra e la sua tradizione augusta. Ma poi è più ancora inconcepibile che non si rendano conto delle reali condizioni del momento. Tutti gli slavi intelletuali della Dalmazia anelano all'Italia, convinti come sono che non è verosimile un ingrandimento gigantesco della Serbia, ed ,insofferenti come ormai sono del giogo austriaco. La Dalmazia è in uno stato d'ansia indicibile. Tutti i suoi abitanti. senza distinzione di stirpe, non hanno che un unico ardentissimo voto, l'eliminazione del dominio austriaco. Uno sbarco i,taliano sarebbe benedetto dalla generalità. L'Austria, che fiuta tutto ciò, inferocisce contro i Dalmati. Ci affama, togliendoci gli ultimi bovini, negandoci le farine, incettando, dopo i soldati, gli operai, i mulattieri, tutti gli uomini atti al lavoro. E non solo, ma da qualche settimana pattuglie arrestano sulle vie, nelle campagne, nelle case, quanti vengono sotto mano, vecchi e fanciulli, che senza paga, senza cibo, senza ricovero, vengono imbrancati a scortare carriag,gi e animali. e mandati in Bosnia. Ne ritornano, estenuati, appena la metà; gli altri pei patimenti e i maltratti muoiono per la via. Tutto ciò fa covare l'odio e l'impazienza della vendetta, della liberazione. Per carità l'Italia non esiti, non tardi! Nessuna guarnigione tiene la Dalmazia. Poche compagnie di Landsturm, pronte a scappare. Nelle autorità civili stesse c'è un sordo fremlto di disgusto. A Sign sono ammassati 2.000 soldati malati, che male

dicono l'Imperatore e narrano cose orrende sull'imperizia e la ·crudeltà dei generali che condussero l'esercito allo spaventoso disastro ;in Serbia. Adesso in fretta si mette su un altro esercito, che sotto le lustre di un comando arciducale, sta per tentare una terza offensiva contro il prode e piccolo Stato. Si giudica generalmente pazzo questo ultimo sforzo, osato con soldati di riserva, ricalcitranti. imperfettissimamente addestrati e di un morale oltremodo svantaggioso e pregiudicato, in questa stagione, di fronte a chi è giustamente ebbro del proprio trionfo, ed invasato del proprio buon diritto.

È un nuovo macello che si organizza sotto gli auspici dell'Arciduca Eugenio, ed al quale si manda tutto quanto resta dei figli di questa provincia, immolati senza pietà e senza coscienza.

L'Italia deve ricordare come Venezia (che non ebbe mai Trieste e il litorale croato) dominò l'Adriatico mercé l'Istria e la Da~mazia, ·che sono indispensabili a chi voglia posseder questo mare. Ora, mentre la stampa inglese, francese e persino russa, riconosce la prossima spettanza della Dalmazia all'Italia. è inaudito che politici, giornalisti, ed ecco anche ufficiali italiani, sieno i soli a discutere questa evidenza. Intervenga, parli, agisca, ed interessi caldamente l'illustre X, che tanto nobilmente apprezza le nos•tre condizioni, a farsi nostro avvocato presso i fattori più alti e più interessati. Non trascuri cosa alcuna e creda alla nostra profonda e fraterna riconoscenza.

(l) -Vedi D. 659. (2) -Da Archivio Sonnino, Montespertoli, Ed. in SONNINO, Carteggio, cit., D. 103. (3) -Esso, in data 21 gennaio, diceva: • Conte Donato Samminiatelli coi più devoti ossequi e saluti, comunica ad ogni buon fine al barone Sidney Sonnino l'acchiusa copia di lettera, e si permette in pari tempo (in seguito a nuove premure fattegli da Milano, Venezia e altre città dell'A. Italia), di ricordare quanto ebbe occasione di esporre giorni addietro in merito ai desiderati nuovi sussidi •.

(l) Vedi D. 664.

672

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, SALANDRA (l)

L. P. (2). Roma, 22 gennaio 1915.

Ricevo la Tua (3). Ti passai l'ul>tima volta che ci sdamo veduti una nota di nomi, fornitimi da Sanminiatelli, delle persone a cui converrebbe passare i denari pei soccorsi ai profughi dell'Istria e del Trentina, con sicurezza di vederli bene spesi. Se l'hai smarrita posso chiedere al Sanminiatelli di ridarmene un'altra.

Sui fondi degli Esteri posso dare poco, malgrado le economie fa,tte, perché bisogna supplire a parecchi capitoli del bilancio per cui nei primi cinque o sei mesi dell'anno fìnanziaro si è esaurita l'intera dotazione, e il Tesoro non vuol consentire nuovi stanziamenti. Vado avanti alla meglio con espedienti di ogni specie, e supplendo dove possibile coi fondi segreti. Però potrei contribuire pei profughi triestini e trentini per un mese o due, un 4 o 5 mila lire mensili. Sanminiatelli dice che occorrono attualmente da 18 a 20 mila mensili.

La missione del princ'lpe di W e del a Vienna ( 4) non ha, a quel che pare, ottenuto alcun serio risultato presso l'imperatore. Oggi doveva arrivare a Berlino il nuovo ministro degli Esteri austriaco Burian, e il 24 andrebbe al gran quartiere generale dell'imperatore Guglielmo.

40 -Documenti diplomatici -Serie V -Vol. II

In questi due giorni probabilmente si deciderà laggiù se dar corso seriamente al progetto della cessione del Trentino, forzando la mano un po' all'imperatore Francesco Giuseppe, o se si anderà avanti semplicemente con le chiacchiere.

Se ci persuadiamo che la cosa non viene laggiù considerata seriamente, o se decidiamo tra noi che del solo Trentino con la frontiera dell'lsonzo non ci possiamo contentare, dovremo cominciare a rifare i passi a Londra riprendendo in mano il telegrammone. Il tempo corre veloce e nel febbraio è probabile che la guerra si intensifichi in Galizia e in Serbia. Per entrare in campagna a metà marzo dovremmo già aver anche già combinato le cose principali diplomaticamente.

I tedeschi (Btilow, Wedel, ecc.) vogliono che dichiariamo di contentarci del solo Trentino; ma a noi non conviene definire nulla di questo senza aver in mano alcuna offerta positiva, perché ogni nostra limitazione apparirà poi come una rinunzia e per di più una rinunzia fatta gratuitamente.

(l) Ed. in SONNINO, Carteggio, cit., D. 104.

(2) -Una nota di Sonnino sul documento avverte: • Non spedita avendo telefonato per diretta •. (3) -Vedi D. 671. (4) -Vedi DD. 653, 659 e 664.
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L'INCARICATO D'AFFARI A DURAZZO, PIACENTINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. RR. 129/7. Durazzo, 22 gennaio 1915, ore 14,20 (per. ore 18,10).

Telegrammi Gabinetto V. E. n. 46 (l) e 52 (2). Riesce qui difficile nelle attuali circostanze e nell'attuale isolamento di Durazzo, avere qualche notizia positiva che possa gettare un poco di luce sul retroscena intenzione e azione greco-serba in Albania. Essad o non sa o mostra di non sapere. Credo però effettivamente sia molto poco informato di quanto accade di là del ponte della laguna di Durazzo. Circa quanto riferisce il R. Ambasciatore a Pietrogrado, che cioè da confidenze avute, la Grecia all'epoca del nostro sbarco a Valona e dell'arrivo della

R. Nave • Sardegna • avrebbe avuto nuovamente H pensiero che l'ItaLia volesse porre la mano su alcuni centri costieri dell'Albania, riferisco a V. E. che mi consta per dichiarazione del Ministro di Serbia che non solo la Grecia ma anche la Serbia, dopo la nostra occupazione di Valona e l'incidente di Durazzo, ha ritenuto che l'Italia avrebbe proceduto all'occupazione di Durazzo e forse di altri centri costieri, aggiungendo di ritenere che molto probabilmente rappresentanti esteri a Durazzo avevano riferito in tal senso al loro Governo appunto come col suo Governo aveva fatto egli Gavrilovich.

Come già detto manco di notizie positive: e nei loro discorsi con me rappresentanti di Serbia, di Grecia e lo stesso Essad sono in questi argomenti

assai vaghi e riservati. Tuttavia ho notato esistenza di intesa tra Essad e Ministro di Serbia e Ministro di Grecia per lo meno in apparenza più stretta che per H passato. Aggiungo che Ministro di Serbia mi ha dichiarato essere rimasto assai sorpreso di leggere nei giornali italiani che in Italia l'opinione pubblica era rimasta male impressionata per l'invio della Nave da guerra greca • Elli • a Durazzo, non potendo comprendere per quale ragione l'Italia avrebbe dovuto e potuto opporsi all'invio della nave greca per la protezione degli ortodossi a Durazzo, ritenendo tale provvedimento indipendente dalle decisioni di Londra e ispirato solo a criteri generali di umanità. Ministro di Serbia concluse compiacendosi anzi per la presenza della nave da guerra greca a Durazzo che ha rafforzato il potere di Essad di fronte agli insorti, ciò che è negli scopi attuali del Governo serbo, che desidera per ragioni ovvie che Essad mantenga il potere a Durazzo sino alla fine della guerra.

(l) -Vedi D. 633. (2) -È la ritrasmissione dei DD. 656. 657 e 658.
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L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T.GAB. 128/14. Londra, 22 gennaio 1915, ore 16,36 (per. ore 20,10).

Telegramma di V. E. n. 54 (1).

Grey mi disse 'ieri che non ricordava che Grecia abbia o'ttenuto e nemmeno chiesto il permesso di occupare Albania fino Berat e oltre. Non voleva, però, darmi per il momento risposta più precisa senza avere prima fatto eseguire indagini presso competenti uffici del suo Dipartimento.

675

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 24/21. Vienna, 22 gennaio 1915, ore 21,40 (per. ore 1,40 del 23).

Consolato generale a Budapest mi prega trasmettere seguente telegramma:

• Gabinetto 3 segreto.

Ho avuto una conversazione lunga confidenziale col conte Michele Karoly capo partito indipendenza, che tornato dalla campagna mi aveva dato appuntamento al circolo. Egli mi ha detto non esservi nessuna traccia di un movimento separatista in Ungheria ed essere false le voci corse all'estero, tra le

quali quelle di emissari inviati in Inghilterra (1). Tutti i partiti hanno appoggiato Governo per patriottismo. Però egli e una parte del suo partito, non sono soddisfatti dell'ultimo cambiamento ministeriale, perché mentre sembra una soddisfazione all'Ungheria cela gravi pericoli. Egli è convinto che nessuno dei due gruppi di potenze è in grado di battere l'altro, e quindi guerra finirebbe per esaurimento senza spostamenti, purché non entrino in campo Italia e Romania. Egli è quindi di opinione che bisogna assolutamente decidersi a soddisfare Italia cedendole Trentino e concedendo l'autonomia di Trieste. Crede che eliminata l'Italia, anche la Romania rinunzierebbe a muoversi o almeno non presenterebbe pericolo decisivo. Egli naturalmente considera che in questo modo, oltre ad evitare catastrofe per tutta la Monarchia, si farebbe anche l'interesse diretto dell'Ungheria, perché Austria perduto il Trentino, perduta probabilmente parte della Galizia e della Bucovina, uscirebbe indebolita e la supremazia ungherese si affermerebbe sempre più. Karolyi crede che a Berlino si pensi pure così, e crede che conte Berchtold inclinava ad entrare in questo ordine di idee, ma che fu costretto a dimettersi per opposizione del Re; Tisza e Burian sarebbero, sempre secondo lui, contrari a trattare ora simile cessione al'l'Italia e vorrebbero prima tentare di conseguire un successo decisivo sui Russi, che pare comincino realmente a dar segni di stanchezza. I due Ministri considerebbero che si sarebbe a tempo a trattare con Italia se questo non riuscisse. Karolyi considera che questa politica, che egli attribuisce a Tisza, sia estremamente pericolosa, sopratutto per Ungheria, perché se si lasciassero entrare in campo Italia e Romania, si metterebbe in pericolo la Transilvania. Egli vorrebbe quindi che il Governo si decidesse subito a trattare la cessione del Trentino. Mi ha detto che delle personalità influenti del suo partito del 48 Just e Batthyany condividono sue vedute. Appony è contra:r'io e così pure Aladar Zichy, capo della opposizione clericale. Suo suocero Andrassy, capo '67 è titubante, ma Karolyi crede che se le cose verso Russia non andranno tanto bene, e se si confermerà e stenderà l'impressione che Italia è decisa occorrendo a far guerra Andrasgy si pronunzierà anch'egli in favore concessioni all'Italia. Karolyi

crede che in ,tal caso opposizione ungherese potrà fare una forte pTessione, tanrt;o più che ritiene da Berlino si spinga nello stesso senso. Io l'ho lasciato parlare limitandomi a dire che certamente vi è una corrente fortissima in Italia che desidera realizzare le aspirazioni nazionali e che Governo ne deve tener conto. Karolyi infine mi ha espresso il desiderio di tenersi in contatto con me, ma è necessaria una certa cautela, essendo egli sempre sorvegliato. Ci vedremo al Circolo e potrò anche vederlo senza dar nell'occhio visitando sua moglie, che conosco già bene da ragazzo. Debbo ad ogni buon fine aggiungere che conte Karoly è sempre estremo nelle sue idee agitate. Tutto quello che dice è da accogliersi con molta cautela, e bisogna pure tener presente che è stretto parente del conte Berchtold ed è stato sempre in termini cordiali con lui, nonostante sua accanita opposizione al Ministero. Viceversa tanto lui quanto tutta la famiglia della moglie, nata Andrassy, sono avversari personali implacabili di Tisza •.

(l) Vedi D. 658, p. 542, nota l.

(l) Vedi D. 637.

676

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 22/21. Berlino, 22 gennaio 1915, ore 21,51 (per. ore 24).

Telegramma di V. E. n. 313 (1).

Anche qui mi viene confermata 'l'esistenza in Austria, e più specialmente appunto nell'alta aristocrazia che dispone sempre di grande influenza nelle sfere militari e sull'animo dell'imperatore, di una corrente tendente ad una pace separata colla Russia. E si aggiunge che lo scopo principale di questa sarebbe precisamente come riferii nel mio telegramma di gabinetto,

n. -7 (2), quello d'i avere mani libere per una azione contro Italia. A quella corrente accennava esplicitamente anche Zimmermann in una conversazione che ho avuto con lui stamane. E siccome io osservavo che una pace separata dell'Austria colla Russia sarebbe stata evidentemente molto dannosa e pericolosa per la Germania, Zimmermann mi ha risposto che cosi infatti sarebbe stato se dopo una siffatta pace le ostilità russo-germaniche avessero dovuto prolungarsi; ma che invece una volta regolate, anche con sacrificio della prima, le questioni fra Austria e Russia sarebbe stato molto più facile venire ad un sollecito accordo fra Russia e Germania, 'le quali dopo tutto non avevano alcuna questione da regolare. Zimmermann soggiungeva che egli avrebbe visto molto mal volentieri una siffatta prematura soluzione: poiché data la favorevolissima situazione dell'esercito germanico in Polonia si aveva fondata speranza assestare al colosso moscovita un colpo decisivo che lo ponesse definitivamente nella impossibilità di nuocere. Ma che non era impossibìle che altre considerazioni prevalessero. Alle mie obiezioni che la Russia era legata dall'accordo del cinque settembre e che nulla dimostrava essere disposta trattare la pace, Zimmermann replicava adducendo le solite argomentazioni circa la mancanza di armi e munizioni e le minaccie rivoluzionarie in Russia e circa alte influenze che si esplicano in senso pacifico nelle due Corti, pur sempre strettamente legate da vincoli di ogni natura. Anche questa volta come precedentemente (mio telegramma gabinetto n. 13) (3) ho avuto l'impressione che le parole di Zimmermann avevano per fine precipuo di esercitare una pressione morale sul R. -Governo, in vista di temuta eventualità. Non mancherò tuttavia di vigilare attentamente e riferire a V. E. circa quegli ulteriori indizi che venissero a mia conoscenza. Il cancelliere nell'accennare ieri sera con me a siffatte voci di pace le aveva senz'altro smentite. Ho però osservato che mentre io aveva fatto allusione ad una possibile concessione alla Russia della Galizia il cancelliere, nella sua risposta, parlò soltanto di Galizia orienta·le.

Siccome Questa parte della provincia abitata dai ruteni è appunto quella dalla Quale vengono create le maggiori difficoltà all'Austria, vi è forse in ciò una indicazione che sarebbe interessante appurare (4).

(l) -È la ritrasmissione a Bollati del D. 665, avvenuta il 21 alle ore 15. (2) -Vedi D. 576. (3) -Vedi D. 628. (4) -Ritrasmesso a Londra, Parigi, Pietrogrado, Vienna e Bucarest con t. gab. r. sp. 11 del 24 gennaio, ore 9.
677

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 23/[22]. Berlino, 22 gennaio 1915, ore 21,51 (per. ore 24).

Zimmermann mi ha detto stamane che Burian, il quale passerà da Berlino domani, non vi si fermerà che poche ore: che quindi probabi'lmente potrà avere con lui solo un breve colloquio, e riserverà una più lunga discussione per l'ulteriore passaggio di Burian che avrà luogo il 25 o 26 corrente al ritorno di lui dal quartiere generale. Nell'assicurarmi che nell'una e nell'altra occasione egli non avrebbe mancato di adoperarsi con ogni premura nel senso di un accordo sulle gravi questioni pendenti fra Austria ed Italia, Zimmermann mi ripeteva le già fattemi raccomandazioni di condurre i negoziati c con mano leggera •: soggiungeva però esser in ogni modo ormai urgente che la questione fosse da noi portata sul suo vero terreno direttamente col Governo austro-ungarico. c Poiché a Vienna pretendono •, egli diceva, • che il R. Governo non ha mai accennato ad una cessione di territori appartenenti alla Monarchia: sostengono che la questione è stata messa innanzi dal Governo germanico ed hanno l'aria di considerarla come una invenzione del principe di Biilow • Io mi affrettai a replicare che a Vienna dovevano essere, o molto imperfettamente informati, o avere la memoria molto debole, perché in un colloquio avuto il 6 gennaio col Barone Macchio (telegramma di V. E. riservato speciale del 7 gennaio) (l) V. E. gli aveva nettamente e chiaramente posato il quesito se Governo Imperiale e Reale era disposto a trattare la questione di compensi anche se portata sul terreno della possibile cessione di territori appartenenti oggi alla Monarchia austro-ungarica. E in una ulteriore conversazione (telegramma di V. E. gabinetto riservato speciale n. 5) (2) V. E. aveva nuovamente parlato al Barone Macchio della necessità di portare la questione dei compensi sopra provincie che erano prese di mira dal sentimento popolare nazionale. L'abbiezione austriaca è dunque interamente destituita di fondamento. Zimmermann lo riconosceva. Per dimostrarmi la difficoltà dell'azione che Governo germanico sta esercitando a Vienna egli mi citava poi un'altra obbiezione che era stata fatta a 1ui da parte austriaca, come del resto era stata affacciata anche a me dal Khuen Hédervary (3). c Poiché la Germania insiste tanto per farci cedere nostre provincie perché non cede essa l'Alsazia Lorena alla Francia? •. Egli aveva subito risposto che la Germania dopo f!Uasi sei mesi di guerra detiene sempre, salvo un breve tratto, tutta la Alsazia e Lorena ed occupa militarmente quasi tutto il Belgio, e dieci Dipartimenti francesi: che la Germania non ha un'intera grande provincia occupata dal nemico come la Galizia e la Bucovina e non ha al suo attivo l'evacuazione di Belgrado.

(l) -Vedi D. 572. (2) -Vedi D. 632. (3) -Vedi D. 621.
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L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 131/15. Londra, 22 gennaio 1915, ore 22,38 (per. ore 5 del 23).

Grey mi diceva ieri che tutto compreso, esaminata la situazione e tenuto conto soprattutto delle intenzioni manifestate dalla Germania all'inizio della guerra, il bilancio presentava dopo sei mesi un attivo se non rilevante, certamente apprezzabile per alleati che, non fosse altro, sono rusciti ad impedire tutte le mosse tedesche contro Parigi, Varsavia e Calais e per i quali passare del tempo offre incontestabile giovamento, mentre lo stesso non può dirsi della Germania. Pur troppo, aggiungeva, non si scorge per ora alcuna speranza di prossima pace. Tedeschi preparano, a quanto pare, nuove offensive in Polonia e sul teatro occidentale, ma per ,quanto è umanamente possibile prevedere non vi sono motivi di serie apprensioni per alleati, che hanno prese tutte le disposizioni per assicurarsi vittoriosa resistenza. A proposito del recente • raid • a Yarmouth e delle innocenti vittime di tanta barbaria, Grey si diceva assolutamente convinto della non lontana comparsa di Zeppelin a Londra con relativo lancio di bombe. Osservava però tedeschi mostrano con dò ancora una volta mal conoscere la mentalità del popolo inglese che da simili atti lungi dall'esserne terrorizzato si irrigidisce sempre più nel proposito di vincere o perire. Meglio vale scomparire che tirare avanti miseramente sotto il gioco di uno Stato lasciato in condizioni di scatenare a suo piacimento simili raccapriccianti catastrofi sull'umanità. Questa osservazione di Grey viene sempre più a confermare impressione da me fin dal principio della guerra sottoposta, nel senso cioè che per quanto concerne almeno Inghilterra, sarebbe un grave errore prevedere che presente guerra possa terminare con semplice pace diplomatica che lasciasse Germania in condizioni tali da ricominciare guerra in un futuro più

o meno prossimo. Nel corso della conversazione Grey mi narrò un particolare molto interessante e cioè che Governo francese non ha mai comunicato qui il rapporto allarmante di Cambon da Berlino pubblicato ora nel libro giallo. Avendo io manifestato alquanta meraviglia, riprese Grey, Francia non aveva alcun obbligo di ciò fare non esistendo a quell'epoca alcun vincolo di a'lleanza fra i due paesi. Osservai allora doversi da ciò tirare conclusione non aver Francia prestato fede alle informazioni suo Ambasciatore, in caso contrario avrebbe certo provveduto più efficacemente ai suoi preparativi militari.

Rispose Grey nessun uomo di Stato poteva mai immaginare che un Sovrano ed un Governo ritenuti rispettabili meditassero freddamente simile misfatto e pensassero sul serio e provocare così terribile guerra allo scopo di stabilire egemonia su tutta Europa. Linguaggio di Grey ha così confermato informazioni da me riferite mio rapporto n. 39 del 19 gennaio 1914. Colloquio di ieri con Grey fu abbastanza lungo e come sempre cordialissimo. Mi parve però intravvedere che argomento sul quale avrebbe forse desiderato io l'avessi intrattenuto era quello appunto circa il quale io doverosamente mantenni scrupoloso silenzio.

679

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. RR. 130/16. Londra, 22 gennaio 1915, ore 22,38 (per. ore 4,14 del 23).

Nella parte privata e confidenziale del colloquio di ieri Grey mi disse non essere, fra tante notizie divergenti, riuscito a farsi un concetto esatto sui motivi veri delle dimissioni Conte Berchtold. Tutto però lascerebbe supporre esse siano state cagionate dalle pressioni di Tisza. Aggiunse che Berchtold può essere una nullità ma fu sempre un perfetto gentleman mentre tale non si è dimostrato Beihmann-Hollweg. Entrambi hanno subito la guerra imposta dai miHtaTisti.. Il primo però si è chiuso in un dignitoso silenzio, mentre il secondo non ha esitato per giustificare l'ingiustificabile, a travisare la verità ed a lanciare contro l'Inghilterra menzognere accuse. Grey disse essere del resto provato che Austria è stata la prima vittima della Germania la quale per mezzo di Tschirschky l'ha ingannata dandole a credere che Russia come nel 1905 non si sarebbe mossa; e quando intorbidatesi seriamente le acQue l'Austria cominciava a mostrare tendenze sinceramente concilianti, Germania precipitò gli avvenimenti dichiarando guerra prima della sua alleata.

Dal modo come mi parlò Grey vidi benissimo che su questo punto egli si è ormai formato un convincimento che sarebbe oltremodo difficile sradicare dall'animo suo.

D'altra parte è facile constatare qui la inesistenza di qualsiasi deliberata animosità contro l'Austria inspirante in realtà compassione· ma non rancore. Tenuto presente queste disposizioni iniziali della gran parte opinione pubblica successo incontestabile che per alleati presenterebbe conclusione pace separata con l'Austria-Ungheria, mi sembra non avventato dedurre impressione che se Austria-Ungheria riuscisse a avviare conversazioni con la Russia sulla base beninteso di adeguati compensi alla Serbia, oggetto oggi al pari del Belgio particolare benevolenza inglese, questo Governo non solleverebbe, per quanto lo concerne, difficoltà e non credo si preoccuperebbe molto interessi e aspirazioni insoddisfatte di altre Potenze rimaste estranee al conflitto.

Da fonte privata mi è stato riferito che lettere qui giunte da persone dell'alta aristocrazia, lascerebbero intravvedere tendenze accentuatamente pacifiche e speranze nel buon volere Inghilterra.

680

IL MINISTRO A BERNA, PAULUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. 132/2. Berna, 23 gennaio 1915, ore 7,15 (per. ore 13).

Parlandomi oggi della politica generale e della previsione sull'avvenire, questo Capo del Dipartimento politico mi ha detto che informazioni giunte al suo Dicastero fanno ri·tenere probabile e non lontana la partecipazione dell'Ha

lia alla guerra. Egli desiderava intrattenermi in via del tutto riservata e confidenziale di questa ipotesi, la cui attuazione presenterebbe gravità eccezionale per la Svizzera. Hofmann mi ricordò che nonostante guerra, Germania aveva mantenuto impegno assunto prima delle ostilità, di riservare al commercio svizzero dei cereali la via del Reno (fino a che chiusura porto di Rotterdam lo impedì) e che Francia aveva fatto altrettanto per le linee Bordeaux e Saint Nazaire, benché in scarsa misura. Oggi il vero porto per la Svizzera è Genova che, per Quanto ingombro, può funzionare benissimo pel transito derrate, • che avverrebbe, soggiunse Hofmann, se fosse chiusa quella via nel caso di guerra del nostro Paese? Credete possibile che Governo del Re possa dare al Governo federale come eloquente testimonianza simpatia e cordialità rapporti tra noi una dichiarazione naturalmente verbale che anche in caso di guerra ci resterà aperta questa strada? •.

Ed a mie obiezioni sulle eventuali necessità militari Hofmann mi ha risposto: • naturalmente tale decisione amichevole sarebbe subordinata alle esigenze guerresche ma che la fitta rete delle nostre ferrovie nordiche rendeva faaiile la coesistenza degl'l interessi bellici e commerciali.

Questa domanda che Svizzera fa all'Italia, conclude Hofmann, • è la più pratica risposta a chi dice che noi ci schiereremo dalla parte della duplice •.

Gli ho detto che mi renderei interprete presso V. E. del desiderio del Consiglio Federale, e lo faccio raccomandando vivamente all'esame di V. E. che nel suo alto giudizio saprà, non ne dubito, valutarne la grande portata (1).

681

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, SALANDRA (2)

L. P. Roma, 23 gennaio 1915.

Domani il ministro Burifm conferirà con l'imperatore Guglielmo al gran quartiere generale (3), e probabilmente là si deciderà fino a che punto s'intende dare attuazione pratica al progetto di cessione del Trentina all'Italia per assicurare la nostra neutralità. Il Burian tornerà a Berlino probabilmente il 25 o 26, e da Bollati potremo forse avere qualche prima impressione intorno ai risultati del colloQuio con l'imperatore. A ogni modo suppongo che il 27 Burian conferirà con Avarna.

Certamente appare prossimo il momento in cui dovremmo metter~ i punti sugl'i, e precisare le nostre esigenze di fronte all'Austria. Per lo meno

mi pare giunto il momento in cui noi stessi, nell'animo nostro, dobbiamo prendere una decisione definitiva, per poter fin da ora cominciare o no a provvedere ai nostri casi a Londra e, fino a un certo punto, a Bucarest. Si parla molto di pace separata, così a Vienna come a Berlino; per ora non credo che ci siamo vicini; ma il fatto della nostra probabile adesione all'entente potrebbe anche influire sui propositi a questo riguardo della Russia, da cui essenzialmente dipende ogni possibilità di pace separata.

D'altra parte la Rumenia si va irritando contro di noi, poiché suppone che stiamo trattando per solo conto nostro.

La spedizione austro-tedesca contro la Serbia si sta organizzando rapidamente; e sarebbe questo il momento per noi per opporvi il nostro veto a meno di un accordo preliminare ai termini dell'articolo 7, ossia della cessione dei territori irredenti. Passato questo periodo una rottura diplomatica con gl'Imperi centrali 'in base alle disposizioni del trattato della Triplice si giustifica male.

Riassumendo, parmi ormai urgente il deciderci noi su alcuni punti, per poter regolare in conformità la nostra azione all'estero.

1° Siamo noi disposti ad accettare l'offerta del solo Trentino (puramente linguistico e secondo l'attuale sua circoscrizione amministrativa), con, tutto al più, una leggiera rettifica del confine all'lsonzo, dato che una tale offerta ci venga fatta, e sotto condizione che la cessione non abbia effettivamente corso prima della fine della guerra? Dubito assai che si arrivi al punto di vederci fare simile offerta; ma sono sicuro che più di questo non ci daranno; spontaneamente e senza guerra, in nessun caso.

Se ci decidiamo a non accettare una simile offerta, preferendo la guerra con tutti i suoi rischi pur di non rinunziare alle maggiori aspirazioni nazionali, converrebbe fin da ora o, meglio, appena resoci conto dei risultati della visita del Burian a Berlino, redigere il testo definitivo del • telegrammone • e far muovere l'Imperiali a Londra; il che sarebbe invece prematuro e da sconsigliarsi ove prevedessimo la possibilità di ottenere diplomaticamente quanto ci basta, ossia di contentarci noi di quanto eventualmente ci offrissero.

2° Qual'è l'epoca pm prossima in cui si ritenga di aver conseguito quel tanto di preparazione militare da poter affrontare l'eventualità di un'entrata in campagna, e prima della 11uale convenga magari rinunziare a qualunque vantaggio diplomatico o di situazione internazionale pur di non essere obbligati a mobilizzare o a rischiare di dover combattere?

Non è possibile andare avanti protraendo sempre da un mese all'altro questo termine minimo a quo; perché tale incertezza paralizza qualunque seria azione e preparazione diplomatica, per non esporsi al caso di doversi fermare a mezza via e di fare qualche brutta figura con un passo indietro. Può benissimo darsi che anche dopo stabilito questo termine, si possa senza danno portare le cose più in là, ma per poter iniziare e condurre qualsiasi seria trattativa internazionale bisogna poter prevedere anche il peggio.

Ti prego di pensare a tutto questo e di informarne anche Sua Maestà,

perché la situazione si va maturando rapidamente e urge avvisare al da farsi.

(l) -La risposta di Sonnino è al D. 685. (2) -Da ACS., Carte Salandra. Ed. in SoNNINO, Carteggio, cit., D. 105. (3) -Vedi D. 677.
682

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 136/17. Pietrogrado, 23 gennaio 1915, ore 20 (per. ore 2,10 del 24).

Dal ling,uaggio tenutomi da Sazonov in questi ultimi giorni credo poter desumere che egli abbia rinunziato a prendere attualmente in esame assegnazione territoriale da farsi in Albania a Stati balcanici (l) e riconoscere opportunità non assumere impegni di sorta verso questi ultimi e rinviare sistemazione affari Albania a dopo la guerra.

683

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 143/17. Parigi, 23 gennaio 1915, ore 20,30 (per. ore 1,40 del 24).

Questo Ministro di Romania mi ha detto che mentre fino a poco fa sembrava sicurissima l'entrata in azione per prossima primavera, ora vi è un momento di esitazione. Signor Lahovari l'attribuisce alla straordinaria attiv;ità diplomatica spiegata a Bucarest dalla Germania. Mentre [io] credo che piuttosto derivi dall'incertezza della situazione.

Delcassé diceva ritenere che Romania non avrebbe lasciato schiacciare la Serbia, e che in caso di una disfatta serba essa certamente avrebbe iniziato ostilità. Signor Lahovari dice che è una illusione di Delcassé, perché se Romania si muoverà sarà per Transilvania e non per la Serbia. Dai colloqui da me av.uti in questi giorni con vari personaggi mi sono sempre più confermato nel concetto che le sorti della guerra non saranno decise né in Francia né in Polonia ma nella pianura del Danubio. Se austriaci e tedeschi invasori saranno in grado di occupare la Serbia e, [offrendo Macedonia alla Bulgaria] di riunirsi alla Turchia attraverso di .essa, la Romania non si muoverà più. Se invece i russi dalla Bucovina arriveranno in Transilvania prima che gli austro-tedeschi in Serbia, allora la Romania scenderà subtto in campo e renderà impossibile l'azione contro la Serbia degli austro-tedeschi che si troverebbero minacciati di fianco. La Bulgaria che nella prima ipotesi sarebbe attratta .per necessità verso Austria e Germania, nella seconda sarebbe attratta per necessità verso Russia e Romania. Dai discorsi [che hanno] avuti con Delcassé, Lahovari e Vesnic, mi pare che essi non facciano mOilto assegna

mento sull'arrivo dei russi in Transilvania ed invece fondino le loro speranze sull'impossibilità per Austria-Ungheria e Germania di distrarre grande forze per portarle contro Serbia. Vi sono però dei competenti che non sono convinti di questa impossibilità.

(l) Vedi D. 623.

684

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, BOLLATI E A VIENNA, AVARNA (l)

T. GAB. R. SP. 9. Roma, 23 gennaio 1915, ore 21.

Riservatissimo per Lei solo. Decifri Ella stessa.

(Solo Vienna) R. Ambasciatore a Berlino telegrafa quanto segue: (come nel telegramma riservato speciale n. 23) (2).

(Solo Berlino) Nel comunicare a Vienna telegramma di V. E. senza numero (3) ho telegrafato ad Avarna quanto segue:

(Entrambi) * Al ritorno di Buriim a Vienna converrà dirimere il dubbio accennato da Zimmermann a Bollati, intorno al non aver noi mai chiarito che i compensi che chiediamo in forza articolo 7° riguardano la cessione di territori oggi posseduti dall'Austria. Io esclusi tassativamente fin da principio col Barone Macchio la discussione di qualunque offerta di compensi in Albania e di promesse di territori posseduti dai belligeranti nemici dell'AustriaUngheria.*

Quanto alla richiesta fatta a V. E. da Burian nel colloquio del 18 corrente 4), per maggiori schiarimenti riguardo a quella mia esclusione di territori posseduti da un terzo belligerante e all'osservazione del Burian anche Austria-Ungheria è uno Stato belligerante, parmi quasi superfluo spiegare che all'Austria-Ungheria chiediamo la cessione di territori da lei già posseduti in proprio, mentre codesto Governo vorrebbe discutere della cessione di territori oggi posseduti da un suo avversario, e che in ciò sta tutta la differenza.

Belligerante o no, qualunque Stato può dare una cosa propria ad un neutrale o scambiarla con lui, senza che l'accettazione per parte di questi possa costituire una menoma violazione della neutralità; ammenoché (e non sarebbe oggi il caso) la cosa trasferita fosse l'oggetto preciso della contesa tra il donatore e i terzi; ma non si può dire lo stesso quando si tratti di dare un territorio che lo Stato concedente non possiede in proprio e che appartiene invece ad un suo avversario belligerante; in questo caso l'accettare tale offerta di territorio per parte dello Stato neutrale, come corrispettivo ad una qualunque azione o prestazione sua, apparisce evidentemente come un atto non amichevole e di parteggiamento di fronte al proprietario attuale del territorio stesso.

Da ogni parte si annuncia oggi una nuova spedizione militare austroungarica contro la Serbia. Siffatta spedizione tende a turbare la condizione politica dei Balcani, avvantaggiandovi da un lato l'influenza e gl'interessi dell'Impero austro-ungarico e mettendo in pericolo dall'altro le condizioni della Serbia, la conservazione della cui piena indipendenza politica ed economica rappresenta un interesse di prim'ordine per l'Italia.

In queste condizioni giova oggi richiamare l'attenzione di codesto Governo sulla singolare importanza ed urgenza che assume la discussione preliminare intorno ai compensi da stipularsi per l'Italia ai sensi dell'articolo sette del trattato della Triplice alleanza.

Prego V. E. intrattenere Burian su quanto precede appena egli ritorni a Vienna e telegrafarmi (1).

(l) -Ed. in LV 108, cit., D. 14, con soppressione delle parti tra asterischi, e, integralmente, in SONNINO, Carteggio, cit., D. 106. (2) -Vedi D. 677. (3) -Dalla sequenza dei tegrammi di gabinetto da Berlino, si desume che si tratta del numero 22. (4) -Vedi D. 648: il colloquio aveva avuto luogo il 17.
685

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO A BERNA, PAULUCCI

T. GAB. R. SP. 10. Roma, 23 gennaio 1915, ore 21.

Telegramma di V. S. n. 2 (2).

Nelf.ipotesi astra,tta di una guerTa in cui l'Italia dovesse essere involta,

R. Governo esaminerebbe senza dubbio questione dei necessari rifornimenti alla Svizzera neutrale per mezzo del porto di Genova, con sentimenti di maggiore amicizia e simpatia, e sotto la sola riserva delle nostre più strette necessità militari.

V. S. è autorizzata esprimersi in tal senso in via confidenziale e riservata con codesto Governo, pur facendo notare che si tratta di un caso teorico e per ora non previsto né prevedibile.

686

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 142/35. Bucarest, 23 gennaio 1915, ore 21 (per ore 6 del 24).

Telegramma di V. E. n. 53 (3). Bratianu mi ha detto che egli persiste a ritenere che Serbia debba, ora più che mai, fare concessioni territoriali alla Bulgaria. Se Serbia non vi si

deciderà egli non avrà nessuna difficoltà ad intendersi a tempo opportuno con Bulgaria, lasciando che questa orovveda come meElio crede in Macedonia. Bratianu ha concluso che eventualità dello schiacciamento della Serbia lo preoccupa molto, ma che egli non anticiperà certo l'eventuale entrata in campagna della Romania per la testarda.ggine serba.

In quanto alla Bulgaria egli mi ha detto che il Governo bulgaro non cessa di esprimere desiderio di accordarsi colla Romania, ma che egli attende per entrare 1in argomento che la situazione si sia meglio chiarita (1).

(l) -Vedi D. 704. (2) -Vedi D. 680. (3) -Vedi D. 655, p. 540, nota 4.
687

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (2)

T. GAB. R. SP. 25/36. Bucarest, 23 gennaio 1915, ore 21 (per. ore 24).

Riservatissiffl() per Lei solo. Decifri Ella stessa.

Bratianu mi ha pregato passare stasera da lui e mi ha detto quanto segue:

• Truppe tedesche ed austro-ungariche si avanzano in Transilvania e nel Banato. Credo che esse si propongono semplicemente attaccare serbi nel loro paese ed i russi in Bucovina. Debbo però anche preoccuparmi dell'eventualità, per quanto improbabile, di un attacco contro di noi del genere di quello germanico contro il Belgio. Debbo quindi chiedere al Governo italiano se esso, nel caso in cui questo attacco non provocato si verificasse, non considererebbe che si presenta casus foederis previsto dal nostro trattato di Alleanza, e non entrerebbe anch'esso in azione contro i due Imperi Centrali •. Bratianu mi ha fatto osservare poi, che non si tratta più qui dell'accordo del settembre scorso ma bensì del trattato di Alleanza, che non ha mai cessato esistere tra noi, e che trattandosi di guerra difensiva senza provocazione diverrebbe, a suo avviso, immediatamente applicabile. Egli ha aggiunto che, in caso di risposta aegativa da parte nostra, sarebbe costretto adottare misure militari preventive il che potrebbe provocare le più gravi conseguenze internazionali.

Ho fatto tutto il possibile per allontanare questo quesito allegando terremoto ecc. ecc., ma ho dovuto cedere alla richiesta precisa del signor Bratianu che io telegrafassi immediatamente all'E. V. Non ho bisogno far presente che, posta la questione sul terreno dell'Alleanza come ha fatto Bratianu, una risposta negativa da parte nostra renderebbe per lo meno difficile ulteriore intesa sulla base dell'accordo 23 settembre (3).

(l) Ritrasm.esso a Londra, Parigi, Pietrogrado, Belgrado e Sofia con t. gab. 63 del 24 gennaio, ore 14,15.

(2) Ed. in SONNINO, Carteggio, cit., D. 107.

(3) Con t. gab. 137/37 delle ore 2_1,30 Fasciotti comunicava ancora: • Bratianu mi ha detto che oggi stesso C'Zernin gli ha r1petuto ancora una volta che il Governo austro-ungarico ha affidamenti che l'Italia non si muoverà e che anche barone Macchio si è espresso a Vienna in questo senso. D'altro lato Ministro di Germania ha detto a Bratianu che mai l'Italia permetterà accesso serbo all'Adriatico •.

688

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. RR. 144/17. Londra, 23 gennaio 1915, ore 21,49 (per. ore 6 del 24).

Cippico venuto avantieri a vedermi rappresentò urgente necessità da 1ui ravvisata di paralizzare attiva propaganda slava nociva realizzazione aspirazioni nazionali in Adriatico. Dal momento che Supilo è stato ricevuto da Grey Asquith, riteneva Cippico opportuno essere ricevuto anche lui per es.PQrre vedute italiane circa Dalmazia e mi chiedeva di presentarlo. Ris.PQsi che senza ordine espresso di V. E. io non poteva aderire al suo deside·rio. Osservai mio intervento appariva assolutamente fuori di proposito perché esso avrebbe dato ai suoi passi sanzione ufficiale contrastante con massimo riserbo a me imposto da V. E .. E del resto Supilo non fu presentato dal Ministro di Serbia ma da Steed. Cippico ebbe l'aria persuasa e non insistette pur riservandosi di agire possibilmente per proprio conto, ciò che io non posso impedire. Mi manifestò poi intenzione di scrivere articolo sul Morning Post per rivendicare diritti italiani sulla Dalmazia. Aggiunse campagna di propaganda da lui condotta sul Giornale d'Italia era stata approvata ed incoraggiata dai più alti personaggi del Governo. Subordinatamente parere di V. E. risposi io personalmente considerava in questo momento lesiva supremi interessi Patria una

campagna che data morbosa slavofilia, di cui è stato invaso Steed, avrebbe provocata qui sicuramente acri polemiche inopportune destinate ad avere fatale ripercussione in Italia ed a creare per conseguenza imbarazzi al R. Governo, di cui né io né lui conosciamo le intenzioni. Anche su questo punto Cippico ebbe l'aria consenziente ma io che ne conosco impetuosità, morbosa ambizione e mancanza di tatto e misura, non sono perfettamente sicuro che seg•uirà il mio consiglio. Debbo dunque pregare V. E. comunicarmi suoi ordini con telegramma (l) da esibire a Cippico facendo appello suo patriottismo ed invitandolo a non mischiarsi di affari simili. Che una polemica sulle nostre aspirazioni sia in questo momento nociva ai nostri interessi nazionali, è cosa in cui concordano i più seri nostri giornalisti da me a suo tempo interrogati per ordine Marchese di San Giuliano. Ogni prematura discussisone accademica specie per la Dalmazia mi parrebbe d'altra parte inutile in vista di quanto mi fu detto dal Presidente del Consiglio e da V. E. circa intenzione R. Governo al riguardo.

Sarò grato a V. E. favorirmi suoi ordini per norma mio contegno verso Cippico. Io, come già ho riferito, mi sono chi·uso nel riservo più scrupoloso dinanzi alle Quotidiane incessanti domande che, da qualunque persona non ufficiale incontri, mi vengono rivolte circa intervento italiano, divenuto ora qui oggetto speculazione generale per quanto per ordine forse del Governo nulla ne apparisca nella stampa.

(l) Vedi D. 696.

689

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 26/23. Vienna, 23 gennaio 1915, ore 22 (per. ore 6 del 24).

Mio telegramma gabinetto n 18 r. sp. (1).

Conte Monts, giunto da alcuni giorni a Vienna per sottoporsi ad una cura per gli orecchi e che ebbi agio di conoscere allorché fu Ambasciatore di Germania a Roma, è venuto oggi a vedermi.

Il mio colloq,uio con lui ha avuto carattere personale. Egli, che è intimo di Jagow, si è mostrato meco al corrente degli scopi della missione principe Wedel a Vienna, e mi ha informato che l'Imperatore aveva fra l'altro detto a quest'ultimo che la cessione del Trentino all'Italia avrebbe potuto costituire un precedente pericoloso, e aveva domandato che cosa sarebbe rimasto della Monarchia in seguito a quella cessione se egli avesse dovuto cedere alla Romania parte della Transilvania e perdere Galizia e Bucovina. Conte Monts mi ha detto quindi che la Germania aveva fatto quanto aveva potuto per indurre l'Imperatore a cedere il Trentino all'Italia, giacché essa voleva evitare ad ogni costo un conflitto fra Italia e Austria, ma non si poteva forzare ia mano all'Imperatore. Gli risultava che la missione del principe Wedel non era riuscita molto gradita tanto alla corte Imperiale e Reale quanto al pubblico: lo aveva potuto constatare dai colloqui avuti con varie personalità, le quali gli avevano detto che la Germania si adoperava bensì a che l'Austria cedesse parte dei suoi territori all'Italia, ma che essa non aveva intenzione di disfarsi di alcun territorio proprio. Credeva che ci si doveva attendere che l'alta aristocrazia, il partito militare e quello clericale avessero messo in opera tutta la loro influenza per impedire la cess:one del Trentino all'Italia.

A suo parere peraltro l'Imperatore avrebbe finito per cedere, non ora subito però, per riguardo ai circoli militari, ma alla fine della guerra, ed ha rilevato che noi avremmo potuto ottenere probabilmente qualche altra cosa, forse una rettifica dii confine all'Isonzo. Ho fatto notare al conte Monts, siccome avevalo già fatto notare al principe Wedel, che nelle mie conversazioni con il conte Berchtold e Burilin aveva bensì accennato al desiderio che si manifestava nella nostra opinione pubblica di ottenere qualche soddisfazione per le aspirazioni nazionali, ma che non aveva fatto alcuna menzione del Trentino

o di altra provincia italiana soggetta all'Austria-Ungheria. Ed ho aggiunto che non credevo che da noi si sarebbe potuto ammettere che il conseguimento di tali aspirazioni nazionali fosse dipendente dai risultati finali della guerra, e gliene ho esposto le ragioni già da me svolte al barone Burian.

Al che il conte Monts ha replicato che se noi avessimo insistito per una soluzione immediata della questione, era da temere che Austria-Ungheria avrebbe cercato di far pace colla Russia, cedendole la Galizia, per rivolgersi poi con tutte le sue forze contro l'Italia, e la Germania l'avrebbe coadiuvata

nel concludere tale pace, che avrebbe poi fatto colla Russia anche dal canto suo. Una tale pace separata sarebbe infatti secondo Monts conforme alle vedute, non solo dell'alta aristocrazia, come feci conoscere a V. E. col mio telegramma Gabinetto n. 71 (1), ma anche a quelle del clero e del partirto clericale, i quali, in seguito alla guerra hanno acquistato maggiore influenza, e mirerebbero a indurre l'Imperatore a stipulare la pace stessa.

Clero e partito clericale poi, a quanto mi viene riferito da altra fonte, tenderebbero a far rimuovere il Presidente del Consiglio dei Ministri austriaco Sttirgkh, per inattitudine dimostrata nella politica interna, nonché il Principe di Hohenlohe che è da essi considerato come liberale (!) il quale ultimo sostituirebbe Bilinski ministro delle Finanze Comuni.

COntP. Monts mi ha detto ritenere che Russia non sarebbe aliena dal concludere pace separata coll'Austria-Ungheria guadagnando Galizia. A quanto gli constava lo Zar, la corte Imperiale, e il partito di Corte, nonché Sazonov, sarebbero stanchi della guerra. La Russia difetterebbe di denaro, e sarebbe indisposta verso l'Inghilterra, e infine l'esercito russo non sarebbe più nelle buone condizioni in cui si trovava all'inizio della guerra. Per cui nonostante l'opposizione del granduca Nicola e dei partiti panslavisti, che volevano continuare guerra, credeva che 1lo Zar avrebbe accolto favorevolmente proposte di pace che Germania e Austria-Ungheria fossero per fare, e che non avrebbe in tal caso tenuto conto alcuno del patto del 5 settembre, e abbandonato Serbia al suo destino. Le cose dettemi dal Monts concordano in parte con quanto Zimmerman ebbe a dire a Bollati (telegramma di V. E. gabinetto n. 45) (2). Quantunque l'Imperatore, siccome feci conoscere a V. E. col mio telegramma gabinetto n. 71, sia alieno, almeno per ora, dal fare pace separata colla Russia, tuttavia ipotesi accennata dal Monts non sarebbe da escludersi in modo assoluto per ciò che riguarda Austria-Ungheria, qualora fosse imminente un pericolo di guerra coll'Ualia, e se Russia non avanzasse nei preliminari di pace pretese esagerate chiedendo, oltre cessione Galizia, in suo favore, anche delle terre serbe Monarchia in favore Serbia. Ignorando però quali siano condizioni della Russia e disposizioni attuali dello Zar non sarei in grado di giudicare se e quale fondamento abbiano le cose dettemi in proposito dal conte Monts, sulle quali potrà, meglio di me, pronunziarsi R. ambasciatore in Pietrogrado. Però se Russia potesse intuire che lo scopo a cui i due Imperi Centrali mirano coll'addivenire ad una pace separata, è quello di concentrare tutte le forze per fare fronte ad un simultaneo attacco dell'Italia e Romania, è poco probabile che quella potenza sia per consentire alle loro aperture. Sarebbe infatti nello interesse della Russia di continuare in tal caso la guerra, giacché potrebbe sperare di poter schiacciare più facilmente mediante duplice attacco suddetto, l'Austria-Ungheria e la Germania e realizzare così completamente il suo programma. Mi riservo riferire a V. E. con lettera ,partikolare (3) altri punti toccati dal conte Monts (4).

41 -Documenti diplomatici -Serie V -Vol. II

(l) Vedi D. 659.

(l) -Vedi D. 665. (2) -Vedi D. 616. (3) -Vedi D. 710. (4) -Ritrasmesso a Berlino e Pietrogrado con t. gab. r. sp. 16 del 25 gennaio, ore 12.
690

IL MINISTRO A PECHINO, SFORZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

R. 49/17. Pechino, 23 gennaio 1915.

Dalla caduta di Tsingtao numerosi sono stati i tentativi della Cina per riaffermare i suoi diritti su quello che fu lo Schutzgebiet germanico e limitar colà e sul resto dello Sciantung l'azione giapponese. Ad ogni conato, sia subdolo che aperto, del governo di Yuan Sci-cai il Giappone opponeva finora la più disdegnosa indifferenza, continuando a agire a piacer suo e nella conquistata Tsingtao e in tutta quella parte della penisola dello Sciantung che le forze nipponiche avevano o traversato o occupato quando procedettero all'attacco della piazzaforte germanica.

Se incidenti non sorsero sì fu perché ogni volta, all'ultimo momento, Pechino non osò insistere e tacque.

Così, certamente, sarebbe accaduto se a Tochio si fosse deciso di ignorare puramente e semplicemente anche una nota con cui il 7 corrente il Wai Ciao Pu significava alla Legazione Imperiale che la zona dalla Cina lasciata nello Sciantung per le operazioni militari (vedi mio rapporto n. 183 del 4 settembre scorso) (l) era abolita. Per l'abolizione di questa zona, e cioè per la limitazione dell'occupazione militare giapponese al solo antico territorio germanico, da varie settimane insisteva la Cina, ma non riusciva a ricevere da Tochio che risposte dilatorie.

La troppo giustificata tema di una definitiva installazione di posti militari giapponesi fuori, e lungi assai, dagli antichi confini tedeschi, spinse finalmente il Governo di Pechino all'invio della nota. Son convinto che qui si voleva compiere un'affermazione di principio, che non si contava troppo su un'evacuazione giapponese e che si sarebbe sopportato di veder i giapponesi continuare a agir da padroni nello Sciantung, ignorando perfettamente la notificazione cinese.

Ma il governo di Tochio sembra abbia colto l'occasione per andar molto più oltre a quanto mi si assicura, esso avrebbe deciso di considerare la nota cinese come una mancanza di riguardo, in quanto si pretenderebbe con essa di decidere una questione per la quale l'intesa doveva esser previa e bilaterale; e il ministro del Giappone avrebbe ricevuto l'ordine di chiedere senz'altro, direttamente a Yuan Sci-cai, ignorando il Wai Ciao Pu, una serie di privilegi e di concessioni non nel solo Sciantung ma in altre fra le più ricche provincie della Cina, concessioni che basterebbero ad assiurare al vicino Impero una situazione preponderante.

Se -come non sembra dubbio, malgrado il segreto che si cerca ancora di conservare -le cose stanno così, è chiaro che ciò significa che il Giappone intende assicurarsi subito i vantaggi che gli posson venire dall'attuale situa

zione internazionale, e che intende gorre davanti a una serie di fatti compiuti l'Europa di dopo la pace. L'analisi dei moventi del Giappone sarebbe interessante anche dal punto di vista della situazione europea, ma ciò non è compito mio.

A me basti assicurar V. E. che -a meno di un caso di follia -si può ritenere per certo che il Governo di Yuan Sci-cai finirà per cedere o fingere di cedere a qualunque domanda giapponese, sempre che veda impossibile il serio appoggio di qualche potenza. Cercherà invece tutt'al più di ripararsi dietro le solite formule vaghe o concessioni a doppio senso, in modo di poter sperare di riprender un giorno quanto gli fosse ora strappato.

Già, a iniziato intervento militare nello Sciantung, tre mesi fa, Yuan Sci-cai rispondeva a un telegramma collettivo di generali che dal sud lo incitavano a fronteggiare Il'insolenza nippon"lca: • Il solo principio che la Cina può ora seguire è di esser paziente •

Ciò rimane oggi ugualmente vero.

(l) Non pubblicato.

691

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 27/24. Vienna, 24 gennaio 1915, ore 2,20 (per. ore 14).

Console Generale a Budapest mi prega trasmettere seguente telegramma:

• Persona del mondo finanziario mi ha detto che in certi ambienti politici corre voce Arciduca Ereditario sia sta1to inviato presso l'Imperatore di Germania dall'Imperatore Francesco Giuseppe per esporre sua assoluta ripugnanza a prendere in considerazione cessione Trentina all'Italia • (1).

692

IL MINISTRO A SOFIA, CUCCHI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 147/9. Sofia, 24 gennaio 1915, ore 13 (per. ore 16,30).

Mio telegramma n. 24 (2).

Ho potuto sapere che l'invio del Direttore Debito pubblico bulgaro a Berlino è stato motivato dal fatto che Germania non ha più voluto fare anticipi sul prestito a meno che Bulgaria intraprendesse azione militare in suo favore. Governo bulgaro insisterebbe per ottenere nuovi fondi in base ai termini contratti senza prendere impegni di natura politica.

Mio informatore ritiene che dato punto di vista del Governo bulgaro, missione non possa aver risultato.

(l) -Ritrasmesso a Berlino con t. gab. r. sp. 14 del 25 gennaio, ore 12. (2) -Vedi D. 669.
693

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, SALANDRA (l)

L. P. Roma, 24 gennaio 1915.

Attiro la Tua attenzione sul dispaccio di Tittoni di ieri (gabinetto

n. 143) (2), che mi pare definisca bene la situazione attuale riguardo alla Rumenia e alla Bulgaria, e mi conferma nell'opinione che non dovremo tardare molto a prendere una decisione.

Il momento buono sia per fare pressione sull'Austria e sulla Germania se speriamo ancora di ottenere qualcosa di serie, sia per intavolare le trattative a Londra e magari insieme a Bucarest, sarebbe quello in cui apparisca sicura e imminente l'impresa austro-tedesca contro la Serbia.

694

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, BOLLATI, A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, A VIENNA, AVARNA E AI MINISTRI AD ATENE, DE BOSDARI E A DURAZZO, ALIOTTI

T. GAB. 68. Roma, 24 gennaio 1915, ore 20.

Mio telegramma n. 46 (3).

Questo Ambasciatore d'Inghilterra mi ha detto oggi a nome di sir Edward Grey che il Governo britannico nell'ottobre scorso aveva annuito ad una provvisoria occupazione dell'Epiro da parte dei greC'i con l'intesa implicita che non tentassero di andare più oltre. Dopo di ciò sir Edward Grey non aveva più discusso affatto di tale questione né aveva mai consentito ad occupazioni ulteriori di Berat o altro.

695

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI (4)

T. GAB. R. SP. 13/3. Roma, 24 gennaio 1915, ore 20,15.

Telegramma di V. E. n. 36 (5). Non credo che si possa basare sulle stipulazioni del trattato febbraio 1913 la richiesta Bratianu di nostra azione contro due Imperi centrali qualora

truppe austro-tedesche attaccassero Romania, non potendo il trattato contemplare eventualità conflitto tra alleati. Per ogni deprecata ipotesi debbo :dcordare quanto osservavo nel mio telegramma [gab.] 1214/57 del 2 dicembre (1), cioè che le forze militari italiane non avrebbero avuto piena efficienza prima della fine di febbraio. Ora incombemi aggiungere che tale termine dovrebbe essere alquanto protratto. Nel dare questa risposta a Bratianu veda

V. S. di non dargli impressione di alcun mutamento nella nostra politica riguardo alla Romania il che non risponderebbe a verità.

(1) -Da ACS, Carte Salandra. Ed. in SoNNINO, Carteggio, cit., D. 108. (2) -Vedi D. 683. (3) -Vedi D. 633. (4) -Ed. in SoNNINO, Carteggio, cit., D. 109. (5) -Vedi D. 687.
696

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI

T. GAB. 69/30. Roma, 24 gennaio 1915, ore 21.

Telegramma di V. E. n. 17 (2).

Approvo suo linguaggio con Cippico. Escludo che sua ,campagna nel Giornale d'Italia sia stata approvata ed incoraggiata da persone al Governo. Sarà assai opportuno conservare in questo momento atteggiamento riservato circa limiti aspirazioni italiane ed evitare polemiche eventualmente nocive ai nostri interessi nazionali.

697

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, SALANDRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (3)

L. P. Roma, 25 gennaio 1915.

Ho avuto soltanto stamane la busta in cui era il telegramma n. 143 di T1ttoni, su cui tu richiamasti ier sera la mia attenzione (4).

Anche a me pare che sia molto importante per una risoluzione a prendere il momento del concentramento delle forze austro-germaniche in Ungheria per muovere contro la Serbia. Ma è evidente che tanto Lahovary a Tittoni quanto Bratianu a Fasciotti (te:legramma n. 142) (5) rivelino esitazlione della Rumenia e poca voglia di essa a entrare in una campagna subito. Ciò contrariamente alle voci della stampa e degli scalmanati in Rumenia. Forse non sono pronti (mi è parso di averlo letto o sentito) prima di marzo. Forse la pressione tedesca opera. Ad ogni modo mi parrebbe bene che Fasciotti sapesse non esser vero ciò che i tedeschi e austriac1i ripetono a Bucarest: cioè che noi ci siamo obbligati a non muoverei. Il che contribuirebbe a smontare i rumeni, se lo credessero.

Ieri detti la ,tua lettera (l) a Sua Maestà, perché abbia la veduta sintetica della situazione. Egli poi me la rende. Gli soggiunsi che sarebbe stato necessario tra breve [vedersi] un giorno in tre per discutere a fondo.

Ti prego far leggere per intero l'articolo del Tagebtatt di cui il Messaggero di stamane riporta alcuni brani forse scelti ad arte. I brani riportati, se davvero ufficiosi, dimostrerebbero che l'Austria non ha alcuna voglia di assecondare le viste della Germania a riguardo nostro. E sarebbe bene farlo notare a Bi.ilow se tu lo vedrai.

Sua Maestà mi dette una carta geografica tratta dall'archivio di Vittorio Emanuele II, in cui è riprodotto il confine napoleonico del 1807 (trattato di Fontainebleau). L'ho fatta riprodurre esattissimamente sopra una carta dello Stato Maggiore; e gliela ho restituita, come desiderava. Non comprende Bolzano, ma comprende Cortina d'Ampezzo e Livinallongo, a cui lo Stato Maggiore attribuisce molta importanza militare e una rettifica del confine orientale, comprendendo Gradisca ma non Gorizia.

In ordine a Cippico mi pare che Imperiald abbia ragione (2). Non è vero che la campagna pro Dalmatia da lui fatta mesi fa sul Giornale d'Italia sia stata ispirata o approvata dal governo: certo da me no, anzi ho sempre evitato di ricevere il Cippico, nonostante le insistenze sue e di Torre. Se l'abbia incoraggiato la Consulta puoi domandare a de Martino (3). Certo San Giuliano non pensava alla Dalmazia Più volte abbiamo riconosciuto insieme l'impossibilità di metterei contro tutto il mondo slavo

P. S. -Ho constatato adesso che la busta, in cui era il telegramma

n. 140 (4), fu portata al ministero dell'Interno iersera rtardissimo, alle 23. Ti prego disporre che Questo servizio sia vigilato da Aldrovandi, non tanto perché io abbia presto i telegrammi, che per lo più non posso leggere se non a casa la sera o la mattina presto, quanto perché le buste non restino troppo tempo in mano agli usceri: potrebbero essere sperdute o peggio.

(l) -Vedi D. 325, p. 272, nota 3. (2) -Vedi D. 688. (3) -Da Archivio Sonnino, Montespertoli. Ed. in SoNNINO, Carteggio, cit., D. 110. (4) -Vedi D. 693. (5) -Vedi D. 686.
698

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 159/12. Atene, 25 gennaio 1915, ore 10 (per. ore 21,40).

Ho esaminato attentamente i telegrammi di V. E. Gabinetto n. 52/15 e i due seguiti (5) e ,i telegrammi di V. E. Gabinetto n. 58/19, 67/21 (6) e 68/22 (7).

Da essi risulta unanime la testimonianza dei Ministri e degli Ambasciatori a Londra, Parigi, Pietrogrado e Vienna (da Berlino V. E. non mi ha ancora fornito notizie) che né la Grecia ha chiesto né quegli Stati hanno accordato l'autorizzazione per una occupazione .greca nell'Albania al di là del limite attuale. Non vi ha dubbio che, prese nel senso materiale e formale, quelle testimonianze siano nel vero. Permane però la persuasione in me che se la Grecia senza autorizzazione oltrepassasse quei confini e se l'Italia volesse a ciò opporsi, essa con ogni probabilità resterebbe sola in una simile azione, perché già da tempo le Potenze della Triplice Intesa, almeno da quanto è possibile da qui giudicare, sono convinte che la unica ragionevole soluzione del problema Albania consisterà nella divisione di quella regione fra la Grecia e la Serbia, nel qual caso è evidente che alla Grecia converrebbe fare una parte piuttosto grande. La Germania appare, sinceramente

o non, tuttora disinteressarsi dei dettagli della questione Albania; e quanto all'Austria-Ungheria, purché in Albania non dominino né i serbi né gli italiani, è chiaro che non avrà interesse ad opporsi alle aspirazioni elleniche.

Conviene quindi, a mio avviso, non attribuire che scarsa importanza a dichiarazioni che possono essere materialmente vere, ma che non infirmano per nulla la verosimiglianza che Italia nella seconda fase della questione albanese debba, non meno che nella prima, trovarsi sola ed isolata nella sua politica contraria alle aspirazioni elleniche.

(l) -Vedi D. 681. (2) -Vedi D. 688. (3) -Vedi Serie V, vol. I, DD. 855 e 919. (4) -Con il T. gab. 140/23 del 23 gennaio Bollati riferiva circa l'organizzazione dei consolati in Germania. (5) -Il t. gab. 52 è la ritrasmissione dei DD. 656, 657 e 658, mentre i due seguiti sono il t. gab. 53 (vedi D. 655, r>. 540, nota 4) e il t. gab. 54 (vedi D. 658, p. 542, nota 1). (6) -I due telegrammi in riferimento sono la ritrasmissione del D. 668 e del t. gab. 141/14 da Ptetrogrado relativo alla smentita dell'intenzione della Grecia di oltrepassare la linea attuale di occupazione provvisoria. (7) -Vedi D. 694.
699

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 158/13. Atene, 25 gennaio 1915, ore 18,30 (per. ore 23).

Nella nostra conversazione di ieri Venizelos mi ha fatto intendere che le notizie della Romania, che sempre più si precisano nel senso di una prossima entrata in campagna di quello Stato, e quelle di un nuovo e più violento attacco contro la Serbia che si starebbe preparando da forze unite austroungariche e tedesche, sono di tale natura da rendere di nuovo la Grecia dubbiosa sul da farsi. Da confidenze fatte dal Principe Nicola a persona che me le ha riferite, risulterebbe poi che, contrariamente a quanto Delcassé ha detto a Tittoni (telegramma di V. E. Gabinetto n. 19 (l) la Triplice Intesa avrebbe in questi ultimi tempi rinnovato le sue insistenze e le sue promesse qui. Secondo quanto ha detto H Principe Nicola, le promesse ultime della Triplice Intesa sarebbero state tali e tante da rendere perplesso anche il Re di Grecia nel rifiutarle. I discorsi tutti che si odono qui in questi giorni accennano ad una prossima entrata in campagna della Grecia. Speciali preparativi

militari non si vedono al di fuori del mantenimento sotto le armi in pieno assetto di guerra di circa cento venticinque mila uomini, secondo è già da tempo noto alla EV. (1).

(l) Vedi D. 668, p. 550, nota l. Il 19 è il numero di protocollo particolare per Atene.

700

L'AMBASCIATORE A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI. SONNINO

T. GAB. R. SP. 28/40. Bucarest, 25 gennaio 1915, ore 18,30 (per. ore 6 del 26).

Ministro degl1i affari esteri mi ha detto essergli giunta da fonte diplomatica altra versione circa le dimissioni di Berchtold. Questi avrebbe lasciato potere per non dovere consentire alla pretesa di Tisza che la sola Austria faccia sacrifici necessari per accontentare Italia Burian quindi sarebbe venuto al Ministero affari esteri col programma di secondare la politica di Biilow a Roma facendo all'Italia concessioni territoriali a carico dell'Austria.

Benché questa versione sia in contraddizione con quanto mi è stato precedentemente detto a tale riguardo ed ho a suo tempo riferito, credo necessario informare V. E., non per il valore intrinseco della notizia, ma per confermare che qui si guarda all'Italia con sempre crescente diffidenza. Da parte austro-germanica come da parte triplice intesa si cerca naturalmente per opposti motivi fomentare queste diffidenze. Ministro affari esteri, che pur non conosce nostro accordo 23 settembre u.s., mi ha detto che egli conviene nell'opportunità di non precipitare le cose, e di non impegnarsi in avventure, ma che almeno bisognerebbe che la Romania avesse la certezza che l'Italia non concluda coll'Austria Ungheria un accordo segreto separato, lasciandola poi sola nell'imbarazzo.

Le sciocchezze imprudenti che sono andati diffondendo per il mondo i vari inviati più o meno ufficiosi rumeni, mi hanno dato buon giuoco per rispondere evasivamente e portare la conversazione su questo terr,eno, ma non resta men vero perciò, che la diffidenza verso noi va crescendo e che se le cose continuano così finiremo col non poter più fare alcun conto di questo paese.

701

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO,

T. GAB. R. SP. 29/41. Bucarest, 25 gennaio 1915, ore 18,30 (per. ore 6 del 26).

Riservatissimo per lei solo. Decifri Ella stessa.

Bratianu mi comunica in questo momento avere avuto formale conferma del concentramento forze austro-ungariche alla frontiera romena. Egli non

può dire se esse abbiano intenzioni aggressive oppure costituiscano semplici misure preventive. Mi prega sollecita risposta alle domande di cui al mio telegramma gabinetto n. 36 (1).

Visto che egli stesso suppone che io non possa ancora aver ricevuto risposta da V. E. attenderò fino a mercoledì 27 corrente alle ore sedici a fargli comunicazione di cui al telegramma di V. E. gabinetto riservato speciale n. 13 del 24 corrente (2) pel caso in cui V. E. credesse dovermi incaricare di aggiungere qualche commento che valga ad attenuarne la portata. Mi incombe dovere far presente a V. E. che una nostra risposta potrebbe oltre tutto ottenere risultato opposto a quello che il R. Governo si propone cioè gettare senz'altro Romania nelle braccia della Triplice Intesa !asciandoci isolati. Beninteso io ho dichiarato a tutti che l'Italia non si lascierà trascinare alla guerra, ma non posso non richiamare attenzione di V. E. su quanto ho riferito col mio telegramma gabinetto n. 40 (3) pel caso in cui Ella credette potermi dare istruzioni al riguardo.

(l) Ritrasmesso a Londra, Parigi, Pietrogrado e Bucarest con t. gab. 72 del 26 gennaio, ore 23

702

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 31/24. Berlino, 25 gennaio 1915, ore 20,40 (per. ore 2 del 26).

Telegramma di V.E. gabinetto n. 8 (4).

L'Arciduca Ereditario d'Austria durante il suo breve soggiorno a Berlino, non vide alcun uomo politico tedesco. Ha visto invece il cancelliere Jagow al Quartiere Generale, ma data la sua giovane età e la sua inesperienza in affari non si suppone abbia trattato colà affari di grande importanza, salvo qualche messaggio di cui abbia potuto essere incaricato dall'Imperatore di Germania per l'Imperatore d'Austria-Ungheria il che farò del mio meglio per appurare.

La vera discussione politica ha avuto e avrà luogo col Barone Buri11n il quale giunto ieri al Quartiere Generale ne ripartirà questa notte ritornando, contrariamente a quanto si era creduto, direttamente a Vienna senza più toccare Berlino. Nella sua fermata qui Egli ebbe però ieri l'altro una lunga conversazione con Zimmermann della quale quest'ultimo mi rese conto stamane. Il Barone Burian disse che aveva avuto un primo amichevole colloquio col Duca Avarna (5), ·Che non appena [di ritorno] a Vienna l'avrebbe ripreso col vivo desiderio e nella speranza di trovare un terreno d'intesa negli attuali negoziatf tra Governo austro-ungarico e R. Governo. Nello stesso senso egli

aveva già dato e ripeterà istruzioni al Barone Macchio per norma delle sue conversazioni con V. E. Nel parlare con Zimmermann il Barone Burian non aveva detto che il concetto di una cessione all'Italia di territori appartenenti alla Monarchia fosse dal Governo Imperiale e Reale già ammessa in principio; ma da tutto quanto egli disse si poteva ragionevolmente dedurre che quel concetto non ne fosse fin da ora in principio escluso.

Alle insistenze di Zimmermann per farlo entrare in tale ordine di idee [rispose] mettendo innanzi obiezioni che presupponevano l'adozione del principio della cessione. Le obiezioni si possono ridurre essenzialmente nelle seguenti:

0 ) Dato che l'Austria faccia all'Italia le concessioni da parte sua reclamatene non sussiste ancora il pericolo che più tardi ~!iene vengano reclamate di maggiori? Da questo pericolo può garantirci il Governo italiano?

2°) Dato che a quelle concessioni consenta il Governo austro-ungarico quale sono le concessioni che farebbe in cambio il Governo italiano a norma della lettera e dello spirito del Trattato e dei principi di giustizia e di equità naturale?

3°) Dato che un accordo possa essere stabilito su queste basi occorre che esso sia mantenuto segreto fino alla fine della guerra.

Ove così non fosse si correrebbe il rischio che la fenditura in tal modo

aperta nell'edificio della Monarchia si allargasse al punto di causarne il crollo

immediato. Non solo la Romania esigerebbe la soddisfazione delle sue aspi

razioni nazionali ma tutte le altre nazionalità della Monarchia che gravitano

verso uno Stato estero si troverebbero in preda ad una pericolosa agitazione

che condurrebbe inevitabilmente al suo sfacelo. E questa eventualità che è

certamente contraria ai più vitali interessi della Germania non può nemmeno

essere vista di buon occhio dall'Italia, la quale ha sempre considerato l'esistenza

di un'Austria non troppo indebolita come necessaria e vantaggiosa per la

sua situazione internazionale.

A Zimmermann che mi chiedeva quale risposta io potessi dare a siffatte

obiezioni replicai circa il primo punto che domande nostre avevano per scopo

di togliere di mezzo per il presente e per l'avvenire tutte quelle iincresciose

questioni che avevano fin qui reso impossibile un accordo fra l'Italia e l'Au

stria. Circa il secondo punto ripetei quanto V. E. aveva detto al Barone Mac

chio (1), che cioè la controprestazione nos.tra poteva consistere nel lasciare

entro predeterminati limiti mano libera all'Austria nella sua azione. Ma circa

il terzo punto dichiarai essere assolutamente necessario che fossero resi di

pubblica ragione i vantaggi positivi che dall'accordo coll'Austria sarebbero

all'Italia derivati; è a questa condizione soltanto e con questa riserva che la

opinione pubblica italiana aveva aderito ed aderiva alla neutralità: ove ciò

non si verificasse lo scopo dell'accordo non sarebbe stato in alcun modo rag

giunto e ci si troverebbe di fronte ai più gravi pericoli.

Zimmermann aveva avuto ottima impressione di Burian che gli apparve uomo intelligente ed energico con piena coscienza della gravità del compito suo e delle difficoltà della situazione.

Aveva discusso con lui di parecchi e importanti questioni ma la più importante di tutte era senza dubbio questa nei negoziati pendenti coll'Italia. Zimmermann gli aveva manifestato nel modo p·iù caloroso che il Governo imperiale e reale si rendesse conto della necessità di venire ad un accordo col

R. Governo: e non dubitava che lo stesso linguaggio sarebbe stato tenuto al Barone Burian anche al Quartiere Generale dell'Imperatore. Terminò esprimendo la fiducia che questo viaggio del nuovo Ministro degli affari esteri della Monarchia non sarebbe stato infruttuoso anche per il mantenimento delle buone relazioni fra gli antichi alleati.

(l) -Vedi D. 687. (2) -Vedi D. 695. (3) -Vedi D. 700. (4) -Con t. gab. r. sp. 8/7 del 22 gennaio, ore 20 Sonnino aveva invitato Bollati a comunicargli al più presto ogni informazione • circa colloquio di S. A. il Principe Carlo Francesco Giuseppe e di Burian in Germania in relazione al nostro negoziato in corso per quanto concerne articolo sette della Triplice Alleanza o ad altro che ci riguarda •. (5) -Vedi D. 648.

(l) Vedi D. 571.

703

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO,

T. GAB. S. 160/19. Parigi, 25 gennaio 1915, ore 20,50 (per. ore 2 del 26).

Risposta al telegramma di V. E. gabinetto segreto n. 63 (1).

Al Ministro di Bulgaria, Pasic promise in termini generali che alla fine della guerra la Serbia, se avvantaggiata d'altra parte, avrebbe consentito una rettifica della frontiera Macedone a favore Bulgaria. Con altro [diplomatico] Pasic ha detto che tale retti.fìca potrebbe comprendere la linea della Bregalnitz dalla frontiera bulgara attuale fino connuenza col Vardar e la linea del Vardar dal detto punto fino alla frontiera greca. Vesnic, che tenace nei suoi rancori contro Bulgaria, sarebbe contrario a qualunque impegno preciso ammette però che Pasic di fronte ane insistenze della Romania ed a promesse di questa di intervenire contro gli austro-tedeschi prima che schiacciano la Serbia potrebbe indursi a prendere fin d'ora impegno formale colla Bulgaria per la cessione della linea Vardar-Bregalnitz. Vesnic continua a diffidare della Bulgaria. Egli dice che la missione di Genadiev a Roma priva di contenuto e se si verificherà quella di cui si è parlato del Generale Savov a Parigi non avrebbe altro scopo che di divergere l'attenzione da due altre missioni che avrebbero un contenuto e cioè quella di Tontcev a Vienna e di Nadev a Costantinopoli. Qui nelle sfere ufficiali si ripete la tesi esposta nell'articolo dell'Echo de Paris di stamane, e cioè che l'intervento della Romania ·e dell'Italia può aver luogo utilmente solo prima che sia schiacciata la Serbia. Se austro-tedeschi dovessero occupare la Serbia e trascinarsi appresso la Bulgaria coll'offerta della Macedonia e l'intervento romeno diverrebbe [di:f)fì.cile] e quello italiano difficilissimo. Mi pare inoltre che qui ogni giorno scemi la fiducia in una azione risolutiva della Russia e mi pare anche su forze militari questo Ambasciatore di Russia faccia molto assegnamento.

(l) Vedi D. 686, p. 566, nota l.

704

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO,

T. GAB. R. SP. 33/26. Vienna, 25 gennaio 1915, ore 21 (per. ore 2,50 del 26).

Telegramma di V. E. gabinetto n. 9 -riservato speciale (1).

Non riesco veramente a comprendere come mai qui si possa pretendere, siccome ha detto Zimmermann a Bollati, che il R. Governo non ha mai accennato ad una cessione di territori appartenenti alla Monarchia.

Prescindendo infatti dal linguaggio tenuto da V. E. al barone Macchio (2) sta il fatto che nel mio colloquio col barone Burian (mio telegramma gabinetto n. 17 riservato speciale) 3) io accennai esplicitamente alla possibile cessione di territori appartenenti oggi alla Monarchia come all'oggetto del compenso da noi richiesto in virtù del trattato di alleanza, e gli feci menzione delle aspirazioni nazionali che si manifestavano dalla nostra opinione pubblica nonché dalla necessità in cui si trovava per conseguenza il R. Governo di porre la questione del compenso su quelle regioni sulle quasi si 11ivo1lgeva il sentimento popolare nazionale. Che del resto il barone Burian abbia perfettamente inteso quale siano i ,territori di cui chiediamo la cessione lo prova la meraviglia da lui espressa con me che la questione fosse stata messa sopra un terreno così delicato essendo i territori da noi ambiti considerati come Erb!and, il suo accenno alla clausola del trattato che garantiva l'integrità territoriale degli Stati contraenti nonché Quello che la cessione di territori da noi richiesti avrebbe potuto costituire un precedente in una Monarchia come l'Austria-Ungheria. Assicuro V. E. che nel prossimo mio colloquio col barone non mancherò di dirimere il dubbio accennato da Zimmermann a Bollati e gli ripeterò che compensi da noi richiesti in virtù dell'articolo settimo riguardano la cessione di territori posseduti dall'Austria-Ungheria.

705

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (4)

T. GAB. R. SP. 32/44. Bucarest, 25 gennaio 1915, ore 21 (per. ore 7,10 del 26).

Riservatissimo per Lei solo -Decifri Ella stessa.

Ho rimesso stasera -al Re Ferdinando la lettera reale di cui al telegramma di V. E. gabinetto n. 36 (5). Sua Maestà l'ha letta in mia presenza ed ha osservato che gli affettuosi sentimenti in essi espressi corrispondono pienamente ai suoi propri. Re Fer

dinando mi ha parlato poi con molta calma della situaziOne insistendo ne] dire che bisogna prepararsi attivamente dal punto di vista militare, e non precipitare avvenimenti. Soprattutto Sua Maestà mi ha detto tenere a che rapporti coll'Italia siano i più intimi possibile. Re Ferdinando mi ha parlato poi dei discorsi di Czernin circa contegno dell'Italia, ed io mi sono espresso secondo le istruzioni contenute nel telegramma di V. E. Gabinetto n. 4/1. Sua Maestà ha accennato al pericolo per la Romania che l'Italia si accordi per suo conto !asciandola sola. Re Ferdinando senza sapere del passo fatto presso di me da Bratianu di cui al telegramma n. 36 gabinetto (1), ma pur ·confermando notizie di movimenti di truppe austro-ungariche nei tre punti indicati nel telegramma n. 42 gabinetto segreto (2), mi ha detto che non crede ad una aggressione da parte due Imperi centrali. Ho tenuto con Sua Maestà linguaggio tale da non !asciargli grande illusione circa nostra risposta ed il Re ha finito col lasciar intendere sarebbe stato più prudente non porre per ora un quesito così indiscreto.

Bratianu invece, che ho incontrato quando sono giunto Palazzo Reale mi aveva detto che pur non credendo neppure lui ad una aggressione ha bisogno della nostra assicurazione per resistere continue pressioni degli uomini politici di ogni partito che spingono alla mobilitazione ciò che significherebbe senz'altro guerra. Io ho mantenuto signficativo riserbo limitandomi assicurarlo che ho sollecitato una risposta e che appena mi perverrà mi affretterò comunicargliiela. Per quanto ultima parte telegramma di V. E. gabinetto segreto 13/3 (3) mi imponga adoperarmi perché malgrado il nostro rifiuto di prendere armi nel caso di un'aggressione contro la Romania non si abbia qui impressione che sia mutato il nostro .contegno di fronte essa, il che presuppone linguaggio molto favorevole a questa, mi permetto •sollecitare più precise istruzioni circa tale linguaggio non volendo né impegnare R. Governo al di là di quanto esso non voglia né accentuare delle dichiarazioni di cui non si possono nascondere né l'intrinseca portata né le conseguenze pei rapporti tra i due paesi (4).

(l) -Vedi D. 684. (2) -Vedi D. 632. (3) -Vedi D. 648.

(4) Ed. in SONNINO, Carteggio, cit., D. 111.

(5) Vedi D. 629 (T. gab. 4/1). Il riferimento al gab. 36 risulta errato.

706

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO,

·r. GAB. R. SP. 30/19. Londra, 25 gennaio 1915, ore 23,25 (per. ore 6 del 26).

In vista del gran parlare qui fatto circa missione Ghenadiev e suoi colloqui con V. E. e presidente del Consiglio sono a chiedermi se non sarebbe indicato ed opportuno una mia qualche comunicazione personale a Grey a

nome di V. E. sugl scopi, missioni e sostanza colloquio. A mio remissivo parere sarebbe utile non troncare in modo assoluto conversazioni confidenziali con Grey col quale abbiamo fino a pochi mesi fa continuato su varie questioni riservatissime personali scambi vedute. Ciò beninteso nel caso in cui inizio negoziati con Austria e Germania non abbia determinato sostanziali modif[cazioni intenzioni dal presidente del Consiglio e da V. E. manifestatemi a Roma. Al riguardo segnalo ad ogni buon fine t~legramma qui pubblicato relativo ad intervenuto accordo con Austria per assicurare definitivo mantenimento neutralità italiana sulla base promessa cessione Trentino (1).

(l) -Vedi D. 687. (2) -Con t. gab. 153/42 del 25 gennaio aveva comunicato che le truppe austro-tedesche si stavano concentrando nei « tre punti storici di accesso in Romania e cioè a Hermanstadt per la vallata dell'Olt, a Kronstadt per la vallata del Timose e a Gyrimese per la vallata del Trotuse •. (3) -Vedi D. 695. (3) -Vedi D. 715.
707

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO,

T. GAB. 154/20 Londra, 25 gennaio 1915, ore 23,35 (per. ore 5,30 del 26).

Nicolson mi ha detto aver Grey incaricato Rodd di dare a V. E. spiegazioni circa inesistenza preteso permesso dato alla Grecia di occupare Albania fino a Berat ed oltre. Linguaggio molto amichevole di Nicolson ha confermato impressione da me sottoposta a V. E. col mio telegramma gabinetto n. 10 (3) dopo mio primo colloquio personale con Tyrrel.

708

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO,

T. GAB. 156/21. Londra, 25 gennaio 1915, ore 23,25 (per. ore 6 del 26).

Telegramma di 'r. E. gabinetto 68 (4).

Grey mi ha testé rimesso copia suo telegramma a Rodd. Dal medesimo rilevo che oltre a non aver dato alcun affidamento alla Grecia, anche Serbia fu finora sconsigliata da occupare punti strategici in Albania anche a titolo provvisorio. Telegramma prosegue: • in seguito però ad informazioni qui giunte sullo sfacelo di Essad Pascià e suoi minacciati attacchi contro Serbia provocati dalla inf1uenza ostile turca in Albania io non credo si dovrebbe sollevare obiezioni ad una occupazione provvisoria di punti strategici in Albania da parte della Serbia a titolo difensivo. Spero che mie vedute coincideranno con

quelle Governo italiano •. Nell'esaminare proposta di Grey permettomi ad ogni buon fine attirare attenzione di V. E. sulla sostanziale differenza fra le relazioni di questo Governo con Serbia alleata e quelle con Grecia.

(l) -Per la risposta vedi D. 714. (2) -Vedi D. 674. (3) -Vedi D. 658. (4) -Vedi D. 694.
709

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

R. S. N. Vienna, 25 gennaio 1915.

Per ogni buon fine e per l'eventualità in cui le RR. Rappresentanze diplomatica e consolare in Austria-Ungheria dovessero trovarsi, per la necessità degli eventi, obbligate di lasciare il territorio della Monarchia, mi permetto rivolgermi all'E. V. pregandoLa di volermi impartire istruzioni circa le questioni seguenti:

l) a quale Potenza dovrebbe essere affidata in Austria-Ungheria la protezione degli interessi italiani? La Spagna ha qui assunto la tutela degli interessi russi, serbi e belgi. Gli Stati Uniti d'America quella degli interessi inglesi, francesi e giapponesi.

Per quanto ci riguarda mi sembrerebbe fossero da scartare gli Stati Uniti, i cui rappresentanti, oltre ad avere moltissimo lavoro per la protezione degli interessi francesi ed inglesi, non si dimostraano all'altezza del compito loro affidato, per mancanza forse di « routine •, non essendovi in America una carriera diplomatica bene organizzata.

La Spagna potrebbe per contro darci serie garanzie soprattutto perché il Consigliere di quest'Ambasciata, Don Vincente Gutierrez de Aguera, ha fatto i suoi studi legali all'Università di Bologna ed ha soggiornato altri dieci anni a Roma quale segretario delle due Ambasciate Spagnuole, presso la R. Corte e presso la Santa Sede. Rimane a vedere però se, dato l'ingente lavoro (ora peraltro alquanto in diminuzione) occasionato all'Ambasciata di Spagna dalla tutela degli interessi mossi, il Gabinetto di Madrid sarebbe disposto di assumere la tutela degli interessi italiani.

In ~aso negativo si potrebbe pensare ad affidare utilmente la cura dei

nostri interessi ai Paesi Bassi, il cui rappresentante gode qui della massima

stima e considerazione.

2) Chi dovrà rimanere a Vienna per il disbrigo del lavoro concernente

i RR. sudditi ed a guardia degli archivi della R. Ambasciata?

Alle Ambasciate di Franc·ia ed Inghilterra sono rimasti rispettivi consoli,

ed a quella Russia un impiegato del consolato. Noi potremmo, mi sembra,

!asciarvi il Cavaliere Zannoni, che dovrebbe però trasferire iJI suo domicilio

stabile nel palazzo d eU' Ambasciata, trasportandovi pure l'archivio consolare.

3) che cosa dovrebbe accadere dell'Archivio dell'Ambasciata? Dovrei lasC'iarlo integralmente qui, suggellando i vari armadi coi sigilli della R. Ambasciata e della Potenza protettrice, come hanno fatto i rappresentanti inglese, francese e russo, oppure portar meco i telegrammi e l'archivio riservato che, per la loro mole, non potrebbero però se non viaggiare in numerosissime casse?

4) -Che cosa dovrei fare dei cifrari? Portarli m eco oppure distruggerli bruciandoli, come hanno fatto gli inglesi? 5) -Che istruzioni dovrei impartire ai Consolati dipendenti circa punti suddetti per quanto li riguardano?

6) -Occorrerebbe pensare inoltre a dotare la rappresentanza diplomatica della Potenza protettrice dei fondi necessari non solamente al mantenimento della R. Ambasciata, al pagamento dello stipendio, assegno ecc. del Cavaliere Zannoni o di chi dovesse rimanere a Vienna, e di quelli del portiere e dell'usciere della R. Cancellleria, ma anche alla distribuzione dei sussidi, che saranno certo richiesti in gran numero ai RR. sudditi che rimanessero qui.

Il Governo Imperiale Rlll1SO ha disposto, a questo proposito, perché venisse aperto all'Ambasciata di Spagna, sopra una banca viennese, un contocorrente di un milione di Corone.

Fatte le debite proporzioni e tenendo conto che gli italiani non sono in questo momento molto numerosi a Vienna e dintorni, ri,tengo tuttavia che occorrerebbe ugualmente poter disporre a quest'uopo di una somma ragguardevole.

710

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

L. P. RR. Vienna, 25 gennaio 1915.

Con rifeTimento al mio telegramma gabinetto segreto n. 23, riservato speciale, in data del 23 corrente (1), ho l'onoTe d'informare l'E..V che il Conte Monts dopo avermi detto le cose ripTodotte nel telegramma stesso, è venuto a parlaT meco dell'eventualità che il negoziato segreto in corso non approdasse ad alcun risultato. Egli premise che riteneva fosse nell'interesse dell'Italia di accordarsi coll'Austria-Ungheria. Ma ove, nonostante tutto, la guena dovesse scoppiaTe, il Governo come l'opinione pubblica italiana si saTebbero ingannati se avessero creduto che quella guerra saTebbe stata facile impresa. Egli la considerava invece molto ardua, giacché non sarebbe avvenuta coll'Austria-Ungheria soltanto ma anche colla Germania la quale avrebbe

concesso alla sua alleata tutto il suo ai·uto. Non gli sembrava probabile che noi cercassimo di attaccare la formidabile piazza forte di Trento o di varcare 11 confine dalla parte dell'Isonzo, ove oltre alle fortificazioni esistenti erano state costru-ite numerose trincee. Se noi fossimo peraltro riusciti a superare queste ultime difficoltà ed a sconfiggere le truppe alleate, qui si calcolava che avremmo potuto giungere a Vienna in tre mesi.

Aggiunse che in questi circoli militari, si supponeva a quanto eragli stato riferito che fosse intenzione dell'Italia di sbarcare in un porto montenegrino un corpo di 150.000 uomini per soccorrere i serbi e marciare quindi sopra Budapest.

Nessuno poteva dire quali sarebbero state le sorti di tale guerra. Ma se l'Austria-Ungheria e la Germania avessero vinto, nonostante·, tutto, che cosa sarebbe divenuta l'Italia?

Il conte Monts si poneva questa domanda e pensava con vero dolore all'eventualità di una guerra fra l'Italia e la Germania che non erano separate da alcuna divergenza di interessi, e la cui unità si era costituita contemporaneamente.

Nel caso poi in cui la Germania e l'Austra-Ungheria fossero state battute, l'Italia avrebbe bensì ottenuto le provincie irredente, ma sarebbe stata, in avvenire, alla mercè della Francia, dell'Inghilterra e della Russia.

Il Conte Monts ha ·concluso col dirmi che gli sforzi di tutti dovevano essere rivolti, ad impedire, ad ogni costo, una guerra fra l'Italia e l'AustriaUngheria. Ma l'Italia non doveva avanzare troppe pretese, giacché ciò avrebbe potuto compromettere l'accordo. Egli credeva del resto che il Principe di Btilov lavorasse a Roma precisamente in tal senso.

(l) Vedi D. 689.

711

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 161/20. Parigi, 26 gennaio 1915, ore l (per. ore 6).

Telegramma di V. E. Gab. [r.sp.] n. 11 (l) -Riservatissimo per Lei so~o.

Una pace separata dell'Austria colla Russia mi sembra difficilissima per molte ovvie ragioni che non enumererò perché sono intuitive. Però non si può dire che sia impossibile. Invece sembrami dove·r ritenere assolutamente impossibile una pace separata della Russia colla Germania lasciando questa libera di agire con tutte le sue forze contro la Francia e l'Inghilterra. Devesi considerare che la Francia è in guerra colla Germania unicamente per fedeltà all'alleanza r·ussa, e che proprio in questo momento Inghilterra e Francia si apprestano a dare alla Russia efficace appoggio finanziario. La Germania

42 -Documenti diplomatici -Serie V -Vol. II

s'illude nella previsione di una rivoluzione russa, come si illuse circa i ribelli dell'Ulster quando dichiarò la guerra. Essa, senza aver in mano alcun indizio serio, crede che la Russia possa abbandonare la Francia come al momento di dichiarare la guerra credette stoltamente che l'Inghilterra potesse abbandonare il Belgio. Lo spettacolo di organizzazione e forza militare che dà la Germania è ammirabile, ma le previsioni e gli apprezzamenti dei suoi uomini di Stato non lo sono affatto.

Nel telegramma del R. Ambasciatore a Berlino mi colpisce un punto, quello cioè delle correnti che in Austria vorrebbero la pace colla Russia per rivolgersi contro l'Italia. Ciò corrisponde pienamente ad informazioni pervenutemi qui da vari stranieri reduci dall'Austria i quali concordano tutti nel dire che al Governo austriaco conviene in questo momento usare prudenza col Governo italiano ma che in tutte le classi è vivissima l'irritazione contro l'Italia e cagione continue manifestazioni anti-austriache della stampa e del pubblico italiano. Se noi dovremo muovere in guerra contro l'Austria ciò non avrà importanza. Se invece dovremo mantenere fino a ultimo la neutralità sarà prudente procurare in tempo utile di frenare le manifestazioni della stampa e del pubblico e cercare di avere in mano garanzie che ci assicurino da rappresaglie austriache. Cosi per quanto riguarda la Serbia, se Italia e Romania dovessero entrare dn campagna prima che la Serbia fosse occupata dagli austro..;tedeschi il problema serbo non si porrebbe. In caso diverso varrebbe la pena di esaminare fin d'ora quale· sarebbe la posizione dell'Italia e Romania dopo l'occupazione della Serbia da parte austrotedeschi. Sono quesiti formidabili che io pongo e non risolvo. Come ebbi a significare altra volta a V. E. non credo che i singoli Ambasciatori posti in vari punti della periferia possono indicare una soluzione precisa e certa. Essi possono fornire gli elementi che confrontati tra loro da V. E. le danno il modo di assumere con piena cognizione di causa le alte responsabilità che le incombono.

(l) Vedi D. 676, p. 557, nota 4.

712

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, SALANDRA (l)

L. P. Roma, 26 gennaio 1915.

La nostra situazione diventa O·gni giorno pm difficile e non può, senza danno, venire cosi prolungata di molto. Occone prendere una dedsione per poter intavolare trattative serie con Londra e Bucarest, oppure rinunziarvi definitivamente per ora, battendo risolutamente una strada diversa per quanto sia poco probabile che essa meni a chicchessia di pratico o di utile.

Seguitando nell'indecisione attuale si vien presi a noia e in diffidenza da tutti, e il giorno in cui vorremo e dovremo prender un partito ci troveremo nelle peggiori condizioni per poterlo fare utilmente.

La stampa officiosa di Vienna (vedi Tageblatt e Wiener AHgemeine Zeitung) esclude tassativamente ogni intenzione in quel governo di cedere checchessia all'Italia di quanto fa ora parte dell'Impero.

La Rumenia, premuta dalla minaccia di una aggressione austro-tedesca insiste per sapere se, dato che essa si verifichi, noi entreremo in campo per aiutarla; e si irrita ad ogni nostra risposta incerta o evasiva (1). Il ministro austriaco a Bucarest ha affermato ripet1Utam!€nte a B:ratianu eJ allp stesso re Ferdinando che l'Italia ha dato sicuri affidamenti all'Austria di non muoversi contro di lei (2). Noi smentdamo, ma nessuno ci ,crede. I ruscorsi di Biilow e le pubblicazioni della stampa viennese e ungherese hanno dato a tutti la persuasione che stiamo negoziando con l'Austria per la cessione del Trentina. Ieri me lo chiedeva direttamente e nettamente il ministro di Serbia, probabilmente anche per conto di altri.

E se veramente gli austro-tedeschi invadessero la Rumenia o le intimassero qualche ultimatum, noi che facciamo? Possiamo restare inerti, appagandoci di erba trastulla? E se dovessimo agire non sarebbe meglio poterlo anche dire prima?

In conclusione insisto sulla necessiltà urgente di determinare, ove si voglia fare una preparazione diplomatica qualsiasi:

1° a quali condizioni siamo disposti a impegnarci per la neutralità;

2° per quale data possiamo affrontare anche il rischio di dover entrare in campo ove gli avvenimenti precipitassero e urgesse prendere impegni positivi.

Oggi alle ore 15,30 vedrò Biilow (3); ma non prevedo che mi dica nulla di positivo.

(l) Da ACS, Carte Salandra. Ed. in SONNINO, Carteggio, D. 112.

713

IL MINISTRO A NISH, SQUITTI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 166/33. Nish, 26 gennaio 1915, ore 18,20 (per. ore l del 27).

Telegramma di V. E. Gabinetto n. 63 (4).

Nel giudizio sulla convenienza della Serbia di fare sin d'ora cessione di territori alla Bulgaria, Bratianu non tiene conto delle varie difficoltà d'ordine interno che, a parte la cosa in sé, mettono il Governo nella impossibilità di agire nel senso indicato. Vi è prima di tutto la negata convo

(2} Vedi D. 687, p. 566, nota 3.

cazione della grande Skupcina, sola competente a decretare siffatta cessione, e tale convocazione in piena guerra è esclusa mio telegramma n. 199 in data 4 dicembre u. s.) (1). Vi è poi il partito militare ora più potente che mai che si opporrebbe a qualunque atto tendente a diminuire il territorio nazionale. Vi sono il Re ed il Principe Reggente che d'accordo col popolo tutto, non vogliono saperne.

Può in queste condizioni un Governo qualsiasi trattare la questione? Diversa sarà invece la situazione a guerra finita ed a Serbia ingrandita. Di quanto precede sono persuasi tutti i miei colleghi compreso il Ministro di Russia il quale più non parla di cessione immediata ed incondizionata. Riguardo alla eventualità di uno schiacciamento della Serbia poco se ne inquietano i serbi stessi. A torto od a ragione essi si credono sicuri di far subire ad ogni nuovo esE::rcito d'invasione, se avesse da venire, la medesima sorte triste e vergognosa toccata ai precedenti. All'uopo si preparano, e stanno completando un esercito superiore a q_uello con cu"i sconfissero ultimamente ed espulsero dal territorio serbo gli austriaci.

Sarebbe sommamente gradito l'aiuto romeno, ma si confida soprattutto nelle proprie forze.

(l) -Vedi DD. 701 e 705. (3) -Vedi D. 716. (4) -Vedi D. 686, p. 566, nota l
714

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI

T. GAB. R. SP. 20 Roma, 26 gennaio 1915, ore 21. Telegramma di V. E. n. 19 (2). Nel solo colloquio che ho avuto sinora con Ghenadiev egli non è

uscito da generalità e non ha fatto cenno di essere incaricato di una missione qualsiasi con scopi determinati (3). Non ha fondamento notizia di accordo intervenuto con Austria-Ungheria per assicurare mantenimento neutralità italiana sulla base promessa cessione Trentino.

715

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI (4)

T. GAB. R. SP. 21. Roma, 26 gennaio 1915, ore 21 ,50.

Riservatissimo per Lei solo. -Decifri Ella stessa. -Telegrammi di V. S. nn. 40, 41 e 44 (5).

Noi perduriamo nel proposito di concordare la nostra eventuale azione con la Romania, ma non potendo conseguire una sufficiente preparazione minima militare prima della ,fine di marzo non riteniamo, nel rapido avvicendarsi degli avvenimenti, poter oggi concretare utilmente alcuna intesa pos'itiva e precisa (1).

(l) -Vedi D. 335. (2) -Vedi D. 706. (3) -Analoga risposta Sonnino aveva dato a Fasciotti (T. gab. 60 del 23 gennaio) e a Carlotti (T. 407 del 28 gennaio) che lo avevano interpellato circa la missione Ghenadiev (rispettivamente con t. gab. 126/32 del 22 gennaio, e con t. 764/68 del 27 gennaio). (4) -Ed. in SoNNINO, Carteggio, cit., D. 113. (5) -Vedi DD. 700, 701, e 705.
716

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, BOLLATI, E A VIENNA AVARNA (2)

T. GAB. R. SP. 22. Roma, 26 gennaio 1915, ore 23.

Riservatissimo per Lei solo. -Decifri Ella stessa.

Il principe di Biilow mi ha detto oggi che non si potrà venire ad una conclusione pratica dei negoziati con l'Austrtia-Ungheria relativi all'applicazione dell'articolo sette del Trattato, se il Governo italiano non precisa che cos'è che chiede; poiché quello austro-ungarico teme che concedendo qualcosa, si moltiplichino poi le esigenze, teme una Schraube ohne Ende.

Torna a raccomandare a noi di non voler stravincere.

Risposi che fintantoché il Governo di Vienna non accetta esplicitamente

o nettamente che la discussione si porti sul terreno della cessione di territorii già oggi posseduti dall'Impero, non è possibile pretendere che noi precisiamo il quale e il quanto delle nostre richieste. Finora da Vienna si è sempre risposto genericamente e vagamente, opponendo delle pregiudiziali, o delle obiezioni di massima.

Dichiarino essi di accettare il terreno di discussione ed io potrò allor!l consultare i colleghi per formulare domande precise.

Aggiunsi essere io alquanto scoraggiato sull'andamento deUe cose. La stampa ufficiosa di V'ienna (esempio il Tageblatt e la/Wiener AUgemeine Zeitung) facevano dichiarazioni intempestive con cui escludevano ogni possibilità di cessione di territori ora appartenenti all'Impero. Con ciò si rendeva assai più difficile ogni eventuale concessione in avvenire.

Intanto le notizie di concentramenti di truppe austro-tedesche sui confini della Romania e della Serbia, chi dice per un'aggressione contro questa, chi contro Q.uella, accennano a un nuovo pericolo che ci sovrasta, dando luogo in Italia ad un forte movimento dell'opinione pubblica a favore della nostra entrata in campo. * E intanto tre sole settimane ci separano dalla riapertura della Camera. Data una tale situazione, che si presta a riscaldare le menti, senza che il Governo abbia da opporre nulla di concreto e di positivo ad appagamento delle aspirazioni nazionali, temo agitazioni e manifestazioni tali da vincere la mano al Governo. *

Io mi sono adoperato vivamente per tranquillare gli animi e moderare

desideri e le speranze, e per raccomandare la fiducia nell'azione diplomatica, ma mi convinco pur troppo che mentre all'interno mi sto addossando con ciò, ogrrl giorno più, gravi responsabiliLtà politiche, all'estero ogni sforzo non approderà ad alcun risultato pratico e che malgrado l'indubitata buona volontà, che volentieri riconoscevo, così del principe di BUlow, come del Governo germanico, noi resteremo completamente bernés dall'Austria-Ungheria, * con grave nocumento delle nostre istituzioni. *

Quanto precede per norma di ling.uaggio di V. E.

(l) -Per la risposta vedi D. 721. (2) -Ed. in LV 108, cit., D. 15. con soppressione delle parti tra asterischi e, integralmente, in SoNNINo, Diario, cit., pp. 79-80.
717

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 167/19. Pietrogrado, 27 gennaio 1915, ore 2,30 (per. ore 12).

Telegramma di V. E. n. 16 r. sp. (1).

A quanto mi hanno riferito colleghi di Francia, Inghilterra e Giappone, lo Zar, in occasione del ricevimento di Capo d'anno ha loro riaffermato in forma calma ma altrettanto esplicita e categorica, la sua inconcussa volontà di continuare la guerra sino al compimento dei comuni propositi qualunque sia il tempo a ciò necessario.

Sua Maestà avrebbe poi celebrato la solidarietà e lo slancio coi quali tutto il paese sostiene cosi gravi sacrifizi per assicurare completa vittoria e lunga era di pace.

Nella Corte non vi ha un partito per la pace, ma esiste bensì, sebbene assai tenue ora del tutto silenziosa, una corrente germanofilla che fa capo al vecchio Conte Nouricz il Quale personalmente gode sempre della intera fiducia e benevolenza dell'Imperatore ma non ha influenza politica. Senza parlare delle sfere militari, ove predomina l'intransigenza assoluta che caratterizza il Granduca Nicola, anche la Duma si dimostra fino ad ora animata da spirito schiettamente bellicoso. Ne è prova recentissima la seduta della Commissione del bilancio riunitasi ieri con intervento dei Ministri. In essa i rappresentanti di tutti i partiti sl sono rivolti al Governo per esortarlo a non entrare in alcun negoziato per Quanto indiretto in vista della pace, se prima il pieno successo delle armi degli alleati non sia assicurato. Qualche deputato avrebbe [accennnato a] gli altri suoi colleghi alla difficile situazione in cui si troverebbe la Corona ove Russia non uscisse trionfante dalla popolarissima guerra e non ottenesse risultati adeguati ai sacrifici immensi.

Caratteristico poi è il caso del Conte Witte che nonostante la sua crociata contro l'Inghilterra e la sua convinzione della necessità di buonl rapporti con 1la Germania è ora giunto a riconoscere che la guerra non può

essere sospesa fino a che la Russia non sia definitivamente vincitrice in guisa che pace non sia una transazione. Quanto al Governo le dichiarazioni che esso fa circa i suoi propositi, le ingenti sue ordinazioni militari, parte delle delle quali per l'autunno prossimo, i grand1osi progetti che esso forma per l'avveni~e, non lasciano vedere per ora che esso nutra intenzioni pacifiche. Del resto la sua maggiore attenzione è attualmente richiamata dai preparativi per la nuova campagna il cui inizio si prevede per il prossimo marzo e da cui l'alto comando russo si rip:wmette considerevoli effetti.

La Duma è convocata per il 9 febbraio. È presumibile che il Governo sia già edotto delle disposizioni dominanti neUa rappresentanza nazionale per riguardo alla guerra se, potendone prorogare la riunione, l'ha invece decisa.

(l) Vedi D. 689, p. 569, nota 4.

718

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, SALANDRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

L. P. Roma, 27 gennaio 1915.

In risposta al telegramma ris. spec. n. 30 di Imperiali (2), a me pare che si potrebbe, senza inconvenienti e per mantenere i contatti amichevoli con Grey, autorizzare Imperiali a dire a Grey che i colloqui tuo (3) e mio con Genadiev ebbero carattere discorsivo e accademico, senza proposte e risposte concrete, e si aggirarono sull'idea ripetutamente espressa da Genadiev, e da noi non negata né consentita visto anche il carattere malsicuro del bulgaro, che noi potremmo essere i migliori patroni di una intesa fra la Rumenia e la Bulgaria.

Genadiev è evidentemente sospettato in Inghilterra di essere un agente indiretto degli Imperi centrali; ma con noi non assunse questo aspetto.

Del resto decidi tu se sia da telegrafare a Londra.

Verrò, come d'intesa, oggi verso le 16 alla Consulta.

719

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 170/22. Parigi, 27 gennaio 1915, ore 13 (per. ore 17,30).

Faccio seguito al mio telegramma Gabinetto n. 19 (4). Vesnic è venuto da me e riprendendo il discorso della situazione della Serbia si è mostrato molto più preoccupato per la minaccia delila invasione

augj;ro-tedesca e quindi molto meno intransigente. Egli conosce che [se fosse] disposta la Serbia a cedere alla Bulgaria il territorio macedone fino a Vardar potrebbe far prendere alle Potenze della Triplice Intesa l'impegno di tale cessione verso la Bulgaria. Così aLla promessa indeterminata che già fecero alla Bulgada le Potenze della Triplice Intesa sostituirebbe un impegno preciso. Vesnic ritiene che in Serbia si preferirebbe fare prendere l'impegno verso la Bulgaria dalla Triplice Intesa piuttosto che prenderlo direttamente o a mezzo della Roman·ia. La Serbia non ha più la fiducia e la simpatia di una volta verso la Romania che accusa di egoismo.

(l) -Da Archivio Sonnino, Montespertoli. Ed. in SoNNINO, Carteggio, cit. D. 114. (2) -Vedi D. 706. (3) -Vedi D. 714. (4) -Vedi D. 703.
720

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. s. 172/46. Bucarest, 27 gennaio 1915, ore 20,30 (per. ore 4,45 del 28).

Mio telegramma gab. n. 45 (1).

Bratianu mi ha detto che quattro giorni or sono il Segretario di questa Legazione d'Austria-Unghe·ria si era recato da lui per annunziargli che in seguito ai movimenti truppe veniva proibito il transito del punto di frontiera di Gyrimesc. Il fatto che Czernin anziché recarsi da lui in persona, aveva mandato il Segretario di Legazione aveva fatto credere a Bratianu che egli volesse sottrarsi alla necessità di fornire spiegazioni. In seguito a questa [comunicazione] ed alle notizie ricevute dal Governo romeno del grande movimento di truppe lungo tutta la frontiera, Bratianu aveva dichiarato al Ministro di Germania come a quello di Austria-Ungheria, che il Governo romeno si sarebbe trovato nella necessità di porsi al coperto da eventuali sorprese. Czernin è partito ieri sera per Vienna e stamane Consigliere di Legazione si è recato da Bratianu e gli ha detto essere stato Czernin chiamato in Austria per presentarsi a Burian; ha poi dichiarato che i movimenti di truppa non riguardano per nulla la Romania e che perciò non sono giustificate le apprensioni del Governo romeno. Bratianu ha risposto che ciò non toglieva che il fatto in sé, non dovesse allarmare l'opinione pubblica, e che d'altra parte il Governo romeno, il quale non ha preso finora alcuna disposizione militare, non poteva abbandonare indifesa una parte del proprio territorio. Quindi Governo austro-ungarico non doveva attribuire alcun significato ostile a provvedimenti militari di semplice precauzione che il Governo romeno si sarebbe trovato nella necessità di prendere.

Bratianu mi ha detto poi che oltre ad altre misure militari verranno portati immediatamente sul piede di guerra circa dieci reggimenti di fanteria, il che significa un aumento di forze di oltre 20 mila uomini.

Non posso nascondere l'importanza di queste misure ed il contraccolpo che esse avranno quando saranno conosciute. L'E. V. vorrà tener presente quanto ho riferito col mio telegramma n. 42 Gabinetto (l) per rendersi conto dell'importanza per la Romania dei movimenti di truppa austro-tedeschi. Se una invasione nei tre punti ivi indicati si verificasse la mobilitazione dell'esercito romeno diverrebbe quasi impossibile e la sua resistenza sarebbe ridotta ai minimi termini giacché occorre ricordare che Romania è dal punto di vista delle fortificazioni in condizioni anche peggiori di quelle del Belgio giacché essa non dispone che di una sola ed anche di vecchio modello e cioè Bucarest.

(l) Con t. gab. 164/45 del 26 gennaio Fasciotti aveva comunicato che le truppe austrotedesche si sarebbero concentrate in maggior numero nel settore di Gyrimese.

721

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (2)

T. GAB. R. SP. 34/47. Bucarest, 27 gennaio 1915, ore 20,30 (per. ore 6,30 del 28)

Riservatissimo per Lei solo. Decifri Ella stessa.

Stamane appena ricevuto telegramma di V. E. gabinetto segreto n. 21 (3), mi sono recato da Bratianu, al quale ho ricordato che il modo come io avevo accolto fin da principio la sua richiesta non aveva dovuto !asciargli soverchia illusione circa esito di essa. Mi sono quindi espresso nei precisi termini dei telegrammi di V. E. gabinetto segreto n. 13 (4) e 21. Bratianu ne è stato desolato e si è lasciato andare ad amare recriminazioni. Egli mi ha detto essersi adattato quando R. Governo si è rifiutato stringere più precisi accordi, benché pensasse che ogni ulteriore ritardo fosse nocivo ad ambedue gli Stati. Ora però si tratta di tutt'aUro e C'loè del pericolo per la Romania di una aggressione non provocata: Che fiducia può egli riporre nell'Italia se questa si rifiuta persino di dire una parola per evitare che l'aggressione si verifichi? Quando suo padre si recava a Berlino in vista adesione Romania alla Triplice alleanza, la prima domanda che formulò ed affidamento che ricevette da Bismark riguardarono appunto le garanzie contro un'aggressione straniera. In seguito guerra europea Romania aveva perso il suo punto appoggio a [Berlino], ed egli Bratianu, si era proposto trovarlo a Roma. Egli non aveva mai cercato e non cercava di spingere l'Italia ad una guerra intempestiva, ma solamente di stringere con essa delle intese tali da garantire fadl entrambi i contraenti, con mezzi pacifici o bellicosi a seconda delle circostanze. quello sviluppo nazionale a cui potevano avere diritto; ora però, egli ha ripetuto, si tratta di provvedere ad un fatto indi

pendente dalla volontà della Romania, e cioè ad una eventuale aggressione da parte Austria-Ungheria, ed egli reputa che una durevole azione pienamente concorde tra i due paesi, quale egli la sperava, diverrebbe impossibile anche in avvenire se essi non si dessero almeno grossi affidamenti di intervenire l'uno in favore dell'altro, quando uno di essi venisse aggredito. Egli ha poi insistito sui pericoli della situazione della Romania quali risultano dal mio telegramma gabinetto n. 46 (1).

Io ho replicato lungamente, ma non posso certamente 1usingarmi di essere riuscito a persuadere il mio interlocutore e senza esagerare la reale portata movimento truppe austro-ungariche segnalata da Bratianu, temo che dopo quanto è avvenuto, sulla Romania vi sarà per noi poco da contare. La Romania sa ormai non potere fare affidamento su noi in caso di pericolo.

(l) Vedi D. 705, p. 581, nota 2.

(2) Ed. in SONNINO, Carteggio, cit., D. 115.

(3) -Vedi D. 715. (4) -Vedi D. 695.
722

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, DE MARTINO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

RELAZIONE. Roma, 27 gennaio 1915.

In relazione a1i recenti telegrammi da Bucarest mi permetto sotto.porre a V. E. alcune considerazioni circa la opportunità di intavolare nuovo negoziato colla Rumania sulla base dell'accordo 23 Settembre.

L'intesa colla Rumania ha gran valore per noi dal punto di vista militare, in caso di guerra, ha tuttavia pure grande valore dal punto di vista diplomatico. Quella intesa, infatti, rappresenta per noi la migliore • assicurazione contro il pericolo di pace separata dell'Austria-Ungheria colla Russia •.

Secondo le previsioni sin qui fatte (mia relazione del 9 corrente) (2), tenendo presente la massima che • l'Italia non può e non deve· trovarsi dalla parte del vinto •, noi possiamo uscire con vantaggio dal conflitto europeo nella ipotesi di vittoria del blocco tedesco-austro-ungarico, mantenendo la neutralità; e possiamo uscirne con maggiore vantaggio nell'ipotesi di vittoria della Triplice Intesa, prendendo parte alla guerra. Ma il pericolo grave per l'Italia sorge nella ipotesi di pace separata dell'Austria. Sarebbe questo per l'Italia •Un disastro diplomatico -e non occorre farne la dimostrazione.

La possibilità di pace separata dell'Austria non sembra prossima, secondo le notizie dei nostri Ambasciatori, ma non possiamo scartarla dai nostri calcoli. Confrontando i telegrammi ricevuti dalle varie Capitali risulta che una pace separata dell'Austria può essere favorita, bensì con intenti assolutamente opposti, tanto dalla Germania come dalla Triplice Intesa.

Il rimedio contro tale pericolo sta nel creare per la Russia e la Triplice Intesa un interesse contrario a concludere la pace separata coll'Austria, e

questo interesse può risultare dalla previsione di molto maggiori vantaggli per effetto della entrata in azione concorde dell'Italia e della Rumania. Dunque occorre mantenere, per ciò, .iJl blocco i'talo-rumeno.

Ora dai telegrammi da Bucarest risulta che la diplomazia austro-ger· manica lavora a isolare Italia da Rumania. Ma dal telegramma di Fasciotti

N. 28/40 (l) del 25 corrente si rileva che anche la Triplice Intesa, per motivi opposti, lavora a fomentare diffidenze contro di noi. E dal telegramma N. 29/ 41 (2) dello stesso rilevo l"Ìmminente pericolo che la Rumania si getti nelle braccia della Triplice Intesa, staccandosi dall'Italia. Nel predetto telegramma 28/40 Fasciotti conclude che se le diffidenze contro l'Italia continuassero ad affermarsi • finiremo col non poter più fare alcun conto di questo paese •.

Le seguenti o·bbiezioni contro una ripresa del negoziato colla Rumania sono certamente .gravi:

1° Si può obbiettare che la Rumania può avere interesse di entrare in azione assai prossimamente, e prima che sia venuto il momento per noi di deciderci o che sia compiuta la nostra preparazione militare·.

A ciò si può rispondere che tanto maggiore è perciò l'interesse italiano di tra,ttenere la Rumania e far ritardare la sua entrata in azione, a ciò si può ottenere soltanto collo stringere anziché allentare gli attuali nostri legami con quel paese.

2° Obbiezione: Può essere un vantaggio per l'Italia che la Rumania entri in azione prima di noi. Si può rispondere: Se la Rumania, in tal caso, fosse battuta, il danno nostro sarebbe di per sé evidente. Se riesce vittoriosa, l'importanza politica e militare dell'Italia ne risulterebbe diminuita e sor.gerebbe ancor più minaccioso il pericolo di pace separata dell'Austria-Ungheria.

3° Obbiezione: Quando ci fossimo legati colla Rumania risulterebbe svalutata la nostra situazione in caso di negoziato colla Triplice Intesa la quale si considererebbe come già passati dalla sua parte. Si può rispondere: A questo inconveniente, certamente grave, si rimedierebbe subordinando la esecuzione dell'accordo colla Rumania ad una condizione sine qua non e cioè alla conclusione di un nostro accordo colla Triplice Intesa. Per ·tal modo, al contrario, sarebbe accresciuto il nostro • apporto • alla Triplice Intesa.

4° Obbiezione: Qualora ci intendessimo cogli Imperi Centrali, sarebbe un tradimento di abbandonare la Rumania. Si può rispondere: Poiché un eventuale nostro accordo cogli Imperi Centrali è basato sul mantenimento della nostra neutralità, esso avrà un qualunque valore pratico solamente quando gli Imperi Centrali saranno vittoriosi, poiché se la vittoria sarà per la Triplice Intesa, è con questa che l'Italia dovrà fare accordi, anzi dovrà aver fatto accordi e guerra. Quindi il nostro negoziato cogli Imperi Centrali non sarebbe in contraddizione col negoziato colla Rumania, quando questo avesse per scopo di condurre la Rumania a quella che dev'essere la nostra stessa direttiva, cioè attendere, per decidersi ad attaccare l'Austria, che le sorti

della guerra volgano a favore della Triplice Intesa. (So bene che questa direttiva è qualificata di azione da Maramaldo ecc. e che sarebbe più brillante e anche più degno di legarci agli Imperi Centrali per la buona e la mala fortuna ovvero di gettare il peso della nostra spada nella bilancia per la Triplice Intesa, correndo il rischio e le sortì di questa. Ma nelle condizioni economiche, sociali, politiche e militari dell'Italia può il Governo assumere questo rischio e questa responsabilità?). In sostanza, si tratterebbe di indurre la Rumania a non precipitare la sua entrata in azione, anche se i russi entrassero in Transilvania prima dello sfacelo austro-ungarico. La tendenza del Governo Rumeno fino a pochi giorni fa (telegramma di Fasciotti 107/ 30 del 16 corrente) (l) era appunto di • attendere lo svolgimento delle operazioni militari per decidersi ·, e il 9 corrente Bratianu parlava di due o tre mesi che ci separano dalla primavera telegramma 72/19) (2). Poi è venuta la minaccia di concentramento austro-tedesco che gettò l'allarme, ma sappiamo da Berlino che è semplice minaccia, e altre circostanze impreviste si può presumere che tale rimarrà. Pertanto, elementi per condurre negoziati su questa base non dovrebbbero mancare, ed abbiamo per fortuna a Bucarest uno dei nostri migliori agenti. E quando il negoziato riuscisse, resterebbe escluso il caso di abbandono della Rumania da parte nostra, poiché di due cose l'una: convince Germania ed Austria, e nè Rumania nè Italia vorranno far loro la guerra; o vince la Triplice Intesa, ed allora tanto Rumania come Italia dovranno unirsi in guerra alla Triplice Intesa contro Austria-Ungheria per compiere le loro aspirazioni nazionali e tutelare vitali interessi altrove. E, frattanto, entrerebbe in azione, ai fini sopradetti, l'efficienza diplomatica della intesa italo-rumena.

5° Obbiezione: mentre si negozia cogli Imperi Centrali non è corretto intraprendere un negoziato colla Rumania. A ciò si risponde: Il negoziato cogli Imperi Centrali è ·in uno stadio di assoluta incertezza; conosc,iamo il desiderio e l'interesse della Germania di condurlo a buon porto, ma conosciamo ugualmente la irriduttt!bilità d.i ta:1une influenze predominanti in Austria. Per contro risulta da ripetuti telegrammi la tendenza di sfere governative e d'opinione pubblica in Austria di procurarsi • mani libere • per far la guerra all'Italia. Ques•to pericolo pare tutt'altro che immaginario. A molti uomini di Stato della Monarchia Duale, ai partiti militari, clericale e dell'aristocrazia, riuscirebbe più facile e naturale cedere cento alla Russia che cinque all'Italia. Troppo mi dilungherei nella facile dimostrazione di ciò. E non può l'Italia, mentre quel pericolo si va maturando, trascurare le sue difese, fra le quali è primissima l'intesa colla Rumania. Oramai, è inutile dissimularselo, le nostre relazioni coll'AuJ;tria-Ungheria sono sul piede di guerra latente, e se le relazioni non si alterano del tutto, ciò è dovuto solo alla volontà della Germania. Quindi non v'è ragione d'usare riguardi verso l'Austria, ma si deve badare alle relazioni colla Germania. Ora un nostro negoziato colla Rumania costituirebbe una mancanza di riguardo verso l'Au·

stria, ma sarebbe nell'interesse della Germania in quanto servirebbe a evita:re una precipi.tata entrata in azione della Rumania. Richiamo in proposito i telegrammi di Fasciotti N. 32/44 (l) del 25 corrente, N. 29/41 dello stesso giorno ed altri precedenti dai quali risulta che il Re e il Governo Rumeno sarebbero in grado di resistere alle pressioni dell'opinione pubblica qualora avessero nella mano la stipulazione di un accordo coll'Italia. Un nostro accordo colla Rumania sarebbe quindi nell'interesse della German~a in questo senso che potrebbe limHare l'intervento della Rumania al caso di sfacelo dell'Austria-Ungheria. Ed è da esaminare se non convenisse esprimersi francamente con Berlino in questo senso; dando notizia in genere di una nostra intesa colla Rumania a difesa dei comuni interessi, la quale praticamente servirebbe a contrastare l'azione ora spiegata a Bucarest dalla Triplice Intesa. E forse potremmo per debi,to di lealtà confermare al Governo Germanico quanto già gl'i fece intravedere il Marchese di San Giuliano cioè che in caso di sconfitta e di sfacelo dell'AustJ-ia-Ungheria, l'Italia sarebbe

costretta ad intervenire colle armi per conquistare ed occupare le terre italiane della Monarchia onde salvarle dalla occupazione slava che segnerebbe il tracollo definitivo dei suoi interessi e delle sue aspirazioni.

Per ora si tratterebbe soltanto di iniziare il negoziato -e, come di tutti i negoziati, si avrà sempre modo di tirare in lungo. Ma è probabile che pel solo fatto di intavolare il negoziato si avrà per risultato di evitare

0

i pericoli segnalati dal Ministro a Bucarest. Ad ogni modo, quando V. E. approvasse, sarebbe come di regola da chiedere anzitutto il parere dei RR. Ambasciatori a Berlino e Vienna e del 0

Ministro in Rumania nelle varie considerazioni sopra esposte, e degli Ambasciatori a Parigi, Londra e Pietrogrado per quanto riguarda l'obiezione

n. 3 e l'ipotesi di pace separata.

(l) -Vedi D. 720. (2) -Vedi D. 596. (l) -Vedi D. 700. (2) -Vedi D. 701. (l) -Vedi D. 639. (2) -Vedi D. 595
723

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA (2)

L. P. Berlino, 27 gennaio 1915.

Ti ringrazio vivamente della tua buona lettera del 20 (3), letta, come sempre, col massimo interesse.

Per apprezzare esattamente quello che tu mi scrivi, mi manca un eiemento di una certa importanza, cioè il resoconto del tuo primo colloquio con Burian (4) del quale, contrariamente a quanto tu supponevi, io non ho ricevuto comu·

nicazione! Credo, però, che questa volta si tratti di una semplice dimenticanza, e non di una delle solite prove di lusinghiera sfiducia: c perché gli altri tuoi .telegrammi, precedenti e posteriori, sull'argomento mi furono tutti comunicati. Con tutto ciò, data l'aria che tira, non ho creduto opportuno di sollecitarlo. Del resto, da quanto è detto nella tua lettera e da quanto mi è stato riferito qui, ne so già abbastanza per concludere che alle tue aperture il nuovo ministro degli affari esteri della Monarchia aveva risposto con una

c fin de non recevoir • quasi assoluta. Il quasi corrisponde alle riserve che tu stesso mi fai, e al fatto, ripetutosi poi nei colloqui a Berlino, che Burian ha messo in campo diverse obiezioni, le quali avrebbero ragione di essere soltanto nel caso che la domanda nostra fosse accolta in massima. Non avendo potuto veder Zimmermann oggi, non so ancora quali siano stati i risultati delle conversazioni di Burian al Quartier Generale: né mi è riuscito finora di appurare il fondamento della notizia telegrafata da Martin (1), che l'arciduca ereditario fosse incaricato di manifestare all'Imperatore Guglielmo c l'assoluta ripugnanza • dell'Imperatore Francesco Giuseppe per la cessione del Trentino all'Italia. La notizia è, però, abbastanza verosimile: né v'era da aspettarsi altrimenti, che una nostra domanda in tal senso potesse avere, prima facie, una risposta diversa da un ;rifiuto, nessuna persona di buon senso doveva certo immaginarlo. E la • ripugnanza • non sembra sia meno forte fra gli Ungheresi che fra gli Austriaci: in questi ultimi giorni m'è stato anzi detto che Tisza è particolarmente contrario. Ciò malgrado, io credo che non vi sia l'impossibilità assoluta che da codesta parte si finisca col consentire ad una soluzione conforme ai nostri desideri. Qui, certo, lavorano molto attivamente a tale scopo: e per quanto il risultato della missione di Wedel -sulla quale mi è stato interamente confermato quanto tu telegrafasti a Roma (2) non sia stato davvero incoraggiante, purtuttavia continuano -e, mi pare, sinceramente -a porre tutto in opera a persuadere l'Austria della necessità di cedere, per evitare mali maggiori. Perché qui si vede sotto colori molto neri la situazione militare, e anche politica, della Monarchia, e lo si dice perfino troppo chiaramente. Non sarei quindi lontano dal pensare che, persistendo le pressioni da Berlino e sotto la brutale minaccia di un'aggressione nostra, l'Austria potrebbe rassegnarsi all'am!M"O ·sacrificio, ma... Ma vi sono altre considerazioni che mi fanno completamente mutare di parere. La prima è l'attitudine della Rumania. Qui dicono che non appoggiano e non appoggeranno mai le rivendicazioni irredentiste rumene: ciò che fanno per l'Italia, perché le sue aspirazioni sono più giustificate, perché sono più o meno fondate su disposizioni del Trattato, e perché, dopo tutto, l'Italia conta un po' di più e ne hanno maggior paura, non lo vogliono fare per la Rumania: c quod licet Jovi, non licet bovi •. E anzi, è appunto per intimorire la Rumania, più ancora che per prender parte all'azione· contro la Serbia, che hanno mandato grosse forze germaniche in Ungheria. Senonché, sembra che una volta di più qui si siano sbagliati nei loro calcoli: e che l'avvicinarsi degli Austro

tedeschi alle frontie:re rumene, invece di produrre un effetto calmante a Bucarest, abbia fatto rialzare colà -come ragionevolmente v'era del resto da aspettarsi -le azioni dei guerrafondai. Ora io non so se, ,grazie agli sforzi meritori del nostro simpatico ministro laggiù, sia già intervenuto fra il nostro governo e il governo rumeno un accordo concreto per una comune linea di condotta (Beldiman crede di no, ma soggiunge che, se anche vi fosse, non g11e1o avrebbero comunicato); ma so, e son certo che anche tu consenti in ciò, che se la Rumania si muove, diventerà non soltanto difficilissimo, ma addirittura impossibile di trattenere l'Italia. E dico: l'Italia, non soltanto i nazionalisti e i guerrafondai, il Secolo e il Corriere delLa Sera, ma anche il Gove,rno. Perché -questo è l'altro e più grave ostacolo ad una eventuale riuscita dei negoziati -è appunto l'attitudine del gove·rno nostro che cost!iJtluisce il maggior pericolo: oramai risulta chiaro che esso conduce quei negoziati non solo senza 'il desiderio che riescano, ma col proposito di non farli riuscire. Dato e concesso che costì si sia disposti a consentire in massima al conce·tto di una cessione territoriale, i punti sui quali dovrebbe portare l'intesa sarebbero, parmi, i seguenti: l) quali sono i territori che l'Italia chiede, all'Austria? 2) Quali compensi l'Italia concederebbe all'Austria? 3) Sotto qual forma l'accordo sarebbe concluso, e in qual modo ed entro quali limiti potrebbe esser reso di pubblica ragione? Ora, sui prtimi due punti, Sonnino non vuole pronunciarsi, finché a Vienna non abbiano dichiarato di consentire a portar la discussione sul terreno delLe cessioni territoriali: mentre a Vienna come tu mi scrivi, non vogliono cambiare atteggiamento prima di sapere quanto vuole l'Italia, e che cosa è pronta ad offrire in cambio. È un circolo vizioso, dal quale non vedo come si possa uscire: ma, anche se ne uscisse, l'accordo sui due punti sarebbe sempre difficilissimo. Perché, mi pare oramai sicuro che noi chiediamo molto più del Trentino: quello che Sonnino disse a Biilow (l) era forse soltanto • un ballon d'essai •, perché che si vada fino a chiedere anche Trieste, non voglio ancora credere; ma non è nemmeno mai venuta la conferma di quanto tu m'avevi scritto tempo fa (2) e m'era stato ri•petuto da altre parti, che le nostre domande, oltre il Trentino, si sarebbero limitate ad una piccola rettificazione di frontiera verso l'Isonzo. E, se si tira troppo la coda, come mi dicono spesso qui, verrà subito spezzata! Quanto ai compensi che noi daremmo, a me ·era sembrata abbastanza abile l'idea comunicata da Sonnino in uno dei suoi colloqui con Macchio (3) che noi, in .cambio di una concessione precisa e ,fissa, lasciassimo all'Austria, entro predeterminati limiti, mano libera nella sua azione. Senonché, fin dove andranno questi • predeterminati limiti? •. Non si esigerà, per esempio -date le tenerezze da noi dominanti per quel delizioso popolo che si chiama il diamante dei Balcani -il rispetto assoluto dell'integrità territoriale della Serbia? Più ci penso e più l'intesa mi par difficile ... E poi v'è il terzo punto, sul quale la difficoltà è ,ancora maggiore. Poiché un accordo puramente segreto, come

vorrebbero qui, non avrebbe evidentemente il risultato -che da noi è indispensabile -di far tacere nemmeno uno dei partigiani della guerra; e la pubblicazione dell'accordo farebbe, non meno evidentemente, in Austria un'impressione funesta e fors'anche pericolosa... Per vincere tutti questi ostacoli, ci vorrebbe un complesso di qualità che, come tu giustamente osservi, mancano totalmente al nostro attuale ministro; ma ci vorrebbe soprattutto la buona volontà, e questa fa ancora più difetto. Il linguaggio che Sonnino tenne ultimamente a Bi.ilow (telegr. Gab. n. 22) (1), è molto caratteristico a questo riguardo: e rivela in lui l'intenzione -.che tu già aveva preveduto -di rompere un bel giorno i negoziati dandone la colpa all'Austria. E il pericolo è ancora più grande, in vista della prossima apertura del Parlamento, la paura del quale può spingere il governo a decisioni precipitate. È vero che là v'è l'incognita del contegno di Giolitti. Le informazioni che ho ricevute in proposito dall'Italia non confermano interamente quello che tu mi s.crivi: mi si dice, fra l'altro, che, per il momento, egli è tutt'altro che in buoni rapporti col ministero e che ha cominciato un lavoro sotterraneo per minarne la posizione: lavoro, nel quale si appoggia specialmente sul concorso dei neutralisti ad oltranza, socialisti ed altri. Ma, su tutto ciò, non faccio neppure io molto assegnamento: e, purtroppo, concordo nella conclusione tua, che la guerra è per noi un'ignominia, una sventura e un pericolo immenso. Poiché, come tu ben dici, non vi sono poi tutte le ce;rtezze che da noi si affettano circa un successo delle nostre armi. Le forze della Germania sono così imponenti da autorizzare, anche nelle circostanze attuali, molt-i dubbi in proposito; e quanto a quelle dell'Austria, che pure non diedero prove molto brillanti in Galizia ed in Serbia, noi abbiamo sempre i ricordi di Oustoza...

Il solo pericolo, al quale io lascio credere -perché mi pare utile che vi si creda, -ma in fondo io non credo, è quello che sarebbe costituito da una pace separata colla Russia. Ammetto quello che tu dici che la Germania e l'Austria far·ebbero il possibile per conchiuderla, appunto per aver mano libera contro noi e la Rumania; ma non ammetto che la Russia, malgrado il relativo indebolimento che deve aver subito sotto più aspetti, si presti a concluderla, giusto quando l'entrata in azione di due nuovi alleati migliorerebbe incomparabilmente Ja sua posizione. E poi, ne la impedirebbero la Francia e l'Inghilterra, non solo richiamandola all'accordo del 5 settembre, ma negandole i quattrini di cui ha assoluto bisogno. E in ogni modo, la Russia farebbe la pace a condizioni così dure per l'Austria -non solo cessione della Galizia

e Bukovina, ma anche quella della Bosnia alla Se.rbia -che converrebbe ancora meglio all'Austria mettersi d'accordo con noi.

Ma, se anche la Russia non si rit.ira, i pericoli e i danni per noi saranno sempre spaventosi; e più grave ancora l'onta che ci coprirà: in ogni italiano si v·edrà sempre il traditore! Ho letto ultimamente una lettera, di;retta a una siwnora di qui, da Mayor: vi era detto che, se l'Italia prendesse le armi contro i suoi antichi alleati, sarebbe messa • au pilori de l'histoire •. Ciò non

gli ha impedito però di sc·rivere articoli, dai quali si è potuto argomentare che anch'egli fosse favorevoLe alla guerra.

Non ti ho parlato dei lamenti statimi mossi qui per non aver noi posto chiaramente la questione all'Austria circa le cessioni territoriali: perché la cosa era poco più che un pettegoLezzo. Siccome, e si capisce, a questi non piace di prendere • l es devants •, cosi hanno sempre paura che noi non si parli abbastanza chiaro, e a Vienna hanno cominciato col cogliere questo pretesto per schernirei. Ma le spiegazioni contenute nel tuo ultimo telegramma (l) erano più che esaurienti. Ora aspetto con ansietà, se vorranno comunicarmi, il ,risultato della tua conversazione con Burian, reduce dalla Germania...

Non ti ho parlato più, nemmeno, della strana voce della nomina qui di Giolitti, perché non mi è stata da nessuna pa.rte confermata. Benché alcune ragioni potessero renderla verosimile, ve n'erano altre, e molto più importanti, cui tu accennavi, che le toglievano ogni credibilità. Io, del resto, sarei stato tutt'altro che desolato di cedergli il posto.

Sarebbe stato, semplicemente, un abbreviare l'agonia. Ché tale mi sembra si possa qualificare lo stato in cui ci troviamo, comprese perfino le consuete alternative di alto e basso!...

(l) Vedi D. 705.

(2) Ed. in Carteggio Avarna-Bol!ati, cit., pp. 50-54.

(3) -Vedi D. 667. (4) -Vedi D. 648. (l) -Vedi D. 691. (2) -Vedi D. 659. (l) -Vedi D. 1140. (2) -Vedi D. 580. (3) -Vedi D. 572.

(l) Vedi D. 716.

724

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 35/48. Bucarest, 28 gennaio 1915, ore 1,40 (per. ore 14,39).

Riservatissimo per Lei solo. Decifri Ella stessa.

Bratianu mi ha confermato stamane che egli intende separare nettamente questione di una più precisa .intesa da quella di un'eventuale aggressione. Per la prima si adatta attendere, per la seconda invece, se non avrà da noi assicurazioni, tratterà con altri.

725

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, SALANDRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (2)

L. P. Roma, 28 gennaio 1915.

Il Re mi ha suggerito stamane che sarebbe bene trovar modo di far avvertire da Carlotti discretamente i russi di quanto risulterebbe dal telegramma del nostro addetto mHitare a Vienna (n. 745 di Avarna) (3): cioè che

43 -Documenti diplomatici -Serie V -Vol. II

le forze austro-tedesche riunite in Austria-Ungherj,a, con l'apparente scopo di attaccare la Serbia o di premere sulla Rumenia, in realtà si preparano ad un'azione contro i russi in Galizia.

Ciò sarebbe COIIlfermato da qualche accenno contenuto negli ultimi telegrammi da Bucarest, ed era ieri pure l'opinione di Diamandy.

Secondo il Re l'avvertimento sarebbe molto gradito a Pietroburgo.

Vedi tu se sia possibile.

P. S. -Il Re è pure molto impressionato della condizione del Montenegro, dove pare, resteranno addirittura senza pane fra poco. Capisco che noi nulla ci possiamo fare; ma ha espresso il desiderio che si esortino i francesi o gli inglesi a scortare ad .Aintivari un carico di grano pel Montenegro che starebbe a Malta in attesa di poter esser trasportato con relativa sicurezza.

Credo che si dovrebbe fare qualche cosa, per esempio facendo parlare,

o parlando, a Rodd o a qualcuno dell'ambasciata di Francia. Evidentemente il Re, che me ne parlò anche domenica, è pTemurato in casa a fare qualche cosa.

Credo che sarebbe bene potergli dire almeno che si è parlato con qualcuno.

(l) -Vedi D. 704. (2) -Da Archivio Sonnino, Montespertoli. Ed. in SoNNINo, Carteggio, cit. D. 117. (3) -Con il t. 745/95 del 26 gennaio Avarna aveva ripetuto quanto Salandra riporta nella lettera.
726

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, BOLLATI, A VIENNA, AV ARNA, E AL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI (l)

T. GAB. R. SP. 23. Roma, 28 gennaio 1915, ore 13,10.

(Meno Vienna) Ho telegrafato al R Ambasciatore a Vienna quanto segue:

(Per tutti) Le notizie di accentramenti di truppe austro-ungariche sul confine romeno e di una probabile e possibile aggressione contro la Romania (2), agitano vivamente questa opinione pubblica e non possono non preoccupare il R. GoveTno, ~egato com'è alle sorti di quel Regno e per comunanza di interessi generali e per effetto delle disposizioni del trattato del febbraio del 1913 ben noto a codesto Governo imperiale e reale che ne faceva pure parte, col Quale (articolo 3) si contemplano casi di aggressione esterna pur non prevedendo mai che tali ostilità avessero a verificarsi tra gli alleati contraenti.

In queste condizioni prego V. E. di rendersi conto amichevolmente presso codesto Governo imperiale e reale quali siano le sue intenzioni al !l.'iguardo, colla speranza che i timori che si manifestano a Bucarest risultino affatto infondati.

(Solo Berlino) Quanto precede per sua notizia e per eventuali spiegazioni amichevoli nel caso di interpretazioni inesatte.

(Solo Bucarest) Quanto precede per opportuna sua notizia e per eventuali comunicazioni confidenziali al signor Bratianu (1).

(l) Ed. in SONNINO, Carteggio, D. 116.

(2) Vedi D. 687.

727

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 177/23. Parigi, 28 gennaio 1915, ore 13,55 (per. ore 17).

Telegramma di V. E. n. 72 (2).

A me Delcassé parve sincero nelle sue dichiarazioni che nel resto concordano con quelle fatte da Sazonov a Carlotti e da Grey ad Imperiali (3). Anzi G!'ey per essere ben sicuro di quanto diceva volle compul•sare tutti Jn"ecedenti, verificare ciò che era stato promesso alla G~ecia. Quindi io sono propenso a credere che per passato non ci siano state che promesse generiche ed indeterminate [e che] per la lo~o [portata] in Grecia si è data una interpretazione estensiva. Però se tale è la mia opinione pel passa•to devo aggiungere pei' quanto riguarda avvenire che l'interesse della Triplice Intesa a sostenere Serbia contro il nuovo attacco austro-tedesco è tale che se la Grecia offrisse davv·ero d'inviare 150 mila uomini in aiuto della Serbia e subordinasse tale inV'io a corrispettivi, questo sarebbe accettato dalla Triplice Intesa. Ritengo però che questa cercherebbe intendersi coll'Italia ove· i corrispettivi eventualmente chiesti dalla Grecia fossero evidentemente lesivi di interessi italiani.

728

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 181/21. Pietrogrado, 28 gennaio 1915, ore 14,15 (per. ore 23).

Sebbene discussione in seno Commissione del bilancio, che si è riunita ieri l'altro, sia tenuta seg~eta, è trapelato tuttavia che essa ha avuto per oggetto quasi esclusivamente la continuazione della guerra e la questione degli Stretti. I deputati, che in quel consesso rappresentano i principali partiti della Duma, hanno insistito, siccome già ne riferii a V. E. (4), sulla neces

sità di non entrare in alcun negoziato in vista della pace se prima non sia ottenuta completa vittoria.

Nella questione degli Stretti i deputati furono unanimi nel dichiarare che la Russia non può uscire dal presente conflitto senza aver risolto per sempre e con tutte le debite garanzie i problemi economici militari di vitale interesse per il paese, che da quehla questione dipendono. A quanto mi hanno detto, varie sarebbero state le opinioni circa la • misura delle garanzie •. Opinione media sarebbe stata per il possesso del Bosfo!l"O e dei Dardanelli e neutralizzazione di Costantinopoli, eretta a città libera. I rappresentanti del Governo, pur riconoscendo ne.cessità imprescindibile di regolare questione degU Stretti, non si sarebbero però pronunziati circa alcun progetto in proposito.

(l) -Per le risposte di Avarna, Bollati e Fasciotti vedi rispettivamente DD. 740, 735 e 733. (2) -Vedi D. 699, p. 576, nota l. (3) -Vedi DD. 656, 674 e 707. (4) -Vedi D. 717.
729

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 179/22. Londra, 28 gennaio 1915, ore 15,47 (per. ore 20).

Mio telegramma gabinetto n. 21 (1).

Grey, che vidi per un .istante avantieri, mi disse aveva proprio allora letto telegramma di Rodd dal quale gli pareva scorgeTe che V. E. non era troppo favorevole alla domanda serba. Per norma di linguaggio eventuale mio qui ad evitare confusione, sarei grato a V. E. mettermi al corrente termini suo Unguaggio con Rodd.

730

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (2)

T. GAB. R. SP. 36/29. Vienna, 28 gennaio 1915, ore 22 (per. ore 3 del 29).

Riservatissimo per Lei solo. Telegramma di V. E. n. 9 riservato speciale (3).

Ho ricordato oggi al barone Buri<in nella lunga conveorsazione avuta con lui quanto nel colloquio del 17 gennaio (4) io gli aveva fatto conoscere e cioè:

l o -che compenso che il R. Governo chiedeva in virtù dell'articolo sette riguardava la cessione di territori oggi posseduti dall'Austria-Ungheria;

2° -che V. E. aveva escluso tassativamente fin da principio la discussione di qualsiasi offerta di compensi in Albania o di promessa di territori posseduti dai belligeranti nemici dell'Austria-Ungheria. Ho aggiunto che credevo confermare le cose dettegli tn proposito per rurimere qualsiasi dubbio al riguardo.

Barone Burian mi ha r.isposto che io non aveva bisogno di chiarire i due punti suddetti avendo perfettamente compreso dalle precedenti mie dichiarazioni il nostro punto di vista siccome risultava del resto dalle .risposte date in quel colloquio.

Ho comunicato quindi al barone Burian gli schiarimenti da lui richiesti circa il rifiuto per parte del R. Gove11no di accettare una discussione sulla base di .compensi eventuali riflettenti territori posseduti da altri belligmanti. Nel rilevare l'espressione • offerta di territori • contenuta nel telegramma di V. E., il barone Burian mi ha detto che ai sensi dell'articolo 7 del Trattato, i compensi non dovranno essere offerti dal contraente che avesse ottenuto vantaggi, ma che spettava all'altro cotraente di formulare le sue domande al riguardo. Per cui Austria-Ungheria non avrebbe dovuto offrire all'Italia i compensi che le spettavano ma toecava invece ad essa di far conoscere le sue :richieste. Ho fatto osservare innanzi tutto al barone Burian che non mi sembrava che con quell'espressione V. E. avesse voluto aìludere all'articolo settimo, il quale del resto parlava di un accordo preventivo che doveva intervenire fra i due contraenti ed essere basato sul principio del compenso reciproco. Ed ho aggiunto che il R. Governo aveva già comunicato al Governo imperiale e reale le sue domande circa i compensi. Dopo aver riLevato che dall'esame del testo dell'articolo settimo aveva potuto convincersi essere esatta l'osservazione da me fattagli nel precedente colloquio, che i compensi non dovessero essere ricer.cati nella regione dei Balcani, il barone Burian ha osservato che la questione dei compensi era stata da noi portata sopra un terreno molto delicato, che sollevava gravi difficoltà, ciò che non poteva non essere riconosciuto da noi stessi. Egli si domandava quindi per.ché l'Italia non aveva cercato i compensi che le competevano in altri territori.

Ho Disposto che il R. Governo doveva tener conto delle aspirazioni nazionali che da noi •si manifestavano per cui come gli aveva già esposto nel precedente colloquio, la questione dei compensi era stata portata su quelle regioni verso le Quali si rivolgeva il sentimento popolare nazionalista. Barrone Buriàn ha osservato poi che non sarebbe stato po.ssibile di parlare o di fissare compensi da attribuirsi all'Italia, perché l'Austria-Ungheria non aveva fatto ancora alcun acquisto o ritratto vantaggi qualsiasi, che non era del resto sua intenzione di procurarsi.

Ho soggiunto che perché gli impegni assunti dal R. Governo imperiale e reale verso noi potessero essere mantenuti. era necessario mettersi d'accordo in tempo utile sul modo di mantenerli perché gli eventi avrebbero potuto farci trovare di fronte a fatti compiuti. A questo proposito gli ho rammentato che ai sensi dell'articolo sette l'accordo doveva essere preventivo e non già contemporaneo o consecutivo ai fatti che l'avessero originato. Vedendo

che il barone Burian continuava a esprimersi meco siccome avev·a fatto nei colloqui precedenti in modo generico e vago apponendomi deUe pregiudiziali e delle obiezioni di massima senza entrare in merito della questione dei compensi, ho creduto fargli rilevare essere necessario che egli facesse conoscere in modo esplicito se accettava che la questione stessa fosse portata sul terreno della cessione di territori appartenenti alla Monarchia non essendo opportuno che le nostre conversazioni si prolungassero senza condurre ad un risultato pratico e positivo prima che gli eventi maturassero. Ho accennato quindi alle voci di una nuova spedizione militare austro-ungarica in Serbia facendogli rilevare i pericoli oui essa avrebbe potuto esporre le condizioni politiche nei Balcani e l'indipendenza politica ed economica di quella Potenza alla quale eravamo interessati. E nel fargli conoscere che tre settimane solo ci separavano dalla riapertura della Camera ho insistito ripetutamente su quanto V. E. espone nella ultima parte del telegramma suddetto esprimendomi nel senso delle istruzioni impartitemi. Barone Burian mi ha risposto che ignorava quale fondamento avessero ~e voci a cui avevo alluso. Certamente le truppe austro-ungariche presso frontiera serba si stavano riorganizzando per essere pronte ad una nuova azione ma non .conosceva se e quando questa sarebbe avvenuta. Mi ha ripetuto poi che questione dei compensi tale e quale era stata da noi formulata era di una estrema gravità perché con essa si chiedeva al Governo imperiale e reale il taglio di una p·arte della Monarchia. Egli la discuteva ora nel proprio for intérieur e essa formava oggetto delle sue più serie riflessioni per cercare di risolverla. Non trovava però ancora un mezzo di definirla e si dibatteva fra le difficoltà esterne e specialmente intetrne che mcontrava la soluzione della questione. Questa doveva essere esaminata non solo da lui ma anche dai vari fattori responsabili deU'Austria e dell'Ungheria perché interessava le due parrti della Monarchia. Ha aggiunto che ammetteva il principio del compenso che ci spettava in focza dell'articolo settimo del trattato della Tripli.ce Alleanza. Accettava altresl in massima la nostra domanda di compensi ed era disposto esaminarla e discuterla, ma non era ancora in grado di dichiara~i che ,consentiva nel nostro punto di vista che la questione dei compensi fosse portata sul tetrreno della cessione di territori appartenenti oggi alla Monarchia. Conveniva che il R. Governo si convincesse della grandezza del sacrificio che avrebbe dovuto fare l'Austria-Unghetria. Ha rilevato che la nostra domanda richiedeva f\llil serio esame di coscienza per le conseguenz.e gravi che avrebbe:ro potuto sorgere in Austria-Ungheria dal punto di vista politi.co interno ed esterno, le quali dovevano essere evitate ad ogni costo. Per cui bisognava lasci-are a lui ed ai fattori competenti austriaci ed ungheresi, il tempo necessario per riflettere e decidere. Egli non voleva certo aumentare gli imbarazzi del R. Governo, ma questo doveva comprendere quelli in cui si trovava il Governo imperiale e reale e non doveva aumentarli dal suo lato. A questo proposito il Barone Burian mi ha informato che nei colloqui avuti col Cancelliere dell'Impero e coi signori Jagow e Zimmerman, egli aveva loro dimostrato le gravi difficoltà che provocava la questione dei compensi a cagione del terreno delicato in cui era stata posta dall'Italia nonché la necessità in cui il Governo imperiale e reale si trovava di ponderarla

seriamente prima di definirla. Il Governo germanico si ~a pienamente convinto di queste difficoltà ed avevagli promesso di prospettarle al R. Governo raccomandando la moderazione e-prudenza che erano state raccomandate anche a lui medesimo.

Il barone Buriiin mi ha fatto conoscere in fine che il Governo germanico era desico ad 'adoperarsi a che un accordo intervenisse in proposito fra l'Austria-Ungheria e l'Italia, al q_uale egli non disperava di giungere. Germania ed Austria-Ungheria non formavano oramai che una persona sola, e desideravano ehe l'Alleanza coll'Italia potesse continuare anche per l'avvenire, ciò che ~era un suo ardente voto. Anche i colloqui odierni col barone Burian hanno avuto un carattere molto amichevole, ma essi non hanno condotto ad alcuna conclusione. L'impressione da me riportata è che egli sia animato dal sincero desiderio di giungere possibilmente ad un accordo con noi, ma che vi si frappongano, per ora almeno, gravi difficoltà. Oltre all'opposizione che le nostre domande incontrerebbero tuttora presso l'Imperatore, i due Governi austriaco ed ungherese sembrano per ora esitanti ad accogliere le nostre aspirazioni come dimostrerebbe in certo modo il linguaggio stesso del barone Burian, e ciò a causa delle conseguenze che la cessione di territori appartenenti all'Austria potrebbe avere per l'intera Monarchia.

(l) -Vedi D. 708. (2) -Ed. in LV 108, cit., D. 16, e in SoNNINO, Carteggio, cit., D. 118. (3) -Vedi D. 684. (4) -Vedi D. 648.
731

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI (l)

T. GAB. R. SP. 24/7. Roma, 29 gennaio 1915, ore 16,45.

Riservatissimo per lei solo. Decifri Ella stessa. Miei telegrammi n. 13, 21 e telegramma di V. S. n. 48 (2).

Se articolo 3 trattato 1913 si volesse ritenere applicabile nelle presenti contingenze, esso potrebbe pure invocarsi dall'Austria-Ungheria nel caso di una aggressione da parte della Romanja; onde potrebbero derivare svolgimenti non contemplati da codesto Governo.

Persisto nel ritenere che fatti e pericoli attuali esorbitano dalle previsioni di quella convenzione.

Però nel vivo desiderio di procedere d'accordo con l>a Romania, questo Governo è disposto ad assumerre ex nova un formale impegno rec·iproco, quale mostl'a desiderarlo codesto presidente del Consiglio, di reciproca azione solidale pel caso di una aggressione~ non provocata per parte di una terza potenza.

Ciò indipendentemente dall'accordo del 23 settembre che resta fermo, pur riconoscendo ancora prematuro il venire in proposito a determinazioni precise e concrete.

V. -S. farà rilevare a Bratianu come nella situazione odierna il R. Governo con questo atto da prova della sincerità dei suoi propositi di sempre più stringere i vincoli tra i due Stati (1).

(l) Ed. in SoNNINO, Carteggio, cit., D. 119.

(2) -Vedi DD. 695, 715 e 724.
732

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI (2)

T. GAB. 80-bis/37. Roma, 29 gennaio 1915, ore 19,15.

Telegramma di V. E. n. 22 (3).

La mia conversazione del 24 corrrente .cQIIl Sir Rennell Rodd drca la Se·rbia e l'Albania non mi ha dato occasione a nessuna dichiarazione indicante che il R. Governo abbia mutato le sue ben note direttive ·a tale proposito.

In tale colloquio Sir Rennell Rodd mi disse che Sir Edward Grey aveva tempo fa scoosigliato la Serbia dall'occupare alcun punto dell'Albania; però ora sarebbe sorto il pericolo che gli albanesi, messi su dagli austro-turchi attaccassero la Serbia, e quindi questa aveva esposto nuovamente la necessità di occupare per sua difesa alcuni punti strategici al di là del confine, pur rimettendosi poi a guerra finita alla volontà dell'Europa. Onde Sir Edwarr-d Grey non riteneva in questa nuova situazione di mantenere lo stesso punto di vista di prri.ma.

Risposi che ritenevo sorpassata questa fase, perché posteriormente a tali richieste della Serbia, questa aveva, secondo gli ultimi dispacci, dichiarato che pel momento non intendeva muoversi, avendo da provvedere in primo luogo ad altri pericoli più urgenti. Non mi sembravano invero in realtà molto gravi i pericoli che provenissero dall'Albania sia pei serbi sia pei greci, e per parte mia sconsigliavo così ai montenegrini per la Boyana, come ai serbi e ai greci di muoversi.

733

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 39/52. Bucarest, 29 gennaio 1915, ore 19,30 (per. ore 11 del 29).

Riservatissimo per lei solo.

Bratianu a cui ho comunicato telegramma di V. E. Gabinetto n. 23 (4) ringrazia vivamente e mi ha detto non attendeva meno dall'amieizia del R. Go

verno. Nostro appoggio gli permetteva di resistere a quelli che vorrebbero spingerlo nella via delle avventure. Egli mi ha incaricato confermarle che non ha mai avuto, e non ha, alcuna intenzione di impegnare R. Governo più in là di quanto esso non voglia ma che solamente desidera garantirsi da eventuale aggressione e nello stesso tempo concordare propria azione colla nostra.

(l) -Per la risposta di Fasciotti vedi D. 742. (2) -Ed. in SONNINO, Diario, cit., pp, 78-79. (3) -Vedi D. 729. (4) -Vedi D. 726.
734

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 38/27. Berlino, 29 gennaio 1915, ore 22,30 (per. ore 2,40 del 30).

Zimmermann mi ha detto stamane che le notizie giunte dal quartiere generale circa il viaggio colà dell'Arciduca ereditario e del Barone Buri{m confermavano le impr·essioni qui avute e riprodotte nel mio telegramma gabinetto

n. 24 (1). L'Arciduca ereditario non era latore di alcuna lettera dell'Imperatoe d'Austria-Ungheria nè riportò a Vienna al.cun messaggio dell'imperatore di Germania, ma non mancò di rendersi interprete, se non della assoluta ripugnanza (telegramma di V. E. gabinetto n. 14 riservato speciale) (2) certo delle grandi difficoltà, per il vecchio Sovrano di entrare nell'ordine di idee cui si [discute) nei rnegoziati attualmente in corso coll'Italia. Nello stesso senso ebbe ad esprimersi il Barone Burian ripetendo le cose già state dette qui lasciando però al Quartiere Generale come a Berlino l'impressione che le obiezioni di massima da lui messe innanzi, non pregiudicavano nn ulteriore favorevole sviluppo delle trattative. Egli disse .infatti anche colà che appena tornato a Vienna avvebbe ripigliato le conversazioni con il Duca Avarna nel desiderio e nella fiducia di giungere ad urn ·risultato soddisfacente per le due parti. Io replicai a Zimmermann che se le conversazioni si mantenevano nell'ambito in cui si erano mosse finora, vi era gran pericolo che un risultato non si sarebbe ma1 ottenuto. L'Austria dice o lascia intoodere che non può pronunziarsi circa l'accoglimento in massima ed i limiti: noi invece diciamo che non possiamo precisare le domande stesse finché l'Austria non abbia esplicitamente risposto alla questione di massima che le abbiamo rivolta in proposito. È un circolo vizioso dal quale se ciascuno mantiene la sua tesi si rischia di non uscire. Ora non vi è dubbio che la ragione logica sta dalla nostra parte. L'E. V. ha posato chiaramente e rnettamente all'Ambasciatore di Austria-Ungheria il quesito: • È il Governo austro-ungarico disposto a portare la discussione sul terreno della cessione di territori posseduti dalla Monarchia? •.

È questa una questione pregiudiziale che deve essere anzitutto risoluta. Ci si dia da Vienna una risposta affermativa, ed allora noi saremo in grado di

precisare le nostre domande. Ma questa risposta la si dia sollecitamente, francamente, in modo da permettere un ulteriore proficuo scambio di idee che ponga in mano al R. Governo qualche assicurazione concreta e positiva a soddisfazione delle aspivazioni nazionali. Se ciò non fosse la situazione di fronte alla non lontana riapertura del Parlamento potrebbe per il R. Governo diventare assai difficile e scabrosa. Zimmermann mi ha risposto che si rendeva conto perfettamente del fondamento di queste mie osservazioni che gli erano state riferite anche dal principe di Btilow in seguito al suo colloquio .con V. E. (telegramma di gabinetto n. 22 riservato speciale) (1), ma occorreva in pari tempo prendere in consideraz!one le condizioni particolarmente delicate nelle quali si trovava il Governo austro-ungarico, che era abbastan:lja naturale provasse qualche riluttanza a dare senz'altro una risposta esplicita sopra un argomento che tocca così da vicino la dignità e la situazione di grande potenza della Monarchia. Zimmermann credeva però di potere escludere che tale risposta avesse ad essere negativa. Io gli risposi che era comunque necessario che ci fosse data ed al più presto possibile: ed a tale scopo dovrebbero essere oggi precipuamente rivolti gli sforzi del Governo Imperiale. ZimmermaJnn promise che vi si sarebbe adoperato.

(l) -Vedi D. 702. (2) -Vedi D. 691, nota l.
735

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. S.P. 37/28. Berlino, 29 gennaio 1915, ore 22,30 (per. ore 1,40 del 30).

Telegramma di V. E. n. 23 -riservato speciale (2).

Interpretando le istruzioni di V. E. mi sono astenuto oggi dal parlare espressamente a Zimmermann del passo che fu incaricato di fare il R. Ambasciatore a Vienna. Discorrendo della situazione ge<nerale gli ho accennato però ai timori che gli accentramenti di truppe austro-ungariche al confine romeno avevano fatto sorgere a Bucarest e al contraccolpo che una eventuale aggressione contro la Romania avrebbe avuto inevitabilmente anche in Italia. Zimmermann si affrettò ad assicurarmi che non vi è nè a Berlino nè a V,ienna neanche il più lontano pensiero di una siffatta aggressione. Egli non fece nemmeno più alcuna allusione alla idea che quell'accentramento dovesse servire di ·salutare monito per la Romania ed avendogli io ricordato quanto mi aveva detto rece<ntemente in proposito, egli mi ha risposto che un simile intento si era bensì voluto raggiungere nell'interesse della Romania stessa, che però lo scopo vero e principale della riunione di forze austro-tedesche in Ungheria era di ripigliare quell'azione contro la Serbia, che non poteva essere qualificata di aggressione,

ma rappresentava soltanto il regolare svolgimernto di operazioni militari nella guerra stata dichiarata a quella Potenza. Era naturale che l'Austria cercasse di rifarsi dell'innegabile scacco precedentemente subito a Belgrado e che la Germania venisse in aiuto della sua alleata. Senonché nel far ciò le due potenze non si propongono affatto di • schiacciare • la Serbia come da più parti si crede.

Un simile proposito non è mai stato nutdto dal gabinetto di Vienna, ma lo è ancora merno nel momento attuale, mentre la direzione della politica estera austro-ungarica è affidata a un rappresentante di quei circoli ungheresi che, come è noto, hanno sempre considerato come un grave pericolo l'aumento nella proporzione degli elementi slavi nella Monarchia.

Tornando alla Romania, Zimmermann pretendeva che, secondo i rapporti del Ministro di Germania a Bucarest, la situazione colà non appariva così minacciosa come vorrebbero far credere le notizie di giornali esteri. La relativa fiducia da lui dimostrata non mi sembra però divisa da questo Ministro di Romania.

(l) -Vedi D. 716. (2) -Vedi D. 726.
736

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 836/88. Berlino, 29 gennaio 1915, ore 22.30 (per. ore 4,18 del 30).

Nella conversazione che ho avuto stamane con Zimmermann egli mi ha riparlato dei tentativi di seduzione che Poternze della Triplice Intesa stanno facendo sulla Grecia e che si sarebbero grandemente intensi·ficati in questi giorni. In compenso di una partecipazione attiva alla guerra quelle Potenze avrebbero promesso alla Grecia accrescimenti tali da rendere il suo territorio cinque volte più vasto dell'attuale. Si tratterebbe non solo di buona parte dell'Albania, di una parte della Macedonia compresa Monastirr, di tutte le isole dell'Egeo compreso il Dodecanneso ora occupato dall'Italia, ma anche di Smirne e della costa dell'Asia minore e persino di Cospoli. La Grecia verrebbe con ciò elevata al grado di Potenza marittima di primo ordine tale da fare contrapposto all'Italia nel Mediterraneo. Venizelos, il quale pur essendo favorevole alla Triplice Intesa era stato fino ad ora partigiano della neutralità salvo il caso di un attacco bulgaro contro ~a Serbia, si sarebbe in seguito a dò convertito all'idea di una entrata in azione; e lo stesso Re Costantino potrebbe difficilmente rifìutarsi al miraggio di così brillanti promesse. Tale era il complesso di informazioni che il dipartimento degli affari esteri aveva ricevuto da Atene. Risposi a Zimmermann che l'eventuale aiuto che la Grecia avrebbe potuto dare ai nemici della Germania non mi pareva praticamente cosl rilevante da giustificare la prospe•ttiva di tanto larghi compensi.

Che la esagerazione stessa di quelle notizie le faceva apparire ben poco credibili; e più sospette ancora le rendeva la manifesta tendenza di suscitare così nuove diffidenze in Italia contro la Grecia. Ho creduto ad ogni buon fine di riferire quanto precede ·a V. E. (1).

737

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 830/89. Berlino, 29 gennaio 1915, ore 22,30 (per. ore 2,15 del 30).

Anche in questi ultimi giorni hanno continuato a circolare qui con una certa insistenza le voci per una pace separata della Germania e dell'Austria colla Russia. Si è parlato fra altro della venuta a Berlino di due emissari segreti non del gove~no Russo ma del Conte WHte che sarebbe aUa .testa del partito pacifista a Pietrogrado. La notizia è stata subito smentita ma non bastò a far tacere quelle voci. Alcuni miei colleghi di potenze neutrali come il Ministro dei Paesi Bassi e di Danimarca mi dicono di aver qualche indizio che permetta loro di credere che esse non siano completamente infondate. Essi accennano pure a notizie avute da Pietroburgo secondo le quali la stanchezza e i disagi deUa guerra si farebbero da qualche tempo vivamente sentire colà anche nei circoli dirigenti e la continuazione ad oltranza delle ostilità sarebbe ormai voluta unicamente dal Granduca Nicola e dai suoi partigiani. Lo stesso Zimmermann, pur affermando non esser il caso di parlare attualmente di possibilità di una prossima pace, si esprime in modo da lasciare intendere che siffatta eventualità non fosse invece inteTamente da escludere. Ma :nel linguaggio che viene a noi tenuto su tale argomento credo che debba sempre scorgersi una speci<ale già più volte segnalata tendenza.

738

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 194/24. Pietrogrado, 30 gennaio 1915, ore 1,07 (per. ore 10).

Constami che Gulkevitch continua ad occuparsi di progetti di intesa fra Bulgaria e Serbia circa Macedonia. Da ultimo egli avr,ebbe· escogitato transazione [in base] al1a quale pur cedendo Monastir alla Bulgaria, verrebbe lasciata una frontiera comune fra Serbia e Grecia nel tratto di territorio che separa la valle di Monastir dal lago di Ocrida. A:lla Serbia verrebbero poi

accordati speciali privilegi per 1a ferrovia che l'unisce a Salonicco e che passerebbe alla Bulgaria con l'annessione della Macedonia.

È mia fondata impressione che nè Serbia nè Grecia siano disposte transazione. È frattanto interessante per noi il rilevare da quei progetti che la Russia sembra desistere evidentemente idea di dare a greci e serbi frontiera comune in Albania (1).

(l) Ritrasmesso a Parigi, Londra, Pietrogrado e Atene con t. 430 del 30 gennaio, ore 15.

739

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI

T. GAB. 86/35. Roma, 30 gennaio 1915, ore 17.

Riservatissimo per Lei solo.

Il Presidente del Consiglio mi ha comunicato il telegramma di V. S. in data 27 corrente circa il prossimo ritorno •a Roma del Colonnello Rudeano. Mi sorprende che di tale missione V. S. non abbia informato questo Ministero degli Affari Estevi (2).

740

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 40/31. Vienna, 30 gennaio 1915, ore 21 (per. ore 23,30).

Telegramma di V. E. gabinetto n. 23 -riservato speciale (3).

Barone Buriim, col Quale mi sono espresso in conformità delle istruzioni impartitemi, mi ha pregato di rassicurare completamente V. E. che i concentramenti di truppe austro-ungariche, .che non erano affatto avvenuti al confine romeno bensì al Nord della Transilvania, non avevano alcuna punta ostile contro la Romania. Quei concentramenti non servivano che a mettere le truppe

I. e R. in grado di agire contro le truppe russe forzandole a sgombrare la Bucovina. A questo proposito egli mi ha detto che una domanda simile a quella da me rivoltagli, gli era stata fatta pure dal Gove11no romeno, al quale si era affrettato a darle identica assicurazione. Aveva inoltre incaricato il ministro

I. e R. a Bucarest, che era stato in questi g·iorni d'i passag~io a Vienna, di esprimersi col Governo romeno nel senso suddetto, confermandogli quellP assicurazioni.

Barone Burian mi ha confermato che nello scambio d'idee che aveva avuto col Governo romeno nell'assumere l:a direzione della politica estera della Monarchia aveva potuto constatare le amichevoli disposizioni da cui esso era animato verso Austria-Ungheria ed ha aggiunto che egli aveva la maggiore fiducia nel Gabinetto romeno e nelle sue 1ntenzioni.

(l) -Ritrasmesso a Londra, Parigi, Belgrado, Sofia, Atene e Durazzo con t. gab. 90 del 31 gennaio, ore 10,50. Il solo ad inviare commenti fu Tittoni, vedi D. 745. (2) -Per la risposta di Fasciotti vedi D. 743. (3) -Vedi D. 726.
741

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. ss. 196/25. Londra, 30 gennaio 1915, ore 22.44 (per. ore 8.40 del 31).

Sotto il sigillo del più assoluto segreto Ministro di Romania partente per Bucarest mi ha narrato i particolari seguenti sul colloquio da lui avuto ieri con Segretario di Stato. Grey lo ha incaricato di riferire a voce e nel massimo segreto a Bucarest, essere realmente qui venuto importante personaggio ungherese per tastare il terreno e sapere Quale sarebbe il contegno dell'Inghilterra nel caso in cui Ungheria si separasse dalla Germania e dall'Austria. Governo britannico ha rifiutato ogni discussione essendo esso deciso in qualunque caso a tener conto degli interessi della Romania. Analoga poliltica, ha seguitato Grey, è seguita dal Governo britannico rispetto all'Italia. Le relazioni sempre cordiali italo-britanniche e tradizionali della poHtica inglese verso l'Italia impongono tale contegno. Questo Governo è deciso, qualora l'Austria facesse qui aperture di pace, a salvaguardare, nei limiti del possibile, gli interessi italiani in Austria. Rilevato poi l'interesse capitale che per l'Inghilterra e per gli alleati presenta l'impedire a qualunque costo il minacciato schiacciamento della Serbia con le conse·guenti complicazioni derivanti dal dubbio contegno della Bulgaria, ha detto Grey doveva egli lasciare al Governo romeno il giud.ic•are in piena libertà se tale eventualità riuscisse o meno dannosa per la Romania. Gli importava tuttavia sappiasi bene a Bucarest che contribuendo a salvare la Serbia, la Romania renderebbe un prezioso servizio agli alleati, i quali hanno ora ricevuto dalla Grecia formale affidamento che essa pure si muoverà se si muove Romania.

Mishu mise poi il discorso sull'eventuale regolamento finale di tutte le varie Questioni in litigio chiedendo se al riguardo aUeati hanno preso una decisione definitiva. Grey afferrando benissimo lo scopo vero della domanda, rispose vi sono state conversazioni e scambi d'idee su tutte le varie questiooi ma nessuna decisione definitiva fu presa • nemmeno per quella degli Stretti •.

Il solo punto assodato e deciso è: checché accada, in qualunque caso Costantinopoli e gli Stretti non debbono più appartenere alla Turchia.

È possibile che Ministro di Romania passi per l'Italia sia all'andata sia al ritorno. Qualora egli si fermi a Roma gli ho suggerito di presentarsi a V. E. Egli è persona intelligente e molto a modo, ed io sono sicuro troverà presso

V. E. benevola accoglienza.

742

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

T. GAB. R. S.P. 42/59. Bucarest, 31 gennaio 1915, ore 12,30

(per. ore 21,35 del 1° febbraio)

Riservatissimo per lei solo.

Ho comUIIlicato a Bratianu telegramma di V. E. gabinetto riservato speciale n. 24 (2).

Bratianu ne è stato lietissimo e mi ha incaricato di esprimere al R. Governo la sua riconoscenza. Egli ha aggiunto che il sentirsi cosi sostenuto dall'Italia gli permette di resistere alle pressioni che vengono e-sercitate su lui all'interno ed all'estero per precipitare gli eventi. Così mi risulta che questo ministro di Russia ha rivolto a Bratianu oggi stesso nuove insistenze per l'entrata in azione della Romania. Analoghe pressioni vengono esercitate dalla famiglia imperiale russa sulla regina Maria.

Anche re Ferdinando mi ha incaricato dl far pervenire a S. M. il re ed al

R. Governo i suoi ringraziamenti.

Bratianu mi ha confermato il suo fermo proposito di procedere in ogni caso di pieno accordo con noi, e mi ha incaricato ripetere all'E. V. ·che egli non intende minimamente .impegnare suo paese· e il nostro in avventure, ma bensì procedere .con noi nel modo più cauto e prudente.

V. E. non mi ha impartite le sue istruzioni circa la forma e il contenuto del nuovo accordo, e Bratianu mi ha detto che ne riparleremo lunedì. Mio subordinato avviso sarebbe che la forma ·adottata per l'accordo del 23 settembre ultimo scorso è insieme la più sollecita e quella che darebbe le maggiori garanzie di segretezza. Ho quindi pensato di sottoporre a V. E. senza ben inteso parlavne al signor Bratianu, lo schema seguente sul quale la prego impavtirmi d'urgenza sue istruzioni :

• Le Gouvernement Italien et le Gouvernement Roumain animés du mème esprit qui leur [a] suggéré l'accord du 10/23 septembre 1914 convienent de ce qui suit:

1° L'Italie et la Roumanie, dans le cas d'une agression de la part d'une tierce Puissance contre l'une d'elles sans provocation aucune de la part de ce.tte dernière, s'engagent à agir solidairement pour leur défense commune contre la Puissance attaquante;

2° Dans cette éventualité et aussitòt que le danger d'une agression se sera manifesté, la Puissance qui en aura été l'objet devra en prévenir l'autre Puissance contractante, afin de pouvoir prendre, de commun accord, les mesures nécessaires;

3° L'accord du 10/23 septembre 1914 reste inchangé;

4° La durée du p~résent accord est de six mois à partir de la date de sa signature; 5° Les deux Gouvernements s'engagent à ter1ir le secret le plus absolu sur le présent accord •.

Naturalmente ignoro se signor Bratianu accetterà l'esposto schema. Mi sembra conforme all'intenzione del R. Governo, di limitare l'impegno che assume, il non entrare in sov·erchi particolari circa misure da prendere nella eventualità d'una aggressione come mi sembra dalla forma già adottata per l'accordo del settembre ·scorso, come meno sole•nne di qualsiasi altra, concorra anche allo stesso fine.

Ad ogni modo prego V. E. rispondermi d'urgenza (1).

(l) Ed. in SONNINO, Carteggio, cit., D. 120.

(2) Vedi D. 731.

743

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 209/61. Bucarest, 31 gennaio 1915, ore 14 (per. ore 17,20 del 1° febbraio).

Telegramma di V. E. gab. 86 (1).

ColonneUo Rudeano non ha alcuna missione presso R. Governo all'infuori di quella di acquistare materi,ale da guerra già ben nota a codesto Ministero. Il suo ritorno in Italia era già stabilito fin da quando venne la prima volta costì non avendo allora completato acquisti. Que.sto Presidente del Consiglio mi aveva detto avere preg,ato Colonnello di cogliere occasione della visita di dovere, che avrebbe certamente fatto a S. E. Salandra, per parlare confidenzialmente della situazione creatagli dal rifiuto del R. Gover111o di intervenire in caso di aggressione e mi ha chiesto informarne personalmente suo ·collega italiano il che io ho fatto. Non ho ritenuto fare nulla all'infuori di quello che mi era stato chiesto ed a .cui non ho attribuito per altro importanza. Ma ho tuttavia avuto cura di separare nella mi•a corrispondenza telegrafica quanto riguardava relazioni da Governo a Governo da ciò che concerneva rapporti fra i due Presidenti del Consiglio. Aggiungo che non mi sarei rivolto personalmente a S. E. l'On. Salandra se non lo avessi conosciuto personalmente ed in particolare se non ave·ssi ricevuto una comunicazione telegrafica diretta a proposito dei discorsi che avrebbe qui tenuto deputato Lonardo.

Quanto precede mi fo11nisce occasione di ripetere che la scarsezza di notizie qui trasmessemi da codesto Ministero ed il poco conto in cui sono tenute le mie ri<spettose insistenze, rende anche più difficile l'azione già di per se stessa irta di difficoltà, che r1tengo utile svolgere qui.

Prego vivamente V. E. di volere intervenire coll'usata benevolenza verso di me, confermando che non ho in vista, come risulta dall!a mia azione e da tutta la mia corrispondenza, null'altro all'infuori dell'interesse del R. servizio, ben lieto se si crederà che altri possa fare meglio e più di me.

(l) -Vedi D. 758. (2) -Vedi D. 739.
744

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 205/34. Vienna, 31 gennaio 1915, ore 15,40 (per. ore 17).

ConsoLe generale a Budapest mi prega trasmettere seguente telegramma:

• Gabinetto n. 9 -Pel'sona autorevole e addentro cose del Govemo mi ha detto che sembra certo che esercito 11usso dia segni di stanchezza. Esso è stato respinto in Bucovina e in quasi tutti i passi dei Carpazi. 01tre ciò hia rallentato la pressione in Galizia. Governo austro-ungarico avrebbe avuto notizia che in Russia si comincialllo a vedere dei segni di malcontento, e che una certa agitazione socialista sia la ragione del rdchiamo della guardia a Pietroburgo. L'Imperatore di Russia, pare assicurato, inclinerebbe a prendere in considerazione l'ev·entualità di una pace. Vi rsarebbe avversissimo natumlmente il partito militare. Ma qui si ·crede che se gli alleati riescono ad avere una vittoria considerevole e prendere Varsavia o a riprendere Leopoli il partito pacifista in Russ1a possa prevalere in vista del percicolo interno. Da quello che mi ha fatto intendere il mio interlocutore pac,e non sarebbe difficile perché Germania non aspira a tenere territori 11ussi e Austria-Ungheria sarebbe più o meno rassegnata a perdere parte della Galizia. Pace in tal caso si estenderebbe alla Serbia e Mootenegro di oui sarebbe rispettata l'integrità territoriale. Il mio interlocutore aggiunse che se si riuscisse a fare la pac,e con la Russ1a l'Austria-Ungheria farebbe la pace anche con la Francia e ,con l'Inghilterra lasciando la Germarua sola compito rimanente. Egli crede che in tal caso la pace francogermanica non tarderebbe neppure. Rimarrebbero di fronte Germania e Inghilterra, ma il mio interlocutore crede che nonos!:ante estrema dichiarazione

tedesca e inglese di volere abbattere completamente l'avversario, anche la Germania 'e l'Inghilterra finirebbero per concludere la pace precisamente per impossibilità materiale, tanto per l'una che per l'altra, di portare un colpo mortale all',avve·rsario. Progetto inglese di affamare Germania si può considerare fallito anzi un c'erto disagio si sente invece in Inghilterra. D'altra parte posl:Libilità di uno sbarco tedesco in Inghilterra appare sempre più dubbia •.

745

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 204/25. Parigi, 31 gennaio 1915, ore 20 (per. ore 23,15).

Teleg11amma di V. E. n. 90 (1).

R. Ambasciatore a Pietroburgo ha pienamente ragione di affermare che nè Serbia nè Grecia accetteranno il progetto di Gulkevitch. Non si può escludere

H -Documenti diplomatici-Serle V -Vol. II

in modo assoluto che la Serbia, se stretta dalla necessità, faccia qualche concessione 'al di là della linea Vardar-Bregalnitza che è disposta a concedere alla Bulgaria.

Devo però assolutamente escludere, quale che sia la situazione in cui la Serbia potrà trovaTsi, che essa consenta a cedere· Uskub o Monastir. Per queste due città essa sarà sempre ed irriducibilmente intransigente. Quanto alla Grecia, essa crede che· non è essa che ha bisogno della Tripl.ice Intesa ma che è Questa che ha bisogno della Grecia, quindi non farà alcuna concessione nè groode nè piccola. Tutto ciò mi risulta dalle mie frequenti conversazioni con Vesnic e Romanos che sono affiatatissimi con i loro Governi e con i circoli dirigenti dei loro paesi, dei Quali conoscono bene i passi.

(l) Vedi D. 738, nota l, pag. 613.

746

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 214/26. Londra, 1° febbraio 1915, ore 11,18 (per. ore 6,33 del 2).

Riservatissimo per lei solo. Mio telegramma Gabinetto n. 25 (1). Le .confidenze fatte da Grey al Ministro di Romania sulle intenzioni amichevoli ,inglesi al nostro riguardo, mi hanno cagionato natul'ale compiacimento perché confermano impressioni da me in varie cil)costanze riferite in questi quattro anni. A m·io remissivo parere però la soluzione abbozzata da Grey non sarebbe conforme né al prestigio né •agli interessi italiani.

Ciò: l 0 ) perché l'Italia, grande Potenza, non potrebbe come uno Stato balcanico qualunq,ue, accettare ingrandimenti te·rl"itoriali e compimento unità nazionale a titolo di favore gratuito;

2°) per.ché ia realizza:z.ione delle nostre legittime e modeste aspirazioni sull'Adriatico, se ottenute sempli-cemente grazie ai buoni ullfid inglesi, potrebbe non essere completa e limitarsi forse a Trento e Trieste, lasciando all'infuori il resto, rappresentante il minimum di quanto a noi occone per assicurarci seria egemonia nell'Adriatico. Ma quanto anche i nostri interessi adriatici ricevessero completa soddisfazione, rimarrebbero sempre indifesi i nostri interessi mediterranei, i q.uali invece sarebbero sedamente minacciati se eventuale spartizione Turchia Asiatica si verificasse a beneficio preponderante delle Potenze dell'Entente, magari con quaiLche concessione alla Grecia;

3°) perché, per Quanto fermamente convinto io sia, del vantaggio che per noi presenta intensificare il più possibile ·cordia1ità e intimità delle relazioni italo-inglesi, addivenendo possibilmente ad accordi generici sulla base dell'equilibrio del Mediterraneo, non riterrei giovevole ai nostri interessi presenti e futuri assumere verso l'InghHterra grosso debito di riconoscenza per il

gratuito favore fattoci ed in altri termini per dover oggi ad essa Thento e Trieste come in passato dovemmo Venezia alla Francia.

D'altra parle pur avendo massima fiducia neUa serietà dei propositi del Governo bvitannico, io sono sempre a chiedermi se l'Inghilterra resisterebbe alla seduzione di un'eventuale pace separata austviaca, qualora l'Austria cedendo .su tutto il resto e dando intera soddisfazione alle esigenze russe e :serbe, ponesse come condizione sine qua non la conservaZJione delle sue province italiane. E dato pure che Inghilterra tenesse duro nel volere ad ogni costo tute~ lare gli •interessi litalian'i nell'Adriatico, saa-ebbe essa tin grado di imporre la sua volontà di fronte ad eventuali obbiezioni delJla Francia e della Russia? Per scrupolo di coscienza ho creduto dovere sottomettere rispettosamente a V. E. queste considerazioni le quali del resto ritengo non possano essere sfuggite all'alta sagacia di Lei.

(l) Vedi D. 741.

747

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T, GAB. R. S.P. 43/28. Londra, 1° febbraio 1915, ore 11,18 (per. ore 23).

In colloquio privato Tyrrell mi ha detto rtsultargli Jn modo positivo che il P.apa, non si sa bene se per desiderio di evitare eventuale partecipazione Italia alla guerra, oppure spintovi da suggerimenti di BerLino, ha fatto cautamente tastare il terreno a Vienna per sapere se· Imperatore avrebbe accolto bene un consiglio di fare quakhe concessione territoriale all'Italia.

Risposta dell'Imperatore è stata netta e tagliente. Sua Maestà ha dichiarato che in ·caso di estrema necessità non rifiuterebbe di fare qualche sacrificio a favore Russia, ma per quanto concerne I.talia abdicherebbe piuttosto consentire alla cessione anche di un pollice di terra austriaca. D'altra ottima .sorgente mi sono state pure confermate aspirazioni pac~fiche dell'alta a11istocrazia austriaca di cu.i al mio telegramma Gabinetto n. 16 (l) coll'aggiunta che lettere private (lUi pervenute rivelano odio profondo e desiderio di vendetta .contro noi (2).

748

IL MINISTRO A NISH, SQUITTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 217/3. Nish, 1° febbraio 1915, ore 12 (per. ore 23,15).

È venuto a vedermi il Ministro di Romania il quale mi ha detto che Pasic non ha ma.i accennato al Ministro di Bulgaria i limi.ti dei territori da cedere

• Prego V. E. assumere riservate informazioni in proposito e telegrafarmi •. Per la risposta di Avarna, vedi D. 770.

a guerra finita, ma a lui stesso ha dichiarato essere pronto ad assumere Impegno, con garanzia della Romania e de:lla Grecia nonché delle Potenze dell'Entente, che la Serbia cederebbe alla Bulgaria, nel regoiamento finale della questione balcanica .susseguente alla guerra, il tratto compreso tra il fiume Bregalnitza e Vardar a condizione che la Bulgaria tenga attitudine benevola verso la Serbia •e salvo beninteso reiJ.ativ·e deliberazioni della Grande Skup:>ctina a suo tempo. Il collega romeno ha aggiunto confidenzialmente sapere che anche la Grecia darebbe alla Bulgaria una piccola rettifi·cazione della frontiera dal lato della Mesta allo scopo di facilitare non so ·che comunicazione ferroviaria.

Lo spauracchio dello schiacciamento minacciato della Serbia non ha da fare con codeste ·concessioni. Filalit .teme invece, e non è il solo a nutrire tale sentimento, che la concentrazione austro-tedesca nel Banato sia diretta piuttosto contro la Romania.

Non posso ancora usC'ire a vedere Pa.Sic (1). Egli stesso del resto è costretto a casa dall'influenza. Noto intanto che n t2rritorio sopra indicato da •cedere è lo stesso da me accennato nel telegramma 132 (2) del 23 ottobre passato (3).

(l) -Vedi D. 679. (2) -Ritrasmesso a Vienna e Berlino con t. gab. r. sp. 28 del 2 febbraio. Con successivo telegramma (gab. r. sp. 31 del 3 febbraio, ore 20,15) Sonnino aggiungeva l'istruzione:
749

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 212/64. Bucarest, 1° febbraio 1915, ore 14,10 (per. ore 7 del 2).

Il figlio dell'ex Ministro Filippesco di !ritorno da ·un viaggio nei Balcani r·iferisce di essere stato ricevuto ad Atene da V·enizelos e dal Re Costantino. Il primo gli avrebbe detto pregandolo ripeterlo a Bucarest che la Romania può stare tranQuilla dalla parte della Bulgaria ben sapendo questa che se atta·ccasse Romania sarebbe a sua volta attaccata dalla Grecia, la quale è bene armata e preparata mentre ·che Bulgaria manca di armi e munizioni e danaro. Re Costantino gli avrebbe confermato ciò ed avrebbe aggiunto incidentalmente di aver saputo da Berlino, per mezzo delle sue relazioni di famiglia, che lo stesso Governo germanico riconosce che l'Aust•ria-Ungheria non potrà uscire intatta dalla guerra attuale.

(l) -Vedi D. 789. (2) -Vedi D. 28. (3) -Ritrasmesso a Parigi, Londra, Pietrogrado, Bucarest, Sofia e Atene con t. gab. 100 del 3 febbraio, ore 20,10.
750

IL CAPO DI STATO MAGGIORE DELLA MARINA, THAON DI REVEL, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

PROMEMORIA 157 RR. P. Roma, 1° febbraio 1915.

Prendendo a base delle considerazioni, che seguono, quanto è stato esposto nel prec•edente memoria'le (1), qualora per le nostl'e aspil'azioni sul versante orientale dell'Adriatico si volesse addiveni!'e ad un prog!'amma più modesto di quello finora contempLato, due soluzioni, che cevto non risolvono in via assoluta il problema del dominio dell'Adriatico, ma che molto avvantaggierebbero la nostl'a posizione in detto mare si possono prendere in conside11azione. L'una di esse include nel nostro programma •la presa di possesso dell'Istria, l'altra vi rinunda.

Nel primo caso con le Piazze forti di Venezia e di Pola al nord e la bocca d'·accesso dell'Adriatico in nostra mano mediante la Mnee Brindisi-VaJona e Taranto-Valona, anche senza il possesso delle Curzolari e delle· isole dell'Arcipelago Zarantino saremo ancora in condizioni tali da potere facilmente mantenere il dominio dell'Adriatico.

Ma •sul possesso di due isole almeno della costa orientale bisognevebbe ·assolutamente insistere e queste sono: Cherso e Lussino. La vicinanza della prima all'Istria ne impone l'annessione non tanto per i suoli ancoragg,i quanto per dominare l'accesso del Quarnero e per evitare che, data la dstrettezza del canale che la separa dall'Istria, attravevso ad essa e nel ridosso dei suod monti si possa preparare uno sbarco di sorpresa sulle coste di detta penisola, operazione che si effettuerebbe a bceve distanza dal campo trincerato di Pola.

n possesso di Lussino si impone per il suo magnifi·co e in parte fortificato porto di Lussimpiccolo che in mano nostra può servire a dominal'e il Vallone di Berguglia (Me1ada) e lo sbo·cco nord dei canali di Zava menrtre che in mano ad un nemico ardito e che in ·tempo dd pace l'avesse maggiormente munita può diventare una spina assai molesta del fianco di Zara.

Qualora invece si dovesse vinunziare al possesso deU'Istr,ia occorl'erebbe assolutamente assicurarci quello delle isole Curzolari.

Appare a prima vista come auesta soluzione rinunci più dell'altra al dominio dell'Adriatico. Mentre ·che ,la prima di e1sse .si basa sopra un'Austria sfasciata o di tanto indebolita da non poterei dare soverchia ombra, questa seconda deve tener conto di una Monarchia indebolita si, ma ancora potente sulle •coste orientali dell'Adriatico. Questo mal'e non si ·potl'ebbe più allora considerare un mare nostro, nel quale le nostre Forze Navali possono agire con sufficiente libertà d'azione, ma la soluzione contemplata ci permetterebbe non solo di chiudere tale mare impedendo al nemico il rifornimento per via di esso, ma ·appoggierebbe le nostre forze navali che dovessero operare in alto Adriatico ad una base •eccellente ed avanzata.

Le isole da occuparsi sarebbero come precedentemente· abbiamo detto: Lissa, Curwla, Lagosta e forse Lesina. L'occupazione di quest'ultima, di dubbia utilità in causa della sua vicinanza alla costa Dalmata potrebbe essere anche negativa, il suo possesso doè serv,irebbe ·ad impedire ad altri di trasformarla fin dal tempo di pace in un punto fortificato a breve distanza dalla nostra base di Vallegrande a Curwla ed a grave detrimento di questa.

Certo il problema della chiusura dell'Adriatico si può risolvere anche colla dominazione delle sole congiungenti Brindisi-Valona od Otranto-Valona, ma la base delle Curzolari, fortificata o no che sia, ha importanza grandissimo non solo per ridurre all'Adriatico se•ttentr'ionale i1l mare nel quale le Forze Navali nemkhe po•trebbero operare, coprendo le nostre ricche, popolose ed indifese coste di Puglia, ma renderebbe altresì difficile e pericolose le comunicazioni fra Pola e Cattaro, qualora queste due Piazze forti dovessero rimanere in mano ad una stessa potenza.

Qualora Cattaro dovesse passare in aUre mani sarebbe sommamente opportuno, come già abbiamo de·tto, che a mezzo di trattato se ne potesse ottenere la neutr.alizzazione.

Come .si vede entrambe queste soluzioni, più parziaU di quelle contemplate nel precedente memoriale cercano di risolvere il problema dell'Adriatico in un modo soddi,sfacente per noi. La prima più vicina a quella dappr.ima proposta, pur .tenendo in magg,ior conto la suscettibilità ed aspirazioni dei popoli ·che dietro l'altra •sponda abitano, cerca di dare a noi un predominio quasi assoluto di detto mare; 1a seconda più modesta cerca di bilanciare nel miglior modo possibile .le .condizioni di gmnde inferiorità in cui la conformazione e natura delle coste in detto mare ci hanno posto.

(l) Vedi D. 508.

751

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, BOLLATI E A VIENNA, AVARNA (l)

T. GAB. R. SP. 29. Roma, 2 febbraio 1915, ore 20,40.

Riservatissimo per Lei solo. Decifri Etra stessa.

TI Principe Billow nel ricevimento ebdomadario di ieri mi ha domandato se c'è del nuovo di Bu11h1n e deUe sue conversazioni con Avarna.

Gli ho Ietto la maggior parte dell'ultimo telegramma di Avarna n. 36 gabinetto riservato speciale (2). Ho rilevato come tutto ciò sia assai scoraggiante per ·chi desideri un a·ccordo; visto che il Barone Buri{m, dopo essere andato al Governo se non proprio per questa questione, almeno con piena conoscenza di essa, e dopo aver visitato il Quartie•re Generale tedesco e aver discorso

della questione stessa con l'Imperatore Guglielmo e col Governo germanico, oggi non ha altro da dirci che di aver bisogno di esaminarla ancora con calma

* nel suo foro interno salvo poi dibatterla ·in tutti i fori esternd austriaci e ungarici.*

Ho ripetuto a Biilow dietro sue interrogazioni: che presenterò le nostre domande solo quando sapremo se Austria-Ungheria accetta come terreno della discussione che si tratti di cessione di territori oggi posseduti dalla Monarchia, e che ,fino a quel giorno non preciserò né escluderò nulla, né riguardo al Trentino, né ·riguardo a Trieste· o all'Istria o ad altro; ·e che lo pregavo di raccomandare a tutti di far presto a decidersi, perché più si aspetta e più la cosa diventa diffidle, e più creseeranno le esigenze.

* Biilow pvese nota di tutto ciò, dandomi vagione in massima. Egli disse però di credere che le osservazioni di Buvian non tolgano le speranze di una riuscita delle tratta.tive.*

Quanto pvecede per conoseenza di V. E. ed eventuale Sua norma di linguaggio.

(l) -Ed. in LV 108, cit., D. 17, con la soppressione delle parti tra asterischi, e. integralmente, in SONNINo, Diario, cit., pp. 81-82. (2) -Vedi D. 730.
752

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 223/29. Berlino, 2 febbraio 1915, ore 22,10 (per. ore 2,10 del 3).

L'Imperatore è tornato da tre giorni a Berlino, dove l'hanno accompagnato il Capo di Stato Maggiore ed i Capi dei Gabinetti civili ·e miLitari e l'hanno dopo poco seguito il Cancelliere e Jagow, quest'ultimo giunto ieri sera. Nella conversazione che ebbi con lui stamane egl].i mi ha detto che l'assenza dell'Imperatore dal Quartiere Generale dell'Ovest dlll'erà presumibilmente circa due settimane in tutto: egli si recherà a Wilhemshaven per visitare la flotta, e andrà poi sul campo di battaglia in Polonia. Avendo io accennato alle voci ·che circoJano qui intorno allo scopo della presenza del Sovrano nella sua Capitale, che viene posta in relazione con pretesi negoziati di pace colla Russia, per i quali già si troverebbe a Berlino nella massima segretezza una missione ,speciale della Zar, Jagow mi affermò recisamente che in tutto ciò non vi è ombra di vero. L'Irrnper.atore è venuto unicamente, come già lo ·aveva promesso in dicembre, per compiere quello che considera suo dovere di visitare i suoi marinai ed i suoi ·soldati dell'est, dove trovasi attualmente 'una buona metà delle truppe germaniche. Dietro le mie insistenze Jagow ammetteva che se vi fossero in questi momenti possibilità dii pace ·esse si verificherebbero piuttosto dal lato della Russia che non da quello della Francia. A Pietroburgo egli diceva tutto di'pende in definitiva dalle decisioni ai poche persone, e basta un mutamento d'umore in talune fra di esse per determinare gli avvenimenti più importanti. Ora si diee per esempio che dopo che l'Imperatrice madre, ·che è sempre spiccatamente antitedesca, divenuta timorosa per ,le poco oela,te aspir,azioni del Granduca Nicola, si sia conv,ertita al partito della pace, e sia sorretta in ciò da altre influenze [n Corte e fuori. Si dice che vada ~crescendo nell'esercito e nel Paese il malcontento contro la tirannia del Granduc,a ed a causa delle privazioni che si moltiplkano. Ma tutte queste, soggiungeva Jagow, sono ,informazioni che ci vengono naturalmente per via indiretta da persone interessate a farci credere quello che a noi più conviene; per il momento nulla prova che preponderanza del Granduca Ni-cola, l'uomo senza dubbio di maggiore valore ed energia in Russia, sia seriamente scossa. E in ogni caso, concludeva Jagow, senza pregiudicare ciò che potrebbe accadere in un prossimo avvenire, posso assicurarvi che non vi è oggi nemmeno il più lontano accenno ad un inizio di trattative colla Russia. Avendogli chiesto se poteva dire altrettanto per quanto concerne l'Austr~aUngheria, Jagow mi ha risposto risolutamente di sl. Tanto più soggiungeva che grazie all'aiuto germanico la situazione delle truppe austro-ungariche in Galizia si è in questi ultimi giorni notevolmente migliorata. Da una frase sfuggita anche a lui avrci ragione di indurre che, ove la sUuazione della guerra non si mutasse completamente in senso favorevole all'Austria, una cessione alla Russia della Galizia Orientale (mio telegramma n. 21 Gabinetto) (l) potrebbe essere eventualmente ·compresa nelle condizioni di pace.

753

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 44/30. Berlino, 2 febbraio 1915, ore 22 (per. ore 2,20 del 3).

Riservatissimo per Lei solo. Nella conversazione avuta stamane con Jagow gli ho chi-esto se aveva qualche notizia diretta da V,ienna, circa la piega che stavano prendendo i nostri negoziati coll'Austria per l'applkazione dell'articolo sette del trattato. Mi ha risposto ~che sapeva soltanto ~che continuavano l'e conv·ersazioni fra iJ. Duca Avarna e il Barone Buri{m, e che questo gli sembrava già una buona cosa. Replicai che, a quanto mi risulta, le conversazioni continuavano infatti, ma senza dare alcun risultato positivo. Poiché alla nostra domanda esplicita se Governo Imperiale e Reale fosse disposto a portare la discussione sul te·rreno sul quale ci eravamo posti, Buri{m, senza dire di no, ha detto ~che non poteva ~ancora dare ri.sposta alcuna. E siffatto ritardo, date le condizioni dcil'opinione pubblica italiana e l'imminente riapertura del Parlamento, poteva riuscire sommamente pregiudizievoJ.e. Jagow lo ammetteva, ma mi ripeteva, in par,i tempo, che occorreva tener conto dell'estrema gravità e delicatezza della deliberazione che doveva prendere il Governo austro-ungarko e che comportava naturalmente una molto matura riflessione e il consenso di tutti

i fattori responsabili. Egli mi vipeteva pure tutte le obiezioni .già sovente affacciateci drca la difikoltà di dare un compenso per vantaggi che· non si sa se potranno essere ottenuti, civca i per.icoli gravi che in uno Stato dove abbondano le forze centvifughe, come la Monarchia austro-ungari-ca, può trarre seco la notizia che il Governo ha consentito aJla cessione di una provincia che da rsecoli le appartiene: e finalmente civca kl g'<iranzla che occorrerebbe avere perché alle nostre domande non avessero poi ra seguirne altre maggiori. Poiché, egli dtceva, per il mantenimento della neutralità dell'Italia non sarebbe necessario stipulare un altro trattato: basterebbe già queLlo esi,stente della Triplice Alleanza ·che quella neutralità stabilisce esplicitamente all'art. 4.

Replicai rsubito che nello stesso trattato esiste però un altro articolo che non meno esplicitamente impone in determinati casi obbligaziond speciali a ciascuno delle due parti contraenti: è l'adempimento di quell'articolo che colle nostre attuali domande noi ·chiediamo all'Austria: se essa vi si rifiuta non saremmo noi a violare il trattato. Jagow si affrettò ad assi·curar:mi. che egli non aveva fatto che citarmi gli argomenti che venivano addotti da parte austrLaca per giustificare e spiegare le ragioni del rJtardo a prendere una decisione: che però, come dovevo sapere, il Governo germanico ed egli personalmente avevano posto tutto in opera per vincere le riluttanze viennesi e che ·cosi avrebbero •continuato a fare.

Ripetei dal canto mio che occorreva o·ra sopratutto intensificare gli sforzi perché quella decisione fosse presa senza indugi: ciò non essendo, la situazione pote'V'a diventare assai grave. Jagow che, al ·contrario di Zimmermann, è tutt'altro ·che ottimista, concluse dicendo di conservare· sempre la. speranza che run accordo potrà essere raggiunto.

(l) Vedi D. 676.

754

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. S. U. 226/29. Londra, 2 febbraio 1915, ore 22,30 (per. ore 11,30 del 3).

Telegramma di V.E. n. 430 (1).

In ·Colloquio privato dtssi ieri a Tyrre11 ·che a foTza di ri·cevere da ogni parte notizie di rseducenti promesse fatte alla Grecia, io comin·ciavo a diventare alquanto nervoso e cresceva in me di naturale desiderio di conosceTe, se possibile, come stanno esattamente le cose.

TyTrell escluse in modo ·categori·co ogni promessa relativa al Dodecanneso. Ammise però ·che in questi ultimi giomi rsi sia ·esaminata la .conveni·enza di concessioni alla Grecia in Asia Minore, data pvecipua importanza che ·per aLleati presenta assicurarsi cooperazione alla guerra.

Grey, venuto ieri sera da noi a desinare in stretta intimità, mi disse che informato del mio colloquio con Tyrvell desiderava molto, per debito di

lealtà e per anuc1z1a personale sua a mio riguardo, tranquillizzarmi e mettermi al rorrente, in via affatto privata, dello stato attuale delle cose. Oirca l'Albania osservò V. E. è stata g;ià esattamente informato da Rodd (l) di quello che fu detto ad Atene. Circa ])Qdecanneso egli confemò di tutto punto dichiarazione anteriore aggiungendo aveva bene spiegato a Pietroburgo e Pardgi che in quella questione era necessario tenere debito ·conto degli rnteressi italiani e quindi non er.a il caso di discorrere con la Grecia. L'assurdità della prete•sa offerta di Costantinopoli alla Grecia saltava agli occhi. A prescindere dalla circostanza dirimente che la Russia non lo permetterebbe mai e ·che :il possesso di Costantinopoli sarebbe per la Grecia una .scn·gente perpetua di complicazioni ed attriti pericolosi con altri Stati balcanici specie con la Bulgaria. Rimanev:a quindi l'Asia Minore, ossia il tratto di ·costa abitata da PQpolazioni elleniche e forse anche Smirne Al riguardo Grey non mi nascose che conversazioni non ancora impegnative sono state recentissimamente iniziate colla Grecia in vista di certe date ev·entuautà. Aggiunse però che egli aveva avuto cura di avvertire Parigi e Pietroburgo ·che nel discor·rere di ·concessioni alla Grecia in Asia Minore occorreva fare in modo da non urtare g.Li interessi italiani nella zona di Adalia.

P01iché colloquio avev.a carattere del tutto privato io confessai a Grey che PQssibilità di vedere i grec.i insediati a Smirne mi cagionava penosa impressione: fin da quando io ero a Costantinopoli avevo, nel fondo del mio cuore, nutrito lontana speranza di vedere, in caso d'un eventuale disgregamento dell'Impero ottomano, il nostro Paese stabilito in quella città e ne1le adiacenti regioni, dove sono così vivi i ricordi italiani, e dove io stesso mi ero ·con speciale amore adoperato ad intensificare l'influenza italiana. Aggiunsi che zona di Adalia, dopo tutte le restrizioni e condizioni imposteci negli accordi con la Smirne-Aidin, si riduceva a ben poco in confronto alle zone magnifiche e ben altrimenti importanti, di cui forse si disporrà a favore di altre Grandi Potenze e della stessa Grecia.

Osservò Grey ·che per quanto concerne Smirne ed il tratto di costa da assegnarsi eventualmente alla Grecia egli non aveva ma.i assunto impegni ve11so di me, non .essendosene mai discorso tra noi; che concessioni eventuali nella zona di Smirne, dati i noti interessi della Compagnia .inglese, •costituirebbero un sacrificio di .interessi diretti inglesi, e che al postutto sembrava a lui equo di dare adeguati compensi a quelle Nazioni che si decideranno ad entrare in ·camPQ a fianco dell'Inghilterra. Ho risPQsto -che non intendevo discutere su questo argomento perché sul medesimo al pari che su ·altri attinenti alla guerra, non mi :credevo autorizzato ad entrare, nella ig.noranza in ·cui sono delle intenzioni del R Governo. Data la n01stra cordiale amicizia personale gli avevo aperto con .l'usata franchezza l'animo mio e manifestato semplicemente il mio rincrescimento per ;ta intraveduta possibile delusione di anti·che accarezzate mie aspirazioni personali.

Non mi pento, come non mi :sono mai pe.ntito, di aver parlato francamente a Grey e di aver provocato dalla sua proverbiale lealtà una spiega

zione che permette ora a V. E. di esaminare la questione sulla base di fatti e non di congetture. Ignorando intenzioni del Governo di Sua Maestà non mi permetto dare .suggerimenti. Ritengo ooltanto mio stretto dovere rappresentare a V. E. che il momento psicolog[co mi sembra vada avvicinandosi. Qualora quindi il Gov·erno di Sua Maestà pevsista nei propositi accennatimi da

V. E., il troppo tardare nel riprendere su basi concrete· le iniziate e poi troncate ·conve11sazioni potrebbe forse avere la penosa conseguenza di farci pod trovare in pre.senza di decisioni già prese, di acco·rdi già in.tervenuti, dai quali non potrebbero con la migl.iore volontà onestamente pdù reeedere gli alleati. Ed in tal caso noi correremmo il rischio di rimanere, in caro di una spartizione dell'Asia Minore, con la sola zona di AdaJia, a meno di volersi espandere nelle zone riservatesi dalla Germania, creando in tal modo causa di risentimento e di difficoltà future con quella Potenza.

Per quanto concerne offerla di Smirne alla Grecia, 1inguagg,io di Grey lascierebbe intuire che nulla di definitivo ·sia ancora intervenuto. Giudicherà ciò .stante V. E. se convenga o meno di riprendere queste conversazioni e, in correlazione beninteso con le intenzioni generali del Governo cir·ca contegno Italia nel confl:itto, adoperarci, se già non giung[amo troppo tardi, ad eviltare che ci sJiugga una co.sì bella occasione di assicurarci la tutela dei nostri interessi mediterranei in modo adeguato ed efficace, senza pericolo di futuri dissidi con la Germania.

(1) Vedi D. 736, nota l, p. 612.

(l) Vedi D. 694.

755

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 225/30. Londra, 2 febbraio 1915, ore 22,35 (per. ore 5,30 del 3).

Ieri sera chiesi in via privata a confidenzi,ale impr·essione di Grey sulla situazione attuale dell'Austria-Ungheda e sulle probabilità di una pace separata. Mi rispose situazione dell'Austria-Ungheria sembrargli paragonabile a quella di un soldato ferito che, non potendo reggersi sulle proprie gambe, ha bi.oogno di essere t·rasportato. L'ufficio di • portatore • è stato assunto dalla Germania, 1a quale ha, ·con l'invio di numerose sue truppe· sul territorio dell'alleata, profittato dell'occasione per paralizzare così eventuaLi aspirazioni pacifiche daLle Quali da vari indizi appare non si sarebbe assolutamente alieni in alcuni circoli influenti austriaci ed anche ungheresi. In complesso sembra a Grey che nella duale Monarchia si stia ora svolgendo un processo di intensa germanizzazione contro il quale si ha motivo di •Credere si sia ribellato Berchtold. Donde la sua subitanea .scomparsa. Grey ha concluso essere beninteso questa una semplice sua impressione basata non su dati concreti, ma su una serie di notizie a lui pervenute da varie fonti attendibili.

Si parlò poi del viaggio di Mishù a Bucarest senza alcun accenno di Grey al colloquio da me riferito (1). A proposito della Bulgaria mi disse

sembrare essa si sia rifiutata di dare a Berlino i chiesti affidamenti. Discorremmo pure vagamente delle difficoltà di .intesa diretta fra i balcanici, ed io gli dtssi essel'e mia radicata convinzione, basata sui ricordi di sette ·anni di soggiorno in Oriente, che Bulgaria non sarà mai soddLsfatta finché non vedrà appagate le sue al postutto giuste esigenze circa Monastir.

(l) Vedi D. 741.

756

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 224/26. Pietrogrado, 2 febbraio 1915, ore 23,05 (per. ore 9,35 del 3).

Frase riferita fra v;irgolette alla fine del mio telegramma di Gabinetto 20 (l) mi è stata ripetuta ,in forma quasi uguale nel corso di conversazione con Sazonov e Ambasciatore di Francia. Indagini da me discretamente avviate in proposito, mi :inducono a suppone che nella seconda metà del mese scorso Gov·erni di Russia, Francia e Inghilterra, riaffermando di-chiarazione del cinque settembre, ne abbiano applicati principi ad alcune questioni concrete ed in prima linea alla questione della solidarietà finanziaria in vista assicurarsi piena cooperazione militare di ciascuno Stato qualunque sia per essere durata della guerra. Partenza di Bark alla volta di Parigi, ·che a suo tempo ho segnalato a V. E., sarebbe stata .in dipendenza della nuova intesa stipulata fra i tre belligeranti. Non mi fu dato finora di appurare se anche il Giappone abbia avuto una parte in questa ultima.

757

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, MACCHI DI CELLERE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. s. 925/49 GAB. (2). Washington [2] febbraio 1915, ore... (per. ore 10,50 del 3).

È partito avantieri per l'Europa sul piroscafo • Lusitania • il Colonnello House. amico e ·consigliere intimo del Presidente W:ilson col pretesto di a.ccomoagnare due signorine americane sulla r·iv.iera, probabilmente a San Remo, ma

in realtà per ·compiere una missione segreta del Presidente Stati Uniti; egli deve poter accertarsi, anzitutto, se pensiero del Governo tedesco risponde efiettivamente all'i•nsistente Linguaggio di quest'Ambasoia.tore di Germania che ho segnalato a V. E. nel telegramma n. 5 in data 3 gennado (1). Pur dovendo a tal uopo recarsi a Bertlino H Colonnello formerà H suo qual'ltier generale a Roma, dove, oltre •ad àndagare circa presente atteggiamento deH'ItaUa, è incaricato di sondare iJ Vati,cano per un eV"eniuale scambio di idee su possiJbili iniziative di pace. Lgnoro se egli si recherà a Roma primo o dopo Berlino. Frequenterà codesta Ambasciata americana ma nasconderà completamente la sua missione. Wilson si serve di lui perché non ripone fiducia nei propri Ambasciatori che sa ·e dichi.ara in privato diploma.tici improvvisati. In queste sfere governative la missione è ignorata. Segue lettera (2).

(l) -Con t. gab. 182/20 del 28 gennaio, ore 14,15, Carlotti, a proposito delle voci di pace, riferiva che • un alto personaggio» in dimestiche?Za con lo Zar gli aveva testualmente detto: « non mai l'unione fra Russia, Francia e Inghilterra è stata così intima e cosi garantita perl'avvenire come essa è stata resa in questi ultimi giorni per unanime volontà dei tre Governi». (2) -Partito come telegramma di gabinetto è stato protocollato in arrivo nella serie dei telegrammi ordinari.
758

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI (3)

T. GAB. R. SP. 30/9. Roma, 3 febbraio 1915, ore 21.

Riservatissimo per Lei solo. Decifri Ella stessa. Telegramma di V. S. n. 59 riservato speciale (4).

Approvo lo schema sottopostomi da V. S. con due modifiche che determinano la terza potenza per cui interviene l'accordo (aLl'articolo l) e riducono la durata dell'accordo stesso, (all'articolo IV) secondo risulta dal testo che,

a maggior chiarezza, Tiiproduco per intero:

• Le Gouvernement Italien et le Gouvernement Roumain ·animés du meme espl'lit qui leur a suggéré l'accord du 10/23 septembre 1914 conviennent de ce qui suit:

l

L'Ltalie et la Roumanie, dans le cas d'une agression de la part de l'AutricheHongrie contre l'une d'elles sans provooation aucune de la part de cette dernière, s'engagent à a·gir solidrurement pour leur défense commune contre la di,te Puissance aJttaquante.

Dans ·cette éventualité, et aussitòt que le danger d'une •agression se sera manifesté, la Puissance qui en •aura été l'objet devra en préven:ir ,l'autre Puis

sance contractante, afin de pouvoir prendre, de commun accord, les mesures nécessaires;

3 Rien n'est changé à l'accord du 10/23 septembre 1914.

4 La durée du présent accord est de quatre mois à partir de la date de sa signature.

Les deux Gouvernements s'engagent à tenir le secret le plus absolu sur le présent accord.

Per la firma dell'accordo approvo .che si proceda come per que1lo del 23 settembre. V. S. potrà quindi procedere alla firma del .testo che precede ove in esso concordi il signor Bratianu (1).

(l) -Vedi D. 545. (2) -Non pubblicata. (3) -Ed. in SoNNINo, cit., D .121. (4) -Vedi D. 742.
759

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 45/31. Berlino, 3 febbraio 1915, ore 21,35 (per. ore 3 del 4).

Riservatissimo per lei solo.

Da altra fonte privata sono stato informato che fu, alcuni giorni sono, a Bei;lino pubblicista ungherese, il Direttore del Pesti Hirlap, che· affermava aver avuto dai partiti d'opposizione ungheresi una dupHce missione concernente, da un lato il regolamento dei rapporti economi-ci fra l'Ungheria e la Germania, dopo la guerra, e dall'altro la questione delle relazioni attuali coll'Italia. Egli avrebbe fatto sapere qui che il sentimento popolare· in Ungher:ia è favorevole a che siano accordate concessioni territoriali all'Italia, e che si rivolterebbe contro una politica di resistenza che potesse condurre ad una ~uerra contro il nostro Paese.

Da diverse .parti, anche da qualcuno di questi rappresentanti di piccole Potenze neutrali, mi è stato detto, poi, che in questi drcoli ufficiosi, se non ufficiali, si parla apertamente della necessità che l'Austria dJa qualche soddisfazione alle nostre aspirazioni nazionali: e si motiva l'appoggio che la Germania concede alle nostre domande in proposito coll'tnteresse capitale che presenta per essa l'assicurarsi anche per l'avvenire il durevole mantenimento di strette relazioni coll'Italia.

(l) Per la risposta vedi D. 776.

760

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, BOLLATI, A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, A VIENNA, AVARNA E AI MINISTRI AD ATENE, DE BOSDARI, A CETTIGNE, NEGROTTO, A DURAZZO, ALIOTTI E A NISCH, SQUITTI (l)

T. GAB. 102. Roma, 3 febbraio 1915, ore 22.

Questo Ambasciatore di Russia mi ha comunicato quanto segue:

Le tre Potenz·e de1l'Intesa hanno fatto un passo formale pTesso la Grecia, la Serbia ·e il Montenegro perché non si muovessero verso l'Albania invadendone alcun territorio. Avrebbero avuto dichiarazioni rassicuranti. Il Governo russo •Confidava che anche l'Italia non avrebbe modificata la sua linea d'azione come risultava dalJe sue precedenti dichiarazioni e non avrebbe estese le sue occupazioni in Albania.

Risposi ·che nulla v1i era di nuovo per parte nostra, e che ci attenevamo strettamente a quanto avevamo g,ià ripetutamente dichiarnto in proposito.

A questo riguardo informavo Kroupensky che il Montenegro aveva mandato ad Essad una dozzina di artiglieri con due mitra~liatrici; e suggerivo che sarebbe bene sconsigliare il Montenegro, data la sua quaUtà di belligerante, a non seguitare su questa via e mandare altri militari, perché ciò avrebbe potuto dare motivo all'Austria-Ungheria di fare qualche movimento in senso inverso, complicando ai nostri riguardi la situazione ,in Albania.

Ciò dicevo pel desiderio ·che aveva di mantenere la nostra azione stre·ttamente entro i limiti fin qui segnati.

Analoghe comunicazioni a quelle del Signor Kroupensky mi sono state fatte dagli Ambasciatori di Francia e di Gran Bretagna. Al signor Barrére ed a Sir Rennell Rodd ho dato analoghe risposte (2).

761

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, MACCHI DI CELLERE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 232/52. Washington, [3] febbraio 1915. Ore... (per. ore ... , del 4).

Mio telegramma segreto n. 49 (3). Colonnello House sbarcando in Inghilterra, si recherà ·anzitutto a Londra, ove potrebbe arrivare domenica, per avvicinarvi Grey, che egli conosce

personalmente, iniziando presso di lui la sua missione investigativa. Se il

R. Ambasciatore a Londra ne sarà informato da V. E. è essenziale che neUe sue eventuali indagini egli mostri di ignorare la mtssione segreta affidata al Colonnello (1).

(l) -Ed. in SONNINO, Diario, cit., p, 83. (2) -Risposero soltanto Tittoni e De Bosdari. Vedi rispettivamente DD. 763 e 769. (3) -Vedi D. 757.
762

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 233/70. Bucarest, 4 febbraio 1915, ore 14,30 (per. ore 17,45).

Ho veduto i·eri nuovamente Ministro di Serbia. Egli sembrava certo che le truppe austro-tedesche, concentrate nel Banato ed in Transilvania, avessero per scopo offensiva non contro la Serbia, ma piutto,sto contro la Romani·a il che coinciderebbe con quanto riferisce Squittì (telegramma di V. E. Gabine•tto 100) (2). Qui così nei circoli politici locali, come in quelli ddplomartici è ·convinzione generale ·che si tratti dell'off.ensiva contro la Serbia specialmente per ottenere il congiungimento colla Bulg.aria e colla Turchia.

Credo pericoloso •Che ci si facda delle illusioni a Belgrado a tale riguardo e, confermo ·che, per ora almeno, Romania non si muoverà per salvare Serbia.

763

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 235/29. Parigi, 4 febbraio 1915, ore 20,30 (per. ore 24).

Telegramma di V. E. n. 39 (3).

De1cassé parlandomi oggi della comunicazione fatta a V. E. dagli ambasciatori della Triplice Intesa, mi ha detto sperava che in essa avrei ravvisato la prova che egli è rimasto strettamente f·ede1e aJ.le dichiarazioni che mi ha fatto sempre circa la convenienza per tutti di lasciare impregiudicata fino alla fine guerra la questione dell'Albania, eccezione fatta per Valona alla cui occupazione per parte Italia nessuno ha obiettato. Delcassé è lieto che l'Italia si sia limitata a questa occupazione e si astenga da aJ.tre occupazioni. Ciò faciliterà, a suo tempo, la soluzione di comune aocordo di tutte le questioni.

(l) -Ritrasmesso a Parigi, Londra, Pietrogrado, Vienna, Berlino e Bucarest con t. gab. 104 del 5 febbraio, ore 12. (2) -Vedi D. 748, nota 3. (3) -Vedi D. 760; 39 è il numero di protocollo particolare per Parigi di quel telegramma.
764

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, BOLLATI, E A VIENNA, AVARNA (l)

T. GAB. R. SP. 32. Roma, 4 febbraio 1915, ore 21,50.

(Solo Berlino) Ho telegrafato al R. Ambasciatore a Vienna quanto segue:

(Entrambi) Il Barone Macchio essendo venuto a vedermi per altri affari ho messo il discorso sul ·colloquio avvenuto tra V. E. e il Barone di Burri{m (2), dopo .il ritorno di questi da Berhno, ·colloquio da oui appariva che tutto restava ancora incerto e nebuloso, riguardo alla questione dei compensi di cui all'articolo sette del trattato della Triplice. E ne ho preso occasione per ripetere ciò che dissi al principe di Btilow (mio telegramma n. 29) (3) doè ·che ·all'appunto rivoltoci di non precisare le nostre domande, noi dovevamo rispondere che fino a tanto che non risultasse chiaro che il Governo ·austro-ungarico accettasse come terreno deUa discussione l'eventuale cessione di territori ora posseduti dalla Monarchia, non era possibile per noi precisare nulla; ma l'avremmo fatto appena quel terreno fosse stato accettato.

* Macchio non fece osservazioni su questo, disse solo ·Che il fatto che la discussione fosse impiantata e si proseguisse costituiva di per sé llin elemento rassicurante e ·che lasciava luogo alla speranza di poter arrivare a qualche risultato.*

765

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, BOLLATI, E A LONDRA, IMPERIALI (4)

T. 489. Roma, 5 febbraio 1915, ore 0,20.

Il Principe di Btilow mi ha letto oggi iJ comunicato del1a Marina germanica, già pubblicato dai giornali, che mette in guardia la marina mercantile dei paesi neutrali de·l pericoli che può correre sulle coste settentrionali e nccidentali della Francia per effetto delle operazioni dei sommergibili tedeschi intese a ostacolare lo sbarco delle nuove truppe inglesi che si stanno inviando in Franda, e sulla opportunità di fare il giro dello Scozia nella navigazione da o per U mare del Nord.

Quindi mi ha letto un altro dispaccio ufficiale in c>ui si narra •che un ordine •segreto deiJl' Ammirra.gliato inglese invita le navi mercantiili inglesi a inalberare nei paraggi peri<colosi bandiera neutrale e a nascondere i segni esteriori che possano far riconoscere la loro vera nazionalità. Ciò, soggiunge

45 -Documenti diplomatici -Serie V -Vol. II

il dispacdo, implica seri pericoli pei bastimenti dei paesi neutrali, e si chiede se Questo procedere non dia luogo ai pae·si stessi a protestare. Osservai che per fare qualche pa·sso non bastava la notizia generica di ordini segreti ·che siano stati dati, ma occorreva potersi fondare su :Eatti pa•rticolari comprovanti un vero abuso. Avrei verificato se neUe Conferenze dell'Aja si parlasse del divieto per parte dei belligeranti di inalberare una bandiera neutrale.

Quanto precede per notizia di V. E. e per quei particolari che Ella potesse comunicarmi in proposito (1).

(l) -Ed. in LV 108, cit., D. 18, con soppressione del brano tra asterischi, e, integralmente in SONNINO, Diario, cit., pp. 83-84. (2) -Vedi D. 730. (3) -Vedi D. 751. (4) -Ed, in SONNINO, Diario, cit., p, 84,
766

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 980/110. Berlino, 5 febbraio 1915, ore 14,55 (per. ore 18,30).

Zimmermann m'informa in questo momento di aver dato istruzione al Principe Biilow di far conoscere al R. Governo che· pel caso in ·CUi Italia dovesse trovarsi in imbarazzo per le sue forniture in ferro e carbone in seguito al blocco ordinato contro le ·coste britanniche, Governo germanico è disposto a far·e tutto il possibile perché ai bisogni dell'Italia in quei due articoli venga da qui interamente sopperito. Come è noto esportazione di ferro dalla Germania è già vietata e abbiamo avuto finora forti difficoltà per ottenere qualche eccezione·. Esportazione di •Carbone è .invece ancora libera: ma mi risulta da buona fonte, e stavo per prevenirne V. E., che è abbastanza probabile venga presto stabilito anche per essa un divieto generale.

767

IL MINISTRO A BUCAREST, F ASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 239/72. Bucarest, 5 febbraio 1915, ore 20,30 (per. ore 3 del 6).

Mio telegramma n. 70 (2).

Il Ministro degli Affari Esteri mi ha detto ·che iii. nuovo Ministro di Serbia si è mostrato assollutamente contrario a qualsiasi concessione alla Bulgaria. Egli ha espresso convinzione ·che se Bulgaria non ha finora attaccato Serbia ciò è dipeso solamente dal fatto che .il suo esercito è disorganizzato, scarseggiano armi e munizioni e danaro. Ritiene quindi che non vi siano ragioni di far ·concessioni alla Bulgar.ia. Anche Venizelos è dello stesso avviso, e Ministro degli Affari Esteri mi ha confermato, come riferitogli anche da Filalirt, quanto ho comunicato a V. E. col mio telegramma Gabinetto 64 (3).

Ministro degli Affari Esteri ha aggiunto che la Grecia vuol sapere quello che farà Romania senza però svelare in pari tempo le proprie intenzioni. Grecia parla senz'altro di garanzie in [caso di] guerra, ma Porumbaro osserva che prima di giungere a questo, bisogna stabilire bene le ·condizioni politiche del suo intervento.

Impressione del Ministro degJi Affari Esteri è che la Grecia cerchi trarre il massimo partito possibile dalla situazione. Dice che ,}a Triplice Intesa avrebbe parlato anche della cessione alla Grecia di Smirne oltre alle isole ed a parte dell'Albania.

In quanto aLle isoie mi risulta, da altra fonte, ·che la Triplice Intesa avrebbe sempre escluso Rodi per riguardo a noi.

(l) -Bollati rispondeva con t. 989/111 del 5 febbraio, ore 20,32, senza aggiungere particolari rilevanti. (2) -Vedi D. 762. (3) -Vedi D. 749.
768

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 243/55 (1). Atene, 5 febbraio 1915, ore 20,30 (per. ore 3 del 6).

Telegramma di V. E. Gabinetto n. 100/27 (2).

Venizelos mi ha detto che non si è mai parlato di 1una cessione di territorio della Grecia aila Bulgaria dalla parte del fiume Mesta, la quale ad ogni modo non si poteva vedere quale comunicazione ferroviaria potrebbe agevolave, visto ·che la soia ferrovia di cui urgentemente abbisogna la Bulgaria, e l'unica che essa sembra ora disposta a fare, è quella di Porto Lagos verso Filippopoli e Sofia, che può beni.ssimo farsi interamente su territorio bulgaro, quale esso ora, e ,senza bisogno di modifi·carlo.

La Grecia quindi persiste nel suo modo di vedere che non abbia ora a fare concessioni territoriali alla Bulgaria. Soltanto dietro vive pressioni della Triplice Intesa iJ Governo ellenico ha deciso di mitigare la propria opposizione a quelle concessioni territoriali che alla Bulgaria volesse fare la Serbia.

769

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 244/18. Atene, 5 febbraio 1915, ore 20,30 (per. ore 3 del 6).

Veni:zJelos mi ha letto il testo della comuni·cazione fatta 3 giorni or sono dai Ministrd della Triplice Intesa relativamente all'Alban:ia (3). Con essa quelLe Potenze invitano la Grecia (e contemporaneamente la Serbia ed il Mon

tenegro) e non occupare territorii albanesi riservandosi esse di regolare a guerra finita unitamente e d'accordo coLl'Italia la questione Albanese.

Ho chiesto a Venizelos come questa dichiarazione si conciliasse con le voci, a noi giunte e specialmente da fonte tedesca, di vastissime offerte di territori alla Grecia in caso di co1laborazione militare di questa colla Triplice Intesa. Venizelos ha voluto asserire che quella promessa non esiste che

in teDmini molto vaghi, e che ad ogni modo dell'Albania dal principio della guerra in poi le Potenze della Triplice Intesa non parlarono ad Atene che in occasione dell'anzidetto passo e nel senso qui sopra esposto.

(l) -Partito come telegramma ordinario è stato protocollato in arrivo nella serie di gabinetto. (2) -Vedi D. 748, nota 3. (3) -Vedi D. 760.
770

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 47/37. Vienna, 5 febbraio 1915, ore 22,15 (per. ore 3,55 del 6).

Telegramma di V. E. n. 28 Gabinetto Segreto e n. 31 Riservato speciale (1).

Mi risulta in via strettamente confidenziale che &n una recente udienza speciale accordatagli dall'Imperatore, il Nunzio Apostolico, nel far conoscere a Sua Maestà come il Papa fosse interessato al mantenimento dei buoni rapporti fra Italia e Austria-Ungheria, avrebbe manifestato in nome di Sua Santità il desiderio che un'intesa potesse intervenire fra i due Paesi.

Monsignor Scapinelli avrebbe .aggiunto che il Pontefice era stato indotto ad j,ncaricarlo di esprimersi in ta1le modo dal vivo interesse che portava tanto all'Austria-Ungheria •che all'Italia.

Non mi è riuscito di appura·re i termini esatti della risposta dell'Imperatore al Nunzio Apostolico.

Ma non sarà difficile a V. E. di conoscerli dati i buoni rapporti che esistono attualmente fra il R. Governo e la Santa Sede. Quanto alle aspirazioni pacifiche che si manifestano in una parte di questa alta •aristocrazia. io non mancai di ·l'endere edotta V. E. colla antel'1iore mia corrispondenza telegrafica.

Per ciò che riguarda per i sentimenti che sarebbero nutriti verso l'Italia

dalla aristocrazia stessa V. E. non ignora come questa, che è essenzialmente

clericale ·e politica, non sia attualmente nost.ra amica e come non abbia anzi

mai nascosto la sua avversione verso noi. Questa avversione non ha potuto

non essere aumentata dal nostro contegno in ·Segiuito alla guerra specialmente

dopo le nostre domande, che sono già note al pubblico, e di cui si parla

liberamente, quantunque di esse non sia stato fatto mai cenno dailla stampa

locale, data la severa censura che su di essa eserdta questo Governo.

(l) Vedi D. 747, nota 2.

771

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA

D. RR. 2 Roma, 5 febbraio 1911.

In risposta alla lettera di V. E. in data 25 gennaio u. s. (l) mi pregio comunicarLe:

1°) Nella eventualità da V. E. prospettata la tutela dei nostri interessi dovrebbe essere affidata a cotesta Ambasciata di Spagna. Mi riservo di interpellare ~eventualmente, a suo tempo, ,iJ Governo Spagnuolo

2°) Secondo la proposta di V. E. potrebbe rimanere a Vienna il Cav. Zannoni, che tras:l)erirebbe il suo domiciJio stab1le nel palazzo della R. Ambasciata, trasportandovi pure l'archivio ·consolare.

3°) Dell'archiv,io dell'Ambasciata V. E. dovrebbe prendere seco la parte riservatissima dell'ultimo quinquennio, suggellando il resto. 4°) I cifrari dovrebbero bruciarsi tutti; con speciale urgenza il K. 16 ed il K. 17. 5°) Ai RR. Consolati dipendenti dovrebbero essere ,inviate istruzioni in relazione al,le direttive sopra esposte. 6°) Si provvederebbe a suo tempo all'apertura di un credito a favore dell'Ambasciata di Spagna per gli usi indicati da V. E.

772

APPUNTI PER IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (2)

Roma, 5 febbraio 1915.

LA NOTA AUSTRO-UNGARICA ALLA SERBIA DEL 24 luglio 1914 E IL TRATTATO DELLA

TRIPLICE ALLEANZA.

L'articolo l o del Trattato de,J,la Triplice Alleanza è redatto come appresso: • Les Hautes Parties contrac.tantes se promettent mutuellement paix et amitié et n'entreront dans aucune alliance ou engagement dirigé collltre l'un de Jeurs Etats. Elles s'engagent à procéder à un échange d'idées sur les questions politiques et économiques d'une nature générale qui pourraient se présenter et se promettent en outre leur appui mutue! dans le limite de 1eurs propres intérèts •.

È norma logica e genera~e, anche se sottintesa, di qualsiasi pa.tto di alleanza che i contraenti debbano fra loro concertarsi prima che l'uno di essi

intraprenda una azione che possa agli altri produrre obblighi derivanti dal patto stesso. E nessuno dei contraenti è libero di intraprendere senza previo comune concerto una azione le cui conseguenze tocchino in qualsiasi modo interessi degli altri. Questa massima, nel Trattato della Triplice .Mleanza è sancita in modo chiaro ed esplicito col detto articolo primo.

A Questo obbligo ha contravvenuto l'Austria-Ungheda ·coll'invio ·alla Serbia della sua nota in data 24 Luglio 1914, senza previo concerto coll'Italia. L'Austria-Ungheria ha così .indiscutibilmente violato, in una delle .sue clausole fondamentali, il Trattato della Triplice Alleanza.

Non si può sostenere la tesi che la nota del 24 Luglio fosse un episodio di un conflitto a due, limitato cioè fra Austria-Ungheria e Serbia. Al ·contrario, dalla azione austro-ungarica derivava una situazione di<rettamente tendente a provocare una guerra europea. Allor·ché, dopo l'attentato di Serajevo, apparve evidente che il partito militar·e in Austria, metteva in opera tutta la sua influenza a provoc•are una guerra contro la Serbia, sfruttando n luttuoso avvenimento, il Governo Italiano, preoccupato delle possibili conseguenze, si adoperava presso quello di Berlino c per far giungere a V!ienna oppo11tuni consigli moderatori • (telegramma del 5 Luglio 1914) (1). Altri avvertimenti a Vienna e Berlino furono dati ripetutamente.

A Berlino e a Vienna si ·commise il grave errore di calcolo di dtenere che la Russia non .si sarebbe mossa, ma che si sarebbe limitata a veementi proteste come nel 1908; si riteneva inoltre che qualora la Russia, seguita pure dalla Francia, fosse entrata in guerra, sarebbe però r.imasta neutrale l'Inghilterra. Dai telegrammi del Marchese di San Giuliano durante il Luglio 1914 risulta che egli ripetutamente avvertì gli alleati del loro ·errore: la Russia non sarebbe rimasta dnd!ifferente in caso di aggress!ione contro la Serbia, e in caso di entrata in campo della Russia e della Francia, ·sarebbe purre scesa in azione la Gran Bretagna; gli avvertimenti del Governo Ital~ano non furono creduti, e non furono ascoltati.

Il Governo Italiano, inoltr·e, ebbe cura di avvertire .lealmente gli alleati, a tempo debito, della posizione che intendeva assumere per quanto riguarda il casus foederi:s. Il 24 Luglio 1914, cioè parecchi giorni .prima della dichiarazione di guerra della Germania alla Russia (lo Agosto) e alla Francia (3 Agosto) ebbe luogo un colloquio del Presidente del Consiglio Salandra e del Ministro degli Esteri di San Giuliano coll'Ambasciatore di Germania, al quale essi dichiararono che c l'Austria, pel modo come la nota austriaca è concepita, e per le cose che domanda, le quali mentre sono poco efficaci contro il pericolo panserbo, sono profondamente offensive per la Serbia, e indirettamente per la Russia, ha ·chiaramente dimostrato che vuole provocare una guerra. Abbiamo per ciò detto Flotow -prosegue .il telegramma ai RR. Ambasciatori a Vienna e Berlino che riferisce il colloquio -che per tale modo di procedere dell'Austria, e per il carattere difensivo e conservativo del Trattato della Triplice Alleanza, l'Italia non ha obbligo di venire in aiuto all'Austria in caso che, per effetto di questo passo, essa si trovi :poi

!n guerva colla Russia, poiché qualsiasi guerra europea è in questo caso conseguenza. di un atto di provocazione e di aggressione dell'Austria-Unghevia • (1).

Su taH considerazioni, e su tali preventive dichiarazioni si appoggia la nostra interpretazione e applicazione al caso presente degU articoli 2, 3, 4, 5 del Trattato di Alleanza.

La violazione dell'articolo ro del Trattato commessa dall'Austria, com'è detto sopra, risulta anche evidente quando si consideri lo ,scopo finale della azione militare e politica intrapresa da1l' Aiustria nei Balcani mediante la guerra alla Serbia.

Questa finalità è difatti in diretta opposizione coi vitali interessi politici ed economici italiani in quelle regioni. Fino dal 22 Luglio il Ministro degli Esteri telegrafava a Vienna e a Berlino che • ci!'ca alle domande ,che l'AustriaUngheria formulerà alla Serbia (in seguito all'attentato di Serajevo) è chiaro che noi non possiamo sostenerle che nei limiti in cui saranno conformi ai principii liberali del nostro diritto pubblico... È nostro interesse che la Serbia non sia schiacciata •.

Il 28 Luglio 1914 il Ministro degli Esteri (telegramma 787) (2) dichiarava all'Ambasciatore di Germania che per l'Itallia • ll'esistenza di una Serbia forte e indipendent'e come contrappeso, e!lemento d',equfulll»-io e baluardo contro l'eventuale espansione conquistatrice austriaca nella penisola bakanka è un interesse di prim'ordine •.

L'Austria-Ungheria dichiarò, sebbene non in forma impegnativa, di non proseguire acquisti territoriali; ma è chiaro che anche senza acquisti teNitoriali l'Austria può esplicare in Serbia e nei Baicani un programma di azione che risulti in una gravissima diminuzione politica ed economica dell'Italia. Dalle informazioni attendibili ,che da varie parti ci pervennero al p!'incipio della guerra risultava che il piano politico dell'Austria-Ungheria consisteva in primo luogo nell'asservimento della Serbia (e le domande formulate nella nota del 24 Luglio ne sono indizio abbastanza sicuro); inoltre: aumento territoriale dell'Albania a scapito della Serbia e protettorato austroungarico sull'Albania (almeno l'Albania settentrionale); isolamento politico e territoriale del Montenegro (in proposito risulta positivamente di <un precedente progetto austriaco di attribuire atll'Albania una striscia di terdtorio lungo n mare, compreso Antivari, in modo da ,togliere la frontiera marittima al Montenegro); aumento territoriale della Bulgaria a danno della Serbia e conseguente affermazione politica austriaca in Bulgaria; isolamento e decadenza politica della Rumania; e, in generale, importanti privilegi economici soprattutto ferroviari.

In conclusione: anche all'infuori di qualunque progetto di acquisti territoriali, Incombeva all'Austria-Ungheria l'obbligo di concertarsi ,coll'Italia prima di iniziare colla nota del 24 Luglio la sua azione aggressiva contro la Serbia, e quest'obbligo risulta dal testo dell'articolo primo ( • questions poli

tiques et économ'iques •) e dal testo delil'articolo sette ( • avantage territorial ou autre •). Resta così dimostrato che l'Austria-Ungheria nel Luglio 1914, ha violato il trattato di alleanza nei riguardi dell'Italia.

AZIONE OSTILE ALL'ITALIA CONDOTTA DALL'AUSTRIA-UNGHERIA DURANTE LA GUERRA

LIBICA.

Sulla base di una artificiosa interpretazione dell'articolo vna della Triplice Alleanza e degli accordi per l'Albania, il Governo Austro-ungarico intralciò seriamente le nostre operazioni militari contro la Turchia. L'atteggiamento del Governo Imperiale e Reale essendo venuto a conoscenza della Sublime Porta, ne derivò per il nosrtro nemico un incoraggiamento morale ed un rafforzamento politico tale da produrre direttamente il prolungamento della gue•!"ra libica. Non vi ha dubbio che, dal punto di vista politico, l'AustriaUngheria parteggiò per la Turchia, non già soltanto come altre nazioni d'Europa mediante campagne più o meno interessate di stampa, ma col mezzo diretto della azione diplomatica intesa a proteggere la Turchia contro quelle nostre operazioni militari-navali le quali sole potevano fiaccarne la resistenza, dopoché si fu dimostrato che la guerriglia in Libia poteva dalla Turchia prolungarsi senza suo danno e senza limite.

L'attitudine ostile del Governo austro-ungarico risulta pertanto dal complesso deHa sua azione diplomatica oltre che dalle comunicazioni fatte in via diplomatica. Ma, senza dubbio, una luce speciale circa gli intendimenti della nostra alleata si rileva dal tenore stesso delle ·comunicazioni di Aehrenthal, le quali assunsero talvolta carattere di vere e proprie .intimazioni. Il 2 Ottobre (telegramma 450) il Duca Avarna informava avergli il suo collega di Germania detto che Aehrenthal lo aveva pregato di telegrafare al proprio Governo che facesse intendere al Governo Italiano che • se avesse continuato nelle sue operazioni navali nell'Adriatico e Joruo il Governo Italiano avrebbe avuto da fare direttamente ·con l'Austria-Ungheria •.

Il 10 Ottobre (telegramma 500) Avarna informa avergli Aehrenthal chiaramente fatto comprendere • che se la nostra flotta facesse per qua:lsiasi motivo atti di ostilità contro le coste albanesi, noi avremmo serie difficoltà con l'Austria-Ungheria •.

In seguito al bombardamento dei forti dei Dardanelli per opera della nostra squadra, che era stata per prima fatta oggetto di cannonate, il Conte Aehrenthal si lamentò vivamente dell'accaduto e dichiarò che • se il R. Governo desiderava riprendere .la sua libertà d'azione, H Governo Imperiale e Reale avrebbe potuto fare altrettanto •, (Aprile 1912 -telegramma 109).

PROGETTI AGGRESSIVI DEL GENERALE CONRAD E SUE DIMISSIONI -AUTUNNO 1911.

Nel 1911, appunto mentre l'Italia era impegnata nella guerra contro la Turchia, il Ministro della Guerra e lo Stato Maggiore a Vienna si apparecchiavano intensivamente ad una aggressione militare contro la • alleata meridionale • ·e da parte del Generale Conrad e del partito militare proseguiva attivissimo il lavoro politico inteso a trascdnare gl:i altri c fattori responsabili • della Monarchia.

Il nostro Comando di Stato Maggiore venne in possesso di un documento ufficiale di cui esso garantisce la assoluta autenticità, colla data del 1911, recante annotazioni di pugno del Generale Conrad. Il ·contenuto del documento e gli appunti del Generale Conrad si ispirano sostanzialmente al concetto che una guerra coll'Italia essendo inevi,tabile, occorre provenirla. S:i noti la frase seguente: • L'Italia vuole estendersi appena vi sia preparata e intanto si oppone a tutto ciò che noi vogliamo intraprendere nei Bal·cani; ne ·COnsegue ·che bisogna abbatterla per ottenere di aver noi mani libere •.

Gli armamenti di .carattere offensivo essendosi proseguiti alla frontiera italiana, nonché per parte della flotta, con sempre maggiore intensificazione ne derivò un conf.utto tra le Autorità militari e il Conte Aehrenthal, il quale (Novembre 1911) si decise a 1lasciare all'Imperatore la scelta fra le sue dimissioni e quelle di Conrad; e l'Imperatore decideva a favore del primo. Il Duca Avarna telegrafava H 30 Novembre ·che c le dimissioni di Conrad erano dovute all'azione diretta del Conte Aehrenthal presso l'Imperatore ed erano da conS'iderarsi come una vittorria della politica dl pace da lui seguita •.

In definitiva prevalse nel Governo austro-ungarico la tendenza pacifica; ma quando si consideri 1la grande influenza che in politica estera esercita il partito militare austriaco che dispone di tante ramWcazioni e relazioni, e quando si consideri quanto spregiudicato sia quel partito stesso che non si faceva scrupolo assalire l'alleata proprio mentre si trovava impegnata in una guerra con altra Potenza, se ne può dedurre ·che l'Italia si trova sotto la perenne minaccia di una inaspettata aggressione da parte deH'AustriaUngheria.

(l) -Vedi D. 710. (2) -Da Archivio Sonnino, Montespertoli. I tre appunti qui raggruppati sono dattiloscritti e non firmati, ma la data apposta a mano è di calligrafia del capo di Gabinetto Aldrovandi.

(l) Vedi serie IV, vol. XII, D. 77.

(l) -Vedi serie IV, vol. XII, D. 488. (2) -Vedi serie IV, vol. XII, D. 644.
773

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI (l)

L. P. Vienna, 5 febbraio 1915.

Ti ringrazio delle interessanti notizie che mi dai colla tua del 27 gennaio scorso (2).

Qui unito troverai copia del mio telegramma a Sonnino relativo al mio primo colloquio con Burian (3). Te lo invio perché .tu possa essere così ail corrente di tutto.

Questo primo ·colloquio, non condusse, come sai, ad alcun risultato e lo stesso avvenne pure del secondo (4), che spero ti sarà stato com micato. Ma

in auesto ultimo Burian non si mostrò del tutto intransigente e quanto disse circa le grandi difficoltà che ancora esistevano per definire la questione, l'esame ponderato che richiedeva prima di prendere una decisione, ecc., non può non essere ammesso da ogni persona ragionevole, ma non già da noi, che non lo si è affatto. È evidente, come tu dici, che non si può pretendere che le nostre domande vengano ac,colte fin dal primo momento, data l'importanza della ,cosa per l'intera Monarchia.

Tisza è infatti tuttora opposto alle nostre domande, come telegrafai a Roma (1). E lo si comprende per il precedente che stabilirebbe per la Rumania, la quale osserva qui i nostri passi.

Questo buon ministro di Romania infatti mi fece ,chiedere giorni fa confidenzialmente dal suo primo segretario, essendo egli malato, e per incarico del proprio governo, se fosse vero che io avessi rimesso a Berchtold prima deLle sue dimissioni 1Un memoriale relativo alla cessione del Trentina.

Risposi, ,come era esatto, ,che tale notizia era interamente infondata.

Burian è persona molto intelligente, seria e leale, ma burocratico come tutti i diplomatici austro-ungarici. Avendo avuto con 'lui intimi rapporti durante i sei anni che fummo colleghi ad Atene, d parliamo con piena franchezza e fiducia reciproca. Egli è animato da buone disposizioni a nostro riguardo e non dispera giungere ad un accordo, nonostante le difficoltà che esi!stono e che bisognerebbe essere ciechi per non riconoscere.

Convengo con te che l'atteggiamento del nostro governo non sembra atto a facilitare il negoziato e farebbe quasi dubitare che agisca J:ealmente.

Se dovessi stare a quanto Sonnino mi disse a voce a Roma, le nostrè domande non dovrebbero riguardare che il Trentino ed una lieve rettifica di confine all'lsonzo. Ma la formula Trento e ~rieste, di cui Sonnino parlò a Btilow (2) fa temere, come tu giustamente osservi, che egli abbia modifica'to le sue 1idee. E non potrebbe essere altrimenti.

Il governo sa purtroppo che una cessione di territorii irredenti, limitata al Trentino ed a una rettifica di confine all'lsonzo, non ,contenterebbe il partito d'azione e provocherebbe anzi una tale eccitazione da mandarlo a gambe per aria. Per cui esso è costretto ad estendere le ,sue pretese. Ma se da noi si chiedesse oltre i suddetti, altri territori irredenti, compreso Trieste, incontreremmo la più precisa opposizione non solo da parte del governo l. e R. ma anche da parte deUa Germania, che non permetterà mai il distacco di Trieste dalla Monarchia.

Non ricordo di averti detto nella mia ultima, come tu affermi, che qui non si vuole cambiare atteggiamento prima di sapere quanto da noi si vuo,le. Io ti dissi soltanto ,che il modo col quale Burian si espresse meco poteva far supporre ch'egli avesse voluto fare apparire dapprima, per tattica, l'accordo come impossibile o quasi per tentare forse di conoscere le nostre intenzioni circa le concessioni che avremmo fatte alla Monarchia.

Mi sembrerebbe però naturale che qui non si creda prendere una decisione definitiva circa la questione della cessione di territori se noi non facessimo conoscere ~l corrispettivo che accwderemmo al governo I. e R.

Finora Burian non toccò meco tale argomento. Ma da noi si rtfiuta di pronunciarsi su di esso se prima 11'Austria non accetta in massima il nostro punto di vista.

Le vere difficoltà sorgeranno quando noi determineremo •i •terri-tori che chiediamo come compensi ed il ·corrispettivo ·che daremmo in ·cambio. Allora si vedrà per ciò che riguarda specialmente il corrispettivo, se da noi si vuole addivenire davvero ad un accordo.

Dubito molto che la Germania, che· ha lavorato e lavora attivamente nell'interesse di quest'accordo, possa continuare a .prestarci il suo appoggio e a fare nuove pressioni presso l'Imperatore qualora avanzassimo pretese impossibili.

Più ci penso e meno vedo come si possa arrivare a tale accordo.

L'Imperatore è sempre nelle stesse disposizioni d'animo manifestate a Wedel (l) e non è da sperare che possa mod:ificarle per ora almeno. Sua Maestà avrebbe detto a Wedel che se lo si avesse forzato a cedere territori all'Italia avrebbe abbandonato il trono l'iti~andosi a Bregenz. In altri termini è quanto telegrafai nel tempo al compianto San Giuliano (2).

Da taluni si afferma però che non sarebbe da e.scludersi in modo assoluto che l'Imperatore, ·come ha fatto altre volte, possa modificare in un dato momento le sue disposizioni attuali.

Ma n certo si è che se finisse per consentire alle nostre domande non ammetterebbe mai che la cessione del Trentino e l'eventuale rettifica di confine all'Isonzo, avvengano durante la guerra, ma soltanto al termine di essa. E non consentirebbe neppure che la pubblicazione dell'accordo che inteverrebbe in proposito fosse pubblicato durante la guerra, ma dopo di essa.

Qui si è avuto sempre pochi:ssima fiducia in noi, ma ora la si è persa del tutto. Ed una delle ragioni per ile quali si è titubanti nel ·consentire aHe nostre domande, è il timore che dopo la loro accettazione, noi avanzassimo altre domande, dò ·che renderebbe impossibile un qualsiasi accordo.

Questa è ,la situazione. Per cui se da noi non si avrà moderazione, ciò che non è da .prevedere, la guerra è inevitabile, come ho sempre detto.

Da quanto tu dici circa la Romania mi pare che le tue informazioni circa l'eventuale atteggiamento di questa potenza verso gli imperi centrali non concordino intieramente con quelle che ho .potuto qui procurarmi.

Non so110 Burian ma anche Tschirschky ed altre persone bene informate mi hanno dichiarato che le disposizioni della Romania si sarebbero modi,ficate in questi ultimi tempi e non farebbero più temere che voglia entrare in campo. Anzi, Burian mi disse giorni fa (3) che lo scambio di idee da lui avuto col Gabinetto di Bucarest, dopo aver assunta la direzione della poli

tka estera della Monarchia, gli aveva fattto constatare le amichevoli disposizioni da cui esso era animato verso l'Austria-Ungheria e che aveva piena fiducia nel Governo romeno e neHe sue intenzioni. Egli mi pregò poi di rassicurare Sonnino che mi aveva incaricato di interpellarlo in proposi·to (1), che i concentramenti di truppe austro-ungariche nella Transilvania settentrionale e non già ai confini romeni, non avevano altro scopo che le operazioni militari che sarebbero state iniziate da quelle truppe per far sgomberare la Bucovina dalle truppe russe.

Altre persone mi hanno detto che Philippescu avrebbe abbandonato ogni idea guerrafondaia e che Take Jonescu si sarebbe ritirato a Sinaia vedendo che i suoi mane·ggi non avevano più effetto.

Queste informazioni, se fossero esatte, farebbero supporre che nessun accordo esisterebbe tra noi e la Rumania. Ti prego di dirmi quanto potrai sapere al riguardo da Zimmermann e da Beldimann.

Certo se la Romania si movesse sarebbe imposs'ib~le di trattenere il nostro partito d'azione dal non trascinare il governo alla guerra. Ma se invece non si movesse credo che da noi si avrebbero delle grandi delusioni.

Quanto ad una pace separata dell'Austria Ungheria e della Germania colla Russia concordo pienamente colle tue osservazioni. Se la Russia fosse infatti sicura che noi e la Rumania siamo per entrare in campo non accetterebbe di far la pace, perché quel duplice attacco le farebbe .sperare di poter schiacciare più facilmente la Monarchia. In tal senso telegrafai dieci giorni fa a Sonnino in seguito ad un suo tele·gramma (2).

Mi venne comunicato il tuo telegramma (3) in cui Zimmermann affermava che da noi non si era posta chiaramente all'Austria Ungheria la questione relativa alla cessione di territori della Monarchia.

Non capisco come Zimmermann abbia potuto esser così male informato da Tschirschky, H quale non ignorava da me come le cose stavano.

Burian, a cui ne feci cenno per incarico di Sonnino (4), mi disse che non esisteva in lui alcun dubbio e che aveva ben capito, da quanto gli avevo esposto, che si trattava bene della cessione di territori appartenenti all'Austria (5).

Non mi parlare di Mayor, tu sai come me quale carattere egli abbia.

P. S. Ti comunico per semplice informazione una notizia datami dal nostro addetto Boscarelli, tornato in questi giorni da Roma, la quale conferma quanto mi disse Martin Franklin, cioè che i prefetti del regno interpellati da Salandra avrebbero fatto conoscere che una dichia,razione di guerra avrebbe po.tuto provocare una rivoluzione. Sarebbe interessante di .sapere quale fondamento abbia questa notizia.

(l) Ed. in Carteggio Avarna-Hollati, cit., pp. 54-58.

(2) -Vedi D. 723. (3) -Vedi D. 648. (4) -Vedi D. 730. (l) -Vedi D. 675. (2) -Vedi D. 633. (l) -Vedi D. 659. (2) -Vedi serie V, vol. I, D. 11. (3) -Vedi D. 740. (l) -Vedi D. 726. (2) -Vedi D. 689. (3) -Vedi D. 677. (4) -Vedi D. 684. (5) -Vedi D. 730.
774

IL MINISTRO A SOFIA, CUCCHI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 999/48. Sofia, 6 febbraio 1915, ore l (per. ore 6,50).

Oggi un comunicato ufficiale annunzia che Sindacato Banche tedesche austro-ungariche (1), in considerazione che ,condizioni attuali non permettono realizzare noto prestito, ha accordato contro buoni del Tesoro accettati alla pari un anticipo 150.000.000 al 7 e mezzo %. 75.000.000 pagabili al momento della firma convenzione; gli altri 75.000.000 in versamenti consecutivi di 10 milioni a partire dal l o Aprile. Se la parte deH'antidpo predetto rimanesse in deposito presso le Banche, queste pagherebbero lo stesso interesse del 7 e mezzo % al Governo bulgaro.

Questo Presidente del Consiglio Ministri mi ha dichiarato nel modo più esplicito che tale operazione :llu fatta senza Bulgaria assumesse alcun obbligo di natura politica.

775

IL MINISTRO A SOFIA, CUCCHI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. s. 242/20. Sofia, 6 febbraio 1915, ore l (per. ore 7,35).

Questo Presidente del Consiglio dei Ministri mi ha confermato, anche oggi, che Bulgaria intende rimanere strettamente neutrale resistendo a tutte le pressioni che Je vengono fatte sia dagli Imperi Centrali sia dalla Triplice Intesa, che vuole avere ,con tutti i vicini, e specialmente colla Romania, buone relazioni: ed eccellenti coll'Italia di cui si propone seguire esempio. Mi risulta che ,la conclusione deH'operazione finanziaria con le Banche tedesche (2) desta inqu'letudine in questi rappresentanti della Triplice Intesa tanto più 'che H Governo bulgaro ha lasciato cadere tutte le proposte di aiuto finanziario da parte della Francia e dell'Inghilterra, rinnovate anche da Steeg quando fu a Sofia.

776

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 48/74. Bucarest, 6 febbraio 1915, ore 14,30 (per. ore 20).

Riservatissimo per lei solo.

Bratianu, presi ordini da re Ferdinando, ha accettato schema accordo, ripor,tato nel telegramma di V. E. gabinetto riserva,to speciale n. 30 (3). Ab

biamo quindi firmato or ora accordo stesso e col prossimo corriere ausiliario manderò all'E. V. un esemplare destinato al R. Governo.

Ad evitare sorprese e malintesi ho ripetuto al signor Bratianu che, se Romania si impegnasse in avventure, lo farebbe a suo esclusivo rischio e pericoJ.o, nè si potrebbe lusingare di trascinarvi anche l'Italia. Bratianu sarebbe personalmente, e per ora almeno, alieno dalle avventure e quindi tale avvertimento, se non si trattasse che di lui solo, potrebbe sembrar superfluo o prematuro. Più temibili sono da un lato a.lcuni suoi colleghi nel ministero e dall'altro i ,capi opposizione. Perciò, senza beninteso accennare minimamente all'odierno accordo che 11imane segretissimo, ho tenuto J.o stesso lingua~gio così col ministro Co·stantinescu come coi due capi opposizione Take Jonescu e Marghiloman.

Credo aver fatto così tutto quello che stava in me per porre il R. Governo al coperto, nella misura del possibile, dalle sorprese.

Ingannerei però Governo del re se non ripetessi in questa occasione ancora una volta, che la Romania si avvia irresistibilmente verso guerra, e che tutti gli accordi, che essa stringe con noi, sono basati sul presupposto che la guerra è inevitabile e che anche l'Italia, volente o nolente, finirà coll'esservi trascinata. Ed dn questa convinzione il Signor Bratianu sarà confermato dal modo stesso come è stato concluso, dopo un primo reciso diniego, l'odierno accordo. Debbo pure ripetere che, se noi possiamo lusingarci di eser<litare una ce·rta influenza sulla Romania finché la guerra non sarà stata dkhiarata, questa influenza cesserà completamente per cedere posto aHa influenza russa non appena siano state aperte ostilità, a meno che noi non avessimo avuto la previdenza di garantirci. in tempo utile mediante precise intese.

D'altro lato, finché guerra non sia scoppiata, maggiore o minore influenza che noi potremo esercitare sul Governo romeno dipenderà principalmente dalle condizioni in cui verrà posta questa R. Legazione, tenendola più o meno informata delle direttive del R. Governo e del corso degli avvenimenti.

(l) -Vedi D. 669. (2) -Vedi D. 774. (3) -Vedi D. 758.
777

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 250/76. Bucarest, 6 febbraio 1915, ore 17,09 (per. ore 2 del 7).

Mio telegramma Gabinetto n. 72 (1).

Bratianu mi ha detto che Francia ed InghiHerra lasciano alla Russia il compito di agire a Belgrado in favore delle concessioni da fare alla Bulgaria. Azione del Governo russo è però paralizzata dalle influenze di Corte che agiscono sullo Zar con argomenti sentimentali per impedire che venga esercitata sul Governo serbo una troppo energica coercizione. Bratianu mi ha

(l} Vedi D. 767.

detto poi incidentalmente che Giers, quando fu qui di passaggio (mio telegramma Gabinetto n. 101) (l) gli propose di viunire a Bucarest rappresentanti della Romania, Serbia, Bulgaria ed eventualmente anche Grecia per discutere intorno alle concessioni da fare alla Bulgaria, coll'~ntesa in caso di dissenso che Russia avrebbe conciliato eventuali divergenze. Però Bratianu 11i:fiutò redsamente dichiarando che dò avrebbe costituito riconoscimento da parte della Romania di runa specie di protettorato russo, al quale egli non intendeva sottoporre in nessun caso il suo paese, e ciò a prescindere dalla considerazione che la Serbia essendo in guerra, non era possibile intavolare ufficialmente simili trattative con essa senza porsi aperta opposizione contro

due Imperi Centrali.

Del resto Bratianu ritiene che i1 contegno del Governo serbo e di questo Ministro di Serbia costituisca un bluff destinato a dissiparsi alla prima avanzata austro-tedesca.

Prego mantenere segre~to su quanto precede.

778

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R.SP. 49/77. Bucarest, 6 febbraio 1915, ore 21 (per. ore 5,25 del 7).

Riservatissimo per lei solo. Decifri Ella stessa.

Mio telegramma Gabinetto n. 74 (2).

Bratianu nel firmare, accordo segreto era vivamente commosso e mi ha detto che tale accordo avrà durature conseguenze sui rapporti tra i due paesi. Qurando potrà essere conosciuto dal popolo romeno, a~ccordo inspirerà sentimenti veritiera riconoscenza.

Bratianu mi ha confermato che egli non pensa m& trascinarci in avventure, anzi odierno accordo gli dà maggiore forza per resistere a coloro ~che vorrebbbero guerra Immediata. Egli ha aggiunto che Mishù arriverà qui tra due giorni e nel ~tornare a Londra passerà di costì e confermerà a V. E. quanto le è stato comunicato a mezzo mio circa contegno e aspirazioni della Romania.

Bratianu mi ha detto incidentalmente ~che egli non crede ad una aggressione austriaca. Io non posso essere altrettanto rassicurato in considerazione da un lato dell'estremo bisogno che Austria-Ungheria e Germania hanno di petrolio e derivati, nonché di cereal:i, mentre QUi si trovano larghe provviste di ambedue Questi prodotti e daLl'altro dell'eventualità di manifestazioni che fossero qui per prodursi specialmente a stagione più avanzata contro i due Imperi.

(l) -Vedi D. 118. (2) -Vedi D. 776.
779

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 248/33. Berlino, 6 febbraio 1915, ore 22,10 (per. ore 2 del 7).

Tutti i giornali pubblicano oggi qui un telegramma da Stoccolma riproducente un articolo che si pretende ufficioso della Gazzetta deHa Borsa di Pietroburgo nel quale si dichiarano assolutamente prive di fondamento tutte le notizie di una pace separata del,la Russia, sia ·colla Germania e coll'AustriaUngheria sia coll'Ungheria soltanto. Zimmermann mi diceva stamane che il Dipartimento degli Affari Esteri aveva esso stesso provocato tale pubblicazione per tagliar corto alle voci che malgrado tutto persistevano a circolare in proposito in questi cir·coli politici ed a cui ad onta della severa censura venne ripetutamente fatta qualche allusione anche in questa stampa. Non vi è in esse nulla di vero, ma anche se qualcosa di vero vi fosse, non gioverebbe certamente allo scopo che si volesse raggiungere il lasciare che la cosa venisse in dominio del pubblico. Questo modo di esprimersi darebbe motivo a credere che la notizia non fosse proprio così infondata come si pretende: ma debbo aggiungere che finora nessun indizio è venuto a suffragare questa supposizione. L'Imperatore è partito per il teatro della guerra all'Est.

780

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, BOLLATI A LONDRA, IMPERIALI, E A WASHINGTON, MACCHI DI CELLERE

T. 510. Roma, 6 febbraio 1915, ore 23,15.

(Per Londra e Washington) Per conoscenza personale di V. E. mi pregio trascrivere qui appresso un telegramma che ho diretto al R. Ambasciatore a Berlino.

(Per tutti) Questo Ambasciatore degli Stati Uniti d'America mi ha ·chiesto se ·l'Italia intendeva fare qualche passo in relazione alla dichiarazione del Governo tedesco relativamente ai mari inglesi, e alla navigazione neutrale.

Dissi che non avevo ancora deciso sul da farsi, ma che mi pareva che qualche osservazione si dovesse pur muovere alla Germania, facendo rilevare che qualunque scorrettezza si potesse rintracciare nel supposto ordine segreto dato dall'Ammiragliato inglese alla sua marina di innalzare in caso di pericolo una bandiera neutrale, non per questo potevano ammettersi le deduzioni che da quel fatto sembrava voler trarre il Governo tedesco, che cioè esso dovesse

mettere in maggior pericolo la navigazione neutrale, quasiché quel Governo proclamasse che per effetto di tale ordine segreto le naw tedesche, sottomarini

o altre, fossero giustificate a sparare sopra qualunque bastimento che portasse bandiera neutrale e dò per solo sospetto che quella bandiera potesse non essere genuina. Ciò era inammissibile, e una simile dichiarazione non poteva per nulla attenuare la gravissima responsabilità che ogni atto di tal natura avrebbe fatto pesare sul Governo germanico. Il solo ammettere in un documento ufficiale che tale potesse essere in conseguenza dell'ordine segreto dell'Ammiragliato .inglese costituiva di per .sé un pericoloso incitamento dato ai comandanti di navi tedesche a trascurare le cautele indispensabili di visita di ogni nave neutrale sospetta prima di ricorrere a qualunque misura estrema.

Il Signor Page mi disse che era dello stesso parere, e che avrebbe telegrafato in questo senso a'l suo Governo. Sperava d fosse molto • bluff • nella dichiarazione germanica, e dubitava fortemente della reale esistenza dell'ordine segreto dell'Ammiragliato inglese.

Lo pregai di farmi sapere a suo te:npo quali fossero le decisioni del Governo degli Stati Uniti a questo riguardo e quale contegno avrebbe preso di fronte alla Germania.

Quanto precede per opportuna norma di linguaggio di V. E. (1).

(l) Ed. in SONNINO, Diario, cit., p. 85.

781

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA

T. (2). [Roma, ... febbraio 1915].

Sorprendemi non aver ricevuto altre notizie riguardo a trattative con Buri{m. Occorre sollecitarne avviamento, se si vuol agevolare riuscita; perché opinione pubblica qui, che da Germania ne ha avuto qualche notizia, si agita moltissimo; creansi iii usioni, e sorgono vive reazioni, che diventano inutili ostacoli.

Il nostro è un programma minimo irriducibile sul quale dobbiamo insistere.

I. Trentino: secondo precedente storico del Regno Itahlco. Non raggiunge confine geografico e i desiderata militari; ma costituisce una soluz,ione media come base equa di transazione.

II. Confine orientale: ci limitiamo a meno del confine etnografico.

46 -Documenti diplomatici -Serie V -Vol. II

III. Sola transazione possibile per conciliare da un lato quel tanto di appagamento delle aspi,razioni naz·lonali che è indispensabile per poter avere la forza politica per portare a compimento l'accordo desiderato; e dall'altro le esigenze politiche dell'Austria-Ungheria.

IV. -Costituisce una necessità assoluta rappresentando il minimo possibile di un qualche per quanto Imperfetto miglioramento delle condizioni nostre di inferiorità nell'Adriatico. V. -Albania: non intendiamo occupare noi. Vorremmo facilitare costituzione di uno Stato autonomo neutro mussulmano, lasciando Epiro alla Grecia.

VI. Palazzo Venezia. È il sigillo messo alla nuova situazione che si vorrebbe inaugurare, togliendo nel pubblico ogni impressione e ricordo del predomin·io austro-ungarico in Italia e con ciò ... (1).

* * •

Ove si voglia, come sarebbe nostro desiderio, creare fra i due stati una situazione di reciproca cordialità e comprensione normale, conviene per prima cosa procurare di eliminare una buona volta le continue occasioni di attrito, e soppprimere fin da ora, anche a proposito della presente guerra, le ripetute discussioni delicate e difficili sulla misura dei corrispettivi da concedersi volta per volta all'una parte perché consenta all'altra una maggiore libertà di azione nella condotta delle ostilità.

Ammesso oramai in massima dall'Austria-Ungheria che la discussione sui compensi di cui all'art. 7 del trattato verta intorno alla cessione di territori già da lei posseduti, non dovrebbe apparire impossibile la conclusione di un accordo che a un tempo imposti una rinunzia generale dell'Italia, impegnantesi alla neutralità, ad ogni ulteriore invocazione dell'art. 7 durante la guerra restituendo così la desiderata libertà di movimento all'Austria-Ungheria e dall'altra riesca ad appagare alcune delle più vive aspirazioni del 5entimento nazionale italiano (2).

I. Cessione all'Italia del Trentina coi confini che ebbe il Regno Italico nel 1811, cioè dopo il Trat,tato di Parigi del 28 febbraio 1810 (art. 3).

II. Correzione a favore dell'Italia del confine verso l'Isonzo, secondo il tracciato dello Stato Maggiore (linea A) (3) compresi Gradisca e Gorizia.

III. Trieste, con suo territorio (Gebiet) compresovi anche Nabresina in modo da raggiungere sulla costa il nuovo confine italiano, costituita in città

libera autonoma e indipendente, politicamente, militarmente, legislativamente, finanziariamente e amministrativamente. Dovrà restare porto franco. Non vi potranno entrare milizie né austro-ungariche né italiane (1).

IV. -Cessione all'Italia del gruppo delle isole Ourzolari, comprendente Lissa (con isolotti vieini di S. Andrea e Busi), Lesina (con Torcola), Curzola, Lagosta con isolo,t:tù e scogli vicini, Caza e Meleda, oltre Pelagosa. V. -Riconoscimento deUa piena sovranità italiana su Valona e sua baia, compreso Saseno, con quanto territorio nel Hinterland si richieda per la sua difesa (Caza attuale di Valona più alcuni distretti di Tepeleni e al di qua della Vojussa).

VI (2) Occupazione immediata italiana dei territori ceduti (I, II e IV) e sgombero di Tr.ieste (art. III) dalle milizie ed autorittà austro-ungariche; con congedamento immediato dei militari di terra e di mare che provengono da quelli e da questa.

VII. L'Austria-Ungheria cede all'Italia il palazzo di Venezia in Roma, con tutti i suoi annessi e connessi, contro il pagamento della somma di 10 milioni di lire italiane.

(l) -Per la risposta di Bollati vedi D. 787. (2) -Questo documento, autografo di Sonnino, è intitolato • Istruzioni per Avarna.; non è datato, ma dal suo contenuto e da quanto risulta da vari documenti qui pubblicati, e in particolare dai DD. 764 e 786, appare essere stato redatto dopo il 4 febbraio, come prima stesura, poi superata, delle istruzioni partite il 7 febbraio, e quindi, probabilmente, il giorno 6. Alla definizione delle richieste da presentare all'Austria Sonnino pensava da vari giorni, come risulta dai DD. 681 e 697, e dal Diario di Martini con il quale aveva parlato dell'argomento il 31 gennaio (vedi MARTIN!, Diario, cit., p. 319). (l) -La frase è incompiuta. Insieme a questo abbozzo di istruzioni si trova fra le carte Sonnino conservate nell'Archivio Storico del Ministero degli Esteri un progetto di preambolo alle riehieste da presentare all'Austria, che si riporta di seguito. (2) -Questo preambolo non è seguito da uno schema degli articoli cui le istruzioni si riferiscono. Tuttavia le spiegazioni circa il contenuto degli articoli in esse fornite consentono di desumere tale schema (che appare essere il secondo tra quelli elaborati) dal testo dei vari progetti esistenti, poiché essi si differenziano solo per una diversa enumerazione e per l'aggiunta di altri articoli relativi a condizioni non territoriali. Con l'avvertenza quindi che si tratta d un progetto desunto nel modo indicato, si riportano di seguito i sette articoli. (3) -Vedi D. 368.
782

L'UFFICIO DEL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (3)

PROMEMORIA (4) Roma, 6 febbraio 1915.

La nota Memoria del geJllerale Conrad ed il documento avente· per titolo Irredenta Akt sono fotografie di documenti originali, fotografie che pervennero all'Ufficio Informazioni per mezzo del famigerato Redl, tenente colonnello a.u. il quale fu lungamente addetto all'Evidenzbureau di Vienna.

Circa l'autenticità degli originali fotografat,i pare da escludersi qualsiasi dubbio a motivo sia della forma sia deUa sostanza dei documenti stessi, contenenti dati di fatto precisamente controHabili. Alcuni di essi portano la sigla ed anche la firma del generale Conrad, che fu controllata dall'Ufficio Informazioni.

Il contenuto della Memoria Conrad è noto. Risulta da essa evidente il pensiero del Capo di Stato Maggiore austro-ungarico consistente nella necessità per l'Austria-Ungheria, nelle varie contingenze di guerra, di liberarsi dell'Italia qualora le riuscisse di batterla con rapida offensiva oppure di di creare sulla frontiera italiana una tale situazione militare da avere mano libera per le operazioni sulle altre parti.

Quanto all'Irredenta Akt, nella parte redatta dallo Stato Maggiore a.u., contiene pure la sinte-si del pensiero del Conrad rispetto all'Italia, consistente nell'idea che per finirla coll'irredentismo era necbssario abbattere l'Italia per combattere quelle aspirazioni de1 paese, dal quale esse traggono alimento.

La politica militare a.u. da1l 1910 in poi (la Memoria Conrad è del giugno 1909) mostra all'evidenza le conseguenze delle idee del Conrd coll'aumento delle unità dei corpi d'armata alla nostra frontiera (III e XIV) e coll'afforzamento delle guarnigioni a immediata vicinanza deUa frontiera, e col maggiore sviluppo delle opere di difesa.

La stessa crisi nello Stato Maggiore (fine del 1911) voluta da Aehrenthal, il Quale trovava che le predisposizioni militari non erano in relazione colla sua politica relativamente pacifica verso l'Italia sta a dimostrarlo.

È però vero che lo Schemua successore del Conrad (dal dicembre 1911 al dicembre 1912) nulla cambiò all'indirizzo dato da questo.

Nel 1912 il grado di efficienza della preparazione militare dell'AustriaUngheria era ben più alto di quello del 1911, e sotto il governo Berchtold, a sua volta successo all'Aehrenthal per la morte di questi all'inizio del 1912, lo Stato Maggiore ebbe di nuovo mano libera nel conseguimento dei suoi obiettivi consistenti, se si usa l'espressione più moderata, a premunirsi da ogni parte in modo che se costretta ad intervenire nei Balcani, l'Austria-Ungheria non avesse preoccupazioni verso di noi.

Analoghe misure non furono prese contro la Russia per quanto sembri provato anche per informazioni pervenute a questo Comando che lo Stato Maggiore germanico insistesse perché l'Austria-Ungheria trasferisse verso la Russia molte delle forze addensate verso l'Italia.

Il Promemoria febbraio 1912, annesso al presente, contiene dati di fatto relativi all'attività militare della monarchia da dopo l'annessione sino all'inizio del 1912.

Nel Promemoria 18 marzo 1914 pure allegato al presente viene esaminato lo stato di fatto dell'Austria-Ungheria sulla frontiera italiana al principio delranno stesso e Quello prevedibile alla fine dell'annata dimostrando come l'attività militare a.u. anziché a-rrestarsi secondo avrebbero indotto a ritenere le relazioni politiche coll'Italia che si dicevano improntate a sensi di leale amicizia, si era invece intensificata.

Era per la primavera del 1915 che, secondo il discorso del ministro Schonaich, l'Austria-Ungheria avrebbe dovuto raggiungere tale preparazione da potere fare-contemporaneamente la guerra su due fronti.

Questa attività militare dell'Austria-Ungheria è stata segnalata ripetutamente dal Comando del Corpo di Stato Maggiore ma fu ritenuto che essa non fosse di tale portata da richiedere più di qualche spiegazione amichevole da parte dell'Austria-Ungheria.

(l) -Nel progetto originario gli articoli II e III erano formulati in comune nel modo seguente: « Cessione all'Italia del territorio compreso oggi nella (Stadthalterei des Kiistenlandes) Luogotenenza di Trieste e del Litorale comprendenti le già contee di Gradisca e Gorizia, la città di Trieste e suo territorio, e il Margraviato della !stria con le seguenti isole istriane comprendenti le Brioni, Cherso, Lussin, Unie le Canidole, Sansego e Asianello e scoglt vicini, Levrera, Galiola, Terstenik, Palaziol, Oriole, ecc. •. (2) -AI contenuto di questo articolo manca il riferimento nelle istruzioni: deve probabilmente trattarsi dell'ex articolo IV del primo progetto. (3) -Da Archivio Sonnino, Montespertoli. (4) -Il promemoria aveva due allegati, trasmessi «con preghiera di restituzione •.
783

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, SALANDRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

L. P. Roma, 7 febbraio 1915.

Ti prego telegrafare a BoLlati e a Tittoni di mandare per posta, ma al più presto possibile, il testo completo delle ordinanze circa la manifatturazione e la vendita del pane che sono state pubblicate in Germania e in Francia, comunque in Francia, a quanto so, si sia poi tornati allo stato normale Temo che la questione qui s'imponga fra non molto; perché tutto lascia prevedere un ulteriore rincaro del grano e quindi del pane. È bene ad ogni modo sapere con precisione come si è regolata la cosa all'estero.

Verrei da te oggi verso le l 7 per parlare di parecchi argomenti e dimmi se ti troverò libero.

P. S. Non si potrebbe approfittare dell'offerta di Biilow per far venire una buona provvista di carbone dalla Germania? Anche la questione del carbone si può fare molto grossa.

784

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, SALANDRA (2)

L. P. Roma, 7 febbraio 1915.

Telegraferò subito (3) a Bollati e Tittoni pel testo delle ordinazioni sul pane. Ti aspetto oggi alle ore 17 alla Consulta.

Dell'offerta della Germania di farci avere il carbone temo che si possa

profittare ben poco, perché richiedono in compenso vari articoli che non sa

rebbe possibile lasciar esportare senza gravi questioni con tl'Inghilterra, come

il rame, il grano, ecc. Alcuni articoli si potrebbero consentire, ma sono i meno importanti come valore. Bisognerà requisire parecchie navi carboniere e mandarle in America se vi sono diUìcoltà grandi per l'Inghilterra.

P. S. Grazie pel Tuo libro.

(l) -Da Archivio Sonnino, Montespertoli. Ed. in SONNINO, Carteggio, cit., D. 122. (2) -Da ACS, Carte Salandra. Ed. in SoNNINO, Carteggio, cit., D. 123.

(3) Vedi D. 783.

785

IL MINISTRO A SOFIA, CUCCHI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 257/23. Sofia, 7 febbraio 1915, ore 11 (per. ore 20).

Malgrado dichiarazioni fatte da Radoslavov (mio telegramma n. 48) (l) non mi sembra ammissibile, come prevedevo nel mio telegramma 24 (2) e come pure telegrafava R. Ambasciatore a Berlino (telegramma di V. E. Gabinetto n. 76) (3) che l'antidpo sul prestito si asenza impegni politici, se non diretti almeno indiretti, tanto più che anticipo è regolato in modo tale che Germania verserà ogni 15 giorni dieci milioni e viene quindi a mantenersi viva periodicamente fino al 15 luglio 1915 tendenza austro-tedesca così forte in alcuni membri del Governo e soprattutte nelle alte sfere militari.

Conclùsione negoziati è certo un pieno successo degli austro-tedeschi, i quali, valendosi anche della concentrazione delle loro truppe alla frontiera serba e romena e dell'attivissima propaganda che fanno in loro favore, cercano ogni modo di attirare a loro la Bulgaria.

Radoslavov mi ha dichiarato anche ieri (mio telegramma n. 20) (4) essere deciso mantenere neutralità, ma è lecito domandarsi se egli sia in grado di resistere alle pressioni dei Gabinetti di Berlino e Vienna. Se anticipo ha un substrato politico evidentemente è di'fetta tanto contro la Serbia Quanto verso la Romania, e ritengo che ,sia quindi pienamente giu~Stificata la sfiducia di Bratianu nella politica dell'attuale Gabinetto bulgaro segnalata da V. E. nel telegramma n. 105 (5). Da quanto qui si intravede gli sforz·i della Germania e dell'Austria sembrano ora diretti a poter conseguire il congiungimento delle loro truppe a traverso Serbia con quelle della Turchia (come già segnalato nel mio telegramma n. 58 (6) deH'll novembre scorso) e credo si possa ritenere che la concessione dell'anticipo sul prestito sia un'abi1le mossa della Germania per favorire raggiungimento di questo risultato, tener legata a sé la Bulgaria.

(l) -Vedi D. 774. (2) -Vedi D. 669. (3) -Il t. gab. 76 del 27 gennaio ritrasmetteva il t. gab. 162/26 del 26 gennaio da Berlino con il quale Bollati riferiva non essergli c stato dissimulato che questo appoggio e la concessione di un immediato anticipo sono subordinati a garanzie da parte Governo bulgaro che implicherebbero in certe eventualità una entrata in azione della Bulgaria •. (4) -Vedi D. 775. (5) -Ritrasmissione del t. gab. 234/71 del 4 febbraio, ore 20,40 da Bucarest, non pubblicato, con n quale Fasciotti comunicava avergli detto Bratianu che se la Triplice Intesa si fidava delle assicurazioni date a Steeg, delegato francese al debito pubblico ottomano, dal governo bulgaro essa era c molto ingenua • (6) -Vedi D. 187.
786

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO. AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, BOLLATI, E A VIENNA, AVARNA (l)

T. GAB. R. SP. 33. Roma, 7 febbraio 1915, ore 20.

(Per Berlino) Ho telegrafato al R. Ambasciatore a Vienna quanto segue:

(Per entrambi) Come risulta dal telegramma di V. E. n. 36 in data 28 gennaio u.s. (2), V. E. ha fatto rilevare al barone di Buri{m essere opportuno che le conversazioni itala-austriache a proposito dei compensi previsti dall'articolo VII del Trattato della Triplice Alleanza non si prolungassero di troppo senza condurre ad un risulta,to pratico e positivo prima che gli eventi maturassero.

Sorprendemi quindi che siano trascorsi dieci giorni senza aver ricevuto né dal Barone Macchio né da V. E. alcun nuovo accenno in proposito.

La prego intrattenere di nuovo il barone di Burian della questione, facendogli presente l'urgenza di essa, e la necessità di aver presto una risposta sulla questione di massima relativamente al terreno dei territori attualmente posseduti dall'Austria-Ungheria sul quale abbiamo richiesto di portare la discussione (3).

787

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 1033/120. Berlino, 7 febbraio 1915, ore 21,40 (per. ore 1,50 dell'8).

Telegramma di V. E. n. 510 (4).

In una conversazione che ebbi ieri con Zimmermann gli avevo detto di non avere sinora alcuna istruzione dal R. Governo circa la dichiarazione relativa alla guerra marittima intorno alle coste inglesi: che sapevo però che le notificazioni del Governo germanico avevano destato in Italia come in tutti i paesi neutrali una spiacevole impressione; e mi ero espresso quindi con lui parlando al mio nome personale presso a poco nei sensi che V. E. ha manifestato a codesto ambasciatore degli Stati Uniti dell'America del Nord.

Zimmermann pretendeva che tutta la responsabilità di quanto poteva accadere rimontava all'Ammiragliato inglese per l'ordine dato alle navi britanniche di inalberare bandiera neutrale: soltanto in seguito a ciò la navigazione neutrale poteva essere messa in pericolo.

Risposi che senza dubbio quell'ordine segreto avrebbe costituito un abuso che le Potenze neutrali non potevano ammettere; che però non si aveva finora una prova che quell'ordine esistesse realmente; ma che in ogni caso anche

dopo aver messo in chiaro tale questione il Governo germanico non era in alcun modo autorizzato a sottoporre navi neutrali al trattamento che veniva minacciato nelle sue notificazioni.

Ciò poteva condurre alle più gravi complicazioni con tutte le Potenze: ed io chiesi a Zimmermann se Germania voleva mettere il mondo intero contro sé.

Egli si affrettò a negarlo: e mi sembrò in generale piuttosto scoraggiato circa la probabilità di success<> che poteva presentare l'azione annunciata contro l'Inghilterra e circa le difficoltà che potevano invece sorgere cogli altri Stati. Egli 'ammetteva pure il ben fondato delle proteste da me espresse circa ta:lune asserzioni contenute nella memoria del Governo germanico a proposito dell'atteggiamento de'i neutrali; e mi confidava che lo stesso Jagow aveva trovato quell'asserzione inopportuna e deplorevole. In realtà in questa come in altre occasioni si è putroppo dovuto constatare la scarsa influenza che il Cancelliere e il Dipartimento degli Affari Esteri ese'!'c'itano sulle decisioni più importanti le quali vengono prese dall'Imperatore dietro incitamenti e coll'esclusivo concorso delle autorità militari di terra e d'l mare.

(l) -Ed. in LV 108, cit., D. 19 e in SoNNINO, Carteggio, cit., D. 124. (2) -Vedi D. 730. (3) -Per la risposta vedi D. 791. (4) -Vedi D. 780.
788

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI

T. GAB. R. SP. 34. Roma, 8 febbraio 1915, ore 1,20.

Telegrammi di V. S. n. 74 e 77 (1).

Approvo linguaggio di V. S. tenuto con Bratianu e cioè che se la Romania si impegnasse in avventure lo farebbe a suo esclusivo rischio e pericolo né si potrebbe lusingare di trascinarvi anche l'Italia. La parola aggressione contenuta nell'accordo del 6 febbraio deve interpretarsi in piena buona fede, né si tratterebbe più di aggressione se questa venisse provocata in qualsiasi maniera.

789

IL MINISTRO A NISH, SQUITTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 1061/46. Nish, 8 febbraio 1915, ore 19 (per. ore 4,45 del 9).

Pasic mi ha confermato stamane (2) che nulla di nuovo è intervenuto recentemente circa compensi territoriali da accordare dalla Serbia alla BulgaTia. La Serbia non ha cambiato e non cambierà mai.. per nessuna ragione

-o consiglio di amici, l'attitudine presa parecchi mesi fa di fronte alla Bulgaria in questa faccenda. Tutto ciò che si dice nei Gabinetti e nella stampa europea in contrario è pura e [semplice] diplomatica ipotesi senza fondamento.

Potrà mutare occorrendo la farsa delle concessioni serbe ed anche il limite ma non l'essenza né il momento di farlo. Tale è l'ultima parola di Pasic non dissimile dalla prima.

(l) -Vedi DD. 776 e 778. (2) -Vedi D. 748.
790

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 271/35. Roma, 9 febbraio 1915, ore 13,30 (per. ore 20).

Mi viene riferito che Ricciotti Garibaldi nella visita che ha fatto ieri a MiLlerand e con altra persona che ha avvicinato ha espresso il proposito di portare a 'trentamila H corpo di volontari i•taliani. Egli si proporrebbe di reclutare i nuovi volontari soltanto .in piccola [parte] in Italia mentre i più dovrebbero venire dall'America e Inghilterra. Garibaldi vorrebbe anche trovare il modo di far venire a combattere in Francia i triestini e trentini prigionieri in Russia. Salvo informazioni più precise mi risulta .che [la Francia] non v•uole avere aria di non assecondare Garibaldi, ma per ragioni politiche non gradirebbe un numero eccessivo di volontari italiani. Infatti dopo la battaglia delle Argonnes nella quale in proporzione del loro esiguo numero i garibaldini subirono perdite rilevantissime il Governo francese li ha richiamati dal teatro della guerra e non pare che debba per ora inviarli di nuovo volendo che per qualche tempo in Italia non arrivino le notizie di nuovi morti. Ad ogni modo non si crede che Garibaldi potrebbe riunire le migliaia di volontari.

791

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

T. GAB. R. SP. 50/39. Vienna, 9 febbraio 1915, ore 22 (per ore 4 del 10).

Telegramma di V. E. gabinetto n. 33 -riservato speciale (2). Nel ricordare al barone Burian quanto gli aveva esposto sul colloquio del 28 gennaio scorso (3), mi sono espresso con lui nel senso delle istruzioni di

V. E. * insistendo vivamente a più riprese sull'urgenza della questione e sulla necessità che Governo Imperiale e Reale ci dia al più presto possibile una risposta di massima relativamente al terreno dei territori attualmente posseduti dall'Austria-Ungheria sul quale il R. Governo aveva richiesto di portare la discussione "'. Burian mi ha ripetuto quanto mi aveva detto nell'ultimo colloquio e cioè che Questione era di competenza dei due Governi della Monarchia; in pll1imo luogo di Quello austriaco direttamente interessato e in secondo luogo di quello

ungherese. Per coprire la propria responsabilità egli doveva per conseguenza addiverrlre ad un'intesa coi due Governi suddetti. Era già entrato in scambio d'idee al riguardo col Governo austriaco. Il Presidente del Consiglio dei Ministri Sturgikh gli aveva fatto conoscere di non essere favorevole alle nostre domande e di non trovare giustificate le ragioni da noi esposte per chiedere la cessione di territori appartenenti a:ll'Austria-Ungheria; Sttirgikh si era mostrato assai intransigente sulla questione ma aveva dichiarato che l'avrebbe sottoposta al Consiglio dei Ministri perché le nostre domande fossero esaminate e discusse. Quanto al Governo ungherese Buriim mi ha detto che durante il soggiorno a Vienna del conte Tisza non aveva potuto fargli per mancanza di tempo che un sempliÌCe accenno alle nostre domande a cu:i egli aveva fatto un viso poco favorevole. Si è riservato però di recarsi uno di questi giorni a Budapest per presentarsi al Governo ungherese e per discutere con calma e lungamente la questione col Tisza e mi avrebbe poi fatto conoscere le disposizioni di lui al riguardo. Ho fatto notare al barone Burian che occorreva affrettare a risolvere la questione di massima perché un ulteriore ritardo avrebbe potuto fare sorgere nuove difficoltà data l'imminenza della riapertura della Camera. Questo ritardo non era certamente molto incoraggiante per chi desiderava addivenire ad un acco-rdo. Esso non poteva che dar luogo a incertezze sulle disposizioni del Governo Imperia1le e creare a cagione delle

agitazioni e manifestazioni che avrebbero potuto produrre una situazione assai difficile al R Governo che non avrebbe avuto da opporre nulla di concreto e positivo per appagare le aspirazioni nazionali. Conveniva quindi che Governo Imperiale e Reale ponesse termine a tale incertezza facendoci conoscere al più presto e francamente la sua risposta per potere così iniziare il relativo scambio di idee. Il barone Burian mi ha risposto che egli si adoperava e si sarebbe adoperato attivamente per esaminare e discutere la questione con entrambi i Governi, ma ha osservato che occorreva una forza di persuasione non comune per convincerli ad entrare nell'ordine d'idee del R. Governo. Ha rilevato poi che l'accettazione della discussione della questione tale quale era stata presentata dal R. Governo non era così facile come si pensava, giacché essa avrebbe costituito a suo parere pel Governo Imperiale e Reale un impegno verso di noi di ascoltare le nostre proposte. Ed ha concluso col dire che egli non era ancora in grado di ascoltarle perché era tuttora in pourparlers coi Governi austriaco ed ungherese.

Il barone Burian mi ha detto poi che desiderava portare la nostra conversazione sopra un altro terreno. Nel ricordare le ragioni logiche e politiche di cui al telegramma di V. E. Gabinetto l riservato speciale (l) ha osservato che si associava pienamente a quanto V. E. affermava in ordine alle ragioni, di creare cioè tra l'Austria-Ungheria e l'Italia una situazione atta ad eliminare i continui attriti e malintesi tra i due Paesi e stabilire le reciproche relazioni sopra una base di simpatia e cordialità. Ed ha aggiunto che egli era un partigiano ad oltranza della Triplice Alleanza. Accennando poi all'articolo VII del Trattato della Triplice Alleanza ha rilevato che in seguito ad un nuovo

attento esame del testo dell'articolo stesso e dei vari documenti riferentisi alle nostre occupazioni temporanee di Valona e del Dodecaneso aveva acquistato la convinzione che quelle occupazioni imponevano all'ItaLia l'obbligo di un accordo preventivo coll'Austria-Ungher,ja basato sul plincipio del compenso. Ho creduto ricordare a questo proposito al barone Burian quanto gl'i avevo già fatto conoscere sul colloquio del 17 gennaio (mio telegramma n. 17 gabinetto segreto riserva:to speciale) (l) che non mi sembrava cioè che per le occupazioni suddette si potesse invocare l'articolo sette. L'occupazione di Valana era stata motivata dallo stato generale di disordine che regnava in Albania e mirava a tutelare le deliberazioni dalle riunione di Londra, l'Italia essendo l'unica Potenza che non fosse implicata nella guerra. Gli sforzi del resto del R. Governo erano diretti a conservare in questo momento per quanto fosse possibile lo statu quo in Albania in attesa delle deliberazioni che sarebbero prese al riguardo dall'Europa al termine della guerra. Quanto all'occupazione del Dodecaneso era noto come essa fosse avvenuta. Se quelle isole non avevano potuto essere abbandonate ancora dal R. Governo ciò era la conseguenza di non avere la Turchia adempiuto agli obblighi risultanti'le dal Trattato di Losanna, a oui era venuta meno trovandosi ancora in Libia numerosi ufficiali e soldati appartenenti all'esercito ottomano Alla mia osservazione poi che quelle isole, a quanto mi ricordavo, erano del resto nel Mediterraneo, Burian ha rilevato che otto di esse si trovavano nel mare Egeo ed erano quindi contemplate dall'articolo sette. Ed ha soggiunto che le mie obiezioni non diminuivano il fondamento della sua affermazione, la quale era pienamente giustificata dalle stipulazioni dell'articolo sette che davano al Governo Imperiale e Reale per le occupazioni suddette un diritto chiaro e assoluto circa un accordo preventivo basato sul principio del compenso. Del resto l'articolo sette non faceva distinzioni né restrizioni qualsiasi fra occupazione temporanea e occupazione permanente. Il suo testo era esplicito e non lasciava dubbio che le nostre occupazioni cadevano sotto il suo disposto. Ha aggiunto che la nostra occupazione di Valona si era intensificata coll'invio di altre truppe e coi provvedimenti presi dalle nostre autorità che :si erano colà stabilite. Passando a parlare della discussione avvenuta col conte Berchtold circa distinzione tra occupazione temporanea e momentanea, Burian mi ha detto che qualsiasi occupazione fosse fatta dal Governo Imperiale e Reale in Serbia in seguito a una operazione militare per parte delle truppe austro-ungariche, ci dava diritto a parlare di compensi in conformità del·l'articolo VII.

Ho replicato al Barone Burian che con questa dichiarazione di cui prendevo atto egli abbandonava la tesi sostenuta dal conte Berchtold che faceva distinzione tra occupazione temporanea e momentanea e veniva così a riconoscere esatta l'interpretazione da noi data all'articolo sette. Barone Buriàn ha concluso col dirmi che aveva creduto di presentare, di fronte alle nostre domande di compensi, le due controproposte suddette di compensi che non miravano certo a impedire la discussione di quelle da noi presentate. Ma gli era sembrato opportuno scegliere questo momento per formularle al fine di togliere di

mezzo ogni questione pendente fra noi, per sbarazzare il terreno di tutto ciò che potesse far sorgere in avvenire qualsiasi causa di attrito. Ha aggiunto che credeva di insistere in modo speciale su questo punto, e mi ha prevenuto che non si dovevano quindi interpretare queste sue controproposte come se fossero ispirate da cattiva volontà o da sentimento poco amichevole a nostro riguardo. Siccome V. E. avrà rilevato il barone Buriim non è stato nemmeno oggi in grado di rispondere in modo esauriente alle nostre domande, trince,randosi dietro la difficoltà di indurre i Governi austriaco e l'ungherese ad accogliere le domande stesse. * Egli mi ha però ripetuto di essere animato della migliore volontà e del desiderio di addivenire con noi a una intesa. Quanto alle controproposte di compensi da lui formulate, che giungono in momento molto inopportuno, esse farebbero dubitare delle dichiarazioni amichevoli con cui egli volle accompagnarle giacché non possono non intralciare il negoziato in corso.*

(l) -Ed. in LV 108, cit., D. 20, con soppressione delle parti tra asterischi, e, integrai· mente, in SoNNINO, Carteggio, cit., D. 125. (2) -Vedi D. 786. (3) -Vedi D. 730.

(l) Vedi D. 572.

(l) Vedi D. 648.

792

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 51/35. Berlino, 10 febbraio 1915, ore 0,20 (per. ore 5).

Zimmermann accennando con me stamane all'intervista di Biilow, pubblicata da un giornale ungherese, mi chiedeva se vi era qualche cosa di nuovo nei negoziati in co·rso fra il R. Governo e il Governo austro-ungarico. Risposi che quei negoziati erano rimasti assolutamente stazionari e che V. E. aveva dato istruzioni al Duca Avarna (l) di insistere per avere una risposta alla nostra precedente domanda, risposta la cui urgenza di fronte alla imminenza della riapertura del Parlamento non aveva nemmeno bisogno di essere dimostrata. Soggiunsi che il Governo germanico avrebbe dovuto raddoppiare le sue premure per influire a tale scopo sul Governo Imperiale e Reale. Zimmermann mi assicurava che il Governo Germanico non cessava di adoperarsi a ciò e che aveva sempre difficoltà che si oppongono all'intesa. Io replicai che il Governo Germanico aveva in mano tutto quanto occorreva per parlare alto e chiaro a Vienna. Mi risulta, dissi, che gli spiriti in Austria ed in Ungheria, assai depressi dopo l'evacuazione di Belgrado, si sono ora sollevati in seguito alla piega più favorevole che sembrano avere preso gli avvenimenti in Galizia e specialmente in Bucovina: e che vi si sarebbe quindi meno propensi ad entrare in certe discussioni con noi. Non si dov·rebbe però dimenticare a Vienna e Budapest che siffatto miglioramento della situazione militare è dovuto esclusivamente all'intervento di truppe germaniche. Governo Imperiale lo potrebbe opportunamente rammentare a Vienna: ed aggiungo che esso ha affronta.to la guerra (almeno osservai, secondo la sua propria dichiarazione) per salvare decoro e situazione di grande Potenza della Monarchia austro-ungarica, e che non è ammissibile che questa stessa Monarchia lo trascini in altre complicazioni, causate dal prolungarsi e dal ripetersi di gravi errori che anche in Ger

mania sono dall'opinione pubblica unanimemente deplorati. Zimmermann non poté non riconoscere il fondamento di queste considerazioni, che facevo beninteso a mio nome personale ma che mi sembravano rispondere interamente alla realtà dei fatti. Egli persisteva, malgrado tutto, nel suo ottimismo.

(l) Vedi D. 786.

793

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 52/40. Vienna, 10 febbraio 1915, ore 20 (per. ore 3 dell'11).

R. Console Generale Budapest mi prega telegrafare: • Gabinetto n. 6 Segreto. Conte Michele Karoly, che da due settimane si trova Vienna per una cura, è venuto a vedermi oggi espressamente a Budapest, non osando perché pedinato andare vedere R. Ambasciato·re a Vienna.

Egli mi ha detto che ha avuto a Vienna sentore di negoziati in corso per assicurarsi neutralità Italia e Romania. Alla Romania sarebbe stata promessa parte della Bucovina (1). Quanto all'Italia, Germania vorrebbe cedere un enclave germanico in Boemia all'Austria-Ungheria che darebbe in cambio il Trentino. Germania cederebbe questo all'Italia. Karolyi crede che Germania sia in perfetta buona fede, mentre crede che Governo austro-ungarico non ha nessuna intenzione di cedere all'Italia. Se non ha declinato qualsiasi trattativa è solo per guadagnar tempo. Secondo Karolyi né Tisza né Governo Imperiale e Reale credono che l'Italia voglia fare la guerra, e ritengono ad ogni modo avere forze sufficienti per resistere all'Italia. Quanto alla situazione interna, Karolyi mi ha detto che gli slavi dell'Austria si tengono molto tranquilli per paura. Ma che tra tutti, compresi gli stessi tedeschi, si comincia a far largo una elevata apprensione per il predominio sempre crescente della Germania, e si teme che se riuscisse completamente vittoriosa imporrebbe all'Austria tariffe doganali tali, se non anche Unione doganale, che sarebbero la rovina dell'Austria-Ungheria. Karolyi considera l'idea di Tisza, di un predominio ungherese nella Monarchia, una utop'ia destinata a sicuro insuccesso. Egli considera che interesse vero dell'Ungheria è il rafforzamento della sua autonomia e ciò è possibile solo se per il momento non stravince e l'Austria s'indebolisce facendo le spese del conflitto.

Egli si augura che l'Italia possa ottenere Trentino e eventualmente anche Trieste ma rinunzi a Fiume che deve rimanere ungherese. Quantunque creda che bisogna fidarsi 'POCO delle promesse non esclude che l'Italia possa conseguire intento senza guerra. Forse mobilitazione otterrà ciò che semplici negoziati non daranno. Osservò però che è necessaria grande abilità per evitare di seminare germe di odio e del desiderio di rivincita. Egli spera che si potrà superare difficoltà in modo che in avvenire relazioni Germania e AustriaUngheria con l'Italia possano essere buone. Egli lo crede possibile perché ciò

è necessario per Germania. Per Ungheria poi le buone relazioni con l'Italia sono necessità a'Ssoluta se non vuole essere soprafatta dal germanismo o dallo slavismo.

Karolyi mi ha detto che ha scritto una lettera confidenziale a V. E. che conobbe anno scorso da Scipione Borghese, la ha affidata ad un sacerdote certo Torok che si reca a Roma (1). Mi ha chiesto una lettera di presentazione presso

V. E. per questo sacerdote. Ho risposto negativamente ma che sacerdote poteva presentarsi al Conte Aldrovandi. Karolyi è sempre alquanto esaltato e dominato da sentimenti di ostilità contro Tisza. Tuttavia ha una ,certa influenza, cresciuta pel matrimonio con figlia Andrassy. Credo quindi utile rimanere in buoni termini potendo da lui ricavare utili indicazioni. Prego pertanto V. E. voler avvei'1tire Conte Aldrov,andi.

lo potrò vedere qui sempre Karolyi senza destare diffidenza, e potrò quindi dargli a voce quella risposta che V. E. credesse fargli.

V. E. potrà telegrafarmi in cifra pel tramite R. Ambasciata a Vienna »,

(l) Questa notizia era riferita da Sonnino a Fasciotti con t. gab. 35 r. sp. dell'Il febbraio. Fasciotti rispondeva con il D. 801.

794

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 285/89. Bucarest, 11 febbraio 1915, ore 20,30 (per. ore 6,50 del 12).

Mio telegramma gab. segreto n. 87 (2).

Bratianu mi ha confermato che Mircesco è venuto per cercare di influire in favore della cooperazione coi due Imperi sulla base di quello che si è fatto vedere (sic) in Germania. Ha pure confermato che Mircesco ha portato una lettera dell'Imperatore Guglielmo per il Re di Romania aggiungendo però che egli farà smentire questa notizia dai giornali. Mi ha detto poi di non conoscere il testo della lettera imperiale ma di poter in ogni caso assicurare il R. Governo che essa non potrà né indurre la Romania a cooperare coi due Imperi né influire in alcun modo sulla politica romena.

Vienne le 13/Il « Monsieur le Baron,

Ayant eu l'honneur de vous etre présenté il y a deux ans à Rome chez le prince ScipionBorghese à l'occasion d'un diner de famille, j'espère ne pas étre indiscret en vous priant de vouloir bien recevoir M. l'abbé Jànos Ti:irok que je connais personnellement et qui est des plus recommandables.

Vous lui fourniriez ainsi l'occasion de vous exposer mes vues sur la politique extérieure concernant la crise actuelle. Ces vues sont celles du parti de 48 c'est-à-dire de l'Indépendance fondé par Kossuth et dont je suis actuellement le chef.

Monsieur l'abbé Torok a toute ma confiance et c'est la raison qui m'a fait lui confier cette mission délicate. Mille remerciements d'avance Monsieur le Baron et permettez-moi de présenter à Votre Excellence mes salutations les plus cordiales Comte Michel Karolj •.

Bratianu mi ha assicurato che il R. Governo sarà tenuto al corrente di qualsiasi passo che venga fatto presso Governo romeno dall'una o dall'altra parte per indurlo ad uscire dalla neutralità. Prego mantenere il segreto su quanto precede.

(l) Il testo della lettera, ed. in SoNNINO, Diario, cit., pp. 116-117, è il seguente:

(2) Con t. gab. 282/87 del 10 febbraio, ore 21,30, Fasciotti informava Sonnino che Mircesco aveva consegnato a Re Ferdinando una lettera dell'Imperatore di Germania e che, inoltre, andava diffondendo la notizia di intese tra Italia e Germania.

795

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, DE MARTINO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

RELAZIONE. Roma, 11 febbraio 1915.

Mi permetto sottoporre a V. E. alcune considerazioni circa le intese italaaustriache per l'Albania in ordine alle note controproposte di Burifm riguardo l'occupazione di Valona ('telegramma 50/39 del 9 febbraio 1915 (2).

All'affermazione di Burifm che l'occupazione di Valona fa decorrere per l'Italia l'obbligo dei compensi in forza dell'articolo VII, si risponde fondamentalmente colle considerazioni attinenti alla conferenza di Londra e alla situazione dell'Italia, unica neutrale fra le potenze firmatarie.

Con ciò praticamente si viene a dire all'Austria che l'Albania, essendo retta a regime internazionale, è sottratta all'efficacia delle stipulazioni del trattato della Tdplice alleanza. E inoltre tacendo, in questa occasione, degli accordi italo-austriaci per l'Albania, si viene a constatare formalmente la decadenza degli accordi medesimi.

E poiché questo silenzio circa i detti accordi italo-austriaci è pure mantenuto ora da Burifm, come ugualmente venne osservato in occasione dell'occupazione di Valona, sorge il sospetto che da parte anche del governo austroungarico si voglia creare un precedente di fatto atto a stabilire, per future eventualità, la decadenza degli accordi medesimi.

Sorge dunque il quesito: conviene all'Italia o non conv:iene creare siffatto precedente? La risposta dipende da considerazioni che esorbitano dalla quest'ione albanese propriamente detta.

Se il governo italiano decide di gettare, quando che sia, il peso delle armi italiane nella bilancia, contro l'Austria, per determinarne il tracollo, senza attendere che la bilancia abbia oscillato a favore della triplice Intesa, allora non è il caso di pensare alla futura validità degli accordi italo-austriaci per l'Albania. Quando l'Italia segua e possa seguire questa direttiva, possiamo anche scartare l'ipotesi di una vittoria dell'Austria-Ungheria.

Ma se il governo italiano adottasse la direttiva di entrare in guerra, non già in ogni caso, ma solo ne·l caso che la bilancia oscilli a favore della triplice Intesa, allora non si può a meno di contemplare e prevedere la ipotesi della vittoria di Germania e Austria-Ungheria, restando l'Italia neutrale sino al termine del conflitto.

In questa ipotesi, riescano o non riescano ('com'è assai probabile) gli attuali negoziati per le • aspirazioni nazionali •, l'interesse italiano maggiormente minacciato sarà quello dell'Adriatico, come ho avuto l'onore di illustrare in precedenti relazioni (1). E dovremo allora provvedere a • salvare quel che si può •. E sotto questo riflesso, Albania significa Adriatico. Nell'aspra, difficoltosa e pericolosa discussione che ne seguirà, non sarà interesse dell'Italia trovarsi in grado di poter invocare la validità degli accordi itala-austriaci per l'Albania? Così circoscritto, il quesito meri.ta esame.

,Nei primordi del conflitto europeo presente, il governo di Vienna e quello di Roma si accordarono nell'intesa di mantenere in vigore gli a·ccordi per l'Albania • non solo per oggi ma anche per l'avvenire • (telegramma da Vienna del 28 agosto 1914 n. 8484/1196; telegramma a Avarna 26 agosto n. 4909 e altri) (2).

Oltre a ciò, sempre in applicazione degli accordi italo-austriaci, il governo di Vienna fece intendere che, durante i'l conflitto europeo, lasciava, in certo modo, mano libera all'Italia in Albania. I vari colloqui relativi a questo punto sono riassunti da Avarna, nel te·legramma 1266/123 gabinetto del 5 settembre scorso (3) nei seguenti termini: • V. E. sa che Berchtold mi ha dkhiarato sempre di rimettersi a Lei interamente per tutto ciò che Ella avesse deciso circa le varie questioni riguardanti l'Albania, e che si sarebbe quindi associato a qualsiasi provvedimento Ella avesse cr·eduto prendere nell'interesse dell'avvenire dell'Albania, pur non potendo darvi che il suo appoggio morale soltanto •.

A parte la questione circa la convenienza per l'Italia di poter invocare la validità degli accordi itala-austriaci in date eventualità, parrebbe ad ogni modo che la tesi ora sostenuta da Buriim nella sua controproposta sia mal conciliabile col punto di vista del suo predecessore conte Berchtold.

(l) Ed. in SONNINO, Carteggio, cit., D. 126.

(2) Vedi D. 791.

796

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

R. 1091/150. Berlino, 11 febbraio 1915.

In obbedienza alle istruzioni impartitemi col telegramma di V. E. Gabinetto n. 42 (4) dell'll gennaio u.s., e sciogliendo la riserva contenuta ne'l mio telegramma Gabinetto n. 19 del 20 gennaio (5) ho l'onore di .trasmettere, qui unito, a V. E.:

l) rapporto complessivo (con note e con tre allegati) (6) sulle • condizioni economiche generali della Germania nel sesto mese di guerra •. Esso fu compilato sulla base di dati ed info·rmazioni statimi forniti da diverse fonti,

ugualmente competenti e autorevoli, nei circoli finanziarii ed industriali di Berlino;

2) una memoria redatta sullo stesso argomento dall'Addetto commerciale di questa R. Ambasciata, con speciale riguardo all'influenza che l'eventuale difetto di talune sostanze può esercitare sul.l'economia generale del paese;

3) una pubblicazione dovuta alla collaborazione di un certo numero di tecnici, di professori, e di alti funz:onarii tedeschi, circa la nutrizione del popolo germanico in relazione col progetto attribuito all'Inghilterra di affamare la Germania.

L'esame complessivo di questi lavori conferma sostanzialmente, a mio avviso, le impressioni sommarie 'che io avevo creduto di dover riferire a V. E. col mio sopracitato telegramma. Ben inteso, per valutare ed apprezzare le notizie e considerazioni contenutevi, conviene tener molto conto del fatto che -salvo per la memoria del Prof. Labriola -esse sono di origine tedesca. E in ciò fare, occorre aver ben presente che fin dallo scoppio della grande conflagrazione mondiale, si è fatta strada in tutti i paesi belligeranti -sia per un fenomeno di auto-suggestione causata dalla sovraeccitazione·, sia per la necessità di .tener alto il morale del proprio popolo, sia per una singolare deviazione dei concetti morali che fa apparire, non pur lecito, ma addirittura doveroso e patriottico, qualsiasi travestimento della verità che sia considerato come giovevole al proprio paese e dannoso ai nemici -una generale tendenza ad esagerare amplificare e persino inventare le manifestazioni favorevoli alla propria causa, a sottacere, dissimulare o quanto meno attenuare quelle contrarie. Fatta questa, invero abbastanza ampia riserva, debbo però ripetere che quelle informazioni mi furono fornite da persone, non solo in circostanze normali interamente degne di fede, ma anche scelte fra quelle che si dimostrano imparziali ed obbiettive nei loro apprezzamenti, e debbo soggiungere che esse concordano compl·etamente con quelle che alcuni fra questi miei colleghi -i Ministri di Olanda e di Romania, per esempio -furono incaricati di raccogliere e di trasmettere ai loro rispettivi Governi.

Io stimo, dunque, che, pur facendo una larga parte aH'impreveduto, si possa oggi asserire con fondamento, che la situazione economica della Germania è tale da assicurarle la necessaria forza dd resistenza, ·anche per una assai lunga durata della presente guerra. Il grado di resistenza non è lo stesso per ciascuno degli aspetti del grave problema. Sicura, e·, quasi direi, illimitata per quanto concerne le armi, le munizioni e tutto ciò che occorre all'esercito e alla Marina: solida e poderosa per quanto concerne le questioni finanziarie propriamente dette: la forza di resistenza non è che condizionata e sottoposta a molte restrizioni e riserve, per quanto concerne il vettovagliamento della popolazione. Ma in tutti i tedeschi, e nella maggior parte degli stranieri, domina la convinzione che, anche sotto questo aspetto, le difficoltà potranno essere superate: e che la Germania se vincitrice sui campi di battaglia, non sarà obbligata a cedere da esigenze e necessità di altra natura. Tale convinzione potrà, fuori dell'Impero, non apparire interamente fondata: e, certo, sembra in contrasto coH'opinione, generalmente prevalente prima

•+7 -Documenti dtplomatict -Serie V -Vol. n

della guerra, che la Germania, specialmente in confronto alla Francia e all'Inghilterra, non fosse un paese ricco. Se nessun dubbio vi era, nemmeno fra suoi più accaniti nemici, circa la forza e la preparazione militare della Germania, molti dubbi vi erano, e sembravano autorizzati, 'Circa la sua potenzialità economica, che si credeva non avrebbe resistito all'immane costrizione esercitata sovra di essa dall'Inghilterra, padrona dei mari, e in grado di annientare tutto il suo commercio estero. I fatti hanno invece provato che quella potenzialità esisteva, e danno fondato motivo di credere che essa sia tale da resistere per assai lungo tempo ancora.

Le ragioni di questo fenomeno sono varie e complesse. Si è potuto constatare, innanzi tutto, che la Germania era davvero più • ricca • di quanto non credevano gli stranderi, e forse gli stessi teleschi. La sUuazione del Tesoro dello Stato, dei Principali Istituti di Credito, dell'Industria e del Commercio nazionali si dimostrò, come dissi, solida e poderosa, ta,le da poter sopportare, certo con danni gravi, ma non decisivi e irreparabili, l'urto tremendo recatole dalla guerra. Pure in molti casi sufficiente si chiarì la provvista di articoli di prima necessità e di materie prime per l'industria: negli altri casi si provvede, come ho detto sopra, con tutta una serie di misure ordinatrici e restrittive, e con tentativi di introduzione dall'estero, sulla base, oramai generalmente adottata con noi come cogli altri Stati, di scambi di permessi di esportazione. Aggiungerò che, come da molte parti si ripete, una quantità abbastanza considerevole di prodotti continua, malgrado tutti i divieti e la sorveglianza degli Stati interessati, ad entrare illecitamente in Gemania per tutte le frontiere; si tratta, ben inteso, di voci in circolazione, delle quali non è facile appurare il fondamento; ma si afferma, per esempio, che dalla Danimarca, oltre i centomila cavalili importati, e malgrado il divieto di esportazione emanato dappoi, un numero rilevante ne fu ancora introdotto più tardi; e che un numero anche superiore entrò direttamente in Germania dalla Russia.

Ammirabile, rispondente a tutte le necessità del momento ed alle previsioni dei competenti in materia, si mo·strò l'ordinamento dell'industria germanka. Il Governo la favorisce in ogni miglior modo, esentando dal servizio militare tutti coloro la cui opera appare specialmente necessaria, concedendo molteplici facilitazioni, esenzione di dazii, riduzioni di tariffe, etc. come è detto nelle memorie annesse. Ma ciò che, a quanto viene pure in esse rilevato, più contribuisce ad a·ccrescere la potenzialità dell'industria ed i vantaggi che può rendere al Paese, è la facoltà di adattabilità di cui essa ha dato prova, trasformandosi anche radicalmente, producendo, invece di quelli di ordinaria fabbricazione, solo gli articoli più richiesti all'ora attuale, in relazione mediata o immediata colle esigenze della guerra: è stato detto che anche l'industria germanica è stata mobilizzata, e certo i risultati di tale mobilitazione industriale, come di quella militare, furono ottimi.

La base fondamentale di tutto ciò è costituita dalle qualità peculiari del popolo stesso, che nel periodo di storia che esso attraversa, hanno raggiunto il più alto grado di sviluppo. Sono universalmente noti la coscienza del proprio dovere, il rispetto all'autorità, la tenacia, la puntualità e la precisione che distinguono i tedeschi. Scoppiata la grande guerra, che tutti o quasi nel popolo -non dico nel Goveno -hanno la sincera convinzione essere stata provocata dai nemici della Germania, ogni tedesco, senza distinzione di regione, di partito, di classe o di religione, ha sentito che si trattava di una questione di vita o di morte per la patria: e alla difesa della patria si è interamente consacrato, o esponendo la propria esistenza sui campi di battaglia, o dando tutto quello che poteva dare dei suoi mezzi e della sua attività. Ed ha portato in ciò, oltre 'le qualità cui accennavo, anche quella -che può talvolta risolversi nel dìfetto di iniziativa -di limitarsi ad operare nella cerchia ristretta delle proprie attribuzioni, di compiere esattamente -ma esclusivamente -le funl')ioni che gli vengono affidate. È grazie a Questo concorso d"i tutto il popolo che ha potuto esplicarsi e venire applicata la mirabile organizzazione, colla quale il Governo Imperiale, e, sulla sua scorta, i Governi Statali e le Amministrazioni comunali -hanno saputo regoilare tutta la vita amministrativa, sociale ed economi'èa della nazione, in armonia colle esigenze della guerra. La lunga serie di provvedimenti che, mano a mano che la necessità se ne presentava, furono presi dal Governo negli scorsi sei mesi, contiene numerose disposizioni, improntate alla • Griindlichkeit •, germanica, che possono apparire, a prima vista, troppo minuziose, talvolta complicate e confuse: ma all'atto pratico, e grazie :::nche al modo con cui vennero eseguite ed osservate dal popolo, si chdarirrono efficaci ed interamente rispondenti allo scopo. La perfezione non è possibile nelle cose umane: qualche errore e qualche lacuna sono stati rilevati: non mancarono anche talune lamentanze: ma, in complesso, si può dire che l'organizzazione .governativa germanica, è stata finora almeno, pari alla fama che la circonda, pari all'immensa gravità dei compito che le spettava.

Tutto dò, e, ripeto, senza voler arrischiare qualsiasi affermazione che possa somigliare ad una profezia, per quanto riguarda la forza di resistenza della Germania finché dura la guerra. Se, dopo la fine di questa, e anche nel caso di esito sfavorevole per la Germania, le conseguenze degli attuali sforzi immensi e della tensione quasi convulsiva di tutte 1le facoltà attive del :paese, non possano avere un grave contraccolpo sulla situazione economica per lungo volgere d'anni: è questa una questione, il cui studio esorbiterebbe dai confini del presente rapporto, e a risolvere la quale, mancherebbero, del resto, per ora, molti elementi di giudizio.

(l) -Vedi DD. 311 e 596. (2) -Vedi serie V, vol. r. DD. 475 e 454. (3) -Vedi serie V. vol. r. D. 590. (4) -Vedi D. 602. (5) -Vedi D. 663. (6) -Le note e gli allegati non sono stati rinvenuti nel fascicolo.
797

L'ONOREVOLE BISSOLATI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

L. P. Roma, 11 febbraio 1915.

Ti scrivo questi ringraziamenti, che in realtà spettano a te... e all'Inghilterra. Sei sicuro che il nostro Ministro a Bucarest segua le vostre direttive? Mi si assicura ch'egli fa colà il gioco tedesco. E osate, osate, se non volete che il • gioco tedesco • vi scavi -anche all'estero -una brutta trappola!

798

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA (l)

L. P. Berlino, 11 febbraio 1915.

Mille grazie della tua buona lettera del 5 (2) e per la copia del telegramma che hai avuto la bontà di mandarmi. Esso mi ha spiegato chiaramente alcuni punti dei telegrammi successivi, che erano rimasti per me un po' oscuri. Quello relativo al tuo secondo colloquio con Bur~an (3) mi era staJto infatti comunicato, ed era sembrato anche a me che Burian vi si fosse mostrato alquanto meno intransigente, e disposto, se non altro, a continuare la discussione: il che risultava anche da ciò che Macchio d:iJsse dappoi a So!1!Il.iino (4). Or'a sto aspettando con una certa ansietà i risultati del tuo terzo colloquio, che suppongo avrai avuto o avrai dn questi giorni (5). Con <llllSÌetà, ma, pU\l'ltrorppo, ~enza la mindma fiducia, perché parmi che oramai la situazione sia poco men che disperata. Da un lato mi si dice che costì, appena giunte le notizie di qualche parziale successo nei Carpazi o in Bucovina, hanno subito rialzato la cresta, e dichiarano, specialmente nei circoli militari, che a nessun patto vogliono sentir parlare di una cessione all'Italia. A questo proposito, io ho creduto di dover esprimerm~ francamente qui (non so se il mio telegramma del 9 (6) ti è stato comunicato), perché realmente se la situazione militare degli austriaci si era un tantino migliorata, ciò era dovuto esclusivamente all'intervento di truppe tedesche, il che parmi dia diritto alla Germania di influire energicamente in favore di un accordo con noi, che qui -per il momento almeno -è davvero vivamente desiderato in tutti i circoli politici. So bene che, a quanto tu mi avevi scritto e m'era stato anche qui confermato, la missione Wedel aveva prodotto cattivo effetto a Vienna: che v'è quindi da temere che lo stesso accada P'er passi ulteriori.

Ma d'altro canto, senza una forte pressione da parte germanica a Vienna, credo che codesti signori non si deciderebbero mai a darci una risposta positiva. Sembra inoltre che in questi ultimi giorni le cose volgano di nuovo meno favorevolmente per gli alleati in Polonia, dove i Russi parlano addirittura di grandi vittorie: e ciò potrebbe fors'anche calmare gli ardori viennesi.

Con tutto ciò, e senza contare le grosse difficoltà che non mancherebbero di sorgere poi per tutti i particolari di un eventuale accordo, io ho pochissima speranza che ,costì finiscano col mostrarsi ragionevoli: ma, come te, ne ho ancora molto meno che si mostrino ragionevoli da noi. Da ogni riga, da ogni frase dei telegrammi di Sonnino si rileva il 'proposito di • brusquer • le cose, di metter fuori domande e pretese che sarà impossibile vengano accolte, e che dovranno condurre fatalmente alla rottura dei negoziati. • Quos Deus vult perdere, dementat! •; ma il male è che non solo i dementi saranno cosi perduti,

bensì tutto il nostro povero paese trascinato alla rovina. E hai visto come il nostro ministro rivela i suoi sentimenti verso la Triplice Intesa? Hai visto come ha ricevuto La cornmilnatoria (l) -ché tale em realmei!]Jte -deri tre ambasciatori per l'Albania? L'ha messa in tasca, ha dato tutte le assicurazioni possibili, facendo solo una riserva per ripetere una volta di più che interverremo soltanto contro l'Austria: poco mancò che non ~ringraziasse di quella cortesda, che dovrebbe darci un • avant goiìt • di quel che avremo da ingoiare dopo. E nella questione della navigazione neutrale nel Mare del Nord -nella quale del resto, lo ammetto, qui a Berlino hanno fatto un sacco di corbellerie -mentre Sornn.ino minaccia tutte le pro,teste contro la Germania (2), si limita a qualificare di • scorrettezza • il procedere dell'Inghilterra, che fa inalberare alle sue navi la bandiera neutra! Ora, son curioso di vedere come apprezzerà il discorso di Sazonov che, con una delicatezza ammirevole, ha detto che il R. Governo sarà responsabi1le di fronte al popolo se lascerà passare la congiuntura favorevole per il compimento delle nostre aspirazioni nazionali... Tutto ciò per 'COnchiudere -come conchiudi tu -che la guerra può ormai considerarsi come inevitabile, se rimane al potere il ministro attuale. Con questa riserva voglio fare allusione al contegno di Giolitti, che potrebbe forse portare qualche mutamento nella situazione. Avrai certo visto la sua lettera: per chi legge fra Je righe, parmi che la sua, diciamo così, predilezione per la neutralità non possa più esser messa in dubbio. Informazioni da fonti priVIate mi confermano interamente questo apprezzamento. Io avrei modo di co,mpletarle e corroborarle per mezzo di qualche intimo di GioHtti, col quale sono in amichevoli relazioni personali: ma naturalmente me ne astengo, per la riserva che mi è imposta. Tutto porta a credere che, alla imminente apertura del Parlamento, si assisterà ad un'alzata di scudi dei giolittiani, coll'evidente intenzione di rovesciare il ministero e di provocare il ritorno di Palamidone. Ma riusciranno? E anche se riuscissero, saprà poi e vorrà Giolitti, una volta al potere, resistere alle pressioni dei guerrafondai e alle mal ,simulate velleità dall'alto? Purtroppo, non lo credo: e, da qualunque parte si guardi, la situazione, ripeto, appare quasi disperata. Perché, dato e non concesso che a Vienna si rassegnino ad entrare nel nostro ordine d'idee, v'è poi la questione dei limiti delle nostre domande, sulla quale l'accordo sarà presso che impossibile. Se esse non andassero al di là di quanto ti era stato detto da principio, Trentino e rettifica di frontiere fino all'Isonzo, credo che l'appoggio della Germania ci sarebbe mantenuto fino alla fine. Ciò è stato detto chiaramente in un notevole articolo della Frankfurter Zeitung, che non so se hai letto: è stato ripetuto dal giornale la Vittoria di Roma che non è altro che il portavoce di Billow: e qui, oramai, tutti vi consentono. Ma, naturalmente, se volessimo oltrepassare i limiti, anche la Germania, come tu dici benissimo, ci abbandonerebbe: di Trieste non potrà mai essere questione. E allora si verificherebbero le eventualità cui ha accennato, colla 'COnsueta sua delicatezza di tatto, l'amico Monts nell'articolo del Berliner Tageblatt. E si verificheranno, ,ahimè! e la vergogna e H disastro non ne saranno rispavmiati all'Italia. Ed ha veramente qualche

cosa di tragicamente ironico il fatto che appunto noi, che tutto ciò vediamo e prevediamo, abbiamo il dovere -purtroppo, non posso non riconoscerlo anch'io -di rimanere ai nostri posti, strumenti e complici di una ;politica che condanniamo interamente!

Mi parli della Rumania. Anche qui, infatti, al dipartimento degli esteri e nei giornali si pretende che le disposizioni si sarebbero colà calmate in questi ultimi tempi, in seguito alla presenza di truppe germaniche vicino alla frontiera e ai relativi successi austriaci in Bucovina. Ma Beldi:rnan, pur essendo sempre relativamente ottimista, è lungi dal mostrarsi rassicurato: e ancora stamane mi diceva che da qualche giorno non ha ricevuto da Bucarest nulla di proprio minaccioso, ma anche nulla di confortante. Ora però comincio a credere anch'io che la Rumania non si muoverà finché non ci muoveremo noi. A ciò avrà contribuito una dichiarazione che avrebbe fatta Fasciotti -non solo al governo, ma anche ai capi dei partiti d'azione, come Take Jonescu nel senso che l'Italia non si riterrebbe i:mpegnata da un'entrata in campagna della Rumania: essa agirà soltanto secondo i propri interessi, che le indicheranno se e quando verrà il momento di agire. Tale informazione mi è stata data qui da Zimmermann e confermata poi da Beldiman, il quale non l'aveva però avuta, nemmeno lui, dal suo governo. Al governo nostro, che naturalmente non me ne aveva tenuto parola, ho creduto di dover fare in proposito, in un mio telegramma (1), un piccolo accenno incidentale, che, ben inteso, non è stato raccolto. Tutto sommato, però, ho anch'io l'impressione che un vero e proprio accordo fra noi e la Rumania non esista ancora, malgrado gli sforzi di quel nostro simpatico rappresentante.

Quanto ad una pace separata dell'Austria colla Russia, sono d'accordo con te nel ritenerla press'a poco impossibile: avrai tuttavia rilevata l'allusione abbastanza abile che vi fe·ce Bi.ilow nella sua intervista con un giornalista ungherese. In generale, parmi difficile che di una pace qualsiasi colla Russia si possa ora parlare, dopo le dichiarazioni così violente fatte ieri da Sazonov alla Duma. Invece di far la pace con qualcuno, v'è da temere che la Germania -oltre che con noi -si trovi in guerra con nuove Potenze. A momenti, si direbbe quasi che qui hanno perduto completamente la testa, tanta è la leggerezza colla quale assumono un tono provocatore di fronte a tutti. Le disposizioni della recente notificazione per il • Kriegsgebiet • lungo le coste dell'Inghilterra, e più ancora il modo ·con cui, nella memoria esplicativa annessavi, vien parlato dei neutrali, hanno indisposto tutti: e sembra che, specialmente a Washington e all'Aja, ne siano irritatissimi, e non si escludono le più gravi complicazioni... Con noi poi, ne son sorte e ne sorgeranno certo delle nuove, in seguito al recentissimo nostro decreto che vieta l'esportazione di quasi tutte le derrate alimentari, compresi i legumi. Gli importatori italiani di questo mercato ne sono spaventati e si vedono all'orlo del fallimento: ho telegrafato subito a Roma per avere schiarimenti, ma ,finora nessuna risposta.

Insomma, ogni giorno nuove difficoltà e nuovi pericoli. E bisogna proprio fare uno sforzo sovrumano per non perdere i nervi. In questa penosa situazione

mi sono sempre di grande conforto i saggi consigli della tua amicizia, che ti sarò molto grato di continuarmi per mezzo di corrieri... finché ve ne saranno!

P. S. -Persone giunte ultimamente dall'Italia dicono che da noi tutto sarà pronto, militarmente, alla metà di marzo, e che allora si farà • il bel colpo •. Abbiamo dunque ancora un mese di... agonia!

(l) Ed. in Carteggio Avarna-Bollati, cit., pp. 58-61.

(2) -Vedi D. 773. (3) -Vedi D. 730. (4) -Vedi D. 764. (5) -Vedi D. 791. (6) -Vedi D. 792. (l) -Vedi D. 760. (2) -Vedi D. 780.

(l) Vedi D. 735.

799

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, BOLLATI E A VIENNA AVARNA (l)

T. GAB. R. SP. 36. Roma, 12 febbraio 1915, ore 4,20.

Riservatissimo per Lei solo.

(Per Berlino) Mio telegramma n. 33/18 (2).

R. Ambasciatore a Vienna telegrafa quanto segue: • (come nel telegram

ma Gabinetto Segreto riservato speciale n. 50/39) • (3). Ho risposto ad Avarna quanto segue:

(Per Vienna) Telegramma di V. E. n. 39.

(Per entrambi) Quanto alle occupazioni temporanee di Valona e del Dodecanneso, le o..uali, secondo il Ba•:-one Burian, imponevano all'Italia l'obbligo di un accordo preventivo con l'Austria-Ungheria basato sul prindpio del compenso debbo rilevare quanto segue:

l o -Isole del Dodecanneso. Col mio telegramma gabinetto n. 849 del 20 maggio 1912 si informava V. E. che le ·isol·e già occupate dalle truppe italiane erano le seguenti: Stampalia, Rodi, Caso, Scarpanto e Calchi, e che sarebbero subito occupate Simi, Piscopi, Nisero, Calimno, Lero, Lipso e Patmos.

Col telegramma gabinetto n. 856 del 21 maggio 1912 si informava V. E. che si procedeva subito aUa occupazione di Cos.

Col telegramma gabinetto n. 825/159 del 23 maggio V. E. informava di aver fatto a Berchtold la relativa comunicazione. Berchtold rispose che • tale decisione era in opposizione non solo alle dichiarazioni fatteci in precedenza, ma anche agli impegni che avevamo assunto coll'articolo VII del trattato di alleanza •, e che • egli avrebbe avuto il diritto di domandare in base dell'articolo suddetto dei compensi per quelle occupazioni. In vista però delle considerazioni esposte.gli e per dimostrare il suo buon volere, come il suo desiderio sincero di non mettere pel momento e nella misura del possibile ostacoli alla nostra libertà d'azione, Berchtold non avrebbe sollevato oppo

s1z10ne contro le occupazioni suddette e non si sarebbe prevalso in questa occasione del diritto a compensi che gli spettavano. Egli doveva però dichiarare in modo formale che se noi procedessimo all'occupazione ulteriore di isole dell'Egeo non sarebbe stato in grado di consentirvi, a cagione delle gravi conseguenze che potevano risultare e nel !asciarci la piena responsabUità di queste eventuali occupazioni, si sarebbe riservato il diritto ai compensi di cui portebbe all'occorrenza prevalersi •.

Da quanto precede risulta che il conte Berchtold dichiarò a V. E. la sua rinuncia a prevalersi della clausola dei compensi per quanto riguarda Rodi e il Dodecanneso. Con ciò resta assorbita la questione di accertare se e quante delle isole occupate dall'Italia facciano parte del Mare Mediterraneo e del Mare Egeo, in relazione al tenore dell'articolo VII che contempla solo il Mare Egeo.

Ma, d'altra parte, in seguito appunto alla opposizione dell'Austria e in seguito alla predetta dichiarazione che • ulteriori occwpazioni • avrebbero fatto entrare in azione la clausola dei compensi, il R. Governo prese la grave decisione di astenersi dalla occupazione di Chio e Mitilene, mentre dalle notizie avute e dagli accertamenti fatti risultava ·che precisamente la occupazione di Chio e Mitilene avrebbe recato al nostro nemico il colpo necessario a fiaccarne la resistenza e atto a costringerlo ai negoziati di pace per porre un termine alla guerra.

L'Italia ha dunque rispettato ~1i obblighi sanciti nell'arUcolo Viii e da ciò le derivò il grave danno del prolungamento della guerra. L'occupazione di Rodi e del Dodecanneso fu prolungata per due ordini di ragioni:

a) -Lo sgombero delle isole è subordinato allo adempimento da parte della Turchia delle clausole del Trattato di Losanna, mentre a questo obbligo la Turchia non ha tutt'ora ottemperato. Nè ha ancora oggi ottemperato all'obbligo, da essa Turchia riconosciuto, di compensare l'Italia, mediante concessioni in Asia Minore, per le spese sostenute in seguito al prolungamento della occupazione militare italiana delle isole.

b) -Con la occupazione delle isole, l'Italia ha reso un servizio segnalato alla Turchia, in quanto le isole stesse sarebbero inevitabilmente state conquistate dalla Grecia al pari di Chio, Mitilene e altre isole ora in possesso della Grecia. E ci risulta che la Turchia era assai ansiosa di veder continuata l'occupazione italiana, né ci ha mai fatto sollecito di sgomberare, ben rendendosi conto che nella attuale incerta situazione politica, e di fronte alla precarietà dei rapporti greco-turchi grave sarebbe il pericolo che correrebbero le isole qualora restituite alla Turchia militarmente incapace di difenderle. L'occupazione delle isole, durante le guerre balcaniche e durante il presente conflitto europeo, cui partecipa la Turchia, ha costituito e costituisce pertanto un servizio reso dall'Italia all'alleata dell'Austria-Ungheria.

2° -Occupazione di Valona. L'occupazione italiana di Valona trae la sua origine e la sua base dalla situazione di fatto nella quale, per effetto del conflitto europeo, si sono trovate le potenze firmatarie della Conferenza

di Londra. In quella Conferenza fu creata l'Albania e ne furono determinate le frontiere nei riguardi degli Stati balcanici confinanti, dei quali ·sono ben note le aspirazioni.

Il Governo Italiano, sin dall'origine della presente guerra, ha sostenuto che le deliberazioni di Londra per l'Albania continuassero a rimanere valide e obbligatorie.

Sola l'I!ta1ia, come potenza neutrale, erra in grado di provvederr'e· ailla tutela delle deliberazioni di Londra e ciò spiega e giustifica come da nessuna parte ci vennero mosse obbiezioni allorché occupammo Sasseno e Valona in via provvl,soll'ia allo scopo dii p!'eservare Quelle impootanti localiltà albanesi da avvenimenti che avrebbero avuto ·grave ripercussione tinternazionale. È no.to infartJti che V'alona Si trovava sotto la imminente minacda di disordini per effetto delle ambiz,ioni contrastanti dei gheghi e degli epiroti. Gl:i epiroti erano, al solito, sconfessati dal Governo di Atene, ma nessuno può illudersi sulle conseguenze che sarebbero derivate da una occupazione epirota di Valona. * L'espel'i·enza dell'Epiro insegna. *

Se per Valona fu indispensabile procedere ad una provvisoria occupazione militare, per il resto della Albania bastò l'azione diplomati'ca a tenere in rispetto ambizioni degli stati balcanici confinanti. Le vive instistenze, che presero talvolta il carattere di pressione, eseguite presso i Governi di Belgrado, di Atene e di Cettitgne, hanno ottenuto il felice risultato di trattenere, fino ad ora quei Governi da incursioni e da operazioni militari. È dunque grazie al fermo atteggiamento del Governo Italiano che l'Albania, quale fu voluta dalla Conferenza di Londra, non ebbe a soffrire radicali menomazioni nella sua esistenza e nelfa sua compagine.

* Terminata la guerra europea, spetterà ancora alle Potenze di decidere sulle sorti dell'Albania. Dopo aver risposto co,si alle controproposte formulate dal Barone Burian, le quali, come ho dimostrato, non hanno ragione di essere nel presente negoziato, osservo quanto segue:

Son trascorsi due mesi e più dacché ponemmo dinanzi al Governo austroungarico la questione dell'articolo sette del trattato della Triplice Alleanza, lnvitandolo ad un'amichevole d:i,gcussione intorno a compensi da darsi all'ItaLia pel turbamento da lui provocato nell'equilibrio balcanico.

Per quanto non ci si sia ma·i opposto un reciso rifiuto a trattare, passano le setttimane e i mesi, e non si è riusciti mai ad avere una risposta nemmeno sul primo quesito di massima, e cioè codesto Governo Imperiale e Reale fosse disposto ad accettare la discussione sul terreno della cessione di territori già oggi posseduti dall'Austria-Ungheria.

Invece mentre da un lato si tlÌrano fuori nuove questioni e argomenti di dibattito, che hanno il manifesto scopo di eludere ogni discussione sul tema da noi proposto e di condurre le cose in lungo, dall'altro si vanno intanto allestendo nuove spedizioni militari nei Balcani.

Di fronte a questo contegno persistentemente dilatorio a nostro riguardo non è possibile Ol'mai nutrire più alcuna illusione sull'esito pratico delle trattative. Onde il R. Governo si trova costretto, a salvaguardia della sua dignità, a ritirare ogni sua proposta o iniziativa di discussione e a trincerarsi nel semplice disposto dell'articolo sette, dichiarando che considera come apertamente contraria all'articolo stesso qualunque azione militare che volesse muovere da oggi in poi l'Austria-Ungheria nei Balcani, sia contro la Serbia sia contro il Montenegro o altri senza che sia avvenuto il preliminare accordo richiesto dall'articolo sette.

Non ho bisogno di rilevare che se di questa dichiarazione e del disposto dell'articolo sette il Governo austro-ungarico mostrasse col fatto di non voler tenere il dovuto conto, ciò potrebbe portare a graVJi 'conseguenze, delle quali questo R. Governo declina fin da ora ogni responsabilità.

Al quale proposito giova ricordare le intimazioni fatte in varie occasioni dal Governo austro-ungarico all'Italia durante la guerra Libica.

Il conte Aehrenthal dichiarava il 5 novembre 1911 a V. E. che c una nostra azione sulle coste ottomane della Turchia europea come sulle isole del Mare Egeo non avrebbe potuto essere ammessa nè dall'Austria-Ungheria n è dalla Germania, perché contraria al trattato di alleanza • telegramma di V. E. del 5 novembre 1911, n. 6631/631).

E il 7 novembre dello stesso anno V. E. telegrafava: c Aehrenthal considera bombardamento dei porti della Turchia di Europa quali Salonicco Cavalla, ecc. come contra-d all'articolo sette • (1:elegramma di V. E. numero 6734/647).

Nel 1912 trovandosi la nostra squadra all'imboccatura dei Dardanelli ed essendo stata bombardata dai forti di Kum Kalessi, essa rispondeva danneggiando i forti stessi. 11 conte Berchtold si lamentò dell'accaduto ed aggiunse che • se il Governo desiderava riprendere la sua libertà d'azione, il Governo Imperiale e Reale avrebbe potuto fare altrettanto •.

Perciò egli non avrebbe potuto ammettere che noi avessimo fatto in avvenire operazioni simili a quelle ora compiute o una azione qualsiasi in opposizione al punto di vista manifestato nei colloqui pecedenti. Se un'operazione simile fosse stata da noi eseguita • essa avrebbe potuto avere conseguenze gravi • (telegramma di V. E. del 21 aprile 1912, n. 574/109).

Prego far parte a codesto Governo Imper,iale e Reale di quanto sopra (1).

(Per Berlino) Quanto precede per norma di linguaggio di V. E.

(l) -Ed. in LV 108, cit., D. 22, con soppressione delle parti tra asterischi, e in SoNNINO, Carteggio, cit., D. 22, per quanto riguarda la sola parte autografa che comprende l'ultima parte del telegramma dalle parole • Sono trascorsi due mesi...•. (2) -Vedi D. 786. (3) -Vedi D. 791.
800

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 292/39. Parigi, 12 febbraio 1915, ore 13,50 (per. ore 18).

Delcassé che ho veduto oggi appena tornato dall'Inghilterra, mi ha detto che aveva trovato in tutti gli uomini del Governo inglese il proposi:to tenacissimo di continuare la guerra a costo di qualunque sacrificio fino alla

vittoria finale. Quanto alla Bulgaria mi ha detto che il Ministro di Francia a Sofia gli ha telegrafato la dichiarazione del Governo bulgaro che vorrebbe togliere qualsiasi importanza politica al prestito concluso in Germania. Ad ogni modo quali che siano le condizioni che la Germania ha poste e la Bulgaria ha accettate, Delcassé si è trovato pienamente d'accordo con Grey nel ritenere che non cambiano la situazione. Infatti se il successo arriderà alla Triplice Intesa si può essere certi che la Bulgaria, malgrado H prestito, cercherà di intendersi con essa e se invece dovessero vincere la Germania e l'Auskda anche senm il presti-to la Bulgar:ita sd undrebbe a ilo·ro.

(l) Con successivo telegramma (t. gab. r. sp. 37/20) dello stesso giorno Sonnino precisava ad Avarna che • La comunicazione a codesto Governo di cui al mio telegramma36/19 riservato speciale deve essere fatta da V. E. in tono altrettanto amichevole che fermo •. Per la risposta di Avarna ai due telegrammi vedi D. 805 e D. 808.

801

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 291/95. Bucarest, 12 febbraio 1915, ore 14,30 (per. ore 19,15).

Telegramma di V. E. n. 35 (1).

Voci raccolte da Martin Franklin non hanno, per ora almeno, alcun fondamento. Basta tener presente da un lato che le aspirazioni d'aumento di popolazione della Romania a carico dell'Austria-Ungheria vanno da un massimo di sei milioni e mezzo ad un minimo di tre milioni e mezzo d'anime e dall'altro che tutta la Bucovina romena non raggiunge quattrocento mila abitanti per persuadersi che allo stato att<uale delle cose un accordo sulle baS'i indicate non è possibile. Bratianu, come fu riferito ieri (mio telegramma Gabinetto n. 89) (2) nega esistenza di qualsiasi ~trattativa d'ordine politico coi due Imperi e promette informar·cene quando ve ne fossero. Incidentalmente poi Egli mi ha riferito che si disinteressa completamente di tutti i progetti di autonomia più o meno larghi per i territori della Monarchia abitati da romeni.

Naturalmente situazione cambierebbe completamente se i due Imperi centrali fossero decisi sulla via della vittoria oppure se divenisse imminente il pericolo di pace parziale o prematura. Allora Romania, libera com'è da ogni impegno positivo, cercherebbe, secondo ogni probabHità, di intendersi coi presumibHi vincitori per il meglio dei suoi interessi. Ma io non ho modo sulla base delle scarse e saltuarie informazioni fornitemi tener dietro agli avvenimenti este11i che possono influire su questo Governo.

È probabile che le voci raccolte da Martin Franklin si riferiscano all'accordo economico romeno austro-ungarico di cui ho dato notizia a V. E. col mio telegramma Gabinetto 80 (3).

(l) -Vedi D. 793, nota l. (2) -Vedi D. 794. (3) -T. gab. 264/80 dell'S febbraio, non pubblicato, ore 21, contenente particolari dell'accordo economico.
802

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

T. GAB. R. SP. 53/41. Vienna, 12 febbraio 1915 (per. il 13).

Riferendosi alla conversazione avuta meco il 9 corrente, il barone Burian mi ha inviato testé un pro-memoria segreto, concernente le ragioni sulle quali si basano le controproposte dell'Austria-Ungheria, *di cui al mio telegramma Gabinetto n. 39 (2).

Egli mi ha poi fatto conoscere che desiderava che io considerassi tale documento come riservato a mia informazione personale, e ciò perché non voleva che si cominciasse fra i due Governi a scambiarsi delle note, essendo invece preferibilé che il negoziato continuasse mediante amichevoli colloqui come ,era avvenuto sino ad oca. Il barone Burian mi ha inoLtre fatto conoscere di aver comunicato l'ultima conversazione da me avuta con lui al barone Macchio, a cui ha pure invia,to copia del pro-memoria suddetto colla istruzione di non darne per altro comunicazione a V. E. per le ragioni sopradette.

Trasmetto qui appresso il testo del promemoria, che è in data dell'll febbraio: •

AIDE-MÉMOIRE

Au début des conversations qui depuis quelque temps sont en cours entre l'Autr:iche-Hongrie et l'Ltalie, au sujet des compensations que pourrait réclamer l'ltalie sur la base de !',artide du Traité d'Alliance, dans l'éventualilté où des avantages territoriaux ou autres résulteraient pour l'Autriche-Hongrie de son action contre la Serbie et le Monténégro, le Gouvernement Italien a développé l'idée que les raisons politiques qui militaient en faveur d'une pareille discussion étaient de créer une bonne foi entière entre les deux Etats, d'éliminer des frictions continuelles, et de rendre possible une coopératdon entre 'elles vers des buts communs de politique générale.

Sincèrement animé des memes dispositions, le Gouvernement austro-hongrois reconnait également l'utilité de déblayer dès à présent le terrain de tout élement qui pourrait entraver le développement à l'avenir de rapports entièrement pénétrés de cordialité (3) entre nos deux Etats. Dans cet ordre d'idées, il croit avant tout nécessaire d'amener un accord sur toutes les questions qui concernent nos droits réciproques découlants de l'artide 7 de notre Traité d'Alliance, et nommément sur deux questions dont l'une remonte à plusieurs années, tandi'S que l"aufu"e a surgli plus récemment, et qui touchenlt

dans le vif nos intérets bien fondés. Il s'agit de la question des Iles de la Mer Egée, occupée,s par l'Italie, et de celle de l'action de l'Italie en Albanie. Quant à la première de ces questions il serait superflu de récapituler i.ci les différen1tes phases, très présentes à nos esprots, des pourpaa:-lers qui en 1911 et en 1912 ont eu lieu à ce sujet ente Vienne et Rome, et qui doivent se· trouver consignés dans Ies archives de la Consulta. Il suffira de constater les points suivants:

1°. -Ma1gré le danger évident que la modification du statu quo introduite par l'occupation de la part de l'Italie des hles du Dodecannèse aurait tòt ou tard une répercussion sur la presqu'ile des Balkans, l'Autriche-Hongrie, démeuse de n'entraver en aucune façon les opératlons milldtaires de son alliée ne s'est pas formellement opposée.

2°. -Néarmoins le gouvernement austro-hongrois s'est référé, lors de l'événement, à l'artide 7 du Traité d'Alliance, et a déclaré au gouvernement italiien à plusieurs rep11ises (le 6, 7 et 14 novembre 1911, le 13, 15 et 20 avril 1912, le 20, 21 et 31 mai 1912 et le 5 juin 1912) que, du fait de •Ces occupations dédarées temporaires, le droit de l'Autriche-Hongrie à un accord préalable basé sur le principe d'une compensation, formulé dans le dit artide, entrait en actualité, et que nous nous réservions de faire valoir ce droit au moment donné.

Pour ce qui regarde la durée -irrélevante d'ailleurs, pour constituer le titre valable à compensation de ce·s ocoupations, l'Italie a assuré le gouvernement austro-hongrois maintes fois, et de la façon la plus catégorique, que ces occupations ne seraient que passagères, et qu'elles prendraient fin après la cessation des hostilités entre l'Italie et la Turquie. On a meme discuté Ullle déclaii"ation écdte que le gouvernement italien délivreralit à ce prropos au gouvernement austro-hongrois, sans cependant tomber d'accord sur la rédaction de cette pièce. Toutefois le gouvernement austro-hongrois tient à reproduire ici le texte suivant de cette déclaration tel qu'il a été proposé par le gouvernement italien: • Il est entendu que dans la pensée du gouvernement italien, l'occupation effectuée jusqu'à ce jour, ou qui pourrait s'effectuer dans la suite des Hes de la mer Egée (Archipel) a un caractère provisoire et que les dites iles seront restituées à la Turquie après la cessation des hostilités entre l'Italie et la Turquie, et par conséQuent après l'évacuation de la Tripolitaine et de la CyrenaYque de la pavt des troupes et des officiers o1rtomans, et aussi,tòt que la réalisation des conditions indiquées dans la note il!alienne du 15 mars 1912 aux Grandes Puissances, aura été obtenue. H est également entendu que la présente déclaration, C!!Ui découle des disposition's de l'artide VII du Traité d'Alliance, sera considérée par le Gouvernement austro-hongrois ainsi que pacr le Gouvernement Itahlen comme s:tricrteme1111t secrète et confidentielle, car si elle était connue par la Turquie elle n'atteindrait pas le but commun aux deux Puissances, qui est de hater et de faciliter la paix •.

Il résulte de ce texte, d'un còté que les condi.tions auxqueli1es le Gouver

nement italien avait subordonné l'évacution du Dodécannèse ne subsistent plus

actuellement et, bien que presque trois ans se soient écoulés depuis, l'Italia n'a

pas restitué ces ìles à la Turquie. D'un autre còté le texte en que'stion prouve que l'Italie a reconnu la corrélation qui existe entre ces occupations et l'article VII du Traité d'Alliance. Il semble done étre évident que si le Gouvernement Royal tient à discuter, dès à présent, les compensations auxquelles l'artide en question lui donnerait droit dans le cas d'une occupation austro-hongrodse future et au cas incertaine, le Gouvernement austro-hongrois peut demander de son còté à plus forte raison la discussion des compensations qui lui sont dues déjà par le fait de l'occupation prolongée du Dodecannèse de la part de l'Italie.

Passant à la question de la récente action de l'Italie en Albanie, le Gouvernement austro-hongrois tient à constater qu'il n'a pas reçu à ce sujet que deux communications du Governement italien. Le 23 octobre dernier le Due Avarna a informé le Comte Berchtold (l) que, vu la pénurie qui s'était manifestée parmi les réfugiés à Valona et l'anarchie qui y régnait, l'Italie se voyait amenée à pourvoir par l'envoi d'une petite mission sanitarie et policière à • des opérations de police et mesures humanitaires néce'ssaires en faveur des réfugiés, sans donner à ces opérations un caractère d'expédition mil.itaire, constituant une occupation, dans les sens propre du mot, de la ville de Valona •.

Le Due Avarna était chargé d'ajouter que l'Italie conformément aux déclarations Q.U'elle avait faites au commencement de 1la guerre actuelle, continuerait à rester fidèle à l'accord italien-austro-hongroi's en vigueur, concernant l'Albanie et à respecter et maintenir les décisions de Londres, notamment en ce qui concernait la neutralité et les frontières de l'Albanie. Le Gouvernement austro-hongrois a pris acte de cette communication. Le 26 décembre dernier le Due Avarna a porté à la connaissance du Comte Berchtold (2) que, pour mettre fin à l'anarchie locale, le Gouvernement italien se voyait dans la nécessité de débarquer à Valona un détachement de matelots. Il s'agirait d'une mesure purement provisoire, et ne saurait pas s'étendre au delà de la ville de Valona. Les déclarations, ci-dessus aHéguées, furent renouvelées à cette occasion. Le Comte Berchtold s'est borné à prendre acte de cette communication. Or, depms lors, l'action de l'Italie en Albaruie s'est peu à peu modifiée et suvtout intensifiée. Le débarquement d'un détachement de matelots italiens à Valona, a été suivi de l'envoi de troupes italiennes (infantevie et artillerie) et d'une auantité assez considérab1e de ma,tér:itell de guerre. La ville de Valona ainsi que Kanina et Svernez ont été occupées militairement. Le nombre des navires de guerre 'italiens se trouvant dans les eaux a~banaises a constamment augmenté. Lorsqu'on craignait à Durazzo l'invasion des ennemis d'Essad Pacha, un des ces navires a tiré des coups de canon contre les assiégeants, ce que l'année dernière, et dans une situation bien plus grav,e, le Gouvernement ftalien avait cru devoir réfuser de faire, conjointement avec le Gouvernement austrohongrois. En déhors de cette action militaire, l'ltalie s'est aussi emparée de l'administration civile de Valona où la Préfecture, l'administration financdère,

la police la gendarmerie et la Municipalité se trouvent sous le controle des organes du Gouvernement italien, dont quelques uns investis du tli,tre de • Commissaires Royaux •. Une mesure analogue vient d'etre appliquée à la douane de Valona. Une autre disposition du Gouvernement Italien exige que toutes les personnes se Tendant à Valona soient pourvues de passeport portant le visa italien. Bien que l'ensemble de ces mesures ne so1t, d'après notre manière de voir, guère en harmonie avec les termes et les sens de déclarations réitérées du Gouvernement italien, le Gouvernement austro-hongroJs s'abstient, pour le moment, de toute réclamation, mais il se voit dans la nécessité de constater que l'acrtion 1italienne tombe indubiJtablement sous la définrition d'une occupa.tion tt>mporaire, d'après notre 1nterprétation concordante de l'article 7 et nous donne, de meme que l'(}ICCupation du Dodecannèse, dès à présent droilt à une compenration. Le cas où l'occupation italienne de Valona cesserai1t d'etre tout-à-fait passagère, n'est point actuel, mais il va sans dire que cette dernière alternative étant incompatible avec l'accord i'talien-austro-hongrois concernant l'Albanie et dérterminant une modification de l'équilibre adriatique si souvenrt invoqué par le Gouvernement Italien, donnerait aussi à l'Autriche-Hongrie un droit additionnel à des compensartions adéguates.

Résumant ce qui précède le Gouvernement Austro-Hongrois est d'avis que les conversations si heureusement engagées entre l'Autriche-Hongrie et l'Italie sur le thème des compensations se poursuivraient encore plus utilement, si elles portaient aussi sur la question des compensations à donner à l'Autriche-Hongrie pour l'occupation italienne du Dodecannèse et pour l'occupation italienne, ne fU.t elle meme seulement temporaire, de Valona •.

Per facilitare a V. E. le ricerche in Archivio l'informo che i vari riferimenti del pro-memoria possono essere riscontrati nei miei telegrammi n. 647, 648, 651, 662 e 672 dell'anno 1911 Gabinetto n. 97, 101, 103, 110, 158, 159, 179, del 1912, Gabinetto Segreto 131 e 1555 del 1914.

(l) -Ed. in LV 108, cit., D. 21, con soppressione del brano tra asterischi. (2) -Vedi D. 791. (3) -In LV: • rapports cordiaux •· (l) -Vedi D. 34. (2) -Vedi D. 491.
803

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 229/36. Londra, 13 febbraio 1915, ore 22,52 (per. ore l del 14).

In recente famigliare colloquio Cambon e Benckendorff dichiararono prematura e non destinata a risultato pratico qualsiasi iniziativa pacifica del Presidente degli Stati Uniti. Aggiunse Benckendo-rff aver motivo d:i credere che da qui non si sia lasciato ignorare al Presidente le disposizioni dei Governi alleati in senso contrario a trattative di pace su basi non conformi ai loro intendimenti. Con l'uno e l'altro dei miei colleghi mi mostrai, bene ~nteso,

affatto ignaro della missione Colonnnello House (1). L'arrivo di lui però e lo scopo della sua missione investigatrice non sono rimasti nel mistero. Ambasciatore di Spagna venutomi avantieri a vedere me ne parlò dicendo essere stato di tutto informato da una signora americana amica del Colonnello.

Sui risultati pratici della missione e sul suo cohloq_uio con Grey, Ambasciatore manifestò impressione scettica che io mi limitai a condividere, non rivelandogli le info!fmazioni pervenutemi circa Colonnello.

Alla missione di lui non accennò nemmeno Ambasciatore Stati Uniti nel lungo colloquio di ieri nel qua,le io gli chiesi in generale quale fondamento avessero le notizie qui circolanti di inizative pacifiche del Presidente. Collega, con grande franchezza, mi disse che il Presidente per quanto desideroso di veder la fine di questo terribile flagello non ha intenzione di prendere l'iniziativa. Se avvicinato dall'una e dall'altra parte con proposte da lui eventualmente ritenute suscettibili di esame e susseguente pratica discussione si limiterà a ... (2) collega esclude iniziativa simile possa partire dad Governi alleati oggi più che mai fiduciosi nel successo finale ed ai quali il trascorrere del tempo giova e non nuoce. Più verosimile invece gli appare in un futuro più o meno prossimo qualche cauto scandaglio da parte della Germania, dove, a quanto gli risul.ta, malgrado l'esaltata fiducia popolo ispirata 'e comandata dal Governo, le persone serie cominciano a dubitare fortemente delle probabilità di un successo. Dubbi e precauzioni sono originate non tanto da considerazioni militari quanto dalla prospettiva delle sempre maggiori difficoltà per vettovagliamento e munizionamento. In tali .condizioni osservava coi suoi co'lleghi, non sarebbe sorprendente Governo germanico cerchi provvedersi a tempo ad ottenere migliori condizioni.

Esaminato insieme, in base alle dichiarazioni ufficiali di Asquith, ai nostri colloqui privati con uomini politici ed alle tendenze opinione pubblica, ci siamo trovati in perfetto accordo nel riconoscere grosse difficoltà che nella situazione attuale presenterebbe il trovare una base di negoziati accettabile da ambo ·le parti.

Per quanto è dato di scorgere da tutto quello che si sa condizioni principalà anglo-francesi sarebbero approssimativamente: l o -evacuazione tota1e Belgio ed ampi compensi a que'sto disgraziato paese; 2° -restituzione alla Francia se non di tutta certo di buona parte dell'Alsazia Lorena; 3° -garanzie richieste dal Governo britannico per essere messo al sicuro da nuove future aggressioni germaniche ed arrestare in modo pratico e permanente la rovinosa rivalità navale. Delle tre precitate condizioni quella che appare di più difficHe accettazione da parte tedesca è evidentemente la terza equivalente in pratica se non alla reddizione di tutta o di parte della flotta, ad una limitazione forzata di costruire armamenti navali e magari anche terrestri da imporsi eventualmente alla Germania.

Su questo punto terzo le intenzioni del Governo britannico non sono ancora chiare ed è lecito chiedersi pure se esso le abbia in oggi precisate

e concretate. Certo è che Nazione in generale e segnatamente la maggioranza liberale radicale labourista nel Parlamento e nel paese intero si sono gradatamente conve11tite alla tesi della guerra a fondo, allo scopo unico di giungere ad una pace che ponga l'Inghilterra a riparo d'i future minaccie e prepari la realizzazione delle dottrinarie aspirazioni radicali sulla sensibile riduzione spese mHitari. Date queste disposizioni è facile prevedere difficoltà di una intesa su di una condizione tendente ad uscire dal campo pratico per entrare in quello teorico dottrinario.

Queste impressioni conformi del collega americano e mie furono ieri confermate da persona degna di fede. La quale non nascondendomi... (l) mi osservava dover egli aver avuto campo di persuadersi che alleati non hanno fretta alcuna di discorrere di pace e che quando sarà venuto il momento di negoziare sarà indispensabile assodare a priori che futura pace dev'essere assolutamente e realmente duratura, tale da assicurare benessere Europa e permettere riduzione generale delle spese militari alla quale solo un accordo fra grandi Potenze potrebbe effettivamente condurre. Aggiungeva testualmente inteflocutore: Inghilterra sorprenderà il mondo per estrema moderazione domande, ma sulla garanzia di equilibrio europeo e di tranquillità generale si mostrerà fino all'ultimo intransigente. Per quanto concerne stiopulazioni interessanti Russia, impressione generale qui prevalente è che da quel lato le difficoltà saranno assai minori non ignorandosi intenzioni tedesche di facilitare pace con Russia sacrificando, se necessario, gli interessi austriaci. Al riguardo ricordò che Kuhlmann al momento della sua partenza disse a Tyrrell • con Russia finiremo sempre per fare pace quando ci conviene, perché di essa farà le spese l'Austria •. Inutile aggiungere che tanto aspirazioni di questi l'stremi ad imporre mutamenti radicali negli ordinamenti costituzionali tedeschi quanto queHe degli arrabbiati imperialisti tendenti a scuotere la compagine dell'Impero tedesco con eventuali rimaneggiamenti di territori fra vari Stati della Confederazione sono semplici divagazioni di dottrinari, non prese sul serio da nessuna persona autorevole e responsabile, bene a ragione ritenendo che il militarismo prussiano non potrà scomparire per imposizione dell'estero ma per opera e volontà Nazione germanica.

(l) Vedi DD. 757 e 761

(l) -Vedi DD. 757 e 761. (2) -Gruppo indecifrato.
804

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (2)

T. GAB. u. 296/37. Londra, 13 febbraio 1915, ore 18,02 (per. ore 23,50).

Grey fattomi stamane chiamare mi ha detto in un tono tra il serio e lo scherzoso esser venuto a sua notizia che in rapporto al Re Ferdinando, Ghenadiev ha riferito che fra tre mesi al più tardi l'Italia entrerà in campo a

48 -Documenti diplomatici -Serie V -Vol. II

fianco della Germania e dell'Austria. Premesso che egli non prestava alcuna fede a tale informazione, Grey ha aggiunto aveva 'Comunque creduto opportuno metterne al corrente essendo stato colpito dalla • premurosa sollecitudine • con la quale essa è stata fatta giungere al suo orecchio, non da fonte bulgara ma in via indiretta da parte di chi può aver interesse a seminare sospetti di natura a compromettere l'amicizia italo-inglese. Nella Ignoranza assoluta in cui mi trovo di tutto, non ho creduto prudente lanciarmi in troppo categoriche denegazioni. Mi sono quindi limitato a sorridere, osservando notizia sembrarmi falsa e tendenziosa. Se tale fosse il caso, siccome io dovre'l Titenere, sia in base a tutto quanto mi fu, circa le intenzioni del Governo, comunicato e confermato anche verbalmente, sia in vista delle note conversazioni iniziate nell'agosto, permettomi sottoporre a V. E. mio subordinato parere sulla oppol'tunità di una qualche urgente e recisa formale smentita, a nome e per incarico del Governo di Sua Maestà. Comunicazione odierna di Grey mi fornisce occasione, che da qualche tempo io cercavo, per attirare attenzione di

V. E. su convenienza da me remissivamente ravvisata di essere posto, con opportune istruzioni, in grado di dipartirmi alquanto dalla rigidissima riserva nella quale, conformemente ai suoi ordini, io mi sono dopo il mio ritorno dall'Italia, rinchiuso.

Da vari sintomi avevo già intuito una certa titubante riserva contrastante con anteriore frequenza ed intimità delle mie relazioni ufficiali con Grey. Compatibilmente beninteso con gli interessi del Governo di Sua Maestà, il dissipare qualsiasi anche superficiale sospetto mi parrebbe consigliab~le, anche ad evitare possibili ripercussioni nelle disposizioni di questo Governo relativamente ai permessi di esportazione dall'Inghilterra di articoli destinati per uso R. esercito e marina (1).

(l) Gruppo indecifrato.

(2) Ed. in SONNINO, Carteggio, cit., D. 128.

805

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (2)

T. GAB. R. SP. 54/42. Vienna, 13 febbraio 1915, ore 21 (per. ore 8 del 14).

Telegrammi di V. E. gabinetto nn. 36 e 37 riservati speciali (3).

Mi conformerò alle istruzioni da V. E. impartitemi, facendo domani al barone Burian in tono altrettanto amichevole che fermo la ·comunicazione di cui al primo dei telegrammi suddetti, avendomi egli dato appuntamento per quel

giorno. Permetta tuttavia l'E. V. che io Le sottometta intanto alcune considerazioni che mi sono suggerite dalla decisione presa dal R. Governo di rompere il negoziato. Non si può negare che le disposizioni dimostrate dal conte Stiirgkh e dal conte Tisza facevano nascere il dubbio che essi avessero potuto modificare in seguito il punto di vista. Tale dubbio era poi avvalorato non solo dalla dichiarazione del conte Stiirgkh, secondo cui le nostre domande non sarebbero giustificate, ma anche da quelle del barone Burifm che • occorrerebbe una forza di persuasione non comune per convincere i due Governi austriaco e ungherese ad entrare nell'ordine di idee del R. Governo » (mio telegramma gabine,tto segreto n. 39 riservato speciale) (1). D'altra parte le contro•proposte formulate

dal barone Buriéin non erano certamente atte a facilitare la discussione delle nostre domande. Esse non potevano che complicarla e prolugarla coll'introdurvi un altro elemento che mirava a spostare la questione dal terreno sul quale l'avevamo posta cercando di darle un'altra direzione. Nell'iniziare però H presente scambio d'idee il R. Governo non si era fatto certamente illusioni sulle gravi difficoltà che avrebbe incontrato per conseguire l'intento che si prefiggeva. Né esso 1gnorava la recisa opposizione che l'Imperatore avrebbe :llatta

alle nostre domande, avendo io informato fino dal 2 agosto 1914 (mio .tele

gramma gabinetto 97) (2), il compianto marchese di San Giuliano, che Sua

Maestà l'Imperatore avrebbe abdicato piuttosto che cedere territori apparte

nenti alla Monarchia. E tale dichiarazione venne ripetuta da Sua Maestà al

prinC'ipe Wedel nell'udienza accordatagli di recente (3). Tuttavia il R. Governo

per attestare la sua piena lealtà e il suo buon volere ha voluto entrare· in

trattative dirette col Governo Imperiale e Reale sulla questione dei compensi,

per non lasciare intentata alcuna cosa prima di procedere a quei provvedi

menti che giudicasse più confacenti alla tutela dei vitali interessi del paese.

È vero bensì che il Governo Imperiale e Reale non ha corrisposto colla dovuta premura alle nostre richieste, mentre noi abbiamo dato prova di grande pazienza, perché sono ormai trascorsi due mesi dal mio primo colloquio col conte Berchtold circa la questione, senza che ci sia stata data nemmeno sul primo quesito di massima una risposta qualsiasi da'l barone Burian, che non può non conoscere l'assol,uta necessità pel R. Governo di dar soddisfazione nella gravità del momento attuale ad alcune aspirazioni nazionali.

Ma nonostante ciò io mi domando se ci convenga, mentre il barone Burian è tuttora in trattative coi due Governi della Monarchia ner cercare di indurii a essere più concilianti di brusquer le cose e di rompere d.l negoziato prima che egli ci faccia conoscere il risultato definitivo di queste sue trattative. E mi domando pure se sia opportuno che noi prendiamo l'iniziativa e la responsabilità di questa rottura in base a induzioni, sebbene fortemente fondate, e se non sarebòe stato invece meglio pazientare ancora alcuni giorni per attendere che il barone Bu~ian ci facesse conoscere la sua decisione e queilla dei due

Governi austriaco e ungherese circa nostre domande giacché, ove fosse stata contraria ai nostri postulati, la responsabilità piena e intera della rottura del negoziato sarebbe sopra Governo Imperiale e Reale. Giova infatti notare che le argomentazioni con cui il barone Burian ha cercato di giustificare le sue due controproposte sono state da V. E. confutate con argomenti talmente convincenti, che il Ministro Imperia1le e Reale difficilmente potrà non ricono!>cere l'impossibilità di insistere sopra le controproposte medesime, e sarà quindi costretto, non avendo il modo di eludere la discussione sul tema da noi proposto, di pronunziarsi su di esso. Infine è da prevedere che la rottura del negoziato per parte nostra possa forse sorprendere la Germania a cui ci siamo rivolti per chiedere il suo efficace appoggio e che si è adoperata presso il Governo Imperiale e Reale perché consenta ad addivenire allo scambio d'idee con noi esprimendo H des1derio che esso possa ~condurre ad una soddilsfacente intesa. Essa potrebbe quindi risentirsi per aver noi vo~luto brusquer le cose e non aver tenuto conto dei suoi consigli di prudenza e di moderazione, e dei suoi avvertimenti circa l'impossibilità di ottenere dall'Austria-Ungheria una risposta immediata sopra una questione che toccava così da vicino la sua situazione di grande Potenza. Dopo la prova di lealtà e di buon volere che il

R. Governo ha dato nel proporre al Governo Imperiale e Reale l'attuale seambio d'idee a me sembrava che a noi convenisse di non precipitare le cose per non metterei dalla parte del torto, ma di attendere invece i pochi giorni necessari per ricevere comunic,azione delle decisioni del Governo Imperiale e Reale e, ove queste fossero negative, far ricadere su di lui la colpa della rottura del negoziato.

(l) Sonnino rispose il 14 febbraio, ore 20 (t. gab. 120/49): « V. E. può smentire in modo assoluto informazione riferitale da Grey che è assurda. Col prossimo corriere V. E. riceverà particolareggiate istruzioni». Per la risposta di Imperiali vedi D. 812.

(2) Ed. in SONNINO, Carteggio, cit., D. 129.

(3) Vedi D. 799 e nota l, pagg. 674.

(l) -Vedi D. 791. (2) -Vedi serie V, vol. l, D. 11. (3) -Vedi D. 659.
806

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI (l)

T. 598. Roma, 14 febbraio 1915, ore 15.

Il Principe di Biilow mi ha letto ieri un comunicato del suo Governo in cui partendosi dal fatto che l'Ammiragliato Inglese abbia invitato tutte le sue navi mercantili ad armarsi per la navigazione nei mari denunziati dalla Germania come • zona di guerra •, dando loro istruzioni di colpire con bombe e con g~ranate i sommergibili tedeschi mentre questi procedessero alle operazioni di visita delle carte e ahla verifica della bandiera, se ne traeva la conseguenza dover la marina tedesca colare senz'altro a fondo tutte le navi mercantili che incontrasse in detta zona, visto che anche la bandiera neutrale doveva in tan

tissimi casi ritenersi un trucco. Esortava quindi la marina mercantile neutrale a scanso di pericoli, ad evitare quei mari. Ho osservato al Principe di Biilow che questa dichiarazione appariva molto grave. Non si poteva ritenere effettiivo il blocco in tutta quella cosiddetta

• zona di guerra •; e senza il blocco effettivo e manifesto non era lecirto impedire la Libera navigazione dei neutrali in un mare non tei"Titoriale. Nel caso di dubbio sulla verità della bandiera neutrale inalberata da una data nave,

o di sospetto sulla natura delle merci che questa trasportasse, esisteva unico e solo il diritto di visita; ma che era assolutamente inammissibile un diritto di affondamento della nave sopra un semplice sospetto di falsificazione della bandiera. Se si verificasse malauguratamente qualche caso di questo genere, sorgerebbe una gravissima agitazione nell'opinione pubblica contro lo Stato che se ne rendesse colpevole -o il fatto di avere il Governo Germanico previsto come un pericolo serio il succedersi frequente di tali casi non poteva che aggravare la sua re•sponsabilità quando si verificassero.

Uno o più casi singoli di uso abusivo della bandiera neutrale in caso di imminente pericolo non potevano dare ragione ai paesi neutrali di fare atti di protesta contro l'Inghilterra; la quale smentiva in modo assoluto di aver dato 1struzioni generali in tal senso; e noi dovevamo ricordarci che l'articolo 346 del nostro Codice della Marina Mercantile ammetteva come scusante dell'uso della bandiera naziona'le r.urgenza di sfuggire al nemico.

Non parermi così evidente, per quanto non mi sentissi competente nella materia, l'asserita impossibilità per parte di un sottomarino di procedere senza gravissimo pericolo alla visita di una nave sospetta; in quantoché poteva intimare alla nave stessa di portargli l:e carte di bordo medi·ante un suo canotto in modo da verificarne la vera nazionalità.

Per iliminuire la probabilità di dolorosi incidenti avevamo, subito dopo la prima comunicazione dell'Ammiragliato tedesco, fatto segnalare a Berlino la presenza nei mari diffidati di quelle singole navi mercantili italiane di cui al R. Governo era giunta notizia; ma che non potevamo assumerci l'obbligo di farlo per tutte le navi naziona!Ji che capitassero nena cosiddetta • zona di guerra • (la Germania stessa parlava di • zona di guerra • e non di • blocco •); e non potevamo ammettere che l'obbligo della visita prima di qualunque offesa non esistesse ugualmente per tutti.

Biilow non mi nascose la sua preoccupazione pel caso che sorgessero incidenti incresciosi; espresse la speranza che i trasporti di carbone dall'Inghilterra all'Italia si facessero specialmente con navi inglesi, riservando quelle italiane pei trasporti di grano dall'America. Dissi che questa differenziazione dei commerci non era sempre possibile; e che purtroppo un danno certo per tutti i neutri proveniva dalle ordinanze degli Ammiragliati ed era quello di aver cagionato un forte rialzo nei già elevatissimi noli e nei premi d'assicurazione (1).

(l) Ed. in SONNINO, Diario, cit., pp. 86-87.

(l) Il telegramma fu inviato, per conoscenza, anche a Londra, Washington e l'Aia. Per la risposta di Cellere vedi D. 813.

807

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA

T. GAB. R. SP. 38/21. Roma, 14 febbraio 1915, ore 21.

Telegramma di V. E. n. 41 (1). Il promemoria di Buriim trova già risposta nelle osservazioni che circa le nostre occupazioni del Dodecanneso e di Valona io feci nel mio telegramma

n. 36 (2).

Non occorre io ricordi a V. E. essere assolutamente da escludersi che ella rilasci a codesto Governo qualsiasi appunto scritto, desunto da miei telegrammi, neppure in via personale e confidenziale in corrispondenza a quanto Buriim

fece con Lei (3).

808

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (4)

T. GAB. R. SP. 55/44. Vienna, 14 febbraio 1915, ore 22 (per. ore 9 del 15).

Telegrammi di V. E. gabinetto n. 36 e 37 segreti riservati speciali (5). Ho comunicato al barone Burian *in tono altrettanto amichevole che fermo * quanto V. E. espose nel primo dei telegrammi suddetti.

Barone Buriim mi ha detto che ignorava del tutto che il conte Berchtold avesse potuto rinunziare a prevalersi della claulsola dei compensi per ciò che concerneva le nostre occupazioni di Rodi e del Dodecanneso. Avendo allora mostrato, a conferma della affermazione contenuta nel telegramma di V. E.

la lettera direttami il 22 maggio 1912 dal conte Berchtold in cui egli si esprimeva nei termini stessi da me testualmente riprodotti nel mio telegramma gabinetto n. 159, il barone Buriim ha rilevato che tale rinunzia sarebbe non solo contraria all'opinione che si aveva al Ministero Imperiale e Reale circa l'a11ticolo settimo, ma anche alle disposizioni dell'articolo stesso e che nessun documento esisteva alla Ballpiatz in cui si asserisse che il diritto a compensi fosse stato abbandonato. Ha aggiunto che a suo parere l'espressione usata dal conte Berchtold • che non si sarebbe prevalso in questa occasione (sottoHneate le ultime tre parole) del diritto a compensi che gli spettava • doveva essere

interpretata nel senso che egli non intendeva prevalersi del diritto a compensi al momento in cui era avvenuta l'occupazione delle isole o al momento in cui mi parlava di esse, per le considerazioni che mi aveva esposto, ma che si riservava di prevalersene in occasione opportuna. Ho contestato tale interpretazione 'l'lilevando che se tale fosse stato il pensiero del co·nte Berchtold egli non avrebbe mancato di soggiungere che si riservava di prevalersi del diritto a compensi in altra occasione, e che invece l'espressione usata dal conte Berchtold non poteva avere altro significato che quello che noi le davamo, come lo dimostrava chiaramente la frase seguente, nella quale egli parlando delle ulteriori nostre occupazioni di isole nel Mare Egeo si era riservato il diritto a compensi per potersene prevalere all'evenienza.

*Barone Burian mi ha detto allora che non avrebbe mancato di conferire col conte Berchtold per avere da lui schiarimenti circa la questione. Quanto alla durata della nostra occupazione di Rodi e del Dodecanneso il barone Buri{m ha osservato che a tale durata non si doveva, secondo lui, attribuire soverchia importanza per ciò che riguardava l'applicabilità delle disposizioni dell'articolo sette. II solo fatto dell'occupazione era quello che costituiva per se stesso il diritto a compensi in forza di detto articolo.

Ho profittato della occaìsione per rettificare quanto il barone Burian asserisce nel suo memoriale segreto trasmesso a V. E. col mio telegramma gabinetto n. 41 segreto riservato spedale (1), circa la formula di dichiarazione per l'evacuazione delle isole da noi occupate. A questo proposito gli ho ricordato che la dichiarazione verbale da me fattagli, relativamente all'impegno assunto da noi circa la restituzione delle isole dell'Egeo, potesse costituire una garanzia sufficiente, l'aveva per primo proposto il conte Berchtold, il 23 maggio 1912, con una formula di dichiarazione che non era stata da noi accettata. Dal canto suo il marchese di San Giuliano aveva proposto due formule, l'una il 9, l'altra il 20 giugno, e una seconda formula era stata pure presentata dal conte Berchtold il 23 di quel mese, senza che l'accordo su di esse avesse potuto essere raggiunto. Vedendo le difficoltà di concordare una dichiarazione accettabile da entrambi i Governi, Berchtold mi aveva detto che si sarebbe attenuto alla mia dichiarazione verbale suddetta.

Circa la nostra occupazione di Valona il barone Buri{m ha osservato che le considerazioni da me ora svoltegli in poposito confermano quanto già gli 11vevo 'io esposto nel precedente colloquio (2). Tali considerazioni non invalidavano però affatto il diritto a compensi che competeva all'Austria-Ungheria per quell'occupazione in forza dell'articolo settimo. Ed ha aggiunto che tale articolo non era stato certamente inserito nel Trattato della Triplice Alleanza allo scopo di chicaner fra i due Governi bensì per mantenere l'equilibrio tra di essi.*

Venendo poi a parlare della decisione presa dal R. Governo di ritirare ogni sua proposta o iniziativa di discussione e di trincerarsi nel semplice di

sposto dell'articolo settimo, il barone Burian ha rilevato che la prima questione di massima circa la quale V. E. si lamentava di non aver ricevuto ancora una risposta, riassumeva in sé tutta la questione stessa. Egli aveva accettato di entrare in discussione con il R. Governo per arrivare ad un accordo, essendo animato a tale proposito dalle migliori disposizioni. E si era proposto di recarsi domani l'altro a Budapest per parlare della questione al conte Tisza. Il R. Governo doveva però riconoscere di aver posto la questione sopra un terreno estremamente spinoso e non poteva certamente domandare che Governo Imperiale e Rea'le procedesse ad una discussione immediata di una questione che impegnava gli interessi della Monarchia.

Il barone Burian mi ha detto che prendeva notizia della comunicazione da me fatta in nome di V. E. Siccome però il Governo Imperiale e Reale non aveva mai voluto dipartirsi dalle disposizioni dell'articolo settimo del Trattato della Triplice Alleanza così non mancherà nella continuazione eventuale della sua campagna contro la Serbia di tener presenti le stipulazioni di quell'articolo.

Ho creduto far presente al barone Burian che l'articolo stesso imponeva al Governo Imperiale e Reale, prima di iniziare qualsiasi operazione militare contro la Serbia ed il Montenegro o altri, l'obbligo di procedere ad un accordo preliminare e non già contemporaneamente e consecutivamente a quelle operazioni.

* Durante il collo~uio il1 barone Burian si è espresso meco nei te•rm"ini pm amichevoli. Ho però avuto l'impressione che egli non si aspettasse la comunicazione da me fattagli, della quale mi è sembrato fosse alquanto sorpreso.*

(l) -Vedi D. 802. (2) -Vedi D. 799. (3) -Per la risposta vedi D. 811. (4) -Ed. in LV 108, cit., D. 23, con soppressione delle parti tra asterischi, e, integralmente, in SoNNINO, Carteggio, cit., D. 130. (5) -Vedi D. 799 e nota l, pagg. 674. (l) -Vedi D. 802. (2) -Vedi D. 791.
809

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, SALANDRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

L. P. Roma, 15 febbraio 1915.

Leggo adesso il telegramma di Avarna gab. ris. spec. n. 54 (2), a cui mi accennasti ieri.

Dimmi per mia norma se e che cosa hai risposto al suo suggerimento (dd Avarna) di aspettare qualche altro giorno la risposta di Burian piuttosto che brusquer, come dice lui, le cose.

Mi riservo di leggere -non avendone adesso il tempo -nel pomeriggio l'aide-mémoire inviato col telegramma n. 53 (3). Ma suppongo siano rifritture concernenti l'Albania e il Dodecanneso.

(l) -Da Archivio Sonnino, Montespertoli. Ed. in SoNNINo, Carteggio, cit., D. 131. (2) -Vedi D. 805. (3) -Vedi D. 802.
810

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, SALANDRA (l)

L. P. Roma, 15 febbraio 1915.

Poiché Avarna scriveva (n. 54) (2) che aveva preso appuntamento con Burian per ieri, e visto che 'le argomentazioni sue non mi persuadevano, non gli ho risposto nulla riguardo all'aspettare, ma gli ho semplicemente telegrafato ieri sera (3) di non lasciare promemoria scritti e di non seguire in ciò l'esempio del Burian. È giunto stamane un dispaccio di Avarna che rende conto della conversaz:ione avuta con Burian ieri (4). Non è sta,to ancora decifrato che in piccola parte, cioè le ultime righe. Queste riassumendo dicono che la conversazione fu mantenuta in tuono amichevole. Avarna ha avuto l'impressione che Burian non si aspettasse ad una nostra risposta di quel genere. Più tardi vedremo i dt!ttagli.

Ho chiesto a Sua Maestà di ricevermi ad un'ora qualunque per mostrargli il testo del telegrammone. Mi riceverà alle 7 stasera. Oggi ci ho anche il ricevimento diplomatico, e non sarà facile sbrogliarsi. Sono curioso di sentire che cosa mi dirà Macchio.

Nell'aide-mémoire di Burian dell'altro giorno non c'è nulla di nuovo oltre quanto sappiamo tutti.

811

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 56/45. Vienna, 15 febbraio 1915, ore 23 (per. ore 4 del 16).

Telegramma di V. E. gabinetto n. 38 riservato speciale (5).

È stata mia pratica costante, durante tutta la mia lunga carriera, di astenermi dal rila,sciare ai vari Ministri degli Affari Esteri coi quali sono stato in relazione, qualsiasi appunto scritto desunto da telegrammi di natura politica del R. Ministero degli Affari Esteri, salvo che me ne fosse stato data istruzione espressa in contrario. V. E. può quindi essere assolutamente certa che non avrei potuto mai pensare a far una eccezione alla re,gola suddetta in occasione delle attuali mie conversazioni col barone Burh1n rimettendo appunto scritto da telegramma di V. E. neppure in via confidenziale e personale. A prescindere da ciò la consegna da parte mia al barone Burian di un appunto

scritto in risposta al pro-memoria personale da lui rimessomd. sarebbe anche contro le intenzioni del Ministro Imperiale e Reale degli Affari Esteri. Nell'inviarmi infatti quel documento il barone Burian insistette sul carattere personale di esso aggiungendo che io doveva considerarlo come riservato a mia esclusiva informazione perché non voleva che si cominciasse fra i due Governi a scambi di note (mio telegramma gabinetto segreto n. 41 riservato speclia.le) (1).

(l) Da ACS, Carte Salandra. Ed. in SONNINO, Carteggio, cit., D. 132.

(2) -Vedi D. 805. (3) -Vedi D. 807. (4) -Vedi D. 808. (5) -Vedi D. 807.
812

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. s. 307/43. Londra, 15 febbraio 1915, ore 23,40 (per. ore 4,20 del 16).

Telegramma di V. E. n. 120 (2).

Grey non mi ha dissimulato vivo compiacimento cagionatogli dalla categorica smentita la quale, ha detto, veniva in buon punto per troncare in sul nascere un intrigo ordito dai tedeschi allo scopo di generare qui ed aitrove sospetti e diffidenze contro di noi. Egli si applaudiva quindi di avermi prevenuto e mi ha incaricato porgere a V. E. vivi ringraziamenti.

Beninteso io non ho fatto alcun cenno a Grey delle istruzioni preannunziatemi da V. E.

813

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, MACCHI DI CELLERE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. R. 1262/69. Washington, 15 febbraio 1915, ore ... (per. ore 17,10 del 16).

Telegramma di V. E. 598 (3). Recatomi oggi per indagini a1l Dipa>rtimento di Stato vi ho appreso che una comunicazione analoga a quella di Biilow era stata qui fatta stamane da

questo Ambasciatore di Germania. Nel parlarmene Bryan mri ha detto [che] egli la considerava di natura da complicare la situazione e che avrebbe interrogato Londra sulla consistenza della nuova accusa lanciata da Berlino.

Avendogli chiesto se riteneva comunque giustificate le deduzioni che la

Germania traeva da,gli intendimenti attribuiti all'Inghilterra, mi è parso comprendere dal suo imbarazzo che impressionato soprattutto dalla premessa, egli non avesse sufficientemente approfondito la portata della comunicazione nelle sue volute conseguenze.

Entrato a discutere malgrado ciò meco, l'occasione mi è stata propizia per intonare il mio linguaggio alle considerazioni di V. E.

Bryan per accumulare ogni elemento di risposta alla Germania consulterà pure Ministero della Marina circa la possibilità per un sottomarino di procedere alla visita di una nave sospetta senza incorrere nei segnalati pericoli.

Nella sua comunicazione al Dipartimento di Stato questo Ambasciatore di Germania ha insistito pure sul minacciato sequestro da parte Inghilterra dei generi alimentari destinati aUa Germania dichiarando che il suo Governo sarebbe disposto considerare possibilità di recedere dalle minacciate misure contro le navi mercantili se InghHterra, per volontà propria o per ·intromissione delle Potenze Neutrali, rinuncierà al suo proposito di affamare la popolazione civile tedesca.

(l) -Vedi D. 1102. (2) -Vedi D. 804, nota l, pag. 682. (3) -Vedi D. 806.
814

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 308/44. Londra, 16 febbraio 1915, ore 16,24 (per. ore 20,35).

In via privata e confidenziale Grey mi partecipò ieri pregando informarne

V. E. aver poco prima ricevuto visita Generale Garibaldi. Argomento del breve colloquio, disse sorridendo, era facile a indovinarsi. Garibaldi insiste su due punti: 1) inattività flotta anglo-francese in Adriatico la quale ha prodotto cattiva impressione in Italia; 2) necessità di intesa anglo-italiana per il Mediterraneo. Sul primo punto Grey, senza beninteso accennare a note precedenti conversazioni con me, rispose ne avrebbe conferito con Churchill.

Sul secondo punto osservò in tesi generale che una intesa con Francia ed Italia per Africa mediterranea era stata da lui ritenuta desiderabile, ma che la sopraggiunta guerra aveva naturalmente impedito pratica realizzazione di tale desiderio. Del progetto di arruolamento di volontari di cui aveva parlato in colloquii con giornalisti, Garibaldi non intrattenne Grey. Ignoro tuttora se ne abbia disco~so con Asquith e Lloyd George che ha pure veduto. Cercherò di ottenere altre informazioni al riguardo.

Domenica ebbe luogo comizio colonia aperto da un discorso di Cippico. Garibaldi, secondo che mi è stato detto da concittadino presente, disse fra altro essere egli amico dei personaggi attualmente al Governo in Italia, tutti partigiani della guerra. Sua visita Parigi e Londra aver per scopo appianare difficoltà e preparare intese. Da me Garibaldi non è venuto.

815

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AI MINISTRI A BUCAREST, FASCIOTTI E A SOFIA, CUCCHI (l)

T. GAB. 123. Roma, 16 febbraio 1915, ore 18.

Il Signor Genadiev, venuto a vedermi oggi in visita di congedo, mi ha dichiarato che teneva a dissipare qualunque dubbio relativo alla portata politica del prestito fatto dalla Bulgaria in Germania (2). Esso era stato tentato a Parigi; ma non si era potuto combinare volendosi mantenere liberi da ogni vincolo poliitico; fu per questo che si ricorse a Berlino.

Il prestito fu combinato precedentemente alla guerra, e ora si trattava di ottenere qualche versamento. La Bulgaria non è affatto legata nella sua azione. Se così fosse, egli (Genadiev) non sarebbe venuto a Roma a fare la parte che ha fatto? La Bulgaria aveva il desiderio di procedere possibilmente d'intesa con l'Italia, con cui aveva molti interessi comuni o paralleli e nessuno contrario.

Risposi che quando si potesse uniformare nelle linee generali l'azione nostra con quella così della Romania come della Bulgaria ne sarei stato lietissimo. Che come nel 1912 fu un grande errore, a modo mio di vedere, il non avere la Bulgaria cercato di mettersi d'accordo con la Romania anche a costo di qualche sacrificio, così, mutatis mutandis, sarebbe oggi di grande utilità pei due Stati il procedere d'accordo anche con noi, sia battendo la stessa via sia sopra linee parallele.

816

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI (3)

D. R. SP. l PER CORRIERE. Roma, 16 febbraio 1915.

Riservatissimo per lei solo.

Tra un paio di mesi (si calcola verso la metà di Aprile) potremo considerarci come sufficientemente pronti militarmente; onde mi pare venuto il momento, riprendendo l'ordine d'idee che discutemmo insieme in occasione dell'·ultima Sua visita a Roma, di trasmetterLe il testo delle condizioni generali, dall'accettazione delle quali da parte delle Potenze del'l'Intesa questo Governo sarebbe disposto a far dipendere l'impegno preciso, da parte sua, di entrare in campo al loro fianco non più tardi della fine di Aprile prossimo.

Le mando però questo testo perché Lei per ora lo esamini, dicendomene pure la Sua impressione, e non perché lo comunichi ancora, nemmeno in via

generica, a Sir Edward Grey. Per parlarne a codesto Governo aspetti di ricevere un telegramma mio che Le dice di • dar corso al dispaccio n. l già rimessoLe •.

Ad illustrazione delle nostre domande e ad evitare che offuschino, per la loro determinatezza, la meticolosa suscettibilità inglese, Ella potrà, a suo tempo, far rilevare a Sir Edward Grey la situazione singolare in cui si trova oggi l'Italia, situazione che ci costringe ad accertarci preventivamente della adesione dei nostri eventuali alleati ad alcuni punti speciali riguardanti l'assetto territoriale che dovrà risultare dal futuro trattato di pace.

Da un lato occorre considerare che, non essendo l'Italia stata attaccata

o provocata da nessuno, nulla la costringe ad entrare in campo e ad affrontare gl'ingenti rischi e le responsabilità di una guerra, fuorché il desiderio di liberare i fratelli dal giogo straniero e di appagare alcune fondamentali e legittime aspirazioni nazionali.

Dall'altro nel partecipare alla guerra ci troveremo a fianco alcuni compagni d'arme, certo stimabilissimi ma che hanno, per qualche riguardo, interessi e ideali politici diversi e in parte perfino opposti ai nostri. Onde c'incombe fin da ora il dovere di considerare i termini generali di una equa transazione sui punti più contrastati, determinando qual'è il minimo di concessioni a nostro favore che, pur dando qualche soddisfazione alle giustificate richieste altrui, basti a garantirci che, a guerra finita e nel supposto di un suo esito favorevole, le n0rstre .speranze non abbiano a restare frustrate e deluse pe1r effetto della pressione che avessero ad esercitar a nostro danno quegli stessi compagni al cui fianco avremmo combattuto, e ciò specialmente per quanto riguarda l'appagamento di alcune antiche nostre aspirazioni nazionali e le indispensabili garanzie della nostra situazione militare nell'Adriatico

A questo riguardo e a riprova dell'equità del proposto riparto, attiro più specialmente la Sua attenzione sulla nota illustrativa all'articolo 5 dell'accordo.

Naturalmente non facciamo minute questioni di forma dell'uno o dell'altro articolo, ma ci preme che, a scanso di equivoci, tutti i punti essenziali dell'accordo siano nettamente enunciati ed elencati.

La prego di darmi avviso per telegrafo del ricevimento del presente dispaccio.

I

Dichiarata la guerra tra l'Italia e l'Austria-Ungheria, Italia, Inghilterra, Francia e Russia si obbligano a vicenda di non concludere pace separata né armistizio separato.

II

Sarà stipulata fin da ora una Convenzione militare allo scopo di stabilire la quantità minima di forze che la Russia deve mantenere impegnata contro l'Austria-Ungheria per evitare che quest'ultima concentri tutto il suo sforzo contro l'Italia qualora la Russia intenda rivolgersi principalmente contro la Germania.

L'Italia da parte sua s'impegna a fare ogni maggiore sforzo per combattere l'Austria-Ungheria e la Turchia e chi loro venga in aiuto, in terra come in mare.

III

Sarà stipulata fin da ora una convenzione navale che assicuri all'Italia la cooperazione attiva e permanente della flotta anglo-francese fino alla distruzione della flotta austro-ungarica o alla conclusione della pace.

IV

Nel trattato di pace l'Italia dovrà ottenere il Trentino e il Tirolo Cisalpino seguendo il confine geografico e naturale (confine del Brennero), nonché Trieste, le Contee di Gorizia e di Gradisca e l'Istria intera fino al Quarnero incluso Volosca (1), oltre le isole Istriane di Cherso, Lussin e quelle minori di Plavnik, Unie, le Canidole, Sansego, le Orile, Palazzuoli, S. Pietro di Nembi, Asinello, Gruic e isolotti vicini.

(Terglon) e la linea displuviale dei passi di Podberdo, Podlanischam, Idria. Da questo punto verso Sud corre con andamento generale di Sud Est verso lo Schneeberg, lasciando oltre il confine tutto il bacino della Sava e dei suoi affluenti; dallo Schneeberg scenderebbe verso la costa, includendo nel territorio italiano Castua. Matulie e Volosca.

v

Spetterà pure all'Italia la provincia di Dalmazia secondo l'attuale sua delimitazione amministrativa, comprendente al Nord la città di Tribanj, di Starigrad, Nona, Ljubac e Novigradi e giungendo al Sud fino al fiume Narenta, con inoltre la penisola di Sabbioncello, e tutte le isole giacenti al Nord e a Ovest della Dalmazia stessa, da Premuda, Selve, Ulbo, Maon, Pago e Pantadura al Nord fino a Meleda al Sud, compresevi S. Andrea, Busi, Lissa, Lesina, Curzola, Cazza e Lagosta con scogli vicini, oltreché Pelagosa (1).

Nell'Alto Adriatico (nell'interesse pure dell'Ungheria e della Croazia) tutta la costa dalla baia di Volosca sui confini dell'Istria fino al confine settentrionale della Dalmazia, comprendente l'attuale littorale Ungarico e tutta la costa della Croazia, col porto di Fiume e con quelli minori di Novi e Carlopago, oltre le isole di Veglia, Pervicchio, Gregogio, Goli ,e Arbe.

E nell'Adriatico Inferiore (nell'interesse della Serbia e del Montenegro) tutta la costa dal fiume Narenta in giù (compreso un lungo tratto ora ascritto alla Dalmazia) fino al fiume Drin, con gl'importanti porti di Ragusa, di Cattaro, di Antivari, di Dulcigno e di S. Giovanni di Medua, e le isole di Jaklian, Giuppana, Mezzo, Calamotta. Il porto di Durazzo resterebbe da assegnarsi allo Stato delrAlbania Centrale, mussulmano indipendente.

VI

Valona con 1l'intera costa circondante la baia, con !',isola d'i Sasseno e con territorio idoneo alla loro difesa saranno devolute all'Italia in piena sovranità (dalla Voiussa al nord e a oriente fino approssimativamente a Chimara al sud).

VII

L'Italia, qualora ottenga il Trentina e l'Istria, ai termini dell'articolo 4, la Dalmazia e le isole Adriatiche ai termini dell'articolo 5, e la baia di Valona (art. 6), e riservata la parte centrale dell'Albania per la costituzione di un piccolo Stato autonomo Mussulmano neutralizzato, non si opporrà a che il resto dell'Albania settentrionale e meridionale, se Inghilterra, Francia e Russia lo desiderano, venga diviso tra Montenegro, Serbia e Grecia, purché la costa a cominciare dalle Bocche di Cattaro, inclusive, fino alla foce della Vojussa, e quella di Chimara fino al Capo Stylos siano neutralizzate.

VIII

Resteranno acquisite all'I!talia le isole del Dodecanneso da lei ora occupate.

IX

In generale le parti si accordano nel riconoscere che l'Italia ha un interesse di equilibrio nel Mediterraneo da tutelare, onde, nel caso di spartizione in tutto o in parte dell'Impero Ottomano, l'Italia dovrà avervi la sua congrua parte.

Analogo conto verrà tenuto degl'interessi dell'Italia anche nell'ipotesi che permanga l'integrità territoriale Ottomana, alterandosi soltanto le presenti zone d'interesse delle varie Potenze.

x

L'Italia succederà a tutti i diritti e privilegi spettanti ora al Sultano in Libia in virtù del Trattato di Losanna.

XI

L'Italia avrà una parte delle eventuali indennità di guerra corrispondente ai suoi sforzi e sacrifici.

XII

L'Inghilterra e l'Italia si obbligano alla reciproca garanzia dell'indipendenza del1'Yemen; e, lasciando in libere mani i Luoghi Santi, s'impegnano a non procedere all'annessione di alcuna parte dell'Arabia occidentale e a non imporle q,ualsiasi altra forma di dominio; senza rinunziar al diritto di opporsi a che un'altra Potenza acquisti o si attribuisca diritti sul territorio dell'Arabia medesima.

XIII

Qualora le altre Potenze aumentassero le loro Colonie Africane a spese della Germania, si farà luogo ad un apposito accordo per assicurare all'Italia qualche corrispondente eq,uo compenso, e ciò specialmente nel regolamento a suo favore delle questioni di confine tra le sue Colonie dell'Eritrea, della Somalia e della Libia e le Colonie attigue francesi e inglesi.

XIV

L'Inghilterra s'impegna ad agevolare l'immediata conclusione ad eque condizioni di un prestito di non meno di quaranta milioni di sterline da concludersi sul mercato di Londra.

xv

Inghilterra, Francia e Russia s'impegnano ad appoggiare l'Italia nell'opporsi ad ogni eventuale proposta di ammissione di un rappresentante del Pontefice nella Conferenza per la pace al termine della presente guerra.

XVI

Il presente accordo dovrà restare segreto. Appena sarà stata dichiarata la guerra dall'Italia o all'Italia si pubblicherà la sola clausola relativa all'obbligo di non conchiudere pace separata.

(l) -Ed. in SONNINO, Diario, cit., pp. 87-88. (2) -Vedi D. 774.

(3) Ed. in SoNNINO, Carteggio, cit., pp. 204-212.

(l) La frontiera sarebbe la seguente: Dal Pizzo Umbrail a Nord dello Stelvio, spingesi lungo la cresta delle Retiche alla testata dell'Adige e dell'Eisach, passando pei colli di Resehen e Brennero e sugli alti massici dell'Oetz e dello Ziller, da questo scendendo a Sud e tagliando la sella di Toblach raggiunge l'attuale confine delle Carniche. Poi segue questo fino alla sella di Tarvis e di qui la linea di displuvio delle Alpi Giulie per il passo del Predil, il Monte Mangart, il Tricorno

(l) Le assegnazioni di cui negli articoli 4e 5 lasciano impregiudicate le decisioni dell'Europa, a guerra finita riguardo ai seguenti territori Adriatici:

817

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 57/37. Berlino, 17 febbraio 1915, ore 14,05 (per. ore 18).

Telegrammi di V. E. gabinetto nn. 36 (l) e 39 (2) riservati speciali. Questo Dipartimento degli Affari Esteri ha avuto notizia anche da Vienna del nuovo colloq,uio seguito tra il Duca Avarna e il Barone Burian. Ne avevo

parlato con Jagow e ne parlai ieri con Zimmermann. Jagow, che era in una delle sue cattive giornate, si mostrava molto pessimista: diceva che il governo germanico aveva fatto quanto poteva per facilitare l'accordo e non sapeva più quale altro passo muovere. Zimmermann, sempre più conciliante, diceva che il governo germanico non avrebbe mancato d'insistere di nuovo a Vienna; soggiungeva che la convinzione del R. Governo aveva creato una situazione difficile, ma pretendeva che il Barone Burian continuasse ad esprimere fiducia nel raggiungimento di un'intesa. Ho saputo in via riservata che Tschirchky è giunto a Berlino per riferire al suo Governo. Qui viene molto commentato un articolo della Neue Freie Presse intitolato • Noi e l'Italia •, benché esso contenga una frase nella quale viene respinta in modo generico l'idea di qualunque • diminuzione di territorio • della Monarchia, si osserva però che in tutto l'articolo viene parlato esclusivamente· delle coste dell'Adriatico.

Rilevando un punto che vi è anche contenuto contro la Germania, il Berliner Tagblatt dice che crede preferibile evitare una discussione in proposito.

(l) -Vedi D. 799. (2) -È la ritrasmissione del D. 808.
818

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, BOLLATI E A VIENNA, AVARNA (1).

T. GAB. R. SP. 40. Roma, 17 febbraio 1915, ore 21.

Riservatissimo per Lei solo. Decifri Ella stessa.

(Per Berlino) Mio telegramma Gabinetto n. 39/21 (2).

Ho risposto ad Avarna quanto segue:

(Per Vienna) Telegramma di V. E. gabinetto n. 44 (3).

(Per entrambi) Dalla risposta data dal barone Burian alla comunicazione fattagli dall'E. V. relativa alla diffida di qualunque azione militare austroungarica nei Balcani senza preventivo accordo col R. Governo, traspare evidente l'intenzione di far precedere eventualmente siffatta azione militare alla discussione dei compensi di cui aWavticolo 7. Approvo la riSPosta datagli da V. E. E raccomandole valersi primissima occasione per ripetere chiaramente al barone Burian che, a scanso di incresciosi e pericolosi equivoci, l'interpretazione palese dell'articolo 7 impone che l'accordo sia precedente all'azione salvo il consenso del-l'altra parte ad un procedimento diverso. Nelle presenti circostanze il R. Governo non può prestare tale consenso; onde la comunicazione da noi fatta al Governo Imperiale e Reale ha il significato preciso di un veto opposto da noi ad ogni azione militare dell'Austria-Ungheria nei Balcani fino a tanto che non si sia verificato in antecedenza l'accordo

49 -Documenti diplomatict -Serie V -Vol. II

sui compensi voluto dall'artico•lo 7. Occorre mettere bene in chiaro che ogni diverso procedere di codesto Governo non potrebbe da noi interpretarsi ormai senonché come una aperta violazione dei patti del trattato, e come segno manifesto della intenziOne da parte sua di riprendere la sua libertà d'azione; nel qual caso aovremmo rltenerci pienamente giustificati a riprendere anche noi la nostra piena libertà d'azione per la salvaguardia dei nostri interessi. * Prego V. E. di tenermi quanto più possibile informato di tutti i preparativi e movimenti accennanti a offensive militari verso Serbia e Montenegro e di rivolgere a mio nome uguale raccomandazione al R. Console Generale a Budapest * (1).

(l) -Ed. fn LV 108, cit., D. 24, con soppressione del brano tra asterischi, e, integralmente in SONNINO, Carteggio, cit., D. 134. (2) -È la ritrasmissione del D. 808. (3) -Vedi D. 808.
819

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 320/98. Bucarest, 17 febbraio 1915, ore 21 (per. ore l del 18).

Bratianu è venuto a dirmi che ieri si è recato da lui Ministro di Grecia e gli ha dichiarato che, ad evitare malintesi circa condotta della Grecia, aveva l'ordine rimettergli copia di un telegramma del suo Governo che riassumo: Governo ellenico conferma che è pronto ad entrare in azione per impedire schiacciamento della Serbia, purché anche la Romania entri in campagna. Governo e1lenico ha fatto dichd.araTe a Belgrado che esso non avrebbe nulla in contrario se la Serbia intendesse fare delle concessioni territoriali alla Bulgaria.

Bratianu ha replicato al Ministro di Grecia che ufficialmente non aveva nulla da rispondere, giacché la Grecia poteva agire come meglio credeva.

In via personale però osservava non potersi ammettere che il Signor Venizelos non si fosse reso conto che la prima parte del telegramma to·glieva ogni valore alla seconda. Come si poteva infatti sperare che la Serbia facesse concessioni alla Bulgaria quando nello stesso tempo e collo stesso documento le si dichiarava di essere pronta a sostenerla indipendentemente dalle concessioni medesime? D'altro lato Bratianu ha aggiunto, sempre a•l Ministro di Grecia, che del passo ellenico egli aveva avuto preventiva notizia dai rappresentanti della Triplice Intesa e doveva perciò interpretarlo come ispirato al desiderio di dare una soddisfazione alla Triplice Intesa senza impegno però in una guerra a cui la Grecia non sembra nè decisa nè preparata.

Bratianu ha •concluso che il punto di vista romeno rimane identico a quello dello scorso novembre (mio telegramma Gabinetto n. 214) (2) il che conferma quanto ho ripetutamente riferito all'E.V. e cioè che la Romania non si lascerà indurre ad entrare in azione per salvare Serbia.

(l) -Per la risposta vedi D. 826. (2) -Vedi D. 279.
820

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 321/99. Bucarest, 17 febbraio 1915, ore 21 (per. ore 23).

Nuovo Ministro di Serbia si è recato da Bratianu e gli ha letto, senza rimettergliene copia, un telegramma di Pasic nel quale erano esposte lungamente le recriminazioni serbe contro la Bulgaria per trarne conclusione che nulla giustifica delle concessioni territoriali. Telegramma conclude che per il momento Serbia, non avendo nulla conquistato, nulla può dare, e che in ogni caso concessioni territoriali non dovrebbero andare al di là della linea del Vardar.

Avendo Bratianu osservato che non poteva essere indifferente alla Serbia contegno della Bulgaria e quello della Romania il quale ultimo non può a sua volta non essere influenzato dal primo, Ministro di Serbia ha replicato essere strano che la Romania solo patrocini queste concessioni territoriali alla Bulgaria, mentre Triplice Intesa se ne astiene. Bratianu ha chiuso allora la conversazione osservando che ciò non corrisponde a quanto gli consta, ma che ad ogni modo sta alla Serbia valutare i suoi interessi come meglio crede. Ministro di Serbia è rimasto piuttosto male a questa dichiarazione di disinteressamento.

Bratianu mi ha detto che le notizie pervenute a questa polizia circa condizioni di miseria e depressione dell'esercito serbo ('indipendentemente dall'innegabHe suo eroismo) sono molto gravi.

821

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 58/38. Berlino, 17 febbraio 1915, ore 22,55 (per. ore 3,15 del 18).

Mio telegramma gabinetto n. 37 (1).

Jagow mi ha detto oggi che Tschirschky, giunto qui ieri, ripartirebbe per Vienna. Egli ha riferito quanto aveva appreso circa le ultime conversazdoni fra il duca Avarna e il barone Burh'm (2). Jagow mi chiese se comunicazione,

fatta dal primo dovesse intendersi nel senso che era intenzione del R. Governo di cessare ogni discussione sull'argomento; risposi che credevo, infatti, che così fosse: che la comunicazione era abbastanza esplicita ed era giustificata dal fatto che, dopo due mesi di scambi d'idee, Governo austro-ungarico non si era deciso, nemmeno a darci una risposta su una questione di massima. Jagow mi replicava che il barone Burh1n aveva, però espresso fiducia di poter continuare, o riprendere in qualche modo, la discussione e che egli aveva detto a Tschirschky di adoperarsi a facilitare questa continuazione, o ripresa. Anche su questa questione, come su quella delle navi neutrali (mio telegramma 157) (1), Jagow si mostrava oggi animato da disposizioni assai più ottimiste che non nel nostro precedente colloquio. Egli diceva aver tuttora speranza che fra noi e l'Austria potesse intervenire un accordo: la più grande difficoltà era sempre costituita dalla nostra domanda che l'accordo fosse reso pubblico prima della fine della guerra. Risposi essere in ogni caso assolutamente necessario che anche tale difficoltà venisse superata, perché altrimenti l'accordo non avrebbe affatto raggiunto il suo scopo.

(l) -Vedi D. 817. (2) -Vedi D. 808.
822

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (2)

T. GAB. 325/44. Parigi, 18 febbraio 1915, ore 13,35 (per. ore 17,10).

Personale per S. E. il Ministro.

Poiché l'impressione di questi circoli politici è che il Governo italiano sarà trascinato alla guerra, credo doverti parlare di questa eventualità. Io fin da quando la guerra scoppiò, ritenendo che un Ambasciatore presso una Potenza belligerante può dare al suo Ministro utilissime ed importantissime informazioni, ma non può formarsi quel criterio esatto che il Ministro, che raccoglie tutte le informazioni, solo può avere per una decisione sulla quale anche la situazione interna del paese deve influire, mi sono astenuto dal manifestare circa la nostra partecipazione alla guerra un pensiero reciso tanto più dopo aver visto gli orrori della guerra stessa. Soltanto ho detto che mi sembrava che in ogni modo la nostra partecipazione alla guerra deve essere

subordinata a due condizioni imprescindibili: l o -la completa preparazione militare, specialmente per l'aviazione e per l'artiglieria non solo da campagna ma anche pesante, con enorme dotazione di proiettili per ambedue, poiché l'esperienza di questi mesi di guerra ha dimostrato l'importanza decisiva dell'artiglieria e del genio a preferenza di tutte 'le altre armi nella guerra terrestre e dei sottomarini nella guerra marittima e l'importanza degli aeroplani che, date le distanze del tiro, possono solo indicare alle proprie artiglierie dove dirigere il tiro contro artiglierie nemiche nascoste; 2° -l'entrata in campagna della Romania insieme a noi.

Oggi che tu ed H Governo di cui fai parte potete da un momento all'altro essere t~atti a prendere decisioni da CU!i può dipende["e l'avvenire e la esistenza stessa del nostro Paese, io crederei di venire meno alla intima e fraterna mia collaborazione all'opera, in momenti cosi gravi, se non ti ripetessi le stesse cose, che già nel primo periodo della guerra dissi al compianto Marchese Di San Giuliano.

Non insisto nuovamente circa la preparazione militare perché ritengo che questa ormai sarà a buon punto. C:!"edo di dover insistere sul parere che in nessun caso l'Italia deve dichiarare la guerra se la Romania non la dichiara insieme ad essa. L'entrata in campagna senza la Romania sarebbe a mio avviso un grave errore.

(l) Non pubblicato: in questo telegramma (1314/157 del 17 febbraio, ore 22,40) Bollati riferiva circa una conversazione avuta con Jagow, nel corso della quale il ministro degliEsteri tedesco, riferendosi alla questione delle navi netrauli, affermava che il • Governo germanico... ha naturalmente il più grande interesse ad evitare nuove complicazioni colle potenze neutrali •.

(2) Ed. in SONNINO, Carteggio, cit., D. 135.

823

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 324/45. Parigi, 18 febbraio 1915, ore 13,35 (per. ore 17).

Ho telegrafato in chiaro il comunicato dato alla stampa da questo Ministro :ii Bulgaria. Devo aggiungere che Delcassé non annette alcuna importanza alle dichiarazioni bulgare. Egli è convinto che Bulgaria, preoccupata solamente dal desiderio di modificare il trattato di Bucarest e realizzare le sue aspirazioni macedoni, rimarrà neutrale fino a che il successo non si pronunzierà in modo decisivo per uno dei due belligeranti ed allora si schiererà dalla parte del vincitore. Aggiunge che qui si comprende come in Macedonia la Bulgaria potrebbe avere dalla Germania e dall'Austria concessioni maggiori di ~uelle che potrebbe fare ad essa la Triplice Intesa che deve procedere d'accordo con la Serbia e la Grecia. La Triplice Intesa però potrebbe compensare la Bulgaria in Tracia, di quello che avrebbe di meno in Macedonia. Ad ogni modo ciò riguarda l'avvenire. Per ora l'attitudine verso la Bulgaria è di attesa.

824

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, BOLLATI E A VIENNA, AVARNA (l)

T. GAB. R. SP. 41. Roma, 18 febbraio 1915, ore 18.

(SoLo Vienna) Ho telegrafato al R. Ambasciatore a Berlino quanto segue:

(Per ambedue) Nel colloquio avuto avant'ieri col principe di Btilow avendogli io narrato delle comunicazioni fatte da Avarna al Barone Burb1n (2), relative al ritiro per parte nostra di ogni discussione sui compensi di cui aU'articolo 7° del trattato della Triplice e al diffidamento di ogni azione austroungarica nei Balcani ogni volta che non vi fosse un precedente accordo con noi, egli dopo aver preso nota delle cose dettegli, mi clriese rivo[gendosi a me in tono confidenziale se, parlando tra noi all'infuori di ogni officialità, io proprio credessi che nel supposto non fosse possibile intendersi pel Trentina, non ci fosse qualche altro terreno, o di Albania od altro, sul quale si potesse portare la discussione dei vantaggi da assicurarsi all'Italia, in modo da evitare la grande sciagura di una guerra tra i nostri paesi.

Risposi che io gli aveva sempre parlato con piena sincerità, e che ero prontissimo ad esprimergli, all'infuori di ogni carattere ufficiale, la mia intima e profonda convinzione; non volevo ora entrare in discussione sul più o sul meno delle concessioni che potessero bastare ad assicurare la nostra neutralità appagando in qualche misura le aspirazioni nazionali; che su questo più o meno ci potevano essere dubbi o dispareri; ma che all'infuori di questa base di concessioni non vi era negoziato possibile. Non trattarsi di brame di conquista o di ambizioni megalomani; ma del tasto più sen5ibile dell'anima popolare, del sentimento nazionale. La Monarchia di Savoia * non avere nel Regno, se si eccettua il Piemonte, altra radice che quella della * (3) personifìcazione delle idealità nazionali, radice tanto forte da aver potuto reggere è vincere di fronte al lungo contrasto col Papato e al dHagare del socialismo nel suo periodo più rivoluzionario, * ma che doveva mantenersi viva e vegeta, sotto pena di morte dell'intero organismo.

Se oggi la Monarchia non tenesse conto di ciò e per amor di quieto vivere rinunziasse a rappresentare il sentimento nazionale, sarebbe andata incontro alla rivoluzdone. Quindi all'infuori di concessioni atte ad appagare, almeno in qualche misura, il sentimento nazionale non restava che una sola alternativa: o guerra o rivoluzione •.

Che tutto ciò non dipendeva dalla volontà o dal capriccio dell'uno o dell'aUro ministero; l'ondata dell'opinione pubblica sarebbe passata sopra a qualunque altra questione, avrebbe spazzata via qualunque altra forza e ilberrum

pelt qualsiasi ostacolo, nè a frenarla sarebbero vaise sottili argomentazioni

o foschi presagi o magnificazione di pericoli.

A Vienna non volevano o non sapevano convincersi di questa situazione e ritenevano che fosse tutto bluff da parte nostra, o sogni fantastici del principe di Btilow.

La responsabilità che data questa sttuazione pesava qui sugli uomini che reggono il Governo era enorme. Io avevo coscienza di aver fatto H possibile per frenare le impazienze e moderare le aspirazioni da un lato; e per rappresentare la situazione nella sua cruda realtà cosi a Vienna come a Berlino.

* Bi.ilow ammise in genere la verità delle cose dettegli *.

(l) -Ed. in LV 108, cit., D. 25, con soppressione delle parti tra asterischi, e, integralmente, in SoNNINo, Diario, cit., pp. 88-90. (2) -Vedi D. 808. (3) -In L. V. la frase è modificata come segue c La Monarchia di Savoia, come gli avevo accennato altre volte, trova la sua maggiore radice nella personificazione... •.
825

IL MLNISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 329/104. Bucarest, 18 febbraio 1915, ore 21,10 (per. ore 1 del 19).

Bratianu mi ha detto risu1targli che Potenze delia Triplice Intesa non sono d'accordo sulla questione dei Dardanelli. Tale Questione è rimasta in sospeso. Non ho bisogno di aggiungere che il Governo romeno pur non intendendo sollevare ora questione, è contrario a qualsiasi soluzione che significhi la dipendenza degli stretti da una sola Potenza.

826

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 59/46. Vienna, 18 febbraio 1915, ore 22 (per. ore 3 del 19).

Telegramma di V. E. gabinetto n. 40 riservato speciale (1).

Non mancherò di valermi della primissima occasione per esprimermi con il barone Burian nel senso delle istruzioni impartitemi col suo telegramma suddetto. Se bene intendo il pensiero di V. E. Ella interpreta l'articolo 7 nel senso che 1l'accordo circa compensi che ci spettano, in cambio del nostro consenso ad operazioni militari dell'Austria-Ungheria nei Balcani, deve essere, non solo iniziato, ma condotto a termine, prima che le operazioni stesse abbiano principio. Prego V. E. telegrafarmi se interpretazione da me data al pensiero di Lei, che mi sembrerebbe essere interamente conforme allo spirito e alla

lettera dell'articolo 7 sia esatta. Mi preme tanto più saperlo in quanto che potrebbe darsi che secondo il modo di vedere del barone Burian la discussione circa l'accordo di cui si tratta dovesse bensl essere inizJata prima dell'inizio delle operazioni mili<tari ma non già condotta a term:ine. Ho raccomandato non solo al R. Console Generale in Budapest ma anche al R. Console in Sarajevo di tenermi quanto è possibile inrformato dei preparativi militari e movimenti accennanti ad offensive militari verso Serbia o Montenegro e ho invitato in pari tempo il R. addetto mHitare ad esplicare in tal senso la maggiore attenzione.

(l) Vedi D. 818.

827

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, SALANDRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

L. P. Roma, 19 febbraio 1915.

Ti accludo una lettera ricevuta iersera da Pantaleoni, che, di famiglia, è mezzo inglese. Come rispondere? Vogliamo sentire Carcano? Ricorderai quello che sullo stesso argomento riferl il sig. Jung di Palermo, che io ricevetti e che mi lasciò un appunto.

Ti mando pure alcune informazioni vaticane (2). L'autore è un monsignore di posizione modesta, ma intelligente e che, se non altro rispecchia l'ambiente dei politicanti del luogo. Tu forse potrai sapere qualche cosa di più preciso circa il russo che porterebbe l'autografo.

Io andrò alla Camera verso le 16. Se non hai ricevimento diplomatico potresti venirvi per parlare anche col presidente circa un progetto, che vorrebbe esporre anche a te, di abbreviazioni della discussione dei bilanci.

828

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, SALANDRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (3)

L. P. Roma, 19 febbraio 1915.

Leggo il telegramma gabinetto n. 318 di Fascdotti (4). Mi pare che importerebbe mo·lto comunicarlo a Imperiali, affinché si informi e ci dica (senza illudersi come è accaduto già al nostro addetto militare in Inghilterra, che credette alla discesa dei russi nel Mar Bianco per la Scozia) se è vero che il nuovo esercito inglese non potrà essere pronto prima di maggio.

(l) -Da Archivio Sonnino, Montespertoli. Ed. in SONNINO, Carteggio, cit., D. 136. (2) -Per tutti gli allegati di questa lettera, vedi D. 829. (3) -Da Archivio Sonnino, Montespertoli. Ed. in SONNINO, Carteggio, D. 137, nota l. (4) -Con il t. gab. 318/100 del 17 febbraio Fasciotti aveva comunicato: • Generale Paget... ha dichiarato a Bratianu che l'Inghilterra non poteva essere pronta per l'avanzata prima del prossimo maggio mancandole tra l'altro i fucili •. Questo telegramma era stato subito :r'itrasmesso a Londra (t. gab. 127 del 18 febbraio).
829

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, SALANDRA (l)

L. P. Roma, 19 febbraio 1915.

Rispondo alle Tue due lettere (2).

l. Esercito inglese. Ho telegrafato a Imperiali della notizia venuta da Bucarest sul ritardo nei preparativi inglesi (3). Tornerò a chiedergli che si informi bene (4).

2. Signor Balfour e lettera Pantaleoni. Può essere utile che Tu veda il sig. Balfour ma solo per fare chiacchiere generiche sull'eventuale concorso finanziario. Non inizierei nessuna trattativa seria, nemmeno in genere, prima che Imperiali presenti il blocco delle nostre richieste come enunciate nel telegrammone. Lo sparpagliamento delle trattative non può giovare, perché attenua l'impressione che deve darsi a Grey che c'est à prende ou à laisser. cioè che noi ci sentiamo perfettamente liberi di adottare l'una o l'altra via, e che la nostra decisione per la guerra dipende esclusivamente dall'accettazione o meno, per parte dell'Intesa, delle nostre condizioni in blocco. È l'unica maniera di riuscire e di fard prendere sul serio.

Ti ritorno la lettera del Pantaleoni. Anche MiHus voleva vedermi per parlare di relazioni finanziarie con l'Inghilterra, ma ho preferito evitarlo.

Ripeto che non c'è niente di male che Tu faccia qualche cortesia a Balfour, ma non inizierei niente che sapesse di trattativa o desse l'impressione di un nostro vivo desiderio o bisogno per effetto di decisioni già qua,si prese o considerate inevitabili.

Resta da decidere se dobbiamo telegrafare a Imperiali, appena ci giunga notizia dell'arrivo a Londra del te~egrammone (5), di dare la via ai negoziati.

3. Ti rendo la lettera con le notizie vaticane. Prendo l'appunto del nome dell'inviato, per cercare di raccogliere qualche notizia a Pietroburgo (6).

Avrai veduto il telegramma di Tittoni in cui consiglia accordi con la Rumenia (7). Ho l'impressione che converrebbe iniziare anche questi, magari contemporaneamente o prima di quelli di Londra. L'uno non contrasta con l'altro, e a Bucarest si potrebbe parlare in via condizionale per ora. • Se ci decidessimo a entrare in campo, ecc. • (8).

Ne potremo parlare oggi alla Camera. Verrò a Montecitorio verso le 4 pomeridiane.

t. -127. Prego telegrafarmi se sia vero che l'Inghilterra non potrà essere pronta per l'avanzata prima del prossimo maggio • (t. gab. 133). Per la risposta di Imperiali, vedi D. 850.
(l) -Da ACS, Carte Salandra. Ed. in SoNNINO, Carteggio, cit., D. 137. (2) -Vedi DD. 827 e 828. (3) -Vedi D. 828, nota 4. (4) -Alle ore 12 dello stesso giorno Sonnino telegrafò ad Imperiali: « Seguito al mio (5) -Vedi D. 816. (6) -Vedi D. 831. (7) -Vedi D. 822. (8) -Vedi D. 832.
880

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, BOLLATI E A VIENNA, AVARNA,

T. GAB. R. SP. 43. Roma, 19 febbraio 1915, ore 13.

(Solo Berlino) R. Ambasciatore a Vienna telegrafa quanto segue: • (come nel telegramma n. 45) (l) •.

(Solo Vienna) Telegramma di V. E. n. 46.

(Solo Berlino) Ho "Disposto ad Avarna auanto segue:

(Per ambedue) V. E. ha rettamente inteso il mio pensiero. Valendoci del testuale disposto dell'art. 7° del trattato della Triplice Alleanza esigiamo che da ora in poi l'accordo ivi contemplato relativo a eventuali compensi debba essere condotto a termine, e non soltanto iniziato, prima che abbia principio qualsiasi operazione militare dell'Austria-Ungheria nei Balcani.

831

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI,

T. GAB. R. 134/49. Roma, 19 febbraio 1915, ore 16.

Vengo informato in via confidenziale che il signor Leonida De Leslie Maestro di cerimonie presso la Corte Imperiale sarebbe partito per la Russia dove giungerebbe fra una quindicina di giorni via Salonicco. E.gli sarebbe incaricato di una missione di pace presso Zar da parte di Sua Santità. Prego

V. E. disporre per indagini riservatissime e telegrafa,rmi (2).

832

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI (3)

T. GAB. R. SP. 44/12. Roma, 19 febbraio 1915, ore 22.

Rise1·vatissimo per Lei solo. Decifri Ella stessa.

Approssimandosi il giorno in cui potremo considerare come giunta a buon punto la nostra preparazione militare, sembrami opportuno riprendere, ai sensi del nostro accordo del 23 settembre, la discussione con codesto Governo

{l) Vedi D. 826.

intorno alla linea possibilmente comune da adottarsi nel fronteggiare la presente situazione internazionale.

Nella previsione che il corso degl'i avvenimenti ci convinca della opportunità di entrare in campagna, vorremmo poter concertare con la Romania una azione comune. Quando codesto presidente del Consiglio concordi in genere in tal modo di vedere, V. S. potrebbe sottoporgli confidenzialmente il seguente quesito:

• Dato che l'Italia si risolvesse ad entrare in campo contro l'Austria-Ungheria non più tardi della fine di aprile prossimo potrebbe essa in tale eventualità contare sicuramente sopra una contemporanea azione vigorosa deHa Romania neHo stesso senso? •.

Nel caso affermativo e in via secondaria V. S. potrebbe pure chiedere se codesto Governo ritiene di poter eventualmente, senza far parola di alcuna iniziativa italiana, indurre la Bulgaria, nell'ipotesi che sopra, ad allearsi alla Romania con una simultanea ,sua azione militare diretta se non alitro contro la Turchia.

V. S. può assicurare Bratianu che le sue risposte rimarranno segrete, come desidero che resti assolutamente segreta questa nostra pratica (1).

(2) Per la risposta vedi D. 882.

(3) Ed. in SONNINO, Carteggio, cit., D. 138.

833

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI (2)

L. P. Vienna, 19 febbraio 1915.

Ti ringrazio della tua buona lettera del1l'll corrente (3). È accaduto quanto avevo preveduto. Il negoziato è stato rotto dietro iniziativa di Sonnino ( 4), per le ragioni che già sai. Ne informai domenica scorsa Burian (5). La sua rusposta fu calma. Mi

disse però, in via personale, pregandomi di non telegrafarlo a Sonnino, che non comprendeva la decisione da lui presa, né le ragioni che l'avevano motivata avendo egli mostrato le migliori disposizioni per continuare la discussione.

Non dubito che il telegramma in cui riferisco il mio colloquio con Burian ti sia stato comunicato.

Appena mi pervenne il telegramma di Sonnino annunziante la rottura del negoziato, credetti rispondergli subito (6) che sarebbe stato, a mio parere, più opportuno di non prendere tale iniziativa, ma di aspettare la risposta di

(ll Per la risposta vedi D. 842. (2J Ed. in Carteggio Avarna-Bollati, cit., pp. 62-64.

Burian la quale non poteva non essere negativa per far ricadere così sul Governo I. e R. la responsabilità della rottura stessa.

Diressi tale telegTamma a Sonn:ino, che rimase naturalmente senza risposta (1), non già nella speranza di farlo rimuovere dalla sua decisione, perché sapevo come fosse inutile, ma perché mi sembrava mancare ad un dovere di coscienza se non avessi manifestato il mio pensiero al riguardo.

Siamo quindi giunti oramai al momento critico.

Non credo che un cambiamento di governo, come tu sembri supporlo, potrebbe impedire la guerra. Questa è inevitabile e nessuno, neppure Giolitti, potrebbe avere il potere, anche se lo volesse, impedirla.

Dall'alto, poi, come tu dici, la si vuole per timore di perlicoli interni che non sono ceTto da escludere, e perché si è convcinti della vittoria delle nostre armi.

E di ciò non si dubita dai varii partiti estremi; tale è l'infatuazione che ha invaso una buona parte della nostra opinione pubblica. Ti prego di dirmi cosa ti ha detto Z'lmmermann deJlla rottura del negoziato.

Il tuo telegramma del 9 corrente (2) non mi fu mai comunicato.

La situazione militare qui si è ora migliorata tanto in Bucovina che nei Carpazi e ciò devesi, come tu dici, unicamente alle truppe tedesche mediante le Quali si spera di far sgombrare il territorio della Monarchia dalle truppe russe.

Quanto all'articolo della Frankfurter Zeitung non comprendo come costà si possano ancora illudere di modificare l'andazzo della nostra opinione pubblica, con articoli simili.

Lo lessi, ma lessi pure la risposta che vi fu data dalla nostra stampa favorevole alla guerra. Con tali articoli si raggiunge uno scopo differente da quello che i loro autori si prefiggono. Lo dissi chiaramente a Monts, il Quale mi rispose che era pure necessario che in Italia si sapesse il pensiero della Germania.

E che fa a Roma il povero Biilow?

Qui si nutre, come ti scrissi, la maggiore sfiducia verso di lui. Me lo disse appena egli giunse a Roma il conte Berchtold e me l'ha Tipetuto ora Burian il Quale lo cons'lde!'a al pari di te, come ormai • gaga •.

E tale egli deve essere infatti, perché altrimenti non si spiegherebbe la sua andata a Roma. Egli si accorgerà, ma troppo tardi, quale effetto ha avuto la sua missione a Roma quando col consegnargli i passaporti, lo si pregherà di lasciare Villa Malta.

La guerra doganale tra noi e l'Austria-Ungheria si acuisce ogni giorno più. Anche Questi importatori italiani di derrate alimentari hanno protestato contro il recente decreto del R. governo. lLl telegramma da me diretto in proposito a Roma ha avuto l'istesso effetto di quello da te spedito.

Ti ringrazio delle affermazioni che mi dai circa l'eventuale atteggiamento della Romania. Vedo però che tu pure sei come me all'oscuro, almeno per ora, sulle vere disposizioni di quel governo.

Ti invio qui unita, per la tua informazione l)€rsonale, copia della risposta data da Sonnino (l) al mio rapporto del 25 gennaio (2) che gli avevo diretto dietro sua richiesta, circa l'eventuale rottura di rapporti tra noi e l'AustriaUngheria.

Questa risposta non lascia più dubbio alcuno sulle intenzioni del nostro governo e conferma le nostre previsioni. La prontezza con cui mi pervenne la risposta farebbe supporre che non siamo troppo lontani dall'"intraprendere la progettata gita di piacere.

Anch'io mi auguro come te che possa al più presto cessare la penosa agonia nella quale siamo da più tempo per non prestare più la mano ad una politica che condanno altamente.

Credimi sempre con antica e cordiale amicizia.

P. S. (3) Ti avevo già scritto la presente quando mi pervenne il telegramma dii Sonnino, che ti è stato pure diretto (4). Ne parlai ieri a Burian (5), che fu sorpreso del tono • comminatorio • della comunicazione da me fattagli. La sua risposta fu negativa circa l'interpretazione data da Sonnino aH'articolo VII del Trattato e circa il terreno dei compensi.

Quanto al primo punto, pur consentendo nel parere di Sonnino che l'accordo dovesse essere iniziato prima d'intraprendere qualsiasi azione mHitare in Serbia, dichiarò di non potere ammettere che esso fosse condotto a termine prima di quelle operazioni giacché in tal caso l'Austria-Ungheria avrebbe potuto trovar,si in una situazione impossibile.

Le ragioni che mi dette mi sembrano in parte giuste.

Per ciò che riguarda il secondo punto mi disse di non potersi legare fin d'ora circa la base dei compensi. E persistette nel suo duplice rifiuto nonostante le ripetute mie insistenze. Le cose si mettono molto male ed è naturale che non possano prendere

altra piega, perché da noi si manca assolutamente di buona volontà e si vuole condurre le cose agli estremi.

Mi aspetto da un momento all'altro un nuovo scatto di Sonnino.

Intanto qui hanno mangiato la foglia, un pò tardi però, e sembra che si preparino di nascosto cercando intanto di tirare le cose per le lunghe.

San Marzano, che è qui di passaggio, mi ha detto che Giolitti si sarebbe espresso con Pansa in modo del tutto contrario alla guerra a causa specialmente della questione finanziaria.

(3) -Vedi D. 798. (4) -Vedi D. 799. (5) -Vedi D. 808. (6) -Vedi D. 805. (l) -Vedi D. 810. (2) -Vedi D. 791. (l) -Vedi D. 771. (2) -Vedi D. 709.

(3) Questo post-scriptum è stato evidentemente aggiunto il giorno 23.

(4) -Vedi D. 840. (5) -Vedi D. 849.
834

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, SALANDRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

L. P. Roma, 20 febbraio 1915.

Ieri Torre non disse la verità quando alla mia improvvisa domanda rispose che la notizia circa il nostro passo a favore della Rumenia (2) il Corriere l'aveva avuta da Bucarest. lo ne dubito perché, rispondendomi, arrossì.

Di fatti D'Atri è riuscito a far parlare uno dei redattori de·l Corriere, ed ha saputo che la notizia era stata data qui da Mihajlovich, il ministro serbo, il quale è in ottimi e intimi rapporti con parecchi giornalisti e con lo stesso Torre.

D'onde l'ha saputo Mihajlovich? È quello che varrebbe la pena d'indagare anche per la sicurezza delle trasmissioni dei nostri telegrammi. Il serbo, come sai, è una lunga mano di palazzo Farnese. Hai spedito il telegramma che mi mostrasti ieri (3)?

Prima di telegrafare a Londra di dare corso alle istruzioni inviate per corriere (4), riparlamene.

835

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 399/33. Pietrogrado, 20 febbraio 1915, ore 21,15 (per. ore 2 del 21).

In via riservata mi è stato riferito che fra Potenze Triplice Intesa si ventila progetto inviare contingenti proprii in Macedonia stimando che loro sola presenza basterebbe a tenere in rispetto albanesi, a stornare bulgari da idee aggressive inducendoli forse a volgere attività verso Oriente e a facilitare entrata in azione della Romania. Grecia insisterebbe perché parte di quel contingente rimanesse a Salonicco (5).

836

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 62/39. Berlino, 20 febbraio 1915, ore 22 (per. ore 8 del 21).

Il cancelliere si è recato oggi al Quartiere Generale austro-ungarico dove si incontrerà col Barone Burian. La visita è destinata, secondo consuetudine,

a restituire quella fatta recentemente dal Barone Buri{m al Quartiere Generale germanico: ma ha anche naturalmente lo scopo di discorrere della situazione generalle che rende attualmente più che mai oppol'itund frequenti scambi di idee fra i due Gov,erni alleati. Ciò mi diceva stamane, Jagow il quale soggiungeva che siccome della situazione generale rappresentano un elemento importantissimo le relazioni coll'Italia, così anche di queste sarebbe stato certamente questione negli odierni colloqui fra il Cancelliere e il Barone Buri{m. Quale ne sarebbe stato H risultato Jagow asseriva di non poter prevedere. Certo i negoziati pendenti fra il R. Governo e il Governo Imperiale e Reale non erano stati facilitati dalle dichiarazioni fatte ultimamente dal R. Ambasciatore a Vienna (l) sul ritiro da parte nostra di ogni discussione mentre il Barone Burian diceva di essere prontissimo da parte sua a continuare la • conversamone • con noi sull'applicazione dell'articolo sette. Replicai subito che quella conversazione non aveva alcun scopo finché il Governo austro-ungarico non si fosse risoluto a dichiararci nettamente di attaccarla sul terreno sul quale noi l'avevamo chiaramente portata: era una questione pregiudiziale che era indispensabile risolvere prima di entrare ìn merito della questione principa,le. Jagow rispose, senza poter contestare il fondamento logico di questo argomento, che ragione per la quale il Governo austro-ungarico aveva esitato a pronunziarsi era perché non sapeva quale sarebbe stata la portata e i limiti delle nostre domande: se noi non volevamo, egli diceva, dichiararlo senz'altro al nostro contraddittore potevamo però farlo comprendere al Governo germanico che sarebbe stato così messo in grado di dare una base pratica e di conferire maggiori probabilità di successo ai suoi sforzi per facilitare l'intesa. Checché ne sia io soggiunsi, coll'ultima dichiarazione di Avarna e colla diffida di ogni azione austro-ungarica nei Balcani il R. Governo non aveva fatto altro che adottare lo stesso contegno seguito dal Governo austro-ungarico nella guerra di Libia durante la quale esso aveva opposto ripetutamente il suo veto ad operazioni militari nostre che sull'esito della guerra avrebbero potuto esercitare un'influenza decisiva. Jagow mi domandava allora che cosa sarebbe accaduto se Austria inchinandosi ora al veto nostro come noi ci eravamo piegati al suo avesse rinunziato ad ogni azione offensiva contro la Serbia e il Montenegro. Non essendovi più alcuna base per i compensi a norma dell'articolo sette, avremmo noi potuto assicurare in tale caso la nostra neutralità? Risposi che la questione era ormai divenuta più vasta, e mi espressi con Jagow nel senso delle dichiarazioni fatte da V. E. a Biilow (telegramma di V. E. gabinetto n. 41) (2) delle quali egli doveva essere già stato informato. Jagow che per lunga esperienza personale era ;in grado di conoscere bene le peculiari condizioni del nostro Paese non poteva non rendersi conto della gravità delle constatazioni e condizioni di V. E., e avrebbe dovuto, dissi, ispirarsi a quelle nell'esplicare un'azione che corrispondesse allo scopo statomi tante volte qui dichiarato e all'interesse della Germania di mantenere anche in avvenire la cordialità delle relazioni coll'Italia. Il compito gli era reso tanto più facile,

soggiunsi, in QUanto egli poteva essere sicuro di avere con sé la grandissima maggioranza dell'opinione pubblica germanica, la quale non soltanto nelle manifestazioni della stampa (gli ho dtato l'ultimo articolo della Frankfurter Zeitùng in risposta alla Neue Freie Presse) ma anche nelle espressioni di uomini politici autorevoli si chiariva favorevole alle rivendicazioni italiane.

Non mancavano nemmeno coloro che sostenevano che ove Austria persistesse nel suo ostinano rifiuto di tener conto di fronte a noi delle imprescindibili necessità del momento la Germania non era affatto tenuta a seguirla ed appoggiarla in questa via che le avrebbe inevitabilmente creato nuovi gravissimi pericoli e poteva compromettere irreparabilmente tutta la situazione. Né facevano difetto alla Germania i mezzi per esercitare un'efficace pressione sull'Austria la quale esclusivamente a·l concorso delle armi germaniche era debitrice di aver potuto trattenere la vittoriosa invasione russa e migliorare m questi ultimi tempi le sue condizioni militari. Jagow replicava che l'assistenza all'Austria-Ungheria era imposta alla Germania dalle precise aspos1zwr~< del trattato di al:leanza fra le due potenze, e mi ripeteva poi l'obiezione che, ad una troppo accentuata pressione per un accordo con l'Italia, l'Austria avrebbe potuto rispondere colla minaccia di una pace separata colla Russia, al che io risposi che una siffatta eventualità non pareva a me come non era sembrata finora a lui molto verosimHe. Jagow concluse col dirmi che probabilmente avrebbe egli pure fra qualche tempo restituito a Burian la visita da questi fattagli.

(l) -Da Archivio Sonnino, Montespertoli. Ed. In SoNNINO, Carteggio, c1t., u. 13!1. (2) -Vedi D. 726. (3) -Vedi D. 832. (4) -Vedi D. 816. (5) -Ritrasmesso a Parigi, Londra, Atene e Bucarest con T. gab. 143 del 21 febbraio, ore 15,30. (l) -Vedi D. 808. (2) -Vedi D. 824.
837

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 60/47. Vienna, 20 febbraio 1915, ore 22,30 (per. ore 7,45 del21).

Riferendosi alla comunicazione fattagli il 14 col"l"ente (m:io telegramma gabinetto n. 44 riservato speciale) (l) circa il resoconto della conversazione avuta col conte Berchtold in data 22 maggio 1912 di cui io avevo sottoposto a questo il testo per conoscere se aveva riprodotto fedelmente il suo pensiero, nonché della lettera da Lui direttami in proposito lo stesso giorno, il barone Burian mi scrive ora (2) in via privata quanto segue:

• Ho constatato in seguito che nessuna traccia di tale lettera esiste nei nostri archivi. Per contro l'incartamento relativo contiene l'estratto del sunto redatto dal conte Berchtold della conversazione da lui avuta con Lei lo stesso giorno. Risulta da questo documento, di cui Le mando copia, che il conte Bertold non ha avuto menomamente l'intenzione di rinunziare al nostro diritto

a un compenso derivante dal fatto dell'occupazione italiana di un certo numero di isole del mare Egeo, ma che ha solamente rinunziato per il momento (vorliiufig) alla realizzazione immediata di tale diritto. Per maggior·e sicurezza ho consultato il conte Berchtold che mi ha confermato quanto precede, aggiungendo che non aveva faMo osservazioni circa il termine c in tale occasione • che si trova nel sunto di Lei, perché vi attribuiva il senso naturale di c in questo momento •, di en attendant. Il conte Berchtold ha constatato che anche l'ultimo periodo del riassunto di Lei ( • si sarebbe riservato il diritto a compensi •) doveva, secondo lui, applicarsi anche alle occupazioni anteriori alla data del 22 magg:io 1912 e non solamente all'eventualità di occupazioni future. Il conte Berchtold è disposto di mettersi a disposizione di Lei per ripeterle, ove Ella lo desideri, le stesse spiegazioni. La logica stessa mi sembra del resto sostenere la nostra interpretazione, giacché non sarebbe affatto comprensibile perché il conte Berchtold avrebbe fatto dipendere il nostro diritto proveniente dal trattato di alleanza dal numero delle isole che l'Italia occupasse •.

La traduzione letterale dal tedesco dell'annesso della lettera è la seguente:

• Estratto da un rapporto del giorno 22 maggio 1912: Fummo penosamente impressionati dalla notizia della occupazione dd ulteriori isole per parte de:Lle truppe italiane e potemmo, a cagione delle conseguenze incresciose di simile azione, far valere le più gravi preoccupazioni. Al tempo stesso dovremmo constatare che secondo il nostro modo di vedere le occupazioni di cui si tratta urterebbero contro l'articolo 7 del trattato di alleanza che ci darebbe il diritto di pretendere dal canto nostro compensi. Non volevamo tuttavia per il momento (vorliiufig) farne uso; dovevamo però stabilire espressamente che, qualora l'Italtia dovesse fare ulteriori passi in avanti sulla via su cui si era messa, la responsabilità di ciò verrebbe lasciata all'Italia mentre

noi saremmo obbligati a riservarci il diritto a compensi, di cui saremmo liberi di fare uso secondo il nostro proprio giudizio •.

Mi riservo, nella visita che farò al barone Burilin al suo ritorno in Vienna, di contestare nuovamente l'interpretazione data da lui e dal conte Berchtold all'espressione c in questo momento • e di ribadire il concetto già espostogli nel colloquio del 14 corrente (telegramma gabinetto 44 riservato speciale). Gli farò notare l'error·e in cui egli è incorso di parlare, nell'accennare all'ultimo periodo della dichiarazione fatta il 22 maggio 1912 dal conte Berchtold, del mio resoconto di quelle dichiarazioni, mentre non si tratta invece che della redazione di quel periodo fatto dal conte Berchtold stesso e da lui trasmessomi ~olla lettera suddetta. Quanto alla nuova interpretazione data dal conte Berchtold all'altra sua espressione contenuta in quest'ultimo periodo che • si sarebbe riservato il diritto a compensi •, farò rilevare al barone Burian che essa è conilutata da quanto lo stesso conte Berchtold mi scriveva nella sua lettera. Nell'inviarmi infatti con questa lettera la sua redazione di quel periodo 11 conte Berchtold aggiungeva in fondo alla mia redazione contenuta nel resoconto da me trasmessogli c pur tenendo conto più precisamente del fatto che si tratta d'una eventualità dell'avvenire •, per cui la nuova redazione dell'ul

50 -Documenti diplomatici -Serie V -Vol. II

timo periodo in cui il conte Berchtold si riservava il diritto ai compensi, non potrebbe applicarsi ad un tempo, come egli ora afferma, tanto alla data del 22 maggio 1912 quanto a quello che sarebbe stato fatto in futuro, ma a quest'ultimo solo. Infatti in guella nuova redazione egli parla • eventualità dell'avvenire •. Avrò cura di trasmettere all'E. V. col prossimo corriere, insieme alla copia della lettera diretta a me dal conte Berchtold ,n 22 maggio 1912, copia pure di quella ora pervenutami dal barone Burilin col relativo annesso.

(l) -Vedi D. 808. (2) -La lettera di Burian, in data 18 febbraio, è conservata fra le Carte Avarna e corrisponde perfettamente alla traduzione qui telegrafata.
838

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 61/50 Vienna, 20 febbraio 1915, ore 22,30 (per. ore 7,35 del 21).

Signor Tschirchsky tornato ieri da Berlino venne a vedermi ieri sera stessa a tarda ora.

Egli mi disse che avendo parlato al barone Burian della conversazione avuta meco circa il ritiro per parte nostra di ogni discussione sui compensi di cui all'articolo 7° del trattato della Triplice Alleanza (1), questi nel confermargli quanto mi aveva dichiarato, erasi mostrato disposto a procedere con noi ad un previo accordo, qualora le truppe Imperiali e Reali fossero per intraprendere una nuova azione contro la Serbia. Onde egli non aveva avuto bisogno di insistere presso di lui raccomandargli la conciliazione e dargli consigli di moderazione e pr·udenza. Da quanto mi è stato poi riferito in via confidenziale da altra fonte autorevole, sembrerebbe che nel pensiero del barone Burian il previo accordo di cui si tratta dovrebbe, giusta articolo settimo, essere bensì iniziato ma non già condotto a termine prima che le truppe Imperiali e Reali entrassero nel territorio serbo, perché altrimenti la libertà d'azione che ha qualsiasi potenza sovrana verrebbe ad essere intaccata o limitata.

839

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 349/49. Parigi, 21 febbraio 1915, ore 13,25 (per. ore 17,30).

La stampa inglese e francese, mentre protesta contro la minaccia tedesca di affondare le navi mercantili nelle acque anglo-francesi, la qualifica un bluff e ne contesta la efficacia. In queste sfere ufficiali si ostenta ugualmente di minacciare, ma in fondo si è seriamente preoccupati. Dal 17 tutti i giorni uno o due vapori francesi o inglesi sono stati silurati. Se le cose dovessero continuare così il danno al commercio franco-inglese sarebbe gravissimo ed il

trasporto delle truppe inglesi sul continente sarebbe ostacolato. Anche i servizi postali e passeggeri sono disorganizzati. I vapori tra Dieppe e New Haven e tra Boulogne sur Mer e Folke,stone sono stati soppressi. Ieri l'altro nostro cor.riere di Gabinetto non poté partire, ne informai Imperiali che mi risponde aver telegrafato a V. E. per istruzioni. Però prima che giungesse tele•gramma di lmperiali corriere è partito avendo appreso che funzionava linea Havre-Southampton. Una soluzione equa della questione sarebbe che Francia e Inghilterra permettessero ingresso in Germania dei viveri necessari alla popo•la~ione civile ed ai prigionieri e Germania s'impegnasse a non attaccare coi sottomarini le navi mercantili francesi e inglesi, ma dato l'accanimento e l'esasperazione delle due parti belligeranti oramai votate ad una guerra a morte, non vi è speranza alcuna di compromissioni o transazioni nemmeno coll'intervento dei neutri.

(l) Vedi D. BOB.

840

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, BOLLATI, E A VIENNA, AVARNA (l)

T. GAB. R. SP. 45. Roma, 21 febbraio 1915, ore 21,30.

(Per Berlino) R. Ambasciatore a Vienna telegrafa quanto segue:

l o -Riferendosi ... (come nel telegramma n. 60/47) (2)

2° -Signor Tschirsky ... (come nel telegramma n. 61/50) (3)

Ho risposto al R. Ambasciatore a Vienna quanto segue:

(Per Vienna) Telegrammi di V. E. n. 47 e 50.

Approvo confutazione che V. E. mi annunzia voler fare a Burian dell'interpretazione che ora codesto Governo vorrebbe dare alla lettera Berchtold del 1912. Contegno preso allora da codesto Governo è analogo a quello che

R. Governo prende oggi riguardo movimenti militari austro-ungarici nei Balcani, distinguendo passato dall'avvenire. Noi rinunziamo ogni discussione su movimenti ed occupazioni austro-ungariche che furono operate o tentate in Serbia fino ad oggi, così come nel 1912 fece Berchtold a riguardo delle isole già provvisoriamente da noi occupate, ma dichiariamo che da oggi in poi poni.amo un veto formale ed assoluto a qualunque nuovo movimento consimile di codesto Governo nei Balc·ani fin tanto che non sia stato non solo iniziato ma concluso un accordo sui compensi, attenendoci in ciò al testo preciso dell'articolo 7°. Aggiungiamo che, per le ra.gioni già ripetutamente svolte nei miei telegrammi, sarebbe assolutamente inutile aprire una discussione su tali eventuali compensi se essi non riguardano la cessione di terri.tori già oggi posseduti

dall'Austria-Ungheria, perché siffatta discussione non potrebbe giungere ad alcuna conclusione pratica di accordo.

Occorre che V. E. chiarisca molto nettamente nel senso che sopra e ai termini del mio telegramma riservato speciale n. 40/22 (l) questi vari punti presso il barone Burian, il quale da notizie riferitemi mostra di avere data alle nostre ultime comun'icaziollli una interpretazione assad lontana dalla vera.

E V. E. deve ripetergli che se Austria-Ungheria da oggi in poi mostrasse col fatto di non tener serio conto di queste nostre dichiarazioni il R. Governo vedrebbe in ciò una violazione del trattato e le conseguenze potrebbero essere assai gravi (2).

(l) Ed. in SONNINO, Carteggio, cit., D. 140.

(2) -Vedi D. 837. (3) -Vedi D. 838.
841

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, BOLLATI, E A VIENNA, AVARNA (3)

T. GAB. R. SP. 46. Roma, 21 febbraio 1915, ore 21,55.

(Solo Vienna) Ho telegrafato al R. Ambasciatore [a BerlinoJ quanto segue:

(Per ambedue) Ho veduto ieri il principe di Biilow.

Avendo egli espresso qualche dubbio che il barone Burian avesse riportato dalle comunicazioni fattegli a nome del R. Governo da Avarna (4) un'impressione assai disforme da quella che egli [Bi.ilow J aveva ritratta da quanto io gli aveva riferito in proposito, io gli ho ripetuto la sostanza delle comunicazioni fatte a Vienna formulandole in riassunto testua1mente come segue:

• Le Gouvernement Italien a déclaré dès le commencement qu'il ne saurait admettre l'utilité d'aucune discussion sur les compensations dont il est question dans l'art. 7, qui ne se rapporterait pas à la cession de territoires possédés actuellement par l'Autriche-Hongrie; car te~le discussion ne pouvant satisfaire aucunement le sentiment national italien, ne pourrait porter à aucun accord.

Jusqu'à présent les deux Gouvernements ont discuté plutòt vaguement sur les événements des Balkans déjà arrivés ou futurs. En se retranchant dans l'article 7, selon la dernière communication faite

par Avarna à Burian et en re,tJ~rant toute proposirtion déjà faite de discussion, le Gouvernement Italien a voulu établir nettement ce qui suit: Le Gouvernement Italien n'admet dorénavant aucune action miUtaire de ,l'Autriche-Hongrie dans les Balkans à moins que préalablement, comme le veut le texte de l'article, n'ait été conclu un accord sur les compensations, accord qu'il serait inutile d'espérer de conclure autrement que sur la base de cessions de territoires actuellement possédés par l'Autriche-Hongrie. Si le Gouvernement austro-hon

grois ne tenait pas compte dans le fait de cette déclaration du Gouvernement Italien celui-ci y verrait la preuve que l'Autriche Hongrie a repris sa liberté d'action relativement aux dispositions du traité, ce qui justifierait le Gouvernement Italien à reprendre lui aussi sa liberté d'action •.

Bi.ilow ha preso nota di questi schiarimenti.

(l) -Vedi D. 818. (2) -Per la risposta di Avarna vedi D. 853. (3) -Ed. in LV 108, cit., D. 26, e in SoNNINO, Diario, cit., pp. 91-92. (4) -Vedi D. 808.
842

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 63/107. Bucarest, 21 febbraio 1915, ore 23 (per. ore 2,30 del 22).

Telegramma di V. E. n. 44 (1).

Bratianu ha accolto con viva soddisfazione la mia comunicazione. Egli in principio risponde affermativamente alla prima domanda, pur chiedendo un poco di tempo per darmi una risposta precisa e concreta, tanto più che sono andato a cercarlo in campagna ove passerà due giorni. In quanto alla Buigaria egli osserva che specialmente dopo recenti successi parziali tedeschi contro i russi non sarebbe prudente aprirci fin d'ora con essa. Egli è tanto convinto che quando Italia e Romania entreranno simultaneamente in azione Bulgaria si terrà tranQuilla se pure non parteciperà anch'essa alia g.uerra nel senso da noi desiderato, che non lascerà alla frontiera bulgara più di una cinquantina di migliaia di soldati. Del resto egli è d'avviso che sarà il caso entrare in negoziato proprio al momento di entrare in azione ed allora si avrà probabilità di trascinarla.

Ho raccomandato a Bratianu massimo segreto e ne ho avuto formale affidamento in Questo senso. Mi riferisco a1 miei telegrammi odierni gabinetto segreto 108 (2), 109 (3) e mi riservo dare una risposta definitiva dopo domani (4).

843

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 64/111. Bucarest, 21 febbraio 1915, ore 23 (per. ore 4,26 del 22).

Mio telegramma odierno gabinetto segreto n. 107 (5) riservatissimo per Lei solo. Decifri Ella stesso.

Incidentalmente Bratianu mi ha detto che si dovrebbe aver cura di giustificare di fronte opinione pubblica in modo plausibile la nostra entrata in azione e specialmente mettere bene in chiaro che essa non è diretta contro la Germania ma è la conseguenza della situazione interna e dello sfacelo dell'Austria-Ungheria. Bratianu si preoccupa anche della questione degli stretti per la quale egli pensa se non sia il caso di garantirsi in tutto ciò presso Triplice lnitesa non fidandosi delle assicurazioni russe.

Altro argomento che preoccupa Bratianu è quello del Banato abitato da numerosi romeni, che egli non vorrebbe vedere passare dalla dominazione ungherese a quella serba, più pericolosa perché più assimilatrice.

(l) -Vedi D. 832. (2) -Con T. gab. 353/108 del 21 febbraio Fasciotti riferiva alcuni particolari comunicatigli da Bratianu circa l'atteggiamento della Bulg2ria. (3) -Con T. gab. 350/109 sempre del 21 febbraio Fasciotti riferiva insinuazioni fatte dal ministro di Germania circa il comportamento dell'Italia verso la Romania, accennateglida Bratianu nel colloquio di cui sopra. (4) -Vedi D. 855. (5) -Vedi D. 842.
844

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

T. GAB. R. SP. 65/40. Berlino, 21 febbraio 1915, ore 23,30 (per. ore 2 del 22).

Il cancelliere, ritornato stamane dal Quartiere Generale germanico, mi ha pregato stasera di andarlo a vedere. Mi disse che aveva avuto ieri con i!l barone Burilin una lunga conversazione nella quale l'esame della attuale situazione dei rapporti coll'Italia aveva avuto parte principalissima

Il barone Burian lo aveva informato dell'ultima comunicazione statagli fatta dal duca Avarna a nome di V. E. (2), nei •termini seguenti:

Il R. Governo ritira le sue proposte circa l'applicazione dell'articolo sette e non ne presenta di nuove: esso si trincera semplicemente dietro le disposizioni esplicite di quell'articolo e dichiara che considererà come una violazione di esso qualunque azione offensiva intrapresa dall'Austria-Ungheria contro la Serbia e il Montenegro, senza un accordo preventivo coll'Italia: violazione che po•trebbe avere conseguenze gravi di cui 'il R. Governo dedina fin d'ora ogni responsabilità.

Il barone Burian aveva risposto ad Avarna che il Governo austro-ungarico accetta questo punto di vista del R. Governo, e aveva dichiarato che l'AustriaUngheria non avrebbe intrapreso alcuna nuova azione nei Balcani senza avere presenti le disposizioni dell'articolo sette. Burian aveva quindi detto al Cancelliere di considerare che in questo stadio della questione vi era concordanza di vedute fra i'l gabinetto di Vienna e di Roma. Il Cancelliere era dello stesso avviso, e mi pregava di dirgli se così stavano realmente le cose e se nessun malinteso si era verificato. Risposi che occorreva chiarire anzitutto un punto: quello cioè che prima che l'azione austro-ungarica venisse intrapresa, era necessario che l'accordo previsto dall'articolo 7° fosse non solo iniziato ma condotto a te11mine. Il Cancelliere replicò che da quanto gli era stato detto dal

barone Buri{m si riteneva autorizzato ad affermare che anche nel pensiero del Governo austro-ungarico l'accordo di cui si tratta doveva essere perfetto prima che le operazioni militari cominciassero: soltanto nel caso che i negoziati per tale accordo fossero falliti, ciascuna delle due parti avrebbe ripreso la sua libertà d'azione. E il cancelliere non poteva sollevare alcuna obiezione alla dichiarazione fatta da V. E .. :la quale aveva mantenuto la discussione per i compensi sulla solida base delle disposizioni del trattato della Triplice alleanza. Egli osservava tuttavia non potersi dissimulare che in seguito alla guerra erano sorte ctrca ta Tnpl1ce AHeanza difficoltà e complicazioni gravi e che soprattutto in Italia si erano manifestati una agitazione ed un malcontento (Verstimmung) delle quali non era possibile non preoccuparsi. Il cancelliere lo deplorava vivamente e sapeva che non meno vivamente lo deplorava il Governo austro-ungarico il quale aveva comune con lui il desiderio di rimediare a tale stato di cose. Poiché egli era sempre profondamente convinto che i grandi interessi comuni di tre Stati, cui si erano ispirati i creatori della Triplice alleanza sussistono tuttor·a, hanno resistito al tempo e al mutare degli eventi e non furono scossi nelle loro fondamenta nemmeno dalla guerra attuale. Bisognerebbe quindi correre ai ripari finché ne è tempo. E al cancelliere sembrava specialmente atta a questo scopo l'idea di una conversazione a tre fra i delegati dei tre Stati nella quale si esaminerebbe ·insieme H trattato della Triplìce alleanza nei suoi scopi, nelle sue condizioni, nel suo funzionamento, nei risultati che diede finora. E si studierebbero e concreterebbero misure intese a liberarlo da quel'le oscurità o imperfezioni che col volgere degli anni vi fossero state rilevate o vi fossero sopravvenute. Egli non voleva con ciò creare soltanto un espediente ad hoc per le difficoltà del momento: aveva di mira il mantenimento anche dopo la guerra dell'alleanza, della reciproca fiducia e della amicizia fra i tre Paesi, assicurandoli fin d'ora contro qualsiasi spiacevole conseguenza di turbamenti passeggeri verificatisi a cagione o in relazione alla guerra. La questione attuale dei compensi non sarebbe stata nella progettata conversazione trattata in prima linea, poiché lo stesso R. Governo aveva proposto di rinviare accordo preventivo all'eventualità per ora non attuale di una nuova azione offensiva dell'Austria nei Balcani. Il cancelliere mi pregava di comunicare questa sua proposta a V. E. e di fargli poi conoscere risposta di Lei.

Risposi che non avrei mancato di aderire al suo desiderio. Che fin d'ora però credevo che la riserva da lui in ultimo enunciata, rendeva a parer mio completamente illusoria l'utilità della conversazione da lui progettata. Prima di esaminare e discutere tutte le altre questioni, per quanto importanti, che si riferivano alle modalità e all'avvenire del trattato della Triplice alleanza, era indispensabile non solo esaminare, ma risolvere la questione dei compensi, la quale riveste nell'ora presente un carattere di assoluta urgenza, tale da influire in modo decisivo su tutto quanto concerne l'esistenza stessa della Triplice alleanza. Circa quella questione si è venuto creando in Italia uno sta·to d'animo tale da rendere impossibile a qualsiasi Governo di !asciarla insoluta sotto pena di esporre il Paese e le Istiituzioni che lo reggono ai più gravi pericoli. Una conversazione come quella proposta dal cancelliere, gli dissi, non poteva rimanere segreta: se essa si chiudesse senza avere recato all'Italia il soddisfaaimento di alcune delle sue aspirazioni nazionali, tutto il popolo italiano si rivolterebbe contro chi avesse a ciò consentito.

E mi espressi qui col cancelHere, come avevo già fatto con Jagow, nel senso delle cose dette da V. E. a Biilow (telegramma di V. E. gabinetto

n. 41) (1).

Egli non poteva disconoscere gravità di queste considerazioni: soggiunse però che nel dire che la questione dei compensi non sarebbe stata trattata in prima linea non intendeva che essa stessa dovesse rimanere assolutamente esclusa dalla conversazione; che nell'esaminare le diverse disposizioni del tra~t

tato poteva sorgere una occasione propizia per trattarla: che vi sarebbe stato così il vantaggio mettendosi d'accordo preliminarmente su altri punti di comune interesse, sollevandosi in più spirabH aere, di creare così un'atmosfera meglio adatta a facilitare la soluzione di una questione così spinosa e delicata come quella dei compensi.

Jagow, col quale ho avuto pure più tardi una conversazione, mi disse quanto alle modalità della progettata conversazione, che pure rimettendosi ai suggerimenti che potesse far V. E., gli sembrava opportuno come luogo la scelta di Berlino, che anche in quest'occasione doveva avere una parte quasi di mediatrice fra Roma e Vienna: e che i due altri potrebbero in tal caso farsi rappresentare o dai rispettivi Ambasciatori o da speciali delegati.

È mio dovere riferire a V. E. che dalla lunga conversazione avuta con il cancelliere ho riportata l'impressione che questo Governo è sempre risoluto a fare tutto ciò che gli sembra possibile per evitare una definitiva rottura fra l'I,talia e l'Austria delle irreparab~li conseguenze della quale, anche per quanto lo concerne, esso si rende conto perfettamente.

(l) Ed. in SONNINO, Carteggio, cit., D. 141.

(2) Vedi D. 808.

845

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, BOLLATI, A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, E A PIETROGRADO, CARLOTTI

T. 674. Roma, 22 febbraio 1915, ore l,30.

Il R. Ambasciatore a Vienna telegrafa che da due giorni intendenza militare ha introdotto nei contratti la condizione • salvo trattato di pace ».

Richiamo ad ogni buon fine su questo fatto l'attenzione di V. E. pregandola di vigilare secondo le istruzioni da me a più riprese impartitele circa qualsiasi indizio di pace separata dell'Austria (2).

no

(l) -Vedi D. 824. (2) -Per le risposte di Tittoni e Imperiali vedi rispettivamente DD. 847 e 851. Non risultano pervenute altre risposte.
846

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 354/50. Parigi, 22 febbraio 1915, ore 20,40 (per. ore 23).

Telegramma di V. E. n. 143 (1).

L'informazione del R. Ambasciatore a Pietrogrado è esatta. Però a quanto mi ha detto Delcassé non si tratterebbe di una spedizione ma soltanto dell'invio di contingenti che avrebbero più che altro valore morale. Inoltre il contingente sarebbe inviato nel solo caso che la Grecia dovesse accorrere in aiuto alla Serbia attaccata dai tedeschi ed austriaci.

847

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 1448/205. Parigi, 22 febbraio 1915, ore 20,40 (per. ore 23,50).

Telegramma di V. E. n. 674 (2).

Delcassé dice che nessuno gli ha parlato seriamente di pace separata sia con Austria-Ungheria sia Germania. Però c'è qualcuno che ne parla, ma trattantlosi di persone senza mandato né responsabilità, il loro non è che un vaniloquio. Delcassé aggiunge che egli non consentirebbe mai a parlare di tale argomento con agenti ufficiosi e che accetterebbe solo la discussione con persone investite di ampio mandato. Però non crede che per ora ciò possa avverarsi. lo intanto eccetto le solite chiacchiere vaghe non ho potuto per ora raccogliere alcun indizio serio.

848

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI, A BERLINO, BOLLATI, E A VIENNA, AVARNA (3)

T. GAB. R. SP. 47. Roma, 22 febbraio 1915, ore 21,35.

(Solo Vienna) R. Ambasciatore a Berlino telegrafa quanto segue: • come nel telegramma n. 65/40) •.

Ho risposto a Bollati quanto segue:

(Solo Berlino) Telegramma di V. E. n. 40 (4).

(Per ambedue) Il R. Governo di fronte al contegno volutamente dilatorio-dell'Austria-Ungheria, non avendo per oltre due mesi potuto averne una risposta intorno alla questione di massima se il Governo Imperiale e Reale ammetteva che la disc<Ussione dei compensi di cui all'articolo 7° trattasse della cessione di territori già posseduti dall'Austria-Ungheria, aveva, a salvaguardia della propria dignità, ritirato ogni sua proposta riguardante tale discussione, trincerandosi per ogni eventuale azione futura deH'Austria-Ungheria nei Balcani dietro il testuale e stretto disposto dell'articolo 7, con l'avvertenza che l'accordo dovrà essere condotto a termine e non solo iniziato prima di ogni principio di azione e inoltre che nessuna discussione potrebbe mai riuscire ad un ·risultato utile se portata sopra un terreno diverso da quello sopraccennato, cioè della cessione di territori già oggi posseduti dall'Austria-Ungheria. Non vedo ragione alcuna perché l'Italia intavoli o accetti ora altre discussioni in proposito. Nel giorno in cui il Governo austro-ungarico, che non sembra aver coscienza dei pericoli di tenere indefinitamente sospese questioni così delicate e complesse, avrà in animo di promuovere una discussione sopra eventuali compensi o concessioni, esso sa su quale unico terreno siamo disposti da ora in poi ad accettare una tale disc<Ussione. Naturalmente ogni ritardo non può che nuocere alla probabilità di riuscita di qualsiasi negoziato simile; ma di ciò non ha a1lcuna responsabilità H R. Governo.

Stando così le cose e dovendo Ia questione delle eventuali soddisfazioni da darsi alle aspirazioni nazionali, per la sua importanza ed urgenza e per la serietà stessa di ogni impegno che fosse per assumere il R. Governo, primeggiare nell'ora attuale sopra qualunque altro argomento, non mi pare oggi opportuna la riunione o conferenza a tre suggerita da codesto Governo Imperiale (1).

(l) -Vedi D. 835, nota 5. (2) -Vedi D. 845.

(3) Ed. in SONNINO, Carteggio, cit., D. 142.

(4) Vedi D. 844.

849

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (2)

T. GAB. R. SP. 66/53. Vienna, 22 febbraio 1915, ore 22 (per. ore 4,56 del 23).

Telegrammi di V. E. segreti n. 40, 43 e 45 riserva·ti speciali (3).

Ho fatto conoscere al barone Burian quanto V. E. mi ha telegrafato e nell'attenermi scrupolosamente alle istruzioni di Lei, mi sono studiato di chiarirgli a più riprese i vari punti contenuti. Il barone Buri{m mi ha detto che avrebbe risposto in primo luogo all'interpretazione data da V. E. all'articolo 7°, secondo cui l'accordo ivi contemplato relativamente agli eventuali compensi doveva essere condotto a termine, e non solo iniziato prima che avesse principio qualsiasi operazione militare dell'Austria-Ungheria nei Bal

cani. A questo proposito ha osservato che conclusione del previo accordo sarebbe dipesa da noi che avremmo potuto far prolungare la discussione, mentre l'Austria-Ungheria avrebbe dovuto essere esposta ad ogni attacco da parte della Serbia, al quale non avrebbe potuto rispondere. D'altra parte i compensi da .attribuirsi all'Italia dovevano essere equivalenti ai vantaggi che l'Austria-Ungheria avrebbe potuto ritrarre.

Ma prima di stabilire i compensi conveniva stabilire e commisurare i vantaggi. Queste due cause mostravano a suo parere l'impossibilità di condurre a termine l'accordo prima di qualsiasi operazione mi'litare dell'Austria nei Balcani. Ho fatto notare al barone Buri:'m che espressione • previo accordo • mostrava per se stessa che esso doveva essere condotto a termine e non solo iniziato prima di quelle operazioni. Infatti la parola • accordo • signdficava consenso definitivo ad un punto determdnato e tale sigtrlifieato acquistava poi forza maggiore dalla parola precedente che voleva dire che la cosa doveva essere decisa e determinata prima di procedere oltre. Se tale non fosse il significato che nell'intendimento dei negoziatori del trattato doveva essere attribuito alla espressione suddetta. la condizione a cui era subordinata dall'articolo 7° ogni modificazione dello statu quo, non avrebbe avuto alcun valore.

Del resto se il previo accordo non dovesse essere condotto a termine, quale garanzia avrebbe potuto avere l'altro contraente che l'accordo stesso una volta iniziato sarebbe poi definitivamente conduso durante le operazioni militari? Divergenze di vedute avrebbero potuto renderne impossibile la conclusione, onde la condizione prevista dall'articolo 7° non sarebbe stata adempiuta, e l'altro contraente avrebbe arrischiato di rimanere senza compensi. Il barone Burian ha replicato che, pur trovando le mie osservazioni giuste egli non può però ammetterle né considerarle conformi allo spirito e alla lettera del Trattato perché ragionando così si verrebbe a intralciare la libertà d'azione di uno dei contraenti, ciò che non poteva essere certamente ·conforme alle intenzioni dei negoziatori del trattato. E non poteva nemmeno ammettere che il non condurre a termine l'accordo, prima di quasiasi operazione militare, costituisse una negazione di garanzia per l'altro contraente. La parola del contraente che si era impegnato a entrare in negoziati circa il previo accordo gli sembra·va una garanzia sufficiente. Il barone Burian ha aggiunto che l'articolo 7° non comportava secondo lui un veto formale e assoluto a qualunque operazione militare dell'Austria nei Balcani ma stabiliva la necessità e il diritto a compensi per i vantaggi che avrebbe potuto ritrarre.

Dopo di essermi riferito alle intimazioni fatteci in varie occasioni dal Governo Imperiale e Reale durante la guerra italo-turca ho osservato essere fuori di dubbio che il R. Governo poteva opporre un simile veto fin tanto che non si fosse vel'iticato 'in antecedenza accordo per compensi previsti dall'articolo 7°, che doveva essere inoltre condotto a termine e non soltanto iniziato prima delle operazioni militari. E nel ricordargli quanto gli avevo già detto, che un diverso procedere del Governo Imperiale e Reale avrebbe potuto essere interpretato da noi come una aperta violazione dei patti del trattato, mi sono espresso con lui nel senso stesso delle istruzioni che V. E. mi ha dato. Al che il barone Burian ha replicato che a suo parere l'accordo fosse bensì da iniziare prima di quelle operazioni ma doveva essere sviluppato poi secondo il procedere delle operazioni militari.

Riconosceva tuttavia che si avrebbe potuto gettare la base generale del previo accordo determinando l'oggetto dei compensi che desidererebbe ottenere il R. Governo. E mi ha dichiarato quindi che non era affatto sua intenzione di sottrarsi agli obblighi imposti dall'articolo 7° ai quali aveva tutta la buona volontà di conformarsi. Ma non poteva consentire nell'interpretazione data da V. E. a quell'articolo secondo cui il previo accordo doveva essere terminato in tutti i suoi particolari prima di ogni operazione militare dell'Austria-Ungheria nei Balcani perché ciò potrebbe mettere il Governo Imperiale e Reale in una situazione impossibile. E mi ha ripetuto che il prolungarsi dei • pourparlers • indipendentemente dalla volontà del R. Governo porrebbe l'Austria-Ungheria alla mercé della Serbia, non potendo essa difendersi dai suoi attacchi durante tutta la durata dei negoziati.

Il barone Burian è venuto quindi a parlare dell'altra questione di cui all'ultimo dei telegrammi suddetti di V. E., che sarebbe cioè inutile per le ragioni ivi indicate, di aprire una discussione sugli eventuali compensi se essi non riguardassero la cessione di territori già posseduti dall'Austria-Ungheria. E mi ha detto che se il Governo Imperiale e Reale fosse nel caso di intavolare negoziati per un previo accordo con l'Italia, prima di intraprendere una qualsiasi operazione militare in Serbia, egli non avrebbe mancato annunziarlo in tempo utile al R Governo per iniziare così i • pourparlers • relativi a quell'accordo; ma egli non poteva legarsi fin d'ora per ciò che riguardava la base dei compensi ai qual•i V. E. ha fatto allusione. Nell'insistere presso di lui perché si pronunziasse su questo punto, gli ho ripetuto quanto gli avevo già fatto conoscere, cwe che se il Governo imperiale mostrasse d'ora in poi coi fatti di non tenere serio conto delle nostre dichiarazioni il R. Governo vedrebbe in ciò una violazione del trattato di Alleanza e le conseguenze potrebbero essere assai gravi. Barone Burian mi ha replicato che la questione della base dei compensi non aveva per ora carattere di a,ttualità. Ha osserva,to poi che se V. E. aveva il diritto di interpretare il trattato egli pure aveva un simile diritto e che una differenza momentanea di opinioni o di interpretazioni non poteva essere considerata come una violazione del trattato stesso. * Ed ha concluso che il Governo Imperiale e Reale non aveva de<l resto alcuna intenzione di mettersi nel caso di violare il trattato, ma aveva anzi il fermo proposito di mantenerlo in vigore coi vari obblighi che comportava agendo in tutta lealtà *. Nonostante le ripetute e vive mie insistenze il barone Burian ha persistito nel suo rifuto di consentire sul punto di vista dell'E. V. relativo all'interpretazione dell'articolo 7° del trattato della Triplice Alleanza ed al terreno dei compensi che ci competono (1).

r. -sp. 71/55 ed. in LV 108, cit., D. 30): «Mio telegramma gabinetto n. 53 r. sp. Credo dover rettificare un lieve errore occorso nel mio telegramma suddetto. In esso dicevo che il barone Burian aveva rifiutato di consentire nel punto di vista di V.E., relativo all'interpretazione dell'articolo settimo del trattato della Triplice Alleanza ed al terreno dei compensiche ci competono. Se è esatto che il barone Burifm rifiutò di aderire al primo di questipunti di vista, non sarebbe del tutto conforme al vero affermarlo per il secondo, giacché la sua risposta non fu negativa ma soltanto evasiva •.

Circa quest'ultimo punto è vano farsi illusioni. Il Governo Imperiale e Reale non consentirà mai a fare, nelle condizioni attuali, la cessione di territori appartenenti alla Monarchia.

* La persistenza però messa dal barone Burian nel suo rifiuto farebbe quasi supporre che egli creda che la piega che saranno per prendere gli eventi non ci permetterà di presentare al Governo Imperiale e Reale una domanda di compensi. Ma circa questa supposizione mi propongo di telegrafare domani all'E. V. * (1).

(l) -Per la risposta di Bollati vedi D. 858. (2) -Ed. in LV 108, cit., D. 28, con soppressione delle parti tra asterischi, e, integralmente in SoNNINO, Carteggio, cit., D. 143. (3) -Vedi DD. 818, 830 e 840. (l) -Circa questa frase, Avarna telegrafa quanto segue il 24 febbraio, ore 23,25 (T. gab.
850

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 359/49. Londra, 22 febbraio 1915, ore 23,20 (per. ore 6,15 del 23).

Telegramma di V. E. n. 133 (2).

R. Addetto Militare riferisce quanto segue: Inghilterra ha ora sul continente sedici divisioni sommanti complessivamente a 450 mila uomini con

1.300 bocche da fuoco di vario calibro.

I primi tre nuovi eserciti (sei divisioni ciascuno) saranno pronti rispettivamente fine marzo aprile e maggio: essi hanno effettivo di 150 mUa uomini ciascuno, con 450 bocche da fuoco e sono già completamente armati. Fabbricazione armi procede in modo continuo intenso; mentre in agosto si produceva circa venticinque mila fucili e quindici milioni di cartucce per settimana, ora tale produzione è pressoché raddoppiata; arsenali governativi e ditte private costruiscono artiglierie di ogni calibro e consegna avviene in ragione di circa cinquanta batterie al mese. Motivo addotto dal Generale Paget della mancanza di fucili per giustificare ritardo invio di nuovi contingenti non pare auindi seriamente attendibile. Continuato invio in Francia di nuove unità e di rinforzi per aumentare effettivi ha costretto a togliere dai nuovi eserciti elementi già istruiti sostituendoli con reparti di nuova formazione; ciò ha cagionato ritardo istruzione nuovo esercito. Questa probabilmente è la vera ragione per cui essi non hanno potuto e non potranno entrare in azione prima della primavera. E qui giustamente non si vuole per alcun motivo allontanarsi dal principio stabilito di non fare entrare in campagna che reparti bene istruiti e perfettamente allenati. Sulla scelta del momento per prendere una vigorosa offensiva con ferma volontà di avanzare su tutto o parte del fronte, nulla si può sapere tanto più che essa dovrà essere decisa non da French soltanto ma di concerto con Joffre e dovrà necessariamente dipendere anche (e forse precipuamente) dalle circostanze che potranno emergere dall'anda· mento delle operazioni militari in altri schacchieri e dalla situazione politica internazionale. Perciò qualunque previsione in proposito, anche se non

si volesse tener conto della naturale assoluta riserva di queste sfere militari, sarebbe fuori di proposito azzardata e priva di qualsiasi serio fondamento.

Per conto mio ritengo alle dichiarazioni di Paget, che intimamente conosco, va attribuita importanza relativa. Egli poco o nulla può sapere. È in disgrazia in seguito suo contegno durante incidente Irlanda anno scorso e non è riuscito malgrado potenti influenze ad ottenere un comando attivo; per tenerlo tranquillo gli hanno affidato missione meramente onorifica in Russia. Alto personaggio francese estraneo politica suo paese, qui ora residente, mi ha detto aver veduto giorni sono presidente del Consiglio belga reduce dal campo dove conferì con Generalissimo. Joffre si dichiarava perfettamente sicuro del trionfo. Egli è pronto a prendere offensiva non verso Yser causa condizione terreno, ma in altri punti da determinare. Esige però oltre alle tvuppe di cui già dispone seicentomila uomini di riserva. Esse ora ammontano a settecentomila perfettamente istruite, allenate, ma Joffre vuole portarle a novecentomila per avere più largo margine. Resta ora da vedersi qualora si ritenga urgente assumere offensiva nello scacchiere occidentale se Inghilterra potrà inviare altre truppe di rinforzo prima del tempo stabilito. Al riguardo regna qui assoluto mistero, si sente però parlare di quotidiane partenze di truppe. A quanto mi viene riferito da chi potrebbe saperlo il numero di soldati degli eserciti inglesi in preparazione è superiore a quello di cui per volle·re di Kitchener si è data primitivamente notizia. Generale ing~ese mio amico che ha fatto la campagna fin da principio, mi diceva ieri aver assoluta convinzione successo finale. Egli non ha lodi sufficienti per slancio energia e solidità esercito francese. Assioura artiglieria francese incomparabilmente superiore a quella tedesca ed inglese non solo per qualità materiale quanto per precisione tiro dovuto meraviglioso allenamento soldati, sotto-uf;ficiali ed ufficiali. A suo avviso soldati francesi hanno ormai perduto ogni esitazione ed apprensione sulla a priori stabilita superiorità tedesca, hanno acquistato invece sicurezza vittoria. Generale ha aggiunto che dopo sei mesi di campagna e lunga permanenza trincee ha avuto agio constatare differenza di giorno in giorno crescente fra contegno truppe prussiane e degli altri Stati germanici.

(l) -Vedi D. 854. (2) -Vedi D. 829, nota 4.
851

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

T. GAB. R. SP. 67/51. Londra, 22 febbraio 1915, ore 22 (per. ore 4 del 23).

Resta inteso che fino a nuovo ordine telegrafico di V. E. io non farò menzione a chicchessia del contenuto del dispaccio di V. E., n. l, riservato speciale (2).

ro In obbedienza ai suoi ordini mi permetto sottoporle rispettosamente seguenti osservazioni: circa data della nostra entrata in campagna sarebbe forse atto amichevole aggiungere che, qualora, raggiuntosi accordo, gli eventuali alleati lo ritenessero utile al successo operazioni generali militari, noi saremmo disposti adoperarci per affrettarla di quanto possibile.

2° Alle opportunissime considerazioni sui motivi del nostro tntervento ed imprescindibili necessità di alcune nostre condizioni mi parrebbe consigliabile aggiungere un fugace accenno alla simpatia italiana nonché alla comunanza di vedute tra l'Italia e la tradizionale amica Inghilterra, sugli scopi morali e politici da raggiungere (equilibrio europeo, pace duratura ecc.).

Data la parte sentimentale del carattere di Grey e la tendenza prevalente nel presente Gabinetto liberale, questo .innocuo accenno non potrebbe che produrre favorevole impressione togliendo alla nostra comunicazione il carattere di un vero e proprio affare.

3° Sull'articolo quinto potremmo incontrare qualche difficoltà giustificata sia dalla famosa teoria della nazionalità sia dalle accresciute presenti nostre domande in paragone di quelle formula,te nelle conversazioni anteriori (1). Ma d'altra parte è evidente che se si affrontano le gravissime responsabilità di una guerra, non con uguale concordia desiderata da tutta la nazione, è indispensabile, a giustificare la decisione del Governo di Sua Maestà, appagare il più possibile le aspirazioni nazionali.

4° L'articolo nove non contiene alcuna menzione sulla parte approssimativa spettante all'Italia nella eventuale spartizione dell'Impero ottomano

o in una delimitazione di zone d'influenze. Senza formulare domande concrete che riconosco, per ovvie considerazioni di tatto, opportunità di evitare, non sarebbe forse male specificare un poco più lasciando se non altro capire che non potremmo contentarci della semplice zona di Adalia in ·alcun modo paragonabile per estensione, valore ed importanza economica alle laute porzioni che verosimilmente si attribuiranno le altre Potenze.

5° Sull'.articolo dodicesimo toccando questione molto delicata in vista dell'interesse da Sir E. Grey dichiarato più volte primordiale per l'Inghilterra potrebbe sorgere qualche divergenza, specie sull'impegno reciproco di non imporre alcun altra forma di dominio all'Arabia Occidentale.

6° All'articolo quindicesimo sarebbe bene come eccesso di precauzione aggiungere • od altra eventuale riunione diplomatica per il regolamento finale di tutte le questioni sollevate dalla presente guerra •.

Circa notizia testé te,legrafatami (telegramma di V. E. n. 674) (2) io non posso assolutamente, per quanto scrupolosa vigilanza eserciti, assumere responsabilità di essere informato a tempo di eventuali aperture austriache per pace separata, dato il perfetto scrupoloso segreto serbato dal Foreign Office in questioni simili (.in questo momento poi mi ri:esce più diffic:ile avrere informazioni riservate, Tyrrel essendo lontano dall'Ufficio in seguito perdita del figliolo

cadUto in Fiandra). Unico mezzo di metterei al sicuro da così spiacevoli sorprese sarebbe Quello di lasciare intravvedere a Grey prossima concreta nostra comunicazione lealmente chiedendo di prevenirci in caso di aperture austriache. Sul momento di iniziare trattative qui, solo Governo del Re è naturalmente in grado di prendere decisione, né quindi io oso permettermi esprimere un avviso in un senso o nell'altro. Mi sembra però ovvio che più tardiamo a parlare più aumentano possibiLi,tà di sorprese e difficoLtà per ottenere comple,ta adesione nostre condizioni. Quello che più di tutto mi preoccupa è un improvviso sempre possibile incidente conducente a rottura itala-austriaco prima della conclusione degli accordi con la Triplice Intesa di fronte alla quale noi in tal caso perderemmo ipso facto attuale nostra posizione privilegiata.

(l) Ed. in SONNINO, Carteggio, D. 144.

(2) Vedi D. 816.

(l) -Vedi ilerie V, vol. I, D. 201. (2) -Vedi D. 845.
852

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MLNISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. R. 1451/281. Londra, 22 febbraio 1915, ore 23,20 (per. ore 4 del 23).

Impressione generale confermatami testé da Benckendorff circa operazioni iniziate Dardanelli è che non trattasi questa volta di semplice dimostrazione a solo scopo di effetto morale ma di azione che vuolsi senza precipitazione ma con tenace proposito spingere a fondo.

A quanto dicono i tecnici la cosa sembra fattibile con rischi relativamente non eccessivi.

Tutti i giornali approvano facendo rilevare enorme vantaggio polittco ed economico che dall'apertura degli Stretti potranno ricavare alleati, anche sotto aspetto della salutare influenza che avvenimenti esercitano sul contegno di alcuni Stati balcanici.

853

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 68/51. Vienna, 23 febbraio 1915, ore 3,10 (per. ore 6,50).

Telegramma di V. E. n. 45, riservato speciale (1).

Nel far conoscere al barone Buria nel corso del1la conversazione da me avuta oggi con lui le considerazioni che mi erano suggerite dalla lettera privata da lui direttami il 18 corrente di cui trasmisi il testo a V. E. col mio telegramma di gabinetto n. 47 riservato speciale (2), ho confutato con gli argo

menti svolti in quel telegramma l'interpretazione da lui data alla lettera del conte Berchtold in data del 22 maggio 1912.

Il barone Burifm ha detto che non poteva non persistere in quell'interpretazione stessa. Conte Berchtold del resto gli aveva dichiarato formalmente che non aveva avuto mai l'intenzione di rinunziare al diritto a compensi che spettava all'A,ustria-Ungheria per l'occupazione per parte nostra del Dodecaneso e ha aggiunto che il conte Berchtold non avrebbe mai potuto rinunziare ad un simile diritto.

(l) -Vedi D. 840. (2) -Vedi D 837.
854

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

T. GAB. R. SP. 70/54. Vienna, 23 febbraio 1915, ore 20 (per. ore 4,30 del 24).

Mio telegramma gab. n. 53 (2).

Esaminando la linea di condotta che il barone Burifm ha creduto seguire di fronte alla nostra domanda di portare la questione dei compensi di cui all'art. 7° del trattato di alleanza sul terreno delle cessioni di territori appartenenti all'Austria-Ungheria, nasce naturalmente il dubbio che egli abbia voluto prefiggersi lo scopo, pur mostrandosi animato dalle migliori disposizioni e dal desiderio di giungere con noi a un accordo, di protrarre la discussione circa quella domanda per guadagnare tempo in previsione di probabilità di eventi militari o di altra natura che avessero potuto impedirci di raggiungere 'lo scopo a cui miravamo. E tale dubbio sembrerebbe essere confermato dalle controproposte di compensi da lui formulate che tendevano a spostare la questione dal terreno sul quale noi l'avevamo posta dandovi altra direzione. Dati questi precedenti potrebbe darsi che il barone Buri<1n possa pre,figgersi pure una identica linea di condotta di fronte alla nuova situazione creata dalla decisione presa dal

R. Governo di ritirare ogni sua proposta o iniziativa di discussione trincerandosi nel semplice disposto dell'articolo 7° diffidando il Governo Imperiale e Reale da ogni azione contro la Serbia e il Montenegro ove non fosse preceduto da previo accordo con noi. Se tale fosse veramente la tattica che il barone Buriàn intende adottare verso noi essa dimostrerebbe che egli desidera di continuare a temporeggiare per evitare così di fornirci il destro di prendere nel frattempo una risoluzione tale che potrebbe, coll'inasprire i reciproci rapporti, precipitare le cose. Non sarebbe quindi da escludere in modo ,assoluto che Governo Imperiale e Reale possa cercare, per conseguire l'intento suddetto, di non intraprendere per ora almeno una azione mi:litare qualsiasi nei Balcani per esimersi dal corrispondere a qualsiasi nostra domanda di compensi e dare invece intanto un impulso maggiore alle sue operazioni in Bucovina e nei Carpazi per fare sgombrare il territorio della Monarchia dalle truppe russe e potere così

51 -Documenti diplomatici -Serie V -Vol. II

disporre più liberamente delle sue forze per ogni evenienza futura. E non sarebbe neppure da escludere che l'arciduca Eugenio, che fu chiamato al Comando delle truppe Imperiali e Reali nei Balcani e le truppe stesse che si stanno ora or-ganizzando per una nuova azione contro la Serbia, possano essere destinati non tanto a tale azione quanto a far fronte ad una nostra avanzata verso i confini orientali della Monarchia.

Prevengo V. E. che quanto mi sono permesso di esporle qui sopra non sono che semplici miei supposizioni personali, non basate sopra alcun indizio positivo.

Ma che tali supposizioni non siano destituite di fondamento lo farebbero quasi supporre alcune osservazioni fattemi in via privata e accademica dal barone Buriim nel colloquio del 9 corrente (1). Egli mi disse allora alla sfuggita che se la nuova azione che le truppe Imperiali e Reali stavano per iniziare in

• Bucovina • e nei • Carpazi • riuscisse, come era da sperare, a respingere al di là del territorio della Monarchia le truppe russe e a sconfiggerle in modo tale da metterle nell',impossibilità di continuare la lotta, la Serbia avrebbe potuto decidersi forse ad arrendersi. E conseguentemente non vi sarebbe stata più occasione per l'Austria-Ungheria di invadere il territorio serbo e per l'Italia di chiedere i compensi. Qualunque sia però la linea di condotta che il barone di Buriiin intenda seguire verso di noi in questa nuova fase, non è da credere che il Governo Imperiale e Reale possa decidersi nelle circostanze presenti, come più volte 'affermai anche nel passato, a farci la cessione di territori appartenenti alla Monarchia anche limitatamente al Trentino e a lievi relitifiche di confine Sino all'Isonzo, salvo che rimanesse soccombente in una guerra contro di noi. Ma, dato anche che per ragioni impreviste il Governo Imperiale e Reale si potesse indurre a farci una simile limitata cessione, la quale non potrebbe certamente soddisfare la nostra opinione pubblica, è poco probabile che un accordo qualsiasi possa effettuarsi su tale base, perché l'Austria-Ungheria non consentirebbe alle condizioni a cui quella cessione dovrebbe essere subordinata secondo il nostro parere.

:E da dubitare infine che noi potremmo contare a tale scopo sopra una ulteriore pressione della Germania dopo quella da essa già esercitata direttamente sulla persona dell'Imperatore, giacché sarebbe difficile che essa possa indursi a forzargli la mano, qualora Sua Maestà persistesse, come sembra persistere tuttora, nella sua riluttanza contro la cessione suddetta.

E di ciò credo non dovrebbe dubitare lo stesso Biilow i'l quale, per la esperienza fatta nei rapporti tra i due Imperi durante il lungo periodo di tempo in cui rivestì l'alta carica di cancelliere dell'Impero, non può ignorare la natura di questo ambiente, nonché le gravi difficoltà che si incontrano per reagire contro di esso.

Mi auguro che queste mie previsioni pessimiste come le supposizioni personali sopra esposte, possano essere smentite in seguito dai fatti, ma ho creduto essere mio debito di riferirle e con tutta riserva all'E. V. a discarico della mia responsabilità.

(l) Ed. in SONNINO, Carteggio, cit., D. 145.

(2) Vedi D. 849.

(l) Vedi D. 791.

855

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

T. GAB. R. SP. 69/115. Bucarest, 23 febbraio 1915, ore 21,30 (per. ore 6 del 24).

Mio telegramma n. 111 gabinetto riservato speciale (2).

Bratianu è venuto da me stamane e mi ha data la seguente risposta alla comunicazione verbale da me fatta il 21 corrente (telegramma di V. E. gabinetto 44) (3):

l o Ricevo con soddisfazione la vostra comunicazione perché essa corrisponde al desiderio che già ebbi a esprimervi, di precisare completandola la intesa tra di noi stabilita;

2° Rispondo che il Governo romeno è deciso nel caso di un'azione italiana ad intraprendere simultaneamente e con ogni vigore anche la propria azione;

3° Circa la possibile data e le modalità di questa entrata in ·azione attendo le proposte più precise del Governo italiano, proposte che esso vorrà porre in armonia collo stato dei nostri preparativi militari, tenendo anche conto della situazione militare dei belligeranti.

A completare questa terza parte della risposta del signor Bratianu riferisco che egli mi ha chiesto :

l o perché nella domanda italiana si precisa il termine massimo (non più tardi della fine dell'aprile prossimo) per l'entrata in azione? Ha il Governo italiano preso degli impegni a tale riguardo colla Triplice Intesa e specialmente col... (4);

2° Si può bensì fissare il termine minimo per l'entrata in azione che è quello richiesto dalla necessità di completare gli armamenti ma non sembrerebbe prudente stabilire un ,termine massimo atteso che la scelta del momento opportuno dipende anche dalla situazione dei belligeranti in quel dato momento. Per esempio ora che i russi hanno abbandonato la Bucovina il momento è meno favorevole per l'entrata in azione della Romania che non quando essi occupano quella regione;

3° Circa la data in cui la Romania sarà pronta dal punto di vista militare, Bratianu sl riserva precisarla fra qualche giorno quando avrà avuto tempo di conferire coi Capi di servizio competenti.

Queste amichevoli domande rivoltemi a titolo personale e confidenziale dal signor Bratianu non attenuano minimamente la risposta recisamente affermativa da lui datami e riportata più sù.

E significano semplicemente che egli desidera passare dalle generalità al terreno pratico e chiede perciò le necessarie informazioni.

Se mi fosse lecito avanzare un suggerimento, consiglierei dare delle risposte franche ed esaurienti, tenendo presente che se a noi come grande potenza deve spettare una parte direttiva nell'azione comune italo-romena, non possiamo però pretendere che questo Governo ci segua senza sapere dove, con chi, ed in quali condizioni lo conduciamo. Una prudente franchezza e lealtà costituirà un'ottima base per le ulteriori relazioni italo-romene non solo, ma in generale per quei rapporti tra grandi potenze e potenze minori che finora l'Italia non ha potuto o saputo stabilire.

(l) Ed. in SONNINO, Carteggio, cit., D. 146.

(2) -Vedi D. 843 ma soprattutto D. 842. (3) -Vedi D. 832. (4) -Gruppo indecifrato.
856

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI (l)

T. GAB. R. SP. 48/3. Roma, 23 febbraio 1915, ore 22,25.

Riservatissimo per Lei solo. Decifri Ella stessa. Telegramma di V. E. n. 51 riservato speciale (2).

Per ora e finché non telegrafo di dar corso al mio dispaccio n. l riservato speciale, in data 16 corrente (3), seguiti a non farne menzione a chicchessia. Quanto alle osservazioni di V. E.:

Sul n. l. Non aggiungerei frase che suggerisce V. E. perché termine ci è quasi imposto da esigenze di preparazione militare. Se poi per precipitare di avvenimenti convenisse di sollecitarlo e non si riscontrassero gravi inconvenienti a ciò fare, potremo sempre anticipare; ma non è consigliabile prendere impegno nemmeno parziale o condizionale in questo senso.

Sul n. 2. Accetto il suggerimento dell'E. V. per aggiunta alle considerazioni preliminari. V. E. può formulare periodo che crede più opportuno nel senso già indicato, e telegrafarmelo.

Sul n. 3. Articolo 5. Per ragioni indicate pure da V. E. conviene insistere su domanda accresciuta.

Sul n. 4. Articolo 9. Formula attuale fu adottata per conformarsi a quanto consigliava V. E. riguardo larghezza di formule nel colloquio che avemmo in Roma. Prego però V. E. di formulare l'articolo che proporrebbe sostituire nell'intento di meglio specificare proporzioni eventuali delle assegnazioni all'Italia nell'Asia Minore e di telegrafarmelo.

Sul n. 5. Articolo 12. Lascerei per ora l'articolo come è formulato; salvo sentire le obiezioni che opponesse Grey, e magari potere eventualmente cedere qualcosa ,all'Inghilterra se dichiarazioni sue e impegni appariscono abbastanza rassicuranti.

Sul n. 6. Articolo 15. Accetto l'aggiunta. Sul n. 7. AH'al'l1l1colo 14. Facda la seguente modificazione: dove parla di 40 rnilllionri di sterline sostituisca 50 milioni (4).

(l) Ed. in SONNINO, Carteggio, cit., D. 147.

(2) -Vedi D. 851. (3) -Vedi D. 816. (4) -Per la risposta vedi D. 859.
857

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 362/39. Pietrogrado, 24 febbraio 1915, ore 20,50 (per. ore 5 del 25).

Recenti insuccessi armi russe producono impressione penosa sul pubblico di questa capitale molto più che non sfugge ai meglio informati come il cattivo servizio di informazioni, lentezza dei concentramenti e scarsi rifornimenti di munizioni abbiano infLuito sull'esito delle operazioni. Non appare tuttavia fino ad ora un mutamento sensibile nelle disposizioni degli animi per la continuazione della guerra. Si prevede bensì a parere di tutti che durata di questa sarà prolungata dai presenti insuccessi nè si esclude che altri ne possano sopravvenire, ma fiducia nella resistenza indefinita che Russia può opporre ad una invasione nemica e nell'esito finale della lotta non sembra scossa.

A mio modo di vedere soltanto il malcontento del'la popolazione e i segni di un malcontento di rivolta all'interno potrebbe infirmare quella fiducia e modificare atteggiamento classi dirigenti. Ma di ciò non si rileva traccia e guerra continua ad essere popolare sebbene non desti più gli entusiasmi di prima.

858

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 73/41. Berlino, 24 febbraio 1915, ore 22 (per. ore 4 del 25).

Telegramma di V. E. gabinetto n. 47 riservato speciale (1).

Ho detto oggi a Jagow che il R. Governo non poteva accettare la conversazione a tre suggerita dal Governo germanico esponendogliene le ragioni nei termini prescritti da V. E.

Jagow mi ha risposto che era dolente assai della decisione: egli aveva sperato fornire con quella proposta un terreno di discussione sul quale fosse possibile ottenere una intesa anche sulla questione che agli occhi del R. Governo primeggia nell'ora attuale su quantunque altro argomento.

La discussione che ne seguì e nella quale, dopo aver data anche lettura delle ultime dichiarazioni fatte da V. E. a Btilow (2), io mi adoperai una volta di più a sostenere il punto di vista del R. Governo, mi lasciò l'impressione che oggi dominasse qui la nota pessimista.

(l) -Vedi D. 848. (2) -Vedi D. 824.
859

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 74/53. Londra, 24 febbraio 1915, ore 23,47 (per. ore 4 del 25).

Riservatissimo per Lei solo -Telegramma di V. E. gabinetto n. 48/3 riservato speciale (1).

Sottopongo remissivamente formula per aggiunta aHe considerazioni generali: dopo le parole • che dovrà risultare dal futuro trattato di pace • inserire quanto segue: • Sir Edward Grey ed il Governo britannico non possono a quest'ora ignorare la sincera simpatia che la nobile e generosa causa, per la quale Inghilterra combatte, ha fin dal principio ispirato al Governo del Re. Il quale nel rispetto dei trattati internazionali, nell'incolumità degli Stati minori, nel mantenimento dell'equilibrio tra le Grandi Potenze, ravvisa non meno del Governo britannico il mezzo migliore e più sicuro per assicurare ai popoli il beneficio di una pace stabile e duratura. Aggiungerò che sulle eventuali decisioni del Governo del Re esercita pure influenza non indifferente il desiderio suo di assicurare al presente ed al futuro su basi più intime e più solide le cordialissime relazioni da 55 anni ininterottamente esistenti tra i due Paesi legati da ideali comuni di libertà e civiltà. Non sfuggirà tuttavia all'alto senno di Sir Edward Grey che, per non essere l'Italia attaccata nè provocata da alcuno, impossibile riuscirebbe al Governo di Sua Maestà di assumere l'immane responsabilità di entrare in campo esponendo il Paese agli ingenti rischi di una guerra se tale decisione -la più grave incombente ad un Governo -esso non si trovasse in grado di giustificare davanti al Parlamento ed all'opinione pubblica con la sicura liberazione definitiva dei fratelli italiani, ancora sottoposti al gioco straniero e l'appagamento di alcune fondamentali legittime aspirazioni nazionali • (come nel dispaccio di V. E.).

L'articolo 9 potrebbe rimanere qual'è aggiungendo soltanto quanto segue dopo le parole • congrua parte • e cioè: • tra le provincie bagnate dal Mediterraneo in contiguità alla zona di Adalia, dove d'Italia ha già acquistato noti diritti ed interessi •.

Nel mio colloquio con Grey potrei poi a titolo personale e ricordando precedenti conversazioni, cercare di precisare parte eventualmente spettanteci e fare tentativi per Smirne. Questo era il concetto che evidentemente non spiegai chiaramente a V. E. nel nostro ultimo colloquio. Circa articolo 14 resta inteso che alla cifra quaranta sostituirò quella di cinquanta milioni.

Per quanto concerne forma comunicazione, presi benintesi ordini telegrafici di V. E., sarebbe, salvo ordini contrari di V. E., mia intenzione di dare a Sir Edward Grey semplice lettura della parte del documento contenente considerazioni generali consegnandogli a titolo personale un promemoria in rui saranno enumerate condizioni.

(l) Vedi D. 851ì

860

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, MACCHI DI CELLERE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. R. 1509/81. Washington, [24 febbraio 1915] (per. ore 19 del 25).

Governo Stati Uniti dopo averne discusso ha deciso di non replicare alle risposte inglese e tedesca relative alla bandiera neutra e alla zona di .guerra e di dare a Questo silenzio carattere di conferma delle sue precedenti note. Ma nel'l'intento di prevenire complicazioni qui assai temute si sforza d'indurre ancora l'Inghilterra a recedere dal sequestro dei generi alimentari e la Germania dall'insistere nei ,suoi proposi1ti e nelle 1sue minacce nella zona di guerra. A tale scopo ha diretto oggi per mezzo dei suoi Ambasciatori nuove note a Londra ed a Berlino intorno alle quali Dipartimento di Stato mantiene per ora il più assoluto riserbo avendo informato soltanto personalmente questi Ambasciatori d'Inghilterra e di Germania. So in via confidenziale dal primo che con la sua comunicazione al Foreign Office Governo Stati Uniti vorrebbe esercitare una pressione morale destinata produrre colà spiacevoli sorprese.

861

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, BOLLATI, E A VIENNA, AVARNA (l)

T. GAB. R. SP, 49. Roma, 25 febbraio 1915, ore 0,15.

(Solo Berlino) R. Ambasciatore a Vienna telegrafa quanto segue:

l o Ho fatto conoscere al barone Burian (come nel telegramma n. 66/53) Riservato Speciale (2). 2° Nel far conoscere al barone Burian (come nel telegramma n. 68/51) Riservato Speciale (3).

Ho risposto ad Avarna quanto segue:

(Solo Vienna) Telegramma di V. E. n. 53 Ri,servato Spedale.

(Ambedue) Approvo le risposte date da V. E. al barone Burian.

Il testo dell'articolo 7° parla di accord préalable sui compensi, e non di discussione intorno a un accordo da concludersi magari più tardi, quando una delle parti avrà compiute le sue operazioni nei Balcani e avrà già conseguiti i vantaggi agognati, libera poi di cavillare all'infinito sui compensi da consentire all'altro contraente.

La parola préalable dimostra che si richiede dall'articolo 7°, salvo consenso diverso delle parti, che l'accordo, ossia la riunione delle volontà determinante la QUalità e la quantità del compenso, sia concluso precedentemente all'azione. Nulla vieta che in determinate occasioni, quando lo concordino le due parti

(I) Ed. fn SONNINO, Carteggio, cit., D. 148.

e le circostanze del caso lo consiglino, l'accordo possa essere anche formulato in modo condizionale e commisurando i compensi ai risultati futuri che potranno essere effettivamente conseguiti dall'azione militare da intraprendersi; ma l'articolo sette ammette pure che i compensi possano esigersi anche pel semplice fatto dell'iniziare un'azione nei Balcani.

Sarebbe contrario a tutto lo spirito, oltre che alla lettera dell'articolo 7, e contrario a tutta l'interpretazione datane nel 1911 e 1912 dall'Austria-Ungheria durante la guerra Libica, l'ammettere, come vorrebbe ora il barone Burian, che 'l'articolo stesso disponga che prima di stabilire i compensi si debbano poter valutare i vantaggi effettivamente ritratti da una determinata azione nei Balcani per parte di uno dei contraenti. Altrimenti l'una parte dovrebbe poter iniziare e condurre a termine una guerra nei Balcani prima che l'altra avesse nemmeno titolo di sapere con sicurezza se ha diritto teoricamente a un qualche compenso; salvo nella pratica non poter mai, nemmeno a operazione :tinita, attenerne uno qualsiasi.

Dato questo stato di cose il R. Governo, nell'intento di eliminare il caso di :fluture lungaggini nella discussione dell'accordo le quali possano intralciare troppo gravemente l'azione militare dell'Austria-Ungheria, ha dichiarato nettamente fin da ora, senza aspettare che si verifichi il caso di una siffatta nuova impresa dell'Austria-Ungheria nei Balcani, che qualunque futura proposta di discussione sui compensi, che non riguardasse la cessione di territori già attualmente posseduti dall'Austria-Ungheria, non potrebbe riuscire ad alcun risultato pratico, onde non si potrebbe con essa raggiungere mai quell'accordo che dovrebbe precedere l'azione contemplata.

Sopra il terreno invece da noi indicato, un tale accordo tra i due Stati potrebbe presumibilmente raggiungersi, e l'ammissione in massima che facesse fin da ora il Governo austro-ungarico di codesto terreno come base eventuale di discussione non potrebbe che giovare a rendere più agevoli e feconde le trattative e a sollecitare l'accordo stesso.

All'infuori di queste condizioni il R. Governo non potrebbe considerare qualsiasi nuova azione militare che venisse intrapresa dall'Austria-Ungheria nei Balcani senonché come una aperta violazione del trattato della Triplice.

Confido che il Governo Imperiale e Reale si vorrà rendere persuaso della ragionevolezza delle considerazioni esposte (1).

(2) -Vedi D. 849. (3) -Vedi D. 853.
862

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, BOLLATI E A VIENNA, AVARNA (2)

T. GAB. R. SP. 50. Roma, 25 febbraio 1915, ore 2.

(Solo Vienna) -Ho telegrafato al R. Ambasciatore a Berlino quanto segue:

(Per ambedue) -Nel telegramma n. 40 riservato speciale (3) V. E. riferisce che il Cancelliere Bethmann Hollweg Le aveva dichiarato che " da quanto gli

era stato detto dal barone Burian si riteneva autorizzato ad affermare che anche nel pensiero del Governo austro-ungarico l'accordo di cui si tratta doveva essere perfetto prima che le operazioni militari cominciassero •.

Il R. ambasciatore a Vienna nel suo telegramma n. 53, comunicato a V. E. con mio telegramma n. 49 (1), mi riferisce una serie di ragionamenti del barone Burian intesi a dimostrare che il Governo austro-ungarico non è per niente di questa opinione • non potendo consenrtire nell'interpretazione delil'articolo vna secondo cui il previo accordo deve essere terminato in tutti i suoi particolari prima di ogni operazione militare dell'Austria-Ungheria nei Balcani •.

Manteniamo come unica possibile la nostra interpretazione conforme a quella che Bethmann Hollweg affermava anche accolta dall'Austria-Ungheria; ma sembrami opportuno che V. E. faccia rilevare a codesto Governo la contraddizione suaccennata (2).

(l) Per la risposta vedi D. 873.

(2) Ed. in LV 108, cit., D. 29 e in SONNINO, Carteggio, cit., D. 149.

(3) Vedi D. 844.

863

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO AL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI (3)

T. GAB. R. SP. 51/13. Roma, 25 febbraio 1915, ore 3,55.

Telegramma di V. S. n. 115 gabinetto riservato speciale (4). Sono lieto della risposta data da Bratianu e prego V. E. porgergli miei ringraziamenti.

Se nel nostro quesito si fece cenno del termine del 30 aprile si è perché la situazione accenna ad una rapida maturazione e tutto induce a credere che sarà difficile ritardare le proprie risoluzioni definitive oltre l'inizio della primavera; onde desideravamo renderei conto prima di prendere alcuna irrevocabi'le decisione o di iniziare qualsiasi negoziato suppletorio con terzi Stati, se a quella data, o a quale anra più prossima o più lontana, la Romania si considerasse abbastanza pronta militarmente e fosse disposta ad unire la sua azione alla nostra. Finora V. S. aveva accennato a manifestazioni varie di codesti uomini di Stato indicanti la metà e la fine di marzo come data di una possibile entrata in campagna, ed è agevole figurarci quante siano costì le quotidiane pressioni dirette e indirette dell'Intesa per accelerare tale evento.

Il R. Governo non ha preso impegni con nessuno e non ha nemmeno iniziato finora trattative concernenti un'eventuale entrata in campagna con nessuno Stato all'infuori della Romania, desiderando sapere in precedenza se era possibile mettersi in pieno accordo con codesto Governo sopra una eventuale cooperazione militare. Saputo questo e accertata così la possibilità di poter eventualmente precisare il giorno dell'·entrata in campagna ove tale determinazione venisse richiesta per parte di terzi Stati che si chiamassero a cooperare

con noi o cui si offrisse la nostra cooperazione, diventa ormai possibile l'iniziare trattative con altri Stati nell'intento di aumentare le probabilità di buon successo nell'arduo cimento che dovremmo affrontare.

Anche noi abbiamo interesse in genere a non precipitare gli eventi per poter sempre più completare la nostra preparazione e intendiamo tener conto per Quanto possibile dell'andamento generale della guerra; ma occorre d'altra parte pur vigilare a non perdere occasioni propizie, nè è sempre possibile riservare fino all'ultimo istante le proprie decisioni ove si voglia coordinare la propria azione con quella di altri.

È appunto l'attenta considerazione della situazione generale e delle sue mutevoli vicende che ci fa sospendere ancora ogni risoluzione de·finitiva, ma abbiamo voluto fin da ora indicare a codesto Governo, in conformità del'l'accordo del 23 settembre, quale era l'attuale nostra tendenza, e rendersi esatto conto se questa poteva concordare con gl'intendimenti suoi.

Terremo certamente informato codesto Governo di ogni nuova fase della situazione internazionale e di ogni ulteriore nostra decisione, pronti a discutere con lui ogni particolare (1).

(l) -Vedi D. 861. (2) -Per la risposta di Bollati vedi D. 871.

(3) Ed. in SONNINO, Carteggio, cit.. D. 150.

(4) Vedi D. 855.

864

IL MINISTRO DEGLI ES'J1ERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI

T. GAB. R. SP. 53/4. Roma, 25 febbraio 1915, ore 20.

Telegramma di V. E. n. 53 gabinetto (2).

Prego V. E. di modificare l'aggiunta formulata da V. E. al proemio da comunicarsi verbalmente a sir Edward Grey nel seguente modo: Subito dopo le parole • futuro trattato di pace • del mio dispaccio n. l del 16 febbraio (3), al periodo che comincia con le parole • da un lato occorre considerare ecc. ecc. •

V. E. vorrà sostituire i seguenti:

• Sulle eventuali decisioni del Governo del Re esercita grande influenza il desiderio suo di assicurare, al presente ed al futuro, su basi più intime e più solide le cordiali relazioni da 55 anni ininterrottamente esistenti tra l'Italia e l'Inghilterra, ed insieme di assicurare ai popoli una pace stabile e duratura che garantisca la incolumità degli Stati minori e il mantenimento dell'equilibrio fra le grandi potenze.

Ma al senno di sir Edward Grey non può sfuggire che, non essendo l'Italia stata attaccata o provocata da alcuno, impossibile riuscirebbe al Governo di Sua Maestà di assumere l'immane responsabilità di entrare in campo, esponendo il Paese agli ingenti rischi di una guerra, se non si mettesse in condizioni da giustificare dinanzi al Parlamento e al Paese tale risoluzione, la più grave che possa incombere ad un Governo, con la liberazione definitiva dei fratelli italiani

ancora sottoposti al giogo straniero e l'appagamento di alcune fondamentali e legittime aspirazioni nazionali •.

All'articolo 9 accetto l'aggiunta da Lei proposta.

Approvo pure tentativo verbale per Smirne da Lei indicato. Quanto forma comunicazione concordo in quella accennata da V. E.

(l) -Per la risposta vedi D. 872. (2) -Vedi D. 859. (3) -Vedi D. 816.
865

IL MINISTRO A SOFIA, CUCCHI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 365/29. Sofia, 25 febbraio 1915, ore 20,30 (per. ore 11,15 del 26).

Ripetutamente ho avuto occasione di segnalare all'E. V. che questi dirigenti hanno in prevalenza tendenze austro-germanofile, che recenti vittorie tedesche hanno ancora più rinforzate. Mi viene assicurato che anche Ministro della Guerra, Generale Ficiev ha manifestato sua convinzione che vittoria finale sarà degli austro-tedeschi. Questa opinione, diffusa nel Ministero della Guerra e nel Comando del Corpo di Stato Maggiore e che secondo ogni probabilità deve essere divisa dal Re Ferdinando (che personalmente teme conseguenze vittoria russa), spiega contegno incerto attuale Governo bulgaro, i cui membri hanno tanti legami colla Germania e coll'Austria.

Tuttora ritengo che Radoslavov si rende conto che la più gran parte della popolazione, la quale non desidera avventure, seguirebbe difficilmente una politica che condurrebbe ad un aperto conflitto colla Russia. Quindi è da supporre che Bulgaria continui a rimanere in attesa che la vittoria sia definitiva in favore dell'uno o dell'altro gruppo di belligeranti. Credo bene di aggiungere che il Ministro della Guerra, il quale avendo fatto gli studi in Italia asserisce di aver conservato numerosi relazioni nel nostro Paese, ha detto ad un suo amico che tutte le no,tizie pervenutegli dall'Italia lo confermavano nelil'idea che l'I<taHa non intraprenderà nessuna azione militare contro l'Austria e ciò gli dà ancora maggiore fiducia nel trionfo del blocco austro-tedesco.

Se V. E. lo approva prego comunicare quanto precede al Comando del Corpo di Stato Maggiore.

866

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. S. 372/118. Bucarest, 26 febbraio 1915, ore 16,30 (per. ore 23).

Poklevskij, giunto ieri l'altro sera da Pietrogrado, è venuto a vedermi; ha detto che colà si era convinti che l'unica via ragionevole da seguire colla Romania era quella tenuta da lui finora e cioè moderazione, essendo inutile forzare la mano al Governo romeno. Del resto Sazonov aveva riconoseiuto che l'accordo con Diamandy (mio telegramma Gabinetto n 166 dell'8 ottobre u.s) (l) era opera sua propria ed ha dichiarato che si considerava solidale con Poklevskij circa politica finora seguita in Romania. Ho impressione però che alcuni circoli dirigenti russi fossero per la manière forte.

Poklevskij mi ha poi detto avere comunicato a Sazonov suggerimenti di Bratianu, di cui anche Diamandy si era fatto interprete, circa opportunità che la Russia entri in trattative coll'Italia per l'uscita di questa dalla neutralità. Sazonov gli rispose che Russia quando si era accordata con la Romania circa Transilvania, aveva incaricato Krupenskij di tentare col compianto marchese di San Giuliano (2) un analogo accordo con noi sulla base della riserva in favore dell'Italia dei territori abitati dai suoi connazionali lungo l'Adriatico, di Valona, ecc. Il marchese di San Giuliano avrebbe però accolto quaffi. con terrore questa avance osservando che si voleva compromettere l'Italia e che si trattava d'argomenti dei quali caso mai si sarebbe dovuto tener parola più tardi. Da questo e da altri colloqui costì avuti posteriormente da Krupenskij Sazonov aveva tratto impressione che Italia non voleva impegnarsi ed aveva perciò rinunziato a fare nuovi passi presso di noi. Poklevskij ha aggiunto che Sazanov era stato ad ogni modo molto soddisfatto dell'incoraggiamento datogli da Bratianu ad entrare in conversazioni con noi.

Bratianu del resto ha ieri stesso rinnovato a Poklevskij viva preghiera di insistere presso Sazonov perché non tardi a farci delle proposte concrete.

Mi risulta che Sazonov ha detto che dalle conversazioni avute col Gabinetto di Parigi aveva tratto la convinzione che non si può contare su concessioni territoriali da parte della Francia nel territorio metropolitano. Eventualità di rettifica di frontiera o di altre concessioni in Tunisia non sarebbe stata esaminata e non è esclusa. Russia riconosce che in caso di ripartizione della Turchia anche a noi dovrebbe spettare la nostra parte ed anche qui vi sarebbe vasto campo di trattative. Infine mi risulta che s'ituazione di Krupenskij è molto scossa a Pietrogrado. Se V. E. credesse utile far giungere qualche indiretta suggestione al Governo e anche alla Corte russa, forse potrei riuscirvi, senza minimamente impegnare R. Governo. Prego mantenere il più streHo segreto su quanto precede.

867

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, MACCHI DI CELLERE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 373/84. Washington, i26J febbraio 1915 (per. ore 11,40 del 27).

Mio telegramma n. 81 (3). Primo Assistente Segretario di Stato, pur dichiarandomi dover mantenere riserbo circa dettagli delle ultime proposte fatte a Londra ed a Berlino, mi ha

detto confidenzialmente durante un am:chevole colloquio che questo Governo ha suggerito alle due parti e si sforza di conseguire un modus vivendi che permetterebbe loro di recedere contemporaneamente dai rispettivi propositi. A Londra ha fatto intendere oltre tutto che risentimento americano si ribella tanto contro misure tedesche dirette sacrificare vite di innocenti in mare, quanto contro intendimento inglese di affamare una popolazione non combattente. A Berlino ha confermato che il primo attentato alla vita o alla proprietà di un cittadino americano trarrebbe inevitabilmente le più grandi complicazioni.

Avendo io chiesto se questo Governo era preparato alla eventualità di un rifiuto, mi ha risposto che esso preferiva non doverne contemplare l'ipotesi tanto gravi potrebbero esserne le conseguenze. Mi ha escluso nettamente per ragioni sentimentali, politiche e militari possibilità per questo paese di un conflitto armato con l'Inghilterra.

Non così con la Germania. In un discorso tenuto ieri a Nuova York lo stesso Assistente Segretario di Stato aveva pronunziato seguenti parole: • sono questi, giorni critici per il nostro paese. Quanto critici sanno soltanto coloro che sono addentro nelle cose. È tempo di pensare seriamente, tempo di ansietà •. È sempre più manifesto che questo Governo si affanna per eliminare cause occasionali di un qualche incidente che esso paventa, perché malgrado i suoi propositi pacifisti potrebbero sospingerlo nel conflitto sotto la pressione dell'opinione pubblica già in fermento.

(l) -Vedi serie V, vol. I, D. 921. (2) -Vedi serie V, vol. I, DD. 204 e 279. (3) -Vedi D. 860.
868

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, SALANDRA (l)

L. P. Roma, 26 febbraio 1915.

Credo si possa ormai ritenere con certezza che tanto la Germania come l'Austria non sperino più in un accordo con l'Italia, poiché l'Austria non intende cederle nulla; esse tutto al più dubitano ancora che l'Italia abbia l'audacia di entrare in campo contro d"i noi, e si sforzeranno da oggi in poi a creare divisioni interne e difficoltà nelle colonie per sempre più indebolirla e distoglierla dall'azione. È poi più che probabile che al primo momento in cui le circostanze permettano loro di fare qualche dimostrazione minacciosa verso di noi esse ci facciano qualche intimazione perentoria, ponendoci dinanzi un aut aut, prima che suppongano che possiamo considerarci militarmente pronti, e prima che sia presumibile che si possano essere stretti altri accordi positivi con l'Intesa. Data una simile eventualità, ci potremmo trovare assai male. È per questo che non vorrei ritardare oltre il l o di marzo una decisione riguardo al telegrammone, perché accorreranno poi non poche settimane di trattative prima di definirne tutti i particolari e di poter stringere. Anche le

operazioni attuali dell'Intesa nei Dardenelli consigliano di non ritardare di troppo almeno l'iniziativa delle trattative, poiché essa avrebbe un altro sapore se fatta dopo qualche successo clamoroso dell'Intesa in quei paraggi.

Domenica potremo, come desideri, consultarci coi militari; e la mattina, vedendo Sua Maestà, potresti esporgli le varie considerazioni per cui giova non tardare più oltre a prendere una risoluzione definitiva.

[P. S.] Avrai visto come il Fremden Blatt di Vienna, giornale quasi ufficiale del Ballplatz, già afferma che noi trattiamo con tutti i gruppi di belligeranti.

(l) Da ACS, Carte Sa!andra. Ed. in SONNINO, Carteggio, cit., D. 151.

869

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'INCARICATO D'AFFARI A CETTIGNE, PATERNO'

T. GAB. 154/3. Roma, 26 febbraio 1915, ore 20.

Prego tenermi urgentemente informato di qualunque attacco austro-ungarico a territorio montenegrino (1).

870

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. S. R. 366/41. Pietrogrado, 26 febbraio 1915, ore 20,51 (per. ore 3,10 del 27).

Mi è stato riferito che in una riunione di Cadetti tenutasi recentemente a Mosca il loro capo Miliucov li ha assicurati dell'esistenza di un accordo scritto fra le Potenze della Triplice Intesa circa la soluzione questione degli Stretti in senso favorevole alle aspirazioni russe. Poiché MiHucov si è pronunziato anche nel suo recente discorso alla Duma per il • possesso • degli Stretti, si comprende a quali aspirazioni avrebbe fatto allusione. Egli avrebbe inoltre annunziato che Bulgaria non fa altre riserve per quella soluzione che la salvaguardia dei suoi interessi economici. Non ho modo per il momento di verificare se Miliucov abbia effettivamente comunicato ai suoi amici notizie di tal genere. Rilevo che un articolo comparso ieri nell'organo dei Cadetti circa operazioni anglo-francesi sui Dardanelli non accenna che vagamente alla buona armonia degli alleati sulla questione, e parla della opportunità di procedere a negoziati diplomatici con Bulgaria e Romania ove rilevasi una certa • nervosità • a tale riguardo.

Per parte mia non posso che confermare le assunte informazioni da varie attendibili fonti negli stessi [ambienti]: nessun concreto impegno di risolvere

questione degli Stretti è stato assunto fino ad ora dall'Inghilterra verso la Russia. Vi è chi crede che fra Pietroburgo e Londra 'SÌ siano recentemente iniziati scambi d'idee in proposito stante prevista possibilità che Russia si ponga in grado di cooperare simultaneamente cogli alleati per forzare gli Stretti, ma a me [pare] che dal suo punto di vista convenga all'Inghilterra di ritardare tale negoziato e di procedere lentamente anche nell'impresa dei Dardanelli per impedire che una volta assicurato il premio non vengano meno l'ardore e gli sforzi della Russia in altri campi o?e dovrebbe decidersi la sorte della [guerra] generale.

Per quanto ci concerne Sazonov non mi ha fatto mai alcun accenno di aperture. In corso di conversazioni egli ha però alluso una o due volte di sfuggita all'intesa di Racconigi nel senso che egli faceva pieno assegnamento sulle favorevoli disposizioni Italia, per la soluzione desiderata da Russia. Ma in merito alla soluzione stessa egli si è sempre limitato ad affermare 'la necessità di garantire alla Russia la libertà degli Stretti (1).

(l) Per la risposta vedi D. 892.

871

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (2)

T. GAB. R. SP. 76/42. Berlino, 26 febbraio 1915, ore 21,35 (per. ore 2,30 del 27).

Telegramma di V. E. n. 50 r. sp. (3).

La nostra interpretazione circa la necessità che il previo accordo contemplato dall'articolo settimo debba essere condotto a termine e non soltanto iniziato, era stata ammessa dal Cancelliere non già implicitamente ma bensì esplidtamente e ripetutamente. Poiché, come risulta dal mio telegramma gabdnetto n. 40 (4) alla domanda due volte da lui espressami, se esposizione da lui fattami della comunicazione rivolta dal Duca Avarna ai Barone Burian era esattamente conforme al vero, io aveva risposto che il solo punto da chiarire era appunto quello sopra citato ed egli aveva replicato di consentire alla nostra interpretazione ed aveva soggiunto, come dissi, di ritenersi autorizzato ad affermare che anche nel pensiero del Governo austro-ungarico l'accordo doveva essere compiuto (erfolgt) e perfetto (vollkommen) prima che cominciassero le operazioni militari. E Jagow, al quale aveva poi ciò riferito, mi aveva confermato le parole del Cancelliere.

Nel parlarne dunque stamane con lui ho manifestato la mia sorpresa per le dichiaraZiioni state fatte dal barone Buriàn ad Avarna in senso contrario interamente a Quelle assicurazioni. Jagow, che egli pure non riusciva a comprendere come ciò fosse avvenuto, pensava che nel colloquio fra il Barone Burian e il

Cancelliere avesse potuto prodursi q_ualche malinteso, per chiarire il quale avrebbe tosto telegrafato a Tsch'irschy. A meglio spiegare il concetto del

R. Governo tosto gli diedi lettura del telegramma indirizzato da V. E. al Duca Avarna e riprodotto in quello a me diretto gabinetto n. 49 (1). Egli prese nota dei punti essenziali di quelle considerazioni e mi disse che le avrebbe sottoposte a maturo esame.

(l) -Ritrasmesso a Londra, Parigi, Bucarest, Sofia con T. gab. 159 del 27 febbraio, ore 23,50. (2) -Ed. in LV 108, D. 31 e in SoNNINO, Carteggio, cit., D. 152. (3) -Vedi D. 862. (4) -Vedi D. 844.
872

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (2)

T. GAB. R. SP. S. 77/120. Bucarest, 26 febbraio 1915, ore 22 (per. ore 5 del 27).

Riservatissimo per Lei solo. Decifri EHa stessa.

Bra,tianu cui ho letto telegramma di V. E. gabine>tto n. 51 r. sp. (3), mi ha incaricato ringraziare vivamente V. E. ed esprimere tutta la sua soddisfazione per il modo di procedere amichevole leale del R. Governo verso il Governo romeno.

Egli mi ha detto poi che lo stato di preparazione mlitare della Romania dipende dall'esecuzione delle ordinazioni di materiale da guerra in Francia ed in Italia. Per quello che riguarda l'Italia, il R. Governo dev'essere altrettanto se non meglio, informato del Governo romeno. Per la Francia materiale che principalmente di là attende questo Governo sono aeroplani, proiettili da cannoni e polvere per cariche di cartuccie ordinate presso di noi.

Come già ho riferito in Francia si cerca di allungare il termine di consegna di questi prodotti e stasera stessa colonnello Rudeanu parte alla volta di Parigi per cercare di ottenere invece che consegna abbia luogo il più presto possibile. Bratianu conta quindi ricevere da lui fra una decina di giorni al più tardi notizie necessarie per poter fissare con precisione quando Romania sarà pronta dal punto di vista militare.

Fin da ora però, e salvo una non prevedibile risposta troppo sfavorevole dalla Francia, Bratianu crede potere essere pronto ai primi di maggio. Dal punto di vista della situazione generale egli osserva che per la Romania sarebbe bene che l'entrata in campagna non coincidesse colla presenza alla sua frontiera di troppe grandi forze austro-tedesche.

Quanto precede è quello che mi ha detto Bratianu, dal canto mio aggiunto quanto segue:

È vero che il Governo romeno ha interesse di completare il suo munizionamento, ma è pur vero che oltre a queste ragioni di preparazione militare anche altre ragioni sono intervenute, da un mese in qua, le quali spingono

Bratianu a ritardare di qualche poco la data dell'entrata in campagna: e queste ragioni sono da un lato la disfatta russa nella Prussia orienta·le, dall'altra la convinzione che i franco-inglesi non saranno in grado di fare uno sforzo serio prima dell'estate ed infine e sopratutto l'accentramento di tl'uppe austrotedesche non lungi dalla frontiera romena e la ritirata dei russi dalla Bucovina il che significa necessità di un maggior sforzo da parte romena quando essi vogliono entrare in campagna. Mi permetta V. E. far rispettosamenie presente, solo per giustificare i miei suggerimenti, basati sulla conoscenza del paese e delle persone, che se si fosse colta l'occasione fornitami dallo stesso Bratianu (mio telegramma gabinetto n. 261) (l) e quest'ora molto probabilmente la questione di stabilire termine minimo per entrare in campagna sarebbe già superata e col vantaggio non indifferente in fatto di negoziati diplomatici che i sollecitatori non saremmo stati noi. Ad evitare però che da quanto precede si traggano conseguenze che vadano al di là del pensiero di Bratianu e mio aggiungo che Bratianu è più che mai deciso ad entrare in azione con noi e che anche se così non fosse quando noi entrassimo in campagna egli non potrebbe far a meno seguirei dato naturalmente che noi non ci impegneremmo in un momento di débéìde generale. Se non è vero infatti in modo assoluto che la Romania senza di noi non entrerebbe in azione è invece indubitato che essa non potrà rimanere neutrale se noi prenderemo le armi.

Nell'indugio poi vi è un pericolo che ho segnalato a Bratianu e nuovamente segnalo all'E. V.: che le manifestazioni favorevoli aUa Triplice Intesa le quali si succedono senza interruzione diano ai due Imperi centrali la convinzione che la Romania in ogni caso marcerà contro di loro e che questa convinzione, unita al bisogno di viveri e combustibile liquido ed all'interesse che essa ha di unirsi ai bulgari ed a turchi, l.Ji spingano a prendere essi l'iniziativa delle ostilità invadendo il paese e provocando così anche l'invasione bulgara, dato che i bulgari, come riconosce anche questo mio collega di Russia, in una sola cosa sono concordt ed è nell'odio contro la Romania, specialmente dopo l'infausto trattato di Bucarest. Ad evitare questa eventualità per noi ora più che mai pericolosa mi adopero e prego Bratianu e prego gli altri uomini politici e col mio stesso contegno (mi sono ad esempio astenuto insieme al personale della legazione dall'intervenire ad una serata in onore del generale Pau a cui eravamo stati invitati) affinché i sospetti degli austro-tedeschi siano quanto più possibile abbattuti, ma confesso che per riuscirvi occorrerebbe da parte di essi una completa cecità.

Giacché dai telegrammi di V. E. risulta che non abbiamo intavolato alcuna

trattativa con altre potenze all'infuori della Romania, mi permetto far presente

l'opportunità di agire in modo che l'iniziativa venga dalle Potenze stesse, H

che non sarebbe forse impossibile. Bratianu è dello stesso parere. Credo oppor

tuno avvertire .a scanso di responsabilità per me che questo ministro di Russia

è informato del passo da noi fatto a Vienna (2) quando gli austro-tedeschi si

concentravano alla frontiera romena e che Bratianu dice di non avergli detto

nulla come nulla gli ho detto io.

52 -Documenti diplomatici -Serie V -Vol. II

(l) Vedi D. 861.

(2) Ed. in SoNNINO, Carteggio, cit., D. 153.

(3) Vedi D. 863.

(l) -Vedi D. 451. (2) -Vedi D. 726.
873

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

T. GAB. R. SP. 75/57. Vienna, 26 febbraio 1915, ore 24 (per. ore 6 del 27),

Telegramma di V. E. n. 49 riservato speciale (2). Ho fatto conoscere al barone Buri{m le varie considerazioni esposte da

V. E. nel telegramma suddetto e nell'esprimermi con lui nel senso delle istruzioni di Lei, gli ho espresso la fiducia che egli si sarebbe persuaso del1a ragionevolezza di quelle considerazion·L Il barone Burian mi ha detto che argomenti addotti da V. E. per dimostrare che discussione intorno ad un accordo da concludere più tardi, quando una delle parti avrà compiute le sue operazioni nei Balcani e conseguito i vantaggi agognati, avrebbe potuto protrarsi all'infinito sui compensi da attribursi all'altro contraente, potevano pure essere addotti qualora l'accordo dovesse essere condotto a termine prima dell'inizio di ogni operazione milliltare. E ha r.ilcorooto a questo proposito quanto aveva rilevato nel colloquio del 22 corrente (mio telegramma gabinetto n. 53 riservato speciale) (3). A suo parere, qualora i negoziati per l'accordo fossero iniziati in tempo utile, prima di qualsiasi operazione militare, si poteva arrivare, quando vi fosse buona volontà da entrambi le parti, a stabilire in breve le basi dei negoziati stessi. Nello stabilire però i particolari dell'accordo questi avrebbero potuto dar luogo a delle lungaggini indipendentemente dalla volontà delle due parti. E non sarebbe stato certamente giustificato di arrestare per ciò le operazioni mtlitari fino a che l'accordo non fosse stato concluso. Se si dovesse quindi ammettere l'interpretazione data da V. E. all'articolo sette, l'AustriaUngheria sarebbe esposta a vedersi danneggiar le sue operazioni militari in Serbia con la quale era in guerra e contro la quale doveva continuare a combattere. Infatti se l'Austria-Ungheria non attaccasse la Serbia ma fosse attaccata da questa, il Governo Imperiale e Reale si troverebbe dn una situazione impossibHe perché non potrebbe difendersi. Egli credeva espormi tali osservazioni a sostegno della sua tesi, secondo la quale l'accordo doveva essere iniziato ma non condotto a termine prima di ogni operazione.

Il barone Burian ha rilevato poi che senza attenersi alla rigorosa interpretazione data dall'E. V. all'articolo settimo, si avrebbe potuto addottare l'idea a cui Ella alludeva, e che egli accettava in massima, cioè che in determinate circostanze quando lo concordino le due parti e le circostanze del caso lo consiglino, l'accordo possa essere anche formulato in modo condizionale e proporzionando i compensi ai risultati che potranno essere effettivamente conseguiti da una azione militare da intraprendersi. Ed ha aggiunto che le circostanze

speciali per l'Austria-Ungheria consistevano nel fatto cui aveva già accennato, che essa si trovava in guerra con la Serbia ed era esposta agli attacchi di questa potenza senza potersi difendere, qUialora avesse dovuto conformarsi alla interpretazione data da V. E. all'articolo settimo ciò che avrebbe messo l'AustriaUngheria nella situazione impossit>ile suddetta. E V. E. non avrebbe potuto non convenire con lui in ciò. Proseguendo il barone Buri{m ha osservato che se le due parti fossero animate da buona volontà, ciò di cui non si poteva dubitare, si avrebbe potuto stabilire in tal modo .condizionatamente i più piccoli particolari deU',accordo in proporztione dei risuilitati futuri o po&Siibili dell'azione da intraprendersi. Alla vigilia di una azione militare dalla quale non si poteva sapere quali vantaggi si avrebbero potuto ricavare, non era certamente possibile fissare i compensi. Inoltre adottando l'idea dell'E. V. si sarebbe evitata qualsiasi lungaggine ed impedito che tanto l'Austria-Ungheria quanto l'Italia potessero essere frustrées onde non poteva che associarsi a quell'idea perché essa avrebbe attenuato la .difficoltà che si sarebbero incontrate per arrivare ad un accordo qualora ci si dovesse attenere all'interpretazione suddetta di V. E. Nel dichiararmi quindi che era disposto di consentire nell'idea stessa e di metterla in pratica, mi ha interessato di pregare V. E. a volergli far conoscere il suo ·parere al riguardo.

Il barone Burian mi ha informato poi che persisteva nel punto di vista manifestatomi già nel colloquio del 22 corrente che, prima di stabilire i compensi si debbano poter valutare i vantaggi effettivamente ritratti da una determinata azione nei Balcani per parte di uno dei contraenti. Ho fatto osservare al barone Burian che tale suo punto di vista, come gli avevo già fatto conoscere, era contrario non solo allo spirito e alla lettera dell'articolo settimo, ma anche all'interpretazione datavi nel 1912 e 1913 dall'AustriaUngheria.

Riferendosi a quanto mi aveva detto in proposito nel colloquio suddetto il barone Burian ha detto che idea a.ccennata dall'E. V., che credeva fosse nell'interesse dei due Governi di accettare essendo essa pratica, avrebbe potuto eliminare le divergenze di vedute esistenti fra lui e Lei circa tale argomento. Rispondendo poi a quanto gli avevo fatto rilevare che una qualunque proposta di discussione sui compensi che non riguardasse la cessione di territori attualmente posseduti dall'Austria-Ungheria non avrebbe potuto far raggiungere mai quell'accordo che dovrebbe precedere l'azione contemplata, il barone Burian ha osservato che doveva riferirsi a tale riguardo a ciò che mi aveva detto nel colloquio del 22 corrente, che non poteva cioè legarsi fin d'ora circa la base dei compensi, tale questione non avendo per il momento carattere di attualità.

Avendogli allora ripetuto quanto V. E. dichiara nell'ultima parte del telegramma suddetto, il barone Burian ha ricordato ciò che mi aveva detto nel colloquio del 22, vale a dire che una differenza momentanea di opinioni o di interpretazione non poteva essere considerata come una violazione del trattato. "' Del resto 11 Governo Imperiale e Reale non aveva alcuna intenzione di mettersi nel caso di violare il trattato, anzi il fermo proposito di mantenerlo in vigore coi vari obblighi che contemplava agendo in tutta lealtà.*

(l) -Ed. in LV 108, cit., D. 32, con soppressione del brano tra asterischi e, integralmentein SONNINO, Carteggio, cit., D. 154. ' ' (2) -Vedi D. 861. (3) -Vedi D. 849.
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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, SALANDRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

L. P. Roma, 27 febbraio 1915, ore 11.

Rispondo alla tua di iersera (2). La trovai a casa quando ritornai dalla Camera stanchissimo; e stanotte, come suole accadermi in questi casi, lo stomaco ha funzionato male. Ecco perché ti rispondo tardi.

Comunque io non abbia potuto considerare attentamente gli ultimi telegrammi -ciò che mi ero ripromesso di fare ieri e mi fu impedito dai casi di Reggio con tutte le conseguenze -riconosco che sono fondate le tue ragioni per autorizzare, non oltre il l o marzo, Imperiali a parlare con Grey. Ma, a giudizio mio, è indispensabile prima:

a) rendersi conto, per quanto possibile, della reale situazione militare, parlando con Zuppelli e Cadorna: il che si potrebbe fare domani pomeriggio;

b) prospettare tutta la situazione al Re, comunque egli già la conosca: al che non credo che basti la conversazione mia di domattina, che è breve e si estende, non per mia volontà, a parecchi altri argomenti secondari. Si dovrebbe chiedere un'udienza speciale per lunedì. La posta è troppo grossa; noi non possiamo discuterne con altri; occorre che almeno il Re non dico decida ma senta ampiamente le ragioni dell'agire e se ne persuada.

Ma tutto questo si può fare tra domani e lunedì.

Ammesso, come a me pure sembra inevitabile, che si debba parlare a Londra, io credo però che tu, facendo forza nell'interesse del paese alla tua natura, dovresti cercare di non dare a Berlino e a Vienna l'impressione che la speranza per loro di tenerci a bada con le trattative sia persa: non perché io creda a possibili risultati dalle trattative, ma per cercare d'H1uderli per quanto più tempo si può. E ciò per la ragione massima (oltre parecchie altre) di ,evitare un aut aut prima che noi siamo pronti. Non si potrebbe, per esempio, riprendere a Berlino il discorso della conferenza a tre (3), della quale occorrerà molto tempo a concretare il concetto nebuloso e che potrà sempre rompersi quando si voglia? Pensaci. La cosa mi pare di grande importanza. Le probabilità a nostro favore non sono tali da trascurarne qualcuna, se anche non molto solida.

Anche ieri vidi passare un telegramma -che credo sia stato mandato anche a te -in cui si dava la situazione in Italia per disperata. Si dovrebbe fare ogni forzo affinché gli austro-tedeschi recedano da questa impressione, o almeno la allontanino.

(l) -Da Archivio Sonnino, Montespertoli. Ed in SoNNINO, Carteggio, cit., D. 155. (2) -Vedi D. 868. (3) -Vedi D. 844.
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L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 79/43. Berlino, 27 febbraio 1915, ore 16,45 (per. ore 20).

Nel mio colloquio di ieri con Jagow (mio telegramma gabinetto n. 42 riservato speciale) (l) avevo accennato ad un articolo di un autorevole giornale tedesco di provincia la Weser Zeitung il quale prendeva risolutamente partito per le rivendicazioni italiane e dimostrava il positivo interesse per la Germania di appoggiarla senza lasciarsi fuorviare da • malintesi orgogli o da sentimentalità non feconde •.

Gli dicevo che questo come altri recenti articoli di giornali di tutti partiti erano altrettante manifestazioni abbastanza eloquenti dell'opinione pubblica germanica sulla questione. Jagow mi ha risposto che conosceva gli articoli che erano dovuti all'ispirazione del Principe Biilow e che egli non poteva che disapprovarli perché non tenevano conto di nessuno dei diritti e delle suscettibilità deU'AJUstria-Ungheria. Il Governo germanico non poteva porsi su questo terreno: esso aveva bensì cercato di facilitare un accordo suna spinosa questione e aveva dato consigli di moderazione e di condiscendenza a Vienna ma non gli era lecito dimenticare che si trattava di gravi intel'essi morali e materiali riguardanti esclusivamente l'Austria-Ungheria alleata della Germania. Nel caso dunque che il Governo Imperiale e Reale non credesse poter fare certe concessioni il Governo germanico credeva alla sua volta di non poter fare di pli.ù di quanto aveva fatto finora. Replicai a Jagow che mi recava molta sorpresa questo suo linguaggio così diverso da quello che egli stesso ed altri mi avevano finora tenuto. Nella questione che si stava dibattendo non si trattava soltanto di un interesse esclusivo dell'Austria-Ungheria ma bensì della permanenza di Quei • grandi interessi comuni ai tre Stati • ai quali con tanta insistenza aveva ancora recentissimamente fatto accenno il cancelliere (2) e quindi anche un interesse capitale per la Germania. Ciò che mi diceva ora Jagow mi ricordava f!Uanto egli mi aveva di sovente ripetuto negli ultimi giorni di luglio; che la Germania non poteva esercitare pressione sull'AustriaUngheria, né poteva permettere che venisse umiliata di fronte all'Europa. Delle conseguenze di questo atteggiamento siamo tutti quotidianamente testimoni: per quanto grande sia la fiducia nell'esito della lotta colossale così scatenatasi, non vi era certamente nessuno anche in Germania che non deplorasse le sventure e i disastri di ogni natura che ne erano risultati e che vanno ogni giorno moltiplicandosi. Il Governo germanico conosceva quali conseguenze gravi poteva avere la persistenza del Governo austro-ungarico nel contegno ora assunto: le complicazioni che anche per la Germania potevano derivare erano certa

mente abbastanza serie perché il Governo ne facesse oggetto di matura riflessione prima di lasciare andare l'acqua per la china •.

c

Jagow pretendeva che avevo dato alle sue parole una troppo la<rga interpretazione e mi ripeteva a prova di ciò che frattanto egli si sarebbe occupato subttto per ch!Iru-ire il sopravvenuto malinteso circa ,la questione de,ll'accordo compiuto e non soltanto iniziato. Ma certo quelle sue parole indicano un mutamento che consta,to ,anche in un articolo della Kolnische Zeitung del quail.e ho cercato di spiegarmi le ragioni. Jagow mi espresse ieri a più riprese il suo ra,mmarico perché, non accettando la conversazione a tre da lui proposta il R. Governo lo aveva privato della possibilità di intervenire fra esso e il Governo austro-ungarico per dissipare certi preconcetti e certe oscurità che si frapponevano ad una proficua discussione circa l'accordo stesso. Gli diedi l'ovvia risposta che questo intervento poteva benissimo verificarsi anche all'infuori della conversazione ,a tre. Ma l'insistenza colla quale egli ne parlava mi parve provare in ilui un tal quale dispetto per il ri:fiiuto opPQsto da V. E. (1). a quella che era stata un'idea sua personale. Vi è pure senza dubbio in Jagow e in altri intorno e al disopra di lui, l'eco di ripicca personale contro Biilow la cui opera a Roma, dove fu mandato malgrado l'opposizione del cancelliere e di Jagow, è qui sottoposta a severe critiche e si cerca in ogni modo di contrastare. Ma più di tutto a spiegare un cambiamento prodottosi con tanta r11o1dità ho l'impressione che possa averlo determinato l'influenza di una più alta volontà usa alle decisioni impulsive, la quale, se pure PQté indursi colla missione Wedel ed in altri modi a cercare di influire a Vienna in senso favorevole alle nostre domande, sembra abbia però sempre considerato una siffatta azione come difficilmente compatibile con quella • fedeltà dei nibelunghi • che l'ha !tu i dato nei rapporti coll'Austria. E forse a rafforzare questa tendenza dell'Imoeratore ha contribuito la situazione militare sviluppatasi in questi ultimi temoi in modo semore più soddisfacente per la Germania. Di fronte ai successi riportati all'Est. ove le vittorie sui Russi hanno inconrtestabilmente assai 1'-'iovato anche alle condizioni del'l'esercito austdaco, si assicura vada pur mil!liorandosi la situazione all'Ovest. In un primo rapporto che spedisco per corriere (2) il R. Addetto Militare, il quale si trova attualmente a quel Quartiere Generale, dice che il suo apprezzamento non 'PUÒ essere che favorevole ai tedeschi.

c

Come i russi in oriente cosl i francesi e gli inglesi in occidente hanno perduto o1mi vera forza offensiva e le loro nuove formazioni sono di scarsa efficienza militare mentre i tedeschi superato felicemente il periodo di crisi determinata dall'afflusso di grandi truppe nel teatro orientale hanno, anche in occidente, l'iniziativa delle operazioni •.

Molte del!e cose dette qui sopra potrebbero per 'la natura loro venire anche a breve scadénza sensibilmente modificate e magari nuovamente contraddetti' Ho creduto dovere mio di riferirle a V. E. in ogni ,caso.

(1) -Vedi D. 871. (2) -Vedi D. 844. (l) -Vedi D. 848. (2) -Non rinvenuto.
876

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

T. GAB. R. SP. 78/60. Vienna, 27 febbraio 1915, ore 22 (per. ore 4,40 del 28).

Mio telegramma gabinetto riservato speciale n. 57 (2).

A complemento del mio telegramma suddetto 'Credo dover aggiungere che mentre stavo ieri sera accomiatandomi dal barone Buriàn egli mi ha detto in via confidenziale e incidentalmente che nella visita fatta al cancelliere dell'Impero al Quartiere Generale germanico, egli aveva pregato di lasciare che negoziati di cui all'articolo settimo del T~attato di Alleanza si svolgessero in pi'ena libertà direttamente en tete à tete tra i governi italiano e austroungarico. Un identico linguaggio egli aveva tenuto a Jagow e a Tschirschky. Ne!la restituzione della visita fatta recentemente dal cancelliere Bethmann Hollweg al Quartiere Generale austro-ungarico egli si era espresso nuovamente con lui nel senso suddetto. Nel riv01lgergl!L tale preghiera egli aveva voluto far intendere al cancelliere dell'Impero che era suo desiderio che Governo germanico evitasse intromettersi nei negoziati suddetti, la questione che ne formava oggetto dovendo a suo parere essere trattata e discussa interamente tra i due Governi austro-ungarico e italiano. Barone Buri{m aggiunse che tanto Bethmann Ho!lweg quanto Jagow e Zimmermann avevangli promesso che si sarebbero conformati al desiderio di lui e che istruzioni analoghe sarebbero state impartite al principe Biilow e a Tschirs:hky.

Le cose dettemi dal barone Bur;an se vengono da un lato a confermare in parte il dubbio da me manifestato nel mio telegramma gabinetto n. 54 riservato speciale (3) circa un ulteriore appoggio della Germania in nostro favore nella questione di cui si tratta, sarebbero però daH'altro in opposizione ana proposta fatta dal Cancelliere dell'Lmpero di una conver,azione a tre della quale è cenno nel telegramma di V. E. gabinetto n. 47 (4) riservato speciale (5).

877

IL MINISTRO A SOFIA, CUCCHI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. S. 380/32. Sofia, 27 febbraio 1915, ore 22 (per. ore 1,30 del 28).

Ieri sera ho veduto Radoslavov che accennando aHe polemiche dei giornali esteri sull'anticipo del prestito con parole acerbe si è lagnato dell'attitudine di tutta la stampa francese, la quale non solo attacca il Governo bulgaro accusandolo di non essere sincero, ma usa parole di disprezzo verso il popolo bu!garo e offende persino Re Ferdinando. Disse con tono eccitato che questa campagna aella stampa francese produrrà una reazione in favore degli

Imperi Centrali e che Governo bulgaro sarà forzato a rompere la neutralità per seguire austro-tedeschi, aggiungendo testualmente che se sarà necessario Bulgaria marcerà con i turchi.

Vedendolo così eccitato gli dissi che non dubitavo che qualunque decisione venisse presa sarebbe inspirata ad un ponderato esame della situazione.

Essendosi Presidente del Consiglio poco a poco calmato venne a parlarmi di Genadiev che mi disse aveva consigliato rimanere ancora a Roma qua~che tempo in considerazione del momento politico che qualificò interessantissimo, ripetendomi le consuete frasi di interessi concordati fra l'Italia e la Bulgaria. Radoslavov aggiunse che Genadiev è soddisfatto deUe numerose relazioni fatte a Roma nell'ambiente parlamentare; mi accennò nuovamente, senza però usare termini precisi, che Italia potrebbe avere dei compensi dall'Austria, e quindi seguire una politica d'intesa col blocco austro-tedesco. Ciò mi fa supporre che Genadiev (senza tuttavia compromettersi) continui a trasmette'te notizie che sa essere gradite in alto luogo (mio te!egmmma Gabinetto

n. 27) (1).

Non parendomi ammissibile che linguaggio tenutomi da Radoslavov sia solamente una sfogo persona'le, potrebbe essere una manifestazione voluta e studi,ata per richiamare la mia attenzione su un possibile atteggiamento del'la Bulgaria in favore degli austro-tedeschi e pertanto mi affretto a segnalarlo a V.E.

Potrebbe anche essere un mezzo usato per poter conoscere indirettamente ~uale potrebbe essere la condotta futura dell'Ita:!cia. Siccome egli insistette in modo particolare sulle offese ,al Re (lamentando anche opera di Stanciov a Parigi), dovrei supporre che Presidente del Consiglio si è fatto interprete dei sentimenti del suo Sovrano.

(l) Ed. in SONNINO, Carteggio, cit., D. 156.

(2) -Vedi D. 873. (3) -Vedi D. 854. (4) -Vedi D. 848. (5) -Ritrasmesso a Berlino con T. gab. r. sp. 58 del lo marzo, ore 16.
878

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, BOLLATI, E A VIENNA, AVARNA (2)

f. GAB. R. SP. 56. Roma, 27 febbraio 1915, ore 23.

(Per Berlino) R. Ambasciatore a Vienna telegrafa quanto segue:

Ho fatto conoscere... (come nel telegramma n. 75-57 riservato speciale) • (3).

Ho risposto ad Avarna quanto segue:

(Per Vienna) Telegramma di V. E. n. 57 riservato speciale.

(Per entrambi) Per le ragioni più vo!te esposte nei miei telegrammi non è possibile, nel caso presente, anticipare una discussione sull'accordo da concludersi antecedentemente a una qualche azione militare dell'Austria-Ungheria

contro la Serbia o eU Montenegro, ancorché si dovesse trattare di un accordo che commisuri in tutto o in parte i compensi ai vantaggi eventuali che risultassero effettivamente dall'azione stessa, perché il R. Governo, per le ragioni ripetutamente svolte, non può accettare nessuna discussione che non prospetti compensi tii 'Cessione di territori già oggi posseduti dall'Austria-Ungheria, e su questo punto non è mai riuscito in tre mesi di ottenere una risposta, nemmeno di massima, se cioè il Governo Imperiale e Reale accetti la discussione sopra siffatto terreno; tanto che, per salvaguardare la propria dignità, il R. Governo si è trovato costretto a ritirare qualunque sua proposta di discussione consimile. La circostanza speciale cui fa appello il barone Buriàn perché l'accordo eventuale abbia ad essere nella fattispecie formu!ato in modo condizionale e proporzionale, dell'essere cioè l'Austria-Ungheria presentemente già in guerra con la Serbia, non mi pare invocabile nel caso attuale, in cui tale guerra fu iniziata dall'Austria-Ungheria senza alcun precedeme concerto con l'Italia, anzi in contrasto con ,tutti i consigl'i da,tile da questa e dn opposizione ai suoli nmggi.ori interessi poldtici. Tutt'al più potrebbe invocarSii ~tale circostanza per una parte sola de'i compensi da pattuirsi osSiia per quelli proporzionali, ma non per tuttd, poiché il fatto stesso dell'inizio di nuove operazioni militari nei Balcani, sia contro la Serbia sia contro ill. Montenegro, costituirebbe agli occhi nostri un motivo sufficiente per poter richiedere un minimo di compensd terri,torilali indipendentemente dai risulitat1i che ne conseguisse,ro. Tutto questo però resta sempre subordinato alla questione inizial.e di massima, ossia del terreno sul qua"!:e dovrebbe vertere ogni discussione di compensi. Finché 'l'Austria-Ungheriai non manifesta chiari i suoi intendimenti su questa questione di massima, che riguarda la natura degli eventuali compensi, è affatto inutile iniziare di nuovo o prolungare qualsiasi discussione sul quantitativo dei compensi stessi

o sul graduarli in tutto o dn parte secondo i risultati eventuali delle operazioni militari, perché tale discussione non potrebbe mai portare ad alcun risultato utile. * Il R. Governo deve, cosi stando le cose, mantenere ferma la sua dichiarazione di volersi attenere al testuale disposto deE'articolo settimo, di non poter ammettere nelle presenti ,circostanze alcuna azione militare dell'Austria-Ungheria nei Balcani prima che l'accordo sui compensi non sia completamente raggiunto e di dover considerare ogni contegno diverso dell'Austria-Ungheria come un'aperta violazione del trattato*.

(l) -Con T. gab. 310/97 del 17 febbraio, Cucchi aveva riferito: «Ministro d'Inghilterrami ha detto confidenzialmente che Genadiev quando era a Roma, s3.pendo così di soddi,fare le tendenze personali di Re Ferdinando, gli ha telegrafato che si era convinto che l'Italia avrebbe finito per entrare in azione a fianco di Germania e Austria-Ungheria •· (2) -Ed. in LV 108, cit., D. 33, con soppressione del brano tra asterischi, e, integralmente,in SONNINO, Carteggio, cit., D. 157. (3) -Vedi D. 873.
879

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 81/56. Londra, 28 febbraio 1915, ore 15,28 (per. ore 0,20 del 1° marzo).

Ho preparato nuova versione del dispaccio l riservato speciale (l) introducendo modifìcaz1ione prescrittami col suo telegramma n. 53-4 (2) ed omet

i2l Vedi D. 864.

tendo solo le frasi non destinate ad essere conosciute da Grey. Ho pure preparato promemoria separato colle rettifiche di cui al suo telegramma numero 55 (1). Non appena m:i perverrà ordine di V. E. darò lettura a Grey del dispaccio e gli rimetterò promemoria relativo alle condizioni con annotazione c personale e confidenziale •. Se possibile mi parrebbe opportuno indicare alcune loca!ità di cui all'articolo quarto, aUa nota annessavi ed all'articolo quinto, con nomi italiani anziché con quelli slavi. Se non er.ro ad esempio c Matlie • potrebbe essere indicato col nome italiano c Mattuglie •. I due nomi che converrebbe possibilmente più degli altri tradurre in italiano sono Starigrad e Liuba. Attenderò wl riguardo ordini di V. E. (2).

(l) Vedi D. 816.

880

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (3)

T. GAB. 386/52. Parigi, 28 febbraio 1915, ore 20,55

(per. ore 2,30 del 1° marzo).

Le notizie sulle operazioni della flotta degli A:lleati contro i Dardanelli destano qui vivo interesse. Si afferma che gli alleaùi cercheranno di giungere a Costantinopol'l anche a costo di gravi sacrifici poiché ritengono che il risultato sarà di trascinare definitivamente la Bulga.ria nella loro orbita e di indurre alla guerra la Romania esitante. Si dice ·che per cooperare colle navi sarà sbarcato sulla peniso·la di Gallipoli un corpo di spedizione di ventimila francesi e trentacinquemila inglesi e che un cor;po d'armata russo dovrà sbarcare a Midia. Per l'Italia come la questione del Trentino si sarebbe impostata se i russi e serbi avessero avanzato vittoriosamente, così la questione dell'Asia Minore s'imporrà se Costantinopoli dovrà cadere e le Potenze della Triplice Intesa procederanno ad occupazioni. Parmi evidente che occupando gli altri dei territorii ci sarà impossibile non occupare la zona che vorremmo a noi riservata poiché nelle future trattative e deliberazioni il beati possidentes avrà un gran valore. Anzi può dirsi che per l'Asia Minore l'avrà più grande poiché mentre nell'Adriatico ci troveremmo di fronte a Grecia e Serbia che la Triplice Intesa appoggia con riserva dei nostri interessi e del nostro concorso, in Asia Minore ci troveremmo di fronte alla Triplice Intesa 'la quale non ha impegni di sorta con noi ed è ben difficile che consenta a cederci parte dei territori che avrà occupati. L'espugnazione dei Dardanelli e di Costantinopoli se veramente avrà luogo, relegherà pel momento in seconda 'linea la questione dell'Adriatico e porrà in primissima linea e con carattere di urgenza per noi la questione dell'Asia Minore. Aggiungo che se la presa dei Dardanelli e di Costantinopoli dovesse trascinare Grecia e Romania nel conflitto anche la questione

d~H'Adriatico verrebbe ad essere posta. Circa la possibilità e la probabilità di tale espugnazione a me mancano gli elementi per esprimere un sicuro giudizio.

(l) -Con T. gab. r. sp. 55/5 del 25 febbraio Sonnino aveva inviato alcune precisazionicirca i nomi geografici figuranti nel dispaccio del 16 febbraio. (2) -Con T. gab. r. sp. 60/6 del 2 marzo, Sonnino rispondeva approvando il suggerimento.

(3) Ed. in SONNINO, Carteggio, cit., D. 158.

881

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 384/53. Parigi, 28 febbraio 1915, ore 20,55 (per. ore l del 1° marzo).

Telegramma V. E. n. 159 (1).

L'impegno da noi preso a Racconigi è di non opporci alla !ibertà degli Stretti. A Racconigi la questione del possesso territoriale degli Stretti in caso di sfasciamento della Turchia non fu posta. Sarebbe una questione nuova per la quale non abbiamo impegl11Ì e quindi il nostro assenso po,trebbe essere subordinato al riconoscimento di nostri interessi altrove.

Questo Ministro di Romania, che considera .con qualche appprensione l'eventualità della Russia padrona degli Stretti, ha espresso l'idea che Cos:tanrtlinopoli potrebbe essere dato al Belgio come compenso per i danni patiti e come garanzia contro l'eccessiva preponderanza della Russia che turberebbe l'equilibrio Mediterraneo. Ad ogni modo nulla la Russia potrà senza l'assenso dell'Inghilterra.

882

L'AMBASCIATORE A PIEROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 38/42. Pietrogrado, 28 febbraio 1915, ore 20,50 (per. ore 3 del 1° marzo).

Conversando meco de!le iniziative papali durante la guerra Sazonov mi ha confidenzialmente manifestato la sua delusione circa l'atteggiamento genemie assunto dalla Santa Sede verso la Triplice Intesa. L'avvento di Benedetto XV ,avevagli fatto concepire la speranza che •la Santa Sede inaugurasse un'era di avvicinamento alla Francia giovandosi anche del nuovo risveglio di religiosità manifestatosi in quel Paese. Ma purtroppo il •contegno del Papa verso i! Belgio e vari altri indizi avevano invece chiarito che l'intimo suo pensiero sotto il manto di una neutr·alità obbligatoria è dominato dall'influenza germanica e che sulla imparzialità sua non si può fare affidamento. Sazonov attribuisce tali tendenze del Pontefice alle aspirazioni dei Gesuiti portavocf! del clericalismo feudale nonché a queUa dei democratici cristiani del!'Austria, ane pressioni del Centro parlamentare germ!mÌIOO, alle promesse di >appoggio del Kaiser nonché aH'abilità consumata del Ministro di Prussia presso il Vaticano sorretta dal!e autorevoli conferme del Biilow.

Cl) Vedi D. 870, nota 1.

Memore dell'apprezzamento molto simpatico che Sazonov formulava sul conto del Papa nel settembre scorso (mio telegramma n. 635 del 4 settembre 1914 (l) e confrontandolo con le surriferi.te sue confid:enze sarei indotto a supporre che Qualche altro motivo toccante direttamente 'la Russia abbia suscitato diffidenza di questa verso Santa Sede forse nei riguardi delicati delle cose di Polonia in cui l'Austr"a ha buon giuoco se può contare sull'aiuto della Curia.

Quanto precede avrebbe anche maggiore interesse se signor Leonida Leslie di cui al suo telegramma n. 49 (2), fosse effettivamente 1noaricato di una missione di pace presso lo Zar. Ma dalle informazioni assunte la posizione di quel funzionario (agente per gli affari ecclesiastici ossia amministratore dei fondi versati dallo stesso Governo russo 'al Vaticano per investire, episcopati, tasse, sussidi, seminari, ecc.) è troppo modesta perché egli possa essere rivestito di un'alta missione e d'altro canto il suo grado nel!a Corte Imperiale è, nonostante l'apparenza, dei più ·COmuni in questo paese. Ma comunque sia, di ciò non mancherò compiere le più ·accurate indagini su quanto possa .chiarire scopo sua venuta a Pietroburgo.

883

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA (3)

L. P. Berlino, 27-28 febbraio 1915.

Rispondo alla tua buona e sempre gradita ,lettera del 19 (4) che sarà, io temo, l'ultima che da te ricevo per questa via. Gli avvenimenti precipitano e qui par difficile che un altro corriere di Gabinetto giunga ancora a Vienna e a Berlino!...

Per vero, l'u!timo telegramma di Sonnino a te o per lo meno, l'ultimo che mi fu comunicato, quello che comincia .colle parole • il testo dell'art. 7 parla di accord préalable, ecc. ... • (5) era redatto in tono alquanto meno brusco e comminatorio dei precedenti; ma la sostanza rimane la stessa, e di fronte a quello che tu g1iustamente dicevi: il governo I. e R. non consentirà mai a farci nelle condizioni attua!i la cessione di territori appa,rtenenti ana Monarchia •, qualsiasi possibilità di accordo è ormai esclusa.

Ma il peggio si è ·Che le cose hanno camminato a rovescio, anche qui. Avrai visto -se i mie'i telegrammi ti furono comunicati -la proposta di una • conversazione a tre • fattami dal Cancelliere (6) proposta forse non molto pratica, ma che dimostrava ancora un certo buon volere, e meritava

meglio che non il reciso e scortese rifiuto di Sonnino (1). Il quale ha subito prodotto il suo effetto; e in un telegramma di stamane (2) ho dovuto rendere conto di una conversazione avuta ieri con Jagow, la quale mi ha dato l'impressione che qui hanno già ·finito per perder la pazienza.

L'espressione usata da Jagow, in r.isposta a quanto gli dicevo sulle • gravi complicazioni • che poteva trar seco l'atteggiamento dilatorio, e in sostanza negativo, del governo I. e R., è stata • vogue ila galère •! E ho ragione di credere che questo suo ·contegno -il quale è accentuato da un articolo comparso ieri sera nella Ki:Hnische Zeitung abitualmente .impiegata per i

• ballons d'essai •, e che rinfaccia apertamente al governo italiano di voler la guerra contro i suoi ·alleati -sia ispirato agli ordini personali dell'Imperatore.

Parmi quindi che stia per avverarsi a puntino la profezia g.ià da te enunciata parecchio tempo fa; che un bel giorno i nostri alleati, stanchi del~e continue nostre provocazioni, avrebbero preso essi stessi • les devants •, e, con un ultimatum o in un'altra forma, d avrebbero obbligati a dichiararci e a rompere le ostilità prima ancora ·che da noi si considerasse giunto il momento opportuno. Ciò che mi avvalora in questa supposizione è il fatto .che la situazione militare per la Germania -e per contraccolpo anche per l'Austria è diventata, in seguito alle ultime vittorue contro i Russi, interamente favorevole: e che, a ·Quanto riferisce il nostro addetto mHitare, uomo veramente di molto valore e tutt'altro che sospetto di • germanofilia •, anche all'ovest le cose si presentano molto bene per questi qui. .È vero che oggi si parla di una nuova offensiva russa, tanto in Galizia, quanto in Polonia al nord della Vistola, e che ciò potrebbe forse produrre di nuovo qualche mutamento -non però cosi notevo!e, io credo, da trasformare la situazione e da dar luogo quindi a un cambiamento d'attitudine verso di noi. Tutto dunque porta a ·credere che la rottura definitiva si•a ormai imminente: e che dovremo non solo assistervi. rria rendercene strumenti principali, e portare anche noi la responsabilità di avvenimenti che costituiscono certo una vergogna e ·potranno costituire un disastro per il nostro paese!

Di fronte a tanta jattura, non hanno più che ben poca importanza le discussioni circa l'accordo soltanto iniziato, e non compiuto che, come avrai visto, hanno anche dato luogo ad un malinteso tra Vienna e Berlino (seppure il Cancelliere, colto alla sprovvista, non ha consentito .senza troppo pensarci a quello che g~i dicevo io).

Tu dici che le obiezioni di Buruan sono ·in parte giuste, ed è vero, per 1a sostanza; nella forma però la logica sarebbe dalla parte nostra, perché, se si ammette la tesi austriaca, i negoziati per l'accordo potrebbero in fatto rompersi durante le operazioni militari, quando il risultato di queste fosse già ottenuto e noi si resterebbe colle pive nel sacco. Logica è anche la concessione fatta finalmente da Sonnino (3) -e che, a quanto vedo dal tuo telegramma giunto stamane (28 febbraio) (4) Burian si è affrett&to a cogliere a volo, circa

il carattere condizionale dell'accordo: logica, ma pericolosa, perché la conclusione ne sarebbe ,che, se l'Austria non guadagna nulla nei Balcani, come v'ha ogni ragione di supporre, anche noi non avremo alcun compenso. Ma tutto ciò è senza valore, di fronte alla domanda continuamente da noi ripetuta, che la discussione debba portare esc!usivamente sulla cessione di territori già austriaci: il che, come tu dici e coone anch'io ho sempre pensato, l'Austria non accetterà mai. Qu·i, d.nvece, dicono che lo dovrebbe accettare: cosi almeno si pronuncia quasi tutta l'opinione pubblica, ed è sotto questo aspetto che io avevo rilevato gli articoli della Frankfurter Zeitung e gli altri giornali pur sapendo bene che in Italia non avrebbero prodotto che un effetto contrario al loro scopo. E anche al governo, fino a qualche tempo fa, ho !'impressione che fossero davvero risoluti a premere sull'Austria in modo rea'lmente energi.co: ora, come ti dkevo, le cose sono cambiate. Al mutamento hanno contribuito, anche più di quanto lo abbia lasciato comprendere nel mio telegramma al ministero (1), i meschini ripicchi personali del Cancelliere e di Jagow, di quest'ultimo speci,a!mente, contro Biilow: è soprattutto per • contrecarrer • l'opera di Biilow, che Jagow prende partito contro di noi! Non par vero... ! Senza dubbio, però, come ti accennai più sopra, egli obbedisce anche agli ordini dell'Imperatore, che fin da princi:pio aveva considerato la nostra neutralità come un tradimento, e solo a malincuore si ere lasciato indurre a mandar Wedel a Vienna, volendo egli mantenere la • Nibelungentreue • verso l'Austria: ora che le cose vanno meglio sui campi di battag:tia, rialza J.a cresta... E frattanto in Italia son cominciati i disordini di piazza, che ad un governo serio dovrebbero ricordare 'la necessità di mantenere la pace, ma ad un governo come quello che abbiamo fornirà invece probabilmente un pretesto per precipitare l'azione: vecchia tattica, del resto, ma che sempre è tornata a danno di chi vi

si attenne!

Ti ringrazio della comunicazione che mi hai fatto della risposta data dal Ministero (2) -con una sollecitudine, infatti, molto significativa -alle questioni da te poste (3) circa l'eventuale protezione dei nostri interessi a Vienna. A Berlino le cose stanno un po' diversamente: e non ci vedrei molto volentieri rappresentati dall'ambasciata di Spagna, già sopraccarica di lavoro specialmente per la protezione dei Russi, e il cui titolare -e anche i segretari -sono parecchio rammolliti. Anche l'America, che da un giorno all'altro può avere essa pure la sua rottura, non andrebbe; qui, secondo me, la rappresentanza che ci converrebbe meglio è quella della legazione d'Olanda. Ora che tu hai sollevato la questione, mi propongo di sottometterla anch'io, per quanto mi concerne, al ministro.

In ·COntraddizione a quanto ti dicevo ieri, in principio di questa lettera, oso ancora esprimere la speranza che, visto che febbraio ha soltanto 28 giorni, questo non sia proprio l'ultimo corriere che circola fra Vienna e Berlino, e che fra pochi giorni io possa quindi avere la fortuna di ricevere un'altra tua lettera. Ne sarei proprio lieto: finché c'è vita, c'è speranza!

P. -S. I giornali tedeschi di stamane segnalarono un articolo della Stampa di Torino, che parrebbe confermare interamente quanto ti fu detto da San Marzano circa l'attitudine di Giolitti. Ma ho paura che ormai, anche se questi lo volesse realmente non potrebbe più nemmeno lui 'impedire la guerra
(l) -Con T. gab. 8793/635 del 4 settembre 1914, ore 19,10, non pubblicato, Carlotti riferiva che, secondo Sazonov, la nomina di Benedetto XV sarebbe stata « indizio di un ritorno al pontificato politico la cui tradizione era stata interrotta da Pio X ». (2) -Vedi D. 831.

(3) Ed. in Carteggio Avarna-Bollati, cit., pp. 64-67.

(4) -Vedi D. 833. (5) -Vedi D. 861. (6) -Vedi D. 844. (l) -Vedi D. 848. (2) -Vedi D. 875. (3) -Vedi D. 861. (4) -Vedi D. 873. (l) -Vedi D. 878. (2) -Vedi D. 771. (3) -Vedi D. 709.
884

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, SALANDRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

L. P. Roma, 1° marzo 1915.

Il telegramma di Tittoni, n. 386 (2) mi fa venire l'idea che Imperiali potrebbe chiedere a Grey, a tito[o di sviluppo di uno trei numeri del • telegrammone • (3) che, in caso di occupazioni di territori'i della Turchia asiatica da parte delle potenze dell'Intesa o di altri Stati che vi accedano, a noi debba esrsru-e riservarta la zona di Adalia e data facoltà di occuparla.

885

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, SALANDRA (4)

L. P. Roma, 1° marzo 1915.

Gli avvenimenti incalzano. Se gli allelllti prendono Costantinopoli, le questioni dell'Asia Minore (come bene osserva Tittoni nel suo dispaccio di ieri

n. 386 gabinetto) (5) prendono, in certo modo, il passo anche per noi su quelle dell'Adriatico. E se l'apertura dei Dardanelli inducesse Bulgaria e Grecia a entrare in campo anche noi dovremmo affrettare la nostra azione. E intanto a Londra non abbiamo ancora aperto nessuna trattativa!

Hai fissato per domani il convegno con Sua Maestà? Ogni giorno che passa muta la situazione generale e può mutare di molto le impressioni che facciano le nostre profferte e l'accoglienza che incontrino.

(l) -Da Archivio Sonnino, Montespertoli. Ed. in SONNINO, Carteggio, cit., D. 159. (2) -Vedi D. 880. (3) -Vedi D. 816.

(4) Da ACS, Carte Salandra. Ed. in SONNINO, Carteggio, cit., D. 160.

(5) Vedi D. 880.

886

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. 393/43. Pietrogrado, 1° marzo 1915, ore 14,15 (per. ore 20,20).

Personaggio dell'alta ,finanza russa recentemente reduce da Stocco!ma mi ha riferito a titolo confidenzialissimo che quel Ministro di Germania lo ha intrattenuto a lungo sull'urgenza necessità per Russia di concludere separata pace con Germania visto che quest'ultima nel ,termine di un mese e mezzo avrebbe guadagnato ta1le po,sizione militare da rendere impossibile ogni ulteriore resistenza russa e da determinarla ad una pace che sarebbe allora onerosissima. Ministro di Germania aveva altresì sostenuto che Germania non aveva missione speciale per intavolare analoga conversazione con Francia mentre probabilmente si sarebbero trovati in Russia uomini autorevoli che rendendosi giustamente conto della situazione sarebbero stati accessibili a parole di pace ed avrebbero potuto prestare in questo campo segnalati servizi al loro paese.

Mio interlocutore che sembrava impressionato dalle parole del Rappresentante germanico mi ha soggiunto che ritornando in patria desiderava confidarsi con qualche influente suo amico ma che atmosfera politica da lu:i qui trovata nei circoli dirigenti e sovraeccitazione dell'opinione pubblica lo avevano reso oltremodo perplesso nel dare seguito a questo suo primo proposito e si era deciso in ogni modo a soprassedere a qualsiasi comunicazione in proposito.

887

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO,

T. GAB. R. SP. 83/44. Berlino, 1° marzo 1915, ore 22 (per. ore 5 del 2).

In un colloquio avuto stamane su altri argomenti con Zimmermann, egli mi parlò spontaneamente dello stato attua!e dei nostri negoziati coll'AustriaUngheria, a proposito dell'articolo settimo.

Zimmermann era come sempre assai più ottimista di Jagow ed il linguaggio da lui oggi tenutomi mi indurebbe quasi a credere che le cose statemi dette ieri l'altro da Jagow (mio telegramma gabinetto n. 43 riservato speciale) (l) fossero poco più che un tentativo di impressionarmi per ottenere che venisse in qualche misura modificato l'atteggiamento del R. Governo. Le risposte che diedi all'uno e all'altro furono tali beninteso da dissipare qualsiasi dubbio circa possibilità di tale modificazione.

Zimmermann diceva che egli nemmeno approvava interamente il linguaggio di taluni giornali germanid ~ieri comparirono due nuovi artlicoli ·in tal senso) recisamente favorevoli alla nostra causa; ma ciò soltanto perché temeva che esso potesse produrre a Vienna • dove l'ostinazione è pari alla ristrettezza di vedute • un effetto contrario a quello che si proponeva. Ciò non toglie però che il Governo Imperiale continui ad impiegarsi in ogni modo per persuadere il Governo austro-ungarico della necessità di consentire sulla base delle nostre domande. Certamente. aggiungeva egli, data la delicatezza del!a questione conviene procedere con molto riguardo e ardua è l'impresa, tanto più che, contrariamente alle previsioni, il barone Burian mi sembra mostrarsi anche più intransigente di quanto non lo fosse Berchtold. Zimmermann accennava pure, •confermando quanto più volte è stato riferito dal duca Avarna, alla difficoltà di vincere certe potenti influenze nell'ambiente aristocrati-co e feudale che circonda !'Imperatore Francesco Giuseppe. Ma ripeteva che malgrado tutto ciò egli non considera la partita come perduta (1).

(l) Vedi D. 875.

888

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 1631/104. Atene, 2 marzo 1915, ore 14,20 (per. ore 21).

Ho chiesto a Politis se poteva informarmi circa esatta impressione che produce nell'opinione pubblica greca la possibilità che ogni giorno maggiormente si accentua della caduta di Costantinopoli per mano degli alleati e si avesse a ritenere che davanti tale probabile eventualità attitudine neutralità del Governo Ellenico sarebbe potuta essere forzata mutare. Politis ha risposto che senza dubbio opinione pubblica greca si mostra in questi giorni agitata intorno futura sorte di Cospoli ma che quanto attitudine Governo ellenico non è ancora possibile dire cosa alcuna. Non è ancora qui no·to punto di vista esatto a divisamento degli alleati per il caso loro impresa possa avere prospero esito. Si ritiene, ma non si sa positivamente, che Inghilterra e Francia propendano per stabilire a Cospoli un regime internazionale e che Russia non abbia ancora affacciato né sia per affacciare pretese di proprio esclusivo possesso. Ipotesi più verosimile al momento attuale sembrerebbe essere che !a grave questione non si sia potuta preventivamente regolare e che si cercherà una soluzione pratica dopo il fatto. Da queste [e dal altre tali cose dettemi da Politis debbo arguire, sebbene egli non si sia voluto espli-citamente spiegare sull'argomento, che sia esagerata voce, qui corsa in questi giorni, di offerte positive alla Grecia per una collaborazione nell'impresa di Cospoli, ad ogni modo si opporrebbe ad una deliberazione del genere da parte, credo, della Grecia timore ognora crescente Bulgaria. Su questo ·punto ha insistito Politis afferman

53 -Documenti diplomatici -Serie V -Vol. II

domi risultare in modo sicuro che la mobilitazione in Bulgaria è già incominciata qui si ritiene possibile che davanti pericolo presa Cospoli da parte AEeati Germania, sia pure togliendo forze dal fronte occidentale, e Austria Ungheria non tardi[no] invadere Serbia e attraverso Bulgaria correre in aiuto Turchia. Data possibilità simile avvenimento è evidente Grecia deve innanzi tutto guardare sue frontiere attuali anziché preoccuparsi estenderle.

(l) Ritrasmesso a Vienna con T. gab. r. sp. 64/35 del 3 marzo, ore 22.

889

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI E A PARIGI, TITTONI

T. 767 Roma, 2 marzo 1915, ore 20,45

Ierd Barrère e Sir Rennell Rodd successivamente mi hanno comunicato la dichiarazione dei loro due Governi relativa al trattamento da usarsi verso le navi neutra!i che portino mercanzie provenienti dai paesi nemici, o di loro proprietà, o diretti verso di essi, trattamento che non importa la confisca né delle navi né delle merci, ma il loro feruno e il trasporto ad un porto francese

o inglese.

Ho risposto che ne prendevo nota pur riservando ogni giudizio in proposito; che avrei data la maggiore pubblicità a queste dichiarazioni nell'interesse del nostro naviglio mercantile e del nostro commercio, ma che la prima lettura di questo documento mi lasciava quakhe dubbio intorno alla sua portata.

Che cosa s'intendeva di fare della nave e del carico dopo che fossero stati condotti in un porto francese o inglese? Supposto che si tratti di una nave A neutrale, che trasportasse un carico B di proprietà neutrale e diretto a un porto neutrale, e insie·me un carico C diretto a un paese nemico; che cosa sarebbe avvenuto l) della nave A? avrebbe potuto ripartire per la sua destinazione neutra!e portando il carico B (neutrale), dopo aver semplicemente sbarcato nel porrto francese la merce C? e per questa merce C, che si dd.chiarava non voler confiscare, sarebbe bastato il provare che non sarebbe più stata diretta verso il paese nemico cui era indirizzata o che avesse cambiato realmente di proprietario, perché magari la nave A o un'altra potessero trasportarla al paese neutrale? Insomma, nella molteplicità dei casi complessi immaginabili quali sarebbero i criteri generali pel trattamento da usarSIÌ. verso la nave neutrale e verso i diversi suoi carichi, secondo la particolarità della loro provenienza, proprietà o indirizzzo?

Per evitare una infinità di litigi e di danni pei paesi neutrali mi pareva necessario definire fin da ora la maggior parte di tali questioni chiarendo meglio la portata della nuova dichiarazione.

Tanto Barrère ·che Rodd mi promisero di rivolgere tali domande ai lorc. Governi, accennando al desiderio da me espresso.

(l) Ed. in SONNINO, Diario, cit., pp. 98-99.

890

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 400/127. Bucarest, 2 marzo 1915, ore 21,10 (per. ore 3,50 del 3).

Sono informato che giorni sono Beldiman in seguito nuove pressioni del Governo germanico ha scrittto a Brati:anu e contemporaneamente a persona di fiducia del Re Ferdinando per rinnovare premure affinché Governo romeno prenda le armi a fianco due Imperi Centrali. Nello stesso tempo Czernin ha insistito qui nell'identico senso. Tanto Beldiman quanto Czernin dichiaravano che i Governi dei due Imperi erano pronti entrare in trattative per i compensi da dare alla Romania ma non hanno precisato la natura di tali compensi perché qui non si è voluto neppure entrare in discussione.

Re Ferdinando ha detto quando ha ricevuto questa comunicazione, di cui è stato molto seccato, che tutto quel!o che i due Imperi po1ssono sperare è la neutralità e che essi devono rendersi conto della difficoltà che si ha qui anche semplicemente a mantenersi neutrali.

A Beldiman verrà data una risposta semplicemente evasiva per.ché non si ha fiducia nella sua discrezione col Governo Germanico e non si osa perciò dirgli la verità.

Pare che Czernin si faccia anche delle illusioni intorno al!a possibilità di provocare qui una crisi ministeriale in senso favorevole ai due Imperi Centrali.. Prego mantenere segreto su quanto precede.

891

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 401/130. Bucarest, 2 marzo 1915, ore 21 (per. ore 1,20 del 3).

Ho chiesto a Bratianu che cosa pensasse dell'eventualità che alleati riuscissero forzare Dardanelli. Egli ha detto che ne sarebbe lieto. Oltre che in vista del!e facilità che ne deriverebbero per le esportazioni romene e per gli approvvigionamenti in materiali da guerra ed in ogni altro genere, anche perché in tal modo soluzione questione degli Stretti non sarebbe lasciata alla sola Russia ma dipenderebbe anche e principalmente dall'Inghilterra e dalla Francia alle Quali sarebbe spettato merito di averli forzati e che (mio te~egramma Gabinetto 104) (l) non hanno ancora assunto formale impegno per il loro regime futuro.

Bratianu ha aggiunto che del resto Sazonov accenna a restringere la portata delle dichiarazioni da lui fatte alla Duma.

(l) Vedi D. 825.

892

L'INCARICATO D'AFFARI A CETTIGNE, PATERNO', AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 394/2. Cettigne, 2 marzo 1915, ore 23,45 (per. ore 8,50 del 3).

Telegramma di V. E. gabinetto 154/3 (1).

Da notizie avute da persona degna di fede risulta che fino ad oggi nessun movimento di truppe austro-ungariche sarebbesi verificato alla frontiera austro-montenegrina.

Forti e navi austro-ungari·che a CaUaro cannoneggiano di tanto in tanto come per il passato le posizioni montenegrine le quali rispondono al fuoco nemico. Da Questo scambio di colpi di cannone non si è avuto alcun risultato eccettuato una disgrazia capitata a quattro artiglieri montenegrini i quali per non aver saputo adoperare l'otturatore del loro cannone furono gravemente feriti dal proiettile esploso sul posto.

Unica attività è quella contro Antivari con obbiettivo probabilmente di impedire gli approvvigionamenti. Proseguirò a controllare il più possibile qualsiasi noti2lia di attacchi contro territori montenegrini da parte austriaca. .

893

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

L. P. RR. Vienna, 2 marzo 1915.

Ho l'onore di segnar ricevimento all'E. V. del dispaccio di gabinetto n. 2 riservatissimo, in data del 5 febbraio scorso (2), col quale Ella si è compiaciuta [mpartirmi le sue istruzioni per l'evenienza di un conflitto armato fra l'Italia e l'Austria-Ungheria.

Assicuro V.E. che mi atterrò scrupolosamente aEe istruzioni impartitemi, quantunque quella indicata al numero 3, secondo la quale dovrei portare meco l'archivio riservato degli ultimi cinque anni non sia di facile attuazione, giacché il trasporto dei soli registri di telegrammi necessiterà numerose cassette che dovranno essere portate come bagaglio a mano. Mi domando quindi se non sarebbe meglio chiudere l'archivio riservato degli ultimi 5 anni in casse sigillate dalla R. Ambasciata e dall'Ambasciata di Spagna, e trasportare poi queste casse nella sede dell'ambasciata della potenza proiettrice, deve sarebbero al sicuro da qualsiasi manomissione.

Per quanto concerne i Consolati e Vice-Consolati dipendenti dalla R. Ambasciata, a Budapest, Trieste e Fiume vi sono consoli di Spagna, nelle prime due sedi, effettivi, nell'ultima, onorario. A Praga non vi è console di Spagna, cosicché occorrerebbe, eventualmente affidare la tutela di quegli interessi italiani al Console degli Stati Uniti d'America.

Quanto a Zara, Innsbruck, Serajevo, non vi sarebbe colà alcun console di potenza neutrale cui affidare la protezione dei nostri interessi e nemmeno l'a custodia degli archivi consolari. A Ragusa e Spalato vi è un Vice-console greco, che è però onorario.

Sarei pertanto grato a V. E. di farmi pervenire istruzioni in proposito, affinché io possa dal mio lato impartirle ai RR. Consolati dipendenti.

(l) -Vedi D. 869. (2) -Vedi D. 771.
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APPENDICI

APPENDICE I

AMBASCIATE E LEGAZIONI DEL REGNO D'ITALIA ALL'ESTERO

(Situazione al gennaio 1915)

ALBANIA Durazzo -ALIOTTI Carlo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

ARGENTINA

Buenos Aires -CoBIANCHI Vittore, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; CATALANI Giuseppe, consigliere.

AUSTRIA-UNGHERIA

Vienna -AvARNA Dr GuALTIERI duca Giuseppe, ambasciatore; CERRUTI Vittorio, segretario; BARBARO conte Francesco, segretario; NEGRI Vittorio, segretario; BoscARELLI Raffaele, segretario; LANZA Giuseppe, addetto.

BAVIERA

Monaco -ToMASI DELLA TORRETTA Pietro, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

BELGIO

Bruxelles -CARIGNANI Dr NovoLI Francesco, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; DE RrsErs Mario, segretario.

BOLIVIA

AGNOLI Ruffillo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario (residente a Lima).

BRASILE

Rio de Janeiro -MERCATELLr Luigi, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; GAZZERA Giuseppe, segretario.

BULGARIA

Sofia -CuccHI BoAsso Fausto, inviato straordinario e ministro plenipotenZiario; FoRLANI Baldo, segretario; BALSAMO GiovannJ, segretario.

CILE

Santiago -DI MoNTAGLIARI marchese Paolo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

CINA

Pechino -SFORZA Carlo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario: VARÈ Daniele, segretario; BENSA Maurizio, interprete.

COLOMBIA

Bogotà -N.N.

COSTARICA

NoTARI Giosuè, inviato straordinario e ministro plenipotenziario (residente a Guatemala).

CUBA

Avana -RAYBAUBI MASSIGLIA Annibale, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

DANIMARCA

Copenaghen -SACERDOTI DI CARROBIO conte Vittorio, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

EGITTO

Cairo -SERRA Attilio, agente diplomatico e console generale; TOSTI DI VALMINUTA colllte Mauro, segretar.io; CROLLA Giuseppe, capo interprete.

EQUATORE AGNOLI Ruffillo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario (residente a Lima).

ETIOPIA

Addis Abeba -COLLI DI FELIZZANO conte Giuseppe, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; DuRINI DI MoNZA conte Ercole, segretario. FRANCIA

Parigi -TITTONI Tommaso, ambasci<atore; RusPOLI Mario, prindpe di Poggio Suasa, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; CARACCIOLO Gaetano, principe di Castagneto, consgliere; VISCONTI VENOSTA Giovanni, segretario; DE STEFANO Pietro, addetto; KELLNER Gino Lodovko, addetto.

GERMANIA

Berlino -BOLLATI Riccardo, ambasciatore; CHIARAMONTE BORDONARO Antonio, consigliere; CHIAROMONTE BoRDONARO Gabriele, segretario; RoGERI Dr VILLANOVA Delfino, segretario.

GIAPPONE

Tokio -GUICCIOLI marchese Alessandro, ambasciatore; MARCHETTI FERRANTE Giulio, segretario; GAsco Alfonso, interprete; DE PROSPERO Alfredo, interprete.

GRAN BRETAGNA

Londra -IMPERIALI DI FRANCAVILLA marchese Guglielmo, ambasciatore; BoRGHESE Livio, primo segretario; LAMBERTENGHI conte Ruggero, segretario; DE PARENTE Paolo Giordano, segretario; ARONE Dr VALENTINO Pietro, segretario; TORTORA BRAYDA Camillo, conte di Policastro, segretario.

GRECIA

Atene -DE BosDARI conte Alessandro, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; MINISCALCHI ERIZzo conte Francesco, primo segretario.

GUATEMALA

Guatemala -NoTAR! Giosuè, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

HAITI RAYBAUDI MASSIGLIA conte Annibale, inviato straordinario e ministro plenipotenziario (residente ad Avana).

HONDURAS NoTAR! Giosuè, inviato straordinario e ministro plenipotenziario (residente a Guatemala).

MAROCCO Tangeri -LAGO Mario, incaricato di reggere la legazione.

MESSICO

Messico -CAMBIAGIO Silvio, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

MONTENEGRO

Cettigne -NEGROTTO CAMBIAso Lazzaro, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; PATERNÒ DI MANCHI DI BILICI Gaetano, segretario.

NICARAGUA

NOTAR! Giosuè, inviato straordinario e ministro plenipotenziario (residente a Guatemala).

NORVEGIA

Cristiania -MONTAGNA Giulio Cesare, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

PAESI BASSI

Aja -SALLIER DE LA TouR Giuseppe, duca di Calvello, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; SAVONA Giuseppe, segretario.

PARAGUAY Assunzione -Rossr Adolfo, ministro residente.

PERSIA

Teheran -ARRIVABENE-VALENTI-GONZAGA conte Carlo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; NANI-MOCENIGO conte Ludovico, segretario.

PERU' Lima -AGNOLI Ruffillo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

PORTOGALLO

Lisbona -KocH Ernesto, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; LoJAcoNo Vincenzo, segretario.

ROMANIA

Bucarest -FASCIOTTI barone Carlo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; CAFIERO Ugo, segretario; AuRITI Giacinto, segretario.

RUSSIA

Pietrogrado -CARLOTTI Andrea. marchese di Riparbella, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; ALLIATA DI MONTEREALE E DI VILLAFRANCA principe Giovanni, consigliere; PREZIOSI Gabriele, segretario; GUARIGLIA Raffaele, segretario; GuAZZONE Pietro, addetto.

SALVADOR

NoTARI Giosuè, inviato straordinario e ministro plenipotenziario (residente a Guatemala).

SAN DOMINGO

RAYBAUDI MAssiGLIA conte Annibale inviato straordinario e ministro plenipotenziario (residente ad Avana).

SERBIA

Belgrado -SQUITTI Nicola barone di Palermiti e Guarna inviato straordinario e ministro plenipotenziario; CoRA Giuliano, segretario.

SIAM

Bangkok -N.N.

SPAGNA

Madrid -BoNIN LoNGARE conte Lelio, ambasciatore; DEPRETIS Agostino, consigliere; MACARIO Nicola, segretario; MONTAGNINI Carlo, segretario.

STATI UNITI D'AMERICA

Washington -MACCHI DI CELLERE Vincenzo, ambasciatore; BRAMBILLA Giuseppe, consigliere; TACOLI marchese Arrigo, segretario.

SVEZIA

Stoccolma -ToMMASI Francesco, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; RoGADEO Giovanni, segretario.

SVIZZERA

Berna -PAULUCCI DE' CALBOLI conte Raniero, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; CoMPANS DI BRICHANTEAU marchese Alessandro, primo segretario; WEILL ScHOTT Leone, segretario.

TURCHIA

Costantinopoli -GARRONI marchese Camillo, ambasciatore; NANI-MOCENIGO conte Giovanni Battista, consigliere; TALIANI Francesco, segretario; KocH Ottaviano Armando, addetto; CHABERT Alberto, interprete; GALLI Guido, interprete.

URUGUAY

Montevideo -MAESTRr-MoLINARI marchese Francesco, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

VENEZUELA

Caracas -SERRA Carlo Filippo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

APPENDICE II

UFFICI DEL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI

(Situazione ottobre 1914-febbraio 1915)

MINISTRO

SALANDRA S.E. Antonio, deputato al parlamento, presidente del Consiglio, interim dal 16 ottobre 1914.

SoNNINO S.E. barone Sidney, deputato al parlamento, dal 6 novembre 1914.

SOTTOSEGRETARIO DI STATO

BoRSARELLI Dr RIFREDDO S.E. marchese Luigi, deputato al parlamento.

GABINETTO DEL MINISTRO

Affari confidenziali -Corrispondenza riservata e particolare del Ministro -Ricerche e studi in relazione al lavoro del Ministro -Rapporti colla stampa e le agenzie telegmfiche -Relazioni del Ministro col Parlamento e col Corpo diplomatico -Udienze -Tribuna diplomatica.

CAPO DI GABINETTO

GARBAsso Carlo, consigliere di legazione di l a classe. ALDROVANDI MARESCOTTI Luigi, conte di Viano, consigliere legazione di 2a classe, dall'8 novembre 1914.

Segretari: BIANCHERI CHIAPPORI Augusto, segretario di legazione di 2• classe; Rosso Augusto, segretario di legazione di 3• classe; DE LIETO Casimiro, segretario di legazione di 3• classe.

GABINETTO DEL SOTTOSEGRETARIO DI STATO

Affari confidenziali -Corrispondenza riservata e particolare del Sottosegretario di Stato -Ricerche e studi in rapporto al lavoro del Sottosegretario di Stato -Relazioni del Sottosegretario di Stato col Parlamento e col Corpo diplomatico -Udienze.

Capo di Gabinetto: N.N.

Segretari: DANEO Giulio, segretario di legazione di l a classe; RocHIRA Ubaldo, vice console di 2• classe.

SEGRETARIO GENERALE

DE MARTINo Giacomo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di 2• classe.

UFFICI ALLE DIRETTE DIPENDENZE DEL SEGRETARIO GENERALE DIVISIONE I RAGIONERIA ED ECONOMATO

Capo di divisione: CALVARI Lodovico, direttore capo di ragioneria.

SEZIONE I

Bilanci e contabiLità -Bilancio di previsione -Conto consuntivo -Revisione di contabilità attiva dei regi agenti all'estero -Liquidazione delle spese degli uffici alL'estero -Competenze mensili dei funzionari e del personale di servizio.

Ispettore: BoNAMICO Cesare. Primi ragionieri: CosoNI Enrico; DE SANTis Paolo. Ragionieri: BoSSI Lario; CERACCHI Giuseppe; BONTEMPS Aldo; BERTUCCIOLI

Romolo.

SEZIONE II

Scritture -Conto corrente col Tesoro dello Stato -Conti correnti coi regi agenti all'estero.

Capo sezione: FANO Alberto. Primi ragionieri: LIVINALI Alessandro; CASONI Giovanni; AGOSTEO Cesare. Ragionieri: PAOLINI Ennio; NOBILI VITELLESCHI Pietro. Volontario di ragioneria: BoLLATI Attilio.

SEZIONE III

Tariffa consolare -Palazzi demaniali all'estero, arredamenti -Inventario dei mobili di proprietà dell'erario all'estero -Proposte per l'acquisto di mobiLi ad uso d'archivio degli uffici all'estero -Sussidi.

Capo sezione: D'AvANZo Carlo. Primo ragioniere: BoNAVINO Arturo. Ragionieri: Bossi Carlo; UGOLINI Guido. Volontario di ragioneria: MoRINI Armando.

SEZIONE IV ECONOMATO E CASSA

Inventario dei mobili deL ministero -Contratti -Spese d'ufficio -Manutenzione dei Locali -Magazzino -Personale degli Uscieri -CorTedi dei regi uffici all'esteTa -Custodia delle successioni -Servizio di cassa.

Caposezione. Economo-Cassiere: VrNARDI Giuseppe. Primo ragioniere: RINVERSI Romolo. Ragionieri: ToRRES Oreste; NATALI Umberto.

CIFRA

Corrispondenza telegmfica e o1·dinaria in cifm -Compilazione, custodia e distribuzione dei cifrari.

Capo ufficio: N.N. Segretario: MACCHIORO VIVALBA Gino, console di P classe.

STAMPA E TRADUZIONI

Spoglio e riassunto quotidiano dei giornali e pe1·iodici esteri e nazionali -Traduzioni.

Capo ufficio: CAETANI (dei duchi di Sermoneta) Livio, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di 2• classe.

APERTURA, DISTRIBUZIONE E REGISTRAZIONE DELLA CORRISPONDENZA E SPEDIZIONE

Registrazione e sunto della corrispondenza in arrivo e in partenza Rubriche per ragioni di luogo, di materia, di persone -Schedari Spedizione della corrispondenza -Corrieri di gabinetto.

Capo ufficio: ZANOTTI BrANco Gustavo, console generale di l a classe. Segretari: ZUNINI Leopoldo, console di P classe; DE GRESTI DI SAN LEONARDO Guido, vice console di l • classe.

DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI GENERALI

Direttore generale: CoNTARINI Salvatore, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di 2• classe.

DIVISIONE II PERSONALE E CERIMONIALE

Capo divisione: LANDI VITTORJ Vittorio, console generale di l a classe.

54 -Documenti diplomatici -Serie V -Vol. II

SEZIONE I

Personale d'ogni categoria dipendente dal ministero degli affari ester! (eccetto il personale delle SC'UOle alL'estero, e queLlo di servizio) -Uffici diplomatici e consolari alL'estero, loro istituzione e soppressione -Servizio d'ispezione degli stessi uffici -Personale e uffici diplomatici e consolari esteri in Italia -Consiglio del Ministero -Concorsi -Ammissioni -Annuario del ministero -Elenchi del personale del ministero Atti pubblici -Libretti e richieste ferroviarie per il personale.

Capo sezione: N.N.

Segretari: AxERIO Emilio, console di 3• classe; CAVRIANI (dei marchesi) Giuseppe, console di 3• classe; GENTILE Giuseppe, console di 3• classe; CiecoNARDI Vincenzo, addetto consolare.

SEZIONE II

Regole del cerimoniale -Lettere 1·eali -C1·edenziali -Lettere di richiamo -Pieni poteri -Privilegi ed immunità degli agenti diplomatici e consolari -Franchigie in mate1·ia doganale a regi agenti all'estero e agli agenti stranieri in Italia -Massimario -Visite e passaggi di sovrani e principi -Decorazioni nazionali ed estere.

Capo sezione: N.N. Segretari: VIGANOTTI GIUSTI Gianfranco, primo segretario di legazione; PELITI Antonio, addetto consolare.

ARCHIVIO STORICO

Conservazione ed incremento delle collezioni manoscritte del ministero e dei regi uffici all'estero -Conservazione degli originali degli atti internazionali conclusi dal regno d'Italia e dagli Stati soppressi Conservazione delle carte del ministero riversate dagli archivi delle divisioni -Ricerche e studi p1·eparatori pel ministero e per gli uffici del dicastero -Memorie su materie e questioni internazionali -Protocollo, inventm·i e schedari.

Direttore: MELI LUPI DI SoRAGNA (dei principi) marchese Guido, console generale di 3• classe.

BIBLIOTECA

Proposte per acquisto di libri e associazioni a giornali e riviste -Conservazione e incremento delle pubblicazioni -Scambio di pubblicazioni con aUri ministeri od istituti del regno o di Stati Esteri Collezione e custodia di carte geografiche per uso del ministero

Cataloghi, schedari -Raccolta sistematica di pubblicazioni del ministero -Raccolta sistematica della legislazione straniera per ciò che può riguarda1·e le relazioni internazionali e l'amministrazione degli affari esteri -Forniture di pubblicazioni a corredo di regi uffici diplomatici e consolari.

Bibliotecario: PASQUALUCCI Loreto.

TIPOGRAFIA

Direttore: ALFERAZZI Giacomo Antonio.

DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI

Direttore generale: MANZONI (dei conti) Gaetano 'inviato straordinario e ministro plenipotenziario di 2• classe.

DIVISIONE III

Capo divisione: 0RSINI BARONI Luca, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di 2• classe.

SEZIONE I

Carteggio in materia politica per affari concernenti l'Europa -Sunto quotidiano del carteggio -Stipulazione e interpretazione di trattati politici relativi alla stessa circoscrizione -Rettifiche e accertamenti di frontiera -Sconfinamenti militari -Spoglio di giornali esteri per per la stessa circoscrizione.

Capo sezione: MEDICI (dei marchesi del Vascello) Giuseppe, primo segre,tarlo di legazione.

Segretari: CENTARO Roberto, segretario di legazione di l• classe; VANNUTELLI conte Luigi, segretario di legazione di 1• classe; DE NoBILI DI VEZZANO marchese Rino, segretario di legazione di 3• classe.

SEZIONE II

Carteggio in materia politica per gli affari concernenti il Levante e l'Africa -Sunto quotidiano del carteggio -Stipulazione e interpretazione di trattati politici relativi alla stessa circoscrizione -Capitolazioni Riforme giudiziarie in Egitto -Spoglio dei giornali esteri per la stessa circoscrizione.

Capo sezione: DURAZzo marchese Carlo, consigliere di legazione di 3• classe.

Segretari: FRESCHI conte Carlo, prjmo segretario di legazione; PIGNATTI MoRANO conte Bonifacio, primo segretario di legazione; STRANIERI Augusto, console di l" classe; GABRIELLI Luigi, vice console di P classe.

Addetto all'ufficio: GAUTERO Franco, giudice di tribunale.

SEZIONE III

Carteggio in materia politica per gU affari concernenti l'Estremo 01·iente e L'America -Sunto quotidiano del carteggio -Stip11Jazione e interpretazione dei trattati politici relativi alla stessa circoscrizione -Spoglio dei giornali come sopra.

Capo sezione: BoRGHETTI Riccardo, consigliere di legazione di 2• classe.

SEZIONE IV

PRATICHE RELATIVE ALLA POLITICA COLONIALE

Capo sezione: ALOISI Pompeo, consigliere di legazione di 3• classe.

DIVISIONE IV

Capo divisione: RINELLA Sabino, consigliere di legazione di 2• classe.

SEZIONE I

Reclami di sudditi italiani verso governi esteri e di sudditi esteri verso il Governo italiano.

Capo sezione: GrANNUZZI SAVELLI (dei principi di Cerenzia) Fabrizio primo segretario di legazione. Segretario: N.N.

SEZIONE Il

Polizia internazionale -Istituti ecclesiastici esteri nel regno -A mmissione di ufficiali ed allievi stranieri nei regi istituti milita1·i e mm·ittimi -Pubblicazioni diplomatiche e lib1·i verdi.

Capo sezione: N.N.

Segretario: N.N.

DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI COMMERCIALI

Direttore generale: LEVI Primo, console generale di l a classe.

DIVISIONE V

Capo divisione: PELUCCHI Carlo, console generale di l a classe.

SEZIONE I

Carteggio reLativo aHa stipuLazione e aHa interpretazione dei trattati e degLi atti commerciaLi internazionaLi -Studi e indagini di poLitica commerciaLe -PubbLicazioni d'indoLe economica -BoLLettino deL ministero

Capo sezione: CIANCARELLI Bonifacio Francesco, console di l a classe; Segretario: MARSANICH Alberto, console di 3• classe.

SEZIONE II

Reclami doganali -Sconfinamenti doganali -Congressi e conferenze commerciali.

Capo sezione (f.f.)): BIANCHI Vittorio, console di 3• classe. Segretario: DE ANGELIS Mariano, addetto consolare.

DIVISIONE VI

Capo divisione: CAMICIA Marco, console generale di 2• classe.

SEZIONE I

Esposizioni -Congressi internazionali di natura non politica né commerciaLe

Capo sezione: N.N. Segretario: N.N.

SEZIONE II

Servizi postali e marittimi -Ferrovie di interesse internazionale Sanità pubblica

Capo sezione: BERNARDI Temistocle Filippo, console di 2• classe. Segretari: GRAZZI Emanuele, vice console di 2• classe; SoLA Ugo, addetto consolare.

DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI PRIVATI

Direttore generale: VACCAJ Giulio, console generale di l a classe.

DIVISIONE VII

Capo divisione: SERRA (dei conti) Carlo, console generale di l • classe.

SEZIONE I

Questioni giuridiche di nazionalità, di estradizione, di protezione consotare, di stato civiLe e di ogni aUro ordine non poLitico né commerciate

Capo sezione: DE VrSART conte Giuliano, console generale di 2a classe.

Segretari: BARDuzzr Carlo Emilio, vice console di l a classe: BIANCONI Alberto, vice console di 2• classe; CANCELLARlO D'ALENA Francesco, addetto consolare.

SEZIONE II

Stiputazione ed intepretazione di trattati reLativi atte materie anzidette.

Capo sezione: SARTORI Francesco, console di l a classe. Segretario: GIUSTI Paolo Emilio, vke console di 2a classe.

DIVISIONE VIII

Capo divisione: DE VELUTIIS Francesco, console generale di 2a classe.

SEZIONE I

Rogatorie -Pensionati aLL'estero -Atti giudiziari -Atti di stato civiLe Ricerche aLL'estero neLL'interesse dei sudditi itaLiani.

Capo sezione: DuRAND DE LA PENNE marchese Enrico, console generale di 3a classe. Segretari: DELLA CROCE DI DOJOLA conte Galeazzo, console di 2• classe; MARINo Domenico, vice console di 2• classe.

SEZIONE I

Successione di sudditi itaLiani morti aLL'estero.

Capo sezione: ToscANI Angelo, console di 2• classe. Segretario: DA PASSANO Gioacchino, vice console di l" classe.

UFFICIO DEL CONTENZIOSO E DELLA LEGISLAZIONE

Contenzioso dipLomatico -Segretariato det ConsigLio det contenzioso dipLomatico ~ Convocazione, verbaLi dette adunanze -Nomina e conferma dei membri det ConsigLio stesso ~ Archivio -Massimario del contenzioso. Studi preparatori deLle conferenze di diritto internazionale privato e dei congressi internazionali di indole giuridico-amministrativa -Raccolta ufficiale dei trattati -Pubblicazione degli atti relativi.

Capo ufficio: RICCI-BusATTI Arturo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di 2' classe. Addetto all'ufficio: CIAMARRA Guglielmo, sostituto procuratore del Re.

LEGALIZZAZIONE E PASSAPORTI

Legalizzazione di atti -Corrispondenza e contabilità relativa -Passaporti diplomatici -Passaporti distinti.

Capo ufficio: VALENTINI Claudio: console generale di 2• classe.

DIREZIONE GENERALE DELLE SCUOLE ITALIANE ALL'ESTERO

Direttore generale: ScALABRINI Angelo.

DIVISIONE IX

Capo divisione: BocCONI Luigi, console generale di 2• classe.

SEZIONE I

Istituti scolastici governativi all'estero, loro ordinamento e direzione didattica e disciplinare -Istituzione e soppressione deHe scuole -Locali scol.astici -Materiale didattico e scientifico -Personale insegnante Deputazioni scolastiche -Concorsi -Posti gratuiti e semi-gratuiti dall'estero per l'interno -Istituti sussidiati all'estero -Sussidi ordinari e straordinari a scuole coloniali, private e confessionali -Tutela e sorveglianza delle medesime -Palestre ginnastiche -Educatori -Biblioteche -A mbulato1·i medico-chirurgici annessi alle scuole ed altri Istituti di assistenza scolastica -Segreteria del Consiglio centrale delle scuole all'estero e rapporti col Consiglio stesso -Annuario delle scuole italiane all'estero -Statistiche -Relazioni al Ministro e al Parlamento

P1·otocollo ed archivio della Direzione generale.

Capo sezione: N.N. Segretario: GATTONI Giulio, segretario di legazione di l a classe.

SEZIONE Il

Amministrazione, contabilità, bilanci delle scuole -Decreti e mandati relativi -Inventari dei beni mobili ed immobili ad uso delle scuole.

Capo sezione di ragioneria: FIORETTI Vittorio.

Primi ragionieri: SUGLIANI Augusto; FRANZETTI Attilio. Ragionieri: LEONINI PIGNOTTI Augusto; BOTTO Nicola; MARTINOZZI Giulio.

UFFICIO DI ISPETTORATO

Ispezioni -Vigilanza didattica sulle scuole governative e sussidiate Affari relativi.

Ispettori centrali (comandati): STOPPOLONI Aurelio, regio provveditore agli studi di l a classe; NAMIAS Americo, ispettore di 2• classe del ministero dell'istruzione; MASCIA Luigi, direttore nelle regie scuole medie all'estero.

COMMISSARIATO DELL'EMIGRAZIONE

Commissario generale: GALLINA conte Giovanni, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di l a classe. Commissari: CHIOSTRI Giuseppe, console generale di 3• classe; MAJONI Giovanni Cesare, console di l' classe; PuLLINO Umberto, console di 3• classe.

APPENDICE III

AMBASCIATE E LEGAZIONI ESTERE IN ITALIA

(Situazione al gennaio 1915)

Argentina -PoRTELA Epifania, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; FIGUEROA Alberto, primo segretario; RoLANDONE Conrado, secondo segretario; ToRANZO Severo, colonnello di stato maggiore, addetto militare.

Austria-Ungheria -Von MACCHIO barone Karl, ambasciatore in missione straordinaria: AMBROZY conte Ludwig, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; VoN VAux barone Leo, consigliere; HYE VoN GLUNECK barone Demeter, primo segretario; PEJACSEVICH VoN VEROCZE conte Elemer, segretario; VoN SoMMARUGA barone Heinrich, secondo segre,tario; FREUDENTHAL barone Karl, addetto; LOBKOVICZ principe Johann, addetto; VORACZICZKY VON PABIENITL conte Oliver, addetto; SEILLER, barone, capo di stato maggiore, addetto militare; LIECHTENSTEIN Johann, principe von und zu, capitano di corvetta, addetto navale.

Baviera -VoN TANN-RATHSAMHAUSEN Rudolf, barone, inviato straordinario e ministro plenipotenz.iario; VoN STOCKHAMMERN Franz, consigliere.

Belgio -VAN DER STEEN DE YEHAY conte W., inviato straordinario e ministro plenipotenziario; DE LrcHTERVELDE conte Baudouin, consigliere; PAPEIANs DE MoRCHOVEN Charles, primo segretario.

Bolivia -SALINAS VEGA L. inviato straordinario e ministro plenipotenziario (residente a Berlino).

Brasile -DE ToLEDo Pedro, inviato straordinario e ministro plenipotenziario: DE AGUIAR J. Fausto, consigliere; GLYCERIO DE FREITAS Francisco, secondo segretario; RosTAING LISBOA Carlos, secondo segretario; GurMARES Francisco, addetto commerciale.

Bulgaria -Rrzov Dimitri, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; IcoNOMOV Ivan, primo segretario; KERMEKTCHIEV Aleksandr, secondo segretario; TcHERVENAcov Francesco, tenente colonnello di stato maggiore (addetto militare).

CHe -ALDUNATE Santiago, inviato straordinario e ministro plenipotenziarro; DuBLÈ URRUTIA Diego, primo segretario.

Cina -KAo EURH-KIEN, inv:ia:to straordinario e ministro pleni:potenziario; CHAO Hr-CHou, primo segretario; OuEr TzE-KING, secondo segretario; CHENG Yr-Fu, addetto; LrNG CHrH-SUNG, addetto.

Colombia -HuRTADO José Marcelino, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, (assente); ARANGO Carlos, segretario, incaricato d'affari ad

interim.

Costarica -MoNTEALEGRE Rafael, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

Cuba -MARTIN RIVERO Antonio, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; IZQUIERDO J osé Alberto, primo segretario.

Danimarca -N.N. inviato straordinario e ministro plenipotenziario; D'OLDENBURG M. Andrea, segretario, incaricato d'affari.

Francia -BARRERE Camille, ambasciatore; DE BILLY Robert, consigliere; GAILLARD-LACOMBE Urbain, primo segretario; 0LLÉ LAPRUNE Yoseph, secondo segretario; RoGER Jean, terzo segretario; LABOURET Jacques, terzo segretario; BAROIS Armande, addetto; DE GoNDRECOURT, conte, tenente colonnello dei corazzieri, addetto militare; D'HUART, barone, tenente di vasce!lo, addetto navale.

Ge1'mania -VoN BuLow, Bernhard, principe, ambasciatore in missione straordinaria; VoN HINDENBURG Herbert, consigliere; VoN BERCHEM, conte, secondo segretario; VoN ARco-ZINNEBERG Nikolaus, conte terzo segre•tarlo; VoN SECKENDORFF barone, tenente, addetto; VoN ScHWEINITZ, comandante dello stato maggiore, addetto militare; VoN SENARCLENS GRANCY Alexander, barone, capitano di corvetta, addetto navale.

Giappone -HAIASHI barone Gonsuke, ambasoiatore; 0TORI barone Fusitaro, primo segretario; SuzuKI Eisaku, secondo segretario; ITo Nobouboumi, terzo segretario; OINOUMA Shozi, comandante di fanteria, addetto militare; NAKAJIMA Suketomo, capitano di vascello, addetto navale.

Gran Bretagna -RENNELL Rooo sir James, ambasciatore; DERING Herbert Guy, consigliere; MouNSEY George A., secondo segretario; WELLESLEY lord Gerald, terzo segretario; PARR Raymond, terzo segretario; TYRWHITT Gerald Hugh, addetto onorario; YouNGER William, addetto onorario; LAMB Charles, colonnello, addetto militare; BoYLE William, capitano, addetto navale; BENNET Percy, addetto commerciale.

Grecia -CoROMILAs Lambros, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; SIMOPOULos Charelambos, primo segretario; NICOLOPOULOS Demetrios, addetto di prima classe.

Guatemala -LARDIZABAL José Maria, incaricato d'affari; MATOS Guillermo, addetto.

Messico -EsTEVA Gonzalo A., inviato straordinario e ministro plenipotenziario; EsTEVA Y CuEvAs Eduardo A., primo segretario.

Monaco -DE MALEVILLE conte Henri, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

Nicaragua -PLANAs SUAREZ Simon, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

Norvegia -VoN DITTEN Thor, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; HuiTFELDT Emil, consigliere; RAEDER Jack, segretario.

Paesi Bassi -VAN WELDEREN RENGERs barone Willem, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; VAN AscH VAN WYCK H., addetto.

Persia -MoGHTADER-OL-MOLK Mirza Shaffi Khan, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; ENTEZAM-Es-SALTANEH B., consigliere.

Portogallo -LEA.o Eusebio, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; GoMEs DE OLIVEIRA Leopoldo Ruy, primo segretario; PEnRoso Joaquim, secondo segretario.

Romania -GHIKHA principe Demetriu J., inviato straordinario e ministro plenipotenziario; PENNEscu Dimitriu C., consigliere; STo"icEscu Georgiu, primo segretario; VICHY Augusto, terzo segretario; LAHOVARY Nicolae, terzo segretario; !GNAT Mikail, comandante di stato maggiore, addetto militare.

Russia -KRUPENSKIJ Anatolj, ambasciatore; DE PoGGENPOHL Nikolaj, consigliere; MEssoYEDOV Aleksander, primo segretario; PETROV Wladimir, secondo segretario; D'UxKULL-GILLENBANDT barone Allexej, addetto; GAGARIN principe, addetto; RUCAVICHNICOV Vasilj, addetto; KHVOSTCHINSKY Vasilj, addetto; BISTRAM barone Theodor, addetto; ENcKELL Oscar, colonnello di stato maggiore, addetto militare; WRANGEL Pjotr, capitano di fregata, addetto navale.

Salvador -GUERRERO J. Gustavo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

San Domingo -N.N., inviato straordinario e ministro plenipotenziario; MEJIA Rafael, segretario, incaricato d'affari.

Serbia -N.N., inviato straordinario e ministro plenipotenziario; MICHAILOVIé Ljubomir, incaricato d'affari; SIMié Yevrème, segretario; MARKOVIC Bronislav, secondo segretario.

Siam -PHYA BIBADH KosHA, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; LUANG BAVARA VADI, secondo segretario; LUANG VISUTR SUNDARA, terzo segretario.

Spagna -PINA Y MILLET Ramon, ambasciatore; ALMEIDA Y HERREROS Bernardo, consigliere; DIOSDADO Y CORTES Manuel, secondo segretario; RAMIREZ MONTESINOS Francisco, addetto; MANZANos Francisco, tenente colonnello di stato maggiore, addetto militare.

Stati Uniti -PAGE Thomas Nelson, ambasciatore; JAY Peter Augustus, consigliere; RICHARDSON Norval, segretario; DE BILLIER Frederick, segretario: MooRE Thomas Ewing, segretario; HARRISON John P. S., addetto; PHELPS

Livingston, addetto; WYETH Marion Lins, addetto; DuNN George, colonnello di cavalleria, addetto militare; TRAIN Charles Russel, tenente comandante addetto navale.

Svezia -DE BILDT barone Karel Nils Daniel, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; DE BILDT Arol d, consigliere.

Svizzera -N.N. inviato straordinario e ministro plenipotenziario; LARDY Charles

L. E., incaricato d'affari ad interim; DE SoNNENBERG Theoring, addetto.

Turchia -NABY Mehemmed bey, ambasciatore; MouKBIL bey, consigliere; CHAKIR Djemal bey, primo segretario; KARAKEHIA Leon bey, secondo segretario; SABET bey, terzo segretario; SEIFEDDIN Hussein bey, addetto; KIAZIM bey, comandante di stato maggiore, addetto militare.

Uruguay -DOMINGUEZ Rufino T, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; HEROSA Alejandro, primo segretario; ARocENA Aurelio, secondo segretario (assente); PoDESTÀ Andrés, addetto onorario.